Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Segui la storia  |       
Autore: arashinosora5927    03/01/2021    2 recensioni
Come è iniziato tutto? Aka seguo la storia di Hayato e Tsuna dalla dichiarazione alla nascita della relazione e oltre.
Storia interamente ispirata da questa piccola doujinshi https://twitter.com/dejoyu1/status/1335853929733578752?s=08 che ho interamente tradotto.
Vi prego se amate la 5927 almeno un quarto di quanto la amo io di seguire questa persona che fa proprio delle belle art e mi dà belle idee perché io una cosa simile non l'avevo mai pensata prima e sono sei anni che sforno 5927 in tutte le salse esplorando ogni tematica possibile.
[5927]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: G, Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Che ne pensi Giannini, puoi ripararlo?" fu la domanda del giovane boss.

Il tecnico del computer osservò attentamente la strana struttura carbonizzata, ciò che rimaneva di quello che un tempo era stato un laptop di prima categoria.

Gli bastò quell'unico sguardo per sapere che no, non c'era niente da fare con quel computer, ma la tecnologia dei Vongola era andata talmente avanti da permettere vere e proprie magie.

Rimase in silenzio, pensò che l'unica cosa forse possibile fosse salvare la memoria e trasferire i dati su un nuovo computer gemello, ne avevano molteplici in tutta la villa.

Sebbene avesse la tentazione di domandare cosa fosse capitato a quello sfortunato strumento decise di evitare e quando tastando il retro riuscì a vedere come erano messi i circuiti poté finalmente confermare il suo pensiero.

Sapeva di dover dire qualcosa, sentiva l'impazienza del guardiano della tempesta sulla pelle e gli occhi del Decimo addosso come delle videocamere di sorveglianza.

"Nessun problema, lasciate fare a me" esalò agitato mentre una goccia di sudore dalla fronte si faceva strada lungo una guancia.

Doveva ammettere che era molto sotto pressione, le aspettative del boss erano altissime, glielo leggeva in faccia e il braccio destro invece sembrava pronto a farlo saltare in aria qualora i dati fossero andati perduti.

Tsunayoshi si sentiva vagamente sollevato, per fortuna Giannini soleva lavorare fino a tardi quindi non era stato difficile trovarlo nel suo laboratorio senza che ci fosse bisogno di svegliarlo perdendo tempo prezioso e arrecandogli disturbo. Tuttavia il complesso di prodotti gassosi e solidi che fuoriusciva dall'oggetto non era affatto confortante, probabilmente il danno era irreversibile.

"Se riesci a ripararlo è un miracolo, sta uscendo del fumo..." commentò scoraggiato.

Giannini prese il chip con la memoria tra le mani, con degli attrezzi molto piccoli, che Tsunayoshi onestamente non sapeva nemmeno che nome avessero, iniziò a modificare leggermente la struttura finché non riuscì a estrarlo da quello che a conti fatti ricordava più una bistecca bruciata che altro.

Lo osservò poi tirare da un mobiletto una scatola dove vi era dentro un altro portatile, di base identico a quello a cui aveva fuso i circuiti.

"Sì, con le mie capacità posso riportarlo esattamente a come era prima di essere devastato" confermò il tecnico.

Sawada sentì un intenso brivido lungo la schiena, tremò debolmente e mise su una faccia da poker degna del migliore dei giocatori.

La sua mente andò a qualche minuto prima a quando in preda a un conflitto interiore si era lasciato guidare su un sito per soddisfare la sua mera curiosità. Doveva essere il suo piccolo, sporco segreto, niente altro che questo.

"Lo stesso identico stato prima della distruzione?" domandò.

"Esattamente" confermò Giannini.

Tsunayoshi osservò quasi come se non fosse più nel suo stesso corpo il modo in cui l'ingegnere finì di sistemare la nuova base e poi premette il pulsante di avvio.

Tornare allo stato precedente significava solo una cosa e Tsunayoshi non voleva neanche pensarci di trovarsi così esposto con Gokudera a neanche cinque centimetri da lui.

"Aspetta!" quasi urlò.

Giannini fiero della sua opera cliccò dei tasti perché la schermata precedente si ripristinasse precisamente dove era prima che Tsuna l'attaccasse.

"Un attimo!" supplicò il giovane Decimo, in tutta la sua vita non aveva mai desiderato così tanto poter fermare il tempo e muoversi per nascondere la realtà.

"Ora lo faccio partire" disse il tecnico con entusiasmo.

