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Autore: rocchi68    27/12/2020    2 recensioni
Dawn era sempre stata una ragazza che, anche dinanzi alle difficoltà più disparate, affrontava il tutto con un sorriso e una dolcezza disarmante.
Una sera, però, si era ritrovata davanti a un’amara sorpresa.
Non aveva amiche, non aveva un posto in cui stare, era stata tradita dal proprio fidanzato nel momento di massimo splendore ed era frustrata da tutti quei fallimenti in rapida successione che potevano sancire la sua completa rovina.
Poteva spegnersi, cercare una scappatoia per la felicità oppure chiedere un ultimo disperato consiglio all’unica persona che mai l’aveva abbandonata.
Sempre che quest’ultimo fosse d’accordo…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Zoey | Coppie: Duncan/Gwen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Scott, dopo alcune ore spese a preparare le valigie e a rivangare vecchi episodi legati a strane foto scattate quando era a scuola o in campeggio, si era seduto sul divano e aveva preso un pezzo di carta con cui salutare i suoi amici.
Si sentiva in dovere di lasciare una lettera per tutte quelle persone con cui aveva condiviso degli anni meravigliosi. Qualsiasi persona con un briciolo di cuore, dopotutto, avrebbe lasciato quel minuscolo segno di ringraziamento.
Li avrebbe salutati come dovuto, lasciando una traccia e un ricordo agrodolce per chiunque si sarebbe ritrovato quell’insulso foglio di carta in mano in futuro. Perché sinceramente e logicamente, lui non sarebbe mai più ritornato.
Aveva promesso il contrario, ma si trattava di una menzogna che tutti avrebbero sfruttato per non tagliare i ponti: distanti per tanti mesi, in caso di rimpatriata, avrebbero tirato fuori discorsi che lui ignorava e si sarebbe sentito di troppo. Meglio evitare di riaprire vecchie ferite e così sarebbe rimasto a fissarli inebetiti, bisbigliando o fornendo un’opinione abbastanza rivedibile.
Nonostante volesse scrivere l’esatto contrario, la penna non scorreva sulla carta.
Non era mai stato bravo a scrivere o a descrivere i suoi sentimenti e aveva sempre preferito nasconderli ed evitare problemi.
Gli sarebbe mancato quasi tutto di quella città.
I ritardi perenni di Duncan e dei vari mezzi di trasporto.
Le sigarette fumate in compagnia.
La vociona di Chef che riecheggiava nel locale quando gli affari non andavano come voleva o quando il punk, con la sua entrata trionfale, sfasciava la sua baracca.
Mal con i suoi tentativi, talvolta patetici, di ricopiare i suoi cocktail.
Mike che teneva d’occhio il gemello malvagio, che lo derideva per i suoi esperimenti fallimentari e che accompagnava le ragazze all’Università.
Gwen e la sua benedetta pazienza con Duncan.
I consigli amorevoli e tipici di una sorella maggiore di Zoey.
E, infine, non sarebbe mai riuscito a dimenticarsi di quel diavolo che l’aveva stregato e che lo stava portando a scappare.
Questi pensieri, tuttavia, l’avevano attraversato con troppa velocità e non avrebbero mai lasciato segno sulla carta.
L’inchiostro non correva alla stessa velocità di ciò che lui pensava e provava.
Come se non bastasse aveva dimenticato di mettere nella valigia la foto di gruppo che, da sopra la mensola, lo fissava con intensità.
Sembrava quasi che lo sguardo di Mike stesse bucando quel ricordo e che lo bacchettasse per quella sua scelta irrazionale.
Duncan pareva propenso a sguinzagliargli contro l’assente Zanna, mentre le ragazze, con il loro solito sorriso stampato sul volto, non vedevano l’ora di assistere allo spettacolo.
Nel pensare a questa possibilità assai remota, sorrise e si spaparanzò sul divano, credendo ben presto di appisolarsi.
 
