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Autore: lady lina 77    23/12/2020    2 recensioni
La storia dei Romelza riscritta in modo del tutto nuovo, partendo da zero...
Lui è un giovane disilluso dall'amore che dopo aver trascorso tre anni a combattere in Virginia, torna in Cornovaglia e scopre che tutto il mondo che aveva lasciato è in distruzione, suo padre è morto lasciandolo pieno di debiti e il suo grande amore, Elizabeth, è in procinto di sposare suo cugino Francis.
Lei è una giovane ragazza povera di Illugan che viene presa per caso alle dipendenze dei Boscawen e finisce per sposare il nipote di Lord Falmouth, Hugh Armitage, un giovane dalla salute malferma che ha perso la testa per lei...
Ross e Demelza, anime sconosciute, lontane, le cui strade si incrocieranno in modo del tutto imprevisto scardinando ogni loro convinzione sull'amore, sulla vita e sul futuro...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Francis Poldark, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mattino successivo si svegliarono in quella che, da quella notte in poi, sarebbe stata la loro camera da letto per il resto delle loro vite. Era una giornata uggiosa, grigia e ventosa ma il camino acceso, il calore del corpo nudo di Ross accanto a lei e le coperte che la riparavano dall'umidità fecero sentire Demelza al caldo e al sicuro.
Fu la prima a svegliarsi e attenta a non disturbare Ross che ancora dormiva accanto a lei, si stiracchiò osservando ogni particolare di quella stanza. Rispetto a quella che aveva diviso con Hugh era più semplice, spartana, ma aveva qualcosa di caldo e accogliente che la rendeva unica. Appena ci aveva messo piede aveva capito di essere al suo posto e che da lì non avrebbe voluto più andarsene.
Erano state così strane ed incredibili le ultime ventiquatt'ore, pensò... Aveva fatto per la prima volta l'amore con Ross sulla spiaggia, sperimentando qualcosa che non aveva mai provato prima ed ora si chiedeva perché avesse avuto tanta paura e la necessità di aspettare... Era stato grandioso, come se i loro corpi si conoscessero e appartenessero da sempre. La passione irrefrenabile che li aveva spinti ad amarsi senza reticenze o imbarazzi, così inusuale per essere la prima volta, un piacere fisico intenso che non credeva nemmeno esistesse e il desiderio che accadesse ancora e ancora, cosa che le era sconosciuta con Hugh dove viveva l'amore fisico come un obbligo, come un atto dovuto dal contratto di matrimonio ma senza una reale voglia di essere posseduta da lui. E invece, con Ross era stato tutto diverso, unico e si sentiva come se fosse stato lui a farla diventare donna e non Hugh, la prima notte del loro matrimonio.
Erano rientrati a Nampara quando ormai era buio, dopo ore passate a coccolarsi sulla spiaggia, a parlare, a baciarsi ed accarezzarsi. I due strambi domestici di Nampara l'avevano guardata con sospetto, avevano borbottato fra loro - non troppo a bassa voce - che era sbagliato, ma lei e Ross ne avevano riso, avevano finto di non sentirli e Prudie poi aveva cambiato umore quando si era proposta di aiutarla a cucinare e a sistemare. Poi erano andati a letto e anche se Demelza si sentiva quasi in obbligo di spiegare qualcosa ai due domestici circa la sua presenza lì, Ross le aveva detto che non doveva dire nulla e che Jud e Prudie dovevano prendere la cosa come un fatto inevitabile e semplicemente da accettare. E una volta soli in camera, erano di nuovo finiti l'uno fra le braccia dell'altra e avevano fatto l'amore ancora e poi ancora, addormentandosi sfiniti a un'ora molto tarda. Non aveva idea di come avrebbe potuto spiegare al mondo e a Falmouth tutto questo, ma non aveva voglia di pensarci. Come del resto Ross che pareva non porsi affatto il problema. Sembrava sereno, felice... E ogni nube occorsa fra loro era volata lontano...
