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Autore: Mari Lace    25/12/2020    2 recensioni
Raccolta sperimentale di one-shot su coppie crack (e fanon). Verrete a scoprirle con me?
[Parlando di crack pairing, metto l'avvertimento OOC per sicurezza, ma l'idea sarebbe di non scivolarci.]
#1: Shiho/Saguru
«Non un altro Shinichi, per favore...»
Quando si rese conto di averlo detto ad alta voce era troppo tardi.

#3: Il ragazzo, con il gomito della giovane detective puntato alla gola ad impedirgli qualsiasi movimento, riuscì in qualche modo ad emettere una risata che, però, suonò alquanto forzata.
«È così che ringrazi il tuo salvatore? Non sei molto gentile», tentò.
{Sera/Kaito}
#5: Tu hai mantenuto la tua promessa… ma io non ho mantenuto la mia.
Death!character; Shiho/Rei
#7: Shinichi/Sonoko
«Usciamo?» ripete, soppesando quella parola. Suona così strana in bocca a lei. Sta pianificando il suo omicidio?
«Pensavi che ti avrei lasciato a deprimerti a casa? Che amica sarei? Su, muoversi!» ordina Sonoko. «Scemo» aggiunge, in uno sbuffo quasi affettuoso.

#8: Shiho Miyano/Ryusuke Higo
"Non c'è amore per i traditori, in questo mondo."
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Eisuke Hondou, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Ran Mori, Saguru Hakuba | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non proprio cattivi

 

 

Ran impallidisce di colpo, sentendo Yusaku parlare delle liste di Babbo Natale. Shinichi non ha bisogno di chiederle nulla: basta guardarla in faccia per capire a cosa sta pensando.

«Piantala di preoccuparti, Ran» afferma, sbadigliando. «Se uno di noi è sulla lista dei bambini cattivi, quella è di certo Sonoko». Vorrebbe anche aggiungere che quella lista non esiste, dato che Babbo Natale è soltanto una sciocca invenzione – suvvia, che fantasia che hanno gli occidentali! –, ma Ran piangerebbe e non lo vuole.

«Come hai detto?»

Si volta di scatto verso Sonoko; la sua espressione un po’ lo spaventa. Sembra pronta a ucciderlo. Fa lo spavaldo, comunque, e dopo un colpetto di tosse ripete: «Scommetto che sei nella lista dei bambini cattivi».

«Tu tra poco sarai in quella dell’ospedale!» esclama la bambina, arrabbiatissima.

«Chiedi scusa, Shinichi. Subito!» interviene Yukiko, riservando un’occhiata severa al figlio. «Non si tratta così una signorina carina come Sonoko-chan!» aggiunge, sorridendo invece all’interessata.

Shinichi sbuffa, voltandosi verso Ran – è strano che lei non abbia reagito, ridendo o in difesa dell’amica. Non si aspettava, però, di vederla preoccupata.

Proprio in quel momento, Ran si volta verso di loro. Ha il telefono in mano; sorride triste. «Devo andare» mormora. «Papà e mamma mi vogliono a casa».

 

Sonoko ha insistito per rimanere con lui nonostante l’assenza di Ran; Shinichi, dapprima scettico, si sorprende a divertirsi molto con lei.

Al termine della serata sono soli, seduti sul divano di villa Kudo, in attesa del padre della bambina. Yukiko è in cucina.

«Lo pensi davvero?»

«Che cosa?» domanda subito Shinichi, confuso. La immagina rispondere “Deducilo, detective” per prenderlo in giro come sempre, ma non succede; sembra stanca, per quella sera hanno battibeccato abbastanza.

«Che io sia una bambina cattiva».

C’è qualcosa di strano nel tono dell’amica, non l’ha mai vista così seria. Si ferma, riflette qualche secondo.

«No» mormora, infine, fissandola un po’ in imbarazzo. «Era uno stupido scherzo».

Lei a quelle parole si accende e gli scocca un sorriso raggiante. «Non sei così cattivo!» urla, stordendolo. Shinichi scrolla le spalle, fingendosi indifferente.

