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Autore: Ciarax    01/01/2021    0 recensioni
Una lotta contro il tempo per riuscire a catturare l'omicida seriale più sanguinario che la storia abbia mai conosciuto: Kira.
Una lotta contro il tempo nel tentativo di risolvere il caso prima che sia troppo tardi.
...
Dal testo:
«Ma chi si crede di essere…» mormorò a sé stesso certo che nessuno l’avesse sentito.
«Agente del KGB Yana Sokolova, prenderà parte attiva alle indagini su mia personale richiesta» gli rispose indirettamente Elle mentre la ragazza si mise comoda sul bracciolo della poltrona, incrociando le braccia sotto il seno e rivolgendo loro uno sguardo attento.
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Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2
 
Oramai era sera inoltrata e il sole era tramontato da un paio d’ore, la stanza d’albergo era illuminata solo dalla fioca luce di un enorme schermo posto di fronte una poltrona vuota prontamente occupata da un ragazzo che con urgenza aveva fatto irruzione nella stanza seguito da altri tre uomini.
Il giovane si sedette sull’enorme poltrona in modo alquanto insolito, portando i piedi nudi sotto di sé e le ginocchia strette al petto appollaiandovisi sopra incurante di tutto il resto.
Spinse un tasto sulla tastiera che aveva di fronte e parlò.
            «Watari –, disse pacato mentre osservava con occhi vacui ma fissi di fronte a sé l’enorme schermo che mostrava solo la iniziale del nome a caratteri gotici, - allora, la ragazza ha parlato?» domandò.
            «No, non ha detto ancora nulla» gli rispose la voce all’altro capo della connessione.
            «Mandaci l’immagine sul monitor, sbrigati» neanche il tempo di poter ribattere che Watari percepì l’urgenza del giovane detective, provvide quindi a mettere in collegamento il circuito interno di telecamere con la stanza d’albergo a malapena illuminata.
Non appena le immagini raggiunsero lo schermo un’ondata di sgomento generale coinvolse gli uomini dietro il detective, erano sconvolti e non capivano, quello che avevano davanti gli occhi era uno spettacolo orribile. La ragazza, poco più che maggiorenne, era legata e costretta in piedi in modo da non avere alcun tipo di libertà nei movimenti, una pesante benda metallica a coprirle gli occhi e impedendole così di vedere alcunché. Tremava impercettibilmente e un moto di pietà si mosse dentro alcuni dei presenti, considerando eccessiva una precauzione così pesante e restrittiva nei confronti di una ragazza che agli occhi di molti era del tutto innocente.
            «Ryuzaki, ma che cosa…» esclamò sgomento il più anziano fra i presenti mentre fissava ad occhi sgranati quella scena impietosa.
            «L’ho arrestata con l’accusa di essere il secondo Kira» il detective non si scompose e rispose come se fosse la cosa più naturale ed ovvia del mondo suscitando l’incredulità del sovrintendente Yagami, cui aveva appena risposto e degli altri due giovani agenti di polizia che ancora non avevano proferito parola rimanendo ad osservare impietriti la scena.
Neanche il tempo da parte del vecchio Yagami di poter rispondere che una voce alle loro spalle li interruppe facendo venire un brivido di paura negli agenti di polizia ancora in piedi.
            «Arrivare anche a violare la libertà personale delle persone» disse una voce femminile mentre i tre agenti sobbalzarono dallo spavento senza accorgersi di non aver compreso nulla data la diversa lingua.
L’unico a non risentirne minimamente fu il detective che impassibile rivolse un’ultima volta l’attenzione al suo collaboratore, «Watari, prendi le dovute precauzioni ma mi raccomando non andare per il sottile, falla parlare» chiuse la comunicazione e rivolse il proprio sguardo alle sue spalle, facendo ondeggiare i capelli corvini mentre osservava la donna avvicinarsi senza curarsi degli sguardi allucinati dei tre poveri agenti che non sapevano cosa stesse accadendo. Si avvicinò alla poltrona per poi posare a terra la pesante borsa a tracolla nella quale teneva il proprio portatile, guardò corrucciata per un attimo lo schermo che ancora per qualche secondo aveva trasmesso le immagini della giovane Amane bloccata e legata come una preda prima che il collegamento video venisse interrotto.
