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Autore: Hogwarts_lady    24/12/2020    1 recensioni
La guardò, come smarrito, togliersi il cappotto con il volto rigato dalle lacrime: bottone dopo bottone che lei si slacciava, lui si odiava sempre di più, l’aveva trascinata lui in quella situazione.
La guardò asciugarsi il viso con una mano. E la guardò mentre gli passava accanto: avrebbe potuto allungare una mano e sentire il velluto del suo vestito sotto le dita, l’avrebbe accarezzato piano, oppure, avrebbe potuto spingersi un po’ oltre e avrebbe sentito la sua pelle calda contro i polpastrelli. Non fossero trascorsi due mesi, l’avrebbe fatto senza pensarci.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, James Sirius Potter | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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JAMES E LE ROTTURE

 


<< Oh Bil, potevi mettere la camiscia sta sera! >>
James sentì un leggero sbuffo alle sue spalle, mentre avvertiva la porta di casa aprirsi, mostrando un ridacchiante Bill e una -come sempre- perfetta Fleur.
<< Ciao James >>
<< Zio >> lo salutò il ragazzo accennando un mezzo sorriso, per poi aggiungere un << Come stai? >> quasi di rito. 
<< Non fosse per la mancanza della camicia, una meraviglia >> scherzò l’uomo dando un buffetto alla moglie, che nel frattempo stava togliendo i guanti esasperata -o divertita, questo James proprio non lo sapeva: sua zia restava un mistero. James osservò la donna lasciare l’ingresso, non l’aveva mai guardata e ora si trovava ad indagare nei suoi modi di fare, tra i tratti del suo volto e il modo di tenere i capelli, per ritrovare in lei quanto di Dominique aveva conosciuto.
Si assomigliano -si trovò a pensare- tranne per lo sguardo, quell’aria severa non l’aveva mai vista addosso a Dominique, nemmeno quando era più arrabbiata del solito. Dominique, lei aveva gli occhi fieri, sicuri e, al medesimo tempo, lo sguardo di chi si sente costantemente nel posto sbagliato.
Si erano lasciati da due mesi e quello sguardo, quegli occhi, ormai aveva preso a tormentarlo. L’aveva conosciuto e amato mentre la vedeva crescere, imparando a conoscere la preoccupazione e la paura che si nascondevano tra i suoi veli, i quali negli ultimi tempi avevano preso ad essere fin troppo presenti.
Aveva conosciuto allo stesso modo anche il suo sguardo più allegro e sfrontato, quando lo guardava con una punta di malizia. O la calma e la dolcezza che riservava alla sorella. O l’audace irriverente allegria con la quale sorrideva al mondo.
 
E l’ennesimo pensiero arrivò ad offuscargli la mente, come una tortura che non accennava a smettere…
 
