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Autore: Kaiyoko Hyorin    01/01/2021    3 recensioni
Quando Kat si sveglia in mezzo a un boschetto rigoglioso, preda della nausea e di un forte mal di testa, non ha idea di ciò che l'aspetta.
Come questa ce ne sono altre di storie, imprese memorabili capitate per fortuna o per volere del destino a persone apparentemente ordinarie. Eppure ve ne propongo un'altra, sperando possiate trovarla una lettura piacevole.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bilbo, Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo Hobbit'
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“Echoes of fire
fill my blazing inferno [..]
and my fate will be made.”
[ Born in the Cradle of Storms, Wind Rose ]




La nebbia s'era alzata ammantando le strade della città di Pontelagolungo come una coltre d'ovatta ed era con il favore di questa che la rivolta aveva preso forma. Kat e Bard, in testa ad uno dei gruppi di persone che si erano mobilitati, si aggiravano per le strade tendendo agguati alle guardie di ronda e mettendole sistematicamente fuori combattimento.
L'erede di Girion era stato fra i primi ad essersi procurato una vera spada sottraendola ad uno degli uomini del Governatore, e man mano altri avevano fatto lo stesso, cosicché dopo neanche un'ora dall'inizio della sommossa diversi fra gli Uomini del Lago al loro seguito impugnavano armi degne di questo nome.
Katla s'era messa d'impegno, trovando la propria motivazione a contrastare gli uomini del Governatore fin troppo facilmente a causa del ricordo di com’era stata trattata durante gli ultimi giorni, del modo in cui l'avevano trattenuta a forza e rinchiusa in prigione, e ormai non vi era più nessuno fra i rivoltosi a guardarla con sospetto o diffidenza. Inoltre, aveva deciso di cogliere l'occasione per mettere in pratica tutto ciò che le era stato insegnato nel corso di quegli ultimi mesi su come rendere inoffensivo un nemico senza ucciderlo, giacché Bard era stato chiaro: non sarebbe stato versato del sangue quella notte, giacché i loro avversari erano comunque loro concittadini, con famiglie a cui tornare.
Inutile dire che la cosa aveva colpito favorevolmente Katla, che s'era subito detta d'accordo.
Da tempo ormai la situazione s'era fatta caotica per le strade di Pontelagolungo: uomini in armi correvano in piccoli drappelli qua e là per le vie, cercando di scovare i ribelli fra la nebbia, rumorosi ed incauti, abbastanza da permettere loro di sopraffarli a poco a poco grazie ad una delle loro strategie.
Quando la giovane donna diede un colpo secco dietro la nuca all'ultimo uomo del Governatore in cui si erano imbattuti, Bard le scoccò un'occhiata di sottecchi e si lasciò sfuggire un sorrisetto sardonico.
– Inizio a intuire come tu ti sia guadagnata il soprannome di Piccola Furia – commentò, finendo di stringere il nodo della fune con cui aveva appena legato un altro soldato già privo di sensi.
Kat, concedendosi un piccolo sospiro di soddisfazione, ne ricambiò lo sguardo e finì per rispondergli con un mezzo sorriso ed un'alzata di spalle, prima di levarsi dal centro della strada. Ci pensò qualcun altro a togliere di mezzo il corpo del suo ultimo avversario, trascinandolo per lei nell'ombra con gli altri.
Erano vicini alla piazza principale, si capiva dall'ormai costante risuonare di voci concitate e dal clangore di armi che permeava l'aria umida e fredda della notte. Forse potevano davvero farcela, dopotutto, a raggiungere il palazzo del Governatore, ma dovevano sbrigarsi.
Lei e Bard si scambiarono un nuovo sguardo e tanto bastò per comprendersi sul da farsi, giacché seguì un cenno d'assenso in comune accordo. L'attimo seguente l'erede di Girion richiamò i suoi compagni e insieme si lanciarono alla carica per le poche decine di metri che li separavano dalla loro meta.
Vennero intercettati quasi subito, ma riuscirono a farsi strada combattendo, Kat sgusciando fra le guardie con agilità e destabilizzandoli e Bard affrontandoli frontalmente, dando loro il colpo decisivo. C'era voluto un po' perché sviluppassero un buon gioco di squadra, ma sembrava che adesso riuscissero a muoversi ed agire in sincrono, e questo bastava per elettrizzare la ragazza, che non aveva mai sperimentato quella sensazione.
Quando giunsero finalmente dinanzi alla banchina del palazzo del Governatore, si scagliarono prontamente in aiuto dei ribelli più vicini e, forti grazie al loro numero ed alle motivazioni che li animavano, la gente in rivolta prese ben presto il sopravvento sulle guardie del Governatore.
Il tumulto non s'era ancora placato quando Bard riuscì a sganciarsi dagli scontri e si piantò dinanzi alle porte del grande edificio in legno, chiamando a gran voce l'uomo che vi viveva a spese dei suoi cittadini.
– Vieni fuori, Governatore! Sappiamo che ci sei!
Non dovettero attendere a lungo o chiamarlo ancora, perché l'uomo in questione si affacciò finalmente alle porte coperto da un pesante giaccone di pelliccia. La sua figura, circondata dalla cornice in legno della parete dietro di lui, le apparve ancor più grassa degli abiti con cui Kat lo aveva visto in precedenza. Il suo volto raggrinzito ed arcigno era solcato da un'espressione di disgustoso contegno, che si schiuse in un sorriso saccente quando posò lo sguardo su di loro.
