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Autore: _Selenophile_    25/12/2020    1 recensioni
[erkenci kus]
[erkenci kus]Una ragazza dagli occhi ambra,Serena Monteforti,dopo un anno e mezzo a Londra,decide di ritornare nel paese universitario dove tutto è cominciato per affrontare i suoi demoni e riprendere in mano la sua vita.
Profondamente cambiata dal suo passato e da quello che è successo, non sa che è in arrivo per lei una sferzata di vita, totalmente inaspettata in un periodo come quello,in cui tutto era assopito e,quasi,dimenticato.
Un gruppo di ragazzi come tanti, che ha sogni,speranze, che lotta per emergere e per rimanere a galla. Un gruppo di ragazzi un po'strani e svampiti,che partorisce idee.
E un'idea,buttata lì un giorno di Ottobre, tra un aperitivo e una sigaretta.
Tutto questo causerà una tempesta violenta, dirompente e perfetta, da cui tutti usciranno diversi,cambiati.
Perchè un aquilone si alza solo con il vento contrario.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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In casa c’era il silenzio più assoluto. Non so se Camilla e Diafa ci fossero o meno;né se facessero il meno rumore possibile per non svegliarmi.
Povere e dolci coinquiline mie,se solo avessero saputo che quella era stata l’ennesima notte insonne.
Era tutto buio in camera mia.
Il disco di debutto dei Black Leater Jackets era uscito.Il tour era finito. I fan urlanti e scatenati non c’erano più. Il palco era vuoto.Le luci della ribalta si erano spente.
La bolla di successo ed illusione era scoppiata in molteplici cristalli appuntiti.
La mia bolla di successo ed illusione era scoppiata in molteplici cristalli appuntiti.
Mi misi supina,sprofondando nel letto. Faceva troppo caldo per quel pomeriggio di Ottobre.
Le lenzuola mi si erano appiccicate addosso in un bozzolo asfissiante.Le lacrime che ormai versavo da un mese facevano da colla.
Mi chiesi come si fosse arrivato a quel punto.Cosa potesse essere mai successo per aver portato l’amore della mia vita lontano da me.
Chiusi gli occhi e cercai per l’ennesima volta di sbrogliare quel periodo annodato su se stesso.
Avevamo vinto il concorso.I giornali parlavano di noi come la band rivelazione degli ultimi dieci anni.Ci descrivevano come i nuovi Evanescence  con tinte meno dark.
Avevamo letteralmente fatto il boom di vendite e di ascolti. Silver era schizzato in vetta alle classifiche di tutto il mondo,confermandosi come rivelazione assoluta. Dalla messa in vendita dei biglietti di ogni concerto al momento in cui la data veniva dichiarata sold out correvano poche ore.
Avevamo avuto il corteggiamento serrato di molte radio e produttori musicali. Le trattative per comporre la sigla cantata da Skin per la nuova serie tv prodotta dalla Rai era cominciata.
Il mio amore con Andrea era sulla cresta dell’onda e potevo benissimamente affermare di aver raggiunto il Nirvana.

