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Autore: Kaiyoko Hyorin    03/01/2021    3 recensioni
Quando Kat si sveglia in mezzo a un boschetto rigoglioso, preda della nausea e di un forte mal di testa, non ha idea di ciò che l'aspetta.
Come questa ce ne sono altre di storie, imprese memorabili capitate per fortuna o per volere del destino a persone apparentemente ordinarie. Eppure ve ne propongo un'altra, sperando possiate trovarla una lettura piacevole.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bilbo, Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo Hobbit'
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“I face the fear for every tear
that would be dry,
but shadows cannot leave me [..]
Your memory in lies will drown.”
[ Oath to Betray, Wind Rose ]




Il cielo andava rischiarandosi ad est, sancendo la fine di quella che per le genti di Pontelagolungo era stata una notte terrificante ed interminabile. In quel grigiore diffuso, il fuoco andava ormai spegnendosi e gli uomini e le donne scampati alla devastazione portata da Smaug animavano la riva del lago, aiutandosi l'un l'altro in quel momento di cupa sofferenza.
Molti erano i dispersi, molte le voci che si levavano verso le acque scure ed i resti fumanti della città, chiamando i loro cari, piangendoli.
Tauriel, ancora bagnata fradicia per il tuffo nelle acque di Lago Lungo, si chinò sul corpo della ragazza ai suoi piedi, esaminandone le condizioni. Era stato Bard a gettarsi nelle acque gelide per salvarla, mentre lei era stata a propria volta sbalzata via dalla folata di vento che s'era abbattuta su di loro. Era riuscita ad evitare una sorte simile a quella della giovane donna soltanto per merito dei suoi riflessi, ma quando era stato il momento non aveva esitato a tuffarsi per scampare allo schianto che la carcassa del drago aveva provocato, quando s’era lasciato cadere privo di vita ad un soffio da loro.
Comunque, in qualche modo ne erano usciti tutti e tre illesi, ed il Capitano della Guardia Elfica si ritrovò a chiedersi se tale fortuna non fosse merito della volontà dei Valar.
– Tauriel!
Legolas le comparve al fianco, rapido e silenzioso come una foglia che si adagia al suolo, ed entrambi si scambiarono uno sguardo che valse mille parole. Non vi furono manifestazioni d'affetto o sollievo, né contatti fra loro, perché tale era la natura riservata degli Elfi Silvani e non vi furono nemmeno indugi di sorta a distrarli da ciò che in quel momento era davvero importante.
– Ha perso i sensi – gli comunicò lei, tornando ad osservare il volto della ragazza.
Stava per aggiungere qualcos'altro quando Bard tornò di corsa verso di loro, seguito dal figlio maschio e portando seco una pila di coperte.
– Dev'essere tenuta al caldo.. – annunciò, chinandosi sulla giovane e iniziando ad avvolgerla nella lana – Bain, aiutami: portiamola vicino al fuoco. Prima si asciugherà, meglio sarà.
Tauriel si scostò, lasciando che le genti del Popolo degli Uomini di cui la giovane faceva parte si prendessero cura di lei, senza tuttavia distogliere lo sguardo dal fagotto che presto venne sollevato fra le braccia dell'Uomo del Lago. Era piccola per la sua razza, più piccola persino del ragazzo dai capelli ricci che seguiva dappresso il chiattaiolo, tanto da apparire una bambina fra i suoi simili. Un'impressione del tutto diversa da quella che ne aveva avuto l'elfa la prima volta che l'aveva vista, fra le braccia del Principe dei Nani, sotto le fronde di Bosco Atro.
– Ci ha salvati, Legolas – mormorò al suo Principe, tornando dopo un istante a scrutarlo in volto – Senza di lei non saremmo riusciti ad abbattere il drago.
– L'ho visto cadere. – annuì lui senza lasciar trasparire più d’un guizzo di apprensione nello sguardo, sufficiente a Tauriel per capire quanta preoccupazione dovesse avergli causato quando era corsa via, verso la città in fiamme, qualche ora prima – Dobbiamo tornare per riferire quanto accaduto a mio padre.
L'elfa sapeva che Legolas aveva ragione, che avevano un dovere da compiere, ma lanciò comunque una nuova occhiata in direzione di Katla e delle persone che si stavano raccogliendo intorno a lei ed a Bard stesso. Alcune voci in quel momento si levarono ad acclamare l'uomo che aveva scagliato la Freccia Nera.
Avo 'osto, Tauriel [1] – le si rivolse nuovamente il principe, abbozzando persino un tenue sorriso per convincerla – Starà bene.
L'elfa annuì meccanicamente, ma non riuscì a scacciare la sensazione che vi fosse qualcosa di innaturale in ciò che vedeva. Come se la ragazza che Re Thranduil li aveva mandati a rintracciare non fosse parte di quello scenario... come se non fosse davvero quello il suo posto.
Scacciò quella sensazione in fondo all'animo, giacché avrebbe finito per paragonarsi a lei e questo avrebbe destato un'emozione ancora acerba e molto più personale dentro di lei, quindi affiancò Legolas con un paio di rapide falcate. Eppure, mentre si allontanava verso Ovest con il Principe degli Elfi Silvani, il Capitano della Guardia non poté evitare che il pensiero di un giovane nano in particolare le sfiorasse la mente, lasciandola con la sgradevole sensazione di star volgendo i propri passi nella direzione sbagliata.


