Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    04/01/2021    3 recensioni
Una volta iscrittosi all'università, Syaoran si trasferisce in un nuovo appartamento con due coinquilini e mezzo, e si ritrova a vivere esperienze del tutto impreviste. La sua vita però cambierà del tutto quando verrà assunto per lavorare presso una persona con cui non sapeva neppure di aver instaurato un legame... Un legame che lo riporterà alle sue origini, spingendolo a trovare quella famiglia che gli manca.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Sakura, Syaoran
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XIX



 
 
 
Da quando siamo atterrati in Australia non faccio altro che scusarmi con Syaoran, ripetutamente. 
Stamattina abbiamo preso il jet privato di famiglia, dinanzi al quale lui è rimasto senza parole, finché, una volta dentro, non lo ha descritto come “un attico tra le nuvole”. In effetti non aveva tutti i torti, visto che il pavimento di esso è interamente ricoperto da un soffice tappeto color crema con motivi tribali color caffè, lungo tutta una parete al di sotto degli oblò ci sono mobiletti su cui sono posati un vaso con calle bianche, calici, bibite e una tv al plasma, di fronte c’è un divano letto in pelle con molti cuscini, e oltre questi ci sono quattro morbide poltrone terapeutiche in ambo i lati.
Raggiunta l’alta quota io ho abbandonato il mio posto davanti alla tv, spostandomi al suo fianco per osservare insieme a lui il mondo dall’alto del piccolo finestrino. Ben presto le nuvole hanno assunto la forma di pecorelle nella mia mente e, senza neppure accorgermene, ho finito con l’addormentarmi, quasi stendendomi completamente addosso a lui. Dal momento in cui me ne sono resa conto, una volta sveglia, ho continuato a sentirmi in colpa e mortificarmi, certa che abbia potuto dargli fastidio – anche se continua a negarlo.
E per questo continuo a scusarmi, anche dopo essere scesi dall’aereo, finché non veniamo raggiunti dalle due guardie del corpo di Hana-chan, Sakura-san e Tachibana-san. Solitamente non si separano mai dalla loro protetta, ma visto che è al sicuro con Kusanagi-san e Yōou-san, seppure a malincuore sono potuti venire a prelevarci.
Ci scortano fino a casa della mia amica, con Tachibana-san che resta tutto il tempo in silenzio, trasportando la mia valigia, mentre Sakura-san ci chiede senza sosta com’è andato il viaggio, come ci sentiamo e se abbiamo bisogno di qualcosa, tentando di creare un clima familiare e fare amicizia con Syaoran. 
Giunti all’enorme villa Syaoran ne rimane a bocca aperta, e notandolo ridacchio tra me, nascondendomi educatamente con una mano. Pensare che questa è solo la facciata, non ha idea di cosa lo aspetta all’interno.
Essa si sviluppa su due piani, è quadrangolare, con tanti tetti per ogni sezione, e quasi completamente in vetro. Unicamente le colonne portanti e quelle poche pareti presenti sono dipinte di bianco.
Superato il giardinetto tropicale, non appena entriamo ci ritroviamo dinanzi un androne che termina in delle scale a spirale. Tutto è rigorosamente ricoperto da mattonelle in marmo e assi di legno lucido, ed è arredato in maniera moderna ed esotica.
«Le signorine vi aspettano in piscina», ci informano congedandosi, concedendoci il tempo di mettere a posto le nostre cose. 
Dopo che ci indicano la strada per le nostre stanze conduco Syaoran verso l’edificio a est, dove dobbiamo salire al primo piano. Mi fermo dinanzi alla mia stanza, dirimpetto alla sua; qui lo saluto, dicendogli che ci saremmo rivisti tra pochi minuti nel corridoio, ed entro nella mia camera. Sicuramente non è un caso che siano antistanti. Sicuramente è stato fatto per motivi di sicurezza. 
Faccio qualche passo, notando un’altra valigia già posata accanto al letto, che riconosco come quella di Tomoyo-chan. Evidentemente, hanno deciso che almeno una di loro dormisse con me, e forse la scelta è stata dettata in base a chi avrebbe dovuto dormire con Syaoran; di certo Yōou-san avrebbe avuto molto da insegnargli. Conoscendolo, potrebbe trattarsi proprio di una sua esplicita richiesta: si sarà incuriosito, dopo aver scoperto che è stato in grado di battere i suoi ninja.
