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Autore: Bluemoon Desire    25/12/2020    2 recensioni
[L\\\'Allieva]
[L\'Allieva]SEQUEL DI "PAURA D'AMARE"
La storia si colloca idealmente durante gli eventi dell'attuale terza stagione della fiction RAI.
E' trascorso un anno.
Molte cose sono cambiate dentro e fuori dall'Istituto di Medicina Legale di Roma.
Malcomess è andato in pensione e al suo posto è arrivata una "Suprema" di tutto rispetto, gli ex specializzandi sono ormai medici legali a tutti gli effetti, Alice e Claudio fanno ufficialmente coppia fissa e una bimba meravigliosa è arrivata a rallegrare (e tormentare) le giornate di Alice e della sua famiglia allargata.
Insomma, tutto sembra filare per il verso giusto. Ma il passato non sembra voler mollare la presa. Il ricordo del rapimento continua a tormentare Alice, e una nuova indagine finirà per riaprire quella ferita mai risanata, spingendola ad affrontare i suoi demoni interiori...
ATTENZIONE: La storyline e la caratterizzazione dei personaggi prendono spunto sia dalla fiction che dai romanzi di Alessia Gazzola.
Genere: Commedia, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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                                                            CAPITOLO QUARTO 
                                                 
                                                        "NUBI ALL'ORIZZONTE" 



"A volte basta una parola
per stare bene a metà
fra l'emozione e la paura
d'amarsi in questa eternità."

— Pino Daniele

 

(ALICE POV)

Sono trascorsi mesi da quando Silvia è tornata a vivere a Roma in pianta stabile, eppure riuscire a vedersi è diventata una missione quasi impossibile. Tuttavia, oggi, sotto l'influsso propizio di chissà quale fortunata congiunzione astrale, siamo riuscite ad organizzare questo bel pranzetto al solito locale vicino all'Istituto, in onore dei vecchi tempi.
E' sempre stato il nostro piccolo momento speciale della giornata, l'insostituibile angolo del gossip selvaggio e delle chiacchiere pazze. 
E onestamente parlando, ne ho sentito parecchio la mancanza durante la nostra lunga separazione.

"...che mi puoi dire di Einardi?" mi interpella a bruciapelo Silvia, mentre attendiamo che il cameriere consegni le ordinazioni al nostro tavolo.

La fisso con aria di vago sospetto.
Conosco fin troppo bene quella particolare inflessione nella sua voce, abbastanza da sapere che cosa vi si nasconda dietro.
Mio malgrado, non riesco a reprimere un sorriso.
Gli anni passano, ma la mia cara vecchia Silvia non cambia mai.

"Che ti sei messa in testa, Jessica Rabbit?" la redarguisco infine, severamente, fissandola torva dall'altro capo del tavolo "Guarda che Sergio non è tipo da una botta e via..."

"Peccato" commenta a quel punto la mia migliore amica, con una rapida alzata di spalle.

"Peccato che?" chiedo d'istinto.

"Stavo già facendo un bel pensierino sconcio su noi due nel mio ufficio...magari appoggiati contro la scrivania..."

"EEEH, INSOMMA!" protesto indignata, scagliandole un tovagliolo addosso per zittirla "Risparmiami i dettagli, grazie!"

Silvia rotea gli occhi con teatrale disappunto.

"...ma quanto sei bigotta, Alice?!" mi prende in giro, scrollando la testa con evidente rassegnazione "Tua nonna riuscirebbe a reggermi il gioco meglio di te!"

Ecco, mi pulsano terribilmente le orecchie per la vergogna.

Bigotta...IO...se solo le raccontassi del recente incontro di fuoco in Istituto tra me e Claudio!
Quel bel quadretto erotico ha fatto riemergere con prepotenza quel ricordo nella mia mente, e ora mi sento in imbarazzo come una liceale beccata in flagrante dai genitori in compagnia del fidanzatino.
Devo assolutamente allontanare questi pensieri dalla testa, altrimenti Silvia finirà per sgamarmi come al suo solito!
Possiede una specie di sesto senso infallibile quando si tratta di sesso, è una cosa su cui abbiamo sempre scherzato, fin da ragazzine. 
E con me non ha mai sbagliato un colpo.