– Bard... Sapevo che c'eri tu dietro a tutti questi disordini! – esordì, con sdegno accusatorio, prima di inarcare un sopracciglio nel notare anche la presenza di Katla – E tu? È dunque questa la riconoscenza che mi devo aspettare dal Re sotto la Montagna, dopo tutto quel che ho fatto per lui?
– Sono qui in mia vece e di nessun altro, – ribatté sicura la ragazza, drizzando le spalle e puntando i suoi occhi chiari sull'uomo di fronte a loro – ma anche se così non fosse, Thorin Scudodiquercia sarà sempre pronto a battersi per la giustizia e la libertà della gente di Pontelagolungo, perché egli per primo può comprendere le sofferenze di un Popolo oppresso ed affamato, ed è un capo mille volte migliore di te!
Colse distintamente l'occhiata in tralice che le rivolse Bard, ma ella non diede peso alla sua sorpresa, giacché s'era troppo infiammata e sentita punta sul vivo per le parole del Governatore.
Come si permetteva di presumere e dare giudizi, finanche far passare non solo lei, ma anche i suoi amici e persino Thorin come un mucchio di ingrati? Che se ne rimanesse lui, rinchiuso in una pidocchiosa prigione di legno e ferro senza motivo, al freddo ed alla fame, per giorni!
Una mano le venne calata sulla spalla sinistra ed ella quasi sussultò a quella stretta, cessando di tentare d’incenerire il Governatore con il solo sguardo per voltarsi a guardare con un guizzo di sorpresa il chiattaiolo, che aveva appena fatto un passo avanti.
– Il tuo Popolo è qui a chiedere giustizia, Governatore! Non siamo qui per destituirti, ma per far valere i nostri diritti. – esclamò con forza e determinazione, stagliandosi nella notte rischiarata dalle torce e riempiendo il silenzio che, mano a mano, era calato intorno a loro – La politica di questa città rende poco più di schiavi i suoi abitanti. Il popolo non è più disposto a soffrire inutilmente!
Eppure, nonostante la veemenza nelle parole dell’erede di Girion, il capo della città non diede mostra di venir scalfito dalle accuse che gli venivano rivolte, bensì donò loro un sorriso di accondiscendenza ed un'espressione di artefatto stupore e cordoglio.
– Questi sono tempi duri per tutti, Bard – esordì, come se stesse parlando a un bambino capriccioso – ..ho dovuto adottare le dovute misure per garantire la sicurezza dei miei cari concittadini. Tutto ciò che ho fatto è stato nell'interesse della nostra amata città e... ma che..?
Il pomposo discorso del Governatore si interruppe, sovrastato dal sonoro rintocco della campana cittadina. Nella perplessità generale dei primi istanti, la prima a realizzare ciò che stava a significare fu proprio Katla.
– Il drago.. – sussurrò con voce strozzata, cercando meccanicamente con lo sguardo l'uomo al suo fianco.
Bard ricambiò la sua occhiata con una nuova incertezza, ma ella non gli lasciò il tempo di elaborare la novità.
– Dobbiamo andare! – esclamò perentoria – Subito!
E l'erede di Girion parve riscuotersi, ritrovando il proprio cipiglio deciso e voltandosi a dare secchi ordini alla gente lì riunita, mentre già altre voci si levavano allarmate: la notizia dell'arrivo della Bestia che si spargeva rapida per le vie ed i canali della città.
Dopo che Bard ebbe dato ordine di evacuare ogni anima di Pontelagolungo, lui e la ragazza tornarono meccanicamente a voltarsi verso il Governatore, senza trovarlo. Il grassone se l'era già data a gambe, rintanandosi nella sua dimora come un topo, probabilmente con lo scopo di raccogliere i suoi averi il più in fretta possibile. Non sarebbe stato lui la guida di cui il loro Popolo aveva bisogno in quel momento, fu chiaro subito ad entrambi.
Avevano una sola possibilità: uccidere il drago prima che riversasse tutta la sua ira su Pontelagolungo.
– Dimmi che hai ancora la Freccia Nera con te! – esclamò Kat al culmine dell'ansia.
Con sollievo vide Bard scostare la pesante casacca rattoppata che lo avvolgeva per quasi tutta la sua altezza e mostrarle il massiccio dardo d'acciaio nero assicurato alla cintura, e la tensione che le aveva serrato lo stomaco in una morsa soffocante si attenuò.
– Seguimi! – la esortò lui, prima di lanciarsi in uno dei vicoli che s’affacciavano alla piazza.
Katla non se lo fece ripetere e gli corse dietro, con la sensazione familiare del fodero della propria spada che le batteva sulla coscia sinistra, quasi a scandire lo scorrere del tempo.
Non avevano fatto che poche decine di metri quando la prima ondata di fuoco si abbatté sulla città, generando grida di sgomento e dolore tra le persone che si erano trovate sulla traiettoria del volo del drago. Il calore improvviso e le raffiche di vento che si insinuarono per i canali di Pontelagolungo spazzarono via gran parte della nebbia e resero limpida l'aria, abbastanza perché Katla potesse scorgere in lontananza la luce delle fiamme e finanche la figura di un uomo che sfrecciava incendiato nell'oscurità, poco prima che si gettasse nell'acqua gelida.
A quella vista, Kat sussultò e quasi si fermò, ma Bard l'afferrò per un braccio e se la trascinò dietro non appena si accorse della sua esitazione. Incespicando, la ragazza allora cercò di riprendere l'andatura spedita di prima, ma ben presto le persone che si riversarono per le banchine che costituivano le strade cittadine furono tante da intralciarli.
