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Autore: Fragolina84    29/12/2020    0 recensioni
Ti prego, Dio. Fammele ritrovare vive. Sono tutto quello che ho: ti scongiuro, non lasciare che me le portino via. Non potrei sopravvivere.
Sequel de "Il sapore della libertà"
Nicole e Steve McGarrett sono diventati genitori e la piccola Evelyn è entrata a far parte delle loro vite. Sarà anche lei protagonista di questa nuova storia, in cui i McGarrett saranno chiamati a fare i conti con i loro incubi peggiori.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve McGarrett
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I miei Five-0'
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Steve e Nicole sono tornati.
E ora c'è anche una piccola McGarrett!
Buona lettura

«Mamma?»
Nicole si rizzò sul gomito. La luce notturna applicata alla presa accanto alla porta spandeva un tenue chiarore nella stanza e fu a quella luce che la donna vide la piccola Evelyn accanto al letto.
«Eve, amore. Che succede?» domandò. Tese la mano e illuminò lo schermo del cellulare: erano passate da poco le due e mezza.
La bambina si sfregava gli occhi, assonnata.
«Ho fatto un brutto sogno» pigolò e Nicole tese la mano per accarezzarle la testa.
«Oh, tesoro. È tutto finito adesso. Vuoi un po’ d’acqua?» domandò.
Evelyn scosse la testa.
«Posso dormire qui?»
Steve si mosse sul letto, evidentemente sveglio anche lui.
«Amore, lo sai che non puoi dormire qui.»
Erano sempre stati categorici su quel punto, più che altro perché con il loro lavoro avevano bisogno di riposarequando era possibile e la presenza della bambina li avrebbe sicuramente disturbati.
Alla risposta della madre, Evelyn piagnucolò.
«Nicky, lascia che stia qui» borbottò Steve con voce impastata. La sera prima erano rientrati tardissimo dopo aver risolto un caso di omicidio ed entrambi erano abbastanza stremati.
«Va bene, ma solo per stavolta» capitolò Nicole. Tese le braccia e la sollevò, sistemandola fra sé e Steve. La bambina si aggrappò al braccio muscoloso del padre e gli si raggomitolò addosso.Nicole sospirò e si rimise giù.
Con tutta evidenza, il sogno non aveva lasciato alcuno strascico dato che dopo un paio di minuti Evelyn dormiva già.
Nicole si mise sul fianco sinistro, voltata verso le due persone più importanti della sua vita.
Quando lei e Steve si erano conosciuti, si erano piaciuti subito. Entrambi avevano riconosciuto nell’altro le proprie caratteristiche di dedizione e senso del dovere. Finire per stare insieme era scontato e i due si erano sposati in un luminoso mattino hawaiano.
Erano passati attraverso diverse peripezie nella loro vita insieme, nell’ultima delle quali la madre di Nicole era stata assassinata e lei era finita in prigione dopo che aveva ucciso il ragazzo responsabile dell’omicidio. L’indagine dei Five-O aveva scoperchiato un vespaio: Nicole era stata incastrata da un vecchio nemico che aveva tirati i fili dalla prigione in cui lei aveva contribuito a rinchiuderlo.
Mentre Nicole, imprigionata nel carcere di Halawa pieno di detenute che lei stessa aveva arrestato,finiva in infermeria dopo essere stata pesantemente percossa, Steve ne organizzava l’evasione con l’aiuto del suo vecchio team di Seal. Poi aveva ricostruitoquanto era successo e aveva presentato al Governatore le prove che scagionavano la moglie, che era stata totalmente riabilitata.
Pochi mesi dopo, Nicole era rimasta incinta. Era stata una gravidanza facile e serena. Non poteva dire lo stesso del parto, ma quella era un’altra storia.
Abbassò gli occhi sulla figlia, ancora rannicchiata contro Steve, e le scostò i capelli scuridalla fronte. Evelyn aveva ereditato la pelle ambrata e i capelli neri della nonna materna, hawaiana al cento percento. Sebbene il padre di Nicole fosse americano, anche Nicole aveva quei tratti somatici ma erano molto meno marcati, anche se bastavano per farla passare per una dell’isola, cosa molto utile quando doveva andare sotto copertura.
«Questo piccolo diavoletto ci ha messo in scacco stanotte» mormorò Steve.