"Piuttosto, dimmi..."

Sollevo in fretta lo sguardo su di lei, temendo quasi di sentire il resto della sua frase.

"...come vanno le cose tra te e il Principe della Sala Settoria? Non mi hai raccontato più niente. Alla fine si è deciso a farti quella proposta, o aspetta che tua nonna perda definitivamente la pazienza e lo minacci con uno scopettone?"

Scoppio a ridere.

L'amore spassionato e leggendario di Nonna Amalia per Claudio è secondo soltanto al suo profondo desiderio di vedermi accasata e felice.

"Direi che la situazione è rimasta più o meno la stessa di un anno fa"  le rispondo infine, poco prima che il cameriere sfrecci fuori dalle cucine, trasportando in equilibrio tra le braccia i nostri piatti belli fumanti.

"Nel senso che vi vedete ancora di nascosto?" incalza Silvia, allungando con uno scatto felino entrambe le braccia in avanti per afferrare il piatto che il ragazzetto le sta porgendo, prima che la sua pericolosa pendenza ne faccia cadere a terra l'intero contenuto.

"No, ormai lo sanno tutti che stiamo insieme" le spiego, osservando con ansia il mio piatto traballare tra le mani inesperte del giovane cameriere "Il problema è che, da quando mi ha dato quell'anello, non ha più accennato al matrimonio. Mai. Neppure una volta." proseguo poco dopo, a pericolo scampato, iniziando a tagliare il mio succulento petto di pollo alla griglia, accantonando con cura la rucola d'accompagnamento in un angolino del piatto. L'ho sempre detestata. "Non dico che dovremmo scegliere subito una data o correre a comprare le fedi, però non mi dispiacerebbe sapere che ci sta pensando...capisci cosa intendo?"

"Ma tu hai provato a chiedergli spiegazioni?"

"Ogni volta che sto per farlo, qualcosa me lo impedisce...comincio a pensare che si tratti di una specie di congiura cosmica!"

Silvia mi lancia un'occhiata scettica.

"Tu sei proprio sicura di volerlo sposare, Alice?" mi domanda con un tono tremendamente serio, e per una frazione di secondo mi sembra quasi di ritrovarmi in Questura, sotto interrogatorio.

"Silvia, ma che domande fai?!" sbotto istintivamente, quasi sulla difensiva "Certo che voglio sposarlo...io lo amo e voglio stare con lui."

"E tu questo glielo hai mai detto chiaramente?" mi domanda ancora, più che mai decisa a sbattermi spietatamente in faccia la verità come soltanto lei riesce a fare "Perché se devo essere sincera - e ti prego di non arrabbiarti! - non mi sembra che tu sia così convinta di questa scelta. Non dico che tu non sia innamorata di lui, non fraintendermi, ma sento che c'è qualcosa che ti frena. Ti conosco troppo bene, signorina..."

Colpita e affondata.
Ad onor del vero, non è la convinzione a mancarmi...piuttosto una certezza.
La certezza che quell'anello non sia soltanto frutto di un gesto disperato e irragionevole dettato dalla paura di perdermi per sempre, la certezza che Claudio desideri davvero trascorrere il resto della sua vita con me, che abbia scelto me sopra tutto e tutti.
Perché non riesce mai a rendermi partecipe dei suoi pensieri, quando basterebbe così poco per placare le mille ansie annidate nel mio cuore?

                                                                   ・・・

(CLAUDIO POV)

E' già pomeriggio inoltrato quando riesco finalmente a liberarmi degli ultimi seccanti impegni accademici, evadendo in anticipo dall'Istituto.  Occasione più unica che rara, visto che normalmente sono sempre tra gli ultimi a lasciare l'edificio a fine giornata.
Ma non stavolta, non oggi.

