Giulia
E tu... hai mai analizzato le parole?Hai mai compreso che possono far tremare il cuore?
Giulia era il suo nome
e aveva sedici anni
cuore bianco cotone
solcato da troppi pianti
Di giorno sorrideva
col coraggio nello zaino
e nessuno la vedeva
tessera di un mosaico
Si metteva le cuffiette
per annullare il suono
delle parole maledette
rimbombanti come un tuono
Gli occhi, però, non li poteva bendare
finiva sempre che lei poi stesse a guardare
quegli assurdi commenti nelle reti sociali
scritti non da persone, bensì da animali
E allora, leggi e rileggi
le entrarono dentro
scavando segni indelebili
nel suo cuore ormai spento
Si chiedeva che cosa avesse mai fatto di male
per meritare quell'odio immenso e corale
e non sapeva spiegarsi, non riusciva a capire
ma intanto lei, in silenzio, continuava a subire
Di parlarne con la mamma
ci pensò diverse volte
Pensò poi: "E' la mia condanna
queste parole non son a lei rivolte
Quindi è meglio che io taccia
e non la faccia soffrire
con quest'orrida storiaccia
che prima o poi dovrà finire"
Alla fine questa triste storia
giunse ad un'amara conclusione
che si sommò alla memoria
di tutte le persone
le quali acceso il tv
o letto il giornale
della terribile notizia
vennero informate
'Giulia era il suo nome
e aveva sedici anni
cuore bianco cotone
solcato da troppi pianti'
Tristemente ci si interrogava
sull'immotivata cattiveria
che in questo mondo si pone sovrana
Lei, regina deleteria
Oggi tutti sanno che
Giulia aveva sedici anni
E che ora vola insieme
agli altri dolci angeli
Note finali: Con questo mio scritto spero di non aver urtato la sensibilità di nessuno. Ho provato, nel mio piccolo, ad affrontare questa difficile tematica nel modo più delicato possibile, senza proporre scenari troppo forti visivamente.
Concedetemi qualche appunto su specifici versi del testo:
- "Di giorno sorrideva / col coraggio nello zaino / e nessuno la vedeva / tessera di un mosaico" -- Come (spero) si sarà capito, faccio riferimento all'ambiente scolastico ed anche a come, spesso, si tenda a non mostrare la propria sofferenza, tenendosi tutto dentro ("di giorno sorrideva"). Proprio per questo, i terzi non comprendono che vi sia una situazione critica ("e nessuno la vedeva") e talvolta (non sempre) guardano con superficialità le vite altrui che si presentano come "tessere di un mosaico" (spero di aver reso l'idea).
- "quegli assurdi commenti nelle reti sociali" -- Faccio riferimento ai social network
- "Di parlarne con la mamma [...] che prima o poi dovrà finire" -- Nuovamente, faccio riferimento al tenersi tutto dentro. Ciò può avvenire anche per paura di far soffrire le persone vicine e per la volontà di evitare loro questa sofferenza, ritenendo che tali tristi scenari dovranno giungere ad una conclusione. Mi dissocio completamente da questo pensiero: non bisogna avere timore di chiedere aiuto, mai. Non bisogna avere timore di far soffrire le persone care in questi casi, anzi. Bisogna parlare, prima che questo dolore si trasformi in qualcosa di molto più opprimente e soffocante a cui non si potrà porre rimedio.
- L'ultima strofa si pone come chiusura dopo un'ipotetica parte strumentale.