Evelyn MaluhiaMcGarrett era decisamente il punto debole di Steve. Da quando era nata, Steve soleva dire che era diventato suo schiavo e non c’era nulla che non sarebbe stato disposto a fare per lei. Non credeva di poter amare in quel modo, ma la prima volta che l’aveva presa in braccio e Evelyn gli aveva stretto il dito con la manina minuscola, aveva capito che la sua vita era profondamente cambiata.
«Ricorda che sei stato tu a permetterle di dormire qui»replicò piccata la moglie.
Steve sospirò: «Sapevo che me l’avresti rinfacciato».
Nicole si tese verso di lui, attenta a non disturbare Evelyn e lo baciò dolcemente.
«Dovrai trovare un modo per fare ammenda» sussurrò e a Steve non sfuggì il brillio malizioso nei suoi occhi.
«Lo troverò, signora McGarrett» promise.
 
Quando, qualche ora più tardi, Nicole si svegliò, Steve era inginocchiato sul materasso. Durante la notte Evelyn si era mossa e si era rannicchiata contro il fianco della madre. Steve la stava prendendo in braccio.
«Che ore sono?» domandò la donna, assonnata.
«È presto. La metto nel suo lettino, dormi ancora un po’» rispose Steve.
Mentre Steve portava la bambina nella stanza accanto, Nicole si girò sul fianco, occupando per metà il posto di Steve. Il cuscino dell’uomo conservava ancora il suo calore e Nicole vi affondò il viso e aspirò il suo profumo. Sospirò soddisfatta.
Quando Steve si affacciò di nuovo nella stanza, rimase per un momento ad osservarla. Indossava una corta camicia da notte di semplice cotone, nera e con le spalline sottili. L’indumento si era sollevato e lasciava scoperte le cosce e intravedere le mutandine. Dio, dopo anni gli faceva lo stesso effetto della prima volta che l’aveva vista.
Non mancava giorno che non rivolgesse un pensiero di ringraziamento al Cielo che l’aveva messa sul suo cammino. Era lei che lo teneva integro, che curava le sue ferite interiori, che dava un senso alla sua vita. Aveva sempre snobbato i romantici film che tanto piacevano a Nicole e che parlavano di coppie perfette che vivevano il loro travolgente amore in barba a qualsiasi ostacolo la vita mettesse loro davanti.
Beh, loro due non erano perfetti. Ma il loro amore era una cosa sacra e luminosa e Steve avrebbe fatto di tutto per proteggerlo. Da quando era arrivata la bambina poi, il loro sentimento si era come cristallizzato in qualcosa di ancor più potente.
Certo, il mondo era diventato un posto spaventoso in cui crescere una famiglia – e loro, con il lavoro che facevano, se ne rendevano conto meglio di altri – ma ogni grammo della sua energia era finalizzato a far sì che Eve crescesse sana e felice. Il suo secondo nome, che in hawaiano significava “protetta”, gli ricordava ogni giorno la sua missione.
Ripensò a quando, da giovane, aveva preso la decisione di arruolarsi. L’Accademia ad Annapolis, gli anni con l’Intelligence della Marina e poi con i NavySeals. All’epoca, allontanato dal padre dopo la morte di sua madre, gli era sembrata la cosa migliore da fare: gli aveva dato uno scopo, un obiettivo su cui concentrarsi.
Era diventato bravo in quel che faceva, molto bravo. E, mentre comandava la sua squadra di Seal nei vari teatri di guerra in cui erano stati inviati, era orgoglioso di proteggere la sua patria e la sua gente. Era disposto a sacrificare la propria vita per gli altri, anche se erano degli sconosciuti, in virtù del giuramento che aveva fatto. E l’avrebbe fatto, senza esitare.
Ma quando nella sua vita erano entrate prima Nicole e ora sua figlia, quella consapevolezza aveva assunto un significato del tutto nuovo. A quel punto, il giuramento che aveva fatto aveva acquistato un valore diverso: ora quelle persone da proteggere non erano più degli sconosciuti ma erano parte di lui, del suo cuore, della sua anima.
