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Autore: BreathE    30/12/2020    4 recensioni
Valanyar è stata portata nella Terra di Mezzo da Gandalf per aiutarlo con il futuro della Compagnia dell’Anello e distruggere Sauron, ma aver letto un libro e vivere una vera avventura sono due cose completamente diverse.
Riuscirà a portare a termine il compito che le è stato affidato, oppure cadrà mutando per sempre il destino dei nostri eroi preferiti?
Tra cambiamenti di copione improvvisati e il mondo degli uomini che la crede un ragazzo, Valanyar cercherà di proteggere a tutti i costi la sua nuova famiglia mentre lotterà per il suo posto nel nuovo mondo.
*
Ragazza dei giorni nostri finisce nell’universo del Signore degli Anelli. Niente di più scontato.
PARING: Legolas/ Nuovo Personaggio
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Faramir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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▌ PROLOGO ▌
 



 
 
 


 “Avrei voluta viverla con te caro Bilbo” pensai posando Lo Hobbit ormai finito nello scaffale.
“Già sarebbe bello … “ riflettei infilandomi sotto le coperte con un sorriso amaro “ … Vivere un’avventura “ sospirai chiudendo gli occhi e lasciandomi cullare dalle braccia di Morfeo, senza sapere che qualcuno era stato in ascolto.
 
« Se è un avventura che desideri giovane amica, devi sapere, che sono la mia specialità ».

 
 
 
 
 ꕥ
 
 

 
 
« Attento a cosa chiedi quando preghi, perché potresti ottenerlo. »
__Stephen King
 



 
Vorrei poter dire, che il mio viaggio nella terra di Mezzo, iniziò in modo poetico.
Magari con l’arrivo di uno stregone sulla porta di casa, o uno scontro fortuito con la persona sbagliata … Invece, dovetti accontentarmi di una secchiata d’acqua in pieno viso e una sequela di parolacce da parte di entrambi.
« Non sulla mia soglia ubriacone! » ringhiò una voce che mi fece rizzare in piedi alla velocità della luce.
« Ma che diamine ?! » urlai sconvolta scuotendomi i capelli dall’acqua.
« Casa mia ti sembra forse il letto di una locanda, eh?! » urlò di nuovo l’uomo sull’uscio, che mi guardava con astio, pronto probabilmente a lanciarmi in capo anche il secchio che teneva ancora in mano.
« No » mormorai confusa senza neppure capire dove fossi.
Avevo bevuto troppo la sera prima ?
Ma che mi fossi addormentata in mezzo alla strada mi pareva impossibile. E non ricordavo di essere andata proprio da nessuna parte, anzi, il mio ultimo ricordo risaliva proprio alla mia stessa camera.
« Allora te ne vai o hai intenzione di restartene qui impalato per tutto il giorno ?! »
« No certo, me ne vado » dissi facendo qualche passo indietro pronta a svignarmela.
 Mi allontanai di qualche metro, mettendo finalmente a fuoco i miei dintorni:
 « Ma dove diamine … » ripetei dopo due passi senza neanche riuscire a finire la frase.
Intorno a me vi era una specie di  villaggio.  Come uno di quelli appena usciti da un libro di scuola o da un documentario di Piero Angela.
Per iniziare, la strada era un ammasso più di fango che di piastrelle. Per non parlare della puzza tremenda che mi invadeva il naso, e le case parevano pronte a crollare da un momento all’altro possedendo più terra che mattoni.
Seguii la via con circospezione, cercando di capire se ero finita nel set di un film o ero (più verosimilmente) in un sogno molto realistico.
 