Sono stremato, psicologicamente e anche fisicamente.
Aspiro a fondo una fresca boccata di quella frizzante brezza autunnale, e osservo l'allungarsi delle ombre sulla città, l'orizzonte appena velato da una sottile coltre di nubi. A volte dimentico quanto sia bella Roma al tramonto.

Lo squillo improvviso del cellulare interrompe bruscamente il flusso dei miei pensieri, facendomi sussultare.
Una semplice occhiata al nome apparso sullo schermo basta a procurarmi uno spiacevole spasmo nervoso.
Avrei dovuto immaginare che la questione non si sarebbe risolta così facilmente, non adesso che è ritornato qui in città.
Lo conosco, so fin troppo bene com'è fatto...ma questa volta non gli permetterò d'intrufolarsi nella mia vita, stravolgendo i fragili e precari equilibri che, con enorme fatica, cerco da anni di preservare. 

Tanto per cominciare, Alice deve restarne fuori.
Non può essere altrimenti. L'ultima cosa che mi serve è che venga risucchiata anche lei nell'enorme buco nero di caos e follia del mio passato. Devo proteggerla da me stesso e da tutto ciò che mi trascino dietro.

"CLAUDIO!"

No, non posso crederci.
Il mio piede si blocca di colpo sull'ultimo gradino della scalinata, come se qualcosa lo avesse paralizzato.
Riconoscerei questa voce tra mille, anche se sono più di dieci anni ormai che non la sento più risuonare tra le pareti di casa.
Lentamente mi volto in direzione dell'ingresso del parcheggio, ed è allora che lo vedo. 

Se ne sta lì in piedi a fissarmi, appoggiato al corrimano di pietra della scalinata, con quella scanzonata e impenitente faccia da schiaffi che, in un tempo ormai lontano, gli ho perfino invidiato. Il suo aspetto è un po' trasandato, barba e capelli sono decisamente più lunghi e brizzolati dell'ultima volta che l'ho visto, ma per il resto mio fratello Giacomo è esattamente come lo ricordavo.

"Mi sembrava di averti detto che mi sarei fatto vivo io, o sbaglio?" esordisco con estrema freddezza, neanche fosse un perfetto estraneo.

E in effetti, volente o nolente, è questo ciò che è diventato per me.

"Ho visto come mi hai risposto, infatti."

Serro con forza la mascella.
Con che coraggio si permette di venire a farmi la morale?! 
Proprio lui, poi?!

"Giacomo, questa è la mia vita...non ti permetterò di sconvolgerla ancora, non questa volta" lo redarguisco senza inutili giri di parole, del tutto incapace di celare l'amarezza e la frustrazione che mi scalpitano nel petto. Ho represso così a lungo i miei sentimenti che adesso potrei quasi esplodere.

"A chi altri dovrei chiedere aiuto se non a mio fratello?" incalza Giacomo, con una determinazione che mi appare vergognosamente portentosa.

Sento gli occhi schizzarmi fuori dalle orbite per la rabbia.

"MIO FRATELLO, UN CAZZO!" ruggisco come una furia, ritrovando un po' di quella rude volgarità da ragazzino di periferia soffocata sotto strati di abiti firmati e prestigio accademico "Dove sei stato in questi ultimi dieci anni, eh? Ti ricordi di avere una famiglia soltanto quando ti servono soldi o qualcuno che tiri fuori il tuo culo dai guai?! E' comodo così."

"Lo so, ho commesso degli errori, ma..."

"No, niente 'ma'. Hai perso ogni diritto di considerarti parte della famiglia quando mi hai voltato le spalle e sei sparito in quella cazzo di giungla! Mamma e papà sono morti e tu neanche ti sei degnato di venire al loro funerale...mi hai lasciato qui da solo come un coglione ad affrontare l'inferno. Non ti meriti il mio perdono, Giacomo, né ora né mai."