Si avvicinò al letto senza fare rumore e sedette sul materasso. Le toccò la gamba nuda, risalendo lentamente. Sentì che il suo respiro cambiava e sogghignò, proseguendo con la mano verso l’alto, finché si infilò sotto la camicia da notte. Sfiorò con il dito il bordo delle mutandine, accarezzandole la curva della natica. La donna si mosse in modo voluttuoso sotto la sua mano.
Steve si chinò su di lei e le baciò la porzione di schiena lasciata scoperta dalla camicia da notte. Il bacio le provocò la pelle d’oca sulle braccia e Nicole ridacchiò. Poi si girò sulla schiena.
«Scusami» le disse. «Volevo lasciarti dormire ancora un po’, ma eri così sexy che non ho resistito».
Nicole si stiracchiò, inarcando un po’ la schiena e portando le braccia sopra la testa. Si accorse che a Steve non era sfuggito nulla del movimento e sorrise.
«Sono felice che tu mi abbia svegliata».
«Oh, non fare così» replicò Steve, socchiudendo minaccioso gli occhi.
«Perché?» domandò lei con l’aria fintamente innocente.
Steve la guardò a lungo, poi sogghignò.
«No, no! Non cadrò nella tua trappola».
«Peggio per te, comandante» replicò lei.
«O per te» aggiunse Steve, mentre si alzava.
«Sì, ti piacerebbe» ribatté lei con sarcasmo.
Steve si bloccò. Nicole lo conosceva bene e sapeva di avergli lanciato una sfida. E Steve McGarrett non lasciava mai cadere una sfida. Ciò che non si aspettava proprio era la repentinità con cui lui si mosse.
Si mise a cavalcioni su di lei, bloccandole le braccia sopra la testa. Nicole lanciò un gridolino, ma non abbastanza forte da svegliare Eve. Si divincolò, muovendosi sotto di lui, ma senza molta convinzione.
«Guai grossi per te, tenente» ringhiò, usando il nuovo grado di Nicole, promossa tenente meno di due mesi prima.
Si abbassò su di lei, facendole spostare la testa di lato per arrivare a baciarle il collo. Nicole si abbandonò alle sue attenzioni con un sospiro, piegando di più il capo per facilitargli il compito. Tentò di liberare le mani, ma Steve non glielo permise, trattenendola con fermezza.
Per tutta risposta, la donna si mosse di nuovo, con il risultato che la camicia da notte risalì ancora.
«Dio mio, donna. Vuoi stare ferma?» borbottò, abbassando gli occhi sulle mutandine di pizzo.
Lei rise, una risata morbida che le fece vibrare la gola su cui lui aveva posato la bocca.
Steve si scostò, coricandosi di fianco a lei. La circondò con il braccio e Nicole gli si strinse contro, intrecciando una gamba alle sue.
«Pensi che riusciremo a passare una domenica tranquilli?» mormorò, disegnandogli piccoli cerchi con l’indice sul torace.
«Tendo a non fare promesse che potrei non mantenere»rispose Steve con un sospiro.
La loro vita era tesa e frenetica e le chiamate in servizio arrivavano nei momenti più impensabili. Quel giorno avevano in programma una giornata in spiaggia a Waikiki con Alex, il fratello di Nicole, e Lisa. I due erano sposati da circa sei mesi. Le due donne avevano legato molto e Evelyn adorava la zia Lisa, così avevano organizzato quell’uscita.
«C’è un’altra domanda che mi frulla per la testa» aggiunse Nicole, sollevandosi e posando il mento sul petto di lui. «Come mai non siamo impegnati in eccitanti faccende in questo momento?»
Steve ghignò come un monello.
«Perché raccogliere quella sfida avrebbe significato perdere la giornata in spiaggia e sai quanto Evelyn ci tenga» rispose.
«Santo cielo, sei sempre stato così arrogante, McGarrett?» borbottò Nicole, ma era evidente che scherzava.
Steve non raccolse la provocazione e si mosse per alzarsi.
«Vado a fare una nuotata» disse. Nicole sapeva che, ogni volta che poteva, iniziava la giornata con una lunga nuotata nell’oceano. Molto spesso partecipava anche lei – anche se preferiva nuotare di pomeriggio, quando l’acqua era meno fredda – ma da quando era arrivata la bambinanon aveva più potuto seguirlo.
Lo osservò mentre si infilava i pantaloncini da bagno e faceva per uscire. Steve tuttavia si fermò sulla soglia e si girò verso di lei.
