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Autore: angicde    29/12/2020    1 recensioni
Tobio si trova in un momento buio della sua vita a quasi 17 anni, rassegnato al fatto che la tristezza che l'ha accompagnato finora non lo abbandonerà presto. Sotto gli occhi seri e l'atteggiamento menefreghista si nasconde un ragazzo ferito, terrorizzato del futuro e da se stesso, che si interroga sulla propria sessualità dopo aver perso la sua migliore amica.
Nel buio inevitabile della sua vita, cerca una luce a cui aggrapparsi con tutto se stesso, per scoprire una forma di felicità che non lo voglia far scappare dall'altra parte del mondo.
Il sole spunta in un momento inaspettato, in un luogo altrettanto inaspettato: la palestra del Karasuno. Ha i capelli rossi (che a Tobio sembrano più arancioni che altro) e un sorriso abbagliante e luminoso come pochi.
KageHina in ambientazione liceale, la pallavolo è solo accennata e non è il focus della sotria.
ATTENZIONE: Sono trattate tematiche di SALUTE MENTALE e disturbi correlati. In particolare: depressione, istinti suicidi, accenni a disturo ossessivo-compulsivo e disturbi alimentari.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Tobio uscì dall’aula della verifica dopo aver consegnato in anticipo. Il tema era andato male, pensava, e per questo aveva deciso di liberarsene il prima possibile per poter andare a casa in anticipo, sperando di aver ottenuto una sufficienza. Non che gliene importasse tanto da preoccuparsene in caso contrario. 

La scuola per lui era diventata un susseguirsi di noia e fastidio, in cui cercava di navigare e sopravvivere facendo il minimo indispensabile; lui era più che soddisfatto così, e i suoi genitori commentavano sempre e solo che avrebbe potuto fare meglio, quindi aveva deciso da tempo di preoccuparsi solo di passare l’anno, un anno alla volta. I temi lo irritavano particolarmente: non sopportava di dover scrivere quello che il professore voleva, nella lunghezza richiesta, e in particolar modo detestava scrivere a mano (come era richiesto in classe). Se perlomeno avesse potuto scrivere di qualcosa che gli interessava, con una bella tastiera davanti, allora forse si sarebbe potuto divertire a sufficienza da aspirare ad un voto alto.

Camminava così lungo il corridoio, pensando a quanto fastidioso fosse stato lo sguardo deluso del professore di italiano, Ittetsu Tadeka, quando l’aveva visto consegnare in anticipo, era come se gli avesse detto senza parlare: “potresti fare di meglio, perché non ti impegni?”.

Passò poi a chiedersi chi sarebbe stata la prossima persona fastidiosa che gli sarebbe toccato incontrare. Non vedo l’ora di tornare a casa. La giornata di per se è stressante, la scuola se possibile lo è anche di più. Si chiedeva perché dovesse essere lui a vedere la vita in modo tanto cupo, e si raccontava che fossero solo pensieri adolescenziali, la stessa scusa che aveva usato sua madre l’ultima volta che erano finiti dallo psicologo insieme per colpa sua.

Tobio non aveva quasi mai provato la gioia di una buona salute mentale. Da piccolo era sempre stato vittima di bullismo, complice la scuola di bassa qualità, le maestre incompetenti, e anche una classe che era spesso stata definita “eccezionalmente problematica”. Alle elementari che aveva frequentato non erano pochi i casi di sessualità prematura, di ragazzini che fumavano all’età in cui la scusa “le compro per mio padre” sembrava credibile anche ai tabaccai, e soprattutto (per quanto aveva riguardato Tobio) casi di bullismo e violenza giornalieri. Col senno di poi, in terza superiore, Tobio si ritrovava spesso a pensare che se solo avesse saputo cos’era il suicidio a quell’età, sicuramente ci avrebbe perlomeno provato. E invece aveva passato gli anni a piangere, in una camera senza privacy perché condivisa con suo fratello Yu, chiedendo ripetutamente alla madre di cambiare scuola.

“Si costruirà un carattere. Non deve imparare a scappare dai problemi” diceva sua madre a suo padre, dopo le sue ripetute richieste di aiuto. E il padre, che era stato militare dai diciotto ai ventidue anni, non faceva che concordare. Era forse l’unico argomento su cui il ragazzo ricordava si trovassero d’accordo i suoi genitori. E lui piangeva. Con un disturbo ossessivo compulsivo che gli sarebbe stato diagnosticato solo molti anni dopo, e tanta voglia di non vedere il domani, ogni sera.

Suo fratello adottivo, Yu, era stato l’unica fonte della poca gioia che Tobio aveva provato fino all’età di undici anni, e per questo gli sarebbe stato sempre grato. Gli aveva offerto l’unico appiglio nei suoi anni più difficili.

La sua salute mentale era migliorata enormemente nel passaggio dalle elementari alle medie. Una tonsillite e la crescita sproporzionata dell’estate gli avevano fatto perdere molto peso, e per quanto essere un ragazzo magrolino non fosse il massimo, era sicuramente meglio che essere additato come “palla di grasso” o nomignoli di questo tipo che troppe volte lo avevano descritto. Poi aveva cambiato ambiente e classe, ritrovandosi con nessuno che già conoscesse, il che per uno come lui, ferito da chiunque gli fosse stato attorno, era una benedizione. Si era perfino fatto un’amica: Hitoka Yachi. Una ragazza dolcissima e con cui si trovava perfettamente a suo agio, si capivano in tutto, passavano ore e ore al telefono, e si era rivelata negli anni delle medie una compagna meravigliosa per il periodo che Tobio ricordava come il migliore della sua vita, per quanto piuttosto banale se visto da fuori. 

