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Autore: coshicoshi    26/12/2020    1 recensioni
Breve one-shot natalizia sullo scambio di doni a Grimmauld Place della mia coppia preferita, con la partecipazione non tanto speciale, ma sempre gradita, del buon Sirius.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Buonasera a tutti :* Avrei voluto pubblicare questa storia per Natale, ma in linea con questo 2020, mi si è allagata la cantina ed eccoci qui ventiquattro ore dopo. Spero che vi piaccia e sarò felice di sentire ogni vostra opinione se mi vorrete lasciare un commento. Buona lettura  ♥








Oh, what fun it is to ride on a brown hippogriff’s back, ehi! Lunastorta, vecchio mio, reggi un po’ questo.”

Remus alzò lo sguardo dall’edizione natalizia della gazzetta del Profeta appena in tempo per ripararsi dall’arrivo di un grosso scatolone impolverato lanciato sul suo grembo. Una nube grigia si sollevò dall’impatto e starnutì.

“Per la barba di Merlino! Non sulle ghirlande in vischio!” esclamò Sirius, Appellando i vari addobbi contenuti all’interno della scatola.
 
Con un colpo di bacchetta fece svanire ogni traccia di polvere e, alzandola poi come un maestro d’orchestra, adornò le spoglie pareti della cucina di Grimmauld Place con i festoni, i quali, una volta sistemati, diffusero un caldo bagliore dorato per tutta la cucina, grazie a quelle che parevano vere lucciole incastrate in mezzo agli aghi.

Remus guardò l’amico a metà tra lo sconcertato e il divertito. Visti i lunghi anni di conoscenza poteva vantarsi di aver visto diversi lati di Sirius, ma questa sua nuova versione natalizia e accogliente rappresentava decisamente una nuova strana scoperta. Se confrontata poi con i precedenti mesi di depressione e cattivo umore il tutto assumeva un’aria quasi inquietante. Se fossero stati ancora ai tempi di Hogwarts avrebbe sospettato un qualche piano diabolico complottato assieme a James.

Sirius parve accorgersi dello sguardo perplesso di Remus e interruppe il posizionamento di una ghirlanda sulla testa mozzata di un vecchio elfo domestico. Ricambiò l’occhiata con insolenza.

“C’è forse qualche problema?”

“Assolutamente nessuno.” Sorrise Remus, spostando la scatola vuota e recuperando la Gazzetta del Profeta. “Diciamo solo che se non vedessi questa scena con i miei occhi non ci crederei.”

Sirius sbuffò. “Ti sorprenderà, ma non tutti amano trascorrere le feste ad ascoltare canzoni malinconiche davanti ad un tristissimo piatto di tonno in scatola. Su con la vita, Remus. O il tuo umore nero contagerà i miei ospiti.”

Da che pulpito. Pensò Remus ripercorrendo nella sua mente le svariate occasioni in cui aveva raccattato un Sirius profondamente addormentato o in pessime condizioni davanti ad una bottiglia di vino elfico. Non ritenne necessario replicare e sorrise semplicemente tra sé. La presenza di Harry per Natale e la compagnia di mezzo Ordine sembrava aver giovato all’umore dell’amico come nulla era riuscito a fare in quei mesi.

All’improvviso la porta della cucina si spalancò con violenza, interrompendo le sue riflessioni. Sbatté talmente forte contro al muro da staccare qualche pezzo di intonaco.
Molly, impegnata in quel momento a preparare il pranzo di Natale, sobbalzò, lasciando cadere per lo spavento un’asse che trasportava quello che sembrava essere un pollo delle dimensioni di un piccolo cinghiale. Sirius, al contrario, non si scompose, continuando con noncuranza ad adornare le teste decapitate di elfo.

“Buon natale, dolce cugina.” Ghignò all’ingresso di Tonks, la quale ruzzolò dentro alla stanza, carica di regali fin sopra all’orlo del berretto. Inciampò sulla soglia e gliene sfuggirono diversi sul pavimento.

“Ops.” Disse, cercando di chinarsi a raccogliere i fuggitivi.

Remus si alzò velocemente per raccattare i pacchetti caduti.

