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Autore: Magica Emy    03/01/2021    1 recensioni
"Sono passati sei mesi da quando ci siamo sposati e la palestra è passata definitivamente nelle nostre mani. Tendo-Saotome si legge all'entrata e sì, mi fa ancora uno strano effetto. Il tempo dei giochi è finito, ora si fa sul serio."
Sequel di "Trappola d'amore"
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ranma/akane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il campanello? Accidenti, è più tardi di quanto credessi. Saranno già arrivati. Stringo la cintura, sistemandomi il kimono come meglio posso. 

-Adesso devo lavorare, perciò noi due faremo i conti dopo! 

Esclamo rivolto a mio padre, anche se dubito che abbia sentito ciò che ho detto, impegnato com'è a correre verso la piscina in giardino. So benissimo cos'ha in mente, ma è del tutto inutile. Diventare un panda non lo salverà di certo dalla mia vendetta. Cavolo, come mi brontola lo stomaco. Sto morendo di fame, ma ormai non c'è più tempo per mangiare. Meglio affrettarsi. Man mano che mi avvicino all'ingresso, però, sento una voce che non riconosco. Mi accorgo poi di Akane, che ferma sulla soglia sembra conversare amabilmente con… Ehi, un momento, chi è quello? Non credo di averlo mai visto prima. E poi, cosa sta facendo? Arrivo appena in tempo per afferrare la piccola scatola colorata che lo sconosciuto le sta porgendo, scrutandola curioso. Dolci. Perché questo bellimbusto dall'aria imbambolata dovrebbe prendersi la briga di portarci dei dolci? Sollevo il viso per incrociare il suo sguardo, catturandolo in una morsa invisibile che pare metterlo subito in allarme. 

-Mi dispiace, ma mia moglie è allergica a questa roba. Credo sia meglio che se la riprenda. 

Puntualizzo, restituendogli la scatola e calcando apposta sulla parola "moglie" mentre la attiro a me con decisione, cingendole la vita con un braccio in un gesto di eloquente possesso. La sento irrigidirsi di colpo, incenerendomi con un'occhiataccia che fingo di non cogliere. 

 

-Oh, sul serio? Mi dispiace molto Akane, non ne avevo idea. 

Si scusa lo sconosciuto, e la sua espressione si fa talmente patetica che all'improvviso vengo colto da una voglia irrefrenabile di mollargli un pugno sul naso. Chi diavolo è questo tizio e per quale motivo si rivolge a lei in modo tanto confidenziale, come se la conoscesse da sempre? 

-Ma no - si affretta intanto a dire Akane, e mi accorgo che la sua voce tradisce un lieve imbarazzo -in realtà non è assolutamente… 

- A proposito - la interrompe lui, rivolgendosi a me - noi due non ci conosciamo. Io sono… 

-C'è un motivo per cui non ci conosciamo - lo incalzo, cupo, abbandonando completamente le buone maniere - adesso se vuole scusarci, abbiamo da fare. 

E senza neppure dargli il tempo di replicare gli sbatto praticamente la porta in faccia, ignorando l'espressione ostile di mia moglie che, con le braccia incrociate al petto e il corpo in tensione, mi fissa ora come se fosse sul piede di guerra. 

-Si può sapere che ti è preso, ti sembra il modo di comportarti? E poi… Cos'era quello? 

-Non so a cosa ti riferisci. 

Rispondo indifferente. 

-Lo sai benissimo, invece. Sembravi un cane che marca il suo territorio. 

Sollevo le sopracciglia, sconcertato. 

-Mi stai forse dando del cane? 

-Ti sto dando del maleducato! Quei dolcetti erano un regalo per me, come ti sei permesso di rifiutarli senza neppure consultarmi? Perdipiù inventando quella storia assurda dell'allergia! 

Mi aggredisce, furiosa, mordendosi le labbra come se volesse trattenersi dal picchiarmi. Che provi pure a farlo se ne ha il coraggio, crede che abbia paura delle sue reazioni spropositate? Purtroppo per lei ci sono abituato e se ciò che vuole è costringermi a scusarmi per quello che ho appena fatto, sta solo perdendo tempo. 

-Ah, perché adesso ci mettiamo anche ad accettare regali dagli sconosciuti, vero? 

Replico, punto sul vivo. 

 

-Aki non è uno sconosciuto. È il papà di uno dei bambini che frequentano i miei corsi ed è molto gentile e rispettoso, a differenza di qualcuno di mia conoscenza. 

Aki? Ok, è veramente troppo. 

-Che cosa vorresti dire con questo? 

Sbotto, alzando la voce più di quanto intendessi fare, ma non mi importa. Tanto ormai sembra essere diventata una gara a chi urla più forte. 

-Esattamente quello che ho detto, idiota! Non hai alcun diritto di farmi una simile scenata, ti ho forse mai dato modo di dubitare di me fino a ora? No, no non mi risulta. E poi, se la metti su questo piano sono io che dovrei essere gelosa, con tutte le belle ragazze che ti ronzano intorno durante le lezioni. Eppure sono tranquilla, e vuoi sapere perché? Semplicemente perché mi fido di te! 

