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Autore: Alarnis    02/01/2021    4 recensioni
"Quel giorno fu lei a restare ferita, solo ora se ne rendeva conto."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 Ricordi e speranze

“Ricordo ancora quando è morto Iorio Chiarofosco.” iniziò Augosto.
Sicuramente uomo misterioso conosceva già quella parte della storia e, che il titolo di Iorio si fosse trasferito al figlio Ludovico Chiarofosco, ma Augosto aveva voglia di farsi una chiacchierata. Quel giovane sembrava taciturno ma un bravo ascoltatore.
Fidandosi di lasciare a Belinda l’arrosto, prese posto di fronte al giovane, nel lungo tavolone al centro della sala: la panca scricchiolò, sollevandosi leggermente al capo opposto. Era da poco passato mezzogiorno.
Parlò di Iorio Chirofosco: valido signore per spada e buon amministratore della terra. Una figura stimata, garanzia contro vicini prepotenti, finché di punto in bianco, nel ben mezzo di un banchetto, aveva segnalato un malore ed era spirato.
“Ci siamo sentiti tutti perduti. Purtroppo Ludovico sembrava troppo giovane per guidarci e l’improvvisa calata nelle nostre terre di Gregorio ha fatto il resto.” ammise incagliato di quell’ammissione vigliacca.
“L’avete abbandonato.” partecipò al suo discorso il ragazzo, ma nella sua voce non vi era critica, come se scelte all’apparenza vili fossero, alle volte, obbligate. Il famoso optare per il male minore.
L’ovvio: “Un vicino debole fa gola.” sentenziò il giovane, che valutò legittimo tatticamente l’agire del conte Montetardo.
Augosto si sentì libero di continuare.
“Ludovico, era pronto a lottare, ma noi no! Nessuno lo riteneva all’altezza della situazione.”. Quella era la verità.
“Ma è riuscito a scappare!” precisò per incuriosirlo, ammettendo con imbarazzato di averne stimato l’indubbia scaltrezza. “Sai il capitano Zelio, quella canaglia, l’ha tradito.” disse con fare confidenziale; “Ha fatto il doppiogioco!” strizzò l’occhio al giovane.
“Zelio?” ripeté uomo misterioso indifferente a quel nome.
Augosto dondolò il capo abbattuto, ma chiarificatore spiegò “Era ed è il capitano delle guardie di Rocca Lisia.”.
Il giovane fece un mezzo sorriso; limpido nel ragionamento “E perché non è stato impiccato?”. Un umorismo nero: tradimento chiama tradimento.
“Ha sobillato i contadini.” parlò sottovoce Augusto che si parò mezza bocca con la mano a coprirsi. “Ha sminuito le capacità d’agire del giovane Ludovico.”.
“Ora è chiaro! Gregorio continua ad usarlo per controllare il popolo.” ragionò il ragazzo apertamente. “Vedo che hai capito!” si congratulò Augosto, schioccando le dita grassocce.
“Ma Ludovico è riuscito a scappare.” riprese il ragazzo, con l’incredulità di chi attende un segno del destino e lo vede avverarsi.
“Era bello Ludovico!” intervenne svenevole Belinda, accasciandosi allo zio ridendo, mentre rivolgeva lo sguardo lentigginoso a uomo misterioso “Un po’ come voi!”. La ragazzina rise impertinente.
“Sfacciata!” la allontanò Augosto “Perderò il filo del racconto.” La rimproverò, cercando di togliersela di dosso, mentre il giovane accennò un sorriso benevolo, come li trovasse comici.
“Se era così bello avresti dovuto conservarti un lavoro al castello e servirlo dalla cucina!” la rimproverò Augosto. “Invece, sei qui a combinare guai e, la tua povera madre te lo rimprovera ogni volta!”. Belinda si sollevò da lui e dondolando il capo, guardando per aria, gli face il verso masticandosi le labbra. Augusto librò in aria la mano, nell’atto di sculacciarla, ma non lo fece. “Fila!” ordinò soltanto.
