Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: _L_Black_    04/01/2021    3 recensioni
-Storia partecipante al contest "Cosa sarebbe successo se..." indetto da Freya_Melyor sul forum di EFP- E' il 1943 e nel mondo imperversa la Seconda guerra mondiale. Hogwarts è un'oasi di pace per i Nati Babbani...almeno finché non iniziano le aggressioni ai loro danni. In tutto ciò Myrtle, detta Mirtilla Malcontenta, sopravvive. Dalla Storia:
"Non ci volle molto prima che gli studenti facessero due più due. I pietrificati erano tutti Nati Babbani e tra loro, iniziava a salire la paura di ritrovarsi sottoforma di statua.
O peggio.
Si sentivano in gabbia, a Hogwarts venivano aggrediti ma a casa c'era la guerra quella vera.
Erano topi in trappola."
Genere: Generale, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Mirtilla Malcontenta, Molliccio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Storia partecipante al contest "Cosa sarebbe successo se..." indetto da Freya_Melyor sul forum di EFP


Per un pugno di lacrime
 

Di Hogwarts aveva sempre saputo che fosse un luogo sicuro anzi, secondo quel mezzogigante di Hagrid, il più sicuro di tutto il mondo magico e anche i professori avevano continuato a blaterare spesso questa storiella. "Nessun posto è sicuro come Hogwarts. Non dovete temere" aveva detto a lezione il professor Silente. Sebbene lui fosse un uomo di cui fidarsi e anche il preside Dippet emanasse sicurezza da tutti i pori, dopo l'ennesimo studente trovato pietrificato nel corridoio del terzo piano questa sicurezza iniziava a vacillare. Che poi, era una coincidenza il fatto che tutti gli studenti pietrificati fossero dei Nati Babbani? La prima risposta a questa domanda viene spontanea, è no. E Myrtle aveva allorché iniziato a pensarla in modo diverso.
Col cavolo che Hogwarts è sicura.
Il fatto che la fortuna non girasse dalla sua parte e la etichettasse come studentessa Nata Babbana, di certo non la aiutava proprio.
Myrtle Elizabeth Warren non era mai stata una ragazza fortunata anzi, era l'esatto opposto. Eppure ci fu una volta in cui pensò di esserlo e questo pensiero, le balenò in testa quando un gufetto bussò a casa sua nell'estate del 1940 e lei pensò di essersela scampata.
Scampata a cosa, si penserà.
Scampata alla guerra.
 
Da che si pensava dovesse essere una guerra lampo, le battaglie continuavano a mietere vittime sia nei mari che nei cieli e tutti in casa Warren erano preoccupati per le sorti del primogenito. Loro non avevano idea di dove il ragazzo potesse essere ma gli bastava sapere che nonostante le battaglie perse, Albert fosse vivo.
Quando ormai la Wehrmacht stava prendendo sempre più piede in territorio francese e le perdite per il Regno Unito stavano aumentando sempre di più, Churchill si era messo in moto e da lì era nata l'Operazione Dynamo. L'obiettivo era quello di portare in salvo le ultime truppe inglesi rimaste in Francia e tra queste, c'era anche quella di Albert.
Albert Warren morì all'interno di un cacciatorpediniere, fatto affondare dalla Kriegsmarine a largo del canale della Manica. Morì affogato, assieme ai suoi compagni e senza mai sapere la verità sul comportamento di Myrtle. La notizia della morte di suo fratello aveva dilaniato la piccola di casa Warren, tanto che iniziò a chiedersi se davvero un Dio esistesse. Non credeva più a nulla, Myrtle, voleva soltanto riavere suo fratello con lei. Si perché Albert era stato l'unico a non crederla pazza, quando lei aveva avuto quegli attacchi che poi si scoprirono essere chiamati magia accidentale. La perdita di Albert le aveva fatto perdere fiducia nelle persone come anche nelle loro maledette promesse e fu forse questo, a farla cadere nella solitudine una volta arrivata a Hogwarts. Nessuna delle sue compagne di casa volevano avere a che fare con una che aveva gli incubi ogni notte, tanto che quegli stessi incubi che la perseguitavano nelle ore notturne, avevano iniziato a perseguitarla anche di giorno. Quella maledetta Hornby infatti, non perdeva mai la possibilità di prenderla in giro e col tempo anche gli altri ragazzi avevano iniziato a ridere di lei.
 
