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Autore: 8iside8    26/12/2020    1 recensioni
La Fata Nera è stata sconfitta e Storybrooke credeva di essere salva. Dopo poche settimane di pace, Killian Jones scompare ed Emma non si da pace.
La svolta arriva quando una nuova pista si palesa grazie a Tremotino.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Nuovo personaggio, Regina Mills
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitan Uncino entrò nella cabina e trovò la ragazza seduta sul bordo del letto, che si guardava attorno. Non era lo sguardo di una povera fanciulla indifesa, anzi, era guardingo e scrutatore. Stava analizzando tutto quello che c'era nella cabina e si fermarono su di lui.  
«Milady, vi siete svegliata. Eravate svenuta in una barchetta e vi abbiamo tratta a bordo. Come vi sentite?» la voce di Killian era gentile.  
«Sono qui per voi, Capitan Uncino.» 
«Sì...» disse Killian sorridendo «avere un uncino al posto della mano mi rivela anche quando non vorrei essere riconosciuto, ma è bello essere nei pensieri di una così bella fanciulla!» concluse malizioso.  
La ragazza aveva gli occhi color ghiaccio, quasi grigi. Si alzò e si avvicinò lentamente, continuando a fissarlo.  
«È un peccato.» affermò lei.  
«Cosa è un peccato?» chiese lui senza smettere di sorridere.  
«Siete galante e gentile. Sapete come lusingare una donna, ma siete anche crudele e spietato. Dovete morire!» così dicendo gli prese la gola e Uncino non riusciva più a muoversi né a parlare.  
«Sono dovuta venire fin qui, nel mondo dei sogni, per poterti uccidere!»  
Uncino vedeva la sua ciurma ai lati, immobile. Nessuno che intervenisse, perché? E come faceva una ragazzina a bloccarlo così?  
«Oh, non interverranno, a meno che tu non glielo ordini, ma non potrai. Per colpa tua ho dovuto rinunciare alla mia voce da sveglia e ora che ho addormentato il tuo corpo la levo a te in questo mondo dei sogni. Non posso ucciderti, ma posso tenerti imprigionato dentro ai tuoi incubi e alle tue paure.» spiegò lei, glaciale.  
«Killian!» la voce della donna! Chi diavolo era?  
«Lo so che avresti tante domande, ma non avere fretta, perché avrai le tue risposte e non te ne piacerà neanche una.» così dicendo lo spinse all'indietro e il Capitano Jones si trovò a cadere nel buio. Giungendo a cadere su una spiaggia. Aprì la bocca per imprecare, ma non uscì un solo suono. Era muto, come quella strega lo aveva ridotto.  
 
--- 
 
Emma aveva già visto gli incubi dei nani e il sogno utopico di Archie, pace e amore ovunque. Era un sogno talmente bello, che le paure neanche uscivano dalla casa del Cappellaio Matto in cui Archie le aveva confinate. Prese la porta successiva, senza smettere di sperare che fosse quella giusta.  
Il cielo era Azzurro e, stavolta, sentì che era diverso, l'aria era diversa. Sembrava tutto ovattato, come se non ci fossero rumori o suoni da udire. S'incamminò verso Storybrooke, di nuovo. Ogni sogno era ambientato nella cittadina e questo le faceva capire quanto fosse importante per i cittadini viverci.  
In lontananza vide una fanciulla, in un lungo abito elegante e rosa. I capelli chiarissimi le ricadevano sulle spalle. Non l'aveva mai vista. Il suo cuore fece un balzo di speranza: se fosse arrivata al sogno giusto? 
Si avvicinò a lei e la salutò, ma dalla sua bocca non uscivano parole, suoni o rumori. La ragazza si voltò, mostrando tratti sottili e occhi tanto chiari da sembrare argentei con venature azzurre. Era bellissima.  
Sorrise maliziosa verso di lei e le fece cenno di seguirla. Emma la vide entrare nella biblioteca e la imitò. Una volta chiusa la porta alle sue spalle vide una sala diversa da quella presente nel mondo delle persone sveglie, nella realtà: una grande, enorme lavagna occupava tutta la superficie. Guardò la ragazza, che prese a muovere le labbra senza emettere suono, ma un gessetto rosa si sollevò da solo e prese a scrivere.  
Lieta di conoscerti Salvatrice.  
 
Emma era sconvolta, ma si ricompose in fretta e provò a parlare, scoprendo che  un altro gessetto, stavolta bianco, riportò le sue esatte parole.  
Ciao, piacere mio. Come ti chiami?  
 
La ragazza piegò le labbra in un sorriso strano.  
Il mio nome è Elise, ma di certo non mi conosci. 
 
Gli occhi di Emma si spalancarono sorpresi.  
È vero, non ti conosco, ma ho sentito parlare di te.  
 
L'altra ricambiò lo sguardo sorpreso.  
Chi ti ha parlato di me?  
 
Emma fece un passo verso di lei.  
Tremotino, il Signore Oscuro.  
 
Elise fece un passo indietro.  
Cosa sai?  
Lo sguardo della ragazza era quasi spaventato.  
 