Rigirandosi nel letto, si accorse di essere nuda. In effetti non aveva alcuna biancheria con se a parte gli abiti indossati il giorno prima, ma nonostante fosse inevitabile, si sentì stupidamente in imbarazzo. Non aveva mai considerato troppo bello il suo corpo e anche durante il suo matrimonio, dopo aver fatto l'amore, si era sempre rivestita subito, ma con Ross era stato diverso e si era addormentata senza porsi il problema. Ma ora, nonostante la giornata fosse uggiosa, la luce del giorno rendeva il suo corpo fin troppo visibile per i suoi gusti... "Giuda" - borbottò, osservando il soffitto.
Ross aprì un occhio, osservandola con sguardo divertito. La sua espressione era di assoluta serenità e pace col mondo intero e si sentiva di buon umore come non succedeva da... sempre? "Buongiorno mio leggiadro tesoro" - disse, scherzosamente.
Demelza avvampò, tirandosi su la coperta fino alle spalle. "Non ho una camicia da notte!" - disse solo, sbrigativamente.
"Lo so..." - rispose lui, ancora più divertito e decisamente meno turbato di lei.
Demelza lo fulminò con lo sguardo. "Mi presti una tua camicia?".
Le indicò l'armadio. "Va a prenderla...".
"Sono nuda!!!".
"Lo so..." - ripeté lui di nuovo, con un sorriso ancora più ampio.
"Ti prego, Ross!".
Lui si rigirò nelle coperte, mettendosi su un fianco con una mano sotto la guancia. "Perché dovrei andare a prendere una cosa che non ti serve?".
"Mi serve!".
"Non sono d'accordo!".
Demelza sospirò, esasperata. "Ross, alla luce del giorno una donna non è bella da vedere, nuda".
"Non sono d'accordo nemmeno su questo e lo ribadisco".
"Quindi non ci andrai?".
Ross scoppiò a ridere, prendendola fra le braccia. "Amore mio, ho fatto l'amore con te in spiaggia e diverse volte su questo letto. Mi spieghi cosa c'è di te che non ho visto nelle ultime ore?".
Demelza arrossì ancora di più davanti a quelle parole piuttosto spudorate benché piene di una certa dose di verità. "Non è una buona cosa, di giorno".
Lui di tutta risposta la baciò sulle labbra, tirandola con se sul cuscino. "Togliti di testa questa stupida idea".
"Ross!" - lo implorò.
La guardò negli occhi. "Stai bene? Solo questo conta!".
Ci pensò su e sì, stava bene e forse la camicia di Ross dopo tutto non le serviva. Stava bene come non era mai stata, realizzò... Per un attimo chiuse gli occhi e sulla sua pelle sentì ancora il calore del tocco e dei baci di Ross che le avevano infiammato la notte e desiderò solo unirsi nuovamente a lui. "Sì, mai stata meglio" - ammise. Poggiò la fronte contro quella di Ross e sospirò. "Oh, vorrei non dovermene mai andare da quì".
"Non dovrai farlo" - la rincuorò.
Lei sospirò. "Ci sono persone a cui dobbiamo spiegazioni".
"Lo faremo, ma non adesso. Ora voglio stare quì, godermi il momento, cercare di capire perché abbiamo aspettato tanto e poi, magari...". Si chinò su di lei, baciandola ancora avidamente. "Magari...".
"Cosa?".
La spinse delicatamente sul materasso, stendendosi su di lei. "Magari potremmo fare l'amore un'altra volta prima di fare colazione".
Demelza rise. "La trovo un'ottima idea".
Ross non se lo fece ripetere, il suo corpo nudo aderì a quello di lei e come se non desiderasse altro, iniziò di nuovo a baciarla e toccarla.
"Sei felice?" - chiese lei, contro le sue labbra, riuscendo a stento a controllare la sua voce e le sue emozioni.