«No ti prego, non ucciderlo gne gne gne»
«Perché lo avete fatto? Perché!»
«Ciao sono Myrtle Warren e ho paura anche della mia ombra gnee»
 
Hogwarts l'amava e l'odiava allo stesso tempo. L'amava perché non c'era nessuna guerra, fuori il cielo sopra il castello era sempre illuminato da stelle e non dai bombardamenti, che ormai erano arrivati anche nel sobborgo di Londra dove viveva con la famiglia. Ma l'odiava allo stesso tempo perché si era ritrovata a vivere un altro tipo di inferno, Olive Hornby e le sue amichette purosangue. Loro vivevano una vita tranquilla e a Natale potevano tornare a casa come se niente fosse, non come lei che era costretta a rimanere a Hogwarts per la sua incolumità. A Natale restavano solo gli studenti Nati Babbani e la sensazione che si percepiva in Sala Grande era di angoscia. Angoscia per le proprie famiglie lì fuori e per la lontananza, che a Natale si sentiva di più. I professori facevano di tutto per non farli cadere nella tristezza ma era difficile. Loro non avevano vissuto nella Londra dilaniata dai bombardamenti, non avevano visto la paura nei volti delle persone nascoste sotto la metro della città. Ma più di ogni altra cosa, non avevano visto le loro madri piangere davanti alla tomba vuota un figlio di appena vent'anni morto solo e inghiottito da metri cubi di acqua gelida. Semplicemente erano maghi e anche se le notizie sul mondo babbano arrivavano anche in quello magico, non potevano comprenderli.
I primi due anni a Hogwarts erano passati con estrema lentezza e in tutti i volti dei Nati Babbani come lei, poteva leggerci la stanchezza per quella guerra che ancora andava avanti. Il problema, almeno per Myrtle, era che nonostante a scuola fosse trattata alla stregua di Gazza il Magonò, non poteva neanche sfogarsi con la sua famiglia. Ci aveva provato una volta ma sua madre le rispose di non lamentarsi, lei era al sicuro e ogni sera aveva un pasto caldo davanti. Così Myrtle aveva iniziato a tenersi tutto dentro e a incassare i colpi che ogni parola pronunciata contro di lei, le provocavano. Era sola, sia dentro che fuori Hogwarts e questa era una situazione che non sarebbe mai cambiata. Aveva imparato a nascondersi, prediligendo il bagno delle ragazze del secondo piano, inutilizzato a causa della puzza che emanava. Lei all'odore si era abituata e la sua vita andava avanti lì dentro, ci studiava anche.
All'inizio del terzo anno mentre inglesi e americani combattevano insieme, per annientare le forze armate tedesche,  Hogwarts era sotto un altro tipo di attacco. Attacchi ai danni di Nati Babbani.
La prima aggressione ebbe luogo a novembre e fu ai danni di Elyse Bredford di Tassorosso, la ragazza venne trovata sul pavimento del quarto piano, immobile come una statua. Pietrificata, decretò Dippet e dal tono che l'uomo usò, si capiva che non portava a nulla di buono. La seconda aggressione avvenne agli inizi di dicembre e la seconda vittima fu Jeremy Wood di Corvonero. Pietrificato, confermò anche qui Dippet, questa volta il suo tono era preoccupato.
Non ci volle molto prima che gli studenti facessero due più due. I pietrificati erano tutti Nati Babbani e tra loro, iniziava a salire la paura di ritrovarsi sottoforma di statua.
O peggio.
Si sentivano in gabbia, a Hogwarts venivano aggrediti ma a casa c'era la guerra quella vera.
Erano topi in trappola.
 
