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Autore: Mattiuz93    24/12/2020    1 recensioni
«Mi ha detto di no».
L'amara risposta ricevuta da un uomo, oramai cinquant'enne e a fine vita che, nell'attesa di poter reincontare la persona che le piace un'ultima volta, si concede qualche ballo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il 12 dicembre 2019, il cielo era grigio come era solito essere nel periodo invernale. In un piccolo paesino del Nord Italia, un uomo stava entrando in un bar. Sulla cinquantina, aveva dei folti capelli castani e un paio di occhiali da vista. Indossava una maglietta bianca coperta da un gilet beige. I pantaloni, un paio di jeans chiari, erano tenuti su da una cintura marrone. Ai piedi, degli orribili mocassini neri.
L’uomo si avvicinò alla barista e, dopo un timido saluto, le chiese cortesemente un bicchiere d’acqua. Poi, di punto in bianco guardando il cellulare, farfugliò qualcosa e la barista gli chiese cosa avesse detto. Alzò gli occhi e la guardò. Era una ragazza molto giovane e carina. Avrà avuto più o meno trent’anni. Oltre ad una felpa verde smeraldo e un paio di pantaloni della tuta, la ragazza portava un sorriso ammagliante.
«Sarà vero quel che sto osservando oppure sta indossando una maschera?» pensò lui osservandola. Anche lei fece lo stesso intravedendo nel cliente una sorta di delusione. A quel punto il cliente se ne uscì con una risposta molto schietta «Mi ha detto di no».
Ma la barista non capiva, così chiese all'uomo di spiegarsi meglio. Lui spiegò che una che gli piaceva lo aveva appena rifiutato.
«Il mondo è pieno di belle ragazze single, tempo al tempo troverà quella giusta per lei!»
A questa frase, egli rispose «beh… Io non ho tempo». Inizialmente pensò che fosse il solito presuntuoso che vuole tutto e subito, poi però lui disse qualcosa che raggelò il sangue «sono malato di cancro e potrei andarmene da un momento all’altro». A quel punto lei crollò. Che poteva fare lei dopo una risposta simile? Non poteva certo fare dell’ironia, nemmeno dirgli che sarebbe andato tutto bene, così chiese quanto gli sarebbe restato da vivere.
«I medici mi avevano dato 3 mesi di vita ben 97 giorni fa, sono fuori limite di 5 giorni. Potrei morire da un momento all’altro», e ridendo aggiunse «Potrebbe accadere anche ora se lo immagina? Chissà cosa penserà la gente leggendolo sui quotidiani. “Uomo morto con un bicchiere d’acqua in mano”»
E mentre lui ironizzava la ragazza rimase immobile, chiedendosi cosa ci trovasse di tanto divertente da ridere. Finito di bere chiese quanto fosse il conto, ma alla volontà da parte della barista di offrirglielo lei stessa, l’uomo si rifiutò dicendo che non voleva andarsene lasciando debiti, e posò sul bancone una moneta da 50 centesimi. Poi si alzò e, dopo aver svelato il suo nome alla ragazza, la invitò a fare un ballo nella saletta accanto.
«Le andrebbe di fare un ballo?»
Scioccata dalla domanda, chiese all’uomo di ripeterle ciò che le aveva chiesto.
«Le ho chiesto se le andrebbe di ballare con me»
 In un primo momento lei sghignazzò poi, visto che il locale era vuoto e nessuno avrebbe potuto notarli, decise di accettare, anche se in maniera molto timida.
«Che cosa balla un uomo come lei?» chiese
«Ti ho detto come mi chiamo, puoi darmi pure del tu.»
«Allora Sergio, che vuoi ballare?»
«Un bel valzer viennese!»
La donna lo accontentò e mise su ciò che aveva richiesto, poi si avvicinò a Sergio e iniziarono a danzare. Le loro mani si intrecciarono, lui lasciò andare via la rigidezza e cominciò a farsi trasportare dalla musica. Lei invece, ancora imbarazzata, si fece guidare da quel cavaliere, ancora ignara del perché avesse accettato. Nonostante questo lei continuava a farsi guidare. Ci starà provando con me? Perché mi ha invitata a fare un ballo? Sono tante le domande che affliggevano la ragazza, eppure continuava a ballare. Lui invece era sereno, non gli importava chi era la persona con cui ballava, pensò solo a godersi quel ballo. Finita la musica, l’inaspettato cliente chiese il nome della dama con cui aveva appena ballato.
«Mi chiamo Marta, ed è stato un onore ballare questo valzer.» rispose ancora arrossita.
Sergio quindi iniziò a raccontare di una cotta che prese alle superiori per una ragazza che si chiamava proprio come lei. Dopodiché i due iniziarono a parlare raccontando svariate vicende finché un altro cliente non entrò a prendersi un caffè.