Tsunayoshi allora ritentò.

"Solo un secondo!"

Troppo tardi, la mano che aveva allungato verso il computer rimase sospesa a mezz'aria mentre le sue orecchie si riempirono di gemiti e ansiti provenienti dal monitor. Il video aveva ripreso da dove era stato interrotto.

Al suo fianco Giannini e Gokudera portavano la stessa espressione, quella della tempesta però oltre allo stupore dipingeva sicurezza.

Aveva ragione, in quella frazione di secondo intercorsa tra l'istante in cui aveva aperto la porta e quello in cui Sawada gli aveva rivolto lo sguardo in hyper-mode lui aveva visto bene e ora ne aveva la conferma assoluta.

Con un sorriso spaventoso che cela il più forte degli istinti omicidi Tsunayoshi accettò la sua fine e rimase in silenzio per una manciata di secondi. Nella sua vita gli era capitato spesso di desiderare che il pavimento lo inghiottisse o di avere il dono dell'invisibilità, ma quella volta le batteva tutte.

Nel mezzo di un'atmosfera in cui a stento si respirava Giannini ne approfittò per filarsela, cincischiando qualcosa in merito al suo essere davvero molto stanco al punto che gli si stavano chiudendo gli occhi.

La mano di Tsunayoshi ricadde come un incudine sulla tastiera per interrompere quel dannato video, maledicendo il predecessore del computer i cui comandi non erano partiti quando disperatamente aveva richiesto che si fermasse.

Neanche una mosca osò volare per una lunga manciata di secondi, l'ultima cosa di cui il boss aveva bisogno adesso era rimanere da solo con Gokudera, che lo aveva colto in flagrante e sicuramente già sospettava visto il comportamento inusuale.

Sospirò, era giunto il momento di dire qualcosa, sicuramente la sua tempesta non avrebbe parlato per primo e sarebbero potuti rimanere in un silenzio tagliente per ore e ore e ore e ore.

"Scusami, Gokudera-kun..." mormorò sentendo i palmi delle mani insolitamente sudati e la gola stretta, non osò nemmeno un accenno di contatto visivo.

"È stato spiacevole... stavo guardando qualcosa di strano..." proseguì carico d'imbarazzo sforzandosi di sorridergli tenendo però gli occhi  chiusi.

Spiacevole, strano. Era così che il Decimo dei Vongola reputava un video esplicito in cui due maschi facevano sesso?

Gokudera divenne cupo sulla base di questi pensieri, il comportamento di Tsunayoshi stava diventando talmente evidente che gli sembrava non ci avesse mai visto più chiaro in tutta la sua vita.

Nonostante il senso di sconforto e onesta rabbia, perché avrebbe voluto che aprisse gli occhi e quasi glielo avrebbe fatto fare con la violenza, cercò di mantenere un atteggiamento entusiasta e accogliente.

"Decimo, se avete questi interessi potete chiedere a me. Sarei stato più che felice di aiutarvi" disse cercando di sfoderare una sicurezza che però si risolse in un trasporto eccessivo dal tono lamentoso e tragico.

Tsunayoshi rimase di sasso, sbatté le palpebre per qualche istante. A quali interessi si stava riferendo? Ed esattamente come intendeva aiutarlo?

Avvertì il bisogno di scappare, ma composto rimase e si diede un tono proseguendo la conversazione.

"Perché proprio a te?" domandò.

Gokudera trattenne a stento una risata isterica data dalla mole di frustrazione interiore.

"Beh non ho mai avuto una relazione, qualcosa nel frattempo..." cominciò a spiegare.

Tsunayoshi lo interruppe, non voleva sentire niente altro. Lo fece mettendogli una mano sulla bocca quasi qualunque parola che uscisse fosse stata troppo pericolosa.

I suoi pensieri diventarono un agglomerato di immagini che non voleva vedere, di informazioni di cui avrebbe volentieri fatto a meno.

La sola idea che Gokudera avesse preso un computer e cercato quelle cose, che si fosse masturbato pensando a lui gli faceva accapponare la pelle.

Doveva riconoscere che era normale, Hayato era innamorato e del resto non era diverso da quello che aveva fatto lui stesso prima durante e dopo le relazioni che aveva avuto, ma al contempo parlarne così, a carte scoperte, come se fosse la cosa più normale del mondo, era insostenibile.

"Ho colto!" squittì in un invito implicito a non dire oltre ora che lentamente gli stava permettendo nuovamente di parlare.

