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Autore: LadyHeather83    22/12/2020    3 recensioni
Seguito di BEST FRIENDS. Ma non è necessario averla letta.
Marinette ed Adrien sono una coppia a tutti gli effetti, ma c'è qualcosa che turba la mente della ragazza, in particolare il ricordo di Chat Blanc, questo influirà nel loro rapporto visto che Papillon non è ancora stato sconfitto?
E Papillon riuscirà a scoprire chi si cela dietro le maschere di LadyBug e Chat Noir?
Genere: Angst, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ensemble contre le monde'
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LE ALI DELLA FARFALLA

*

Capitolo 3 – Bruci la città

*

Gli unici momenti che Adrien e Marinette potevano passare in tranquillità, e poter esternare finalmente i loro sentimenti, erano in camera di quest’ultima.

Di solito il biondo faceva capolino sulla sua terrazza, nei panni del super eroe di Parigi, per poi sciogliere quella trasformazione e liberarsi infine di quella tuta di spandex nera, che lo opprimeva.

Troppo pericoloso accordarsi per un gelato o per un pomeriggio al cinema, rischiavano di essere visti o dalle fan del modello, e quindi rincorsi e fotografati, oppure dai loro amici, che avrebbero sicuramento fatto ancora troppe domande, chiedendosi, questa volta, del perché si continuavano a vedere in solitaria se erano rimasti solo amici.

Adrien le stava lasciando una scia di baci e carezze infuocate lungo tutto il corpo, facendo gemere Marinette, la quale continuava a contorcersi dal piacere ed ansimare.

Lei invece, continuava ad esplorare tutto il suo corpo con le mani, lo aveva sempre fatto quando era trasformato in Chat Noir, ed era costretta ad immaginarsi cosa ci poteva essere sotto quella barriera, com’era morbida la sua pelle, e com’erano forti i suoi muscoli modellati dalla palestra.

Si inebriò inspirando profondamente l’odore della sua pelle.

Adrien, una volta risalito, catturò le sue labbra, in un lungo e tenero bacio appassionato e Marinette affondò le sue mani nel casco biondo, scompigliandolo.

“Vuoi che mi trasformi?” Le chiese sorridendo, ricordando i loro primi incontri clandestini.

“Sei matto? Ho passato mesi a chiedermi chi ci fosse dietro la maschera, che sapore e profumo avesse la sua pelle, e ora che ti ho finalmente qui, vuoi rovinare tutto?”

“No, Milady”.

“Vuoi che sia io a trasformarmi?” Catturò le sue labbra vogliose.

“Tu sì che sai come farmi impazzire” Continuarono a baciarsi “…però lasceremo Plagg senza il suo zuccherino…”.

“No dai…poverino, non potrei mai fargli una cosa simile” Sogghignò.

Ancora un bacio, questa volta più profondo e più esplorativo.

Assaggiarono reciprocamente le loro bocche e lingue.

Desideravano entrambi un contatto più intimo, Marinette, fu la prima a togliere la camicia bianca di Adrien e lanciarla qua qualche parte per terra, in mezzo alla stanza, dove anche la sua giacca nera, andò a fargli presto compagnia.

Il loro era un gioco fatto di sguardi, troppo timidi per chiederglielo all’altro se volessero superare un limite, che nelle notti estive, non era mai stato violato, semplicemente perché non si poteva, e sciogliere la trasformazione di Chat Noir, avrebbe significato rivelare prematuramente la sua identità segreta.

“Ti amo, Chaton” Sussurrò a fior di labbra, mente con la lingua le lambiva il collo.

“Ti amo anch’io, Milady”. Le sfilò gentilmente la maglietta, lasciandola solo con il reggiseno di cotone, anche lei lo imitò, avvampando poco dopo osservando il suo torace tonico e muscoloso, scolpito dalla palestra.

Poteva benissimo sentire la sua testa andare a fuoco, era la prima volta che si trovavano in quella situazione, si, come Adrien e Marienette s’intende.

Nessuno dei due, ebbe, per l’ennesima volta, il coraggio di proferire parola, entrambi, lasciarono che i loro gesti parlassero per loro.

Marinette poteva sentire l’eccitazione di Adrien premere sulla sua intimità e strusciarsi, assecondata dai suoi di movimenti.

Liberarsi dei pantaloni, sarebbe stato il prossimo step, poi tornare indietro, sarebbe stato impossibile.

La situazione era perfetta, in casa erano soli, e non era la prima volta che i due ragazzi amoreggiavano nella stanza della ragazza dai codini.