Mi cambio velocemente, indossando il costume e al di sopra un prendisole. Oggi è il 28, staremo qui fino al 31. Per quel che ne so, l’indomani avremmo fatto delle escursioni o gite, mentre l’ultimo giorno dell’anno saremmo andati al mare e avremmo festeggiato sulla spiaggia. 
Ci penso su uscendo, già non vedendo l’ora di scoprire cosa faremo e come sarà, visto che è la prima volta che trascorro un dicembre estivo. In generale, è la prima volta dopo anni di “prigionia” che vado all’estero, quindi più riusciamo a vedere e meglio è! 
Sono talmente immersa in questa mia trepidazione da non accorgermi che Syaoran già mi aspetta in corridoio, finché non mi chiama. Sollevo lo sguardo, sorridendo con aria di scuse per avere la testa tra le nuvole. Mi fa segno di scendere e, paradossalmente, si direziona giù ostentando sicurezza – nonostante sia la prima volta che viene qui. Lo osservo colpita, chiedendomi se non sono soltanto io a perdermi in luoghi tanto grandi e, invece, sia naturale memorizzare subito il percorso.
I miei pensieri deviano poi, notando che anche lui si è cambiato in abiti più freschi e comodi, con t-shirt e bermuda. Meglio così, almeno avrà più facilità di movimento e si sentirà sicuramente molto più a suo agio, rispetto agli abiti formali con cui è partito. Doveva, necessariamente, o a sua detta “non avrebbe fatto bella figura con i miei genitori, doveva darsi un’aria professionale”. 
Si blocca al pianterreno, in prossimità dell’ingresso, dove incrocia lo sguardo con Tachibana-san. Avendo sempre visto questi in abiti eleganti, quasi mi fa strano vedere anche lui con una t-shirt. E lunghi pantaloni neri. Chissà come fa a sopportare il caldo…
«Da questa parte», ci rivolge un cenno secco, sembrando scontento. Mi sa che lo hanno forzato a guidarci, separandolo dalla sua protetta.
Tra le due guardie, è sempre stato quello un po’ più scorbutico. Da piccola ammetto che mi incuteva un certo timore, e in parte è dovuto al suo fascino tanto misterioso quanto inquietante, ma poi si è scoperto che si comporta in maniera antipatica e ha una lingua tagliente solo perché è iperprotettivo con Hana-chan e vuole il meglio per lei. Sotto certi aspetti è un po’ simile a Touya-niisama, e so effettivamente che anche lui vede Hana-chan come una sorella minore – oltre che come padroncina. Almeno così mi ha riferito lei.
Rivolgo uno sguardo a Syaoran, chiedendomi che impressione abbia lasciato su di lui, ma il suo viso è imperturbabile; sembra solo molto interessato a quello che lo circonda, lanciando sguardi furtivi ai vari angoli delle quattro pareti, particolarmente concentrato. Chissà a cosa sta pensando. 
Torna a fissare dritto davanti a sé non appena usciamo fuori e anche io mi volto, restando a bocca aperta. È una vera e propria oasi! E da qui si può anche vedere il mare!
La piscina è gigantesca, dalla forma ondulata (che mi ricorda una hyōtan), con delle scale per scendere in essa al centro delle due estremità ricurve; tutt’attorno vi sono sdraio, ombrelloni e tavolini, intervallati da lampioni sferici e rigogliose palme, mentre poco prima del sentiero che conduce in spiaggia c’è una terrazza con gazebo e un lungo tavolo con sedie. Sono pronta a scommettere che consumeremo tutti i pasti lì.
Le ragazze balzano in piedi vedendoci e io corro a bordo piscina, lasciandomi stringere in un abbraccio dalle mie amiche. 
«Sakura-chan, sono lieta che tu ce l’abbia fatta a venire.»
Mi rivolgo a Hana-chan una volta che ci separiamo e scuoto la testa, mostrandole tutta la mia gratitudine. 