– Non raggiungeremo mai la Lancia del Vento in tempo, di questo passo! – esclamò Katla, dopo che entrambi si furono momentaneamente riparati dietro un angolo per riprendere fiato.
Bard, dopo aver ricambiato il suo sguardo, non le rispose subito ma si guardò intorno, finché la sua espressione non si illuminò.
– Per di qua!
Non aggiunse altro e lei non chiese spiegazioni, fidandosi dell'Uomo del Lago e seguendolo dappresso non appena quello tornò ad immettersi in strada. Salirono rapidi una stretta scala che portava al secondo piano di una casa e Kat quasi rischiò di venir spinta oltre il corrimano, dritta nelle fredde acque sottostanti, a causa degli occupanti che stavano dandosi alla fuga nella direzione opposta.
Raggiunto il pianerottolo, Bard salì sulla balaustra in legno e da lì l'aiutò a raggiungere il tetto per prima, lanciandola letteralmente verso la cornice della falda del tetto senza alcun preambolo. Una volta che Kat si fu issata su di essa con uno sbuffo ed una smorfia, non mancò di allungare una mano verso l'uomo e ricambiargli il favore. Quindi entrambi raggiunsero la sommità del tetto e quando si stagliarono nell'aria fredda della notte, essa era meno tagliente sulla loro pelle, giacché il fuoco che andava già divampando, lì ove il drago aveva scaricato la prima fiammata, era una fonte di calore sufficiente a spazzar via parte del gelo dell'inverno.
Negli occhi di lei, la lingua di fuoco si rifletté fra i tetti in legno delle case, più vicina di quanto intimamente sperato dalla ragazza, che si ritrovò a serrare le labbra in una smorfia di tensione mentre osservava la devastazione che Smaug aveva appena iniziato a dispensare. Ci pensò l'erede di Girion a riportarla con l'attenzione al loro obiettivo, indicandoglielo con decisione nella direzione opposta: la Lancia del Vento si stagliava fiera nella notte, in cima ad un'alta piattaforma in legno, una torretta priva di merlatura illuminata dal chiarore degli incendi.
Non era troppo lontana, si rese conto con una punta di ottimismo.
Fu a quel punto che un nuovo ruggito lontano permeò ed attraversò l'aria umida sino a loro, carico di malevolenza, come un cupo rombo di tuono. Si voltarono entrambi nella direzione da cui quel suono profondo e sinistro era preovenuto e Kat riuscì a scorgere nella foschia ormai rada e fumosa un lontano bagliore, come di fuoco provenire dal cuore della Montagna Solitaria. Fu solo un istante, giacché quello dopo la brezza della notte rimodellò l'umidità dell'aria, offuscando quella luce lontana come se si fosse trattato di un semplice miraggio.
– Dobbiamo sbrigarci – mormorò lei, mentre l'ansia e l'urgenza tornavano a stringerle la gola in una morsa.
Bard non le rispose, non ve n'era alcun bisogno, e si avviò per primo lungo la falda del tetto viscida d'umidità. Kat dovette far attenzione a metter bene i piedi per non rischiare di scivolare di sotto, rischio che si concretizzò al primo salto che tentò per passare da un edificio all'altro. L'Uomo del Lago l'afferrò appena in tempo per evitarle il peggio e non sprecò raccomandazioni nei suoi riguardi, entrambi troppo tesi e concentrati sul raggiungere il prima possibile la Lancia del Vento.
Ce l'avevano quasi fatta quando una nuova, violenta folata di vento si abbatté sulla città e, un istante dopo, la notte si accese ancora una volta a giorno. Il fuoco del drago si riversò sulle casupole di legno di Pontelagolungo, talmente rovente da spazzar via ogni traccia di bagnato sulle assi scrostate ed ammuffite, in una lunga lingua di fuoco che dal cielo oscuro si scagliò verso il basso irruenta ed implacabile.
Seppur non si trovassero molto vicini alla scia di devastazione che si abbatté su di loro, Kat non poté non sussultare violentemente ed aggrapparsi con forza al comignolo accanto al quale s'era fermata istintivamente, gli occhi spalancati e fissi su quel muro di fuoco che andava attecchendo rapidamente lì ove era stato riversato.
Il vento portò alle loro orecchie nuove grida di terrore e dolore provenienti dal basso, grida che si mischiarono al crepitare delle fiamme ed al carattestico batter d'ali, come di immense vele telate al vento, che con un sibilo le passò sopra il capo a diversi metri d'altezza. Si ritrovò a tremare ancor prima di rendersene conto e fu Bard, ancora una volta, a trarla dai vortici della sua mente.
Come la mano di lui calò sulla sua spalla e la strattonò, Katla riuscì grazie alla veemenza di quel gesto a tornare a guardare l'uomo accanto a lei in volto, non riuscendo comunque a nascondergli il proprio profondo turbamento. Turbamento che l'erede di Girion condivideva, l'espressione dura e determinata che lasciava intravedere al di sotto un guizzo d'incertezza.
Anche lui aveva paura.
– Andiamo – le disse ancora una volta, urlando per sovrastare il vento ed il caos dilagante intorno a loro.
Kat annuì meccanicamente con un cenno del capo e, serrando con forza la mascella, riuscì a ricordare a sé stessa il proprio obiettivo e la necessità a non arrendersi. 