La negazione, quella fase che Gokudera non aveva mai avuto bisogno di attraversare, ma di cui aveva sentito parlare tanto. Tsunayoshi ci era proprio dentro fino al collo e nel suo piccolo avrebbe voluto tendergli una mano per aiutarlo a uscirne senza pretese perché questa rivelazione comunque non gli dava nessuna possibilità in più.

"Intendevo dire che se vi interessa..." cercò di parlare nuovamente il suo braccio destro.

"No Gokudera-kun, si tratta di un malinteso!" sottolineo Sawada con enfasi.

La tempesta sospirò, forse doveva solo lasciare perdere, ma era fin troppo testardo per arrendersi.

"Se mi fate finire una fottuta frase volevo dire che posso spiegarvi io come fanno due maschi a fare sesso. La vostra barra di ricerca non è posseduta pertanto avete cercato voi questa informazione e io mi stavo offrendo di esporla allo stesso modo in cui in questi anni vi ho insegnato qualunque argomento di cui non eravate a conoscenza."

La freddezza, la rabbia percepibile nel tono di Hayato congelarono Tsunayoshi per un istante.
Era una bomba e il countdown era già iniziato, gli zeri erano vicinissimi.

Collezionando tutta la calma interiore di cui disponeva Sawada si fece forza e chiarì nuovamente quel punto.

"Non ho questi interessi, non sono come te."

Gokudera sentì una vena scoppiargli sulla sfronte ed esplose in tutta la sua irruenza.

"Come me in che modo, Tsuna? Innamorato del tuo migliore amico senza possibilità alcuna di essere ricambiato?! Grazie tante, ce ne eravamo accorti! Io mi sto ammazzando per cercare di avere un rapporto normale con te dove non ci sia disagio anche solo a stare nella stessa stanza, ma tu me lo stai rendendo impossibile. Non ti sto dicendo più niente, non un solo riferimento a quello che provo per te, ma questi maledetti sentimenti che mi porto dentro da dieci anni, sono dieci cazzo di anni, non possono sparire da un momento all'altro. Magari lo facessero! E tu ogni tanto potresti anche evitare di essere così stronzo facendoti servire e riverire ignorando quanto cazzo mi costa."

Sawada rimase completamente paralizzato travolto da quella furia che vide trasformarsi in disperazione finché il tono non assunse tutta la forma di un lamento.

"Volevo dire che..." provò titubante.

"So benissimo che intendevi dire ed è proprio per questo che non voglio più ascoltarti."

Gokudera raccolse ciò che restava del suo autocontrollo e si avvicinò all'uscita dello studio di Giannini.

"Con permesso" tuonò.

Tsunayoshi lo guardò allontanarsi quasi come se fosse uno spettatore esterno e poi crollò sulle ginocchia.

Mai in tutta la loro vita insieme Gokudera gli si era rivolto in quel modo, mai avevano avuto uno scontro simile, nemmeno quella volta in cui Tsuna aveva proposto un piano in cui la sua mortalità aveva una probabilità del 99,9% e Hayato aggrappandosi a quel 0,01 lo aveva supplicato di non esporsi al fatale rischio. Avevano discusso animatamente parlando delle loro priorità diverse e Gokudera lo aveva supplicato in ginocchio dicendo che il gioco non valeva la candela. Quello era stato il massimo screzio tra loro e la questione era finita con la fiducia che Hayato aveva deciso di riporre nelle sue azioni.

Era la fine? La loro fine? La loro amicizia giungeva al termine?

Non sapeva come sentirsi, l'aveva combinata grossa, questo era sicuro, ma al contempo forse Gokudera aveva reagito in modo eccessivo.

Sentì le lacrime bruciargli la pelle, il cuore come se fosse diventato un mero involucro.

"Non posso perderti..." mormorò con la sensazione che fosse già troppo tardi.

***********

Il giorno dopo era uno straccio, nessuno gli poteva rivolgere la parola e per la prima volta il suo viso incuteva terrore.

Si trascinò nello studio e bloccò la serratura, non aveva chiuso occhio un solo secondo alternando pianti disperati ad attacchi di panico.

Appoggiò la testa sulla scrivania e lasciò andare un respiro.

Gokudera aveva tutte le ragioni per essere arrabbiato con lui, per essere stanco del suo comportamento.

Il modo in cui aveva detto quella frase prima che Hayato scoppiasse era stato così tagliente e carico di odio che si era fatto schifo da solo.