La gente intorno a me urlava e si agitava, indaffarata in varie faccende, senza che io riuscissi a dare un vero senso a quello che succedeva tutto intorno.
Un signore si stava davvero svuotando la vescica accanto alla porta di qualcuno come se niente fosse in pieno giorno?
Neanche a sentirmi, dalla suddetta porta, ne uscì una donna corpulenta con una scopa fatta da setole di paglia stretta in mano, che riversò in testa all’uomo brandendola come se fosse una spada ed insultandolo,  costringendolo così  a scappare con ancora le braghe calate.
Seguendo le chiappe all’aria dello sconosciuto, il mio sguardo cadde su una figura minuta, che avrei catalogato sotto la voce “bambino” se non fosse stato per i piedi grandi e pelosi e il viso che dimostrava almeno il triplo della sua età.
“Ma che diamine?” pensai iniziandolo a seguire a qualche passo di distanza.
Aveva canditi riccioli castani e delle orecchie più grandi delle mie. Nonostante la statura  minuta, la proporzione del suo corpo era accurata, ma la cosa più strana era che  sapevo perfettamente chi fosse.
Il che era semplicemente ridicolo.
« Ma dove sarà finito quel dannato stregone? Eppure lui e il suo cappello a punta dovrebbero essere facilmente riconoscibili » borbottò il non-così-sconosciuto mentre io rimanevo a bocca aperta.
« Bilbo Bagg-» iniziai ma nel mio stesso momento, proprio quando l’hobbit in questione aveva iniziato a girare la testa verso di me, una empia voce risuonò nell’aria:
« Bilbo Baggins! Ecco dove eri finito, hai forse trovato quel che cercavi? » la mia attenzione fu quindi rapita subito dall’alta figura vestita di  grigio, con tanto di bastone, cappello a punta, barba e capelli lunghi.
I due continuarono a scambiarsi qualche parola, mentre io ero sempre lì, gocciolante, ferma a fissare i due uomini senza capire come tutto ciò fosse semplicemente possibile.
« Tutto bene giovane? » domandò alla fine lo stregone, abbassandosi un po’ e facendo qualche passo verso di me, riempiendomi completamente il campo visivo.
« Io.. » mormorai senza realmente sapere cosa dire.
« Si è forse perso? Che strani abiti indossa » aggiunse Bilbo facendosi anche lui avanti, e costringendomi così a controllare cosa stessi indossando.
Niente di davvero strano, era una semplice tuta da casa: pantaloni neri, felpa anch’essa nera con cappuccio di Assassin Creed e scarpe argentee della Nike. Ma non era difficile immaginare perché secondo loro fossi così fuoriposto.
Beh, io ero fuoriposto.
« Penso sia una fanciulla mio caro Bilbo » disse Gandalf con un mezzo sorriso mentre l’Hobbit arrossiva e  si scusava precipitosamente.
« Oh ma certo che sciocco, mi dispiace mia signora, perdonate la mia svista, è completamente colpa mia sono stato solo colto di sorpresa dai vostri ... Pantaloni. Mi scuso profondamente. »
Toccai la stoffa dei suddetti pantaloni con una mano, ricordandomi che nel libro, le donne indossavano sempre vestiti essendo stato ambientando in un periodo simile al Medioevo.
“Già dentro il libro, quindi cosa diavolo sta succedendo?” mi domandai guardando le due figure, chiedendomi distrattamente, se avessi mai fatto un sogno tanto realistico in passato.
« Perdonatemi io … Voi … » tentai senza sapere come continuare. Come chiedi a qualcuno se stai sognando? Se loro esistono realmente o sono solo frutto di una mente geniale?
« Oh ma certo, siete la fanciulla che Re Elrond mi ha chiesto di accompagnare a Gran Burrone vero? Non credevo foste già arrivata. É una fortuna esserci incontrati per caso » disse Gandalf prendendomi totalmente di sorpresa.
« Cosa? No io - » balbettai ancora confusa, con tanto di occhi sgranati che dovevano farmi sembrare un pesce palla.
«Che fortuna mia cara! Che fortuna davvero» continuò con fare amichevole come se mi conoscesse realmente « Ti stavo proprio cercando, e così avevo perso di vista il caro Bilbo, pensavo ancora non fossi giunta » aggiunse facendomi l’occhiolino.
« Oh … sì …  che fortuna» conclusi cercando di imitare il suo sorriso affabile.
« Certo che la vita di uno stregone è proprio piena. Anche dopo essere andati a caccia di draghi, c’è sempre altro da fare! » disse Bilbo con un sorriso, ma la sua voce aveva un retrogusto amaro, e se era vero che la loro avventura alle montagne solitarie si era appena conclusa, non era difficile immaginare per quale motivo l’hobbit fosse triste .
« Beh ricordati di tenere fede alla tua promessa Gandalf, passa presto a  trovarmi »
« Ma certo mio piccolo amico, tornerò prima di quanto tu creda non preoccuparti»
« Ovviamente è benvenuta anche lei mia signora! Tra lo Stregone, e lei con i suoi strani abiti, sono certo che sarò sulla bocca di tutta la Contea! » disse l’hobbit allegro, facendomi scappare un sorriso genuino.
« Ne sarei onorata » dissi sincera « Mi scuso di nuovo per doverti rubare la compagnia di Gandalf così improvvisamente»
« Oh non dica sciocchezze! Gandalf va e viene sempre come vuole » rispose lui sistemandosi meglio la sacca sulle spalle « Fate buon viaggio » .
« Buon rientro a casa Bilbo » lo salutò lo stregone per l’ultima volta inclinando leggermente il proprio cappello.
Osservai l’hobbit allontanarsi, fino a quando non svoltò l’angolo sparendo così dalla mia vista.
 
