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Autore: _SbuffodiNuvola_    02/01/2021    1 recensioni
IN PAUSA
“Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli...
-Salve! Questa è la segreteria telefonica di Shinichi Kudo. Ora non posso risp...
Ran spense la chiamata, lasciò il cellulare sul pavimento e appoggiò la fronte sulle ginocchia strette al petto. Una lacrima calda cadde sulla sua maglietta, lasciando una piccola macchia rotonda sulla stoffa gialla.”
Dopo cinque anni di relazione, Shinichi scompare nel nulla come dopo la sera al Tropical Land e senza dare una spiegazione concreta a Ran.
Quando ritorna in Giappone, quattro anni dopo, il detective scopre che Ran ha avuto una figlia, ma non sa che quella bambina è anche sua...
Genere: Comico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Il parco di Beika era sempre stato uno dei suoi luoghi preferiti lì a Tokyo: da piccolo ci andava per giocare a calcio oppure con i suoi genitori per fare la classica passeggiata della domenica pomeriggio; quando era alle medie ci passava ogni tanto quando tornava a casa da scuola insieme a Ran o anche da solo. Il tutto per osservare quei fiori di un rosa così delicato da sembrare bianco che facevano nevicare in primavera.

Al liceo, però, non ci era mai andato molto. Forse perché, essendo imprigionato nel corpo di un bambino, era sempre stato costretto a seguire i suoi amichetti per le strade della città senza passare da lì... o forse perché vedere i fiori di ciliegio gli riportava alla mente il primo giorno d’asilo, quando, per la prima volta, aveva fatto una deduzione errata per via dei suoi sentimenti.

Shinichi Kudo sorrise al pensiero. Erano passati poco più di vent’anni da quel giorno, eppure se lo ricordava per filo e per segno: sua madre che parlava con il suo nuovo maestro, il corridoio dell’asilo completamente deserto, il rumore dei suoi passi sul legno del pavimento, i bambini che dormivano beati nella penombra della stanzetta dedicata al riposino del pomeriggio... e poi lei. La bambina che piangeva mentre piegava un foglio per farne una targhetta a forma di fiore di ciliegio per sostituire quella che le avevano rubato, la bambina che lo aveva guardato con stupore appena le aveva rivolto la parola, la bambina che si era arrabbiata quando l’aveva chiamata “piagnucolona”. Ran.

Mentre sorrideva, Shinichi si guardava intorno con i suoi occhi blu che fino a poche ore prima erano incorniciati dagli occhiali che nascondevano la sua vera identità al mondo intero. Gli sembrava incredibile che Conan Edogawa se ne fosse andato per sempre: quando Ai (che aveva deciso di rimanere in quel corpo più giovane) gli aveva dato la provetta contenente l’antidoto definitivo all’APTX4869 non gli era sembrato neppure vero. Aveva bevuto quella sostanza dal gusto orribile e aveva preso il primo volo per Tokyo che aveva trovato.

Nove anni prima, Conan era “dovuto tornare in America dai suoi genitori” dopo addii strappalacrime con i Detective Boys... ma Shinichi non aveva detto a nessuno la verità. Nemmeno a... Ran.

Si era ripromesso di rivelarle ogni cosa non appena l’Organizzazione fosse stata sconfitta, ecco perché, quando si era presentato nell’auditorium del liceo Teitan, dove Ran era andata durante la pausa pranzo, aveva detto alla ragazza che le avrebbe spiegato tutto a tempo debito. Lei doveva solo avere pazienza ancora per un po’. Ricordava bene l’espressione stupita di Ran quando se l’era ritrovato davanti, il suo sorriso appena aveva detto che non sarebbe più andato via, gli occhi lilla che lo guardavano mentre cercava di scusarsi per quei mesi di sofferenze che le aveva fatto passare... e il sapore dolce delle sue labbra, bramate per anni e finalmente conquistate. 

Shinichi era riuscito a finire il liceo con ottimi voti e lui e Ran si erano iscritti all’università. Erano anche andati a vivere insieme in un appartamento tutto loro lì a Beika. 

Per cinque anni avevano fatto coppia fissa, recuperando il tempo perso. Viaggi, vacanze al mare con Heiji, Kazuha, Sonoko e Makoto, cene a lume di candela (a casa loro visto che ogni volta che avevano provato ad uscire a cena per un appuntamento c’era scappato il morto) e, finalmente, la loro tanto attesa e desiderata prima volta. Shinichi ricordava ancora quando il giorno seguente si era svegliato con Ran tra le sue braccia, un lenzuolo che li copriva e il sole primaverile che entrava dalla finestra. 

Dopo quella notte ce n’erano state altre... l’ultima era stata quasi quattro anni prima, quando la sua vita era di nuovo andata a rotoli.

