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Autore: franweasley    22/12/2020    1 recensioni
[Atyliusz Kamenev - Game On]
«Magari l’insegnante ha ragione Gorislav…» mormorò la donna poggiando una mano sul braccio del marito affinché la ascoltasse «Ha bisogno di giocare e-»
«Zitta Polina.» ordinò l’uomo duramente «Dì solamente un’altra parola…»
«È solo un bambino!»
[...]
«Mi chiedo se finirà mai per assomigliarmi.» aggiunse con tono duro.
«Eppure ti somiglia così tanto.» mormorò Karkaroff «Non temere Gorislav, sono sicuro che i metodi dei nostri insegnanti lo faranno diventare proprio come te.» Karkaroff si abbassò all’altezza di Atyliusz e il bambino non desiderò che sparire «Scommetto che il piccolo Atyliusz farà di tutto per diventare come te e farsi rispettare, non è così?»
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Igor Karkaroff, Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'The Game On series'
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Delusion



 

Buzuluk, Villa Kamenev, 1982

Sin da quando aveva memoria Atyliusz era stato trascinato a eventi di ogni tipo, aveva avuto dei precettori privati per prepararlo alla scuola e aveva ricevuto insegnamenti e compiti anche da suo padre in modo da diventare l’esatta copia di Gorislav Kamenev.

«I-in quell’anno ven-veniva is… veniva is-istut… isut…»

Il ragazzino biondo, di soli cinque anni, teneva l’indice puntato su quella parola che non riusciva a decifrare con la fronte aggrottata: suo padre aveva insistito affinché imparasse a leggere entro la fine dell’anno come i figli dei suoi colleghi, ma Atyliusz faceva molta più fatica degli altri bambini ad apprendere le cose e perciò Gorislav aveva assunto un insegnante specializzato in “bambini problematici” (o almeno così Atyliusz aveva sentito dire da uno dei domestici) che lo seguisse e lo aiutasse ad imparare più velocemente.

«Veniva istituita.» lo corresse l’uomo «Rileggi la frase un’altra volta.»

«In quell’anno veniva isu-isutita…»

«Istituita.» ripeté l’insegnante più lentamente «Rileggi questa parola.»

«Is-istutai-»

«Istituita.»

«Isuita.»

L’uomo scosse la testa e lo zittì «Prova a ripetere dopo di me: Is-ti-tu-i-ta.»

«Is-ti-tu-i-ta.»

L’uomo annuì, controllò l’orologio che aveva al polso e disse al bambino che per quel giorno bastava e che poteva andare a giocare. Atyliusz sorrise felice, chiuse il grosso librone in velocità e saltò giù dalla sedia di corsa con il libro sottobraccio.

«Arrivederci Atyliusz.» lo salutò l’uomo.

«Arrivederci!» esclamò il bambino mentre chiudeva la porta.

Non appena ebbe chiuso la grossa porta della biblioteca si avvicinò alla scalinata pronto a correre in giardino, ma, suo padre, che usciva dal suo studio, lo fermò dopo qualche scalino e gli ordinò di andare in camera sua.

«Sì padre.» disse piano il bambino mentre risaliva qualche scalino.

L’uomo lo superò senza guardarlo ed entrò nella biblioteca senza chiudere bene la porta e il bambino si fermò sulle scale quando sentì il suo nome.

«Atyliusz sa leggere?» domandava suo padre con tono duro.

«Fa ancora molta fatica perché si distrae facilmente.» spiegò l’insegnante «Credo abbia bisogno di un po’ di tempo in più per giocare e meno ore di lezione, sono sicuro che riuscirebbe a concentrarsi meglio.»

«Potrà giocare quando avrà imparato qualcosa.» disse Gorislav «Deve insegnargli a leggere entro un mese.»

«Non credo che un mese basti…» mormorò l’uomo.

«Se non è in grado di insegnare qualcosa a mio figlio troverò qualcuno che lo faccia al posto suo.»

Atyliusz capì che la conversazione era finita e corse verso la sua camera, chiudendosi la porta alle spalle. Sentì i passi pesanti di suo padre nel corridoio e trasalì quando l’uomo entrò nella stanza insieme a sua madre.

«Magari l’insegnante ha ragione Gorislav…» mormorò la donna poggiando una mano sul braccio del marito affinché la ascoltasse «Ha bisogno di giocare e-»

«Zitta Polina.» ordinò l’uomo duramente «Dì solamente un’altra parola…»

«È solo un bambino!»