«Grazie a te per l’invito!» Faccio un cenno a Syaoran, presentandolo a lei, a Yuzuriha-chan che ancora non ha avuto modo di incontrarlo di persona, e alle diverse guardie del corpo. «Lui è Syaoran, ha cominciato da poco a lavorare per me. Syaoran, loro sono -» 
Mi blocco, notando la sua espressione stupita e costernata. Cosa lo sta sconvolgendo tanto? Seguo la traiettoria del suo sguardo, notando che i suoi occhi sono fissi su Yōou-san, il quale ricambia con un ghigno compiaciuto. 
«Yo, moccioso.»
«Come…»
Spaesato, si guarda intorno, quasi si aspettasse di vedere qualcun altro.
Proprio in quel momento veniamo raggiunti da Yui-san, con un vassoio tra le mani pieno di aperitivi e stuzzichini. E nel vederlo, l’espressione di Syaoran diviene ancora più sconvolta. Che mi sono persa?
«Oh, siete arrivati!» Ci rivolge un sorriso allegro, mentre posa il vassoio su uno dei tavolini alle spalle dei lettini sdraio, per avvicinarmisi in fretta. 
«Sakura-chan, è così tanto tempo che non ci vediamo! Come stai?»
«Bene!» esclamo gioviale, coinvolta dalla sua allegria, e sollevata dal fatto che stia rispettando il nostro patto: come Syaoran, anche Yui-san ha il permesso, in situazioni informali, di essere familiare con me. 
Se ne mostra lieto, e poi osserva Syaoran con un sogghigno enorme. Lui sembra essersi ripreso dallo shock, ora mostra solo un po’ di sospetto. 
«Sorpresa!» esclama allargando le braccia, coinvolgendo anche Yōou-san. 
«Potevate avvisarmi», sospira, scuotendo la testa, rilasciando un sorriso sollevato. 
«Non se ne parlava, poi non sarebbe stato divertente», ammicca, stringendo ancora di più le spalle di Yōou-san, che lo trucida con uno sguardo. 
Mi sento ancora più confusa.
«Vi conoscete già?» interviene Kusanagi-san, facendosi avanti. 
Syaoran s’affretta a presentarsi formalmente, mentre Yui-san ci informa: «Diciamo che siamo coinquilini».
«Eh?!» mi faccio scappare, sbigottita. 
Syaoran mi guarda altrettanto perplesso, pronto ad aprire bocca, ma Yui-san glielo impedisce esclamando: «Sakura-chan, vieni un attimo con me. Ho una cosa da mostrarti, sono certo che ti piacerà!»
Mi affretto a seguirlo, sperando di poter ricevere delle risposte da lui.
Tornati in casa si ferma, fronteggiandomi con aria di scuse. 
«Non riesco a capire», ammetto, rimuginando. «Syaoran non vive con Kurogane-san e Fay-san?»
«Precisamente», conferma, stupendomi. 
«Ma allora, loro due…»
«Siamo noi. Ti sembrerà strano, forse, che usiamo nomi diversi, ma dovresti anche esserne abituata, no?»
Sto per ribattere, ma a quella frecciatina taccio. Proprio io non dovrei parlare, quando ho ben tre nomi, due con cui farmi conoscere, uno da celare… 
«Puoi vederli come una sorta di nickname.»
«Quali…» Sto per chiedergli quale sia il loro vero nome, ma poi taccio, rendendomi conto che possa risultare sgarbato.
«Stai per chiedermi quali sono i nostri veri nomi, non è così?» mi scopre. Annuisco, incerta che sia una buona idea, ma lui sembra bendisposto nel rispondere. «Quelli che conoscete voi signorine e le vostre famiglie.»
«Ma anche il mondo ti conosce come l’eccentrico artista Yui…» osservo.
«Però il mondo non ha idea di quale sia il mio vero aspetto e mai potrebbe associarlo al “docente di arte Fay D. Flowright”, no?» mi fa notare.
Lo fisso stupita. Non me lo sarei mai aspettata.