In fondo Augusto era felice dell’allegra vicinanza della nipote, perché non aveva compagna o affetti ad esclusione della sorella Francesca, che non mancava di lavare e rammendare per lui. Così era anche per Belinda, che orfana di padre, lo reputava una figura paterna.
La ragazzina fece una moina per accattivarselo, ruffiana, facendo vibrare il mento ritmicamente e con una risatina birbante ritornò responsabile dell’arrosto.
Augosto continuò…
“Alla vista di quell’esercito così forte e la nomea di Gregorio hanno calato tutti le braghe, me compreso!” rise alzandosi, sollevando la grossa pancia aiutandosi con le mani; a star seduto gli doleva, perché la schiacciava ripiegandola. Fu più goffo ad alzarsi che quando si era seduto: un orso che si liberava da un tronco cavo in cui s’era inguaiato era più sciolto.
Augosto mimò un’atmosfera misteriosa, abbassandosi e richiudendosi entro le spalle “Zelio, ha aperto le porte della città di notte…”.
Forse risultò comico perché uomo misterioso replicò ridendo “Un uomo di fiducia il capitano!”. Ad Augosto divenne simpatico: quel giovane non era così per i fatti suoi come dava a vedere. Si fece una bella risata, alla faccia di quel venduto di Zelio.
“I Montetardo si sono fiondati dentro.” intervenne Adelberto, muovendo energico il braccio a spostare l’aria. “Gregorio e la sorella hanno scatenato il finimondo.” inorridì piegando all’ingiù le labbra, principalmente incredulo di parlare di una donna.
“La conosco!” sentenziò cupo il giovane quasi con antipatia, zittendo Adelberto che sembrò temerlo.
Uomo misterioso, hai spirito!” lo lusingò Augosto scherzando sul doppio senso la conoscesse, ridendo della grossa. Buona questa!
Uomo misterioso conosceva i Montetardo. Era di Raucelio, ma da quale parte stava?
“Ne conosco la fama e l’alterigia!” lo fulminò con lo sguardo il ragazzo, assecondato subito dai commenti dei presenti che annuirono.
“Ha fama di essere una donna pericolosa.” disse Adelberto. “Cattivissima, si dice!” azzardò Tolomeo per non deludere quel cipiglio rissoso. “Da starci alla larga.” fu scaltro nel dire Cataldo categorico.
“Si dice, sia lei a riscuotere i tributi per il fratello.” appuntò Tolomeo con fare spavaldo e saccente e dal tono usato non sembrava andarci giù leggera nel farlo.
“Magari avremo l’occasione di vederla.” azzardò Cataldo, scatenando quasi un fuoco negli occhi di lame di uomo misterioso.
“Sai che piacere!” ammise con irritazione Adelberto; a seguire mille altre bislacche rimonte, a cui il ragazzo non sembrò dare grosso ascolto. Rimuginava su quella donna, Augosto era sicuro.
“Si dice che Ludovico ha giurato di vendicare l’offesa.” precisò Cataldo.
Uomo misterioso rimase a fissare il bicchiere vuoto, quasi contemplativo, mormorando “Vuole vendicarsi...”. Valutava quelle parole, come fossero fondamentali.
“Non può farcela da solo.” rifletté il ragazzo: il suo tono era scoraggiato, quasi parlasse per se stesso. Era come dicesse Io non posso farcela da solo.
Augosto ne ebbe pena, ma non riuscì a negargli l’amara verità “Dubito possa farcela.”. Poté solo infondergli coraggio con una benevola pacca sulla spalla e, quel giovane ricambiò guardandolo dritto negli occhi, incredulo di tanta solidarietà.
Una nuova luce. Augosto la vide. La speranza.
Augosto sorrise: la sua bocca larga, le sue grosse guance si alzarono fiduciose, nonostante le premesse. A volte è l’incoraggiamento a fare la differenza, rifletté Augosto.
E uomo misterioso l’avrebbe deluso se non avesse detto, a voce ben udibile, ma vago, come non gli importasse in fondo, “Ma come ha fatto a uscire dal castello?”.