Poi non so cosa sia successo.
Quel periodo,che era così splendente ai miei occhi,in realtà portava con sè una macchia nera annidata sotto quella luce così sfavillante.Una macchia nera di cui nessuno era a conoscenza e di cui tutti noi ci saremmo accorti quando ormai era troppo tardi.
Era la macchia nera che fin dall’inizio minava l’essenza stessa del mio rapporto con Andrea.  Una macchia formata dalla mia insicurezza e dal suo essere così impulsivo.
Ricordo la mia ansia da prestazione bestiale che ogni volta mi assaliva prima di un live. Ricordo le sue braccia e le sue labbra che mi rassicuravano.Ricordo lui che credeva in me.
Ma ricordo anche la mia fragilità che automaticamente si proiettava su di lui. Una fragilità che rendeva un ragazzo fragile,ancora più fragile.
E ricordo anche la sua gelosia,esacerbata dai molti ragazzi che cominciavano a gironzolarmi intorno come api attirate dal polline. Anche se fosse palese che fosse più un modo per aver visibilità che per altro.
Gli articoli con false notizie di falsi flirt si susseguivano uno dietro l’altro,andando a colpire il mio rapporto come mille dardi.
Ovviamente,solo io ero stata vittima di ciò. Interessava maggiormente la notizia della cantante di uno dei gruppi più promettenti degli ultimi anni che cambiava ragazzo con la stessa facilità con cui si cambia taglio di capelli,invece di un qualsiasi musicista di genere maschile che se la spassava con una ragazza qualsiasi.
Ovviamente,nessuno dei miei amici si era lasciato tentare dal successo e dall’avvenenza delle fans che facevano carte false pur di passare anche solo una notte con loro. Tutti,incluso Joan, che tra noi era sempre stato il più discolo,erano stati più che fedeli alle loro fidanzate.
E non perdevano occasione per ricordare a loro prima, ed al mondo intero dopo,il forte sentimento a cui tutti loro ormai si erano abbandonati.
Io,invece, avevo cercato di tenere sempre nascosta la mia relazione. Dribblavo qualsiasi domanda personale.Ci tenevo particolarmente alla mia intimità.
Non volevo gettarla in pasto a cani randagi che sapevo l’avrebbero sbrindellata pezzo per pezzo.
Forse è stato questo il mio sbaglio?!
Cercando di proteggere il mio rapporto,avevo tranciato di netto le poche e già tremolanti basi su cui quest’ultimo si poggiava.
Lui odiava essere al centro dell’attenzione.Detestava i riflettori e tutto l’entourage che circondava il successo.
Andrea in quel periodo era irriconoscibile. La sua aggressività e la sua irascibilità avevano raggiunto livelli iperbolici.Sembrava essere diventato un leone incatenato che non veniva nutrito da giorni.
Un leone pronto a scattare al primo passo falso.
E lo fece. Lo fece nella maniera più feroce.
 
Credo che quella sera non la scorderò mai.
La sera del mio compleanno.La sera del concerto che chiudeva il tour.
I fans che urlavano,completamente in visibìlio. Le luci che erano più luminose del solito.Lo stadio che tremava con la mia voce ed i strumenti dei ragazzi.
Ricordo l’adrenalina che ci scorreva al posto del sangue prima e dopo l’esibizione.
Avevamo deciso che la prima e l’ultima data del tour doveva essere a Camerino. Era un nostro modo personale di omaggiare quella città che ci aveva donato tanto.
Ma nessuno di noi aveva considerato un dettaglio così piccolo,ma al tempo stesso così infimo.
Nessuno di noi aveva considerato quel piccolo dettaglio di nome Stefano che continuava a perseguitarmi.
 
Successe tutto troppo in fretta perché io potessi anche solo realizzare.
Io che fumavo una sigaretta dopo il live.Andrea che era andato a prendere la macchina per poi andare a festeggiare la fine del tour in un locale prenotato da Mercorelli.
Stefano che sbuca dal nulla.Un dialogo serrato condito da recriminazioni mie ed approcci per niente velati suoi.
Lui che si avvicina,troppo vicino e troppo lentamente,io che cerco di sfuggirgli ma senza successo,lui che mi mette una mano al lato della nuca per bloccarmi.Io che cerco di passargli sotto il braccio,lui che mi ferma.
Io che prego Andrea di arrivare immediatamente,lui che continua a spalmarmi al muro,rendendo chiare le sue intenzioni.
Io che prego Andrea di non palesarsi,o sarebbe successo un disastro. Lui che mi alza il mento.
Io che tento di divincolarmi,lui che stringe la presa.
Ricordo il mio senso di impotenza che mi schiaccia al punto da non respirare,mentre la sua bocca mi si fa sempre più vicina. Il disgusto per quello che stava per accadere ed il terrore per la reazione di Andrea .
 