«Quindi lo stesso vale per Yōou-san. Questo è il suo nome come guardia del corpo di Tomoyo-chan, e solo noi lo conosciamo così. Per il resto del mondo è…»
«Il professore Suwa Kurogane del liceo Kirigaoka, in cui insegna educazione fisica. In realtà devo ammettere che Kuro-rin mi stupisce, pensavo che avesse concesso soltanto a Tomoyo-chan di chiamarlo col suo vero nome», medita, guardandomi curioso. 
Mi stringo nelle spalle, ma suppongo che sia anche ovvio che lo abbia detto a tutte noi, in modo tale da evitare confusioni. E d’altronde, anche Tomoyo-chan è più conosciuta come Tsukuyomi che con il suo vero nome.
«Quindi adesso come dobbiamo appellarci a voi?»
«Prima che arrivaste ci siamo messi d’accordo per usare tutti “Fay” e “Kurogane” – anche perché questi sono i nostri nomi “ufficiali”.»
«D’accordo.» Devo cercare di tenerlo a mente.
«Comunque, volevo presentarti qualcuno!»
Mi conduce verso le cucine, e si arresta dinanzi ad una gabbietta familiare.
«Ta-dan! Lei è -»
«Moko-chan!» esclamo contenta, allungando un dito per carezzarla.
«Bel soprannome! Già la conosci?»
«Me l’ha presentata Syaoran a Natale», confermo, guardandolo luminosa. «Non pensavo di ritrovarla qui. Beh, in realtà non pensavo nemmeno che già lo conosceste», confesso, facendomi un po’ indietro.
Lui mi guarda comprensivo, posandomi poi una mano su una spalla, sorridendomi franco.
«È un bravo ragazzo.»
«Lo so.»
Mi apro in un sorriso più grande, e lui segue il mio, prima di tornare serio.
«Anche se», sospira afflitto, «rifiuta di aprirsi con noi. Credo non voglia caricarci di un peso che considererà “inutile”. È molto responsabile e maturo, considerata la sua età, ma è anche molto chiuso in se stesso. Si vede che molte volte si sente solo, anche se cerca di non darlo a vedere. Spero solo che tu abbia più fortuna di noi.»
Detto ciò si allontana, facendo dietrofront per tornare dagli altri.
Rifletto sulle sue parole, impensierendomi. Syaoran non è sereno a casa? Con me non si è mai lasciato sfuggire nulla, tranne… tranne quando rimase a dormire da noi, e pianse. Anche se subito si asciugò le lacrime. Chissà qual era la vera origine di quella reazione… 
Torno anch’io da tutti e cerco di non farmi vedere nebulosa; con mio sollievo noto che Syaoran già parla sembrando a suo agio sia con Yō – ehm, Kurogane-san, che con Kusanagi-san e Sakura-san.
Notandomi, le ragazze mi circondano subito, trascinandomi verso gli aperitivi, dichiarando che aspettavano solo me. Mi immergo nella loro conversazione mentre mangiucchiamo a bordo piscina, guazzando con le gambe nell’acqua, interessandomi della vita di Hana-chan. Sono trascorsi anni dall’ultima volta in cui ci siamo viste, e tra una chiacchiera e l’altra quasi non mi strozzo con un gamberetto quando scopro che sta per sposarsi. 
«Dici sul serio?»
Lei annuisce grave, e io automaticamente rivolgo uno sguardo ai suoi bodyguard. Evidentemente ci stanno ascoltando, perché Sakura-san mostra un sorriso forzato, mentre Tachibana-san non nasconde il disappunto. 
«Con chi?»
«Il figlio di un magnate australiano. Anche per questo sono tornata per un po’ qui.»
Fa spallucce, quasi come se ormai si fosse rassegnata all’idea.
«E come l’hai conosciuto?»
«A dire la verità, sarebbe un matrimonio combinato.» Spalanco le labbra, incredula. «Ma entrambi l’abbiamo scoperto solo dopo esserci conosciuti. In ogni caso, sembriamo andare d’accordo.»
«Ma…» Rivolgo uno sguardo a Tomoyo-chan e Yuzuriha-chan, chiedendo tacitamente il permesso per porgere quella domanda. Loro sembrano altrettanto in difficoltà, per cui mi faccio coraggio, abbassando la voce. «Hana-chan, vi… vi amate?»