« Creature davvero straordinarie gli Hobbit … » mormorò Gandalf incrociando il mio sguardo.
« … Puoi imparare quanto c’è da sapere sulle loro usanze in un mese, eppure dopo duecento anni, non smettono mai di stupirti » conclusi per lui con un sorriso divertito.
« Oh, visione interessante, chi lo ha detto? »
« Tu » risposi « e credo anche che tu lo sappia » aggiunsi incrociando le braccia e guardandolo come se mi dovesse una spiegazione.
« Mai detto niente di simile mi dispiace » rispose lui voltandosi ed iniziando a camminare , seguendo il sentiero opposto a quello di Bilbo « Non ancora almeno » aggiunse criptico.
In fin dei conti aveva ragione, eravamo alla fine del viaggio di Bilbo, mentre la mia citazione, apparteneva alla trilogia del Signore degli Anelli. Mi costrinsi a darmi una mossa, camminando veloce senza più curarmi dei miei strani dintorni per stare dietro alle lunghe falcate dello stregone. Era incredibilmente alto.
Molto più di me, proprio come nei libri si aggirava intorno ai due metri ed io dal mio metro e settanta, dovevo inarcare il collo per poterlo guardare in viso.
« Perché sono qui Gandalf? » domandai quando mi fu chiaro che non mi avrebbe detto niente di più, senza una specifica richiesta.
« Oh ma io cara non ne ho idea » rispose lui affabile mentre inarcavo un sopracciglio scettica « E’ stata la Dama Galadriel , ad informarmi che avremmo dovuto affrontare in futuro, la prova più dura di tutte, lei mi ha detto che avevamo bisogno di tutto l’aiuto possibile, e tu mia cara, eri pronta per un’avventura » continuò mentre si guardava intorno.
« Ma tutto questo non è reale, è solo un sogno » dissi sovrappensiero mentre cercavo di ricordarmi cosa avessi mangiato la sera prima. Qualcosa era andato a male e non me ne ero accorta?
« Reale? Forse io non ti sembro reale? Magari per te è un sogno, ma certamente io sono reale » sbuffò lo stregone con tono offeso, accelerando il passo e andandosi a infilare in una bottega con un piccolo recinto affianco, dove vi erano sistemati cinque cavalli.
Fui costretta quasi a correre per riuscire a stargli dietro mentre lasciava tre monete ad un uomo che puzzava quanto quelle povere bestie.
« Spero che tu sappia cavalcare » annunciò il Grigio stregone senza neppure voltarsi a guardarmi in viso.
L’uomo che era appena stato pagato si alzò, entrò nel piccolo recinto e mise le redini ad una coppia di cavalli, uno baio ed uno grigio, porgendoli poi a Gandalf e aprendoci un cancelletto esterno.
« Beh in realtà io non salgo su un cavallo da quando ero una bambina » dissi guardando gli animali, mentre lo stregone mi depositava in mano un paio di redini, e senza tante cerimonie saliva in groppa al baio.
« Ma in fondo per te è solo un sogno, sono certo non avrai problemi ad adattarti» rispose stizzito, ancora offeso per il mio commento precedente.
Sogno o meno, lo Stregone era proprio permaloso come nel libro non c‘era che dire. Era proprio da me, essere sfortunata anche in un sogno.
Avrei potuto risvegliarmi a Mirkwood, nella corte di Thandruil, e invece dove ero finita? Nel buco puzzolente di Brea.
« Mi dispiace Gandalf non intendevo certo offenderti. É solo che da dove vengo io, tu sei solo il personaggio di un libro» tentai di spiegare mentre mi facevo forza e montavo a cavallo un po’ incerta.
In fin dei conti era comunque il mio sogno, me la sarei cavata alla grande.
« E da dove vengo io, tu non sei niente di più di una mera leggenda, una scritta su un muro, eppure non mi vedi mettere in dubbio la tua esistenza » continuò lo Stregone stupendomi.
“Una leggenda? Su di me?” pensai stringendo forte le ginocchia, prima di rischiare di catapultarmi in terra, non appena il cavallo iniziò a camminare.
Era evidente che non me la sarei cavata alla grande proprio per niente.
Gandalf dovette vedermi in chiara difficoltà con l’animale, perché nonostante continuasse a borbottare tra sè e sé, impostò presto una andatura lenta per entrambi che mi permise di abituarmi alla bestia sotto di me.
 