I suoi progetti furono annichiliti dal campanello che, suonando alle 8 di sera spaccate, gli fece credere che non poteva esistere niente di peggio.
Senza nemmeno rispondere, aprì, credendo si trattasse di Duncan che, nel caso fosse rimasto fuori, era liberissimo di sfasciare il portone. Già non avevano i soldi per l’ascensore, figurarsi per quel portone che, una volta rotto, avrebbe fatto passare i peggiori sbandati della strada.
Il punk doveva essersi liberato del suo turno al Pahkitew, l’avrebbe pregato di ripensarci e di concedere, a quella che era stata la sua vita finora, una seconda e ultima possibilità .
“Posso entrare?” Lo interrogò una voce che, risalite le scale, lo fece raddrizzare dalla posa sbattuta che aveva assunto nel mettersi sul divano.
“Tu?” Chiese sconcertato per quella visita che non avrebbe mai calcolato in vita sua.
“Non sei ancora partito.”
“Che ci fai qui?” Le chiese, mentre lei richiudeva la porta, abbandonando la borsetta in un angolo e sedendosi sul divano.
“Vorrei parlarti.”
“Se sei qui solo per questo, sappi che è un po’ tardi per farmi cambiare idea.”
“Ci metterò poco, lo giuro.”
“Credo sia meglio per te, anche perché tra un po’ andrò a dormire.” Soffiò stanco.
“Ti chiedo scusa, Scott.” Esordì, facendolo sussultare.
“E per cosa?”
“Per come ti ho trattato in questi mesi.”
“Ma io…”
“Potevi ignorarmi, così come quando Beverly ti offendeva per allontanarmi da voi. Se l’avessi sempre ascoltato, ti saresti liberato di un peso inutile.”
“Tu non sei mai stata inutile per me e lo sai. Avevo intuito le intenzioni di Beverly e sono rimasto solo perché avessi qualcuno cui appigliarti nel momento del bisogno.” Continuò, sfiorandole una spalla.
“Perché non mi hai avvertito?”
“Ho visto cos’era successo con Gwen e Zoey e non volevo lasciarti sola.” Soffiò, accarezzandole la schiena e iniziando un debolissimo massaggio.
“Beh grazie.”
“Dovrei essere io a ringraziarti, Dawn. Tu mi hai aperto gli occhi su molte cose e mi hai sempre spronato a migliorare.”
“Non siamo ancora pari.”
“Che cosa ti manca per non essere in debito con me?” Le chiese preoccupato per quella tristezza che aveva preso il sopravvento.
“Non hai ancora detto che mi perdoni e che accetti le mie scuse.”
“Se non ti avessi perdonato, ti avrei spedito fuori con una bella porta sul muso.”
“Rassicurante.” Sorrise lei.
“E, Dawn, accetto le tue scuse.”
“Ho capito troppo tardi quanto tu sia importante per me e non voglio perderti.”
“Dovevi parlarmene prima che prendessi questa decisione.” Soffiò Scott.
“Non avrò mai il coraggio di salutarti.” Si rattristò Dawn.
“Mi stai salutando ora.”
“Non è la stessa cosa.”
“A me sta bene comunque, non preoccuparti.” Replicò, fissando imbarazzato il soffitto.
“Se solo ne avessimo parlato un po’ prima.”
“Sarebbe finita come con la gita in montagna.” Ridacchiò Scott, percependo la sua mano poggiata sopra il ginocchio.
“Che tempistica infelice.”
“Almeno posso dire che è stato bello parlare come ai vecchi tempi.” Sorrise rilassato, accarezzandole il volto contratto.
“Perché non possiamo ricominciare?”
“Da dove?”
“Dal passato…da quando potevamo essere felici insieme.”
“Piacerebbe anche a me, ma è impossibile.”
“Anche il mio sogno senza di te sarà impossibile.”
“Non preoccuparti Dawn: riuscirai a laurearti anche senza di me.” Affermò, scrocchiandosi le dita.
“Ti sbagli.”