Ross si bloccò per un attimo, quasi stupito. "Che domanda strana...".
"Cosa c'è di strano?".
"Che non me l'ha mai chiesto nessuno, Demelza...".
"Beh, non è una domanda poi così difficile".
Ross riprese a baciarla, muovendosi sopra di lei. "Sì, sono felice" - sussurrò prima di zittire ogni discorso per farla nuovamente sua.

...

Un'ora dopo se ne stavano mollemente una fra le braccia dell'altro, mollemente rannicchiati sotto le coperte. I lunghi capelli rossi di Demelza si fondevano coi ricci scuri di Ross formando strane tonalità sul cuscino e l'unico rumore della stanza era quello dell'orologio a pendolo che scandiva il passare del tempo.
"Dovremmo sposarci tipo presto... Tipo domani".
A quelle parole Demelza tirò su la testa di scatto, guardandolo in viso per vedere se fosse serio o meno. "Dubito che potremmo...".
"Ma dovremmo" - insistette lui - "Non sono molto bravo, temo, ad evitare eventi che fra nove mesi potrebbero dare adito a pettegolezzi".
Capendo a cosa alludeva e stupendosi di non averci pensato, Demelza sorrise dolcemente. Se con Hugh quella paura e quella speranza erano andate perse, in effetti ora tutto era diverso e dopo la notte passata non era così sicura che i timori di Ross fossero infondati. "Me ne sono accorta...".
"Di cosa?".
"Che non sai stare attento a QUELLO!".
"E non sei preoccupata?".
Demelza ci pensò su e decise... "No, succeda quel che succeda, credo che siano affari nostri".
Ross stava per rispondere quando un energico bussare alla porta fece sobbalzare entrambi. "Signore, SIGNOREEEE!!!".
Il vocione di Prudie invase la stanza e Ross d'istinto prese un cuscino, lanciandolo contro la porta da cui proveniva quel richiamo molesto. "Sei impazzita!? Chi ti da il permesso di venire a disturbarmi?".
Da dietro la porta, quasi spaventata, Prudie starnazzò. "C'è... c'è... E' arrivato...".
"Chi?" - le urlò Ross, con accanto una Demelza divertita, nonostante tutto.
"Il re... il president... il capo... il lord... Il padre o zio... della ragazza!".
Demelza sbiancò di colpo, si tirò ritta a sedere lasciando cadere le lenzuola che le celavano il corpo nudo e nel panico, come una bambina beccata con le mani nella marmellata, guardò Ross. "Giuda...".
"Giuda..." - ripeté lui - "Falmouth è nel nostro salotto!".
Demelza lo spinse giù dal letto, facendo poi altrettanto. Non si dissero nulla ma con movimenti goffi si rivestirono, si pettinarono, indossarono le loro scarpe e in un attimo riacquistarono la dignità per presentarsi a lui.
"Ross...".
Lui si voltò, le prese il viso e prima di aprire la porta per scendere, la baciò avidamente sulle labbra. "Siamo adulti, ricordatelo!".
"Sarà furioso!".
"Gli passerà! In fondo ieri sera abbiamo mandato tramite Jud un messaggio per avvertirlo che saresti rimasta quì e che ti avrei ospitato per la notte".
Demelza gli lanciò una occhiata scettica, poi con un sospiro si accodò a lui, scendendo le scale assieme. Avrebbe voluto condividere il suo ottimismo ma non ce la faceva, non ce la faceva proprio...
Quando giunsero in salotto trovarono Jud che borbottava, Prudie bianca come un cencio e Falmouth, vestito di tutto punto, seduto sul divanetto davanti al camino acceso, con in mano il suo bastone da passeggio.
Il lord squadrò i due, rimase in silenzio un istante e poi parlò. "Ebbene...".
Ross, da perfetta canaglia, prese dalla credenza una bottiglia di Porto. "Gradite del vino?".