Continuammo a cavallo in silenzio per quelle che mi parvero intere ore.
E, per quanto sapessi che nei sogni il tempo passava diversamente, iniziavo a credere che mi sarei svegliata nel mio letto e tutta la mia avventura nella Terra di Arda si sarebbe conclusa con me che puzzavo di sterco bagnata fradicia su un cavallo pulcioso.
Eravamo usciti dal villaggio di Brea da una vita, e per quanto mi riguardava, adesso ci trovavamo letteralmente in mezzo al nulla. Gandalf ci stava facendo seguire una  sottospecie di strada, che se non fosse stato per la grandezza, avrei semplicemente etichettato come sentiero.
« Gandalf come si chiama il mio cavallo? » domandai semplicemente per rompere il silenzio, accarezzando la criniera nera dell’animale.
Non era nel migliore degli stati: il pelo era sudicio e anche se tentavo di districarla con delle gentili carezze, la criniera era piena di nodi. Senza contare che potevo quasi intravedergli le costole, quindi era anche  denutrito.
« Solo a Rohan i cavalli comuni possiedono dei nomi, dubito che questo ne abbia mai avuto uno » rispose lo Stregone dopo aver buttato fuori, un cerchio perfetto di fumo dalla sua pipa « Puoi dargliene uno te se lo desideri, sono certo che lo apprezzerebbe. Solitamente i cavalli vengono rimandati indietro, e ritrovano da soli la strada di casa, ma possiamo sempre tornare a comprarlo. Sempre che tu non ti svegli prima » aggiunse in una risata sommessa.
Decisi di ignorare il suo ultimo commento, riflettendo invece, su un nome per il cavallo. Tutti ne meritavano uno, mia madre a casa ne dava perfino alle piante:
« Bucefalo ¹ » dissi soddisfatta « Ti meriti un nome importante » aggiunsi e l’animale parve quasi annuire con uno sbuffo.
« Sembra piacergli » commentò Gandalf facendomi aprire in un sorriso.
« Quindi, Re Elrond eh? » domandai  « andiamo a vedere gli elfi » mormorai eccitata ricordando le meraviglie di cui narrava il libro su Gran Burrone.