È sempre stata così carina, Sonoko?

 

 

È Natale. Shinichi ha riottenuto il suo corpo e la sua vecchia vita, ma non c’è gratitudine per tali doni nel suo cuore. Riesce a pensare solo a ciò che ha perso, piuttosto: Ran.

Non è stata la distanza ad allontanarla da lui, sono state le sue bugie.

Ran non gli ha fatto una scenata, gli ha sorriso dicendosi contenta per la risoluzione dei suoi problemi. Poi gli ha comunicato che sarebbe andata a studiare all’estero.

Shinichi non ha avuto bisogno di chiedere, per una volta l’ha dedotto senza errore: Ran non lo ama. Forse l’ha amato, in passato, ma lui ha giocato con i suoi sentimenti per un anno e di quella cotta infantile non è rimasta più traccia.

È a casa, solo: i suoi genitori sono già ripartiti. Gli hanno offerto di andare con loro, di nuovo, ma lui ha rifiutato. In America non farebbe che cercare Ran in ogni ombra, mentre – gli è costato molto accettarlo – ha capito di doverla lasciar andare, per il suo stesso bene.

È confuso: si è sempre immaginato al fianco dell’amica, ha desiderato proteggerla e passare la vita con lei. Da quando Ran l’ha lasciato avverte un vuoto, ma si è anche scoperto non più tanto certo di ciò che provava per lei.

Perché la amava, o pensava di amarla?

Ran ha portato via con sé ogni sua certezza.

D’un tratto si volta, sorpreso, verso la porta d’ingresso; qualcuno ha appena suonato. Di chi può trattarsi? Shiho gli ha detto di avere un appuntamento – non ha proprio voluto rivelargli con chi –, quindi dovrebbe escluderla. Potrebbe trattarsi del dottor Agasa. Lentamente, si alza e raggiunge la porta; il campanello trilla di nuovo.

No, non è il dottore: non è così impaziente.

Apre la porta, brusco, e rimane a bocca aperta.

«Sonoko?» sussurra, riconoscendo la figura di fronte a lui. Non è certo di non avere le allucinazioni: che ci fa lei lì? Avrebbe scommesso che l’odiasse, visto com’è finita tra lui e Ran. Invece è sulla sua soglia, fasciata in un abito rosso – è carina – e non appare arrabbiata, solo un po’ irritata per l’attesa.

«Perché ci hai messo tanto?» lo bacchetta infatti, ma si ricompone quasi subito in un largo sorriso. «Lascia stare; che fai conciato così? Sbrigati a cambiarti: usciamo!»

Se prima era stupito, ora è genuinamente incredulo. «Usciamo?» ripete, soppesando quella parola. Suona così strana in bocca a lei. Sta pianificando il suo omicidio?

«Pensavi che ti avrei lasciato a deprimerti a casa? Che amica sarei? Su, muoversi!» ordina Sonoko. «Scemo» aggiunge, in uno sbuffo quasi affettuoso.

«Non sei arrabbiata?» chiede lui, fermo, cercando ancora di elaborare la situazione.

«Ran non è arrabbiata con te» dichiara Sonoko, con tranquillità. «La tua situazione le ha permesso, tra le varie cose, di rendersi conto che dalla vita vuole altro. L’hai ferita, sì, ma diciamo che per stavolta la passi liscia. E poi sospetto che tra voi due sia tu, quello con il cuore più spezzato al momento».

Ciò che pensa deve leggerglisi in faccia, perché Sonoko scuote la testa e aggiunge: «Forse tendi a dimenticarlo, ma sono anche tua amica, oltre che di Ran». Si è incupita leggermente nel dirlo; Shinichi, finalmente, capisce l’errore. È stato ingiusto con lei.

«Entra» l’invita, «sarò pronto in un attimo».

 

Sonoko lo trascina in giro per le vie illuminate di Tokyo, corre da una vetrina all’altra e fa qualche commento cercando di coinvolgerlo in una conversazione. È buffa, ma la sua strategia funziona: Shinichi si distrae. Si finge seccato, ma le è grato.