La Montagna Solitaria svettava imponente e cupa nel crepuscolo, ma era comunque uno spettacolo mozzafiato per la giovane donna che, sulla strada dismessa che attraversava la vallata, procedeva a passo spedito. Le temperature ormai calavano rapidamente superato il mezzodì ed i raggi del sole erano troppo fiochi per scaldare abbastanza la terra, cosicché Kat si strinse maggiormente nel mantello mentre il fiato formava candide nuvolette al di fuori dalle sue labbra.
Dagli avvenimenti di Pontelagolungo erano trascorsi ben tre giorni, prima che la ragazza prendesse congedo da Bard e dalle genti del lago e si incamminasse verso la Montagna Solitaria. Aveva proceduto speditamente, nonostante la stagione inclemente, grazie al fatto d'esser ormai avvezza alle lunghe marce ed alla mancanza di carichi pesanti da portare con sé. Stando ai suoi calcoli, aveva almeno due giorni di vantaggio rispetto all'erede di Girion ed ai suoi, ma questo non la rendeva meno impaziente di giungere a destinazione, giacché l'inverno era la stagione più dura per i viaggi e l'aria gelida della notte già odorava di neve.
Era stato nel corso di quel breve viaggio in solitaria che Katla aveva dovuto venire a patti con sé stessa e ciò che negli ultimi tempi aveva notato esser cambiato in lei. Persino in quel momento, mentre avanzava sicura nell'ombra della notte incombente, con una parte di sé riconobbe quanto nitidamente le risultasse il paesaggio circostante, nonostante la poca luce.
Eppure, per quanto si sentisse diversa, sapeva anche di essere ancora pienamente sé stessa e questo, unito alla necessità di compiere quanto si era ripromessa e di assicurarsi dell'incolumità dei suoi amici, le bastava per non perdere la testa.
Tuttavia, quando giunse finalmente dinanzi alle maestose porte di Erebor, esse le apparvero come una voragine oscura e sinistra, e Kat si ritrovò ad esitare sotto l'alto arco, fra le immense statue di antichi guerrieri nani posti a presidio del regno caduto. Dall'interno le giunse un refolo d'aria e l'odore che portò con sé era penetrante e quasi mefitico, con un pizzico di zolfo che le rammentò immediatamente il drago che ora giaceva privo di vita nelle profondità di Lago Lungo.
Deglutì, mentre l’ansia tornava a ghermirle la bocca dello stomaco. 
Poi, nel silenzio, colse un rumore: un’eco di voci che riecheggiò appena sulla pietra delle colonne, fioco ma persistente, come d’una conversazione in corso, e Katla si ritrovò a procedere in quella direzione ancor prima di pensarlo. Trattenne il fiato quando scorse nell'oscurità una luce e non lo lasciò andare sino a quando non raggiunse l'anta socchiusa di una modesta sala intagliata nella pietra.
Affacciandosi a quello spiraglio il cuore le si strinse nel riconoscere, sparsi per l'ambiente, alcuni dei suoi compagni nani, ed aveva appena posato la mano sull'uscio sorretto da pesanti cardini in acciaio quando alle spalle le giunse uno scricchiolio.
Non fece nemmeno in tempo a muoversi che la pressione di una pesante lama le premette proprio fra le scapole in una minaccia seria e tangibile.
– Non provare a fare scherzi – le ingiunse minacciosamente, la familiare voce di Dwalin.
Rigida in ogni muscolo, Kat si sentì per un solo primo istante divisa fra il sollievo ed il disagio, giacché non era questione da sottovalutare il ritrovarsi la lama dell'ascia del nano dal capo tatuato a premerle sulla schiena. Stava per aprire bocca e farsi riconoscere quando però l'altro la anticipò, inducendola con una pressione decisa della sua arma ad avanzare.
Varcò così la soglia della sala in cui il resto della Compagnia era radunato e, mentre faceva qualche passo avanti dopo aver sospinto l’uscio ed esser entrata, molti volsero il capo verso di lei. Il primo a riconoscerla, nonostante il cappuccio a farle ombra, fu proprio Balin, il quale, accostato al tavolo che capeggiava la stanza, non riuscì proprio a mitigare lo stupore e la meraviglia sul suo volto barbuto.
– Piccola Furia?
A quel nome, chi ancora non la stava guardando alzò di scatto la testa per prendere a fissarla e ci fu anche chi si scambiò sguardi reciproci di confusione ed incertezza, prima che la ragazza cedesse alle emozioni che le infuriavano nel petto e sorridesse ampiamente.
– Non ditemi che mi avevate già data per morta – esordì, ironicamente, prima di farsi scivolare il cappuccio sulle spalle e rivelarsi a tutti.
Come si voltò per scoccare un'occhiata al nano alle proprie spalle, quasi scoppiò a ridergli in faccia per l'espressione assolutamente scioccata stampatagli sul volto, ma non fece nemmeno in tempo a provare a prenderlo in giro per il trattamento che le aveva riservato che venne letteralmente assalita a tradimento.