“Se vuoi mi fermo” Ansimò Adrien guardandola negli occhi, voleva essere sicuro di non fare passi affrettati, di non bruciare le tappe, che per lei non fosse troppo presto.

“Ti ho forse chiesto di farlo?” Lo trasse a sé continuandolo a baciare, e prendendo coraggio per scendere con le mani, fino giù ai pantaloni, slacciando la cintura.

Il momento era perfetto, i loro cuori battevano allo stesso ritmo, emozionati, carichi di passione e anche di un po' di imbarazzo.

Si guardarono negli occhi per l’ultima volta, entrambi videro solo amore e desiderio, finalmente potevano amarsi in maniera completa e senza inibizioni.

Akumaaaaa” Urlò Plagg passando attraverso la materia, facendo sobbalzare i due ragazzi, rompendo quella magia che si era creata nella stanza “Bleeee, che schifo” Si coprì gli occhi disgustato.

Anche Tikki comparve al suo fianco “Scusate ragazzi, ho cercato di fermarlo”. Si scusò mortificata.

I ragazzi rimasero nella medesima posizione, solo Adrien alzò un po' il viso in direzione dei due kwami, Marinette era pietrificata dalla vergogna, nemmeno fosse stata beccata dai suoi genitori in quella posizione che lasciava poco spazio a fraintendimenti.

“Spero per te che Parigi stia bruciando, altrimenti puoi dire addio al tuo camembert”.

“Non sta bruciando, ma la Tour Eiffel è caduta” Esordì Tikki.

*

Gabriel Agreste, era davanti al suo computer, quando gli venne la splendida idea, di controllare le telecamere di video sorveglianza.

Il giorno prima c’era stato un terribile temporale che si era abbattuto sulla città di Parigi, ed aveva provocato l’andirivieni della corrente in tutto il quartiere, tant’è che anche il generatore di emergenza, collegato all’incubatrice di Emilie, aveva smesso di funzionare per qualche istante.

“Nathalie!” Chiamò la sua assistente, che si presentò al suo cospetto con riverenza e con il solito sguardo impostato e professionale, anche se si era raccomandato di usare con lui, un tono più amichevole.

“Si, Gabriel?” Portò le mani dietro la schiena, in attesa dei suoi ordini.

“Ho notato che le telecamere di video sorveglianza sono guaste, puoi per favore chiamare la ditta per ripararle?” Chiese non distogliendo lo sguardo dal monitor, mentre muoveva sinuose le dita su di esso, passando da un programma all’altro.

“Ma certo, lo faccio subito”. Girò i tacchi e fece per lasciare la stanza.

“Un'altra cosa” La fece fermare “…con l’occasione, fai installare anche una telecamera fuori dalla finestra di Adrien, quello è il punto cieco della casa, non vorrei mai che qualcuno s’intrufolasse da lì”.

“Se posso chiedere…è solo per quel motivo, oppure sospetta di altro”.

Gabriel sospirò continuando a guardare lo schermo ed ingrandire le immagini, per poi sovrapporle.

“Combaciano perfettamente” Sussurrò e mezze labbra.

Nathalie allungò un orecchio, le sembrava di non aver capito “Hai detto qualcosa?”

“Fai quello che ti ho detto, se la mia teoria dovrebbe essere esatta, tra un po' avremo qualche bella sorpresa”.

La donna annuì con il capo ed uscì dalla stanza.

Lo stilista non smetteva di osservare per l’ennesima volta l’anello di Chat Noir e quello di Adrien, la forma combaciava perfettamente, certo, non avevano lo stesso colore e simbolo, ma il bello è che i miraculous sapevano mimetizzarsi, e di questo aspetto, ne era a conoscenza, anche la sua spilla si comportava allo stesso modo.

L’unica differenza stava, che lui non l’indossava mai, a meno che non dovesse vestire i panni di Papillon, perché sicuramente Nooro, sarebbe scappato ad avvertire il guardiano dei suoi piani.

Non avrebbe potuto fare il suo nome, legge dei kwami: difendere il nome del proprio portatore; ma avrebbe sicuramente raccontato di dove vive, del suo aspetto, e non ci avrebbe messo molto a fare due più due.

“Presto Emilie, mi impossesserò del miraculous del Gatto Nero, e quello della Coccinella arriverà di conseguenza. Il mio sogno è ad un passo nell’essere realizzato, e finalmente potrò rimediare agli errori del passato”. Sospirò guardando il dipinto dietro di lui, era bella, terribilmente bella, e presto l’avrebbe avuta di nuovo tra le sue braccia, potranno ritornare ad essere una famiglia.