Durante gli anni delle medie aveva anche deciso di giocare a pallavolo con la squadra della scuola, sperando di sollevarsi un po’ l’autostima sviluppando agilità e muscoli. Così aveva trovato un hobby in cui si era anche rivelato piuttosto bravo e con la sua precisione aveva catturato l’attenzione di diverse scuole superiori, che alla fine delle medie lo avrebbero poi invitato ad unirsi alle rispettive squadre delle scuole superiori. 

Dopo le medie e gli anni di felicità con Yachi, i due si erano allontanati, complici i dubbi esistenziali di Kageyama e il fatto che si erano iscritti a licei diversi.

Tobio non era mai stato particolarmente espansivo riguardo i suoi sentimenti, ma era abbastanza sicuro di essersi preso una cotta potente per un ragazzo bellissimo di nome Suga, che a malapena conosceva e che era di due anni più grande di lui. Non aveva particolare intenzione di far andare quella relazione da nessuna parte, con Sugawara aveva parlato forse tre volte e principalmente lo ammirava per le sue doti di alzatore, ma la cotta gli era bastata ad essere estremamente confuso sulla sua sessualità. 

Così aveva cominciato a interrogarsi su un argomento di cui non sapeva come parlare a Yachi, non aveva idea di cosa la ragazza pensasse dei vari orientamenti sessuali perché l’argomento non era mai capitato tra i loro discorsi, sapeva solo che lei era etero (dalle innumerevoli cotte che aveva avuto, tutte su dei ragazzi), e che lui non lo era.

Questo allontanamento aveva portato i due a una brutta rottura, “Non sopporto che ci stiamo allontanando. Se non puoi essere il mio migliore amico come lo sei sempre stato, allora non voglio più che siamo amici”. L’aveva lasciato così, in un momento difficile della sua vita, e Kageyama si era disperato. E come Yachi aveva portato la luce nella sua vita, ora se l’era anche portata via. 

Tobio si era lentamente ma inesorabilmente trovato impantanato nella solitudine più assoluta. E gli sporadici istinti suicidi che lo avevano accompagnato anche per tutte le medie avevano cominciato lentamente a diventare frequenti e pesantissimi.

La tristezza cronica accompagnata agli istinti suicidi della vocina nella sua testa che gli diceva “Non ce la farai, non ne sei capace” lo stuzzicavano finché quasi non si buttava o non si tagliava, e nel giro di un anno e mezzo dall’allontanamento di Yachi si era ritrovato totalmente solo.
Allora aveva gridato aiuto, più forte che poteva, una sola volta: si era presentato dallo psicologo della scuola. Aveva confessato i suoi sentimenti e i pensieri che lo accompagnavano ogni minuto delle sue giornate. Così girando tra diversi psicologi era stato diagnosticato: depressione, istinti suicidi, probabile disturbo ossessivo-compulsivo infantile e lieve anoressia. Dell’ultima diagnosi era rimasto sorpreso anche Tobio: apparentemente i suoi traumi da bambino avevano formato il suo rapporto con il cibo in maniera non esattamente salutare, ma lo psicologo concordava che lo sport lo stesse aiutando a sistemare quell’aspetto della sua salute mentale.
Ed ecco, dopo molte sedute e dopo aver riscoperto parecchi traumi infantili subiti dai genitori, un Tobio di terza liceo, non esattamente disperato, depresso, o sull’orlo del suicidio come un anno prima, ma decisamente provato da sedici anni di vita difficile.

Con poca fiducia che la vita avesse molto da offrire, aveva deciso di rimandare la propria morte a quando sarebbe stato meno sconveniente, ma sotto sotto era sicuro che non avrebbe superato i 19 anni o giù di lì. Non che la cosa lo preoccupasse, anzi, sperava spesso che si sarebbe trattato di un incidente, più facile da accettare per famiglia e amici e che richiedesse meno responsabilità da parte sua.

Certo, anche ad essere accidentalmente ammazzati ci vuole una certa dose di fortuna: non è cosa da tutti i giorni.

Mentre pensava questo, Kageyama fu scosso per un momento dal proprio flusso di coscienza per tornare alla realtà, dove un ragazzino minuscolo gli aveva appena sbattuto contro il fianco correndo in corridoio.

Tobio notò subito un sorriso raggiante e degli occhioni enormi su una testa ricoperta di ciocche arancioni che si era girato per urlare “Scusami!” mentre continuava a camminare a passo spedito.

Tobio sollevò impercettibilmente le spalle pensando quanta voglia di vivere, mentre ricominciava a camminare, senza rendersi conto che questo veloce incontro era bastato a distrarlo dai suoi pensieri cupi almeno per un po’.

Sarà un ragazzino delle medie venuto in open day, pensò.



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Nota dell'autrice:
Ecco la mia primissima fic, la mia bambina! Ci sto mettendo l'anima e ho già altri capitoli in lavorazione, penso che le pubblicazioni saranno veloci per i primi capitoli e procederanno poi settimanalmente da metà gennaio.
So che ho moltissimo da imparare, e le critiche costruttive sono più che benvenute. Qualsiasi commento, positivo o non, significa tantissimo per me, quindi ringrazio in anticipo che ci spenderà del tempo! <3
Baci, angICDE
  
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