***
 
«Buongiorno a tutti» disse l'inconfondibile voce del professor Silente.
 
La classe alzò lo sguardo su di lui sorpresa. Era infatti l'ora di Difesa contro le Arti Oscure e non capivano come mai il professore di Trasfigurazione, si trovasse a presenziare la cattedra del professor Praft. Silente tuttavia si comportò come se nulla fosse e con un colpo di bacchetta, fece scomparire i banchi davanti a loro, con un cenno di mano li invitò ad alzarsi dalle sedie e fece svanire anche queste. Vicino alla cattedra, fece apparire un armadio dall'aria antica dove all'interno, doveva esserci qualcosa di davvero grosso e arrabbiato, visto come faceva tremare il mobile.
Myrtle trattenne il fiato e si mise ad un angolo della stanza, sperando di non essere notata da nessuno. Come ogni giorno, sperava che la lezione finisse in fretta per poter tornare nel suo covo al secondo piano ed essere lasciata in pace.
«Oggi il professor Praft non sarà presente e ha chiesto a me, di insegnarvi a difendervi contro i mollicci. Chi sa cosa sono?»
Myrtle lanciò un'occhiata ai suoi compagni e rimase sorpresa, nel vedere che nessuno alzava la mano, soprattutto i Corvonero come lei. Guardò con timore Silente e alzò timidamente la mano per chiedere parola. Con la coda dell'occhio notò Olive e la sua amica Ortensia ridacchiare di lei e si pentì alla svelta, di aver dato a loro modo di poterla prendere di mira anche quel giorno. Strinse le labbra in una linea sottile, mentre la sensazione di inadeguatezza le attanagliava lo stomaco. Silente la guardò sorridente e per un secondo quel sorriso la fece sentire meno sbagliata, tuttavia la sensazione di benessere scomparve all'istante quando udì le risatine delle due Corvonero.
«Dica pure, Warren» la invitò il professore.
Myrtle deglutì quando si sentì tutti gli occhi addosso, le guance le diventarono rosse mentre il labbro inferiore le tremava in modo spasmodico. Tuttavia dovette arrendersi alla realtà dei fatti e cioè che se l'era andata a cercare, quando aveva alzato la sua mano. Fece un passo avanti, ostentando sicurezza anche se sapevano tutti che lei non ne aveva e parlò, tenendo gli occhi fissi sull'uomo.
«I-I mollicci sono creature mutaforma, che assumono l'aspetto della più grande paura di chi li guarda, non si sa che forma abbiano quando sono soli. Si nascondono in luoghi chiusi ma non mancano di vivere in boschi o in angoli bui» il suo tono di voce sembrava normale e Myrtle ringraziò Morgana per essere stata così brava a camuffarla.
«Molto...molto bene. Cinque punti a Corvonero» esclamò Silente, sorridendole gentile. «Vedete ragazzi, i mollicci non sono più importanti di poltergeist come Peeves. Tuttavia, il loro essere mutaforma li rende pericolosi sulla base delle vostre paure» guardò i volti degli studenti e vi lesse confusione. «Mi spiego meglio. Facciamo un esempio, mettiamo il caso che un molliccio attacchi la signorina Warren e si trasformasse in un ragno, fino a che lei non si accorge di avere di fronte un molliccio, lui prende tutto della paura di Warren quindi anche i suoi punti di forza. Sono stato esaustivo?» I ragazzi annuirono interessati e lui continuò. «C'è un solo modo per combattere un molliccio ed è un incantesimo molto semplice che si chiama, Riddikulus. Attenzione, mentre pronunciate suddetto incantesimo, dovete pensare a qualcosa di estremamente divertente. So che trovarsi davanti le proprie paure possa essere uno scoglio insormontabile ma dovete essere concentrati, altrimenti lui avrà la meglio. Proviamo insieme a lanciare l'incantesimo»
È bravo anche come professore di Difesa, pensò Myrtle affascinata dal modo di parlare pacato dell'uomo. Si mise meglio gli occhiali sul naso mentre trascriveva sul suo taccuino le informazioni nominate dal professore e afferrò la propria bacchetta, per seguire i suoi compagni nell'imparare l'incantesimo anti-molliccio.
«Riddikulus»
«Ancora»
Myrtle fece un respiro profondo e tenne ben salda la bacchetta tra le dita, per poi agitarla. «Riddikulus»
 
