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Autore: CatherineC94    31/12/2020    2 recensioni
Il treno fischia.Nella stazione luminosa, cosparsa dai primi raggi del mattino Harry si domanda quale treno debba scegliere. Davanti a sé, una moltitudine di carrozze sferraglianti gli trasmettono un senso di panico non indifferente e le mani, lisce e color della pesca cominciano a sudare. Storia partecipante al contest “Cosa sarebbe successo se...” indetto da Freya_Melyor sul forum di Efp.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Sorpresa | Coppie: Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Storia partecipante al contest “Cosa sarebbe successo se...” indetto da Freya_Melyor sul forum di Efp.
 
Destinazione
 
Il treno fischia.
Nella stazione luminosa, cosparsa dai primi raggi del mattino Harry si domanda quale treno debba scegliere. Davanti a sé, una moltitudine di carrozze sferraglianti gli trasmettono un senso di panico non indifferente e le mani, lisce e color della pesca cominciano a sudare.
Pensa che una mappa forse sia necessaria a quel punto e mentre si interroga spaesato nota che, un vagone color vermiglio dà mostra di sé, nella fiancata destra di una lunga dicitura.
Sorride sollevato quando termina di leggere e capisce che quella è la direzione giusta.
Afferra le pesanti valigie e si incammina rapido verso la carrozza; arrivato alle sue porte, per un attimo si volta indietro e osserva la stazione.
Suoni, fischi, vapore e sferragliamento.
Un forte caos che ha deciso di evitare con tutto sé stesso; ma allo stomaco una stretta lo pervade. Sa bene che si tratta di un attimo e che la pace ormai l’ha pervaso, ma indietro è rimasto tanto; la malinconia è sempre stata la sua più fedele compagna e anche in quell’istante gli tende la mano, per farlo cambiare idea.
Non ha mai avuto molte certezze, anzi ha vissuto continuamente con il dubbio e la frustrazione data dai patimenti che ha subito per una vita intera. Così, conscio che dietro le sue spalle tutto si sistemerà in un mondo o nell’altro fa un ultimo sforzo trascinando le due pesanti valigie nel primo scompartimento libero che trova.
Si siede sereno e si perde nel panorama al di fuori del pesante vetro.
Si sorprende dal vocio che avverte negli altri scompartimenti, ma alla fine decide di rimanere seduto lì, nel silenzio, imbevuto nei propri pensieri più reconditi.
Il treno inizia ad acquisire velocità  e il panorama cambia.
Ancora una volta sente dentro il dubbio che scaturisce dalla sua scelta, ma uno sguardo fuori gli basta per capire che, tra tutte quelle che ha fatto questa è la migliore e chiude in un certo senso il cerchio.
Fuori  il sole inizia a scemare.
Le immense colline lo riportano ai suo primi anni ad Hogwarts, quando seduto in uno scompartimento simile a questo assieme a Ron ed Hermione ha escogitato piani, discorsi e tante risate. I suoi due migliori amici sono una parte fondamentale della sua essenza; immobili ed imperituri nel suo cuore, li immagina insieme e felici. Anzi, lo sa per certo che i loro cuori ormai sono uniti e vede già come il loro futuro assieme sarà brillante.
Sorride impercettibilmente al ricordo.
Nelle distese immense della vita, ha incontrato molte persone che nella maggior parte dei casi non si sono mai fermate più di tanto. Voldemort ha sempre in un modo o nell’altro preso, con le sue grinfie oscure tutto ciò che l’esistenza gli ha dato di buono.
«Qualcosa dal carrello caro?» chiede una voce dolce alle sue spalle.
Harry si volta entusiasta  in cerca di una cosa in particolare e dopo averla trovata si alza per pagare la vecchia signora.
Sente in tasca un mucchio di soldi che le porge e distratto riesce ad intravedere un giovane che sembra familiare nel lungo corridoio.
Mentre morde una porzione generosa di torta alla melassa si rabbuia in cerca di risposte; quel giovane ha l’aria così familiare che non ricorda come o dove ma è certo di averlo già incontrato.
Fa spallucce e si gode il mielato sapore del dolce, mentre una nota olfattiva lo investe, trascinandolo in un mondo di ricordi che sembra non lasciargli altra scelta.
Quell’odore, solo lei ha quell’odore.
Ginny.
Lei è una delle tante cause di tensione e nostalgia dovute a quella scelta. Nella vita non ha mai avuto molto, a parte i suoi amici, ma lei è sempre stata il fulcro, il tutto.
Uno sbalzo del treno fa crollare una valigia ed imprecando nota che si è aperta.
Dentro a quel pesante bagaglio ritrova foto, ricordi, pensieri e momenti che non torneranno più; ma Harry è  consapevole che quella sia la scelta più giusta.
«Perché  mi guardi così?»
«Perché sei la cosa più bella che io abbia mai visto»
«Sei un adulatore!»
«Ti sbagli, sai di felicità».
 