Doveva ammetterlo, per lui non era un problema che esistessero gli omosessuali, non lo era mai stato, aveva accolto con sorpresa la relazione di Mukuro e Hibari, sì aveva tremato, ma solo all'eventualità che qualora rompessero avrebbero distrutto l'intera nazione. Poi c'erano stati tanti altri annunci come Xanxus e Squalo, Belphegor e Fran e la sua preoccupazione era rimasta sempre la stessa.

Lui non era omofobo, non era come suo padre, però con Gokudera era diverso, accettare i suoi sentimenti era difficile. Un migliore amico innamorato di lui, un altro maschio che voleva fare quelle cose con lui, era decisamente troppo.

Il pensiero andò a Takumi, a detta sua lo aveva corteggiato e anche quello chef aveva una relazione con un altro uomo.

Era circondato!

Questo provava che non poteva essere omofobo e aveva tutto il diritto di non ricambiare Gokudera perché nonostante l'innegabile fascino, il suo adorabile modo di fare quando erano da soli e quel sorriso ampio da togliere il fiato per lui era davvero solo un fratello, anzi proprio perché erano così legati non poteva rischiare di dare nuove sfumature al rapporto, in caso contrario magari un pensiero ce lo avrebbe fatto.

"Cosa?!" sussultò chiedendo tregua al suo cervello assonnato.

Da dove veniva quell'idea losca? La mancanza di sonno lo stava forse portando al delirio?

Si ritrovò costretto a pensare a ciò che di Gokudera gli era sempre piaciuto: il suo coinvolgente entusiasmo, la maschera da killer sopra un cuore grande e dolce, la sua innegabile bellezza, il talento per il pianoforte, la parvenza d' angelo quando si legava i capelli e indossava gli occhiali, il modo in cui era sempre stato capace di amarlo incondizionatamente.

Scosse la testa, non era per come Hayato fosse, né per ciò che facesse che si erano trovati, semplicemente si erano scelti ritrovando nell'altro ciò che era mancato una vita intera. Avevano avuto questo ruolo a specchio nella vita dell'altro, si erano insegnati che nel mondo c'era di più di ciò che già conoscevano e a cui si erano arresi. Il loro incredibile rapporto era nato passo dopo passo tra la paura e l'imparare a capirsi fino a decidere di tenersi stretti in eterno.

"E io ho perso tutto questo?" si domandò a corto di lacrime perché davvero le aveva piante tutte, si sentiva svuotato.

Un improvviso bussare alla porta lo fece sussultare.

"Posso entrare?" la voce di Yamamoto si levò come una carezza nell'aria.

Tsunayoshi si trascinò verso la maniglia bloccata e la tranquillità entrò nella stanza, cullante tanto che Tsunayoshi fu quasi sul punto di addormentarsi ricadendo con la testa contro il petto di Yamamoto.

"Non serve che dica niente, so già tutto" sussurrò soave la pioggia richiudendo la porta alle spalle, una mano morbida nei capelli del cielo.

"Te lo ha detto lui, vero?" sbadigliò Tsuna.

Yamamoto annuì, si fece strada sul divanetto e lo invitò ad appoggiare la testa sulle sue gambe.

"È più o meno nella tua stessa condizione, ma sono riuscito a farlo addormentare. Quando si tratta di te non sa mentirmi."

Tsunayoshi sospirò, chiuse gli occhi abbandonandosi a quello strano stato che gli permetteva di esprimere le cose più spaventose senza paura.

"Non so che fare..." ammise.

Yamamoto annuì, si aspettava quelle esatte parole.

"Devi solo chiedergli scusa, Gokudera sa come stanno realmente le cose semplicemente non vuole sentirsi riutato da te più di quanto tu non lo abbia già fatto."

Tsunayoshi riaprì gli occhi, concordò con un cenno del capo, osservò la piacevole sensazione che traeva dalle dita di Yamamoto che giocavano con i suoi capelli.

"E se non mi volesse perdonare? Stavolta credo di averlo deluso... e Gokudera-kun diceva sempre che non sarebbe mai successo."

La pioggia scosse la testa, mise su il sorriso più rassicurante che avesse.

"È di Gokudera che stiamo parlando, figurati se non ti perdona. Ora però cerca di dormire."

Tsunayoshi chiuse nuovamente gli occhi e lasciò andare un sospiro calmo.

"Posso farti una domanda? Anche a te piacciono i maschi?"

"Sì" rispose sereno Yamamoto coccolandolo.