Silente sorrise soddisfatto. In quell'esatto istante, l'armadio tremò vistosamente e molto studenti fecero dei passi indietro, impauriti. Myrtle trattenne il fiato e non le ci volle molto per capire cosa si nascondesse all'interno del mobile.
«Bene, direi che possiamo fare una prova. Miss Warren, vuole avvicinarsi qui per favore?» chiese Silente, guardandola gentile.
Myrtle lo fissò esterrefatta mentre i suoi compagni, Hornby in particolare, pregustava già il momento in cui l'avrebbe potuta prendere in giro. Combattere la mia più grande paura davanti a Olive? No, questo no. Stava infatti per replicare di non essere la persona adatta per iniziare quella dimostrazione, tuttavia dovette desistere quando notò che lo sguardo del professore, benché fosse pacato e gentile, non ammettesse replica alcuna. Sospirò e si avvicinò tentennante all'uomo, tenne stretta la bacchetta e fissò impaurita quel vecchio armadio consunto dal tempo.
«Dovrà fare esattamente ciò che abbiamo provato poco fa» il tono del professore era gentile ma non calmò il magone che la attanagliava. «Mi dica pure quando se la sente, miss Warren. Abbiamo tutto il tempo del mondo, non pensi ai suoi compagni, pensi a qualcosa di divertente»
Myrtle annuì mentre nella sua testa vagavano pensieri. Iniziò a cercare tra i ricordi, quelli che le sembravano più divertenti e adatti per combattere il molliccio. Albert che si nascondeva dietro la porta della cucina, con l'intento di mettere paura alla mamma. Ma Albert è morto, le disse una vocina. Scosse il capo e cercò nuovamente, in fondo qualcosa doveva pur esserci. Quando la signora Goodwin cadette giù per le scale con le uova in mano. Ma la signora Goodwin è morta sotto i bombardamenti, le disse ancora la vocina. Suo padre, quando fece credere alla mamma di aver perso lei e suo fratello e invece li aveva nascosti sotto al letto per farle un agguato. Papà però non è più lo stesso da quando Albert... disse ancora la vocina imperterrita. Silente la guardò e Myrtle fece un respiro profondo, prima di annuire ancora titubante. Il professore aprì l'armadio ma da lì non uscì nulla, quanto meno non subito. In quei pochi secondi Myrtle s'immaginò di trovarsi di fronte l'aggressore ai Nati Babbani o Olive Hornby e invece, oltre ogni sua previsione, non fu così.
Dall'armadio uscì un ragazzo, Myrtle lo fissò dritto negli occhi con stupore e determinazione, fece per agitare la bacchetta pronta a farlo diventare una zucca volante. Le sue iridi vagarono sulla figura del ragazzo, proprio quando stava per lanciare un incantesimo e si bloccò di colpo. La saliva le si azzerò all'istante e la bocca divenne così arida da non riuscire a pronunciare parola, neanche l'incantesimo. Il suo sguardo era rapito dalla divisa, che quel ragazzo all'apparenza innocuo aveva indosso. La casacca verde era tenuta stretta in vita da una cinta di cuoio, dove alla sua sinistra era appesa una custodia dalla forma a lei ben nota. Il ragazzo non aveva più l'aria innocente e la stava fissando con un ghigno malefico, sul capo aveva un elmetto sempre di colore verde ma più scuro rispetto alla giacca.
«Rid-Riddikulus» mormorò, puntando la bacchetta contro la figura davanti a sé.
Il ragazzo rise, sicuro di aver intaccato la sua paura più grande e afferrò la pistola da dentro la fondina. Gliela puntò contro e Myrtle chiuse gli occhi, impaurita.
Il professore si mise tra lei e il ragazzo e gli puntò la bacchetta contro. Il mutaforma cambiò aspetto non appena Silente le si parò davanti e il molliccio prese le sembianze di una ragazza bionda stesa a terra, pallida come un cadavere.
«Riddikulus»
Myrtle era ancora troppo scossa, per ridere alla vista dell'elfo che ballava la tipica danza irlandese. Aveva ancora in testa il volto del soldato, che le puntava la pistola contro. Le lacrime iniziarono a rigarle le guance ma lei, se ne accorse solo quando Olive e Ortensia iniziarono a ridere per la sua reazione, invece che per l'elfo. Si portò una mano sulla guancia e il suo respiro si fece sempre più pesante, inorridì sentendo la sua pelle umida e fece per uscire dalla stanza.
«Myrtle la piagnucolona gne gne» esclamò Olive, facendo ridere alcuni compagni.
Myrtle si voltò verso la classe per guardarli, li odiava con tutta sé stessa e voleva dirglielo, ma quando vide che gli studenti Nati Babbani come lei non sghignazzavano si sentì un pochino meglio.
Loro l'avevano capita.
 