“Lascia che ti aiuti.” Disse poi, cercando di prendere qualche altro regalo in precario equilibrio tra le sue braccia.

Alzò lo sguardo e si trovò a breve distanza dal suo viso accaldato, le guance rosse dal freddo e i suoi luminosi occhi scuri.

“Grazie.” Gli indirizzò un sorriso a trentadue denti.

Remus afferrò i pacchetti velocemente e si allontanò, cercando di non pensare troppo all’effetto che quel sorriso aveva su di lui ultimamente.

Tonks scaraventò il resto del cumulo a terra accanto all’albero di Natale che, per quanto Sirius negasse, assomigliava inspiegabilmente al pino silvestre che si trovava nel giardino della casa al lato opposto della strada. Si levò giacca e berretto, rivelando un caschetto rosso fuoco e un maglione bianco con stampe di fiocchi di neve.

“Regali!” Annunciò, ormai piuttosto inutilmente. Afferrò due pacchetti identici e li lanciò ai gemelli che stavano entrando in cucina proprio in quel momento. Uno dei due centrò George in pieno viso.

“Buon natale anche a te, Tonks.” Disse George tenendosi il naso con gli occhi che lacrimavano. Fred a lato stava ridendo apertamente.

“Oh, scusa, George! Ti ho fatto male?”

“Diciamo solo che sono contento che tu non mi abbia regalato un mattone.”

“Momento regali?” domandò Molly deponendo la bacchetta. Sorrise e spense il fuoco. “Vado subito a recuperare i miei.”

Remus sospirò. Aveva temuto quel momento. Si domandò se si sarebbe riuscito a dileguare in bagno mentre il resto dell’Ordine era distratto, ma ovviamente non ebbe tanta fortuna.

“Ecco il tuo!” esclamò Tonks, intercettandolo mentre abbassava la maniglia. Gli infilò tra le braccia un sacchetto morbido e grumoso, rappezzato con diversi pezzi di magiscotch colorato.

“L’ho impacchettato io!” disse, un pelo dispiaciuta. “Volevo che fosse un po’ personalizzato, ma con i lavori di precisione non sono il massimo.”

“Non ti preoccupare.” Le sorrise suo malgrado Remus. “I difetti di fabbrica sono segno di un lavoro di artigianato.”

Tonks si illuminò.

“Se ti piacciono le cose fatte a mano allora sarai molto soddisfatto!” disse lei entusiasta.

Un fischio basso giunse da dietro le sue spalle.

“Caspita, Tonks. È stupenda.”

Sirius stava guardando ammirato il regalo di Tonks. Un modellino perfetto di una di quelle motociclette babbane con cui era tanto fissato.

Lei rise. “Il proprietario del negozio ha assicurato che ti sarebbe piaciuta. E che nessun appassionato potrebbe mai lasciarsi sfuggire una riproduzione così fedele di una Harvey – Davidson.”

Remus si sedette a scartare la sua discreta pila di doni, provando ad ignorare la fitta di disagio che lo pervadeva. Avrebbe preferito che nessuno gli avesse preso nulla. I regali che era riuscito a raccattare con i pochi soldi dei quali poteva fare a meno non erano neanche lontanamente sufficienti a compensare per quelli ricevuti.
Scartò il maglione natalizio e le svariate torte di Molly, una nuova radio magica da parte dei gemelli, un libro riguardante una spedizione in Tanzania per lo studio dei Nundu da parte di Sirius e, infine, cercando di convincere sé stesso di essere indifferente al contenuto, il pacchetto di Tonks che si rivelò contenere…

“Un maglione?” domandò Remus, dispiegandolo. Tonks si sedette accanto a lui, mangiando un grosso pezzo di caramello donatole da Molly.

“Un maglione blu oltremare.” Disse entusiasta. “Ho pensato che fosse un bel colore per la tua carnagione e i tuoi capelli. Inoltre, vesti sempre così smorto…”

Remus evitò di specificare che il colore anonimo dei suoi vestiti fosse dovuto al numero di lavaggi ben superiore a quello in cui una persona normale decide solitamente di comprarsi un nuovo completo da mago. Per non parlare poi delle sue carenti abilità negli incantesimi casalinghi.