Si perde ancora una volta nei pensieri che riguardano Ginny e anche se sente una sorta di tristezza in fondo al cuore, sa anzi è certo che lei sarà felice. La vede attraversare quella navata, tra le sue braccia e ne individua il sorriso sul bel volto; Harry è conscio del profondo amore che Ginny prova per  lui, ma è altrettanto consapevole della sua impossibilità nell’ instaurare una vita stabile e felice che lei tanto merita.
Una sorta di serenità lo avvolge ancora e focalizza tutta la sua attenzione verso un centro abitato che affiora dietro ad una montagna; il cuore si riscalda e anche il suo animo.
Il treno perde la sua velocità fino a fermarsi.
Harry afferra ancora una volta le pesanti zavorre e scende cauto dalla vettura.
L’aria è dolce e frizzantina, il sole ormai è scomparso ma attorno riesce  a scorgere una marea di luci che costellano le piccole casette.
Procede lentamente, quando ancora quel ragazzo lo incrocia.
«Ciao Harry! Lascia a me tutto questo è solo peso inutile, non ti servirà per ora» gli dice.
Harry obbedisce e lascia tutto ai suoi piedi.
Continua a vagare rimuginando sul volto di quel giovane che sa di conoscere ma che non riesce a collegare in alcun modo; una sorta di fastidio lo investe, improvviso.
Decide di lasciar perdere fino a quando non si ritrova in una via piuttosto affollata della cittadina; ci sono molte persone indaffarate, perse nei loro impegni, nei loro caffè e discorsi.
Harry sente che deve continuare così arriva ai margini della cittadina; riesce a vedere in lontananza una piccola casa color perla e prova a raggiungerla. Osserva bene il piccolo edificio e si sente in parte rincuorato; mesto, si ritrova di fronte ad una grande porta color ciliegio senza sapere bene cosa fare.
Non ha nemmeno il tempo di pensare sul da farsi che un uomo  appare da dietro; Harry lo guarda stranito, percependo la stessa sensazione che ha avvertito prima nel treno, ma ancora una volta non riesce a collegare il volto ad un nome.
«Si è perso?» chiede l’uomo, nella voce Harry riesce a percepire una nota ironica e un senso di nervosismo si impadronisce del suo corpo.
«No, ho solo  sentito il bisogno di entrare qui» ammette quasi borbottando.
Il suo interlocutore, con un largo sorriso stampato sul volto gli fa  cenno di entrare; Harry lo segue all’erta, sentendo su di sé un senso di paura che solitamente ha sempre associato alla presenza di Lord Voldemort.
Si guarda intorno furtivo, il piccolo androne è ricolmo di oggetti colorati e tante foto; di lato una piccola scala sembra portare al piano superiore, mentre nella piccola cucina Harry riesce ad intravedere un’altra figura.
Scatta repentino, mentre con suo enorme malessere sente ridacchiare lo strano uomo che lo sta accompagnando.
Imboccata la soglia di un’apparente piccola cucina, Harry mette a fuoco la vista e nota una giovane donna che lo aspetta quasi trepidante.
« Avremmo rispettato qualsiasi tua scelta, anche se avrei preferito l’altra» mormora quest’ultima con voce fioca.
Harry è confuso.
Non riesce a capire cosa stia succedendo, non sa chi sono queste persone, non riconosce la cittadina e nemmeno la casa dove ha deciso di entrare.
Di riflesso cerca la sua bacchetta, ma disperato non la trova nelle tasche dei jeans e nemmeno nel mantello da viaggio.
La donna lo guarda sorridente e allunga il braccio nella sua direzione.
Così Harry si muove involontariamente per sfiorare la sua mano, non sa nemmeno per quale scopo o motivo; queste due persone sono due estranei, per quanto ne sa possono essere scagnozzi di Voldemort ancora in libertà che dopo la sua caduta lo vogliono uccidere.
Le sue gambe però si muovono da sole, la sua mano arriva a qualche millimetro da quella della donna e si ferma.
Harry è sempre più sconnesso, ma non riesce a trattenersi in alcun modo e così sfiora quella mano.
La prima cosa che avverte è il calore, quel dolce torpore che un tempo ha percepito sulla pelle ma che gli è stato sottratto barbaramente; il cuore pulsa frenetico e gli occhi diventano lucidi, chissà come pieni di lacrime.
Harry alza gli occhi e la riconosce quella strana donna.
«Mamma» riesce a dire.
Lily non riesce a trattenere un singhiozzo e riduce la loro distanza abbracciandolo di slancio.