Un lunghissimo e teso silenzio accompagna le mie parole, interrotto soltanto dai nostri respiri pesanti e dal lontano rumore di qualche auto di passaggio. Mi sembrano così lontani, adesso, quei giorni in cui credevo di poter lottare al fianco di Giacomo, noi due insieme contro il mondo, uniti e solidali come lo eravamo stati da bambini. 
Era sempre stato un eroe ai miei occhi. Il ragazzo d'oro, amato e osannato da tutti, quello che con un caloroso sorriso riesce ad entrare nelle grazie e nel cuore di chiunque senza fare il minimo sforzo. L'ho invidiato per questo, a volte perfino odiato, eppure è bastato così poco per veder crollare miseramente quel maestoso castello di apparenza ed illusioni.

"Sali in macchina."

Il mio tono suona definitivo, perentorio.
Qualsiasi possibilità di replica è fuori discussione.
Con un paio di rapide falcate, mi avvicino all'auto e spalanco con un gesto di stizza lo sportello dal lato del guidatore, facendo poi segno a mio fratello di salire a bordo. Non ho alcuna intenzione di dedicare a Giacomo e ai suoi casini più tempo ed attenzioni di quanto non meritino.

                                                               ・・・

La mattina seguente, Alice ricevette una convocazione ufficiale in Questura per discutere di alcuni dettagli riguardanti la sua perizia autoptica. Sapeva che sarebbe accaduto, tuttavia ciò non impedì alla sua ansia da prestazione di prendere il sopravvento come al solito. 
Avrebbe voluto confrontarsi brevemente con Claudio prima di andare, ma nessuno dei colleghi dell'Istituto sembrava avere la minima idea di dove fosse finito. 
In effetti, avrebbe dovuto telefonarle la sera prima, ma non l'aveva fatto.
Sembrava scomparso nel nulla.

Giunta di fronte all'ingresso della Questura, Alice fu investita da un'ondata irrefrenabile di nostalgie e ricordi del passato.
Un passato relativamente recente, che però ai suoi occhi appariva già lontanissimo.

"Oh, Alice...entra pure!"

La accolse Silvia con un sorriso un po' tirato, segno che qualcosa non stava andando per il verso giusto.
La conosceva troppo bene per dubitarne.

"Ci sono problemi?" le domandò, prendendo posto sulla sedia vuota di fronte alla sua scrivania.

"Definirli 'problemi' sarebbe un eufemismo" confermò Silvia con una punta d'amarezza nella voce "Praticamente la nostra vittima non esiste."

Alice aprì e richiuse la bocca un paio di volte, incerta su cosa risponderle.

Evidentemente Silvia doveva aver colto il suo sconcerto, perché subito provvide ad aggiornarla sugli ultimi sviluppi delle indagini.

"Abbiamo provato ad identificarlo, ma senza successo. Abbiamo cercato corrispondenze tra gli annunci delle persone scomparse sul territorio italiano e internazionale, e anche tra gli elenchi dei bambini iscritti alle scuole primarie di Roma, ma niente...è come se non fosse mai esistito. Nessuno ne ha denunciato la scomparsa."

"Un clandestino?" azzardò Alice.

"E' l'ipotesi più probabile al momento sì, anche se purtroppo questo renderebbe complicata la sua identificazione."

A quelle parole, il volto di Alice s'illuminò e un'improvvisa scossa d'eccitazione le spedì un lungo brivido tra le scapole.

Come aveva fatto a non pensarci subito? Eppure Claudio glielo aveva suggerito anche durante l'autopsia.
Fortuna che non era lì accanto a lei, altrimenti niente l'avrebbe salvata da una delle rinomate occhiate fulminanti in stile Conforti.

"E se provassimo a risalire alle informazioni anagrafiche attraverso il codice d'identificazione dell'impianto al braccio?" buttò lì con un tono quasi cospiratorio, il busto leggermente proteso in avanti e le labbra incurvate in un sorriso furbo.

"E' un'ottima idea" convenne Silvia, annuendo incoraggiante "Vista la situazione potrebbe davvero essere la nostra unica speranza..."