Avrebbe voluto proteggerla dal dolore, dal mondo, da tutto. “Ma non sono mai stato forte come lei” si trovò a pensare lui disarmato, mentre osservava l’ingresso ormai vuoto. Sorrise alla sua ombra e si preparò a raggiungere gli altri in salotto.
Mentre James ancora era immerso nei pensieri in quei pochi metri dell’ingresso della casa dei nonni, Dominique entrò al braccio della sorella.
<< Ti ho detto che non ce n’era bisogno, mi ascoltassi ogni tanto.>> la sua voce.
La vide come attraverso uno specchio, come fosse il ricordo di un’altra vita: stava soffiando per togliersi una ciocca di capelli dal viso, per poi arrestare ogni movimento per guardarlo: ritta, lo sguardo puntato in quello del cugino.
<< Ma volevo farti uscire di casa per una volta. >>
<< Obbligandomi. >> disse Dominique alla sorella, in un sussurro appena.
<< Non trovi Domi sia davvero bella sta sera? >> chiese Victoire togliendosi il mantello e facendolo volare nell’armadio insieme agli altri.
<< James? >> ripeté Victoire, cercando una risposta che tardava ad arrivare.
<< Certo >> disse il ragazzo passandosi una mano tra i capelli mentre osservava la schiena di Dominique, intenta a sbottonarsi il cappotto, intestardita a dare le spalle a tutti tranne che alla porta, nel disperato desiderio di scappare via e dimenticarsi di tutti loro nell’esatto momento in cui avrebbe respirato l’aria fredda di dicembre.
<< Visto che avevo ragione? >> continuò Victoire sorridendo, << Oh Domi, ma che combini con quel cappotto? Vado da Teddy, ti aspetto di là. >>
Avrebbe voluto dire tante cose James, ma non disse nulla, come fece anche Dominique, semplicemente si guardarono.
La guardò, come smarrito, togliersi il cappotto con il volto rigato dalle lacrime: bottone dopo bottone che lei si slacciava, lui si odiava sempre di più, l’aveva trascinata lui in quella situazione. La guardò asciugarsi il viso con una mano. E la guardò mentre gli passava accanto: avrebbe potuto allungare una mano e sentire il velluto del suo vestito sotto le dita, l’avrebbe accarezzato piano, oppure, avrebbe potuto spingersi un po’ oltre e avrebbe sentito la sua pelle calda contro i polpastrelli. Non fossero trascorsi due mesi, l’avrebbe fatto senza pensarci.
Le avrebbe preso il polso e, scosso da un fremito, le avrebbe sussurrato sul collo un “Ti amo” fugace, per lasciarsi il tempo di baciare la sua pelle e avvertirne il sapore sulle labbra, magari sentirla sospirare tra lo stizzita e la voglia di sentirlo addosso, prima di lasciarla andare.
L’aveva già lasciata andare, una serie di applausi a scena vuota diretti alla sua intelligenza incominciarono a scorciare dentro la sua mentre, coglione.
La vide chiudere gli occhi qualche istante e James ebbe davanti agli occhi l’immagine di lei piegata a terra con le ginocchia sbucciate e le mani graffiate, intenta a raccogliere i frammenti del suo cuore, per trovare in essi quel po’ di forza necessaria a lasciare la stanza sulle sue gambe.
 
Perché con te distruggo sempre tutto? Si chiese per l’ennesima volta. Dovevo capirlo molto tempo fa, quando eravamo ancora bambini e giocavamo o bisticciavamo alla Tana e qualcosa andava rotto, sempre. Certo, nonna l’aggiustava sempre con un colpo di bacchetta e lasciava un bacio a tutti e due sul capo, ma comunque quel qualcosa era stato infranto. Un vaso. Una fotografia. Una porcellana. Poi è toccato al tuo cuore.
 
Sentì uno spostamento d’aria accanto a sé e la sentì lasciare l’ingresso con un sospiro, lasciando la porta aperta. James la vide così specchiarsi nel vetro della credenza e puntare gli occhi nel proprio riflesso tentando di sorridere in una qualche maniera, la conosceva così bene: se Dominique avesse saputo che la stava osservando, avrebbe chiuso la porta, avrebbe potuto giurarci.
Dominique si voltò in uno scatto, la mano ancora stretta alla credenza, a darsi forza da sola, non sarebbe mai crollata, di questo ne era certo James. Poteva apparire fragile come cristallo al mondo, poteva incrinarsi, poteva vacillare, ma non sarebbe mai crollata, era fatta così: trovava sempre qualcosa a cui aggrapparsi, per cui valeva la pena resistere anche se tutti mollavano.
 