“Hai sempre preso ottime valutazioni e questo mi ha sempre reso orgoglioso, anche perché significa che i miei consigli ti sono serviti a qualcosa. Devo, però, ammettere che il mio, quando eri qui, si trattava solo di un pensiero egoista e arrogante.” Continuò, cancellando di volta in volta tutti i suoi meriti e quelli che gli altri avevano evidenziato.
“Di che parli?”
“Credevo che, giusto per non sentirmi un vero fallimento scolastico, una parte dei tuoi esami, fosse merito mio. Ovviamente mi stavo sbagliando e sopravvalutavo le mie abilità.”
“E se ti dicessi che forse avevi ragione? Qui mi sentivo a casa e con i tuoi consigli, ho consegnato i migliori esami della mia vita. Durante la gita in montagna mi hai chiesto il perché ho iniziato a vacillare e a prendere pessimi voti.” Gli ricordò lei, facendolo annuire.
“Ero solo curioso.”
“Io potrei fare molto meglio di così, ma senza di te rischierei di fallire un esame dietro l’altro.” Ammise, provando ad abbracciarlo, ma scontrandosi con il suo rifiuto.
“Forse puoi aiutarmi con la lettera d’addio che voglio scrivere agli altri. Dovresti sapere che non sono poi così bravo a mettere i pensieri su carta e molto spesso i miei temi finiscono nell’immondizia.” Sussurrò, afferrando il foglio bianco e riponendolo subito sopra il tavolino.
“No.” S’intestardì Dawn, frapponendosi tra lui e la lettera.
Per un attimo nel vederla in piedi, Scott si chiese cosa volesse ottenere con quello sguardo dolce e incantevole. Dopotutto non poteva guarire. O così credeva prima che lei prendesse un pennarello che aveva dietro di sé e iniziasse a tracciare sulle sue braccia alcune deboli strisce nerastre.
“Vendicati!” Lo sfidò, suscitandogli un debole sorriso.
“Io…”
“In questi minuti ho pensato anche a un nuovo cocktail che vorrei farti assaggiare e sempre a base del mio succo preferito.” Sussurrò lei.
“Succo di pesca.” Ridacchiò lui.
“Ti ho detto di vendicarti!” Lo rimproverò, puntandogli il pennarello sul viso.
“Io…”
“Non ci riesci, Scott?” Chiese, sedendosi furbescamente sulle sue ginocchia e facendo cadere a terra l’indelebile.
“Che cosa vuoi fare, Dawn?”
“Io voglio dimenticare.” Soffiò, intrecciando le sue mani dietro la testa del ragazzo, mentre lui la stringeva appena per evitare che scivolasse.
“Dimenticare non è…”
“La soluzione, lo so.” Insistette, adagiando la testa sopra il suo petto.
“Allora perché?”
“Restiamo così per sempre, ti prego.”
“Non possiamo Dawn.”
“Perché no?” Ricominciò, alitando sul suo petto.
“È passato troppo tempo.”
“L’affetto che provo per te non finirà né oggi, né domani. E poi sento che il tuo cuore batte sempre più forte.” Continuò, stuzzicandolo appena e sorridendo.
“Dawn…”
“Io ho sempre sbagliato con te, Scott.”
“Solo perché volevi farmi ingelosire, provandoci con Mike?” Chiese, spostandole una ciocca di capelli e accarezzandola dolcemente.
“Lo sapevi?”
“Era così evidente.”
“Tutte le volte, però, mi facevi arrabbiare e non riuscivo a dirti la verità.”
“Io ti rimproveravo solo perché non volevo perderti e continuo comunque a star bene con te.” Affermò il rosso, tenendola stretta a sé, mentre lei si beava di quel battito accelerato.
Nel sentirlo così frenetico Dawn capì che non aveva nulla da temere.
Finalmente i sentimenti di Scott non erano più ovattati dal suo risentimento passato. Avendo ammesso alle sue amiche che non poteva vivere senza, aveva ritrovato la sincerità e la consapevolezza che nessuno poteva portarglielo via.
Tuttavia il silenzio s’inserì pesante tra loro.
 