«Lui sì. Per quanto mi riguarda, vedremo come andrà.»
Sembra davvero indifferente alla cosa, e io non capisco fino a che punto finga. Al suo posto non riuscirei mai ad accettare una tale imposizione.
«Comunque ci siamo baciati tre volte finora, da quando abbiamo cominciato a frequentarci, e non mi è mai dispiaciuto. C’è da riconoscere che, considerando l’ambiente in cui è cresciuto, è molto più gentile di quanto ci si aspetti. È naturalmente educato, ma anche abbastanza timido e insicuro. A volte devo essere io a spronarlo a fare delle scelte, o non si muove.»
La ascoltiamo tacite, e riflettendoci, visto il suo carattere forte, potrebbe funzionare. Le prendo una mano, stringendola nella mia.
«Spero soltanto che tu possa essere felice.»
Lei scoppia a ridere, guardando le altre.
«Siete tutte uguali! Tranquille, davvero, non rinuncio di certo alla mia felicità. E comunque i miei due uomini», e con questo indica i suoi bodyguard, impegnati in una conversazione ma palesemente origliando, «non mi permetterebbero di essere triste.»
Una volta udito questo mi sento più serena.
Dopo questa scioccante rivelazione si dedica a questioni più pratiche, informandoci che la cerimonia avrà luogo poco dopo il periodo delle piogge, e date tutte le sue insistenze si svolgerà ad Okinawa. Naturalmente siamo tutte invitate a parteciparvi e, visto che c’è, ne approfitta per chiedere a Tomoyo-chan se può disegnarle lei stessa il vestito. A questo mi illumino. Piacerebbe tanto anche a me, un giorno! Non per questo, però, non ha intenzione di fare un po’ di shopping e provarsi qualche abito, per cui per l’indomani già ha previsto di fare un giro nella città più vicina.
Così trascorriamo il primo giorno a riposo assoluto, tra chiacchiere e aggiornamenti sulle nostre vite, stando più in piscina che sulla terraferma, mentre la sera, dopo una gara per vedere chi riuscisse a consumare più ciotole di ramen – con schiacciante vittoria di Hana-chan –, approfittiamo del fatto che noi siamo troppo stanche per andarcene subito a letto, mentre i ragazzi restano un altro po’ giù per conoscersi meglio.
 
 
 
Il giorno successivo, come programmato, ci alziamo presto per andare in città; prendiamo un’auto a otto posti, lasciando Tachibana-san e Fay-san a casa a fare da guardiani – contro la volontà del primo. Kurogane-san, dal suo canto, si sarebbe risparmiato volentieri l’uscita, ma Fay-san lo ha assillato talmente tanto che prima di beccarsi un esaurimento nervoso è stato lui stesso a metterci fretta per andarcene. E ora lui è alla guida con Sakura-san davanti, mentre tutti noi occupiamo i sei posti posteriori. 
Durante il percorso che conduce in città, effettuato a finestrini abbassati, col caldo vento che ci frusta i capelli, ammiriamo meravigliati il paesaggio, accogliendo le lande australiane e indicando i canguri ogni volta che ne individuiamo uno. Alcuni sono incredibilmente vicini a noi, quasi non ci temano affatto e siano abituati al passaggio di macchine e persone. Un po’ mi ricordano i celebri cervi di Nara, anche se i canguri sono molto più grandi. Hanno però la stessa aria simpatica – sebbene Hana-chan ne denunci la pericolosità.
Giunti in città ci rechiamo direttamente nella zona dei grandi magazzini; lì ci divertiamo come delle matte a provarci diversi vestiti e improvvisare sfilate nei camerini, finché non convinciamo Hana-chan ad indossarne qualcuno da sposa – anche perché così Tomoyo-chan può prendere spunto dalle mode inglesi. 
C’è da dire che tutti quelli che prova sono molto belli, non particolarmente ricchi di dettagli, ma nella loro semplicità hanno un che di classico e fine.