***
 
L'odore pungente del bagno le aveva dato fin da subito una sensazione di benessere e tranquillità, si era rintanata lì dopo le ennesime prese in giro di Hornby a lezione e oramai la sua pazienza era arrivata al limite. Non voleva più stare lì in quel castello, incompresa da tutti. Desiderava tornare nella sua casa di Redbridge e che andasse al diavolo quella stupida guerra Babbana. Teneva le ginocchia strette al petto e la testa appoggiata al muro del gabinetto, con le lacrime cje continuavano a rigarle il volto stanco dovuto al malessere portato dal pianto. I singhiozzi non accennavano a calmarsi e il suo naso era un fiume in piena di muco, se la vita era quella allora lei, Myrtle Elizabeth Warren voleva scomparire dalla faccia della terra e non tornare mai più. Un rumore fuori dal bagno la costrinse a darsi una calmata, si soffiò il naso mentre dei passi nella stanza si facevano sempre più vicini e spalancò la porta di scatto.
«Va via!» urlò irritata da quella intrusione.
«Warren smettila di frignare» esclamò Olive, il suo tono era scocciato eppure a Myrtle sembrò che volesse essere gentile.
Myrtle la guardò esterrefatta, non era abituata a sentire Olive parlarle in modo pacifico dato che era solita trattarla alla stregua di uno zerbino. Lo stupore lasciò presto lo spazio all'irritazione nel trovarsela di fronte. Come si permetteva di profanare anche il suo piccolo spazio, presentandosi lì come se lei volesse parlarci. Si asciugò i residui di lacrime dalle guance e la fissò con astio.
«Ti ho detto di andare via!» le urlò contro.
Olive rimase colpita dal tono di Myrtle, non aspettandosi una reazione del genere da lei, che non aveva mai fatto nulla per andare contro le angherie dei compagni. Inspirò ed espirò nervosa ma non le rispose come avrebbe fatto di solito, fece un passo verso la sua compagna di casata e si appoggiò allo stipite della porta, spalancata poco prima da Myrtle stessa.
«Senti volevo scusarmi» disse con fare spicciolo, non abituata a dire quelle parole.
Myrtle fece per aprire bocca ma le parole le morirono in gola, incapaci anche loro di credere a ciò che Olive aveva appena detto. Hornby roteò gli occhi al cielo spazientita e invocò persino Merlino per farla rimanere calma.
«Senti...» bofonchiò impacciata. «Quando sei uscita da lezione, ho...ho continuato a prenderti in giro» ammise con non poca difficoltà. «E beh, Silente ci ha detto di tuo fratello e poi anche Martha si è intromessa, raccontando cosa succede fuori da Hogwarts a voi Nati Babbani» Olive si morse il labbro, visibilmente imbarazzata. «Io non lo sapevo, che la situazione fosse così grave. Mi devi perdonare, non potevo immaginare che tuo fratello era...»
 