            Uno dei tre dietro la poltrona urlo lei qualcosa in giapponese a cui non diede la minima attenzione, concentrata com’era ad osservare il corvino di fronte a sé, Ryuzaki la guardava senza una particolare espressione in volto anche se lei capì come quell’impercettibile tremore alla mano sinistra che teneva posata sulle ginocchia non fosse certo un segno di buon umore.
            «Questo caso sembra averti messo in difficoltà, Elle» sussurrò in russo, sapeva come la propria apparizione improvvisa non rientrasse nei piani del detective anche se lui si era probabilmente già reso conto della sua presenza.
La ragazza assottigliò lo sguardo e inchiodò al suo posto il detective dai capelli ricci quando sentì il rumore metallico di una pistola alle proprie spalle, l’agente aveva tirato fuori la propria arma d’ordinanza ed ora gliela puntava dritta nel petto.
            «Adesso basta! Si può sapere chi diamine sei e come hai fatto ad entrare qui?» urlò in preda alla rabbia mentre ignorava sordamente i richiami del vecchio sovrintendente al suo fianco che continuava ad ordinargli di riporre la pistola.
Gli occhi grigi della ragazza non si mossero da quelli scuri dell’uomo che sembrava sul punto di esplodere, tremando visibilmente forse a causa dello spavento o a causa di una qualche sua azione che doveva averlo turbato in tal modo.
            «Si calmi Aizawa, non è necessario andare in escandescenza né tantomeno alzare il tono di voce in quel modo in sua presenza» lo richiamò svogliatamente Elle che nel frattempo non aveva distolto lo sguardo dalla figura accanto a lui anche se ora ne osservava solo i capelli biondo scuro raccolti in una morbida treccia laterale.
Quest’ultima non si mosse e quello sguardo magnetico sembrò irrigidire sul posto Aizawa che avvertì uno spiacevole brivido lungo la spina dorsale, dopo qualche attimo di esitazione tuttavia decise di riporre la propria pistola nel fodero posto al fianco destro mentre continuava ad avvertire quello sguardo indagatore e affilato sulla propria persona.
            «Ma chi si crede di essere…» mormorò a sé stesso certo che nessuno l’avesse sentito.
            «Agente del KGB Yana Sokolova, prenderà parte attiva alle indagini su mia personale richiesta» gli rispose indirettamente Elle mentre la ragazza si mise comoda sul bracciolo della poltrona, incrociando le braccia sotto il seno e rivolgendo loro uno sguardo attento.
A quell’affermazione Soichiro Yagami aggrottò la fronte confuso mentre il più giovane tra i tre poliziotti aveva assunto un’espressione confusa mentre tentava di capire qualcosa.
            «E di cosa ti occuperesti scusa?» chiese Aizawa guardandola torvo in volto, indeciso se fidarsi o meno.
            «KGB? Perché dovremmo collaborare con i servizi segreti russi, Ryuzaki?» domandò invece alquanto confuso l’uomo sulla cinquantina. Non era mai stata una persona frettolosa nel giudicare qualcuno né tantomeno era una sua consuetudine, eppure non riusciva sinceramente a capire quale vantaggio avrebbero potuto ottenere da un agente di un paese straniero, per di più senza addestramento sul campo come gli sembrava di intendere osservando il corpo longilineo di lei che non dava affatto l’impressione di essere una persona di azione nonostante le apparenze potessero ingannare.
Yana rimase ferma nella propria posizione sentendo su di sé lo sguardo indagatore dei tre agenti di polizia che aveva di fronte, non gradendo ulteriormente tutta quella attenzione decise di mettere fine il prima possibile a quel siparietto che iniziava a risultarle parecchio noioso.