Tutto sembrava andare per il verso giusto e Shinichi stava pensando di chiedere a Ran di sposarlo, aveva preparato ogni cosa nei minimi particolari e si sentiva pronto per quel passo così importante... ma prima che potesse mettere in atto il suo piano, era arrivata una chiamata dall’agente Jodie e lui era stato costretto a prepararsi per partire. Prima che potesse dire qualcosa a Ran, un dolore tremendo che conosceva bene lo aveva fatto stare in piedi una notte intera finché non era ringiovanito di dieci anni. Mentre Ran dormiva si era cambiato e, dopo averle lasciato un biglietto in cui diceva che il caso di qualche anno prima “non era ancora chiuso”, era andato in aeroporto per raggiungere la sede dell’FBI negli Stati Uniti. Si sentiva un verme per questo: aveva lasciato la ragazza che amava quando aveva promesso che non lo avrebbe più fatto e per giunta con un bigliettino di carta che spiegava, mentendo, il perché. Però, nonostante si fosse spremuto le meningi per giorni interi, la sua mente così incredibilmente razionale non aveva trovato spiegazioni migliori e lui non aveva potuto farci niente: per qualche strana ragione, quelli dell’Organizzazione erano spariti nel nulla per circa cinque anni e si erano rifatti vivi quando tutti, esclusa Ai, credevano che ormai non avevano più di che preoccuparsi. Shinichi avrebbe dovuto capirlo prima: perché diamine aveva abbassato la guardia?

Erano passati quattro lunghi anni, mancava pochissimo ad arrestare il boss e finalmente Ai aveva trovato l’antidoto giusto per farlo tornare definitivamente come prima. Il detective non credeva che sarebbero arrivati fino a quel punto.

Ecco perché quel giorno si trovava a Tokyo: doveva trovare Ran e dirle tutta la verità. Sperava che in quegli anni non si fosse dimenticata di loro due e... si detestava per questo. Lei era libera di odiarlo e di stare con un altro, se la rendeva felice... ma lo Sherlock Holmes del nuovo millennio non avrebbe sopportato di vedere la ragazza della sua vita tra le braccia di un ragazzo che non fosse lui.

-Aika-chan, guarda che bella questa margherita. 

Shinichi si fermò di colpo. Quella voce...

-Ti insegno a fare una coroncina di fiori, ti va?

Il detective si guardò attorno, con il cuore a mille: Ran era lì. Quella voce era sua, non aveva dubbi. L’avrebbe riconosciuta tra mille.

-Guarda, Aika-chan! Questi sono perfetti! -esclamò la voce della ragazza. 

Finalmente Shinichi la vide e... beh, rimase senza fiato: quella che aveva davanti era una donna stupenda, con lunghi capelli castani che le ricadevano sulle spalle, gli occhi azzurro-lilla risaltati da un filo di ombretto e il corpo magro fasciato da un paio di jeans e una maglietta bianca come la neve.

Ran. 

Era inginocchiata sull’erba con tra le mani delle margherite. Seduta accanto a lei c’era una bambina con addosso un grembiule dell’asilo su cui spiccava la targhetta a forma di fiore di ciliegio. Dimostrava circa quattro anni e...

“È identica a Ran da piccola...” pensò Shinichi. “No, non dirmi che...”

-Ecco qua, Aika-chan! -disse Ran sorridendo alla bambina. Le mostrò la corona che aveva fatto con delle margherite.

-Che bella! -fece la piccola con gli occhi che le brillavano. Ran le mise la coroncina sui capelli. 

-Sai, Aika, sembri una fatina. -commentò la donna mentre la bambina si alzava in piedi per cercare altri fiori canticchiando contenta. Shinichi sorrise. Era davvero una bimba bellissima. 

-Okaasan! Guarda che belli! -esclamò Aika tornando da Ran con un piccolo bouquet di fiori azzurri tra le manine. 

Il detective si sentì impallidire: allora aveva ragione. Quella bambina era figlia di Ran. 

Ciò voleva dire che lei era fidanzata... e forse sposata. 

“No... non indossa la fede” si disse Shinichi osservando la mano sinistra di Ran, che si era messa a guardare Aika mentre giocava con i fiori raccolti.

Lo sguardo del detective si posò sul viso della donna: aveva un sorriso... malinconico.

Ma... perché? 

Shinichi conosceva bene quello sguardo: era lo stesso che vedeva negli occhi di lei tutte le volte in cui pensava a lui nove anni prima. Uno sguardo che lui si era ripromesso di non farle più avere.

Mentre si scervellava su una possibile spiegazione, vide Ran alzarsi in piedi e prendere la piccola Aika per mano. 