Falmouth lo occhieggiò. "Gradirei delle spiegazioni e spiegarvi cosa si dovrebbe fare in questi casi".
Demelza prese coraggio, si avvicinò e pregò che non fosse deluso da lei. Amava Falmouth come un padre e si rendeva conto che per quanto desiderasse Ross vicino, gli aveva mancato di rispetto e non era giusto. "Mi dispiace, spesso mi trovo a seguire il mio istinto e ieri sera non avevo voglia di tornare a casa. Trovo la compagnia di Ross Poldark...".
Falmouth alzò la mano, bloccandola. "Demelza, non devi spiegarmi nulla che io già non abbia capito e non sappia. Sei giovane, lo è lui e insieme vi siete trovati bene da subito e come ben sai non disapprovo affatto un vostro rapporto. Ma non viviamo in un'isola deserta e io sono un parlamentare, come anche Ross ora, del resto. Ci sono regole da rispettare!".
Ross strinse i pugni, rendendosi conto che quell'uomo che di certo adorava Demelza, si stava intromettendo però in qualcosa di molto privato e lui per carattere questo non lo gradiva affatto. "Io e Demelza siamo adulti, liberi e so che è stata la moglie di vostro nipote ma lui è morto da molto e non credo che lei debba vivere perennemente nel lutto".
Falmouth lo stupì. "Sono d'accordo!".
"Cosa?" - chiese Ross, sbattendo le palpebre.
Il lord si alzò dal divano. "Sono d'accordo e Demelza ha pianto a sufficienza Hugh e gli ha dato tutte le attenzioni che meritava quando lui era in vita. E' vero, è giovane e deve vivere e mi auguro che lo farà seguendo, almeno un pò, le regole del civil senso del pudore. Voglio bene a Demelza come una figlia, voglio il meglio per lei e se ritiene che il suo meglio siate voi, io accetto questa sua scelta vigilando però su di lei come un uomo saggio di una certa età dovrebbe fare. Ci ho pensato molto al da farsi, sapete? Il fatto che lei sia quì possiamo giustificarlo in un modo che ho già ideato e che spenga quasi tutti i pettegolezzi, ma voi Ross dovrete andare a chiedere una licenza matrimoniale speciale e sposarvi subito!".
Demelza e Ross si guardarono in viso, forse troppo stupiti che tutto stesse andando così bene. "Come?".
Falmouth sbuffò. "Mettiamola così, non sono nato ieri e so bene come succede fra due giovani che si trovano ad essere attratti l'uno dall'altra. E diciamo anche che, ipoteticamente fra nove mesi, giustificare una nascita anticipata di pochi giorni può essere semplice, di un mese o due più complicato. Mi comprendete?".
Ross e Demelza arrossirono fino alla punta dei capelli ma il messaggio era chiaro e Falmouth era stato fin troppo esplicito. E d'altronde quel che diceva poteva benissimo essere vero.
Ross prese la palla al balzo. "Licenza speciale?".
Il lord annuì. "In pochi giorni sarete sposi, senza tutti quegli orpelli delle normali pubblicazioni di matrimonio. Dite al Reverendo che la chiedete col mio benestare".
Ross guardò Demelza e lei sorrise. In fondo se era desiderio di tutti, perché aspettare? "Sapete che forse è la prima volta che mi trovo perfettamente d'accordo con voi?".
Falmouth lo occhieggiò. "Aspettate, non ho finito".
"Che c'è?" - chiese Demelza, che era certa che tutto non potesse andare così bene...
Falmouth si risedette. "Ci vorrà comunque qualche giorno e se vogliamo giustificare la presenza di Demelza quì, mi ci fermerò pure io per salvare le apparenze".
Ross entrò in panico. "Cosa?".
"Semplice! Dirò che io e la mia giovane nipote acquisita saremo vostri ospiti per organizzare il matrimonio e il nostro piano politico da portare a Londra e che condivideremo la casa per lavorare meglio".