Lei non sapeva più come continuare, nonostante desiderasse ammettere, come con le sue coinquiline, ciò che provava per l’amico. Per quanto avesse negato, Scott sarebbe sempre stata la sola metà che s’incastrava con gli altri pezzi che aveva riunito. Ogni mattina si alzava pensando a lui, ogni volta che apriva il libro di scuola su una determinata pagina ecco che lui spodestava l’immagine di uno scienziato dell’Ottocento, quando assaggiava la sua bibita preferita, Scott ritornava con prepotenza a stagliarsi nella sua mente. Nell’arco di 24 ore lei lo vedeva, sognava e arrossiva, ripensando al suo desiderio, almeno un centinaio di volte.
Sognava di stringerlo, di perdersi interi pomeriggi nei suoi occhi grigi e di baciarlo senza fine.
Il suo sogno, però, era destinato a sciogliersi: il suo orgoglio gli avrebbe impedito di rimangiarsi la promessa fatta a McLean. Per quanto avesse sofferto in quei mesi e per quanto desiderasse toccare il fragile corpo che aveva vicino, affondando le mani nei suoi capelli, lui non voleva passare per un bugiardo.
Aveva salutato tutti quelli che conosceva.
Perfino Zanna era stato abbracciato durante una passeggiata al parco.
Con quale coraggio avrebbe rimostrato il suo volto in giro, magari bussando al Pahkitew per chiedere a Chef d’essere riassunto?
Qualcuno gli avrebbe potuto ridere in faccia, anche se alla domanda del suo ripensamento, lui avrebbe risposto semplicemente con un bacio alla sua bella.
Sarebbe rimasto solo per amore.
Era una scelta così ridicola?
Era davvero qualcosa di così sciocco e infantile se preferiva restare lì per Dawn?
Ripensandoci forse non era così male.
La sua famiglia avrebbe accettato qualsiasi scelta purché ne fosse convinto e provenisse dal suo cuore.
E quella felicità, per Scott, era solo la ragazza che quasi sonnecchiava sopra il suo petto.
E i suoi amici?
Avrebbero preteso una festa per la sua mancata partenza e Duncan avrebbe tenuto il broncio per settimane, ricordandogli che lui l’aveva sempre detto che i McLean dovevano fallire e che non erano degni della sua abilità.
“Scott?”
“Dimmi.” Sospirò il rosso.
“Non te ne andare.”
“Mi chiedi di rimanere con tutto quello che mi hai fatto?”
“Mi dispiace.”
“Ho sofferto come un cane nel starti lontano e ora pretendi che io rinneghi la proposta migliore che abbia mai ricevuto?”
“Ti prego.” Soffiò lei, risollevando la testa e fissandolo negli occhi.
“Perché non sei venuta prima?” Chiese, mormorando appena.
“Mi sono arresa non appena avevi raggiunto la felicità, anche se non sopportavo l’idea che Courtney ti portasse via. Beverly e Mike per me sono sempre stati un ripiego. Non potendo stare con te, speravo di alleviare le mie sofferenze, ma mi sbagliavo.” Piagnucolò, sforzandosi di trattenersi, mentre Scott la stringeva ancora di più.
“E va bene.” Mormorò soddisfatto, sorridendole e sorprendendola con un bacio improvviso.
“Scott…” Borbottò lei dopo quel gesto che era riuscita a farle battere nuovamente il cuore.
“Non preoccuparti: andrà tutto per il meglio.” Ammise sollevato.
“E ora che facciamo?” Domandò preoccupata, fissandolo intensamente.
“Ti fidi di me?”
“Sono disposta ad affidarti tutta la mia vita, purché tu non mi faccia soffrire.”
“Per non soffrire, dovrai soddisfare un mio piccolo desiderio.” Soffiò malizioso, sentendola irrigidirsi e vedendola arrossire violentemente.
“Un desiderio?”
“Domani mattina manderò al diavolo McLean, ma questa notte la voglio passare solo con te.” Borbottò, facendola sospirare.
“Ma io non ho nulla qui. Come faccio?” Piagnucolò, credendo, nello scontrarsi con il suo sguardo, di perdere anche quell’unica possibilità che si era conquistata con tanta fatica.
“Quando sei scappata, non hai portato via tutto. Hai lasciato qui alcuni vestiti di riserva. Se per questo speravo sempre che potessi tornare indietro per riprenderli. Poi, però, avrai pensato che erano rimasti da Beverly e non mi restava altro che custodirli, giusto per avere un ricordo di quello che potevo avere e che avevo perso nel più stupido dei modi.” Ammise, inspirando profondamente.
“Forse li ho lasciati qui inconsciamente: pregavo anch’io di ritornare.”
“Se è così che stanno le cose, non mi sembra ti pretendere troppo, anche se a ben pensarci ci sarebbe ancora una piccola cosetta di cui non abbiamo discusso.”
“Quale?” S’informò, cercando di staccarsi almeno un po’ dalla stretta in cui Scott l’aveva rinchiusa.
“Se un giorno dovessimo litigare, non scappare. Preferisco che tu mi tenga il muso per dei giorni interi, piuttosto di non sapere dove hai intenzione di andare.”
“Tutto qui Scott?” Domandò, regalandogli un sorriso che aveva visto assai raramente.
“Mi pare di sì.” Rispose secco, perdendosi nel suo sguardo e sentendo le calde labbra di Dawn che si posavano nuovamente sulle sue per suggellare un amore che si era finalmente ricomposto.
 




Angolo autore:

Buonasera cari lettori

Ryuk: Ci stavamo per dimenticare che oggi è domenica.

Tra le feste e altro, ho sballato il mio orario e non ci capisco un'acca.
Ovviamente vi auguro con un po' di ritardo delle buone feste, intese come fine e inizio anno e spero che abbiate passato un lieto Natale.

Ryuk: Chiediamo perdono per questo dialogo poichè non sappiamo se siamo riusciti a renderlo al meglio.

Purtroppo non sono portato per i sentimentalismi e punto più alla concretezza, ma non ho nulla di cui rimproverarmi.
Difficilmente sarei riuscito a fare di meglio...questo è il mio personale limite

Ryuk: Un po' patetico, ma non si può spremere un limone secco.

Detto questo vi salutiamo e vi rinnoviamo gli auguri per un buon fine anno e, si spera, un ottimo inizio 2021.
Alla prossima!
 
   
 
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