Storse lievemente la bocca infastidita prima di parlare, «È da più di tre mesi che lavoriamo al caso Kira, oltretutto su territorio giapponese. Il mio gruppo sta collaborando con la polizia da tempo e non ho ancora sentito lamentele da nessuno dei due fronti, - disse seccamente scoccando uno sguardo serio e ammonitore al trio di poliziotti, i quali erano rimasti sorpresi dal notare come il suo giapponese non presentasse alcuna inflessione nell’accento nonostante l’aspetto e i tratti spiccatamente occidentali smentivano una sua possibile origine giapponese, - a questo punto non vedo perché dovrei badare a ridicole insinuazioni solamente per la mia provenienza o il mio lavoro. Kira deve essere mandato al patibolo e questo è quanto» esclamò poi prima di distogliere lo sguardo dai tre e accovacciarsi per terra a gambe incrociate e tirare fuori il proprio portatile come se per lei la questione fosse risolta e non ammettesse repliche.
Dei tre agenti rimasti per qualche secondo attoniti, il più anziano fece un passo avanti tendendo la mano.
            «Soichiro Yagami, sovrintendente di polizia» si presentò ricevendo in cambio solo una fugace occhiata e un veloce cenno del capo da parte della ragazza che ritornò presto a rivolgere la propria attenzione al portatile che aveva di fronte.
In breve anche Aizawa e Matsuda si presentarono ricevendo pressoché lo stesso trattamento, Elle invece aveva continuato a fissare il vuoto mentre la sua mente elaborava frenetica una linea di pensiero da poter seguire lungo queste indagini, cercando un modo rapido per provare la colpevolezza di Kira in modo schiacciante.
            «Yagami, credo che convocherò Light in veste di testimone di primo grado nel caso Kira. La prego di prepararsi all’eventualità» Soichiro assottigliò lo sguardo a quella affermazione, evidentemente contrariato dal coinvolgere ulteriormente il figlio maggiore in un caso di rilevanza internazionale come era quello, nonostante fosse già sospettato di essere il primo Kira.
Il detective fu l’ultimo a parlare fino a che non si fece tardo pomeriggio, l’atmosfera in quella suite d’albergo si era fatta parecchio pesante da sostenere per i due giovani poliziotti che continuavano a lanciare occhiate furtive alla figura china sul proprio portatile vicino la poltrona dove era raggomitolato il detective. Yana non aveva più proferito parola assorbita com’era dal controllare tutte le prove raccolte dalla squadra anti-Kira fino a quel momento e confrontandole simultaneamente con quelle in possesso dal suo gruppo, le informazioni erano pressoché simili vista la possibilità da parte di entrambi di poter accedere anche a dati sensibili senza alcun problema, in modo lecito chi più chi meno.
Mordicchiava distrattamente il bastoncino di un lecca lecca all’arancia che aveva finito da una buona mezz’ora e che non si era ancora scomodata a prenderne un’altra, gli occhi grigi fissi sulla lista infinita di morti mietuti da Kira che scorrevano sullo schermo del portatile mentre avvertita l’insistente ondata di sguardi da parte dei due giovani poliziotti che non volevano saperne di concentrarsi sul proprio lavoro, come stava invece facendo il loro sovrintendente.
Annoiata, chiuse la maggior parte dei file che aveva sul caso e si girò ad osservare il ragazzo che sedeva sulla poltrona accanto a lei, raggomitolato mentre sembrava fissare lo schermo davanti a sé senza guardarlo effettivamente.
            «Sono le stesse informazioni di cui eravamo già in possesso, suppongo siamo entrambi ad un punto morto» mormorò seccata Yana mentre afferrava un’altra caramella, allungandone una verso il detective che era a corto della sua dose di dolci già da qualche ora a causa di Watari impegnato com’era nel far parlare la idol.
            «Cederà» fu l’unica parola pronunciata da Elle mentre accettava di buon grado quel piccolo ammasso di zuccheri.
 
La giornata finì velocemente e i tre poliziotti se ne andarono a tarda serata dopo dei veloci saluti e i tentativi falliti di Matsuda di riuscire a parlare un poco con Yana che lo ignorava come un rumore di sottofondo. Rimasti soli, Elle e Yana continuarono a lavorare fino a notte inoltrata lasciando qualche pausa per mangiare qualcosa e per permettere alla ragazza il tempo di cambiarsi.