«Perché mi stai facendo questo?!» chiesi tra le lacrime.
«Perché sei un’anima pura. Non riuscirai a tenerti questo peso per tanto tempo.» un ghigno gli smorfiò il viso «E Andrea è un uomo troppo virile per lasciar cadere un affronto del genere.»
 
Stefano non ebbe neanche il tempo di appoggiare la sua bocca sulla mia,perché il mio ragazzo sbucò dal nulla e lo spinse sul selciato.
Lo caricò e gli si mise addosso,cominciando a riempirli di pugni e calci. Era diventato una bestia. Completamente senza catene.
Io urlavo;urlavo con tutta la forza che avessi in corpo,cercando di bloccarlo,ma senza riuscirci.
Finchè successe quello che nessuno di noi voleva che non accadesse mai:un ultimo pugno,e Stefano non si mosse più.
Ho ricordi ancora più confusi da quel momento in poi.
Ma ricordo chiaramente l’ambulanza e la corsa in ospedale.Ricordo la barella di Stefano che spariva nella sala rianimazione.E ricordo l’ansia,l’ansia di tutti noi nella sala d’attesa dell’ospedale.
Alla notizia dello scampato pericolo di Stefano,non riuscii a provare gioia o anche un briciolo di distensione per la piega che aveva preso la situazione.
Al contrario, avvertivo un tornado di rabbia ed inappagamento che montava e girava,avviluppandomi dall’interno.
Quella situazione non avrebbe mai dovuto esserci. Non mi piaceva più quel lato così aggressivo.Era stato troppo anche per lui.
Non poteva reagire in quel modo. Non era un animale.
Aveva lasciato un ragazzo a terra in fin di vita. Fin dove si sarebbe spinto?!
Quanto mancava prima che toccasse il fondo? Quanto mancava prima che toccasse me?
 
La lite che seguì quella sera fu furibonda. Le nostre urla si intrecciarono a parole cariche d’astio ed espressioni vomitevoli.
Le sue scuse non le sentii,o forse non volli sentirle. Preferii chiudermi in me stessa con il mio risentimento a farmi da corazza.
Neanche le sue giustificazioni volli sentire,tacciandolo di poca umiltà e di una ferocia inaudibile.
Successe tutto in un climax ascendente finchè non provò a sfiorarmi il braccio. Il mio rifiuto fu netto.
 
«Non toccarmi.» mi scansai malamente da quel tocco «Non farlo mai più.»
Gli occhi di Andrea si intorbidirono.«Pensi che potrei mai picchiarti?!»
Cominciai a tremare con le lacrime agli occhi. «Quello che penso non importa. Sei un violento.»
Le sue labbra tremarono.«Mi stai guardando come se davanti a te avessi un mostro.»
«Non riesco a vederti in nessun’altra maniera.»
 
Le sue lacrime,non le scorderò mai.La sua faccia distrutta,neanche.
Avvertii il momento esatto in cui il suo cuore si spezzò. Lo percepii chiaramente perché con il suo si spezzò anche il mio.E con questo,si spezzò anche la nostra storia.
Io sapevo,ero consapevole che non fosse colpa sua quel gesto insano. Ero consapevole che non avesse picchiato in maniera così brutale Stefano di proposito,ma che fosse stato spinto da una frustrazione e da una rabbia cieca.
Ma in quel momento,non ero più disposta a giustificare nessuno.
E da quel giorno silenzio e pianti.
Andrea era andato via.Aveva fatto quello che forse tutti noi prevedevamo da tempo,ma che era stato solo rimandato.
Aveva fatto qualcosa che nessuno di noi osava nominare ad alta voce,come se ciò non la rendesse meno tangibile e vivida.
Andrea mi aveva abbandonata.
 