Lo stese davanti a sé e notò che in corrispondenza del taschino cucito sulla parte alta sinistra del maglione era ricamato in oro un oggetto non ben identificato. Ricordò l’osservazione di Tonks sull’artigianato e la osservò, profondamente colpito.

“L’hai fatto tu a mano?”

Lei parve vagamente imbarazzata.

“In realtà no. O almeno, ci ho provato all’inizio. Volevo farti qualcosa a mano… Ma mi è stato presto chiaro ben che non sarei riuscita a farti nemmeno una presina entro il prossimo Natale. Inoltre, non avevo speranza al confronto con i maglioni di Molly. Così ne ho comprato uno e ho provato a personalizzarlo un po’.”

Sirius si sedette sul divano dall’altro lato di Tonks, reggendo una bottiglia di pregiato vino elfico regalatagli dai gemelli in una mano e un bicchiere semipieno nell’altra. Lei si spostò per fargli spazio premendosi contro il fianco sinistro di Remus, avvicinandosi a lui molto più di quanto facesse normalmente. Un commento sul festeggiare il Natale con una sana dose di alcol alle otto e trenta del mattino si disperse fluttuando nella sua mente confusa.

“Uh, lasciami indovinare.” Intervenne Sirius con aria sorniona. “Quello sgorbio sul taschino è opera tua.”

“Non è uno sgorbio.” Disse Tonks, alterata. “E se non fossi già ubriaco prima di colazione avresti capito benissimo anche tu che cos’è. Remus l’ha capito, non è vero?” e si girò speranzosa verso di lui.

“Oh. Ehm…” disse cercando disperatamente di individuare un oggetto a lui famigliare nel confuso intreccio di fili. Lo stretto contatto con Tonks e i sogghigni di Sirius non aiutavano di certo il processo.
All’improvviso ebbe un’illuminazione.

“Certo che ho capito. È un uovo al tegamino, la tua colazione preferita.”

“Assolutamente no!” esclamò lei indignata. Sirius, dietro di lei, ululava dal ridere.

“Allora…. Potrebbe essere…” iniziò Remus, cercando di ragionare velocemente.

“È una fenice!” esclamò lei, il viso ormai tinto della stessa sfumatura di rosso dei suoi capelli. “Come l’ordine della Fenice dove ci siamo conosciuti… Hai presente?!”

“Oh, ma certo!” disse Remus in panico, cercando di rimediare al danno. “Ecco ora la vedo. Queste sono le ali… E questo che avevo scambiato per tuorlo è la testa…”

“Ma quale maledetta testa! Sono gli artigli!”

“Ah.”

Remus cercò con tutte le sue forze di mantenere un’espressione seria, ma Sirius era ormai senza fiato per le risate e annaspava in cerca di aria tenendosi la pancia. Tonks si girò e gli tirò un forte spintone, portandolo a ribaltarsi dal divano.

“Se non mi avessi regalato quel magnifico vinile in edizione speciale delle Sorelle Stravagarie ti farei una bella fattura con i fiocchi.”

Si alzò impettita, sul viso un’espressione offesa.

“Buon Natale a tutti. Ora devo andare al lavoro, visto che oggi ho un turno di straordinari. Se non altro, almeno lì i miei talenti vengono apprezzati.”

“Ma certo.” disse Sirius, cercando di ricomporsi. “Almeno finché non ti offrirai volontaria per un restyling delle divise Auror.”

Suo malgrado, Remus si lasciò sfuggire uno sbuffo. Tonks lanciò loro un’occhiata sprezzante e se ne andò a larghe falcate.
Remus tirò un altro spintone a Sirius.

“Che c’è? Andiamo, era divertente.”

“Sì, in effetti sì.” Diede un’occhiata alla porta della cucina. “Sarà meglio che la raggiunga, comunque.”

“Come credi, amico mio. Anche se attenderei un momento con minor rischio di lancio di maledizioni.”

Remus lo ignorò e corse nel corridoio, intercettando Tonks in procinto di aprire la porta di ingresso.