Fili e Kili, i primi a raggiungerla, le si erano gettati addosso senza neanche pensarci, facendola incespicare e quasi cadere, e Kat, avvolta dalle calde e forti braccia accoglienti dei suoi amici, si sentì di nuovo mancare il fiato dall’emozione. L'entusiasmo giovanile dei due discendenti di Durin la colpì e la commosse, scacciando anche gli ultimi barlumi d’ansia che l’avevano avvinta, ed il suo cuore lo ricambiò all'istante, cosicché ella si ritrovò con le lacrime agli occhi ancor prima di aver il tempo di riprendere fiato.
Non pianse però, nonostante l'iridi le rimasero lucide, e si ritrovò a ridere con loro mentre veniva accolta dal resto della Compagnia, che ben presto le si radunò intorno. E, mentre veniva sommersa di domande sul drago, sul lago e su ciò che era accaduto da quando si erano separati, la ragazza poté districarsi abbastanza da notare la presenza di Bilbo al suo fianco, che la guardava con trepidante attesa ed una nota di disagio, tradita da una delle sue immancabili ed impareggiabili smorfie. Capì al volo ciò che lo scassinatore della loro combriccola attendeva e gli sorrise, un sorriso ampio e morbido, carico d’affetto, che ben presto venne ricambiato mentre lei gli cingeva le spalle con un braccio e se lo stringeva a sé, approfittando della differenza di altezza.
– Perdonami se ci ho messo tanto... avevo un drago da abbattere – gli disse, ammiccando in sua direzione e strappandogli un sorrisetto divertito.
Quindi lo lasciò andare e l'attimo seguente si dedicò al resto dei nani, salutandoli tutti ed iniziando a rispondere alle molteplici loro domande. Raccontò loro la propria avventura, di come Smaug si era scagliato su Esgaroth e dell'operato di Bard, e persino di come Legolas e Tauriel l'avessero raggiunta appena in tempo per aiutare lei e l'Uomo del Lago. Omise il piccolo dettaglio di esser stata fatta prigioniera dal Governatore: non era colpa loro e non voleva fomentare gli animi più di quanto già non sarebbero stati nel prossimo futuro. E non l’avrebbe detto nemmeno a Thorin, non subito, per lo stesso identico motivo.
Quando appresero degli elfi, i nani si scambiarono delle nuove occhiate fra loro, ma fu Kili a parlare.
– E come mai erano lì?
Kat, che s’era aspettata quella domanda ed era preparata a riceverla, si strinse nelle spalle.
– Non ne sono sicura e non ho avuto spiegazioni, ma credo fossero alla nostra ricerca – gli rispose evasiva, prima di far scivolare lo sguardo sul resto della Compagnia – ..la notizia della morte di Smaug sarà già arrivata alle sue orecchie a punta ormai: non passerà molto tempo, prima che Thranduil giunga alle porte di Erebor per rivendicare ciò che crede gli sia dovuto. E lo stesso vale per gli Uomini del Lago.
Balin a quel punto espresse un mugugno pensieroso e Katla lo vide abbassare lo sguardo mentre assumeva quella sua tipica espressione meditabonda.
– Per quanto mi dolga ammetterlo, se la nostra giovane Katla ha ragione, si prospetta un bel temporale.
E non sapeva nemmeno lui quanto avesse ragione, pensò fra sé e sé la ragazza, mentre avvertiva distintamente l'aria nella sala farsi più pesante. Poi la tensione ed i brutti pensieri vennero eclissati da un sommesso gorgoglio e di nuovo tutti si fermarono a fissarla, mentre lei arrossiva e ridacchiava.
– ..ho decisamente bisogno di mettere qualcosa sotto i denti – affermò, suscitando l'ilarità generale.
Fu Bofur a mettersi all'opera e, aiutato dal fratello e dal cugino, le allungò due belle strisce di carne secca, un tozzo di pane ed un intero pezzo di formaggio. Così Kat, mentre si riempiva lo stomaco, rimase ad ascoltare il resoconto delle vicende che avevano coinvolto la Compagnia da quando si erano separati.
– Il nostro caro Bilbo ha risolto l'indovinello della mappa e ha trovato il buco della serratura – esordì Balin con un sorriso bonario e soddisfatto sotto la folta barba, e Bilbo apparve imbarazzato ma anche un poco compiaciuto mentre l'altro continuava – e quando siamo riusciti ad entrare, be'... a quel punto non potevamo più tirarci indietro. 
Kat annuì sovrappensiero, masticando con solerzia un pezzo di carne secca, mentre passava in rassegna i suoi compagni con lo sguardo. Ognuno di loro recava ancora qualche traccia dello scontro con il temibile Smaug, come qualche ciuffo di barba o capelli bruciacchiato, o parte dei vestiti anneriti. Se l'erano cavata "per il rotto della cuffia", come si soleva dire nel suo mondo.
– Quindi? – chiese, rivolgendosi direttamente a Bilbo con una nota curiosa a tradirla – Voglio sentirlo da te: cosa è successo dopo?
Lo hobbit parve un poco preso alla sprovvista, ma si ricompose subito, pur non mancando di sfregarsi il naso con l'indice.