Alice provò un moto d'orgoglio.
Proprio come il buon vecchio Calligaris, anche Silvia sembrava ben disposta a darle un po' di credito e questo la faceva sentire apprezzata. Peccato che la stessa cosa non si potesse dire di Claudio o della Boschi.

"Ho visto le radiografie, l'intervento a cui è stato sottoposto il bambino è stato eseguito con tutti i migliori criteri chirurgici" aggiunse con professionale risolutezza "Una tecnica che definirei impeccabile. Dubito che dietro ci sia qualche macellaio nascosto in un vecchio scantinato abbandonato. Ad ogni modo, viste le circostanze, quei codici d'identificazione sono la nostra unica possibilità per ottenere informazioni più precise."

"Chiamo Sergio e gli chiedo di preparare subito la documentazione necessaria"

Le parole di Silvia calamitarono l'attenzione di Alice in una frazione di secondo, facendole drizzare subito le antenne.

"Scusa...da quand'è che lo chiami "Sergio"?" la apostrofò, fissandola con sospetto dall'altro lato della scrivania.

"Fatti i fatti tuoi" la liquidò l'altra con un mezzo sorrisetto, senza neppure provare a darle una spiegazione.

"Quindi è così che funzionerà d'ora in poi, Dottoressa Barni? Neanche un misero "Grazie"...?

"A furia di stare con Conforti, sei diventata una piccola megalomane in cerca di riconoscimento?" 

"Ma sentitela..."

"Posso offrirti al massimo un caffè al distributore automatico..."

"Vorrà dire che per questa volta mi accontenterò!"

                                                       ・・・

L'inaspettata adunata generale di quel pomeriggio colse un po' tutti di sorpresa in Istituto.
Nessuno sembrava avere idea di cosa stesse accadendo. 
Qualche studente tra i più intraprendenti provò a chiedere spiegazioni, ma la Manes non concesse alcuna anticipazione, limitandosi ad elargire un generico invito a prendere posizione al più presto nella sala convegni.
Invito che non fece altro che innervosirli ancora di più.

Alcuni pigramente, altri invece mossi da inarrestabile curiosità, tutti quanti si riversarono nel luogo prefissato per l'incontro, in attesa che la Suprema li illuminasse sulle ragioni di quell'improvvisa convocazione. Alice, Lara e Paolone si sistemarono uno accanto all'altro in terza fila, in una posizione vantaggiosa sia per l'ascolto che per la visione.
Erika, Sandro e Giulia sedettero appena dietro di loro.

Alice trascorse i primi minuti di quella febbrile attesa ad allungare il collo oltre la folla alla ricerca di Claudio, ma non lo vide da nessuna parte. Possibile che non fosse ancora rientrato in Istituto? Non era da lui assentarsi così a lungo dal posto di lavoro.
E poi perché sparire nel nulla in quel modo senza avvisarla?
A volte non riusciva davvero a capire cosa gli passasse per la mente.

"...ma secondo voi riguarda il nostro dottorato?" domando d'un tratto Paolone, la voce incrinata da una vibrante nota d'agitazione.

Alice e Lara si scambiarono un'occhiata dubbiosa.

"In quel caso avrebbe riunito soltanto voi tre Moschettieri, no?" s'intromise prontamente Erika, facendo capolino da dietro le spalle di Alice "No, deve trattarsi di qualcos'altro...qualcosa di più grosso...."

Alice percepì una certa dose di acrimonia nelle sue parole, ma preferì sorvolare.
Non era quello il tempo delle polemiche.

"Detesto ammetterlo, ma penso che questa volta Scanner possa avere ragione" commentò a sorpresa Lara, per poi sospingere indietro Erika con un gomito, rimettendola nuovamente al suo posto.

"Che camurria" mugugnò Paolone tra i denti, lo sguardo che indugiava preoccupato in direzione del corpo docenti.

Proprio quando Alice aveva ormai perso del tutto le speranze, Claudio comparve in testa ad un gruppetto di chiassosi specializzandi del secondo anno.