“Tonks, aspetta.” La chiamò sottovoce, cercando di evitare di svegliare il ritratto di Walburga.

Lei si girò verso di lui con espressione ostile. La mano era sotto al mantello, il che portò Remus a pensare che forse aveva sottovalutato il rischio di lancio di maledizioni espresso da Sirius poco prima.

“Ti prego, torna qui.” Sussurrò. “Mi spiace per poco fa. Il tuo regalo mi è piaciuto molto, dico davvero.”

Lei lo osservò per un altro lungo istante. Infine, girò su sé stessa, evitando per un pelo il portaombrelli a forma di zampa di troll, e si fermò davanti a lui, incrociando le braccia. Remus non poté fare a meno di trovarla particolarmente attraente, anche così arrabbiata.

La sua furia lo intimidiva vagamente e, allo stesso tempo, gli faceva provare uno strano istinto di protezione nei suoi confronti. Non si era mai sentito in quel modo con nessun'altra prima.

“Non è vero.” Disse lei, imbronciata. “Hai ancora quel sorriso idiota sulla faccia.”

“Dico sul serio.” Le sorrise lui. “Hai idea di quanto sia passato dall’ultima volta che ho comprato un capo di abbigliamento? Apprezzo sempre dei vestiti nuovi. E soprattutto…”

Preso da un improvviso impulso, le posò le mani sulle spalle, sorprendendo anche sé stesso. Con suo enorme sollievo, Tonks non si ritrasse. Anzi, parve rilassarsi appena.

“… E soprattutto” continuò. “Ho davvero apprezzato la tua aggiunta. Dico sul serio.” Aggiunse di nuovo, quando lei lo guardò con espressione scettica. “Nessuno aveva mai personalizzato un mio regalo prima…. È stato un bel pensiero.”

Pur sentendosi particolarmente infantile, la sua parte più nascosta non poteva fare a meno di esultare pensando al fatto che Tonks avesse pensato a fare qualcosa di fatto a mano a lui. Non a Kingsley, Sirius Arthur o Molly. Ma a lui solamente.  
Lei lo guardò sorridendo, come se avesse potuto sentire i suoi pensieri. Il peggio era ormai passato e la sua espressione si addolcì.

“Bene… Volevo regalarti qualcosa che ti ricordasse di me.”

Abbassò appena gli occhi. Nella penombra di quell’atrio polveroso era difficile da dire, ma a Remus parve che le sue guance si fossero tinte di rosa.

“Quando ho seguito quel pazzoide di Malocchio e ho accettato di far parte dell’Ordine, non avrei mai pensato di… Insomma, sono felice di averti conosciuto, ecco.”

Alzò lo sguardo con espressione decisa. Remus notò che il rossore si era propagato al collo e alle orecchie.

“Quello che sto cercando di dirti è che ci tengo molto a te.”

Remus la guardò stupefatto, mentre un'enorme insolita bolla di gioia di esplodeva nel petto.

Possibile che…?

Scosse la testa e represse immediatamente quella neonata felicità con disgusto, quasi con rabbia. Gli ci volle uno sforzo immane per rispondere con voce neutra.

“Lo stesso vale per me, Tonks.”

Che razza di idiota. Come poteva anche solo pensare che lei potesse ricambiare un briciolo di quello che lui provava? Lei era così bella, spontanea, giovane e piena di vita… e soprattutto era sana. Avrebbe dovuto essere semplicemente grato della bella amicizia che era nata tra loro in quei mesi. Era molto più di quanto potesse lontanamente sperare.

Per distrarsi da quei pensieri funesti estrasse un pacchettino dalla tasca dei suoi pantaloni e glielo porse.

“Avevo quasi scordato il tuo regalo.”

La osservò scartarlo con entusiasmo cercando di non riportare la sua mente in lidi pericolosi. Ancora non era sicuro della sua scelta quando aveva deciso di regalarle…

“Un braccialetto!” esclamò lei entusiasta estraendo dalla carta colorata un filo sottile argentato adornato con una singola foglia d’acero. “Ora tocca a me essere sorpresa! Nessuno pensa mai a farmi regali femminili, mi domando perché…”

Lo fece penzolare davanti agli occhi per esaminarlo e trasalì.