 
 
 


Se avessi avuto ancora dubbi che questo non era un sogno comune, questi si dissiparono in fretta.
Ci vollero infatti quattro giorni e tre notti per arrivare a Imladris, e onestamente, non avevo ricordi di aver mai dormito tanto in un sogno.
Ma soprattutto era il dolore nel mio fondoschiena che mi lasciava perplessa, le gambe erano oramai costantemente tormentate da crampi, e ogni volta che ci fermavamo a far riposare i cavalli, temevo che avrei finito per dimenticarmi come si camminava.
Per non parlare del cibo.
Gandalf aveva comprato solo un po’ di formaggio, del pane oramai raffermo e della carne essiccata, tutto semplicemente disgustoso. Era ovvio che nella Terra di Mezzo ancora nessuno avesse scoperto il sale.
 In compenso, riscoprii la dolcezza della frutta, poiché alla fine del secondo giorno, trovammo un albero di mele, e dopo solo tre pasti del cibo da viaggio dello stregone, decisi che quel frutto era il mio nuovo cibo preferito.  Perfino Bucefalo sembrava essere d’accordo con me, nitrendo sempre felice ogni volta che ne condividevo una assieme a lui.
Perlomeno fino a quando non sarei riuscita ad addentare nuovamente una pizza.
 
« Eccoci arrivati presso la casa di Re Elrond » annunciò Gandalf distogliendomi dai miei pensieri e facendomi alzare gli occhi per ritrovarmi letteralmente senza parole.
Gran Burrone era meravigliosa.
 Né le descrizioni di Tolkien né i film erano riusciti a renderle giustizia. Le costruzioni erano enormi ed imponenti, ma allo stesso tempo eleganti e si mescolavano con la natura senza mai oltraggiarla, fondendosi con essa come se ne facessero parte.
Continuai a guardare in estasi, fino a che non arrivammo allo stretto ponte che sormontava sopra vari metri un fiume e rappresentava la via principale per entrare nella città.
« Ma delle ringhiere no? » esclamai guardando le acque terrorizzata. Avevo sempre sofferto di vertigini, e quel ponte era davvero stretto .
« Gli elfi non sono certo creature impacciate, non vi è alcuna possibilità che rischino di scivolare nelle acque  » commentò Gandalf divertito dinanzi al mio disagio.
« Beh mi sembra evidente che gli elfi non mettano in conto gli ospiti » ringhiai tra i denti stringendomi forte al cavallo sotto di me e affidandomi completamente a Bucefalo che sicuramente, era molto più stabile della sottoscritta.
« Non vantiamo molti ospiti della tua razza giovane viaggiatrice »  intervenne melodiosa una voce, che mi fece venire la pelle d’oca da quanto era meravigliosa.
« Benvenuto Gandalf il Grigio, non credevo che ti avrei rivisto a distanza di pochi giorni dalla tua ultima visita con l’hobbit » aggiunse il Re avvicinandosi a noi una volta varcato il ponte.
Dove finalmente mi concessi di distogliere la mia attenzione dalle acque alle mie spalle, portandola all’elfo dinanzi a me. « Porca miseria » mormorai osservando la figura che ci si era parata dinanzi.
 