Con passo affrettato e risoluto, si diresse verso il fondo della sala, lì dove gli altri docenti dell'Istituto erano impegnati in una fitta conversazione con la Suprema. Avrebbe voluto raggiungerlo seduta stante e obbligarlo a darle delle spiegazioni su quell'assurda sparizione, ma preferì aspettare un momento migliore.
Dopotutto, la riunione non sarebbe durata all'infinito.

"Come saprete, il nostro Istituto ha sempre tenuto in grande considerazione i gemellaggi e le collaborazioni internazionali con altre Università" esordì poco dopo la Suprema, abbracciando l'intera sala con lo sguardo, la voce forte e autoritaria resa ancor più potente dal microfono "A questo proposito, vi informo che nel corso di quest'anno accademico vi sarà offerta l'occasione di concorrere per un dottorato di ricerca in Scienze Forensi presso la Boston University, della durata di tre anni..."

Volti sconcertati spuntarono qua e là tra la folla, mentre un brusio nervoso si diffuse rapido in ogni angolo della sala convegni, tramutandosi ben presto in un fastidioso ronzio di fondo, che costrinse la Suprema a richiamare tutti all'ordine.

"...VI PREGO DI MANTENERE LA CALMA!"

I bisbigli si spensero all'istante e l'intera sala ripiombò nel silenzio.

'Il potere intimidatorio dell'autorità', pensò Alice divertita.

"Il concorso sarà aperto a tutti gli specializzandi, dal primo fino all'ultimo anno, nessuna eccezione" proseguì la Suprema, imperturbabile "Ognuno dei candidati dovrà presentare un progetto di ricerca adeguato alle linee guida che vi saranno fornite a tempo debito, e sottoporlo all'attenzione della commissione d'esame, che sarà formata in parte da membri di questo Istituto e in parte da rappresentanti scelti del Dipartimento di Scienze Forensi della Boston University. Ovviamente si richiederà a tutti voi la massima trasparenza e una concorrenza leale..."

Lo sguardo della Manes indugiò più a lungo del dovuto su Erika e Alice, tanto che quest'ultima sentì il cuore accelerare pericolosamente i suoi battiti. Aveva nutrito a lungo quel piccolo sospetto, ma senza mai averne l'assoluta certezza.
Ora la conferma che aspettava era arrivata. La Suprema sapeva tutto della "guerra" per Baltimora, e per qualche strana ed imperscrutabile ragione, questo pensiero la innervosiva. L'ultima cosa che desiderava era che anche la Manes, come gli altri docenti prima di lei, finisse per etichettarla come la solita, ingenua tontolona.
Quella donna rappresentava la sua ultima occasione per guadagnarsi una prima impressione positiva, e non avrebbe permesso ai suoi errori passati di mandare all'aria i suoi piani.

Terminata la riunione, la sala convegni cominciò lentamente a svuotarsi dei suoi numerosi ospiti, che cominciarono a riversarsi scompostamente e rumorosamente nei vari corridoi dell'Istituto. Un autentico bagno di folla.
Sembravano tutti elettrizzati all'idea del dottorato alla Boston University, e come biasimarli?
Lei stessa avrebbe venduto l'anima per un'occasione simile, anche se, dopo la cocente delusione di Baltimora, aveva imparato a ridimensionare parecchio le sue aspettative.
Che volesse ammetterlo oppure no, lì fuori c'erano decine di specializzandi molto più in gamba e meritevoli di lei.
Meglio non illudersi troppo.

Decisa ad affrontare Claudio prima che sparisse di nuovo nel nulla senza darle spiegazioni, Alice raccolse in fretta le sue cose e sfrecciò fuori dalla sala, inseguendolo a fatica tra quella marea umana di camici bianchi, fino al portone d'ingresso dell'edificio. 
Che diavolo stava combinando? Era appena rientrato in sede e già se ne stava andando di nuovo?
Provò a chiamarlo un paio di volte, ma senza alcun risultato.

"CLAUDIO!" urlò un'ultima volta, tentando di sovrastare l'assordante vocio circostante.