– Be'... dopo sono sceso in avanscoperta – prese a raccontare, deviando lo sguardo su Balin e gli altri, prima di tornare a lei – All'inizio non mi ero accorto del drago: era completamente coperto dal suo tesoro e non lo avrei mai notato se non fosse stato per un mucchietto d'oro che d'improvviso è scivolato dabbasso, rivelando una porzione di scaglie.
Bilbo, al di là delle aspettative della stessa Kat, si rivelò un narratore decisamente avvincente e la ragazza si ritrovò catapultata proprio in mezzo all'azione grazie alle sue parole. Così apprese che non solo Bilbo aveva fronteggiato il drago, come da programma, ma tutti i nani si erano precipitati a salvarlo al minimo accenno di pericolo e che poi, rimettendo in funzione le vecchie fucine della montagna, ne avevano quasi avuto ragione. Quasi, perché adirato Smaug s’era librato in volo verso il lago per perpetrare la sua vendetta sugli Uomini di Pontelagolungo. Ed il resto le era già perfettamente noto.
Quando il silenzio tornò a calare, Kat, nel sollevare di nuovo lo sguardo sui nani raccolti intorno a loro, avvertì il cuore stringersi al centro del petto ed il peso che fino a un attimo prima s'era allentato tornare a gravarle sull'animo. Aveva rimandato anche troppo, ora doveva sapere.
– Bilbo.. – mormorò, quasi timorosa di sentire la conferma ai suoi sospetti, tornando a guardare lo hobbit – ..dov'è Thorin?
La smorfia piatta e combattuta del mezz'uomo le tolse ogni dubbio, ancor prima delle sue parole.
– Laggiù.. nel cuore della montagna. – le rispose lui, perforandola con i suoi occhi blu colmi di preoccupazione – Non mangia decentemente da giorni e nemmeno dorme. È questo posto... lo sta cambiando.
Katla serrò le labbra a propria volta in una smorfia trattenuta.
– L'Arkengemma... è quella, vero? La sta cercando.. – commentò, in cerca di una nuova conferma che non tardò ad arrivare.
– Abbiamo cercato a lungo, – esordì sconsolato Balin – ma la Pietra del Re non è ancora stata trovata.
– A tal riguardo, – intervenne a quel punto Bofur, senza un briciolo di entusiasmo – è tempo che torniamo a perlustrare le sale. Ci fa piacere riaverti con noi sana e salva, Piccola Furia, – le si rivolse, sfoggiando l'ombra di uno dei suoi soliti sorrisi amichevoli – ma temo rimarrai delusa quando incontrerai Thorin di persona.
Bifur, Oin e Gloin furono i primi a muoversi verso l'uscio, non mancando di salutare, e molti degli altri già presero ad imitarli, e su tutti la ragazza non poté ignorare la profonda sconsolatezza che albergava sui loro volti. Si stavano rassegnando, era evidente, e la cosa la indusse ad alzarsi a propria volta, attirando la loro attenzione.
– Abbiate fiducia – li esortò, serrando al contempo i pugni lungo i fianchi, prima di far spaziare lo sguardo fra loro.
Dwalin e Kili erano i più vicini e sulle loro spalle ella posò le proprie mani, in un gesto che il più giovane ricambiò e che fu loro di incoraggiamento, insieme alle sue stesse parole.
– Vedrete che le cose si sistemeranno. Conosciamo tutti Thorin, voi meglio di me, ed io credo fermamente in lui.
Vide gli occhi del nano dal capo tatuato brillare e non furono gli unici, giacché Kat ne incrociò altri mentre lasciava scivolare nuovamente le braccia lungo i propri fianchi. Sapeva che era forse fin troppo facile per lei parlare, eppure da tempo aveva perso ogni certezza, da quando aveva deciso di cambiare il corso degli eventi con le proprie stesse mani ed aveva iniziato ad influenzarli volontariamente; ma sapeva anche che il fiero e leale popolo di Durin, arrivati a quel punto della storia, aveva bisogno di essere incoraggiato.
Eppure, quando incrociò lo sguardo di Balin, esso era combattuto e cupo, molto più degli altri, e lei capì. Era Balin l'unico fra loro ad aver visto la Malattia del Drago avanzare e corrompere l'animo di Thror, così come era sempre Balin ad aver osservato in prima persona la rovina abbattersi sul Regno di Erebor, al fianco di Thorin. Probabilmente, questi era l'unico ad averne riconosciuti gli effetti sul loro capo.
– Potresti aver ragione, ragazza – l’apostrofò, senza convinzione, fermandosi di fronte a lei un momento – ..ma, anche se così non fosse, per stanotte non preoccupartene. Sarai stanca del viaggio: riposati... e domattina, quando sarai più in forze, allora potrai vederlo coi tuoi occhi.
Una mano calò pesante sulla sua spalla e Kat, voltando lo sguardo, vide Fili annuirle e sorriderle da sotto i baffi biondi intrecciati, cosicché ella dovette acconsentire. Riconoscendo di sentirsi piuttosto provata, permise che i nani la lasciassero indietro e quando anche l'ultimo scomparve oltre la porta, ella scambiò un'occhiata con Bilbo.
– Tu non vai? – gli domandò.
– No, preferisco restare a farti compagnia – ribatté un poco a disagio il mezz'uomo, non mancando di far spallucce e infilarsi le mani nelle tasche del panciotto, prima di aggiungere timidamente – sempre che la cosa non ti crei fastidi.
