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Autore: carachiel    02/01/2021    2 recensioni
Cliff Burton era ormai certo di essere morto.
Ricordava. 
Ricordava tutto, ogni dettaglio di quella dannata notte. Il rumore del tour bus che sbandava, lo schianto contro il guardrail e l'orribile sensazione dell'asfalto e delle schegge di vetro contro la pelle nuda, il freddo glaciale che lo investiva e poi, il silenzio, rotto solo dall'ululato del vento e la sensazione della vita che lo abbandonava.
Era morto, per una scommessa stupida di cui non poteva razionalmente incolpare nessuno, né James, né Lars e tantomeno Kirk, che gli aveva proposto di scambiarsi all'ultimo i letti.
Già, i suoi compagni di band... non sapeva come stessero, se ce l'avessero fatta dopo quella notte maledetta, dopo che la sua coscienza l'aveva abbandonato, forse per sempre.

__________________
Cosa sarebbe successo se Cliff fosse sopravvissuto a quell'infame notte del 1986?
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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...And Justice For All

Could you be there, 'cause I'm the one who waits for you – Potresti essere qui, perché sono quello che ti aspetta





Dopo quel biglietto, non trovi alternativa se non quello di metterti l'animo in pace: non verrà, non ne ha il coraggio.
E nonostante tale consapevolezza abbia smesso di far male al di là dell'immediato, il tuo animo vorrebbe urlargli che è un codardo.
Eppure, sai che non hai alcun controllo sulla situazione, esattamente non lo ebbe lui quella maledetta mattina, seduti sul sedile posteriore dello scalcinato furgone con cui lasciaste Dave alla fermata.
E l'idea che la situazione odierna sfugga a qualsiasi forma di controllo razionale è sempre più radicata in te al punto che, se non hai accettato la sua reazione, quantomeno ti ci sei rassegnato.
Hai poggiato la busta con la lettera sul comodino ed ogni tanto ti sorprendi a guardarla di nuovo, come se sperassi che le lettere possano scomparire, dissolversi e formare nuove parole, nuove frasi, in cui esprime il contrario di ciò che è scritto.
Che ti voglia vedere, che voglia starti accanto, esattamente come hai fatto tu in quell'infame mattina dell'83.

Eppure, nonostante tutto, aspetti ancora.

La porta si apre, qualche giorno dopo, durante l' orario dei visitatori, mentre hai gli occhi semichiusi e sei immerso in uno stato di dormiveglia.
Ironico, pensi, a quanto la mia vita ultimamente sia scandita da questo suono.
Porte che si aprono, porte che si chiudono.
Infermieri, amici, familiari, sconosciuti: tutti passano sotto la stessa porta, indistintamente se per entrare o per uscire.

La tua riflessione viene interrotta dai passi nervosi di, beh, chiunque sia appena entrato.
Non è un infermiera, dato che sono solite entrare almeno in due, e non è affatto raro sentirle borbottare osservazioni sui valori, pressione e simili, ma anche di osservazioni sullo stato dei pazienti. Invece lo sconosciuto, chiunque sia, rimane in completo silenzio e ne senti solo i passi pesanti scricchiolare sul linoleum.
Non è tuo padre, perché ti avrebbe già rivolto la parola – o quantomeno ci avrebbe provato, indipendentemente dal fatto se stessi realmente dormendo o meno – e lo stesso avrebbero fatto Kirk, Lars, e forse persino Jason.
No, lo sconosciuto pare realmente credere che stai dormendo.
Probabilmente tra poco mi troverò un cuscino sulla faccia e la mia vita sarà finita di nuovo – che modo miserabile di andarsene, pensi.

Lo senti aggirarsi per la stanza senza parlare, e sei sul punto di urlare per la frustrazione "Senti, chiunque tu sia, uccidimi e vattene!" – e sarebbe sicuramente un bel passo avanti per le tue corde vocali – ma ti limiti a borbottarlo all'indirizzo di chiunque sia entrato.
"Perché dovrei farlo?" replica, e al sentire il suono di quella voce, improvvisamente e terribilmente familiare, spalanchi gli occhi.

James Hetfield. O meglio, ciò che ti appare davanti sembra più l'ombra del suddetto. Ha i vestiti spiegazzati, i capelli corti sporchi e spettinati e l'aria di non avere assolutamente idea di come abbia fatto ad arrivare lì, a giudicare dall'andatura incerta.
E ciò è abbastanza per farti rizzare a sedere di scatto, improvvisamente all'erta.
"Cliff" replica guardandoti, come se ti avesse riconosciuto solo ora.
"James" rispondi, cercando di suonare cordiale, nonostante ci sia qualcosa di evidentemente sbagliato in tutto ciò. "Non pensavo saresti venuto."
"Beh, sì, ecco - credo di avercela fatta, a tenere il tutto sotto controllo e a venire" replica, sedendosi a fatica sulla sedia e togliendosi la giacca, ed il tuo naso coglie istantaneamente una zaffata di alcol, sentendo la nausea risalire.

Tenere tutto sotto controllo? Di cosa sta parlando? ti domandi, ma decidi che la cosa migliore sia andare dritto al punto.
"James, che cosa è successo?"
"Negli ultimi dieci anni, intendi? Sarebbe più facile dire cosa non è successo, santo cielo" replica, passandosi la mano fra i corti capelli biondi. Ora che lo guardi da vicino, oltre all'odore di alcol noti che anche i suoi occhi sembrano diversi: appaiono... sbiaditi, le pupille sono dilatate e la sua espressione è distante, come se non fosse neppure razionalmente lì.
"Provaci" replichi, nonostante una parte di te non sia del tutto sicura di voler sapere.