-Dobbiamo andare dai nonni, tesoro. -disse la donna mentre con la bimba s’incamminava sulla stradina che attraversava il parco. Shinichi riuscì a non farsi beccare e osservò le due allontanarsi verso il cancello della recinzione che circondava il prato. 

Non seppe per quanto tempo rimase lì a fissare l’uscita del parco con occhi spenti. In quei quattro anni aveva fatto spesso incubi del genere, ma non ci aveva mai voluto credere. Eppure Ran, la sua Ran, era diventata mamma. 

E lui, al contrario di quello che aveva sognato fin dal liceo, non era accanto a lei.

 

***

 

-Okaasan?

Ran guardò la bambina che teneva per mano e le sorrise: -Dimmi, Aika-chan.

La giovane amava quella bambina alla follia. La scelta più corretta che avesse mai fatto era stata quattro anni prima, quando Heiji le aveva chiesto se avesse intenzione di tenere il bambino che aveva scoperto di aspettare nemmeno due ore prima e aveva risposto affermativamente. 

Quel giorno, nonostante la scomparsa di Shinichi, era stato il migliore della sua vita. 

Aika fece una pausa, come per riordinare le parole da dire nella sua mente, poi chiese: -Sarà al matrimonio di zio Heiji e zia Kazuha? Lo vedremo?

Non c’era bisogno che specificasse la persona oggetto della sua domanda.

Da quando aveva iniziato a parlare, Aika chiedeva in continuazione di vedere suo padre e Ran... non aveva idea di cosa fare. Per circa tre anni aveva detto a sua figlia che il suo papà era un detective dei servizi segreti e non poteva stare con loro per evitare di metterle in pericolo, ma Aika continuava a fare domande sempre più spesso e Ran non poteva fare a meno di notare quanto fosse simile a lui. La stessa curiosità, la stessa cocciutaggine e gli stessi occhi blu come il mare che la osservavano in quel modo da detective tremendamente irritante.

-Non lo so, tesoro. -rispose la donna. 

-Ah... -Aika abbassò la testa.

Sentendo il tono triste della bambina, Ran si fermò e si abbassò al suo capo, le mise le mani sulle spalle e disse: -Aika, guardami.

La piccola alzò gli occhioni blu, lucidi per il pianto, sulla madre. “È così piccola” pensò quest’ultima. Trovava ingiusto che una bambina di appena quattro anni dovesse sopportare quello che aveva passato lei a diciassette.

-Papà ti vuole bene ed è per questo che non si fa mai vedere. -spiegò. -Se i cattivi dovessero trovarti, ti farebbero del male. E lui questo non lo vuole. Mi capisci?

Aika annuì e tirò su col naso. 

-Ma tornerà a casa, vero? -domandò poi.

Ran fece un sorriso triste: era la stessa cosa che si chiedeva lei. Shinichi era sparito da quattro anni e non sapeva niente di Aika. Non aveva idea di come e, soprattutto, se contattarlo, non era a conoscenza del motivo per cui era sparito nel nulla e del perché non avesse più dato sue notizie.

Heiji era partito per cercare l’amico pochi giorni dopo che Ran aveva scoperto che sarebbe diventata madre, ma il detective dell’Ovest era tornato a Tokyo quasi un mese dopo senza risposte. 

O almeno, così credeva Ran. L’uomo, infatti, aveva visto Shinichi (questo aveva potuto rivelarlo) e quest’ultimo lo aveva implorato in ginocchio di non dire niente a Ran riguardo l’Organizzazione. 

Come se non fosse bastato, Heiji non aveva potuto rivelare all’amico che la sua ragazza aspettava un bambino da lui sotto richiesta della suddetta. 

Miracolo che non fosse impazzito. 

Vedendo che la madre non rispondeva, Aika, quasi per paura di aver offeso la donna, aggiunse: -Però se non torna tu rimani vero? 

Ran sorrise, dolce: -Certo, tesoro.

La bambina fece un sorriso a sua volta, poi lei e Ran s’incamminarono di nuovo verso l’ex agenzia investigativa Mori. 

La karateka inspirò a pieni polmoni. Le piaceva fare quelle piccole passeggiate per la strada, come una madre normale, senza che i giornalisti delle riviste sportive la tormentassero, come succedeva spesso da quando aveva vinto i mondiali di karate. 

Esatto, i mondiali.

Uno dei suoi tanti sogni di quando era adolescente si era realizzato. E poco prima che Shinichi scomparisse di nuovo, quindi aveva passato con lui quel momento di felicità. 

Senza farsi vedere da Aika, si asciugò gli occhi.


*angolo autrice*
Buongiorno detective! Ecco qua il capitolo 1!
Spero che non sia troppo confusionario 😅

   
 
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