Finalmente lui si voltò, incrociando il suo volto tra la folla. 
L'espressione nebulosa, lo sguardo mesto e assente...era come se fosse lontano mille chilometri da lì con i pensieri.
L'ultima volta che lo aveva visto ridotto in quel modo, Calligaris stava lottando tra la vita e la morte in un letto d'ospedale.

"Alice, ora non posso--"

Cominciò a dirle, con la chiara intenzione di liquidarla su due piedi, ma lei lo bloccò prima ancora che potesse terminare la frase. 
Era stufa di rimanere sempre all'oscuro di tutto ciò che lo riguardava.

"Voglio sapere che cosa ti sta succedendo" lo apostrofò con insolita decisione, trattenendolo per un braccio "Sono giorni che sei strano e non capisco il perché..."

Il volto di Claudio era così maledettamente teso in quel momento, da farle temere un'esplosione rancorosa in pieno stile CC...ma contrariamente alle sue disastrose aspettative, si limitò a restituirle lo sguardo, mentre il suo volto si distendeva in un'espressione vagamente intenerita.

"Andiamo, dai...ti spiego tutto in macchina"

                                                                                         ・・・

"CHE COSA?!"

Alice strabuzzò gli occhi, voltandosi di scatto verso Claudio.

"No, scusa...fammi capire bene" lo apostrofò, irritata "Tu hai un fratello maggiore che vive da dieci anni in Brasile e non hai mai pensato di dirmelo?"

Il rumore ritmico dei tergicristalli sembrava quasi scandire il tempo dei suoi pensieri, mentre fuori dal finestrino il profilo della città scivolava veloce davanti ai suoi occhi, rischiarato dalle ultime, tenui luci del tramonto.

"...non so che dire, davvero..."

Seduto accanto a lei al posto di guida, Claudio si lasciò andare ad un profondo sospiro rassegnato, l'ennesimo della giornata.

"Non ti ho mai raccontato niente su di lui, perché Giacomo non fa parte della mia vita" provò a spiegarle con tono forzatamente pacato, nella speranza che le sue parole l'aiutassero a perdere interesse per l'argomento. Non aveva alcuna voglia di inoltrarsi lungo il viale dei ricordi.

"Come può non far parte della tua vita, Claudio? E' tuo fratello!" esclamò Alice, con evidente sconcerto.

"Un fratello che non vedo da più di dieci anni e che sento a malapena per le feste comandate" precisò lui, glaciale "E' praticamente un estraneo per me, Alice. E mi va bene così, non lo voglio nella mia vita."

"Quindi se non ti avessi costretto a parlarmene, avresti continuato a tenermi all'oscuro di tutto?" insistette Alice, le braccia incrociate sul petto in un atteggiamento spavaldo e battagliero.

Di fronte a tanta risoluta testardaggine, la pazienza di Claudio cominciò pericolosamente a vacillare.
Non amava essere sottoposto a quel tipo di interrogatori, soprattutto quando riguardavano la sua vita privata.

"E' una storia complicata...non avresti capito." tagliò corto, deciso a mettere un punto definitivo a quella conversazione.

Alice avvertì una dolorosa stretta al cuore.
Le parole di Claudio, a volte, sapevano ferire molto più dei suoi silenzi.
E la cosa peggiore era che lui non sembrava rendersi conto di quanto questo le facesse male.
Contava davvero così poco nella sua vita, da non meritare neppure una spiegazione che non fosse articolata in pochi monosillabi e qualche misera parola stiracchiata? Che senso aveva continuare a stare insieme, se al momento del bisogno si chiudeva a riccio, escludendola?

"Claudio..."

Batté un paio di volte le palpebre nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime che le pungevano fastidiosamente gli occhi.
Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla piangere a causa sua.

"...che cosa rappresento per te, me lo dici?"

La domanda rimase sospesa a mezz'aria per un tempo che parve protrarsi all'infinito, galleggiando in quel silenzio teso e imbarazzato come una di quelle nuvolette appollaiate sulle teste dei personaggi dei fumetti.