"S - Sì, ecco. Come ti avranno detto abbiamo assunto Jason durante il tour – era passabile, credo. Poi abbiamo iniziato a lavorare su Justice, ma le linee di basso non erano giuste, quindi le abbiamo aggiustate. Non era come doveva essere, ecco. E poi abbiamo fatto il tour... ma nel '91 c'è stato quell'incidente, ti ricordi, eh?"
"Che...- che incidente?" replichi, sentendo la gola seccarsi e lo vedi indicarsi il gomito, dove spicca una cicatrice attorno a un segno di bruciatura ed un tatuaggio che non ricordi.
"L'incendio, a Montréal, ho quasi preso fottutamente fuoco" fa una pausa, ridacchiando come se trovasse una sorta di contorto divertimento in esso. "Ma mi hanno rimesso in sesto, circa, c'è stato un grosso casino... Jason si è preso l'incarico di cantare e alla fine credo sia andato bene così. Abbiamo lavorato al Black Album e lo stile non era più lo stesso, ma Bob Rock è riuscito a farlo funzionare, ecco. E quest'anno è uscito Load... – ma probabilmente te lo avranno già detto."

A termine di tale sconclusionato racconto sei sempre più confuso.
L'incendio? Cos'è successo con lo stile? E poi, chi era Bob Rock?
Tuttavia, di tutto quel fiume di parole, il fatto che abbia bevuto ti appare terribilmente chiaro, perché l'avevi già visto troppe volte, già al tempo in cui vivevate ancora insieme, ed una bottiglia di whisky scadente era abbastanza per divertirsi.
Eppure... stavolta non c'era divertimento, nel suo tono, ma solo disperazione.
Sta bevendo per dimenticare, realizzi.

Esali un sospiro, cercando di soffocare quanto più ti è possibile le lacrime che premono contro le palpebre.
Non è il momento per piangere, ti ripeti, decidendo di spostarti su un terreno più neutro.
"Un cambiamento di stile?" replichi "In che senso?"
"Nel senso che abbiamo cambiato genere, circa, ecco" risponde scrollando le spalle.
"Non capisco... – non abbiamo sempre fatto la stessa cosa, ovvero metal?"
"Beh, a quanto pare no!" replica alzando improvvisamente il tono.
"Che significa...?" domandi ancora.
E, in quel momento, commetti l'errore di alzare lo sguardo su di lui, e non fai in tempo a reagire che ti ritrovi le sue mani strette intorno alle tue spalle, mentre ti fissa con aria furibonda.
Pessima scelta.

"Ma tanto tu che ne vuoi sapere, eh? Tu non hai fatto altro che dormire, dormire fottutamente mentre noi ci occupavamo di portare avanti la tua fottuta eredità! Eh, come ci si sente?" ringhia, serrando ancora di più la presa attorno alle tue spalle "COME CI SI SENTE?!"
"Non... non lo so" bisbigli, mentre senti la disperazione montarti nel petto, stringerti il cuore con dita di ghiaccio.

Lo stesso ghiaccio sotto cui credevi di essere intrappolato, e che ora si sta spezzando e crepando solo per rivelarti una realtà ben peggiore, una realtà in cui non riconosci più neppure le persone che credevi ti fossero ormai familiari.

È vero, ti ripeti, tu non eri lì con loro durante quei dieci anni, non hai alcun diritto di stupirti di cambiamenti che dovrebbero essere normali, eppure che per te non cessano di apparire dolorosamente estranei.

Rimani in silenzio mentre le lacrime montano, la sua stretta ancora sulla vestaglia da ospedale che indossi ed il battito del tuo cuore talmente fragoroso da coprire persino il fischio sempre più assordante dei macchinari, finché la porta non si spalanca, James ti lascia improvvisamente andare – gli occhi fissi e spaventati – ed entrano due infermiere di corsa.
Collassi contro i cuscini, il fiato improvvisamente corto come se ti avesse portato via tutto l'ossigeno.
"Tu, che cosa ci fai qui? Non hai il pass dei visitatori!" esclama un'infermiera fulminando il cantante.
"Cliff, lo conosci?" domanda l'altra, controllando freneticamente i valori sui macchinari.
"S-Sì, lui è un amico." borbotti esausto.
Tuttavia, non deve suonare molto convincente nel momento in cui una delle due annusa l'odore di alcol proveniente da James e fulmineamente compone un numero.
Questo non prevede nulla di buono, realizzi con gli ultimi barlumi di lucidità guardando il cantante che, dopo essere stato interrotto, ha assunto l'aria innocente di chi è capitato lì per caso.

L'ultima cosa che vedi prima che la tua coscienza si spenga è James che, ubbidentemente, si fa scortare fuori, ed una cortina di nero inchiostro che cala sulle tue palpebre esauste, sfumando ogni immagine ed ogni ricordo nel vuoto.



Angolo Autrice:
Ma buonsalve e buon 2021! E con questo capitolo, con il titolo tratto da The Unforgiven II, si apre finalmente il fulcro della storia, un pezzetto alla volta!
...Ed ecco intanto il confronto definitivo – e definitivamente fallito (o forse no?) con il cantante.
James ha dato alcune informazioni utili, ma tutto ha un prezzo e adesso resta solo da affrontarne le conseguenze *nel frattempo va a piangere in un angolino buio perché ha dovuto tormentare i personaggi per averne Angst*
Il prossimo capitolo uscirà il 12 gennaio!
   
 
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