E la ragazza si ritrovò a sorridergli grata.
– Certo che no, Bilbo. Mi fa piacere la tua compagnia.
Lui le sorrise di rimando, rincuorato, eppure sembrava ci fosse dell'altro che volesse dirle e lei semplicemente rimase in attesa, rispettando i suoi tempi e cogliendo, nel silenzio, il rilassante scoppiettare del fuoco nel grande camino alla sua destra.
– C'è qualcosa che ho omesso, nel mio racconto... – esordì quindi lo hobbit, dopo una manciata di secondi di titubanza, la stessa che gli faceva tremare lo sguardo in quel momento – Una cosa che non ho ancora detto a nessuno, e vorrei il tuo parere di amica, se me lo concederai.
Katla inarcò un sopracciglio ed un brivido, un presentimento, le serpeggiò lungo la spina dorsale, ma annuì con un cenno del capo mentre l'atmosfera andava facendosi cospiratoria fra loro.
– Io.. credo di sapere dov'è, – confessò sottovoce Bilbo – ciò che cerca Thorin... ma non sono sicuro che rivelarlo sia una buona cosa, per lui.
La giovane si ritrovò a spalancare gli occhi, sorpresa non tanto per la notizia, quanto per il semplice fatto che l'altro gliene stava parlando di sua iniziativa. Tuttavia non lo interruppe, lanciando una rapida occhiata verso la porta per sincerarsi non vi fossero presenze a distanza d'orecchio, prima di tornare all'amico.
– Cosa vuoi dire?
– È cambiato, Kat – affermò amaramente, sostenendo il suo sguardo – Sembra un altro nano, sin da quando ti abbiamo lasciata a Pontelagolungo... e la cosa va peggiorando. Balin l'ha chiamata la Malattia del Drago e già a Gran Burrone ho sentito Re Elrond e Gandalf parlare di come essa abbia portato il defunto Re alla pazzia.
Poggiandosi coi gomiti sulle ginocchia in quella posizione seduta, Kat reclinò il capo in basso, scuotendolo con fare sconsolato. Lo sapeva, lo aveva sempre saputo, ma una parte di lei aveva sperato sino all'ultimo che il destino di Thorin potesse essere diverso da quello che conosceva.
– Ti confesso che non so cosa fare.. – concluse intanto Bilbo, con un sospiro.
Tornando a risollevare lo sguardo sul suo amico, Katla lo vide con gli occhi puntati al pavimento e le mani intrecciate che nervosamente giocherellavano con le dita, e la cosa le fece abbozzare un mezzo sorriso.
– Non posso essere io a dirtelo, – gli rispose, dopo un istante di silenzio – la decisione è tua. Sapevo già della Malattia del Drago – aggiunse, suscitando una certa sorpresa nello hobbit, che ricambiò finalmente il suo sguardo – ..ma fra tutti, ritengo sia Balin quello che meglio la conosce. Il mio consiglio da amica è aspettare e vedere... non essere frettoloso o avventato, solo questo. Dal canto mio, ti prometto che sarò dalla tua parte, comunque vadano le cose.
Bilbo parve un po' rincuorato, ma non meno preoccupato e Kat sapeva il motivo, perché era lo stesso per lei, seppur in modo un po' diverso. Perché, per quanto entrambi fossero in pena per Thorin, non vi era nulla che potessero fare per aiutarlo: quella era una battaglia che doveva combattere da solo.


Quando Katla aprì gli occhi, il sole era già sorto da ore ed appresso al focolare, intento a rimestare il contenuto del paiolo, vi era soltanto Bofur. Più d'una volta il nano dal cappello grigio si era occupato del pasto della Compagnia ed a quella scena familiare la ragazza non poté non abbozzare un tenue sorriso, prima di mettersi in piedi e stirarsi ben bene.
Dormire sul pavimento era una cosa a cui non si sarebbe mai abituata, così come non si sarebbe mai abituata all'indolenzimento dei muscoli ed al dolore alle ossa che ne derivava. Sentendola muoversi, il nano le rivolse un'occhiata da sopra la spalla.
– Ben svegliata, Piccola Furia – la salutò con allegrezza – al momento giusto: il pranzo è pronto.
Non fece nemmeno in tempo a sedersi a tavola che l'altro le depositò davanti una scodella fumante di stufato e Kat abbozzò un sorriso, già pronta a ringraziarlo, prima di bloccarsi un istante quando inquadrò il volto altrui. La consueta spensieratezza che aveva sempre caratterizzato Bofur aveva lasciato il posto ad un'aria più spenta e tirata; persino il suo consueto sorriso aveva un ché di forzato ed i suoi occhi, solitamente brillanti, erano cerchiati dalla stanchezza.
– ...dove sono gli altri?
– Nelle sale del tesoro – le risposte il nano, tornando al suo paiolo e dandole le spalle.
Kat si ritrovò a serrare le labbra in una smorfia tesa.
– Cercate ancora? – domandò, pur già intuendo la risposta.
Era palese ai suoi occhi, proprio per lo stato di Bofur, come nessuno dei nani della Compagnia si fosse concesso un minuto di pausa dalla ricerca dell'Arkengemma. Senza dubbio avevano continuato tutta la notte.