Olive non se la sentì di continuare la frase, era atroce pensare che un ragazzo di appena vent'anni fosse morto affogato e il suo corpo si trovasse sotto il canale della Manica assieme ad altri giovani come lui. Persino per una come lei era impensabile una cosa del genere. Quello che aveva passato Myrtle non era molto dissimile da ciò che altri Nati Babbani avevano raccontato, solo che a differenza loro, la ragazza occhialuta e taciturna non si era mai aperta con nessuno. 
«Io...» provò a parlare Myrtle ma non ci riuscì. Un nodo alla gola le impediva di dire qualsiasi cosa.
«Senti non devi per forza rispondermi» disse Olive, guardandola fissa negli occhi. Myrtle notò un velo di lacrime coprirle le iridi verdi. «Ti ho reso la vita un inferno durante questi anni e non sono stupida, mi rendo conto che è difficile anche solo pensare di farlo. Solo...ti chiedo di pensarci, va bene?»
Myrtle annuì titubante, come se da un momento all'altro Olive potesse scoppiarle a ridere in faccia o urlarle che tutto il discorso non fosse altro che uno scherzo. Eppure quegli occhi colmi di lacrime le rimasero per sempre impressi nei suoi ricordi.
«Andiamo a cena, Myrtle» le disse Olive, facendole un mezzo sorriso. «Non è sicuro per te stare qui da sola, con tutte le aggressioni che ci sono state»
Myrtle, vide per la prima volta un sorriso che non aveva l'ombra di un ghigno o di una risata sprezzante. Olive Hornby le fece, per la prima volta in tutti quegli anni, un sorriso gentile. Annuì, ancora incredula e uscirono fuori dal bagno. Le due ragazze si diressero verso l'androne delle scale senza dire una parola, troppo imbarazzate per farlo e quando furono davanti le scale, un sibilo fece fermare Myrtle.
«Hai sentito?» chiese Myrtle, sentendo sempre più vicino quel sibilare orrendo.
Olive sbiancò e annuì, impaurita. Afferrò Myrtle per il braccio e insieme corsero giù per le scale, fermandosi solo quando furono davanti la porta della Sala Grande.
Nel frattempo al secondo piano, un basilisco strisciava lungo il corridoio, comandato da un sibilare che sapeva tanto di serpente
ANGOLO DELL'AUTRICE

Ho voluto rimettermi in gioco con i contest di EFP, sono ormai dieci anni che non partecipavo più e ho pensato che a venticinque anni e mezzo potessi riprovarci. L'ispirazione non mi è arrivata subito, ho visto il contest e ho detto: "Ma si dai, tanto che ho da perdere?".
L'idea di scrivere su Mirtilla mi è venuta per caso, dopo aver visto Miracolo a Sant'Anna (film che vi consiglio di vedere) e mi sono ricordata che il nostro fantasma NON preferito ha vissuto proprio in quegli anni e poverina era anche Nata Babbana (fortunata lei eh?). Nonostante l'ispirazione è arrivata con Miracolo a Sant'Anna, per questioni puramente cronologiche ho utilizzato gli avvenimenti di Dunkerque. 

Fatemi sapere cosa ne pensate,
_L_Black_
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: _L_Black_