“Caspita! Ma è argento?”

“Oro bianco in realtà.”

Lei lo guardò sbalordita.

“Remus, accidenti, ne sei sicuro? Chissà quanto ti è costato…”

“Ti giuro che non ho speso un centesimo. E non è una cosa che venderei per comprarmi del tonno in scatola e della farina.” Aggiunse allegro, anticipando la prossima probabile domanda.

Sotto il suo sguardo carico di stupore, il dubbio di aver esagerato aumentò. Non era preoccupato dell’entità del regalo, ma piuttosto di quanto potesse rivelare dei suoi reali sentimenti per lei. Il braccialetto era in realtà appartenuto a sua madre: un regalo di anniversario da parte del padre, in ricordo del loro primo incontro avvenuto in una foresta. Ricordava ancora quando aveva accompagnato il padre a sceglierlo in un negozietto polveroso a Diagon Alley. Tuttavia, non le disse nulla di tutto questo.

“Davvero, è solo un pensiero. Un vecchio ricordo di infanzia.” Borbottò, ormai irrimediabilmente in imbarazzo. “Ti chiedo solo di conservarlo e di non regalarlo o venderlo a qualcuno…”

La sua parte più fredda e razionale sapeva fin troppo bene che non avrebbe mai potuto averla. In qualche strano e contorto modo, gli era però di enorme conforto sapere però qualcosa di lui sarebbe rimasto con lei, anche alla fine di tutto. Un ricordo del tempo passato assieme, magari trovato in un cassetto tra qualche anno mentre sistemava i giochi dei suoi figli.

“Venderlo? Sei impazzito?!” esclamò lei, il viso radioso di gioia. “Mai e poi mai! Aiutami ad infilarlo.”

Senza farselo ripetere due volte, Remus afferrò il braccialetto e le chiuse le due estremità attorno al polso.
Tonks agitò il braccio, ammirando il lieve luccichio della foglia nella penombra.

“Grazie.” Mormorò. “È bellissimo.”

Sollevò il viso per guardarlo negli occhi. Remus si sentì la gola improvvisamente secca. Per qualche motivo, nonostante non si stessero toccando, percepiva la sua vicinanza ancora più intensamente rispetto a poco prima sul divano. Provò un bruciante desiderio di baciarla, di prenderla tra le sue braccia. Ma non poteva, non doveva. Eppure… Possibile che si fosse avvicinata? Poteva sentire il suo respiro sul proprio viso, guardarla dritto nei suoi brillanti occhi scuri. Lottò con sé stesso qualche altro doloroso istante, quando il suono cristallino delle campane lo riportò alla lucidità.
Si ritrasse con un sobbalzo.

“Sono le nove. Faresti meglio ad andare.”

Lei sbatté le palpebre, come se si fosse appena ripresa da una botta in testa.

“Oh. Certo.” Era una sua impressione o sembrava quasi… Delusa? “Sarà meglio che mi sbrighi o Dawlish mi tratterrà fino a domattina.”

Era quasi a metà strada verso la porta quando si bloccò improvvisamente e tornò sui suoi passi.

“Quasi dimenticavo…” gli si avvicinò e, sollevandosi in punta di piedi, gli posò un bacio all’angolo della bocca, indugiando per qualche istante.

Si allontanò sorridendo appena, di nuovo rosa in volto.

“Buon Natale, Remus.”

E si avviò all’uscita. Questa volta il portaombrelli a forma di zampa di troll esaurì la sua fortuna e fu colpito da un colpo della borsa di Tonks, cadendo di lato con fragore mentre la ragazza chiudeva la porta dietro di sé.

Remus restò immobile dove si trovava. Non si mosse nemmeno quando Sirius lo sorpassò imprecando ad alta voce per andare a chiudere le tende del ritratto urlante, seguito a ruota da un’ancora insonnolita Ginny.

Tonks doveva ormai essere arrivata nell’Atrium del Ministero quando finalmente Remus udì sé stesso mormorare:

“Buon Natale, Tonks.”












 
   
 
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