«Sappi comunque che la sfida non è dimenticata e sarà un piacere darti una bella lezione non appena possibile».
«Oh, non vedo l’ora, comandante» replicò lei maliziosa, soffiando un bacio nella sua direzione.
Steve scese e lei sentì il bip del sistema d'allarme che veniva disattivato e la porta sul retro che veniva aperta. Nicole si rassegnò ad alzarsi. Si fece una doccia veloce e indossò canottiera e shorts. Poi, dopo aver lanciato un’ultima occhiata alla stanza della figlia e averla vista profondamente addormentata, scese al piano di sotto, avendo cura di controllare che il cancelletto che Steve aveva installato per evitare che la bimba scendesse da sola fosse ben chiuso.
Si recò in cucina e preparò il caffè, dedicandosi poi a preparare una variopinta serie di sandwich che avrebbero portato in spiaggia. Quando un movimento fuori dalla casa attirò la sua attenzione vide che Steve era uscito dall’acqua. Prese il telo che aveva lasciato sulla sedia in giardino e si asciugò velocemente. Poi infilò le infradito e rientrò.
«Ah» sospirò, «l’acqua era magnifica stamattina».
Si avvicinò a Nicole e la strinse da dietro. Lei si appoggiò ai suoi pettorali: la sua pelle era ancora fresca e umida dopo la nuotata e lei si godette quel contatto. Steve abbassò il capo per baciarle il collo e nel movimento alcune gocce caddero dai capelli bagnati sulla spalla di lei. Prima che scivolassero via, Steve le lambì con la lingua, facendola rabbrividire.
«Vado a farmi la doccia» sussurrò e sembrava davvero un invito. Ma Nicole non voleva cedere tanto facilmente: dargliela vinta così presto avrebbe senz’altro accresciuto il già considerevole ego di Steve.
«Per favore, sveglia Eveprima di scendere. Io preparo la colazione».
Steve fece la doccia, lavando via la salsedine del bagno mattutino. Si asciugò velocemente i capelli e indossò maglietta e pantaloncini.
Poi entrò nella stanza della bambina che dormiva della grossa, a pancia in giù. Aveva il pollice in bocca: sicuramente aveva perso il ciuccio, che infatti vide per terra. Ormai lo teneva solo per dormire e avevano deciso che preferivano quello al fatto che si succhiasse il dito. Ma di notte spesso lo perdeva e rimediava con il pollice.
«È ora di alzarsi, Evelyn» sussurrò Steve, accarezzandole la schiena con dolcezza. La bambina sospirò, rigirandosi a pancia in su ma senza aprire gli occhi.
«Andiamo, dormigliona» ridacchiò e la prese in braccio.
Evelyn gli ciondolò fra le braccia, troppo assonnata per reagire.
«Eve» la chiamò di nuovo, mentre la portava in bagno. «Se non ti svegli non potremo andare in spiaggia con gli zii».
La frase ebbe l’effetto sperato e la bambina aprì gli occhi dal bellissimo taglio a mandorla, che erano di un intenso colore blu, un mix tra l’azzurro mare dei suoi e lo straordinario viola di sua madre.
«Quando andiamo in spiaggia?» domandò con la voce ancora piena di sonno.
«Intanto facciamo pipì, poi ci pensiamo, ok?»
Quando scesero, Nicole aveva preparato la colazione sul tavolo in veranda. Evelyn, già vestita e pronta, tese le braccia e Steve la passò a Nicole.
«Buongiorno, piccola mia».
«Ciao, mamma». Le strinse le braccia attorno al collo e le schioccò un bacio sulla guancia. «Andiamo in spiaggia?»
Nicole lanciò un’occhiataccia a Steve.
«Papà non avrebbe dovuto dirtelo così presto» borbottò. «Prima facciamo colazione, ok?»
La fece sedere sulla sua sedia e, nonostante le proteste della bambina, fecero colazione ascoltando le onde dell’oceano che mormoravano la loro litania continua.
Per fortuna Nicole aveva già preparato tutto perché non sarebbe stato possibile aspettare altro tempo. Salì a mettere il costume che coprì con un pareo e tornò al piano di sotto mentre Steve raccoglieva le borse che la donna aveva preparato accanto alla porta.