– Già... sembra quasi che quella pietra non voglia farsi trovare – affermò, forzatamente spensierato, l'altro, prima di tornare a voltarsi a guardarla di nuovo e farle un cenno – ..ma non preoccuparti per noi. Pensa a mangiare piuttosto, prima che si freddi. Ne hai passate delle belle anche tu.
Le premure dell'altro la convinsero a fare come le aveva detto, pur non riuscendo a mitigare l'amarezza che l'aveva assalita al pensiero di ciò che stava accadendo intorno a lei: che Thorin non permettesse ai suoi stessi amici e familiari di riposare era quantomeno preoccupante, giacché poteva solo stare a significare un avanzamento più rapido di quanto avesse previsto della Malattia.
Mangiò con solerzia pertanto, assecondando il bisogno del suo corpo d’energia per affrontare la nuova giornata, e quando ripulì con l'ultimo pezzo di pane il fondo della ciotola, ad aiutare Bofur a portare da mangiare agli altri erano giunti Oin, Dori, Ori e Bifur. Si unì alla comitiva anche lei allora, prendendo una ciotola per mano a propria volta ed avviandosi in coda al gruppo, verso le sale del tesoro.
Percorsero camminamenti e corridoi intagliati nella pietra, scesero scalinate vertiginose e Kat si ritrovò a spalancare gli occhi grigi per la maestosità del passato Regno di Erebor, giacché era la prima volta in assoluto che poteva ammirare l'opera del popolo di Durin alla luce del giorno. La sala in cui era rimasta a dormire per la notte le era sembrata ampia, ma procedendo verso l'interno della montagna ella dovette ricredersi, giacché ogni volta, passaggio e stanza si rivelavano immensi al suo sguardo meravigliato. Per non parlare della maestria con cui la roccia era stata lavorata o anche solo per la sorprendente capacità che aveva la luce del sole di rischiarare l’interno della montagna. Doveva esservi un ingegnoso sistema di specchi collocato in punti strategici, cosicché non vi fosse mai completa oscurità, nemmeno a torce spente. Vi era, sì, una soffusa penombra, ma piacevole e per nulla oppressiva, piacevolmente rischiarata da torce e bracieri sapientemente locati.
Sarebbe rimasta a girovagare per tutto il giorno se non avesse avuto altre cose ben più importanti da fare e quasi dovette farsi violenza fisica per non imbambolarsi quando, svoltato l'ultimo angolo, dinanzi ai suoi occhi si mostrò l'incredibile distesa d'oro, gemme ed altri metalli preziosi che costituiva il tesoro di Thror.
Rischiò persino d’inciampare, quasi accecata da tanto splendore illuminato a giorno dalle fiamme dei bracieri, ma non mancò di ritrovare il proprio contegno quando Fili e Kili la raggiunsero e le tolsero dalle mani le due ciotole.
– Buongiorno Kat – la salutò con pacato entusiasmo il biondo – ..grazie per il pranzo!
– Di niente – replicò subito lei, lieta di vedere i nipoti di Thorin sorridenti come al loro solito, nonostante le profonde occhiaie che stavano comparendo sotto i loro occhi.
Guardandosi brevemente attorno, la giovane donna allora non mancò di notare come mancasse qualcuno all'appello.
– ...gli altri? – domandò, prima di specificare – Bilbo, Balin e Thorin non mangiano?
– Saranno nella sala del trono – ribatté dopo un istante Kili, che già s'era seduto e stava per dare un morso alla sua porzione di pane inzuppato.
Katla allora tornò a premere le labbra fra loro mentre elaborava l'informazione e, dopo un istante soltanto, prese la sua decisione. Le bastò una rapida occhiata di rimando a Dwalin perché il nano dal capo tatuato cogliesse qualcosa dei suoi pensieri e l'anticipasse, prendendo due ciotole di stufato dal muretto su cui erano state appoggiate.
– Vado io a portargli da mangiare... – annunciò con quel suo solito modo di fare un po' burbero ed un po' spiccio, prima di aggiungere – Accompagnami, Piccola Furia.
E Kat non se lo fece ripetere due volte: prese le due piccole scodelle rimanenti e dopo un rapido cenno gli andò dietro, mentre il cuore prendeva a batterle con più forza nel petto. Era il momento del confronto tanto atteso e temuto, quello che la giovane donna aveva sognato più volte da quando era stata separata da lui, ed ora stava per accadere. Ci aveva pensato spesso, pur non volendo, ed aveva ipotizzato più d'uno scenario, dal più roseo al più nero, ma la parte più profonda di lei sperava ardentemente che le cose volgessero per il meglio, ora che era lì.
Così procedette dietro a Dwalin lungo un'altra serie di corridoi senza che si scambiassero una parola, lo sguardo fisso in avanti e la postura un poco rigida, a tradire il conflitto che le si agitava nell'animo. Stava ancora cercando, con scarso successo, di mantenere il controllo sulle emozioni che la stavano tenendo in fibrillazione, quando il nano di fronte a lei rallentò l'andatura ed un attimo dopo, passando al di sotto di un alto arco, Kat udì chiara la voce di Balin risuonare nell'aria immota della sala.
– ...Thorin, tutti noi vorremmo vedere la gemma al suo posto..