Ricominciai a piangere,ormai non facevo altro,mentre mordevo il cuscino per sopprimere i gemiti.Non volevo che qualcuno mi sentisse.Non volevo parlare con nessuno.
Volevo rimanere sola con il mio dolore mentre tutto ciò che avevamo passato continuava a tartassarmi il cervello.
Rivissi tutti i nostri momenti insieme.
Quella volta che Mercorelli era riuscito ad avere un ingaggio importante per una serata. Gli organizzatori cercavano un dj e quattro ragazze che ballassero sul palco. Ricordai le espressioni interdette dei ragazzi alla notizia.
Sorrisi in mezzo alle lacrime.
Fu una bella serata,alla fine,anche se i nostri fidanzati ci portarono il broncio per tre giorni. A noi ed al povero Mercorelli,che per giorni interi evitava di incontrare gli altri per paura di ripercussioni.
Oppure il 18 Aprile.Il giorno del suo compleanno.
La festa a sorpresa che gli avevo organizzato con tutti loro. La bellissima giornata al luna park che avevamo trascorso insieme.Il nostro bacio al tramonto sulla ruota panoramica.
La torta al cioccolato e panna che era finita spalmata sulle nostre facce.

«Non amo festeggiare i compleanni.»
Lo guardai.«Perché?!»
«I compleanni sono belli quando si è piccoli..» mi diede un bacio sul naso «..quando si cresce sono solo un modo per prendere coscienza del tempo che passa.»
Gonfiai le guance.«Non è vero!I compleanni sono belli ed è buon augurio festeggiarli!»

Chissà se ha portato con sé l’acchiappasogni che avevo confezionato con le mie mani.Avevo impiegato una settimana intera per farlo.Alla fine,però,il risultato era stato niente male.

«Un acchiappasogni,bimba?»
Andrea agitò l’oggetto con una mano,facendo tintinnare le campanelline e le conchiglie.
«Sì,amore.» ero contenta del mio regalo «Lascialo appeso al lampadario. La rete all’interno catturerà tutti i tuoi brutti sogni e le campanelline allontaneranno gli spiriti maligni.»
Il suo sorriso fu dolcissimo.«Sei tu il mio acchiappasogni!»

Arrivò un’altra coltellata al mio cuore già sanguinante.
Oppure il nostro fine settimana sulla neve.I ragazzi sfrecciavano sulle piste da sci,mentre noi ragazze spettegolavamo al camino dei tanti chalet di montagna,gustando punch al mandarino e cioccolate calde.
Era così bello mentre sfrecciava sullo snowboard,i capelli sciolti ed i muscoli tonici.
Aveva cercato di insegnarmi  almeno a stare in equilibrio sugli sci,ma aveva rinunciato dopo un’ora di tentativi falliti.

Chissà dove sarà adesso.Chissà cosa farà.Come si sentirà.
Se solo mi rispondesse alle chiamate.Se solo ascoltasse i mille messaggi in segreteria.
 
In quel periodo,pensavo ancora che fosse una sfuriata momentanea. Ero convinta che sarebbe tornato poco tempo dopo con il borsone e le sue scuse.
Ma così non fu.
Lui non tornò da me. Lui non tornò da noi.
Ancora non avevo chiara la gravità della situazione.Ancora non avevo realizzato quanto la mia vita mi stava miseramente crollando addosso.
Per me quella situazione era l’ennesimo cerotto sul cuore.
Non avevo considerato,però,che in quel momento nessun cerotto avrebbe mai potuto fermare un emorragia esterna formata di ricordi,baci,abbracci e sorrisi.Un’emorragia che mi avrebbe fatto morire dissanguata tra le braccia delle persone che,impotenti,assistevano alla mia discesa verso l’oblìo.
 
____________________________

Ciao a tutte!

Questo aggiornamento è un po'insolito.Ma,del resto,questo giorno è un po'insolito.

Vi auguro un sereno Natale a voi e a tutti coloro che amate,con la speranza che sia il primo ed ultimo che passiamo in queste condizioni.

Ci sentiamo tra qualche giorno con l'epilogo ed i ringraziamenti.

Un abbraccio fortissimo.
S.
   
 
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