Evelyn saltellava attorno a loro, chiaramente impaziente di andare. Quando Steve aprì la porta sfrecciò fuori come un piccolo fulmine bruno e si fermò accanto alla portiera della Camaro di suo padre.
«Dai, papà! Sei lento» si lamentò.
«Ha preso decisamente da te» si lagnò Steve ma Nicole non replicò.
Mentre Steve caricava le borse nel bagagliaio, la donna assicurò Evelyn al seggiolino. Steve si mise al volante e guidò con calma fino a Waikiki Beach, parcheggiando la Camaro in un posto libero.
Nicole era al telefono con il fratello che l’aveva chiamata per dirle che erano leggermente in ritardo.
«Ok, vi aspettiamo in spiaggia. Tua nipote potrebbe diventare troppo impaziente».
Scesero e scaricarono le borse e Steve acchiappò Evelyn prima che si lanciasse in spiaggia da sola.
«Penso che tu abbia bisogno di calmarti un po’, signorina» la rimproverò.
«Ma papy! È Waikiki!»protestò la bambina, con un tono così comico che entrambi scoppiarono a ridere.
Trovarono un posto tranquillo e Steve aprì l’ombrellone colorato, mentre Nicole cercava di mettere la protezione solare a Evelyn che non la smetteva di saltellare.
«Quando arrivano gli zii?» chiese, mentre Nicole le spalmava la crema sul viso.
«Tra poco. Se stai ferma e ti fai mettere la crema forse arriveranno anche prima» sbuffò la donna.
«Papy, andiamo a vedere l’acqua?»
«Non dovrebbe essere diversa da quella che vedi tutti i giorni a casa, comunque ogni suo desiderio è un ordine, signorina McGarrett»disse Steve, prendendola per mano.
Mentre i due si allontanavano, Nicole sistemò le borse all’ombra e si tolse il pareo, restando in bikini. Stese l’asciugamano sulla sabbia e si coricò, chiudendo gli occhi e godendosi qualche momento di solitudine.
«Ehi, sorella!»
Nicole girò la testa: suo fratello Alex e la moglie Lisa venivano verso di lei, appesantiti da borse e ombrellone. Alex aveva i capelli castani e gli occhi neri di sua madre Iolana. Era basso di statura e aveva un fisico magro e asciutto. Lavorava per una grande azienda informatica per la quale sviluppava software gestionali.
Dopo una certa promiscuità in ambito donne aveva incontrato Lisa ad una convention a cui aveva partecipato per lavoro e se ne era perdutamente innamorato. La ragazza era originaria del Montana e per qualche mese avevano provato a farla funzionare a distanza. Ma le difficoltà si erano rivelate più grandi di loro.
Il destino aveva voluto che nell’azienda per cui lavorava Alex si liberasse un posto proprio in quei mesi. Lisa aveva inoltrato la domanda ed era stata scelta, perciò aveva fatto i bagagli e si era trasferita a Oahu.Avevano convissuto per un po’ – nonostante a Iolana l’idea non andasse proprio a genio – e finalmente, sei mesi prima, erano convolati a nozze.
Nicole era dispiaciuta che sua madre non avesse potuto vederli sistemati. Si rammaricava anche del fatto che non avesse visto Evelyn: le sarebbe piaciuto diventare nonna, Nicole riusciva a immaginarla benissimo mentre coccolava la bambina con gelato e biscotti fatti in casa.
Lisa sollevò gli occhiali da sole sulla testa.
«Dov’è la mia piccola Eve?» domandò.
«È andata con Steve a vedere l’acqua» rispose Nicole, mentre il fratello e la cognata si sistemavano. Si erano appena accomodati sugli asciugamani che Evelyn e Steve ritornarono dal loro giro di perlustrazione. La bambina li vide da lontano e lasciò la mano di suo padre per correre loro incontro, gettandosi tra le braccia di Lisa.
«Zia Isa» gridò.
«Ciao ranocchietta» la salutò, baciandole la sommità del capo.
«Guarda cos’ho trovato» disse la piccola, mostrandole una bella conchiglia variopinta che aveva raccolto sul bagnasciuga.
Steve arrivò con più calma e salutò i nuovi arrivati. Poi abbassò lo sguardo su Nicole: non disse nulla ma la donna lo conosceva bene e sapeva che il nuovo bikini fucsia che indossavanon lo lasciava indifferente.