– ..eppure non è stata ancora trovata!
Quelle parole rimbombarono nell'ampio spazio, riecheggiando sulle pareti di pietra, e l'ira racchiusa in esse fece sussultare la ragazza, così come il profondo timbro dell’erede di Durin fu la causa del suo improvviso arrestarsi nel bel mezzo del camminamento che conduceva al trono di Erebor. 
Quando l’istante seguente Kat sollevò lo sguardo e lo vide voltato di schiena, trattenne meccanicamente il respiro. Thorin aveva un mantello pesante e sontuoso a drappeggiargli dalle spalle ed anche a metri di distanza ella poté distinguere la linea decisa della corona d'oro brunito che svettava sul suo capo, le ciocche corvine adorne di qualche filamento argenteo.
Il suo cuore si strinse, così come si strinse la presa intorno alle scodelle di cibo che ancora teneva fra le mani.
– Tu dubiti della lealtà di qualcuno, qui? – domandò Balin al suo Re, non senza una nota cauta nella voce.
In quel momento Dwalin gli si fermò accanto e Thorin, appresso al trono di suo nonno, si voltò quasi di scatto a guardare lui e suo fratello con espressione penetrante e cupa al contempo. Alla vista di quel volto che tanto le era caro, la ragazza avvertì una stretta al centro del petto nel vedere coi propri stessi occhi quanto il nano che amava fosse cambiato: appariva più vecchio, più provato dal peso che il tesoro di suo nonno inconsapevolmente gli riversava addosso. 
Egli non si accorse subito di lei, giacché la sua attenzione era per i suoi compagni; fu Bilbo, a metà strada fra il capo della Compagnia e gli altri due nani, a guardarla per primo, e come i loro occhi si incrociarono ella lo vide assumere un'espressione tesa ed interdetta.
Fu soltanto quando Kat si mosse, un paio di secondi dopo, tornando ad avanzare, che finalmente il figlio di Thrain sollevò i suoi occhi di diamante su di lei e sul suo volto solcato di rughe di tensione ella vide susseguirsi confusione, incredulità e sospetto, in una misura che la spinse ad assumere un'aria altrettanto austera mentre nel petto avvertiva il suo cuore incrinarsi. In quei brevi secondi che impiegò per raggiungere il fianco di Balin e Dwalin e passare loro oltre, fermandosi due passi davanti a loro, ella non scorse alcun sollievo ammorbidire i lineamenti del nano incoronato e questo bastò a farla ritirare dietro un muro d’orgogliosa e dolorosa indifferenza, mentre il risentimento per ciò che lui l’aveva costretta inconsapevolmente ad affrontare tornava a sfiorarle l’animo.
L’aveva lasciata indietro.
L’aveva abbandonata alla mercé di un altro Popolo.
– Katla.. – la voce profonda di lui nel pronunciare il suo nome le fece vibrare l'anima, ma lei neanche sbatté le palpebre – ..sei sopravvissuta alla furia del drago, dunque.
– Sì – confermò, pacata, eppure avrebbe voluto urlare e spezzare il silenzio che era improvvisamente calato intorno a loro. Un silenzio che la faceva ancora sperare, dopotutto.
Bilbo le comparve al fianco per toglierle il suo fardello dalle mani e al suo flebile ringraziamento lei ricambiò con un piccolo sorriso ed un cenno del capo di rimando, cogliendo quella momentanea distrazione con un certo sollievo prima di tornare a fronteggiare Thorin.
Lo studiò dai pochi metri che li separavano, faticando a riconoscere in lui lo stesso nano che aveva incontrato ormai mesi e mesi prima a Casa Baggins. Sembrava più vecchio a causa delle rughe di tensione e della mancanza di sonno e cibo a cui si era sottoposto egli stesso, dilaniato dalla brama di possesso dell'Arkengemma, e questo cambiamento si rifletteva in un riverbero febbrile in quei suoi occhi azzurri.
Poi però, come se il fato non volesse disattendere ogni sua più intima aspettativa, qualcosa cambiò in quello stesso sguardo da ella sondato e le labbra del nano si tesero in un sorriso morbido e quasi sereno. Fu solo un accenno ma esso perdurò qualche secondo e Kat si ritrovò a spalancare gli occhi grigi, non aspettandosi d’essere oggetto di tale espressione da parte di lui, un'espressione che le fece tremare l'animo per il motivo esattamente opposto a quanto era stato un attimo prima.
Quello era il suo Thorin, pensò, preda d’un guizzo di ottimismo e speranza.
– Benvenuta, Katla, figlia di Hekla, nel Regno di Erebor – la salutò solennemente lui, facendo un passo avanti per scendere di un solo gradino dalla piattaforma del trono; ma la sua voce risuonò ancora una volta più cupa e greve di quanto avrebbe dovuto essere, echeggiando sinistra nell'ampio salone.
L'austerità e la regalità emanate dalla sua figura indussero Kat a piegare il capo ed accennare ad un breve inchino del busto, stringendosi una mano chiusa a pugno al petto in reazione ad una nuova strisciante inquietudine.
– Vi ringrazio – rispose soltanto, formale come mai lo era stata prima, per poi tornare a sollevare il capo e lo sguardo.