Dire che era stupendo, sarebbe stato troppo poco. I suoi lineamenti erano pura perfezione: i capelli color mogano e lunghissimi, stavamo perfettamente al loro posto come se fosse appena uscito dal parrucchiere, e anche lui era dannatamente alto, almeno due metri.  Stava camminando oltretutto, ne ero certa poiché era sempre più vicino ma non udivo alcun passo e, nonostante dovessi sembrare incredibilmente maleducata, non potevo far a meno di ammirare il suo viso, cercando di assorbirne ogni minimo particolare senza riuscire a farmene davvero una ragione.
La vista iniziò a vacillarmi , rendendo i suoi lineamenti quasi sfumati, come se avesse una luce dietro di lui che non mi permetteva di coglierlo nella sua interezza.
« Cara non stai respirando » disse Gandalf poggiandomi una mano sul ginocchio.
Distolsi lo sguardo da Re Elrond per incrociare gli occhi dello stregone, e notai che anche lui iniziava ad apparirmi offuscato e ... Inspirai un’enorme boccata d’aria.
« Cristo mi ero dimenticata di respirare »  esclamai sconvolta guardandolo « Credo che lo shock mi abbia rotta Gandalf » aggiunsi facendo ridere il Grigio Stregone.
« Gli elfi possono fare questo effetto su alcuni umani, ma non preoccuparti, vi farai l’abitudine» concluse con ancora il sorriso ad incorniciargli i lineamenti.
Facendomi coraggio, lanciai un’altra occhiata all’elfo, che ero piuttosto certa se la stesse ridendo a sua volta sotto i baffi. No. Niente da fare, la sua bellezza era ancora a dir poco sconvolgente.
« Io ne dubito fortemente » mormorai scendendo infine anche io da cavallo, sperando che le gambe mi reggessero.
Quando fui certa che non mi avrebbero abbandonato da un momento all’altro, detti un’ultima pacca sulla spalla a Bucefalo, ringraziandolo per non avermi mai fatto cadere.
Ascoltai Gandalf raccontare a Elrond come ci eravamo incontrati, e che apparentemente ero io che li avrei aiutati nel prossimo viaggio.
Considerando  che ero a malapena sopravvissuta alla passeggiata a cavallo, con cosa avrei potuto aiutarli, non ne avevo la più pallida idea.
Dubitavo di essere capace di fare qualcosa, che un qualunque membro della compagnia non avrebbe potuto fare meglio. Forse una partita a Candy Crush, ma dubitavo contasse qualcosa in quell’universo.
« Entriamo dunque, sono certo che la tuo ospite sia piena di domande. » concluse il Re, invitandoci a seguirlo lungo una scalinata.
“Di nuovo niente ringhiere” pensai affranta tra me e me.
Come ad avermi letto nel pensiero, Gandalf mi offrì il suo braccio, che presi ben volentieri, e percorremmo assieme le strette scale dietro l’elfo.
 


 
 



« Quindi secondo te Gandalf, la profezia parlava di questa umana ? » domandò per quella che mi parve la dodicesima volta Re Elrond.
Repressi uno sbadiglio con tutta la mia forza di volontà poiché mi pareva maleducato nei confronti del padrone di casa, e mi sarei perfino offesa del suo tono scettico, se non fosse che aveva ragione.
« Onestamente Re Elrond sono perfettamente d’accordo con lei, soprattutto perché alla fine la compagnia se la cava alla grande, Aragorn diventa Re sposa Arwen e tutti vivono felici e contenti » esplosi alla fine con tono ironico prima di capire il mio errore.
Perché Elrond adesso mi guardava come se mi fossero spuntate altre tre teste, e Gandalf stava cercando di trattenere una risata , ma finì per iniziare a tossire fuori il fumo della pipa dallo sforzo.
Ma quello stregone fumava sempre? 
« Come fai tu a sapere di Aragorn?
E che sposi mia figlia è semplicemente ridicolo lei è nelle terre di sua madre, senza contare che non amerebbe mai un mortale. » rispose l’elfo con tono quasi accusatorio.
«Scusatemi, ma in che anno siamo ? » domandai dopo che il silenzio era caduto per vari minuti, con solo le risate sommesse di Gandalf a riempire l’aria.
« Mia cara corre l’anno 2942 » disse lo stregone con un mezzo sorriso sul volto, che stava iniziando ad irritarmi.
“Duemilanovecentoquarantadue?” pensai tirando fuori le mani per fare due conti “Mi sembra di ricordare, che Frodo non  arrivi a Gran Burrone  fino al 3018 “ .
« Ma mancano ancora quasi settant’anni alla creazione della compagnia ! » esclamai sconvolta portandomi le mani tra i capelli.
“Questo significa che Aragorn al momento ha tipo dieci anni e che Frodo non è neppure nato!” pensai afflosciandomi sulla sedia con decisamente poca grazia.
“ Ho incontrato Bilbo a Brea, e la sua avventura alle montagne solitarie si era appena conclusa … Ovvio che manchino ancora almeno settant’anni ” riflettei amareggiata cercando di non farmi prendere dallo sconforto.
 
