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Autore: Lunasyriana    01/01/2021    1 recensioni
A volte basta uno sguardo, a volte basta una parola per essere felici.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Giunse l’alba e i due ragazzi videro i primi raggi del sole fare capolino all’orizzonte. Pur distanti, entrambi rivolsero il pensiero all’altro.

Ryo… spero di trovare il coraggio di affrontare il dolore che hai dovuto patire

Kaori… cosa ti sta succedendo?! Mi manchi

 

Ormai era giorno inoltrato quando Kaori uscì con una scusa dal Cat’s Eye. I suoi due amici la videro uscire molto preoccupati e impotenti per quello che le stava succedendo. Alla fine la scelta, se mai una doveva esser compiuta, spettava a Kaori. Quest’ultima era decisa ad affrontare di nuovo quella galleria degli orrori e quegli occhi vuoti. Doveva e voleva dimostrare a se stessa che era in grado di portare il fardello dell’uomo che amava. Certo Ryo non sarebbe stato contento di saperlo. Lui cercava sempre di proteggerla. E lei?! Sul lavoro era inerme, ma in questa situazione forse poteva dimostrargli quanto i suoi sentimenti fossero profondi e quanto potesse essere in grado di svolgere il loro lavoro di sweeper.

“Forza Kaori c’è la puoi fare. C’è la devi fare” disse a se stessa prima di entrare nell’edificio.

 

Come il giorno precedente non riuscì a fermare il fiume di lacrime, come il giorno precedente il custode si preoccupò, come il giorno precedente si rifugiò da Miki, come il giorno precedente Ryo non potè fare nulla se non aspettare. 

Questa storia andò avanti per tutta la settimana, finchè l’insolita routine non cambiò. 

Quel giorno era stata indetta una conferenza stampa in cui sarebbe intervenuto il reporter di guerra e autore della mostra, William Russell. La conferenza era aperta anche al pubblico e quindi Kaori si accomodò in fondo alla sala. Il reporter entrò. Era un uomo sulla sessantina, brizzolato, una leggera abbronzatura sul volto, era un bell’uomo nonostante l’età. Colpiva per lo sguardo profondo caratterizzato dalle profonde rughe ai lati e il colore chiaro e penetrante degli occhi. Indossava un classico gessato di foggia occidentale. Il tutto gli conferiva un’aria quasi austera, nonostante la sua carriera lo avesse visto più volte agire in prima linea.

La conferenza cominciò. Alcuni giornalisti fecero domande personali sul come e quando avesse deciso di fare il reporter di guerra, altri fecero domande inerenti ad alcuni scenari di guerra. Poi ci fu una giornalista che gli chiese come mai avesse scelto di riprodurre a grandezza il volto di quel ragazzino. Questo fece risvegliare Kaori dal suo torpore. 

Russell prese la parola, si schiarì la gola e con voce profonda cominciò a raccontare “Vede signorina, quel ragazzino è stato il motore di tutto quello che ho fatto dopo. Mi spiego. Ero giovane quando cominciai e la giungla sudamericana fu il mio primo vero incarico di reporter per una testata statunitense. Fino ad allora facevo solo l'assistente. Arrivai in quel campo di guerriglieri con il panico. Tutti armati, tutti uomini consumati. E poi… poi vidi un gruppetto di ragazzini che superavano appena i 15 anni e in disparte ad osservarli c’era lui, Angelo. Il nome glielo diedi io successivamente. Era il più piccolo, ma sembrava il più esperto, il più vissuto. La foto l’ho scattata un mese dopo che lo conobbi. Inizialmente chiesi ai suoi compagni di parlarmi di lui e così scoprii che era un orfano e non sapeva chi fosse. Era lì da forse un anno. Dicevano che aveva talento. Imparava in fretta. Il capo dei guerriglieri lo aveva preso sotto la sua ala. Lo considerava come un figlio. Un giorno riuscì a vincere la mia paura - abbozzò un sorriso - Si, lui mi faceva veramente paura. Mi presentai e gli dissi che potevo portare via lui e i suoi compagni da quell’inferno, offrirgli una vita migliore. Beh, lui mi guardò, mi ringraziò e declinò. Nient’altro…” si fermò e con il pensiero rivisse quel momento. Ovviamente c’era dell’altro, ma ai giornalisti non doveva interessare. 

Kaori pendeva dalle labbra del reporter e di nuovo come un fiume in piena ricominciò a piangere silenziosamente. Il suo pensiero era rivolto a lui, Ryo…

La conferenza stava giungendo al termine, quando all’improvviso dal nulla ci fu un’esplosione e fumo. Kaori cominciò a tossire e a guardarsi intorno per cercare l’uscita. Nel farlo si accorse che il fumo era soporifero, perché vedeva i giornalisti accasciarsi al suolo, e anche lei faceva fatica a rimanere sveglia, ma soprattutto si accorse di alcuni uomini armati con la maschera che stavano prelevando senza troppi complimenti il reporter. Con le forze che le rimanevano corse verso gli uomini e provò a fermarli. Quelli sorpresi senza perdere tempo portarono via anche Kaori.

La ragazza prima di cedere del tutto chiamò con un filo di voce l’unica persona che avrebbe potuto aiutarla “Ryo”.

   
 
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