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Autore: MinatoWatanabe    24/12/2020    1 recensioni
BokuAka | Dystopian!AU
“Ti salverò, Akaashi, fosse l'ultima cosa che faccio.”
***
Tokyo, anno 2080.
La vita è perfetta, tanto perfetta da sembrare surreale. Non ci sono più guerre, non c'è più avidità, la crisi climatica è stata arrestata.
Ma l'umanità non è più la stessa.
L'organizzazione delle nazioni unite ha introdotto, nell'anno 2040, in un mondo sull'orlo del baratro, una nuova legge, che impone a tutti di assumere giornalmente un particolare farmaco: lo stabilex.
Ma qualcosa non è andato come previsto: lo stabilex non si limita a sopprimere i sentimenti negativi, ma cancella la sfera emotiva di una persona, senza fare distinzioni.
In questo mondo nuovo sembra che però un sentimento ancora arda, quello di Koutaro Bokuto per il suo migliore amico: Keiji Akaashi. Tuttavia questi sentimenti non sono concepibili, e devono essere tenuti segreti.
Ma a volte ci sono cose che non si possono impedire, e Bokuto scoprirà di non essere l'unico capace di provare ancora emozioni.
[Secret Sancta 2020] [Buon Natale Sunako_7!]
Genere: Fluff, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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1

 

Decisione

 

A Keiji piaceva Tokyo. La trovava confortevole nel suo anonimato.

Un sole pallido si rifletteva sulle vetrate lustre. Bianco ovunque. Una città immacolata.
Gli edifici del centro, interamente di vetro, erano pressoché indistinguibili. Le persone, come piccoli edifici, erano anch'esse tanto simili da rendere le esigue differenze tra uno e l'altro perfettamente trascurabili. I lavoratori con i loro completi grigi e anonimi, gli studenti con le loro divise scolastiche, i passanti anonimamente abbigliati, come il senso comune suggeriva.

Una città perfetta.

Keiji Akaashi, vent'anni da poco compiuti, era seduto sul sedile in fondo al tram. Si stava crogiolando nell'intorpidimento che seguiva l'assunzione della dose mattutina di stabilex.
Era il prototipo di quello che si sarebbe definito un bravo ragazzo: ottimi voti, molto responsabile, stato di atarassia apparentemente perenne...
Era al secondo anno di università, facoltà di farmacia, professione decisamente inflazionata, perciò l'edificio che ospitava il loro corso era il più grande e centrale del campus. Era giusto a qualche fermata di tram da casa sua, quindi non impiegava più di una ventina di minuti ad arrivarci.

Scese dal mezzo stringendosi nel suo cappotto antracite e nella sciarpa di lana. L'inverno era una stagione che malsopportava, troppo spesso riusciva a scuoterlo dal torpore dello stabilex.
Affrettò il passo per poter entrare in aula a scaldarsi prima dell'inizio della lezione.
C'era un certo affollamento la mattina, seppur ordinato. Dopotutto la sede non si limitava ad ospitare il corso di farmacia, ma anche...

“Akaaaaashi! Buongiornooo!”

Ecco appunto.

“Bokuto-san... puoi abbassare la voce?” rispose strizzando gli occhi infastidito.

Il ragazzo che aveva appena strillato nelle orecchie di Keiji era Koutaro Bokuto. Studente al terzo anno della facoltà di psicologia. Bokuto era... a Keiji mancavano le parole giuste per riuscire a definirlo. Bizzarro forse era la più corretta che gli veniva in mente.
Già il suo aspetto era un programma: superava il metro e ottantacinque ed aveva un fisico scattante ed atletico. Gli occhi erano di un marrone ambrato e il suo viso era tanto, troppo espressivo per una persona della loro età. In quanto ad atarassia... beh, probabilmente questa parola non trovava nemmeno spazio nel suo vocabolario. A coronare quel tornado di ragazzo erano una massa di capelli bicolori (li aveva decolorati qualche mese prima sostenendo che il bianco fosse un colore più appropriato alla sua personalità, non soddisfatto del risultato aveva pensato di farli ricrescere, salvo poi rendersi conto, quando ormai aveva diversi centimetri di ricrescita, che gli piacevano esattamente così, in quello stato bislacco) ravviati con una quantità improbabile di gel.

Si conoscevano fin da quando erano bambini, tuttavia era impossibile abituarsi a Bokuto.
Era come una nota stonata nei giorni di Keiji. Rumoroso, rozzo e sempre pieno di energia. Gli faceva quasi venire il mal di mare.

“Akaashi, che hai stamattina? Sei più scontroso del solito” borbottò.

“Non è vero. Sei tu che stai urlando...” rispose piatto l'altro.

“Hai dormito male?”

“Male è esagerato, diciamo non benissimo.”

Bokuto lo affiancò. 

“Non so se sia una mia impressione, ma è un po' di tempo che fai fatica a dormire, sei sicuro di stare bene?” chiese facendosi serio tutto d'un tratto.