-Che c'entra questo? Anch'io mi fido di te, è dei tipi come quello che non mi fido per niente e tu dovresti smettere di dargli tanta confidenza! Aki, eh? Pensi forse che non mi sia accorto di come ti guardava? La prossima volta che lo vedo prendersi certe libertà con te, gli spacco la faccia senza pensarci due volte! 

Grido, esasperato. Ecco, l'ho detto. E poi non sono affatto geloso, è solo che non sopporto che certi soggetti con una faccia da schiaffi come quella si presentino alla mia porta.

 Geloso. Figuriamoci. Non so neppure cosa sia la gelosia, io. 

-Adesso stai esagerando, Ranma - replica stizzita - non ha fatto nulla di male. Voleva soltanto donarmi dei dolci per ringraziarmi delle lezioni che do a suo figlio. 

Certo, come no. Lei non ha nessuna idea di cosa stia succedendo qui. Nessuna. Possibile che sia davvero così ingenua da non arrivarci? 

-Come se lo facessi gratis - rispondo, battendo un violento pugno sul tavolo che la fa trasalire - ti paga per fare il tuo lavoro esattamente come tutti gli altri! Quindi mi spieghi per quale strano motivo dovrebbe prendersi la briga di farti dei regali, se non avesse un secondo fine? 

Akane mi guarda a bocca aperta. 

-Stai dicendo che… 

-Sto dicendo che stava flirtando con te, lo hai capito adesso? 

Ebbene sì, sono geloso. Geloso marcio. Qualche problema? 

Scuote la testa come se volesse cancellare le mie parole, l'aria a dir poco inorridita mentre mi urla addosso : -Ma che cavolo stai dicendo, ti sei bevuto il cervello? Sei solo un visionario oltre che un patetico, rozzo, insensibile deficiente senza cervello! 

 

C… Cosa? 

-Te lo ripeto - l'avverto, cercando di placare la voglia improvvisa che ho di prenderla a schiaffi - se prova ad avvicinarsi di nuovo giuro che lo faccio a pezzi! 

-Vattene al diavolo! 

La vedo stringere i pugni fino a farsi sbiancare le nocche. Ha le guance paonazze, il respiro corto e ho la sensazione che voglia aggiungere qualcosa a quella tremenda carrellata di insulti che mi ha appena rivolto, ma non lo fa. Si affretta anzi a voltarmi le spalle, allontanandosi velocemente. È allora che mi accorgo che per tutto il tempo non eravamo soli e gli occhi dei presenti sono ora puntati su di me in una tacita, insopportabile accusa che mi fa sentire ancora più frustrato di quanto non lo sia già. 

-Beh? Che diavolo avete da guardare? 

Esplodo senza riuscire a trattenermi, correndo poi verso la palestra. 

 

Per tutto il giorno io e Akane evitiamo accuratamente di rivolgerci la parola ma, verso sera, la sua espressione addolorata e colpevole mi provoca una piccola stretta al cuore che faccio fatica a ignorare. La verità è che la rabbia è già sbollita e io non sopporto di vederla così. Consumo la cena in religioso silenzio solo perché non so proprio cosa dire, inoltre sono sicuro che se aprissi bocca rovinerei tutto un'altra volta. Credo di aver esagerato con lei. È ciò che continuo a ripetermi anche quando, esausto e pieno di sensi di colpa raggiungo la mia camera per mettermi a letto, cercando invano di addormentarmi. 

La sento arrivare poco dopo ma scelgo di non voltarmi quando mi si sdraia vicino, in un morbido fruscio di lenzuola che mi riportano il suo profumo. 

-Dormi? 

Sussurra, abbracciandomi da dietro mentre poggia la fronte contro la mia spalla e le sue mani cercano timidamente le mie. 

-Non mi importa nulla di come mi guardano gli altri - continua, senza aspettare una risposta - mi importa solo di come mi guardi tu, perché sei l'unico che conta per me e non voglio che litighiamo mai più così. Ti amo Ranma, ti amo come mai avrei potuto immaginare di amare qualcuno, perciò non hai alcun motivo di essere geloso. È te che ho sposato, è solo te che voglio. Per sempre. 

Mi stringe più forte e tutte le mie difese crollano miseramente come un debole castello di carte. Come posso resisterle se mi parla in questo modo? A differenza di me, Akane riesce a esprimere i propri sentimenti in maniera tanto limpida e sincera da spiazzarmi completamente ogni volta, ed è anche per questo che sono pazzo di lei. Mi volto per incontrare il dolce color cioccolato dei suoi occhi, che ora si specchiano speranzosi nei miei. 

-Mi dispiace di essere un completo idiota. Non avrei dovuto alzare la voce, aggredendoti a quel modo. 

Mormoro, sfiorandole le labbra con un bacio. Sorride, accoccolandosi sul mio petto e intrecciando le dita alle mie. 

-Non importa, l'ho fatto anch'io. Non parliamone più però, ti prego. 

-Parlare di cosa? 

Ride. 

-Scemo! Su, dormiamo adesso. Muoio di sonno. 

Mi scocca un bacio sulla guancia e qualche minuto dopo, accarezzato dal suo respiro lento e regolare, mi lascio scivolare pian piano in un lungo sonno ristoratore. 

   
 
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