            «Non dormi?» domandò Ryuzaki sedendosi nuovamente sulla piccola poltrona.
            «Non ho molto sonno, ho una tale quantità di caffeina nel sangue da non dormire per altri tre giorni» rispose Yana rigirandosi distrattamente una caramella tra le dita.
Uno squillo interruppe quel breve scambio di battute, la bionda girò lo sguardo dando una breve occhiata al Blackberry poggiato sul tavolino al suo fianco, lo fissò e silenziandolo tornò rapidamente a concentrarsi sui file che aveva di fronte a sé.
Sentì lo sguardo del detective alle proprie spalle ma continuò ad ignorarlo consapevole di come avrebbe dato voce ai suoi pensieri di lì a poco.
            «Non dovresti incorrere in problemi con il lavoro solo per occuparti del caso qui con noi» disse con aria ingenua.
            «Non era importante, - rispose Yana arricciando il naso infastidita, -sprecare tempo e fiato con una persona la cui utilità è discutibile non rientra nei miei piani al momento»
Neanche il tempo di considerare chiusa la vicenda che una leggera ed insistente vibrazione prese a smuovere il tavolino su cui era poggiato il telefono, Yana emise un piccolo sbuffo irritata dall’insistenza.
Vide come Elle prese il cellulare tra l’indice e il pollice, osservandolo con vorace curiosità.
            «Vuoi che risponda io?» domandò poi senza lasciare il tempo alla ragazza di poter aprire bocca, si portò il telefono all’orecchio dopo aver accettato la chiamata.
Yana schioccò la lingua infastidita, alle volte davvero non sopportava il comportamento infantile di Elle anche se erano anni che ci aveva fatto l’abitudine, questa volta però gli dava davvero a nervi come si stesse impicciando nella sua vita lavorativa mentre gli porgeva il suo Blackberry con uno sguardo allucinato, l’ombra del divertimento in quelle iridi nere.
            «No» fu la risposta perentoria dell’agente non appena avvicinò il telefono, ricevendo in risposta la fastidiosa voce dall’altro capo del telefono che non voleva saperne di lasciarla in pace.
            «Non mi dai neanche il tempo di spiegare, cazzo- gracchiò l’uomo infastidito, -E poi, chi era prima al telefono? Dove sei?»
            «Non sono af…»
            «Yana, lo sai benissimo che mi basta una chiamata e sei fuori dal caso! Sono il tuo fidanzato, devo sapere dove sei. Dimmelo o giuro che…» neanche il tempo di finire la frase che il povero cellulare venne buttato di malo modo sopra il tavolino di fronte i due giovani.
Elle lo raccolse e finì quella strana conversazione, rispondendo con tono ingenuo mentre guardava Yana tornare al proprio lavoro riportando la propria attenzione al portatile di fronte a lei.
            «Hai un fidanzato piuttosto geloso» fu la semplice constatazione del detective dopo aver riattaccato la chiamata e aver passato qualche attimo in completo silenzio.
Il rumore di una caramella rotta fu l’unico indice di irritazione proveniente dalla bionda che aveva serrato la mascella senza proferire parola, continuava stoicamente a guardare quella serie infinita di documenti sul caso Kira nonostante li avesse imparati a memoria la prima settimana di indagine sul caso da quado aveva messo piede in Giappone.
            «Vuoi fare una partita a scacchi?» domandò allora innocentemente Elle attirando così l’attenzione dell’hacker che gli rivolse un’occhiata di sbieco.
Non rispose, la sua attenzione nuovamente rivolta al portatile che mostrava una serie di foto risalenti al periodo nel quale Kira dava libero sfogo agli esperimenti nelle carceri uccidendo un criminale dopo l’altro.
Quelle scritte lasciate sui muri, un testamento o una richiesta di aiuto, preghiere rivolte a presunti dei della morte e poi lamentele sul cibo della mensa.