“Lo so. È solo che alla sera l'effetto dello stabilex si indebolisce. Vorrei che il medico mi autorizzasse a prendere una seconda pastiglia prima di cena.” disse passandosi una mano sul viso.

Effettivamente sembrava provato. Bokuto se ne era accorto. Non si trattava solo del senso di sonnolenza ed intorpidimento dato dallo stabilex. Era qualcosa di più. Le occhiaie erano violacee, come se avesse preso un pugno e gli occhi erano vitrei, distanti. Bokuto era da un po' di tempo sinceramente preoccupato, ma non sapeva bene come muoversi.

Tentò con circospezione:

“Akaashi, sai che una seconda dose è sconsigliata, che potrebbe avere ripercussioni sul fegato.”

“Lo so.” disse atono. Era evidente che quella mattina fosse frustrato. Un sentimento percepibile oltre il velo dello stabilex.

Bokuto arricciò le labbra, incerto se dire o meno quello che stava pensando. Dopo l'introduzione del regime farmacologico obbligatorio per tutta la fascia d'età a rischio non c'era stata più molta richiesta di consulti, ma studiando proprio per poter diventare psicologo si era reso conto di quanto fosse ancora necessaria la sua professione, e di quanto i farmaci non facessero altro che nascondere la polvere sotto il tappeto. Sapeva che sarebbe stato difficile, ma Akaashi era troppo importante per lui:

“Sai...” cominciò.

“Ho deciso, Bokuto-san. All'inizio ero cinvinto di star facendo un errore, ma se le crisi continuano non vedo alternative.” lo interruppe l'altro.

Si bloccò. Non capitava quasi mai che Akaashi gli parlasse sopra, quindi doveva avere qualcosa di importante da dire.

“Di che parli? Cosa hai deciso?”

“Chiederò al professor Yamiji di poter utilizzare i laboratori dopo le lezioni.”

Bokuto non riusciva a capire cosa intendesse.

“Per cosa?”

“Ultimamente ho fatto alcune ricerche, e nel procedimento industriale di produzione del farmaco ci sono alcuni difetti, anche grossolani, che compromettono l'emivita della molecola nel circolo. Se riuscissi a correggerli potrei creare una formula molto più efficace, fare in modo che abbia un rilascio prolungato nel torrente ematico e possa permettermi di non avere queste crisi la notte.”

Bokuto si prese un attimo per metabolizzare quell'affermazione.

“Credo di aver capito la metà delle cose che hai detto, ma suona come una cosa pericolosa...”

“Non ti preoccupare, non farò errori.”

“Se lo dici tu...” biascicò poco convinto.

“Adesso vado Bokuto-san, la lezione comincia tra poco. Ci vediamo.”

“Okay.” disse sforzandosi di sorridere.

 

Quando Akaashi si fu allontanato Bokuto sospirò. Non sapeva come affrontare la situazione. Per la prima volta da molto tempo Koutaro Bokuto non riusciva a prendere una decisione. Si era sempre vaneggiato della sua impulsività, alla faccia di come il mondo voleva che fosse.

Tuttavia l'insicurezza era un sentimento che aveva imparato a conoscere da quando aveva smesso di prendere lo stabilex. Erano quasi tre anni che non lo prendeva. La cosa era iniziata un po' come atto di ribellione contro il sistema, con la scanzonata passione politica dei giovani, un po' come esperimento: studiare solo in teoria sentimenti che, in quanto futuro psicologo, doveva conoscere, senza mai avere la possibilità di sperimentarli gli sembrava stupido. E dopo qualche tempo capì che era stata la decisione migliore della sua vita.

Sapeva di dover convincere Akaashi a smettere di prendere il farmaco, anche se questo andava contro la legge.
 

Su alcune persone gli effetti collaterali erano molto più gravi che su altre, e sul suo Keiji sembravano anche peggiori di quanto i fogli illustrativi prospettassero. Il governo raccontava un mucchio di stronzate, e questo ormai lo aveva capito bene.

 

“Ti salverò, Akaashi, fosse l'ultima cosa che faccio.” mormorò sottovoce.

 

Koutaro Bokuto aveva preso la sua decisione.


 


Cara Sunako,

non ci conosciamo molto bene ma scrivere questa storia mi ha fatto molto piacere (anche perché leggo molto spesso quelle tue e di Zucca). Spero davvero che questo racconto possa piacerti e intrattenerti un po', visto che quest'anno ne abbiamo davvero bisogno. Scrivere questa storia mi ha fatto talmente piacere che la cosa mi è un po' sfuggita di mano, e da one-shot che era è diventata una mini long XD (spero di riuscire a stare dentro la decina di capitoli). 
Ti auguro di tutto cuore di passare un buon Natale e che possa essere un momento di felicità (gli auguri per l'anno nuovo te li faccio in uno dei prossimi capitoli).
Colgo questa occasione per ringraziare anche i miei pazientissimi partners in crime Zucca e Michele che sono stati così gentili da indirizzarmi su come rendere più sensato il tutto. 
 
   
 
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