Non poteva tentennare... non poteva fallire, non ora.
Così ripresero entrambi a muoversi, saltando di tetto in tetto e raggiungendo infine l'edificio adiacente alla torretta in legno della Lancia del Vento. Escluso il campanile, quello di fronte a loro era il punto più alto della città.
Volute di fumo si levavano verso il cielo nero e la luce delle fiamme si faceva sempre più forte, tingendo di sfumature roventi i bordi ed i profili degli edifici e giocando con le ombre danzanti di cui era artefice. Una nuova folata di vento caldo li investì e portò loro l'odore del legno che va consumandosi in cenere.
La ragazza stava giusto chiedendosi dove fosse finita la Bestia, quando il sibilo del vento si fece talmente forte da essere il preludio di ciò che avvenne dopo. L'immensa mole del drago tornò ad abbassarsi sulla città di Pontelagolungo e passò talmente vicina ai due difensori da sollevare una corrente d'aria talmente compatta da rischiare di sbalzare via dal suo appoggio la ragazza, che scivolò sulla falda obliqua, mentre Bard, che già stava salendo la scaletta per raggiungere la Lancia del Vento, vi si aggrappà saldamente  ed evitò il peggio.
Un attimo dopo il ruggito crepitante del drago tornò ad abbattersi sulla città ed il campanile andò in pezzi con uno schianto, scomparendo nella notte e nel fumo che andava addensandosi nell'aria. Il rintocco del batacchio di metallo cessò ed il suono di nuove voci cariche di panico e gli schiocchi del nuovo fuoco che attecchiva ne prese il posto.
Katla, aggrappatasi appena in tempo alla sommità del tetto per mero istinto di conservazione, rimase riversa sul legno e, gli occhi sbarrati sulla devastazione che Smaug stava diffondendo, non riuscì a muovere un muscolo finché la voce dell'Uomo del Lago non tornò a farsi udire.
– Katla!
Sollevando per riflesso lo sguardo verso l'alto, gli arti pesanti come piombo, ella distinse una muta richiesta sul volto dell'uomo che la guardava. Una richiesta che giunse sino a lei, che eppure non trovò la forza di muovere un singolo muscolo, né voce per rispondergli. 
Era la paura ciò che stava minacciando di soffocarla e la teneva ferma su quel tetto, immobilizzata. Una paura diversa da qualunque altra avesse sperimentato nel corso di quel viaggio, giacché nata dalla consapevolezza schiacciante di non essere all'altezza della minaccia che stavano affrontando. 
Un drago era cosa di tutt'altro livello rispetto ad Orchi e qualsivoglia infide creature modellate dall'oscurità. Un drago era qualcosa di inarrestabile, del tutto inaffrontabile per una ragazzina alta appena un metro e mezzo e proveniente da un'altra realtà. 
Non aveva speranze di uscirne viva, non...
Katla!!
Al suono di quella voce, Kat si voltò meccanicamente, e la vista dell'elfa accucciata sul tetto di uno degli edifici accanto le fece sbarrare gli occhi dalla sorpresa.
Cosa ci faceva Tauriel lì?


La città era in fiamme in lontananza, un alone luminoso in un mare di nebbia all'orizzonte, sopra il quale la sagoma del drago si librava implacabile nella notte cupa, appena visibile ad occhio nanico. Ed ogni sguardo era fisso a mirare l'agghiacciante spettacolo, giacché l'intera Compagnia era uscita dalle porte di Erebor ed aveva raggiunto le rovine di Dale, risalendo l'altura sino al punto più alto ed arrampicandosi sulle rocce fino a quando la piana meridionale non si era rivelata loro.
Potevano udire l'eco della campana che suonava ed il ruggito della Bestia in lontananza, nel silenzio assoluto di quella sventurata notte.
– Ce la farà... vero? – chiese esitante Bilbo, cedendo al bisogno di una qualche rassicurazione da parte dei suoi compagni – Se la caverà senz'altro, no? È pur sempre di Katla che stiamo parlando.
Il gelo che gli attanagliava il petto però non si attenuò come sperato quando incrociò lo sguardo di Balin e ne scorse l'aria sconsolata, e non fu quello a rispondergli bensì suo fratello.
– L'hai visto tu stesso di cosa è capace, quella Bestia – brontolò Dwalin con un'amarezza ed una stizza che gli resero la voce ancor più ruvida del solito, mentre gli riservava un'occhiata in tralice. Aveva gli occhi lucidi, come molti altri.
– Non avremmo dovuto lasciarla...
Lo hobbit si voltò a guardare Kili, la cui voce si era levata come un sussurro smorzato a rendere concreto il pensiero dei più, e lo vide seduto su una delle pietre diroccate delle rovine mentre guardava fisso davanti a sé, col volto pallido contratto in una smorfia tesa e sofferente. Suo fratello Fili gli era accanto, anche lui con la stessa espressione sul volto, e gli stringeva una spalla con forza, in un vano tentativo di supporto fraterno.
– Nessuno avrebbe potuto prevederlo – rispose Balin, rivolgendosi a tutti loro, con mestizia e tristezza, senza guardarlo. I suoi occhi di nano si puntarono invece su Thorin, rimasto silenzioso sino a quel momento in cima al punto d’osservazione più elevato.
La sua sagoma si stagliava oscura nella notte, accarezzata dalla brezza nella sua immobilità statuaria. Bilbo riuscì a malapena a scorgerne le mani chiuse strettamente a pugno lungo i fianchi, prima che tale staticità finalmente venisse meno nell’erede di Durin. Egli si voltò verso di loro e, come lo scassinatore ne incrociò lo sguardo, una voragine ancor più profonda di quella già esistente gli si spalancò in mezzo al petto.