«Figlio mio» mormora con la voce rotta dall’emozione.
Harry non riesce a credere ai suoi occhi, nemmeno comprende cosa sia successo ma la stringe, forte come da sempre ha desiderato fare. Si bea del suo odore che sa di casa, d’amore e piange, piange come non ha pianto nella sua giovane vita; dietro di loro l’uomo prova a mascherare le lacrime a sua volta, ma malamente. Fissa per un altro istante sua moglie e il giovane figlio per poi gettarsi e stringerli ancora di più; quel momento non ha precedenti, sembra l’istante più colmo di gioia della sua breve esistenza.
«Papà» chiede Harry sorridente riconoscendo il volto così simile al suo rigato dalle lacrime.
Il giovane mago si sposta indietro e li osserva senza parole.
«Ti abbiamo sempre amato, figliolo e sempre vegliato su di te» ammette James Potter.
Lily ancora piange e Harry non ha parole, non riesce  a capire come tutto ciò possa essere possibile; l’ultimo ricordo che ha di loro è nella Foresta Proibita, quando con la Pietra della Risurrezione li ha chiamati a sé.
«Non mi dite che mi sono perso la parte dove James piange perché allora picchierò quello stupido di Remus e la sua strana voglia di fare il facchino!» esclama una voce dietro di loro.
Nelle viscere di Harry qualcosa di ferma, quella voce la riconosce molto bene ma è chiaramente impossibile una cosa del genere.
Harry si volta di scatto e per un attimo non crolla a terra; di fronte a loro, in tutta la sua splendida alterigia tipica della famiglia Black, il suo padrino sfoggia un sorriso scanzonato.
« Che idiota Felpato! Vorrei ben vedere se al mio posto ci fossi tu!» risponde a tono James.
Sirius gli getta un’occhiata di rimando carica di significato e forse anche un po’ luccicante per fargli comprendere che ha amato Harry come se fosse suo figlio e che quella commozione è presente in egual misura.
«Sirius?» mormora Harry stranito; lui ride e lo abbraccia di slancio.
Harry lo stringe con il cuore in gola; nella sua mente si susseguono le immagini della sua morte, causata da lui stesso.
 «Non biasimarti, non è stata colpa tua. Doveva andare necessariamente così» esclama sicuro Sirius.
Harry li guarda ancora stranito e sempre più confuso; investito da un profondo senso di vergogna ripensa alla sua stupidità, quando Voldemort l’ha attirato al Ministero e causato la sua morte.
«Non lo dire nemmeno, non è stata colpa tua» ripete il padrino gioviale.
«Harry! Cedric mi ha dato queste, non ti serviranno ma credo che tu voglia avere qualche memoria di ciò che hai vissuto!» esclama una voce gioviale alle sue spalle.
Harry la riconosce con un fremito  e si volta velocemente.
Davanti a lui, Remus Lupin con Tonks posano a terra le sue due grandi valigie e come se fosse qualcosa di normale e quotidiano salutano gli altri con nonchalance.
Harry invece non riesce a capacitarsi di tutto ciò, il cervello è in tilt e ripensa alle parole che Silente gli ha detto poco fa; come può vedere tutti loro se poco prima si è immolato per distruggere l’ultimo Horcrux?
«Se cerchi quel cervellone di Silente probabilmente lo troverai da queste parti più tardi, non so perché ma adora passeggiare al crepuscolo con sua sorella» esclama Sirius stranamente conscio dei suoi pensieri.
Harry sussulta e si dirige verso una grande finestra che dà verso il mare; il tramonto è ormai prossimo.
Si volta verso gli altri e li osserva uno ad uno fino a quando arriva la folgorazione e con le lacrime che rigano il suo volto mormora:« Avanti…»


 
«Devo tornare indietro, vero?»
   «Dipende da te».
   «Posso scegliere?»
   «Ah, certo». Silente gli sorrise.
 «Sei a King's Cross, no? Credo che se decidessi di non tornare,
 potresti... diciamo... prendere un treno».
«E dove mi porterebbe?»
   «Avanti».
{Harry Potter e i Doni della Morte}
 
 
 
 


 
 
Note.
Ciao a tutti! Chiudo questo 2020 con questa storiella che non so come sia potuta venire fuori. Cioè so che può sembrare in un certo senso banale ma davvero non capivo cosa scrivere anche se questa piccola idea mi è balzata subito in testa. In effetti questa possibilità c’era, ricordo che all’epoca ho pensato che Harry scegliesse di morire e quindi cosa sarebbe successo se l’avesse fatto?
 
 
   
 
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