A quel punto guardò l’orologio e decise di rincasare, erano le 19.15. Fermato da Marta, egli chiese perché sarebbe dovuto restare, e lei rispose semplicemente che aveva una grossa fetta di pizza in forno, e che da sola non sarebbe mai riuscita a finirla. Sergio decise quindi di fermarsi. Due pezzi di pizza e due coche, fu questo il menù della serata. Certo non ricco di pietanze, ma sicuramente ricco di sguardi e di pensieri. Quegli sguardi che continuavano a incrociarsi silenziosi avevano molto da dirsi nonostante il silenzio. Sergio parlò a stento, godendosi quella cena come se stesse mangiando chissà quale prelibatezza. Poi, a cena ultimata, fu lei ad invitare lui per un ballo. Non sapeva se accettare, si chiedeva che avrebbe messo una ragazza giovane come lei, ma alla fine si convinse ad accettare. Aggiunse anche che lei avrebbe sicuramente messo qualcosa di tamarro, cantato da uno pieno di tatuaggi e drogato. Lei rise e rispose che invece avrebbe messo qualcosa anni '80. Scelse “Words” di F.R. David.
I due quindi ballarono ancora, per poi sedersi di nuovo a parlare.
«Chi è la donna che ti ha rifiutato? Se posso chiedere…» domandò.
«Si chiama Chiara. Lei è una persona molto simpatica, pensavo di piacergli e invece ho scoperto che non è così. Sai non mi interessa più di tanto, oramai la mia vita è alla fine, però mi sarebbe piaciuto lasciare questo mondo con lei al mio fianco. Nella mia vita non mi è mai mancato nulla. Ho avuto un sacco di amici intorno su cui contare e ho sempre fatto quello che volevo. Mi sono sempre preso la mia libertà, eppure non ero mai pienamente felice, mi mancava sempre un qualcosa. Saranno gli amori mancati, quelli per cui ho preso dei no. Ho sprecato anche tante occasioni nella mia vita, sono una persona estremamente timida per certi versi. Non che io sia mai stato un gran latin lover, il più delle volte le mie uscite si limitavano al primo appuntamento per poi vederle sparire. Probabilmente ho sempre puntato sulle persone sbagliate, oppure quello che sbagliava alla fine sono sempre stato io, non lo so.» Intorno all’uomo si creò dell’aria molto cupa, ma poi lui accennò a fare un sorriso e riprese a parlare, questa volta più sereno. «Ma nonostante questo, ho sempre vissuto la mia vita al massimo delle mie possibilità, ridendo con tutti e nascondendo sempre ogni mio problema. Sono dell’idea che i problemi te li devi risolvere da solo, anche se spesso giocavo a fare il Marco Balestri della situazione dando consigli a tutti. Ero molto bravo sai? Più bravo con gli altri che con me stesso.»
Sergio domandò poi a Marta se c’era un lui nella sua vita. Lei rispose con un timido “sì” e poi chinò la testa. Egli chiese se fosse tutto ok, ma lei spiegò che purtroppo si trovava in una brutta situazione.
«Spesso torna a casa ubriaco, mi insulta, mi urla dietro senza motivo. Per questo ho iniziato a lavorare la sera, così evito di vederlo in condizioni pietose.»
Sergio iniziò a criticare la nuova generazione, cercando di contenersi anche se gli era difficile. Poi tirò fuori il telefonino e iniziò a mostrare a Marta delle foto di alcune serate trascorse con alcuni suoi amici, strappandole un timido sorrido. Alle 22, l’uomo decise di alzarsi e rincasare, accusando una enorme stanchezza.
«È così che vuoi passare gli ultimi momenti della tua vita? Poltrendo nel letto?» gli chiese la ragazza cercando di pungolarlo. Ma lui rimase inflessibile e disse che doveva andare.
In quel momento sentì una melodia in sottofondo, era un Valzer Triste: Op. 44. Si tratta di un’opera finlandese molto tranquilla. L’uomo si girò, e vide Marta in piedi che lo stava aspettando. Poi lei tese la mano verso di lui e disse «Dai latin lover, vieni a farti un ballo!». Sergio non poté fare altro che accettare. Per 6 minuti nessuno parlò, non ce n’era possibilità, si doveva lasciare spazio a quella melodia, così calma, a tratti rassicurante.
Il tempo passava, e alle 23, mancava solo un’ora e mezza prima della chiusura del locale.
«Lei lo sa? Sa che hai il cancro?» chiese Marta
«No, Chiara non lo sa. Non vorrei averla con me solo perché sono malato, vorrei averla con me solo perché lei lo vuole davvero. Mi piacerebbe rivederla un’ultima volta, quello sarebbe un bel regalo.»
Sergio mostrò alcuni messaggi e foto della ragazza e le domandò cosa ne pensasse.