Improvvisamente gli occhi le si accendono d’una luce malandrina. Shinichi ne segue lo sguardo, ma non capisce subito.

«Dovremmo prendere del pollo fritto!» esclama finalmente lei, afferrandogli un braccio. Non si oppone, mentre si avvicinano al KFC, ma la sua mente corre veloce.

È Natale. Lui e Sonoko sono soli. Stanno per prendere del pollo fritto.

Shinichi sente improvvisamente molto caldo.

«Sei sicura di voler mangiare del pollo fritto con me?» si accerta, già dentro al locale.

Sonoko lo guarda come se avesse appena chiesto se il cielo sia blu. «Certo» risponde, sbrigativa, e torna a rivolgersi al cassiere.

Mangiare pollo fritto a Natale, in Giappone, è una tradizione per famiglie… e innamorati. Shinichi è in confusione totale: Sonoko ci sta provando con lui, lo sta prendendo in giro o… cos’altro?

«Spegni il cervello» lo riprende, ridendo, la ragazza. Regge un vassoio con la loro ordinazione e glielo porge, così da farlo portare a lui. Shinichi la segue, muto, fino al primo tavolo libero. «Dico sul serio, Kudo» continua lei, addentando una patatina. «Tu pensi troppo. Divertiti e basta, pensi di poterlo fare per cinque minuti?»

Si acciglia. Forse Sonoko ha anche ragione – eppure, inizia a sospettare che stia giocando con lui appositamente! –, ma non è disposto a dargliela vinta con tanta facilità. «E se non lo facessi?» replica, provocandola.

«Vuoi essere imboccato? Non sei più un bambino, Conan».

Avvampa, di nuovo. Sonoko ha talento nel trovare i suoi punti deboli e, lo ammette, gioca bene le sue carte.

«Se fossi un bambino, comunque» prosegue lei, come presa da un ricordo, «scommetto che saresti nella lista di quelli cattivi».

Shinichi si blocca, la mano tesa verso il pollo resta a mezz’aria. È confuso; quella non sembra l’ennesima provocazione, le parole di Sonoko gli solleticano la memoria. Ritira la mano, riflettendo. Lei sorride divertita.

D’un tratto, capisce – ricorda. Scoppia a ridere.

«Te lo sei proprio legato al dito, quello scherzo» commenta. Qualsiasi traccia d’imbarazzo o disagio è scomparsa; non è certo del perché, ma la consapevolezza di aver già passato un Natale solo – o quasi – con Sonoko agisce come un balsamo sui suoi nervi. «Non dirmi che pianificavi questa battuta da quando hai scoperto di Conan».

Sonoko scrolla le spalle, continuando a sorridere. «Dimmelo tu, detective».

Shinichi scuote la testa. È come se quel primo Natale passato insieme abbia aperto la strada a un fiume di altri ricordi semidimenticati. Sonoko è sempre stata presente, al suo fianco – eclissata da Ran. Ora che il ruolo dell’altra ragazza nella sua vita si è ridimensionato, ripensa e rivede tutto, anche i minimi gesti.

«Dovrei minacciarti di mandarti all’ospedale, allora» puntualizza, ripensando a quello scambio così loro. «Ma non lo farò. Invece… grazie».

«Non fare il sentimentale con me, ora… Shinichi».

La sostituzione del cognome con il nome lo sorprende, sul momento, ma non lo infastidisce; suona giusta.

 

«Sai, Shinichi» inizia Sonoko più tardi, mentre camminano per una strada particolarmente decorata.

Si volta a guardarla, incuriosito dal tono. Non è certo del perché, ma gli è parso molto diverso da quello normale che ha usato per chiacchierare fino a poco prima.

Sonoko guarda in alto, invece. Si ferma di colpo, spingendolo a fare altrettanto, e finalmente lo fronteggia. «Scherzavo. Non sei proprio cattivo, in fondo».