Prudie impallidì ancora di più. "Santissimo cielo maledetto...".
Falmouth la guardò, sbuffò e senza aspettare il benestare di Ross che per lui era del tutto ininfluente e scontato, iniziò ad impartirle ordini. "Mi prepari una buona stanza, mi fermerò un pò". Poi guardò Ross. "Che si mangia per pranzo?".
Quasi senza parole per la faccia tosta ancora maggiore della sua, Ross si schiarì la voce. "Polpettone e patate, credo...".
"Ottimo!" - rispose Falmouth. "E ora ho proprio bisogno di quel bicchiere di Porto".

...

Nel pomeriggio, mentre Ross era fuori per parlare con il Reverendo della Chiesetta di Sawle, Demelza si sedette accanto a Falmouth davanti al camino. Il pranzo era stato ottimo e il lord aveva parlato come sempre di politica, senza tornare più sul discorso di quanto successo e sul suo legame con Ross. Ma voleva essere chiara e sincera con lui e chiarire ogni eventuale malinteso perché di fatto ancora non avevano parlato e non si erano chiariti e la chiarezza era sempre stata una parte molto importante del loro rapporto. "Siete deluso da me?" - chiese, quasi con paura.
Falmouth, che stava leggendo un giornale, sospirò e dopo averlo ripiegato sulle sue gambe, le poggiò la mano sul braccio. "Dovrei esserlo?".
"Non lo so, forse sì".
Falmouth prese un profondo respiro. Erano soli, Jud era stato spedito alla dimora dei Boscawen per prendere gli abiti di Falmouth e Garrick, Prudie riposava, Ross non c'era e solo il piccolo Sun girava sonnecchioso per il salotto. "Vogliamo essere davvero sinceri, Demelza?".
"Sì".
Falmouth osservò il fuoco nel camino, assorto in profondi pensieri e riflessioni. "L'ho sempre saputo che Hugh non era l'uomo giusto per te. Ti conosco fin da quando eri una ragazzina e mio nipote ti adorava, per questo gli ho permesso di sposarti, avrei fatto di tutto per accontentarlo e rendergli meno gravosa la sua malattia. Ma non eravate adatti a stare insieme, eravate due anime troppo diverse per trovare pieno appagamento dal vostro matrimonio e so che lo hai capito benissimo pure tu. Ma sei stata un'ottima moglie per lui e hai reso felici i suoi ultimi anni di vita come io non sarei riuscito a fare e per questo ti ringrazio e ti ringrazierò sempre. Ma ora devi vivere come desideri e con l'uomo che davvero è giusto per te e che hai scelto... So che non deve essere stato facile per un animo fedele e onesto come il tuo e che hai lottato col ricordo di mio nipote per non cedere all'amore per Poldark, ma Hugh vorrebbe che tu fossi felice e lo voglio anche io. Quindi no, non sono deluso ma sollevato. Hai scelto la tua strada, un uomo che stimo e so per certo che è la strada giusta...".
Commossa per quelle parole e il loro significato, Demelza lo abbracciò come una figlia abbraccerebbe un padre. Perché in fondo Falmouth era l'unico vero padre che avesse mai avuto... "Io però voglio sempre che facciamo parte della stessa famiglia".
Falmouth sorrise, cercando di non far apparire la sua voce rotta dall'emozione e dalla commozione. "Abbiamo stretto un'alleanza politica e ora anche matrimoniale, coi Poldark! Una mossa da maestro degna dell'arte della mediazione dei Boscawen! Siamo e saremo ancora una famiglia, solo un pò più grande!".
"E se avrò dei figli, gli farete l'onore di essere il loro zio?".
Falmouth annuì. "Ovviamente! Qualcuno con un pò di sale in zucca dovrà pur esserci, nella vita di quelle povere creature!".
Demelza rise. "Credo di sì".
"E così sarà!" - rispose Falmouth, cingendole la vita con il braccio.





  
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