Stanno molto bene su Hana-chan, la quale però, dopo averne cambiati una decina, si lamenta: «Sono tutti penosamente bianchi. Vorrei un po’ di colore».
Detto fatto, Tomoyo-chan immediatamente ribatte ammiccante: «Per questo lascia fare a me, sarai variopinta come un fiore».
Scoppiamo tutte a ridere, e io effettivamente riconosco che, per quel che ne so, nei negozi di abiti da sposa in Giappone si vendono anche vestiti multicolore. Sicuramente Hana-chan, col suo carattere frizzante, preferirebbe uno di essi. Di certo la rispecchierebbe di più.  
Per pranzo Kurogane-san insiste che dobbiamo andare in un locale raffinato, che possa adeguarsi al palato della sua signorina, e Hana-chan ce ne consiglia uno localizzato in un palazzo altissimo, all’ultimo piano, da cui si può godere di una vista mozzafiato sui faraglioni e l’oceano. Qui per la prima volta mi ritrovo ad assaggiare il pollo alla parmigiana, il barramundi e, come dessert, la pavlova, con base meringata ricoperta da panna e frutti di bosco, e un lamington ricoperto di cioccolato e cocco. È tutto a dir poco delizioso!
Dopo mangiato facciamo un ultimo giro, notando le varie decorazioni natalizie, alcune realizzate con reti da pesca e conchiglie, e percependo la frenesia che si respira per la preparazione al capodanno. 
La sera, dopo cena, ci intratteniamo un po’ di più al pianoterra, con i ragazzi mezzi distesi sul divano, sfiniti per averci dovuto seguire dappertutto ed essersi caricati delle nostre buste – anche se cercano di non darlo a vedere –; per ringraziarli di tanta pazienza decidiamo di intrattenerli con ciò in cui siamo più abili: Hana-chan suona il pianoforte a coda bianco che ha nel salone, Tomoyo-chan canta, mentre io e Yuzuriha-chan ci esibiamo in un breve balletto di danza classica. Quando finiamo decidiamo di cantare tutte e quattro insieme, ed è solo allora che mi accorgo che, ogni volta che la mia voce si ode di più, gli occhi di Syaoran indugiano su di me, e un sorriso sereno si apre sul suo volto, rendendosi sempre più luminoso. Quasi come se, con la mia voce soltanto, lo stessi curando da tutto. Dalla stanchezza, e da quell’ignoto dolore che ho scoperto vive in lui.










 
Angolino autrice:
Buon anno nuovooo!
Eccomi qui con i capitoli dedicati all'Australia, anche se sono ancora abbastanza... natalizi. Per questo, cercherò di pubblicarli tutti il prima possibile!
Come state? Com'è iniziato il nuovo anno? Spero bene per tutti, ma in caso contrario mi auguro che le cose possano migliorare al più presto. Nel mio piccolo, cerco di rallegrarvi con questa storiella (e anche se da qui in avanti i capitoli assumerano una nota più "ombrosa", vi assicuro che il fluff resta).
Ma bando alle ciance, passo subito alle spiegazioni. 
Sakura-san e Tachibana-san, come avrete intuito, sono i due personaggi che accompagnano Hana sia in "Gate 7" che in "World Chronicle", e il promesso sposo, seppure di nazionalità diversa, è ispirato a Chikahito. Quindi, immaginatevelo come lui (è un bravo ragazzo, giuro, e vi posso dire che dal momento in cui si conosceranno per bene saranno felici insieme).
La hyōtan è la zucca a fiasco, che come lascia intendere il nome viene utilizzata spesso come contenitore per acqua, vino, etc.
La questione dei nomi può sembrare complessa (verrà spiegata meglio più avanti), ma per ora l'unica cosa che posso dire è che "Suwa", il cognome di Kurogane, è preso dal suo clan.
Il cibo citato è tipico dell'Australia: la pavlova è costituita da una meringa di base morbida dentro e croccante fuori, ricoperta da panna e frutta, mentre il lamington consiste in un cubetto di un impasto simile a pan di spagna che può essere farcito o meno, ricoperto di cioccolato fondente e scagliette di cocco.
A presto con il continuo! :3

 
  
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