Solleva un sopracciglio, sospettoso. Lo sguardo gli corre d’istinto verso l’alto, dove guardava Sonoko poco prima – comprende. A metà. Ricerca gli occhi della ragazza, sperando di trovarvi una risposta o una conferma, ma ritrova il suo volto molto più vicino. Una conferma, allora.

Sonoko esita un secondo, forse per assicurarsi che abbia compreso e non la respinga. Shinichi ne approfitta per prendere in mano la situazione: sono sotto una piantina di vischio, la bacia.

È strano – è bello.

Il fantasma di Ran lo lascia, in quell’attimo – e in quelli a venire.

 






NdA
Duunque.
Ho scritto questa storia come regalo per Maqry, la mia gemellina nata in ritardo che ho avuto il piacere di conoscere quest’anno e che mi sopporta da mesi. Maqry è, inoltre, una vera Grifondoro, perché quest’estate ha iniziato a leggere Detective Conan: se non è un atto di coraggio questo, non so quale possa essere. E leggendolo, ha iniziato a shippare Shinichi e Sonoko (e io il crack posso solo approvarlo!).
Scherzi a parte, volevo scriverti una Shinichi/Sonoko da tanto e alla fine è venuta fuori così. Ti saresti meritata molto di meglio, lo so, ma spero che questa possa esserti piaciuta almeno un pochino!

Sono consapevole che Shinichi nel canon ami Ran, Aoyama potrebbe difficilmente essere più eloquente a riguardo. Per quanto mi riguarda, comunque, un sentimento che lega due bambini in modo identico dall’asilo ai sedici anni è a dir poco irrealistico. Mi permetto di interpretare, in ambito fanfiction (in questa, perlomeno) l’affetto di Shinichi per Ran esattamente così, come un affetto molto forte per l’amica che ha sempre avuto accanto mescolato a un grande senso di protezione (che comunque Shinichi ha per tutti, eh. Corre per salvare Ran, sì, ma corre per salvare tutti: sale su un autobus che sta per esplodere per salvare Ai, e non credo che lo faccia solo perché lei gli è utile). E quando lei si allontana, Shinichi riesce finalmente a vedere Sonoko.

Makoto in questa fanfiction non esiste (o meglio, non si sono mai incontrati e non stanno insieme), ché già è pesante dover smontare una ship canon, la seconda me la sono risparmiata. E poi Maqry ancora non ha conosciuto Makoto 😇
Una piccola nota per i nomi: non sono un'esperta riguardo alla cultura giapponese, tutt'altro, quel che so mi viene soprattutto dalla lettura proprio di Conan. Mi sembra di aver capito che, se da bambini è normale chiamarsi per nome, crescendo diventi invece imbarazzante per i ragazzi essere chiamati per nome dalle coetanee. Per questo Sonoko qui dapprima lo chiama Kudo, arrivando solo più tardi a osare Shinichi (“privilegio” che Ran invece ottiene molto presto). Per quanto riguarda Sonoko invece, non sono sicurissima ma non ricordo Shinichi rivolgersi a lei come Suzuki, francamente mi farebbe strano... fingiamo che dopo un anno di Conan che la chiama Sonoko-oneesan gli venga spontaneo chiamarla così, d'accordo? A parte questo, ho preferito evitare gli onorifici con la sola eccezione del “chan” usato da Yukiko. Probabilmente avrei dovuto evitare anche quello, ma farle dire soltanto Sonoko mi suonava strano, perdeva una sfumatura. "Sonokina" sarebbe un vero obbrobrio, "la piccola Sonoko" non c'entrava, siate clementi e passatemelo – oppure bacchettatemi, magari mi deciderò a toglierlo. Per chi non lo sapesse, il suffisso "chan" è utilizzato come diminutivo/vezzeggiativo, con i bambini ma anche tra ragazze o in situazioni di grande intimità (credo).
Insomma, spero che questa storia possa esservi piaciuta. D’altra parte se state leggendo questa raccolta la divergenza dal canon non dovrebbe dispiacervi troppo, credo!
Ogni parere è ben accetto.
Buon Natale a tutti e tutte!
Mari

  
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