Thorin la guardava dall'alto in basso e quei suoi occhi erano distanti, freddi.. era come se in realtà non la vedesse, come se le passassero attraverso, e lei serrò le labbra in una smorfia piatta e trattenuta.
No, quello non era davvero il suo Thorin, si disse, non del tutto.
– Ora che sei qui – esordì il nuovo Re sotto la Montagna, voltandole le spalle e tornando appresso al trono – ..posso saldare il mio debito.
Quelle parole fecero inarcare un sopracciglio alla ragazza, che non mancò allora di scambiare un'occhiata agli altri tre compagni presenti, trovandoli nel suo stesso stato d'animo confuso, prima di tornare a Thorin.
– L'impresa per cui la Compagnia è stata formata è compiuta – annunciò solennemente, prendendo posto sull'alto scranno intagliato nella pietra e tornando a guardarla con lo stesso distacco di prima – ..pertanto, non dovrai più sentirti legata ad essa. Ti verrà dato quanto ti spetta per i tuoi servigi e, in virtù dei servizi che hai reso alla mia persona ed ai miei familiari, hai il permesso di restare nel mio regno per il tempo che più ti aggrada.
Sempre più incredula, Katla si ritrovò a spalancare la bocca.
– Cosa?
– Il contratto che ti vincolava alla mia Compagnia è ufficialmente risolto. Sei libera di andare per la tua strada, quando vorrai farlo.
– Thorin.. – intervenne per primo, altrettanto spaesato, Dwalin.
– Un quindicesimo del tesoro – ribadì, con una nota più aspra, il nano seduto sul trono, zittendo ogni replica da parte di tutti loro – in oro ed argento. Questo era l'accordo ed esso verrà onorato, ma non verrà chiesto altro a Katla. Qui, la giovane donna della nostra Compagnia verrà congedata come le è dovuto.
Gli occhi di Thorin li squadrarono uno ad uno e Kat avvertì in petto aumentare la morsa dell'amarezza e dell'insofferenza, tanto che dimenticò persino come si faceva a respirare. 
Prima l’abbandonava fra gli Uomini del Lago ed ora… ora non la voleva più fra i piedi!
Dovette far ricorso a tutto il proprio autocontrollo per trattenere le profonde emozioni che la stavano dilaniando ed in qualche modo vi riuscì, chinando il capo, non tanto per rispetto quanto per celare la propria espressione contratta all'erede di Durin.
– Se questo è il volere del Re... – concesse, pur sentendo lei stessa la propria voce tinta di una nota fin troppo cupa ed un guizzo irriverente: si schiarì la gola, per correggere il tiro – Ho solo una richiesta.
– Quale?
Kat si morse il labbro inferiore, quindi inspirò e cercando di distendere la propria espressione, tornò a sollevare il volto verso il nano seduto sul trono. Ebbene, se non la voleva più come parte della Compagnia, lei sarebbe andata avanti per la propria strada, percorrendola fino in fondo.
– Non è l'oro, né l'argento, ciò che desidero in pagamento dei miei servigi – affermò, tenendo ostinata i propri occhi puntati in quelli di lui – ..bensì qualcosa di più facile da trasportare, se mi verrà concesso: le gemme bianche di Lasgalen.
Vide Thorin reagire alla sua richiesta tornando a corrucciarsi e guardandola con rinnovato sospetto, così la giovane donna giocò d'astuzia, abbozzando un tenue mezzo sorriso che tradiva l'incertezza e l'imbarazzo insiti nel suo stesso cuore per ciò che stava per dire.
– In ricordo di quanto è stato – specificò, con una forza che non sentiva propria – ..giacché non vi è altra pietra preziosa all'interno di queste sale che possa eguagliare lo splendore dei vostri occhi, Re sotto la Montagna.
Quindi tacque e, nell'attesa che seguì, trattenne il fiato ancora una volta, consapevole di essersi forse esposta troppo questa stavolta. Eppure era anche perfettamente conscia che quella era l'unica possibilità che aveva per entrare in possesso di quelle pietre, giacché non aveva alcuna intenzione di restarsene in disparte ad osservare la disfatta di Thorin e dei suoi familiari. Perché anche se lui non la voleva, anche se non sembrava più sé stesso, lei avrebbe adempiuto al dovere che s’era auto-imposta da qualche tempo.
Passarono invero pochi secondi, ma essi apparvero a Kat lunghi un'eternità, prima che finalmente l'immobilità del Re sotto la Montagna venisse meno.
– E sia – concesse il nano – ..avrai quelle pietre, se è ciò che desideri.
Katla chinò il capo un'ultima volta, trattenendo un sospiro di sollievo e sconforto insieme.
– Vi ringrazio, Re Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror.


continua...




~ LEGENDA ~

Grassetto = titoli.
Corsivo = evocativo (flashback, canzoni, citazioni, parole in altra lingua o toni dal timbro particolare).
MAIUSCOLO = toni alti.
[1, 2, 3..] = si tratta di annotazioni e/o traduzioni che aiutano il lettore a comprendere al meglio il testo. Basta sostarvi sopra con il mouse perché compaia la nota cui fanno riferimento.
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» Note:
1. "Avo 'osto" = "Non ti impensierire/preoccupare" in lingua elfica.

   
 
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