Cliccò sui pulsanti presenti sul mosaico, facendo aprire la botola, che in meno di un minuto, lo fece arrivare al suo covo, da dove poteva controllare la città ed agire indisturbato.

Chi mai avrebbe sospettato che dietro a quello stilista, ci celasse il temibile Papillon?

Nessuno.

Una volta si era fatto persino akumizzare per sviare i sospetti, e stava pensando che forse sarebbe stato il caso di farlo anche con suo figlio, ma una cosa del genere ad Adrien, non gliela poteva fare.

“Che anima triste, posso sentire tutto il suo risentimento” Aprì la mano guantata di viola, ed attese che la piccola farfalla prescelta, da bianco candido, diventasse nera come la notte.

“Vola da lei, mia piccola akuma e oscura il cuore di quella giovane delusa”. La farfalla obbedì e raggiunse la vittima prescelta che si trovava ai piedi della Tour Eiffel.

*

Raccolsero velocemente i vestiti da terra, passandosi a vicenda quelli appartenenti all’altro.

“Mi spiace, Marinette, lo volevo tanto”.

La ragazza sospirò e sorrise “Lo volevo tanto anch’io, ma Parigi chiama, e noi super eroi dobbiamo rispondere”.

S’infilò la maglietta nera e la camicia bianca sopra, sistemandosi come poteva i capelli biondi “Giuro che strozzerò Papillon con le mie stesse mani, appena saprò dove si nasconde”. Disse a denti stretti.

“Ti aiuterò” Sorrise divertita mentre infilava la giacca nera.

“Forza, andiamo a vedere che faccia ha la nostra interruzione” Portò la mano in alto nella tipica posa della trasformazione “Plagg, trasformami”.

Lei si toccò gli orecchini “Tikki, trasformami”.

Uscirono dalla botola ed osservarono il panorama che gli si parava davanti.

Come aveva detto Plagg, la Tour Eiffeil era caduta, spezzata a metà, in quella direzione proveniva del fumo nero, ma non si capiva bene, da cosa fosse dipeso.

I due super eroi si guardarono e per la prima volta, si apprestavano ad affrontare il nemico come una coppia di innamorati e non come una coppia di amici, come accadeva prima.

E questa cosa, fece fermare Marinette.

Adrien, si accorse dopo una decina di metri che lei non era al suo fianco, arrestò di colpo la sua corsa, guardando dietro, dove la vide in piedi, con la testa bassa, con le braccia lungo i fianchi. Immobile.

La raggiunse con pochi balzi.

“Stai bene, insettina?” Le chiese.

“Questa…questa è la prima volta che affrontiamo qualcuno, come una coppia”.

“Si, e allora?” Chiese interrogativo, facendo spallucce, non catturando il senso di quell’ affermazione.

Lady Bug deglutì “Per la prima volta ho paura”.

Chat Noir le si avvicinò al volto “Non devi…”

“Ho paura che ti succeda qualcosa”

Lui sorrise “E’ strano, sai?”

Lei lo guardò.

“E’ lo stesso mio timore” L’abbracciò.

A Lady Bug, iniziarono ad inumidirsi gli occhi, stava crollando emotivamente e senza un apparente motivo.

“Forza, non fare così, non mi succederà nulla” La consolò abbracciandola più forte.

“E se Papillon si accorgesse che tra noi c’è qualcosa? Userebbe questo mio sentimento contro di te, lo ha già fatto una volta”.

Chat Noir deglutì e le pose le mani sulle spalle “Non mi farò akumizzare, e il futuro che sei stata costretta a vivere, non si ripeterà”.

Lady Bug singhiozzò “Ne sei sicuro?”

Lui sorrise sghembo “Ti ho forse mai mentito?”

“No” Rispose secca negando anche con il capo.

Il super eroe biondo l’aiutò ad asciugarsi le lacrime con la mano guantata, e le stampò un tenero bacio a fior di labbra.

“Ti amo, insettina”.

“Ti amo anch’io, chaton”.

“Andiamo, abbiamo un disperato da aiutare” Chat Noir riprese la sua corsa, seguita da una Lady Bug più determinata che mai, anche se nella sua testa, continuavano a rimbombare le parole di Chat Blanc “Il nostro amore ha fatto questo, milady”.

“Non succederà di nuovo, te lo impedirò Papillon” Sibilò la super eroina.

“Hai detto qualcosa?” Chiese Chat Noir volgendole un fugace sguardo.

“No, niente”.

“Sarà stato il vento allora”.

*

continua

  
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