Non v’era più luce, in quegli occhi di diamante.
Il figlio di Thrain non parlò, ma scese dal suo punto d'osservazione con passo lento e cadenzato, passando loro accanto al pari d’un fantasma. Nel superarlo, per un attimo lo hobbit credette che fosse sul punto di sollevare una mano verso di lui, ma fu l'illusione di un istante, perché quello dopo il nano era già passato oltre.
E Bilbo, con apprensione ed angoscia crescenti, ne fissò la figura di spalle mentre si allontanava nell'oscurità, verso le Porte di Erebor.


Il crepitare delle fiamme ed il rombo degli incendi si univano al sibilo del vento, in quella notte infinita in cui Kat si trovò a dover lottare contro i propri stessi limiti.
Tauriel, raggiuntala, l'aveva afferrata con fermezza per un braccio e, i capelli rossi mossi dalle correnti, l'aveva fatta rimettere in piedi. La ragazza si era dunque ritrovata a premere la schiena contro la parete della torre della Lancia del Vento, il respiro spezzato ed il cuore impazzito, mentre sosteneva lo sguardo severo dell'elfa.
– Cosa stai facendo?!
A quella domanda diretta ed aspra, Kat boccheggiò spalancando gli occhi chiari sul volto corrucciato dell'altra, insolitamente espressivo.
– Io.. io... – balbettò a malapena, completamente spiazzata.
– Se le tue intenzioni sono di morire qui, non lascerò che accada! – la interruppe l'altra, con la medesima severità.
Alla ragazza salirono le lacrime agli occhi, ma Tauriel l'afferrò per un braccio e strinse, cercando di riscuoterla dal suo torpore. Nelle sue iridi verdi, Katla vide riflettersi il fuoco che alle loro spalle divampava indomabile, e si ritrovò a trattenere meccanicamente il respiro.
– Perché..?
– Sei una figlia della magia! Hai il potere dentro di te, io l'ho visto! – continuò lei, imperterrita, interrompendola ed ignorando il suo fiacco tentativo d'interrogarla sul motivo per cui era tornata indietro – Dimostra che i tuoi amici si sono sbagliati, quando ti hanno ritenuta debole! Combatti per il tuo Popolo, combatti per le vostre vite!
Di fronte a tale veemenza e convinzione, Kat rimase rigida a fissarla, gli occhi spalancati e la mente in subbuglio. Le parole di lei le rimbombarono nelle orecchie e per un po' la ragazza non riuscì a far nulla a parte ricambiare lo sguardo dell'altra con un'attonita immobilità, mentre elaborava la verità che le era appena stata riversata addosso con tanta irruenza.
Sapeva che Tauriel aveva ragione, dopotutto.
Era lì per fare la sua parte, per sopravvivere ed assicurarsi che Smaug cadesse una volta per tutte. Doveva aiutare Bard come meglio poteva, perché se avessero fallito e se il drago fosse sopravvissuto, sarebbe tornato alla montagna e a quel punto per i suoi compagni ed amici non ci sarebbe stato più scampo.
Tornando presente a sé stessa, Katla strinse a propria volta il braccio dell'elfa di fronte a lei e attraverso quel contatto le trasmise il messaggio: aveva capito. Quindi si scambiarono entrambe un cenno d'assenso e si staccarono l'un l'altra, mentre le loro figure venivano investite da una nuova folata di vento che portò loro l'odore acre degli incendi.
In fin dei conti Kat non era sola ad affrontare quel pericolo, c'erano Bard e Tauriel lì con lei.
Potevano farcela, dopotutto.
Socchiudendo gli occhi chiari, la ragazza si voltò a scrutare con apprensione il cielo sopra di loro, alla ricerca della malvagia creatura fra le volute di fumo che s’innalzavano dalla città. Ormai la nebbia era dissolta intorno a quel che rimaneva di Esgaroth, spazzata via dal vento incostante e dal calore rovente delle fiamme del drago, ma l'aria non era comunque limpida abbastanza da permettere una visione netta della Bestia che si librava decine, finanche centinaia di metri sopra le loro teste.
Quando fosse tornato a tiro della Lancia del Vento, per Bard sarebbe stato quasi impossibile prendere la mira con tutto quel fumo. Senza contare il pericolo del fuoco dilagante intorno a loro e di quello che il drago riversava periodicamente sulla città.
Kat si domandò come avrebbero potuto fare ad avere la meglio in circostanze simili, ma soprattutto cosa avrebbe potuto fare lei per aiutare l'Uomo del Lago nella sua impresa. Lanciò meccanicamente un'occhiata a Tauriel, vedendola con arco e freccia già in pugno intenta a scrutare il cielo, l'espressione tesa e concentrata di chi sta cercando un segno della sua preda. Non avrebbe fatto molto contro il drago, con quelle armi.
Fu in quel momento che le venne un'idea. 
Era azzardata e priva di certezze, ma era l'unica cosa che le era venuta in mente. 
Kat inspirò, riempiendo i polmoni d'aria per tentare di ritrovare il controllo di sé e del proprio cuore impazzito nel petto. Gettò varie occhiate tutt'intorno, prendendo mentalmente nota degli edifici vicini e della propria posizione all'interno della città, quindi prese la propria decisione.