Gorislav le tirò uno schiaffo in pieno viso, Polina guardò sconsolata il marito e portò una mano sulla pelle arrossata, poi rivolse uno sguardo pieno di scuse al figlio e uscì dalla stanza. Quella fu l’ultima volta che sua madre provò ad aiutarlo e a contraddire il marito, da quel giorno non si prese nemmeno più cura di lui e Atyliusz sapeva che la colpa era solo del padre.

«Sei una delusione.» mormorò Gorislav guardando il figlio con severità.

Gorislav si sfilò la cintura, Atyliusz capì immediatamente cosa lo aspettava e capì subito che non sarebbe stata le prima e ultima volta che suo padre lo puniva.


 

* * *

 

Durmstrang, 1991

Durmstrang gli ricordava l’ambiente di casa un po’ più addolcito e sapeva bene che l’unico modo per sopravvivere in un ambiente del genere era mostrarsi duro e freddo, l’aveva capito dal primo istante in cui aveva messo piede lì dentro. Si ricordava ancora perfettamente il primo giorno a Durmstrang e di come aveva percorso i corridoi bui con timore, dopo che il padre lo aveva lasciato solo.

 

Atyliusz non sapeva perché suo padre lo stesse accompagnando personalmente a scuola, non era da lui preoccuparsi di una cosa del genere, anzi, Atyliusz era certo l’avrebbero accompagnato sua madre e uno dei domestici e non era esattamente contento del cambio di programma dell’ultimo minuto. Quella mattina suo padre aveva mandato uno dei domestici a svegliarlo e portargli gli indumenti che Gorislav desiderava indossasse: gli aveva fatto indossare camicia e cravatta facendolo parere un uomo d’affari in miniatura, l’aveva fatto pettinare e si era assicurato fosse perfettamente in ordine prima di partire. Avevano viaggiato con la metropolvere fino al Ministero della Magia Russo e da lì avevano preso una passaporta insieme ai colleghi del padre con rispettivi figli. Atyliusz si era guardato intorno e aveva osservato con curiosità tutti i ragazzi che c’erano in quella sala: i più grandi indossavano già la divisa scarlatta della scuola, solo un paio di bambini indossavano vestiti eleganti come i suoi e Atyliusz capì che quei ragazzini avevano la sua età e stavano per cominciare il loro primo anno come lui.

 

Percorse a passo svelto il corridoio che ormai sapeva a memoria, salì una rampa di scale e raggiunse il suo dormitorio. Si fermò davanti alla porta chiusa della sua stanza assaporando il silenzio più totale, sapeva che era stato lanciato un incanto Muffliato sulla porta per insonorizzare la camera e ascoltando più attentamente sentì il leggero ronzio e brusio che veniva dall’interno. Puntò la bacchetta verso la porta sigillata e recitò a bassa voce la formula che gli aveva scribacchiato su un pezzo di carta uno dei suoi compagni quella mattina.

 

«Atyliusz Kamenev?»

«Presente.» il ragazzino di undici anni alzò la mano.

Il professore di Arti Oscure prese a scrutarlo e Atyliusz prese ad osservare il pavimento dell’aula, troppo timoroso per guardare l’uomo negli occhi.

«Assomigli moltissimo a tuo padre.» mormorò l’insegnante con un sorriso sghembo e poi tornò a fare l’appello come se nulla fosse accaduto.

Atyliusz all’epoca non poteva immaginare quante volte avrebbe sentito ancora quella frase e spesso non era riferita solamente al suo aspetto fisico. 

 

«Atyliusz mi stai ascoltando?»

Il russo rivolse un’occhiata annoiata alla ragazza che era avvinghiata al suo braccio come una piovra e si limitò ad annuire distrattamente; non poteva importargli di meno di quello che la giovane gli stava dicendo ma aveva bisogno di lei, perciò non aveva intenzione di liberarsi presto dalla sua stretta ferrea. Sapeva bene che suo padre era un grande amico di Karkaroff e sapeva che il preside lo stava tenendo d’occhio dal primo momento in cui aveva posato gli occhi su di lui.

 

«Quindi questo è tuo figlio.» commentò Karkaroff esibendo i suoi denti giallastri.

«Sì, questo è Atyliusz.» rispose Gorislav senza scomporsi e diede una pacca sulla schiena del bambino affinché dicesse qualcosa. 

Il piccolo Atyliusz alzò la testa e guardò il preside negli occhi freddi per un secondo, poi distolse lo sguardo impaurito e mormorò qualcosa che suonava come un «Salve.». Gorislav gli rivolse uno sguardo tagliente e il bambino si affrettò a ripetere il saluto con più sicurezza.