“Al fuoco! Bruciooo.” richiamò l’attenzione Belinda: un’oca impazzita che saltava da destra a sinistra del camino.
“Ohhh, non ora!” alzò le braccia al cielo Augosto volendo rispondere al giovane, mentre Belinda lo chiamava nel panico delle scottature delle dita in cui soffiava energica.
La richiesta del ragazzo subito sorretta dai presenti, che trascurando le insistenze d’accorrere di Belinda, che disturbava la chiacchierata, appuntarono in coro “Lo so’ io!”.
Un fastidioso coretto, come se rispondere alla domanda del ragazzo fosse la cosa più importante del mondo, mentre Belinda continuava a starnazzare.
Cataldo si intromise “Si è buttato nel fossato.”.
“Ma è stato aiutato, da Alberico e Federico!” e, uomo misterioso, parve nuovamente interessato dall’ulteriore informazione, che non fosse solo.
“Ti ci caccio dentro io a quel camino!” urlò esasperato Augosto alle istanze di Belinda. Era un discorso importante, quello!
Adelberto negò “No! Si è travestito da soldato ed è uscito in silenzio al tramonto.”.
“Ma se era notte quando hanno attaccato?” rise Tolomeo, che nel parlare e ridere gocciolò fuori bocca uno sputo, mentre Belinda sembrava avesse ripreso il controllo dello spiedo e da sopra uno sgabello irrorava di brodo la pietanza, sempre più invitante per gli occhi.
Tolomeo, asciugandosi la bava sulla barba, controbatté “Ha combattuto e poi è fuggito a cavallo, scardinando il ponte levatoio.”.
Augusto e uomo misterioso si fissarono: qualcosa non quadrava. Ma gli assalitori non venivano proprio da là?
Belinda intervenne col dito alzato da sopra lo sgabello “Io dico che è fuggito a sud! Verso il lago!”, corretta da Cataldo “Verso Massoforte, vorrai dire!”.
“Io dico verso Risicone.” ribatté Adelberto.
Augosto volle dire anche lui la sua “Verso il lago! Brava Belinda!” e zio e nipotina si fecero l’occhiolino complici.
Nessuna di quelle, per uomo misterioso sembrava la risposta veritiera, ma sembrò attento a valutarle tutte. Che gli importasse dove fosse ora il deposto signore Chiarofosco? Sembrava di sì, perché Augosto lo vide alzarsi e lasciare sul tavolo una grossa mancia “Tieni il resto!”. Un sorriso in volto che sembrava indicare avesse ottenuto risposte.
Nulla a confronto con il sorriso che si dipinse in viso ad Augosto di fronte a tanta generosità “Ohhh. E’ stato un piacere!”. Torna quando vuoi!
Lo vide proseguire verso l’uscio; un portamento fiero e distinto mentre sembrava pronunciare sottovoce “C’è senz’altro.”.
Cosa c’era? C’era qualcosa che forse non s’era visto? La salvezza di Ludovico era indubbiamente stata dovuta a bravura, ma anche a qualcosa e non a un chi?
Cosa cercava quel ragazzo? Ludovico fuggiasco o qualcosa che riguardava la sua fuga e che nessuno di loro aveva probabilmente centrato? Chissà cos’era.
Cosa ci poteva essere di così segreto e misterioso in una fuga? Cosa importava com’era uscito?
Entrare al castello era un onore o un guaio, uscirne poteva essere altrettanto!
Augosto tenne fisso lo sguardo su quel giovane. Poche cose aveva intuito di lui: che parlava poco, veniva dalle terre del conte Montetardo, di cui conosceva la sorella per onere o per onore. Augusto optò fosse per la prima. Sicuramente di Ludovico Chiarofosco di Rocca Lisia voleva sapere di più! Era una spia? Un cacciatore di taglie? Aveva un segreto.
Augosto alzò le spalle: la pausa era finita. “E va bene, arrivo!” annunciò all’ennesimo grido di Belinda che più che bruciare l’arrosto, si stava incendiando i capelli.



NdA: Grazie di aver letto fino a qui!
   
 
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