Quando chiuse gli occhi, cercando di regolarizzare il proprio respiro e di rievocare nella mente la giusta concentrazione, il volto barbuto di Gandalf tornò ad affacciarsi nell'oscurità dietro le sue palpebre.
Sono certo che, quando sarà il momento, saprai cosa fare.
Sì, gli rispose mentalmente, traendo da quel ricordo la fermezza e la speranza di cui aveva bisogno. Mise da parte ogni dubbio o interrogativo che la sua mente di giovane ragazza di un altro mondo continuava ad evocare, scegliendo di fidarsi dell'Istar e delle sue parole ancora una volta.
Quando, pochi istanti dopo, capì di essere pronta, schiuse le labbra ed iniziò a cantare.


Non era stata una decisione razionale quella di tornare indietro, separandosi dal Principe del Reame Boscoso. Eppure Tauriel, quando l'aria iniziò a muoversi ed a crepitare intorno alla giovane donna, seppe di aver preso la decisione giusta e non riuscì a distoglier lo sguardo da ciò che stava avvenendo di fronte ai suoi occhi di smeraldo.
Dalla figlia degli Uomini nacque e si manifestò un potere che prese forma in un vortice d'aria, il quale spazzò con folate gelide il tetto intorno ai suoi piedi e si allargò, prendendo forza man mano che la voce della ragazza si stabilizzava e si alzava in volume. Era una canzone nella lingua degli Uomini che parlava dell'inverno e della prima neve, del vento che portava con sé le ultime foglie d'autunno, ed il Capitano della Guardia degli Elfi quasi sussultò quando il vortice d'aria la attraversò e passò oltre, inglobando lei e la torretta sulla cui cima l'Uomo del Lago cercava di armare la Lancia del Vento.
Il formicolio che le lasciò la magia sulla pelle scomparve quasi subito, ma fu una sensazione tanto reale da lasciarla stordita un istante dopo che fu scemata. Fu il forte sibilo del vento accostato al battito d'immense ali telate a farla tornare alla realtà, appena in tempo per distinguere chiaramente la sagoma del drago concludere un'ampia virata e puntare dritto verso di loro.
Tauriel fece appena in tempo a puntare il proprio arco verso la Bestia e scoccare, che quello schiuse le sue fauci irte di zanne e diede sfogo al suo soffio di fuoco. Le fiamme, talmente incandescenti da apparire quasi bianche agli occhi dell'elfa, si riversarono ancora una volta sui tetti di Pontelagolungo, bruciando l'aria stessa ed avviluppando e riducendo in cenere la freccia da lei appena scagliata. Eppure, quando ormai stavano per esserne investiti e Tauriel ne avvertiva già il calore cocente sulla pelle, un'onda gigantesca risalì dal canale sottostante l'edificio, sollevandosi verso il cielo scuro come un enorme muro d'acqua che, modellato da quello stesso vortice di vento magico originato da Katla, prese forma e si solidificò in una spessa cupola di ghiaccio tutt'intorno a loro, incastonata nel legno ed attorno ad esso, sin dalle fondamenta. Quando quelle fiamme draconiche vi si scagliarono contro, il crepitare ed il sibilare del ghiaccio che si faceva vapore riempì le orecchie a punta dell'elfa, lasciandola incapace di reagire. Di fronte ai propri occhi spalancati ella vide il fuoco riversarsi e sovrastare la cupola con violenza, scavalcandola e proseguendo la sua corsa senza riuscire a penetrarla, e volute di candido vapore incandescente si levarono verso il cielo scuro.
Il soffio della Bestia passò oltre senza scalfire né loro, né la piattaforma sulla quale la Lancia del Vento svettava verso il cielo, riversandosi sulla città alle loro spalle e dando vita ad una nuova scia d'incendi mentre la barriera che li aveva protetti si sgretolava e scioglieva, come un vecchio stanco che ha appena completato il suo ultimo compito e si lascia andare al riposo eterno.
Lo scricchiolio del ghiaccio che crollava intorno a loro colmò l'aria, prendendo il posto della voce di Katla, e fu dopo una manciata di secondi ancora, quando Tauriel sentì di nuovo l'aria pregna dell'odore di bruciato sulla pelle, che si rese conto di ciò che era appena accaduto.
Non si era affatto sbagliata: quella ragazza era davvero una creatura baciata dai Valar.
Ancora spiazzata, l'elfa si mosse in avanti, ma ancor prima di affiancare la giovane donna, ella si voltò a lanciarle una rapida occhiata da sopra la spalla e come i loro occhi si incrociarono, Tauriel trattenne un sussulto di sorpresa.
Quelle iridi che fino a un istante prima erano del colore della roccia muschiata, adesso sprigionavano una debole luminescenza argentea che andava affievolendosi, una degna corona intorno alla pupilla stretta e scura.
– Bard avrà una sola possibilità, – le disse Katla, e la sua magia era ancora lì, ancora viva nella sua voce ora limpida e ferma – assicurati che non manchi il bersaglio: il ventre del drago, sotto l'ala destra, dove manca una scaglia.
Il Capitano della Guardia Elfica annuì, tornando presente a sé stessa e alla situazione che stavano vivendo, e senza più soffermarsi su quel potere che mai i suoi occhi di Elfa Silvana avevano visto operare nella Terra di Mezzo, salì i pioli della scaletta della torre di legno.