Qualcosa non le quadrava, nonostante quelle frasi sembrassero una palese presa in giro e una mutua sfida nei confronti dell’autorità incarnata dal detective che le sedeva a fianco.
            «Siete molto simili» si lasciò sfuggire Yana scartando l’ennesimo lecca lecca e portandoselo lentamente tra le labbra.
            «Cosa te lo fa pensare?» domandò allora Elle mentre aspettava paziente che la ragazza iniziasse a snocciolare tutti i ragionamenti che aveva tenuto per sé sino a quel momento. Nonostante entrambi sapessero quanto quelle spiegazioni fossero inutili tra di loro, passare quelle ore notturne in solitudine mostrando i propri ragionamenti e deduzioni era un modo tranquillo per confrontarsi e semplicemente confermare quanto già pensassero tutti e due.
            «Entrambi detestate perdere, e a quanto pare Kira ha un senso della giustizia particolarmente spiccato seppur irrimediabilmente distorto. Ha risposto alle tue provocazioni senza batter ciglio, anzi, quasi non sembrava vedere l’ora di dimostrarti chi fosse al comando in questo gioco- esclamò indicando poi le due immagini con le frasi incise sui muri, -infine, si è preso ulteriormente gioco di te e dell’autorità della polizia dimostrando a tutti come sia in grado di arrivare a chiunque. La frase di scherno lasciata nei tuoi confronti mi pare più che palese, “L lo sai che gli Dei della morte mangiano solo mele?”» commentò atona evidenziato la prima riga di ciascun messaggio.
            «Ti sei fatta un’idea del suo modus operandi?» un leggero sorrisetto lasciò le labbra di lei mentre alzò un sopracciglio nella sua direzione assottigliando lo sguardo.
            «Anche un bambino ci sarebbe arrivato, può decidere l’orario della morte. Con il tempo infatti si sono registrate morti in orari mai pervenuti prima, anche la tipologia della morte sembra rientrare nel suo modus operandi fino a manipolare, inverosimilmente, le azioni precedenti il decesso come annullando totalmente la volontà degli individui. All’inizio non doveva esserne a conoscenza neanche lui, deve aver sperimentato anche se alcuni non hanno dato buon esito» lasciò la frase in sospeso mentre si passava una mano fra i capelli ancora raccolti in una morbida treccia laterale che le ricadeva scomposta sulla spalla sinistra.
Elle si sporse un poco dalla poltrona sulla quale era appollaiato e si avvicinò alla figura della ragazza notando come fosse assorta nei propri pensieri lasciando saettare lo sguardo da una parte all’altra su quello schermo alla ricerca di una qualunque risposta celata.
            «Di quali azioni parli?» domandò nuovamente il detective lasciando che fosse lei al momento a spiegare tutto ciò che avevano finora raccolto, non per un futile motivo di sfiducia o di sottovalutamento delle sue capacità di ragionamento, al contrario. Era da tanto che non c’era qualcuno in grado di stare al passo con la sua mente frenetica e calcolatrice e per una volta iniziava a sentire nuovamente la sensazione di appagamento derivante da un buon confronto di idee.
Nonostante i leggeri aloni sotto i suoi occhi, coperti a malapena da un tenue strato di correttore, gli facessero ben comprendere la stanchezza che pervadeva il suo corpo, Elle stava semplicemente assecondando quella necessità di confrontarsi con le opinioni di lei ogni qual volta un rebus interessante attirava la sua attenzione.
Yana indicò con il bastoncino della caramella appena finita una delle foto che primeggiava sulle altre aperte sul computer posto sulle proprie gambe, «Quell’uomo. È morto nei bagni poco dopo essere evaso, non ha senso. Forse doveva fare qualcosa ma non ci è riuscito…»
            «Oppure non ha potuto» finì la frase il detective interrompendola.
Yana annuì.