«Vieni anche tu a vedere l’acqua?»le domandò. Per tutta risposta, Nicole gli tese le mani perché l’aiutasse a rimettersi in piedi.
Evelyn era impegnata con Lisa e Steve aveva sperato proprio in quello dato che voleva stare un po’ da solo con sua moglie.
«Torniamo subito» dissero e si allontanarono. Steve intercettò un paio di occhiate da parte di alcuni ragazzi. Non era per nulla strano: anche dopo la gravidanza, Nicole aveva conservato un fisico tonico e asciutto, merito anche di tutte le ore di allenamento che facevano per tenersi in forma.
Quelle occhiate gli fecero bruciare una punta di gelosia e sentì l’esigenza di passarle un braccio attorno alla vita sottile per far sapere al resto della spiaggia che Nicole era soltanto sua.
«Calmati, Superseal!» rimbeccò la donna sorridendo, dato che aveva intuito cosa passava per la testa di Steve.
Arrivarono sulla battigia. Nicole mise i piedi in acqua e voltò le spalle all’oceano, allacciandogli le mani dietro il collo. Lui le posò le mani sui fianchi e rimasero per un po’ così, con l’acqua che lambiva loro le caviglie, completamente dimentichi di tutto eccetto loro stessi, come se l’affollata spiaggia di Waikiki fosse improvvisamente deserta.
«Sei una favola con questo bikini» mormorò lui.
«Il tuo giudizio è poco obiettivo, secondo me» replicò Nicole. Poi socchiuse gli occhi: «Ti va di portarmi un po’ al largo, comandante?»
Steve la prese per mano e insieme si spinsero in acqua. Si lasciarono alle spalle le famiglie con i bambini impegnati nei loro giochi nell’acqua bassa finché il fondale cominciò a digradare. Nicole si tuffò, riemergendo poco più in là con i capelli incollati alla testa, lisci e lucenti.
Anche Steve si tuffò, nuotò verso di lei e l’afferrò alla vita. La tirò sotto, cercandole la bocca per baciarla.Riemersero ridendo e Nicole gli si aggrappò con le braccia e gli circondò la vita con le gambe. Steve la guardò negli occhi, le lunghe ciglia imperlate di goccioline scintillanti come diamanti, e la desiderò come la prima volta.
La baciò con passione, stringendola contro il petto. Fu lei la prima a staccarsi: rimase ad occhi chiusi, la fronte appoggiata a quella di Steve. L’uomo sentiva il seno premergli contro ad ogni respiro e rimase immobile, godendosi la stretta delle sue braccia attorno al collo.
«Sarà meglio tornare a riva» disse alla fine con voce roca. «Altrimenti penso che non basterà l’acqua fredda».
Nicole ridacchiò e insieme tornarono alla spiaggia. Fecero il giro lungo per tornare, passando per le docce d’acqua dolce per lavare via la salsedine, e poi tornarono agli ombrelloni.
Evelyn aveva sparso i suoi giochi sulla sabbia e stavadando sfogo alla sua creatività con le formine.
«Pensavo foste fuggiti per darvi alla pazza gioia»ammiccò Alex, tendendo il pugno che Steve colpì con il proprio.
«Il pensiero ci aveva sfiorato, in effetti».
La mattinata volò via in modo rilassato e piacevole. Steve sperava che il suo cellulare rimanesse muto almeno per quel giorno perché vedeva che le sue donne si stavano divertendo e gli sarebbe dispiaciuto dover interrompere.
Dopo pranzo Evelyn sedette fra gli asciugamani dei suoi genitori e Steve fu precettatoper aiutarla con le formine di sabbia, mentre Nicole chiacchierava con Lisa con cui aveva stretto una bellissima amicizia.
«Senti, ma dove l’hai preso quel bikini?» le chiese ad un certo punto. «È davvero carino».
«Ti piace? L’ho preso in quel nuovo negozio che hanno aperto su Kalakaua Avenue».
«Ho sentito che hanno della roba bellissima, ma hanno prezzi abbastanza alti».
«Sì, è vero» confermò Nicole. «Io e Kono ci siamo andate il giorno in cui hanno fatto l’inaugurazione, c’era il cinquanta percento di sconto».