Quando arrivò a posare gli stivali senza un rumore sulle assi della piattaforma, l'Uomo del Lago appostato accanto alla Lancia del Vento si voltò a guardarla e in volto aveva la stessa espressione sbalordita che per un attimo aveva avuto anche lei. Dopo quel primo momento non vi fu bisogno di parola alcuna fra loro, giacché egli capì e Tauriel si posizionò sulla balaustra della torretta per scrutare la distesa della notte costellata da ondeggianti colonne di fumo e accesa dei bagliori degli incendi.
La sensazione di essere dove doveva la colse intensa, quasi tangibile, e non ne dubitò. Lo seppe istintivamente, che ogni cosa che aveva vissuto e ogni scelta che aveva fatto, sin da quando il suo cammino aveva incrociato quello di quell’insolita piccola donna, l'avevano condotta a quel luogo ed a quel momento. Quanto stava accadendo aveva uno scopo, e così anche lei, e questo le infuse una nuova determinazione, ben diversa da quella nata dalla semplice volontà di sopravvivere.
Avrebbero fatto la loro parte, come Katla aveva appena fatto la sua.
Insieme, avrebbero posto fine alla tirannia del drago Smaug una volta per tutte.


Katla non sapeva razionalmente cosa faceva, era l'istinto a guidarla, e quell'istinto le permise di mantenere vivo il potere che aveva sentito risvegliarsi violento in lei quando si era trovata nella traiettoria del soffio infuocato della Bestia.
Era accaduto tutto così in fretta che, quando la cupola di ghiaccio s'era dissolta intorno a loro, la ragazza aveva finalmente realizzato ciò che era stata in grado di fare, eppure non aveva osato indugiare su quel pensiero. Tutti loro avevano un compito da svolgere e Kat non si permise di perdere la concentrazione o di deviare la propria attenzione da quanto stava accadendo intorno a loro.
Così, quando l'immensa mole del drago planò sugli edifici in fiamme, ella riuscì a scorgerne chiaramente la figura veleggiare nel cielo oscuro, distinguendone finalmente il ventre scintillare di riverberi dorati alla luce dei fuochi. Smaug si adagiò pesantemente sulle case della città con un sonoro rumore di travi che si spezzano e del frangersi delle onde, ma tutti e tre i difensori di Pontelagolungo erano già rivolti verso di lui, stagliandosi al pari di tre piccole statuine in mezzo a quel mare di fiamme che era divenuta la città degli Uomini.
Eppure, malgrado il fuoco ed il fumo, gli occhi fiammeggianti della creatura trovarono subito il loro obiettivo e Katla si sentì perforare sin nell'animo da quelle pupille rettiliformi cariche d'astio e stupito interesse.
– Chi sei tu, che osi metterti contro di me?
La sua voce risuonò cupa e potente nonostante la distanza a separarli, più delle fiamme che si levavano indomite verso la volta celeste, penetrandole sin nelle ossa ed oscurando qualunque altro suono. 
Katla si ritrovò col fiato impigliato in gola, ma non osò distogliere lo sguardo dalla creatura, giacché era il suo istinto di sopravvivenza ad impedirglielo: se l'avesse fatto, se avesse osato volgere le spalle al drago e tentare di scappare, sarebbe morta di certo. Tutti loro sarebbero morti.
Quindi rimase salda nella sua posizione, orgogliosa e fiera, ignorando l'aria sempre più calda che le gonfiava il mantello e le sferzava il volto, mentre il sudore le colava lungo il collo e dietro la schiena.
Il drago non attese a lungo una risposta, come se sapesse che non sarebbe arrivata, e neanche si dimostrò contrariato dal suo silenzio perché le sue fauci si schiusero di nuovo a dar mostra d’un rostro di letali zanne, in quello che poteva essere soltanto un sorriso malevolo. Le sue zampe anteriori schiacciarono e stritolarono un edificio in fiamme mentre volgeva verso di loro la mole del suo corpo scaglioso e protendeva il muso in avanti.
– Non rammento di aver mai visto una simile magia, prima d'ora, – proseguì Smaug, con placida intensità, sondandola ancora con quel suo sguardo acceso dalle fiamme – ma non ha importanza: tu ed i tuoi amici non potete nulla contro di me. 
– Non è così – affermò risoluta Kat, forte dell'energia magica che percepiva scorrere in ogni fibra del suo piccolo corpo – il tuo Regno del Terrore stanotte avrà finalmente fine, Smaug il Dorato.
Il drago sibilò dalle fauci, un suono inframmezzato, come un singhiozzo: la sua risata.
– Hai anche tu delle belle maniere – commentò, spalancando maggiormente le spesse palpebre mentre si faceva di un altro passo più vicino. Le sue narici si dilatarono ed il rumore del suo respiro giunse sino a loro, prima che dalle fauci della Bestia scaturisse una nuova vibrazione – ..sì, lo sento – affermò – sei amica di quello sciocco piccolo ladro e di quei luridi nani che sono giunti alla mia Montagna. Porti addosso il loro odore.
Kat venne scossa da un tremito mentre quell'accenno alla Compagnia di Thorin le veniva riversato addosso, la paura che sottile continuava a lambirle l'animo mentre s'accendeva di nuova contrarietà per gli epiteti che quella creatura aveva riservato loro. Tuttavia non fece in tempo a ribattere alcunché, non ancora, perché Smaug tornò a parlare, e stavolta la sua voce tradì una nota di stupito interesse.