            «Al momento non trovo di alcuna utilità fare ipotesi campate in aria ma sembra palese che riesca a controllare ed annullare quasi totalmente la volontà delle vittime. Alcuni prigionieri hanno compiuto delle azioni prima di morire, altri semplicemente sono morti di arresto cardiaco dopo aver fatto un paio di metri e senza compiere alcunché- disse, -dubito abbia deciso solo di giustiziarli, o almeno non in quel momento. No, le sue capacità di uccisione non sarebbero quindi infallibili. Ha dei limiti. Ciò spiegherebbe i comportamenti insoliti di alcuni detenuti prima della loro morte, come bloccati a metà dell’opera»
Elle rimase in silenzio elaborando quella ipotesi con fredda e millimetrica precisione, la luce dello schermo del portatile ne illuminava freddamente i lineamenti incavati del viso mentre gli occhi, sgranati come suo solito, fissavano quelle foto alla febbrile ricerca di qualcosa che sentiva gli stava sfuggendo. Qualcosa non gli tornava e la sua mente razionale faticava a raggiungere quella tanto agognata risposta.
            «Il potere omicida di Kira…- disse lentamente mentre lasciava che il suo cervello formulasse una frase in grado di dare voce ai propri ragionamenti, -mi rifiuto di ammettere sia dovuto a forze soprannaturali»
Un altro punto di vista, ecco ciò di cui aveva bisogno. Non delle semplici supposizioni come quelle dei giovani agenti di polizia che sembravano ragionare come bambini delle medie, no, Elle aveva bisogno di una mente al suo stesso livello in grado di dargli un’altra visione della faccenda.
            «Il video mandato dal primo Kira in tv è stato ideato da un membro della squadra, vero?» chiese Yana qualche secondo dopo interrompendo così il ragionamento del detective, aprendo poi il video dall’elegante scritta in evidenza.
            «Hai già incontrato tutti i membri della squadra e sai già che non sono stato io l’artefice di quel discorso» Elle accennò un impercettibile sorriso mentre portava alle labbra la tazza di tè ancora tiepido.
La sua non era una risposta né una domanda, sapeva già che la ragazza aveva tratto le sue conclusioni da tempo e perciò si permise di provocarla ancora un po’.
            «Bella partita, le nostre giocate notturne sono sempre rilassanti ma sai bene che le mie facoltà non sono poi così efficienti dopo quasi 72 ore di veglia. Farò finta di non aver notato come tu mi abbia messo alla prova stasera, in modo così spudorato e palese dopotutto sono solo un paio d’anni che non ci si vede- rispose lei rivolgendogli uno sguardo divertito nonostante il tono leggermente piccato, -te, in ogni caso, hai omesso di dirmi che il giovane Yagami potrebbe ed ha effettivamente contribuito a creare quel video nei panni del rimo Kira. Anche se non fa ufficialmente parte della squadra ti stai già servendo di lui e, per tenerlo sott’occhio, ne farà parte a breve» concluse quando anche il detective ricambiò il suo sguardo.
            «Vogliamo iniziare quella partita a scacchi?» domandò ora Elle con un atteggiamento palesemente soddisfatto.
 


---Note---
Buon primo dell'anno e nel pieno di una mezza crisi di panico per tutte le cose da studiare in vista della prima sessione di esami... vi auguro che questo anno sia migliore di quello scorso.
Il dodicesimo livello di Jumanji sembra che lo abbiamo superato per lo più incolumi e spero vivamente che qualcuno si sia deciso a bruciare quel gioco.
Detto questo e tornando alla storia, qui si torna nel vivo -più o meno- dell'azione.
Ammetto che è una faticaccia capire come far muovere un personaggio così labirintico in una situazione già delicata di per sé ma penso di aver fatto un lavoro decente... insomma, sufficiente dai...
Non avendo mai scritto di un personaggio bilingue ho avuto qualche difficoltà del decidere come impostare la cosa ma penso che sia abbastanza comprensibile, quindi torniamo a ciò che sta succendendo -con Misa appena arrestata e la stupenda entrata in scena di Yana, rischiando un infarto al povero Aizawa- sperando che i metodi di Elle non peggiorino, anche se non posso promettervi nulla.
Come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate che sono davvero curiosa!
Ancora Buon anno e alla prossima.
   
 
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