«Mamma, cos’è questo?»domandò Evelyn, indicando il fianco sinistro della madre.
«Quella è una cicatrice, tesoro» spiegò. «Capita a volte quando una persona si fa male».
«Ti sei fatta male perché sei caduta?»
Nicole sorrise. «No, non sono caduta. È stato un uomo cattivo a farmi male».
Era accaduto anni prima, nel corso di un’operazione sotto copertura. Nicole si era infiltrata nella villa di Rafael Machado, un grosso signore della droga colombiano che teneva prigioniero ElliotReeds, uno dei più cari amici di Steve. Nello scontro a fuoco per esfiltrareElliot, Nicole era rimasta ferita al fianco. Era stata operata due volte, prima sulla nave appoggio dei Seals che avevano portato a termine l’operazione e poi all’Hawaii Medical Center. Ci aveva rimesso la milza, ma era viva e quella piccola cicatrice era un ben misero prezzo da pagare.
Machado era finito in prigione ma era riuscito a manovrare le cose anche da là. Era infatti lui il mandante dell’omicidio della madre di Nicole.
Evelyn rimase pensierosa per un po’, poi toccò con il dito il leggero rigonfiamento di tessuto cicatriziale.
«Ti fa male, mamma?»
«No, piccola. Non mi fa più male adesso» mormorò, accarezzandole il viso con dolcezza.
«E l’uomo cattivo adesso dov’è?» domandò la bambina, guardandola negli occhi.
«Il tuo papà l’ha messo in prigione e non potrà mai più farci del male».
Evelyn si voltò verso Steve con un sorriso a tutta bocca e un’espressione adorante negli occhi blu.
«Il mio papà è il più forte di tutti».
«E questo, signori miei» annunciò Steve, «mette fine a qualsiasi discorso».
Scoppiarono a ridere, ma Nicole si interruppe di colpo. Girando distrattamente gli occhi per la spiaggia aveva notato unragazzo che non doveva avere più di sedici anni. A differenza del resto delle persone in spiaggia indossava una maglietta a strisce e dei pantaloncini e si aggiravacon aria sospetta e nervosa in mezzo agli ombrelloni.
«Steve» mormorò in tono pressante. L’uomo, che aveva già notato il suo strano comportamento, seguì il suo sguardo e lo vide. Non si era accorto che Steve e Nicole lo stavano osservando ed entrambi lo videro guardarsi furtivamente attorno e poi chinarsi per prendere un portafogli da una borsa lasciata abbandonata sotto un ombrellone e infilarlo sotto la maglietta.
Non ebbero bisogno di parlare: entrambi si alzarono. Lo fecero con un sincronismo tale che Alex alzò gli occhi stupito.
«Che succede?» chiese, intuendo che qualcosa aveva attirato la loro attenzione.
«Niente di che» replicò Nicole. Poi abbassò lo sguardo su Evelyn: «Eve, adesso la zia Lisa ti porta a prendere un gelato, ok?»
Fece un cenno alla ragazza che capì al volo e si alzò, prendendoper mano la bambina e allontanandosi verso il chiosco. Steve, che non aveva perso di vista il ragazzo, si mosse per seguirlo.
«Alex, chiama la polizia. Chiedi del sergente Lukela e digli che chiediamo l’invio di una pattuglia a Waikiki Beach».
Nicole non rimase a controllare che seguisse le sue istruzioni e si incamminò sulla sabbia. Steve seguiva il ragazzo con aria indifferente. Nicole intuì che voleva spingerlo un po’ più fuori dalla calca prima di affrontarlo. Non credeva che fosse armato ma la presenza delle famiglie in spiaggia richiedeva il massimo dell’attenzione da parte loro.Nicole continuò a seguirli a una certa distanza, al margine della spiaggia: se il ragazzo fosse fuggito da quella parte, l’avrebbe fermato.
Finalmente giunsero in un punto della spiaggia dove c’era meno ressa. Il giovane ladro non si era ancora accorto di Steve e tantomeno di lei.
«Ehi, tu! Maglietta a strisce! Fermo!» gridò Steve.
Il giovane sussultò come se gli avessero sparato. Piroettò su se stesso, vide Steve a pochi passi di distanza e si mise a correre nella direzione opposta. Entrambi scattarono.