«Vedi!?» Sergio iniziò a parlare del rapporto fra lui e Chiara, e nei suoi occhi, si intravide una sorta di tristezza, probabilmente causa della sua delusione, conseguenza della sua fatica mai ripagata. «Mi sono sempre preoccupato per lei, non c’era giorno in cui io non le scrivessi e non le chiedessi come stava o come andava il lavoro. Eppure il destino ha voluto che lei mi dicesse che non era interessata. Sicuramente preferirà uno pieno di tatuaggi e che si droga.»
Marta scoppiò a ridere asserendo che non tutti i ragazzi tatuati si drogano, ma lui la zittì dicendo che ne era certo.
«Perché non la chiami?»
«COSA? No no no, tu stai scherzando vero?»
«La chiamo io! Dammi il telefono!»
«Così penserà che mi sono già fatto un’altra» rispose Sergio ridendo «lascia stare dai! Piuttosto dovrai sistemare per la chiusura, è mezzanotte oramai! Le scriverò domani come sempre.»
Scoccata la mezza, Sergio salutò Marta, ringraziandola della serata passata insieme, giurando che sarebbe tornato l’indomani per un altro bicchiere d’acqua.
«Mi raccomando scrivile, hai bisogno di lei e lei ha bisogno di un brav’uomo come te» e lui annuì ridendo, e poi aggiunse «E tu di’ al tuo ragazzo che è un coglione a trattare così una brava ragazza come te!»
Sergio si incamminò verso casa. Nei suoi occhi brillava la felicità. Aveva passato una bella serata e conosciuto una brava ragazza con cui aveva ballato un valzer stupendo.
Il giorno seguente, Marta venne avvisata dal proprietario del locale del ritrovamento di una lettera e, visto i pochi clienti entrati ieri, si domandò se potesse essere dell’uomo incontrato ieri sera. Entrata in servizio alle 17 in punto, diede un’occhiata alla busta e vide che sopra c’era scritto il nome di Chiara, così capì che i suoi sospetti erano fondati. Conservò la lettera in attesa del suo arrivo per consegnargliela di persona. Purtroppo quel giorno egli mancò all’appuntamento, e la barista pensò che magari avesse avuto un contrattempo e aspettò il giorno seguente. Purtroppo anche nel giorno seguente, così come nei successivi, Sergio non si presentò. Marta poi apprese dalla lapide esposta nel comune del suo paese che Sergio se n’era andato quella notte. La stessa notte, in cui aveva ballato dei valzer con una persona meravigliosa. Per lei questo fu uno shock. Quella brava persona che tanto desiderava rivedere un’ultima volta la persona che tanto amava non poteva farlo, gli era stato impedito da quella malattia bastarda.
Il giorno successivo, Marta decise di aprire la lettera per vedere cosa contenesse. C'era un messaggio per Chiara. Fece un respiro profondo, scartò la busta, mise su un valzer e poi iniziò a leggere ciò che c’era scritto.
“Ciao Chiara,
Ti scrivo questa lettera perché mi piacerebbe che tu capisca quanto io provi qualcosa per te. So di non essere un granché come latin lover, e so anche di avere parecchi altri difetti. Sono sempre stato molto apprensivo, troppo spesso ti ho offerto aiuto quando so che lo detesti. Ma io sono così, sono un perenne testardo alla ricerca di un amore impossibile, e forse è per questo che, mentre tutti i miei amici mettevano su famiglia, io ero ancora alla ricerca di quella “giusta” per me. Nonostante questo, mi hai sempre visto come volevo mi vedessi: felice. Ti scrivo questa lettera perché a dire le cose in faccia non sono mai stato bravo, figuriamoci se dovessi dirti poi che ho il cancro e sto per morire. Chissà se mai riuscirò a consegnartela prima che il bastardo dentro di me finisca il suo sporco lavoro. Certo che farebbe ridere se finisse mentre te la stessi consegnando non credi? Immaginati i titoloni sui giornali: “una sottospecie di postino muore mentre consegna una lettera”. Ma non è più tempo di scherzare, perché il tempo potrebbe fermarsi da un momento all’altro per me, e io vorrei concludere questa lettera. Vorrei solo che tu fossi felice, ecco. Vivi la vita, manda affanculo qualcuno ogni tanto, ma vivi al massimo delle tue possibilità. E osa per l’amor di Dio, buttati in qualunque situazione, che poi finisci come me a 50 anni a cercare ancora la persona giusta, o con la quale arrivare almeno al secondo appuntamento.
                                                                                                                  Il tuo latin lover mancato, Sergio.”
 
 
La musica finì, così come la lettura. L’amara conclusione di un amore non corrisposto e di un messaggio che, forse, non sarà mai letto dal destinatario.
 
 
 
   
 
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