Incrociò lo sguardo con quello di lui, una frazione di secondo e il mondo vacillò sotto i loro piedi.
Ci pensò Molly a rimettere la Terra al suo posto, in un abbraccio. Un abbraccio che strinse Dominique al petto, dove affondò il viso pregando di potercelo lasciare per sempre e lasciare il mondo fuori, come un eco lontano.
<< Non piangere >> fu l’unica cosa che sentì Dominique, ma se per un attimo avesse aperto gli occhi, avrebbe visto la nonna sorridere a labbra strette a James. E lui capì.
Lei stretta in quell’abbraccio era persa in un tempo parallelo in cui tutto scorreva senza fare così male, com’era smarrita Alice in un mondo parallelo…
James vide gli occhi persi di Dominique ora che nonna Molly aveva sciolto l’abbraccio per fare le congratulazioni a Victoire vedendo il pancione crescere. Lì tra tutti i loro parenti lei guardava il vuoto, nemmeno Rose era riuscita a farla sedere accanto a sé per ascoltare le noiose storie di zio Percy e alla fine era stata costretta ad accontentarsi della compagnia del fratello minore.
Ad un tratto vide Dominique muovere qualche passo verso le scale, forse per rifugiarsi nella camera che condivideva con Rose quando erano bambine. Così mosse un passo anche James, lo poté avvertire anche lei: fu come un rumore lontano, il frastuono di un castello di carte che crolla, la tempesta di un grido nel cuscino, l’eco di un pensiero sbagliato.
<< Domi >>
<< No >> una pausa << Torna di sotto. >> le palpebre che sbattono veloci per cacciare indietro le lacrime.
<< Domi. Guardami >> ordina James prendendole una spalla, nel piccolo corridoio lo spazio non basta e le voci degli altri sono troppo vicine.
<< Senti, non è il momento, dico davvero. Va tutto bene, sto bene e non dobbiamo dirci nulla. >>
La presa sulla spalla si fa più salda mentre pronuncia una sola parola << Guardami. >>
Suona come un comandamento alle orecchie di Dominique, le quali si fanno immediatamente rosse dall’imbarazzo ripensando a tutte le volte in cui l’ha sentito usare quella stessa parola mentre facevano l’amore; nonostante l’imbarazzo non riesce a smettere di pensarci. I suoi capelli scompigliati, le mani di James che affondano nei suoi fianchi, la sua bocca in mezzo alle sue gambe e quel comando guardami. Come se avessi potuto fare diversamente, tra l’altro, si trovò a pensare.
<< Smettila di toccarmi >> si trovò a dire con la rabbia che montava dentro, forte, << Hai ragione tu, l’hai sempre avuta. >>
<< Ma che stai dicendo? >>
<< Non significa nulla, non ha mai significato niente. >> alza le mani ad indicare i loro due corpi << Questo, è stato uno sbaglio, eravamo annoiati e soli, abbiamo passato troppo tempo insieme e abbiamo confuso l’attrazione con qualcosa di più. >>
<< Porcaputtana Dominique ma che stai dicendo? Ero ubriaco, volevo allontanarti, volevo che ci lasciassimo. Ho preferito mi odiassi piuttosto di entrare qui dentro con te e dover spiegare a tutti cosa c’è tra noi, mi sembrava l’inferno e ho avuto paura. Non mi sono reso conto che l’inferno è questa sera senza di te. >>
<< Ci sei riuscito. >>
James ha uno sguardo perplesso mentre osserva il viso di Domi alla ricerca di qualcosa che nemmeno lui sa e un piccolo bagliore infondo agli occhi li illumina.
<< a farti odiare intendo, ci sei riuscito. >> e il bagliore si spegne, come se fosse intervenuta un’intera squadra di pompieri. << Aveva ragione mio padre, rovini sempre tutto, sei rimasto quel bambino viziato di sempre. >>.


~Fine.~



Note:

presto o tardi avrei dovuto pubblicare questa storia, ci sono troppo affezionata. E' nata anni fa, parte di una serie che non si è mai conclusa, non so se James e Dominique sarebbero riusciti a riavvicinarsi, non ho mai dato una direzione alla conclusione, consapevole che l'avrebbero trovata da soli in caso. L'intento di questo stralcio era solo raccontare una crisi di due persone fondamentalmente diverse che a ri-trovarsi faranno sempre un po' fatica.  
 


 
  
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