Effettivamente, l’ultima cosa di cui avevo memoria, era di me che posavo Lo Hobbit nella libreria, perché ero stanca e volevo andare a letto.
Ma così facendo avevo completamente saltato il ritorno di Bilbo nella Contea, casa Baggins e sopratutto dell’adozione di Frodo.
“E per via della mia pigrizia, mi sono guadagnata 70 anni di attesa! Ma in fin di conti nei sogni il tempo passa in modo differente, avverrà tipo un salto temporale o qualcosa di simile “ conclusi noncurante con una semplice scrollata di spalle.
 
« […] Parlerà del futuro, come di uno scritto passato.
Prenderà strade, prima che siano mappate.
Forgerà destini, prima che si formino scintille.
Salverà i defunti prima che vengano alla luce.
Il nostro caos sarà il suo ordine,
poiché sarà il suo cuore a portarne il tumulto [...] »  
 
La poesia di Elrond risuonò nella stanza, una melodia senza note, ma così familiare,  come la ninna nanna di un bambino ormai divenuto adulto.
« Crediamo che questa antica profezia, incisa sul lato di una montagna oramai erosa dal tempo, parli di te giovane umana.  Purtroppo non è completa, non siamo riusciti ancora a tradurla tutta.
La Dama della Luce però, ha riconosciuto in te lo stesso spirito di cui dettano le parole. » concluse guardandomi con aspettativa.
Abbassai lo sguardo per prima, non riuscendo a sostener a lungo gli occhi dell’elfo. Mi morsi il labbro corrucciata, chiedendomi perché avessi un tale groppo in gola, come se il mio timore di non essere all’altezza fosse reale.
« Ma, come è possibile che possa cambiare il destino di qualcuno? Ho venticinque anni, e sono una semplice mortale,  gli eventi di cui conosco  traccia, non entreranno in moto prima di sessant’anni. E la guerra giungerà sulla Terra di Mezzo che io ne avrò novantacinque, sarà un miracolo se non sarò sottoterra. » dissi demoralizzata.
« Dama Galadriel, crede di aver riconosciuto in te, una scintilla dei Valar » disse Gandalf, che aveva finalmente riposto la sua pipa e ora osservava l’orizzonte fuori dalla finestra, dandoci le spalle « Cosa significhi di preciso, non possiamo esserne certi, ma abbiamo ipotizzato che il tempo non ti toccherà fino a quando la profezia non si sarà compiuta, in un modo o in un altro » finì Gandalf girandosi a guardarmi con un sorriso mesto sulle labbra.
« Suona rincuorante » commentai ricambiando il suo sorriso « Se poi così non fosse, posso sempre scrivervi una guida al futuro» aggiunsi, spostano il mio sguardo anche sul Re, ma piegando subito le labbra verso il basso dinanzi lo sguardo severo che incontrai.
« Il destino della Terra di Mezzo si plasmerà con le tue decisioni, sia che tu decida di prenderle, sia che tu decida di non farlo. Ti saremmo tutti grati, se iniziassi a prendere la cosa con più serietà . »
Annuii contrita. Ma in realtà, contavo ancora sul salto temporale perché tanto, quello era solo un sogno. Giusto?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Bucefalo ¹ = Era il cavallo di Alessandro Magno.

NdA:
E questo è quanto! Come ho scritto, il paring principale della storia è Legolas/OC, ma ovviamente verranno nominate le altre coppie della saga e forse una di troppo. Devo ancora decidere. Mi spiace se il primo capitolo non è un granchè, ho dovuto dividerlo a metà altrimenti sarebbe stato troppo lungo rispetto a tutti gli altri, spero comunque di avervi incuriosito.
I primi capitoli sono già conclusi, quindi probabilmente pubblicherò il secondo entro la fine della settimana.
Fatemi sapere cosa ne pensate bye bye ~
 
   
 
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