– Ma c'è dell'altro.. – sibilò, malevolo – ..sangue di lupo. – un altro passo, un altro edificio che crollava sotto la sua mole – Sangue di lupo scorre nelle tue vene e sarei quasi tentato di chiederti da dove provenga, – continuò, schioccando le fauci – peccato che non abbia intenzione di farlo.
Katla sussultò e sorpresa e confusione si mischiarono in lei, spezzando la sua concentrazione ed il vivido legame con cui ella era riuscita sino a quel momento a mantener viva la propria magia. 
Cosa voleva dire che aveva sangue di lupo nelle vene? No, non era possibile. Era soltanto una subdola menzogna per farla vacillare e coglierla in fallo.
Quando, l'istante seguente, tornò a focalizzare lo sguardo sulla malvagia creatura, nelle sue fauci dischiuse ella distinse il chiarore del suo respiro infuocato. Il soffio del drago, accumulato sino a quel momento nella sacca all'interno del suo torace, era talmente rovente da rilucere sin dall'interno, evidenziando d'un bagliore rossastro gli interstizi fra le scaglie. Fu grazie ad esso che ella lo vide: il punto in cui una delle scaglie s'era staccata dal resto della livrea naturale della Bestia grazie agli sforzi di Girion.
Eccolo! Era quello il punto in cui colpire!
– Bard! Tauriel!
– Lo vedo! – esclamò l'uomo in risposta.
– Cosa credi di poter fare, Uomo del Lago? – chiese con scherno e superbia la creatura, sollevando il grosso muso adorno di corna e protuberanze scagliose e mettendo in quel modo ancor più in mostra il suo punto debole. 
Nei suoi occhi di serpe tutti e tre scorsero la sua immensa superbia ed il cupo desiderio di elargire morte e distruzione su di loro. Dopo quel suo attacco di fuoco, di loro non sarebbero rimaste nemmeno le ossa, sarebbero stati ridotti in cenere nel giro di pochi secondi.
– Brucerete fra le fiamme. – affermò Smaug verso di loro, annunciando la sua oscura volontà e schioccando la lingua sibillina fra le fauci – Non vi resta altro che morte!
E a quel punto lo splendore delle fiamme nel ventre della Bestia raggiunse il suo culmine e quello, con un sussulto del collo all'indietro, si preparò a soffiare. Fu quello il momento in cui Bard, al segnale di Tauriel, azionò il meccanismo, giacché in quell’istante il punto debole del drago era maggiormente esposto e vulnerabile, e lo schiocco secco della Lancia del Vento che entrava in azione risuonò nella notte.
Allo stesso modo Katla, spinta dall'impulso e dall'istinto, schiuse di nuovo le labbra e protese in avanti una mano, mentre la magia tornava a destarsi potente ed implacabile in lei. Un vortice di gelida aria fredda avvolse la Freccia Nera e la sospinse in avanti, aumentandone la velocità e stabilizzandone la traiettoria, mantenendola salda persino quando il fuoco sgorgò dalle fauci spalancate del drago e si scagliò contro di loro.
Le fiamme rosse e bianche della creatura si divisero intorno ad essa, catturate da quel vortice d'aria e deviate dalla corrente generata, mentre nel suo nucleo il possente dardo d’acciaio volava rapido come un fulmine verso il suo bersaglio. Quando penetrò attraverso la preziosa corazza di Smaug, il suo respiro infuocato perse potenza e si spense ancor prima di giungere sino ai suoi nemici, disperso nell'aria circostante.
Il drago ebbe un sussulto e ruggì di dolore, e mosso dall'istinto scartò, lanciandosi con un poderoso balzo sospinto da un colpo d’ali di lato. Il suo immenso corpo superò i tetti degli edifici vicini e le sue ali batterono l'aria fumosa della notte, riuscendo a sollevarlo dalle gelide acque del Lago Lungo mentre gridava la sua rabbia e la sua sofferenza alle stelle dietro le nubi.
La corrente che giunse sino al tetto dei due figli degli Uomini e dell'Elfa Silvana fu tale da sbalzare la giovane donna indietro e farle perdere l'equilibrio, mandandola a sbattere con la schiena contro la piattaforma di legno della Lancia. Annaspando e tentando di ripararsi al contempo con le braccia, Katla scivolò verso il basso. Rotolò brevemente sull’assito, raggiungendo il bordo del tetto e finendo oltre questo senza riuscire ad appigliarvisi, precipitando nel vuoto con un urlo d'allarme.
Fece appena in tempo a distinguere, fra le volute di fumo, la sagoma del drago raggiungere il culmine del suo ultimo volo, prima che le gelide acque del Lago Lungo la inghiottissero e le togliessero il respiro.


In quell'oscura notte tinta dei colori del fuoco e del fumo, un paio d'occhi colsero qualcosa di scintillante staccarsi dall'immenso corpo del drago, mentre quello veniva vinto dalla forza di gravità ed iniziava a cadere verso il lago e la città degli Uomini. Un puntino luminoso riverberò un solo istante della luce delle fiamme che vive stavano divorando l’antica Esgaroth, spegnendosi quello dopo e perdendosi fra i fumi degli incendi e le ombre danzanti. Poi il drago si schiantò sulla città e l'acqua si sollevò e lo accolse, trascinandolo verso il fondo.
Così ebbe fine la leggenda del temibile drago Smaug, Signore delle Calamità ed Usurpatore di Regni dei Nani.


continua...




~ LEGENDA ~

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Corsivo = evocativo (flashback, canzoni, citazioni, parole in altra lingua o toni dal timbro particolare).
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