«Atyliusz è un po’ timido.» mormorò Gorislav a denti stretti e Atyliusz si sentì sollevato al pensiero che quella sera sarebbe rimasto a Durmstrang, il che significava che il padre non l’avrebbe potuto punire «Mi chiedo se finirà mai per assomigliarmi.» aggiunse con tono duro.

«Eppure ti somiglia così tanto.» mormorò Karkaroff «Non temere Gorislav, sono sicuro che i metodi dei nostri insegnanti lo faranno diventare proprio come te.» Karkaroff si abbassò all’altezza di Atyliusz e il bambino non desiderò che sparire «Scommetto che il piccolo Atyliusz farà di tutto per diventare come te e farsi rispettare, non è così?»

Atyliusz annuì vigorosamente senza guardare il preside negli occhi e poi suo padre annunciò di dover parlare da solo con Karkaroff e il preside invitò il ragazzino a raggiungere i dormitori.

 

Uno dei suoi compagni gli passò una birra e il biondo l’accettò volentieri, avvicinò la ragazza a sé e cercò di scacciare l’immagine di Karkaroff e quella del padre dalla mente; era ormai da tutto il giorno che pensava ai suoi primi giorni a Durmstrang e non erano certo ricordi felici. Si disse che non aveva nulla da temere, in fondo aveva esaudito la richiesta di suo padre: era diventato esattamente come lui, aveva sfoggiato il caratteraccio tipico dei Kamenev ed era diventato uno degli studenti più rispettati a Durmstrang nonostante avesse solamente quattordici anni, inoltre giocava a Quidditch come Battitore e ciò gli assicurava le attenzioni di tutte le ragazze, suo padre non poteva che essere felice di quello che era diventato o almeno poteva dargli respiro e smetterla di stargli col fiato sul collo.

 


* * *

 

 

Durmstrang, 1993

Atyliusz sapeva bene cosa lo aspettava quando, qualche mese prima dell’inizio della scuola, suo padre aveva invitato la famiglia Kuznetsov a cena da loro e gli aveva presentato Natalia, la loro figlia di quindici anni. Atyliusz aveva sempre fatto di tutto per nascondere il fatto che gli piacessero i ragazzi: era uscito con tutte le ragazze che suo padre gli aveva presentato, si era sempre fatto vedere in pubblico in compagnia di qualche donzella e aveva mal smentito le voci che lo dipingevano come un donnaiolo affinché Karkaroff riferisse tutto a suo padre. Quando Gorislav gli aveva presentato Natalia Kuznetsov elogiandone le infinite qualità Atyliusz aveva capito che il padre sperava in una loro futura unione, perciò aveva cercato di essere educato e aveva fatto capire al padre che ci avrebbe pensato. 

Aveva iniziato il suo penultimo anno a Durmstrang da qualche settimana e si era detto che il padre avrebbe aspettato almeno la fine della scuola per parlare di matrimonio, perciò aveva ancora un anno da spendere in tranquillità. Il russo non poteva immaginare quanto si sbagliasse e lo scoprì solo un paio di giorni dopo quando vide Natalia piangere in un corridoio, stretta a un ragazzo e con una lettera tra le mani. Si ritrovò quasi a correre per i corridoi e raggiunse il suo dormitorio quasi senza fiato, aprì la porta e, come si aspettava, trovò una lettera poggiata sul suo letto. La prese ancora ansimante e sentì le mani tremare quando l’aprì; la rilesse più volte tant’era incredulo, eppure il messaggio era quello: suo padre aveva stretto un contratto matrimoniale con i Kuznetsov e lui e Natalia si sarebbero sposati alla conclusione degli studi. Suo padre aveva aggiunto che il matrimonio combinato era stato necessario a causa di alcune “circostante particolari” e Atyliusz sapeva perfettamente a cosa si riferiva, capì subito che il padre aveva intuito il suo interesse per i ragazzi e perciò aveva fatto di tutto per risolvere il problema, senza ovviamente dirgli nulla. Anche per i Kuznetsov il matrimonio era una manna dal cielo: da qualche tempo Natalia aveva iniziato a frequentare un mezzosangue e come Atyliusz aveva sentito le voci anche i loro padri probabilmente lo avevano scoperto. Atyliusz fissò la pergamena sconsolato, aveva ancora qualche anno di libertà certo, ma non sarebbe durata a lungo, lui ormai era al sesto anno, mentre Natalia al quinto. Atyliusz si ritrovò a pensare quanto desiderasse fuggire di casa in quel momento, non era la prima volta che lo aveva pensato, ma di certo non gli sarebbe dispiaciuto se il desiderio si fosse avverato. Atyliusz sbuffò, sapeva bene che per suo padre non era altro che una delusione.