So che ti ha dato un carillon magico e che potresti averlo usato per rapire qualcuno.  
Emma la scuratava.  
 
Il Signore Oscuro ti ha detto del carillon? Quindi sai anche su chi volevo usarlo?  
Il volto di Elise era una maschera di durezza. Emma rivide un po’ di sé stessa quando era arrivata in città.  
 
Non lo sapeva, ma aveva una mezza idea.  
Spiegò la Salvatrice.  
 
Chi sarebbe questa mezza idea?  
Chiese Elise, che aveva lo sguardo altero di chi ha messo le mani nel sacco dei biscotti e non vuole ammettere l'evidenza.  
 
Capitan Uncino 
Ecco, Emma aveva lanciato il sasso.  
 
L'altra era ancora più rigida, se possibile, poi le sue guance s'imporporarono e quando aprì la bocca per parlare, sembrava che urlasse.  
Sulla lavagna si formarono simboli incomprensibili, che mulinarono e presero la forma di una televisione.  
All'interno di questo televisore, disegnato coi contorni rose del gessetto, si formarono delle immagini.  
Una casetta e sette ragazzini, una donna in dolce attesa che urlava per il dolore del parto e il marito dal volto duro e apprensivo dietro di lei.  
Vide che veniva al mondo una bambina.  
Ero molto cagionevole alla nascita e mio padre mandò uno dei miei fratelli a prendere una brocca d'acqua per me. Tutti, però, vollero andare. Mi amavano anche senza conoscermi ancora.  
Le parole si erano scritte da sole, come una didascalia dell'immagine. Sulla lavagna si compose una nuova scena: i ragazzi al fiume che litigavano e lasciavano cadere la brocca nel fiume.  
Quando persero la brocca nella corrente, ci misero molto a tornare, perché sapevano che mio padre si sarebbe infuriato. Infatti fu così.  
Adesso la lavagna mostrava il padre che puntava il dito contro i ragazzini, tutti con i capelli neri come la notte, e che li malediva trasformandoli in corvi che volarono via.  
Mio padre era distrutto, non voleva davvero farlo, ma non poteva rimediare. Mi nascosero per molto tempo la loro esistenza, poi un giorno udii delle signore che parlavano della mia famiglia e della maledizione. Chiesi spiegazioni a mio padre e mi disse tutto. Fu allora che partii, li trovai e li liberai. Tuttavia...  
Sulla lavagna prese forma un giovanotto e una nave su cui saliva. Emma ebbe un tuffo al cuore: era la Jolly Roger.  
Uno dei miei fratelli decise di recuperare gli anni persi come corvo andando per mare, ma morì. Uncino lo uccise.  
 
Emma era interdetta. Sapeva del passato di Killian, ma non poteva lasciare che la vendetta giustificasse questo rapimento. Doveva sapere di più.o. Doveva sapere di  
Come sai che è stato Capitan Uncino?  
Chiese la Salvatrice e sulla lavagna si aprì una nuvoletta che riportava la sua domanda.  
 
Era sull'Isola Che Non C'è e venne l'ombra di Peter Pan a farmelo sapere, scrivendolo su di una grande foglia verde. Mi spiegava che Capitan Uncino aveva creduto che mio fratello lo avesse tradito e lo aveva gettato in mare.  
 
Emma la guardava sbalordita.  
E tu hai creduto alla parola di Peter Pan? È la persona più bugiarda che io abbia mai incontrato! Come puoi vendicarti per sentito dire? 
 
Elise la fissava torva.  
Tu non hai mai voluto vendicare la morte di qualcuno che amavi?  
 
Emma si eresse in tutta la sua altezza, lo sguardo fiero.  
Tutti commettono degli errori, ma la vendetta è l'errore più grande di tutti. La vendetta oscura il cuore e rende impossibile vivere, perché è un'ossessione. Non fare una sciocchezza del genere. Fermati adesso!  
 
Elise non si scompose.  
Ho perso un fratello per colpa di Capitan Uncino.  
 
Emma la interruppe.  
No! Ti è stato detto che è andata così, non sai se è vero. Potresti fare del male a un innocente! Come lo erano i tuoi fratelli!  
 
Elise sorrise, un sorriso contorto, folle.  
I miei fratelli non hanno ucciso nessuno.  
 
Emma sospirò.  
Ma tuo padre credeva che saresti morta, poi li ha maledetti e se ne è pentito, ma solo dopo aver commesso un grande, grandissimo errore. Non fare la stessa cosa.  
 
Elise non perse la sua maschera e sfidò la Salvatrice.  
Se pensi di trovarlo, io non te lo impedirò, ma sono sicura che non ce la farai.  
 
Emma annuì.  
Non mi conosci abbastanza bene.  
E uscì a passo deciso dalla biblioteca degli orrori, varcando in fretta la porta per tornare al corridoio dei sogni, dove avrebbe cercato in ogni altra singola porta e avrebbe potuto parlare ad alta voce, anche se da sola.  
   
 
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