"Alice, ti prego..."

La voce di Claudio suonò quasi come una supplica.

"No."

Stavolta fu lei ad essere irremovibile.
Non aveva alcuna intenzione di rimandare ancora quella conversazione.
Voleva una risposta, e la voleva subito. 
Ne aveva un disperato bisogno.

"Sai bene cosa provo per te..." provò a dirle Claudio, nel tentativo di rabbonirla, ma Alice non demorse.

"Pensavo di saperlo" si affrettò a puntualizzare, un sorriso amaro a distenderle le labbra "Ora non ne sono più così sicura."

Claudio non rispose.
Accelerando, svoltò rapido con l'auto in una viuzza traversa per poi sbucare sulla piazza dove si affacciava l'appartamento di Alice.
Parcheggiò a pochi metri di distanza dal cancello d'ingresso, spense il motore e si abbandonò stancamente con la testa all'indietro, contro il sedile. Perfino lì nella penombra, Alice avvertiva tutto il peso del suo sguardo addosso.

"Io non sono come te, Alice" soggiunse dopo un breve silenzio, lanciandole uno sguardo fugace con la coda dell'occhio "Condividere i pensieri, le emozioni...non è nella mia natura. E lo so che questo ti ferisce, ma sono fatto così."

Alice lo scrutò a lungo, come a volerlo spronare a proseguire.
Accadeva così raramente che si confidasse in quel modo con lei, che non voleva sprecare un solo istante di quei momenti preziosi.

"Vorrei solo che mi permettessi di starti accanto, niente di più..." ammise in un flebile sussurro, allungando una mano a sfiorare quella di lui, ancora appoggiata sulla leva del freno a mano.

Subito sentì le dita di Claudio serrarsi attorno alle sue in una stretta decisa e quasi disperata, come se la sola idea di lasciarla andare lo paralizzasse. A volte dimenticava che il più delle volte erano i suoi gesti a parlare per lui, molto più di quanto non facessero le sue parole...o i suoi silenzi.

"...non hai voglia di tornare a casa stasera, Sacrofano?" domandò d'un tratto Claudio, smorzando i toni seri della discussione con un accenno di sorriso "Nel caso non lo avessi notato, siamo fermi davanti al portone di casa tua da almeno un quarto d'ora..."

"L'ho notato" confermò Alice annuendo lentamente, le dita ancora intrecciate a quelle di lui.

"E..?" incalzò lui, mentre un sorrisetto malizioso si allargava sulle sue labbra.

"E non ho alcuna voglia di dormire da sola stanotte" concluse lei, annullando con un bacio la poca distanza che ancora li separava, il cuore improvvisamente sgombro di ogni paturnia ed amarezza.

Quali che fossero le difficoltà da superare, avrebbero trovato il modo di farlo...insieme. Inutile negarlo, Claudio si discostava parecchio dall'ideale romantico del principe azzurro che aveva sempre inseguito fin da bambina, ma i sentimenti che nutriva per lui erano la cosa più reale che avesse mai provato in tutta la sua vita. Doveva pur significare qualcosa, no? 
E a dispetto delle loro innegabili differenze, che li rendevano incompatibili sulla carta, era sicura che anche lui provasse la medesima cosa. Così diversi, eppure indissolubilmente connessi.
Forse era proprio questo a renderli imperfettamente perfetti l'una per l'altro. 

 

ANGOLO DELL'AUTORE: Come avrete notato, questo capitolo ha richiesto una "gestazione" un tantino più lunga e complessa...è un capitolo che getta le basi per il futuro, cominciando a delineare i contorni di ciò che accadrà in seguito. Le indagini cominciano a progredire, così come i misteri ad esse legati, e tra Claudio e Alice...beh, diciamo che i problemi non mancheranno! Ma si sa, "amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro si allontana".

A presto con il prossimo capitolo! 

P.S. Un grazie di cuore a chiunque stia seguendo e recensendo. 

   
 
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