 

 

* * *

 

 

Dartmoor, 25 Agosto 1994

Il Quidditch era sicuramente una delle cose che Atyliusz preferiva e in cui trovava pace e tranquillità: non si perdeva infatti nemmeno una delle partite del Campionato russo ed era l’unica situazione in cui riusciva a non pensare a suo padre e a tollerare la sua presenza opprimente. Quando la Russia era stata eliminata dalla Coppa del Mondo aveva sofferto la partita persa come un suo fallimento: la Russia non aveva mai vinto una Coppa del Mondo, ma, quell’anno, la squadra sembrava essere vincente dato che era composta dai migliori giocatori di tutte le squadre del Campionato. Era stato a vedere la famigerata partita nelle tribune migliori insieme ai politici più influenti in Russia (uno dei pochi vantaggi di essere figlio di Gorislav Kamenev) e per i primi minuti sembrava andare tutto per il meglio, ma poi, nel giro di un qualche ora, le sorti della partita si erano ribaltate e, nonostante la Russia avesse già segnato moltissimi goal fino a superare il punteggio avversario di cento punti, nel giro di qualche ora il Cercatore avversario era riuscito a prendere il boccino e la Russia era stata eliminata per soltanto cinquanta punti di differenza. Cinque goal sarebbero stati sufficienti ad andare in pari, un sesto li avrebbe portati alla vittoria e invece erano stati eliminati.

Atyliusz saliva le scale verso la tribuna della finale della Coppa del Mondo affianco a suo padre, nessuno dei due aveva parlato da quando avevano lasciato la villa il giorno prima, ma Atyliusz era contento così: suo padre gli parlava soltanto quando doveva sgridarlo o dargli delle istruzioni, perciò il suo silenzio poteva solo essere preso positivamente. Quando raggiunsero le tribune dedicate ai politici Atyliusz notò che erano gremite di uomini in eleganti mantelli e capì perché suo padre gli aveva fatto indossare camicia, cravatta e il vecchio mantello verde bottiglia di suo nonno, non poteva permettergli di presentarsi davanti a tutte quelle personalità di spicco indossando felpa e jeans. Atyliusz rimase di fianco al padre in silenzio mentre Gorislav salutava e stringeva la mano a chiunque gli passasse a fianco, Atyliusz, diversamente dal padre, si limitava a cenni educati senza proferire parola, era stato a così tanti eventi pubblici col padre che ormai sapeva come gli conveniva comportarsi: educatamente tenendo la bocca chiusa.

«Gorislav, che piacere.» 

Atyliusz riconobbe subito il tono di falsa gentilezza che usava qualunque uomo in quell’ambiente e si voltò, rimanendo affianco al padre, per trovarsi davanti un uomo dai lunghi capelli biondi e due occhi azzurro-ghiaccio.

«Lucius il piacere è mio.» rispose Gorislav porgendo la mano all’uomo vestito di nero.

Lucius Malfoy strinse la mano del russo e poi indicò un ragazzino di fianco a lui con il bastone: «Mio figlio, Draco.»

«È un piacere conoscerla Signore.» disse educatamente il ragazzo.

Ad Atyliusz sembrava di guardare una copia più giovane dell’uomo che aveva davanti: stessi capelli biondo argenteo, stessi occhi freddi e addirittura un completo nero, molto simile a quello che portava suo padre. Draco doveva avere non più di quindici anni (Atyliusz scoprì in seguito che ne aveva solo quattordici) e sembrava già così tremendamente adulto e vecchio, una copia spudorata del padre. 

«E questo dev’essere tuo figlio, dico bene Gorislav?» osservò Lucius rivolgendo un sorriso freddo ad Atyliusz.

«Sì, esatto, mio figlio Atyliusz.» Gorislav rivolse uno sguardo severo al figlio, che fece un cenno educato all’uomo inglese.

«Salve Signore.» borbottò a mo’ di saluto.

Suo padre smise di fissarlo e Atyliusz capì che si era comportato in modo adeguato e tornò a farsi gli affari suoi, senza seguire i noiosi discorsi sulla politica e sulla purezza di sangue che Gorislav e Lucius stavano intraprendendo.

 

 

* * *

* * *

* * *

 

Buon pomeriggio!

Non mi sono dimenticata di Game On, come forse qualcuno ha pensato, ma ci tenevo a pubblicare questa OS prima della pubblicazione della Prima Prova e purtroppo ci ho messo più del previsto a scriverla. Spero sia di vostro gradimento e faccia un po’ di luce sul personaggio di Atyliusz.

A presto,

fran x

   
 
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