Maglia a strisce volava sulla sabbia, schivando le persone che gli si paravano davanti e saltando asciugamani e borse. Steve correva con potenza ma era più pesante e la sabbia lo intralciava, facendogli perdere terreno.
Il giovane evitò di misura una ragazza bruna che, presa alla sprovvista, perse l’equilibrio. Steve non riuscì ad evitarla del tutto e la colpì con la spalla, facendola cadere sulla sabbia.
Nicole vide che la sollevava in fretta e si accertava che stesse bene prima di rimettersi all’inseguimento del ladruncolo, ma la cosa gli aveva fatto perdere altro terreno. Il ragazzo, che era quasi arrivato al basso muretto che divideva la spiaggia dalla zona pedonale, si voltò, vide che Steve era abbastanza lontano e ghignò.
Ma non aveva notato Nicole. La donna, più leggera e veloce di Steve, era riuscita a tenere il passo e ora cominciò a convergere su di lui, ben decisa a fermarlo prima che raggiungesse la zona pedonale.
Quando Maglia a strisce si accorse di lei era davvero troppo tardi. Nicole si lanciò verso di lui, afferrandolo alla vita e tirandolo a terra. Rotolò sulla sabbia e fu in piedi con la velocità di un furetto, affrettandosi poi a bloccare le braccia del ragazzo dietro la schiena e tenendolo fermo senza troppo sforzo.
«Sta’ fermo, Lupin dei poveri!» borbottò, mentre quello continuava a dimenarsi.
Steve la raggiunse e fece allontanare i curiosi che erano accorsi vedendo la scena, mentre un’auto della polizia si fermava a poca distanza e due agenti scendevano e si dirigevano verso di loro.
«Tenente Knight!» esclamò uno di loro e Nicole riconobbe Duke Lukela. «Davvero bella la nuova uniforme dei Five-O» ridacchiò, alludendo al suo bikini e lanciandole le manette.
«Vero?» replicò lei, facendo scattare le manette ai polsi del ragazzo con gesto esperto. «Pensa a come sarà carino il detective Williams in due pezzi».
Nicole si rimise in piedi con un movimento agile, mentre Steve afferrava il giovane e lo faceva alzare.Nicole gli sollevò la maglietta e afferrò il portafogli che era rimasto inaspettatamente infilato alla cintura.
«Questo lo prendo io» gli disse, sventolandoglielo davanti al viso.
«Nicky, vado a vedere se la ragazza che ho travolto sta bene»annunciò Steve, lasciandola ad occuparsi delle formalità con Duke.
«Ero di pattuglia quando mi hanno passato la chiamata di tuo fratello» spiegò Duke.
La donna gli spiegò brevemente cos’era successo, poi gli affidò il ragazzo ammanettato e raggiunse Steve che stava parlando con la donna bruna. Era giovane e carina, probabilmente sui trenta, con i capelli raccolti con uno spillone e indossava un bikini dorato che contrastava con l’abbronzatura.
Mentre li raggiungeva, la vide sorridere. Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e posò una mano dalle unghie curate e dipinte di un bel rosa shock sull’avambraccio di Steve.
«Non si preoccupi, comandanteMcGarrett» mormorò suadente, sporgendosi verso di lui in modo impercettibile. «È tutto a posto, ma è stato gentile a preoccuparsi per me».
Nicole provò un immediato moto di fastidio per il modo in cui quella ragazza stava puntando Steve. Con tutta probabilità lui non se ne era nemmeno accorto e continuava a rivolgersi a lei con cortesia, ma per Nicole quei segnali erano più che evidenti.
Affrettò il passo e arrivò a fianco di Steve, posando una mano sull’ampia schiena di lui.
«Sta bene, signorina?» domandò e, senza attendere risposta, si rivolse al marito. «Tesoro, vogliamo tornare da nostra figlia?»
Godette dell’espressione della bruna che rimase davvero male quando capì che Steve era sposato e aveva anche una figlia.
Steve si congedò dalla ragazza e tornarono sui propri passi. Nicole era sicura che la ragazza li stava ancora guardando, perciò gli circondò la vita con il braccio e infilò la mano appena sotto l’elastico dei pantaloncini da bagno. Steve si girò verso di lei e la baciò sulle labbra senza smettere di camminare.
  
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