"Chi? Io? Gokudera-kun?" fu la domanda che seguì immediatamente mentre il boss spalancò gli occhi.

"Tutti voi e alcuni del baseball. Hai un fascino particolare, la bellezza di Gokudera è di un altro pianeta, ma l'unico uomo che mi abbia davvero fatto battere il cuore è Squalo."

"Non dirlo a Xanxus, si stanno per sposare" ribatté Sawada frastornato.

"Ah ormai è una vecchia storia" ridacchiò Takeshi.

Nonostante la pioggia Tsunayoshi si sentiva ancora inquieto, il cuore pesante nel petto e mille domande che non osava porre.

"Tu pensi che a me piacciano i ragazzi?" domandò finalmente lasciando che le parole fluissero semplicemente.

"Io credo proprio di sì, Tsuna, ma lascia che ti dica una cosa: puoi anche sentirti attratto da qualcuno e non sviluppare mai sentimenti profondi per questa persona."

Le parole di Yamamoto rendevano più chiara ogni cosa, sembravano comporre il testo di una ninnananna rassicurante.

"Però a me le ragazze sono sempre piaciute..." mormorò il giovane boss.

Takeshi lo guardò dritto negli occhi da quella strana posizione perché potesse recepire davvero il messaggio.

"Possono piacerti sia maschi che femmine" disse.

Il cielo s'illuminò, sorrise ampliamente.

"Dino-san ha detto una cosa simile giorni fa..." mormorò.

Yamamoto sorrise, gli sussurrò di chiudere gli occhi ancora una volta e Tsunayoshi lo fece.

Il pensiero andò a Dino, alla prima volta che lo aveva visto. Spaesato ricordò quell'antico incontro e le sensazioni che lo avevano attraversato.

"A primo impatto Dino mi sembrava un figo, provavo molta ammirazione verso di lui...pensavo a quanto fosse bello, sicuro di sé, praticamente perfetto. Il suo corpo, quei capelli spettinati che avevano un loro movimento e gli occhi così intensi da perdersi dentro..." proseguì Sawada.

"Tsuna, questa non è ammirazione..." commentò la pioggia approfittando della pausa, testimone delle sue parole anche l'adorabile curva sulle labbra del cielo. Dino era stato il suo risveglio omosessuale e qualcuno doveva dirglielo.

"Stai insinuando che mi piaccia Dino-san? Non è così, lui è il mio fratellone e io lo rispetto..." protestò Sawada agitato scattando seduto contrastando persino le fiamme della pioggia.

"Non sto dicendo che tu sia innamorato, ma solo che non sei indifferente, a nessuno di noi a dirla tutta. Ti ho colto più volte a guardarmi nello spogliatoio, a fissare Gokudera mentre studiava, il senpai durante gli allenamenti e potrei continuare a lungo. Il corpo maschile ti fa  effetto e non c'è niente di male. Non vedo perché continuare a negarlo e tormentarti quando hai la famiglia più accogliente dell'intero universo."

Quelle parole furono una specie di rivelazione, l'accordo dissonante di una sinfonia che cambia l'intero pezzo.

Aveva ragione e come, a pensarci bene anche Enma e persino lo stesso Xanxus. Li aveva guardati, aveva osservato i loro corpi, aveva fatto dei pensieri che gli erano sembrati meri apprezzamenti innocenti.

C'era un motivo se stava continuando a negare tutto questo ed era suo padre, che per una vita intera lo aveva tormentato con l'aspettativa che si trovasse una bella moglie mettendogli addosso tanta pressione ad appena cinque anni. Sentiva di averlo già deluso abbastanza, non voleva dargli il colpo di grazia.

Scosse la testa, si abbandonò a un nuovo stato di torpore, Takeshi aveva rincarato la dose di fiamme.

"Ammettendo che sia vero comunque non vuol dire che io ricambi Gokudera-kun."

Yamamoto sospirò, forse era giunto il momento di dirglielo che quando lo aveva recuperato ubriaco fradicio dalle braccia di Romario e portato nella sua stanza per metterlo a letto prima che si addormentasse sul pavimento, non aveva detto così quindi era chiaro che lo negasse, senza contare la scenata di gelosia al ballo.

"Una volta hai detto che Gokudera ti piace quindi calmati e pensaci a mente lucida perché non vorrei che poi ti pentissi e fosse troppo tardi. Non vuoi presentarti da lui in mutande con una fiamma in fronte, vero? Reborn è già pronto.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: arashinosora5927