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Autore: flatwhat    04/01/2021    1 recensioni
Atlas è caduta.
Oscar si sacrifica ai Grimm.
Ruby parte insieme a Ozpin, a cui è stata data miracolosamente una forma, per salvarlo.
[Rosegarden; Cloqwork; Scritta prima che iniziasse il volume 8 e quindi ha preso una piega del tutto diversa.]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Jaune Arc, Oscar Pine, Ozpin, Ruby Rose
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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    Tutti i mobili della stanza furono scaraventati contro il soffitto, per poi crollare violentemente, tanto che per poco Cinder e gli altri non ne rimasero sepolti.
 
Per un paio di secondi, Salem si è infuriata.
 
Cinder non aveva potuto fare a meno di tremare di riflesso alla luce infernale nei suoi occhi. Ma, prima che potesse chiedersi cosa fosse appena successo per far arrabbiare così la sua regina, Salem si era ripresa, mostrando un ghigno subdolo a tutte le teste che si erano girate nella sua direzione.
 
"Capisco", disse. Si leccò le labbra. "Il ragazzo è più intelligente di quanto credessi. Mi divertirò a farlo a pezzettini".
 
Spolverò i suoi vestiti dalla polvere delle macerie che si erano sollevate con la sua furia e poi guardò ognuno di loro come se fosse sorpresa che nessuno le avesse risposto.
 
"Cosa state aspettando? Dobbiamo andare".
 
Hazel, da dietro Cinder, si avvicinò.
 
"Il bambino ha combinato qualcosa?
 
La facciata di tranquillità di Salem sbiadì brevemente mentre lo guardava con uno sguardo così crudele e spregevole che quasi penseresti in grado di uccidere un Grimm all'istante.
 
"Non farlo". Sibilò con tale forza che Cinder riuscì a vedere le gocce di saliva scaraventate fuori dalla bocca, non che glielo avrebbe mai fatto notare. "Non farlo". QUALSIASI COSA TU ABBIA IN MENTE. Non torcere un capello a quel bambino. A meno che non te lo dica io. Sono stata chiara?"
 
Hazel ritornò sui suoi passi in fretta e furia.
 
"Sì. Sì, certo."
 
"Mia regina", aggiunse Cinder sottovoce.
 
"Mia regina", aggiunse Salem.
 
"Mia regina", concluse Hazel, lanciando uno sguardo ai suoi piedi, alla ricerca indubbiamente di braccia ombrose che lo avrebbero potuto fare a pezzi in un attimo se avesse osato rivolgersi a Sua Maestà in modo improprio.
 
Watts, che era caduto sulle chiappe, si rialzò maldestramente e seguì Salem e Hazel fuori dalla sala riunioni.
 
"Mercury. Emerald", chiamò Cinder.
 
I due si affrettarono a seguirla. Cinder avvertì che Emerald stesse tentando di avvicinarsi e prontamente si allontanò. Poteva sentire l'odore della loro paura da lì, ma, per fortuna, Mercury non aveva mai cercato di aggrapparsi a lei come un moccioso impaurito. Era grata che lui la odiasse tanto quanto lei odiasse lui.
 
Scesero nel ventre del castello.
 
Furono presto accolti dalla vista di un ragazzo emaciato che era riuscito in qualche modo a staccarsi dalla sua cella e che ora teneva in mano la sua arma, pronto a colpire.
 
Cinder ghignò. Fece un passo avanti, ma Salem la tirò subito indietro.
 
"Ricorda quello che ti ho detto", la sua voce era grondante di veleno. "Dovremmo essere gentili con il nostro piccolo ospite".
 
Poi gli parlò, con una gentilezza così finta che Cinder quasi si dispiacque per il ragazzo. Quasi.
 
"Cosa c'è, tesoro? La tua stanza non era di tuo gradimento? Me ne scuso, è passato così tempo da quando ho dovuto occuparmi di un bambino, che credo di aver dimenticato come si fa".
 
E l'accusa implicita in quella frase fu chiara a tutti. E lo stesso... stava mentendo. Si era dovuta prendere cura di Cinder, anni prima, ma molto dopo la morte dei suoi figli. Eppure, allora, Cinder l'aveva ritenuta capace di amare. Ma se provava a ripensare a quei giorni... Non riusciva a ricordare se la sua stanza fosse stata diversa dalla sterile cella che era stata l'abitazione forzata di quel burattino di carne.
 
Il burattino di carne in questione ebbe le palle di sputare sul pavimento.
 
Ogni singolo scagnozzo di Salem cercò ancora una volta di avvicinarsi, per correggere subito questa grave offesa. Nessuno poteva permettersi di sputare in faccia alla regina e sopravvivere. E dopo che colui che aveva sputato era stato ucciso come meritava, sarebbe stato il turno dei sudditi della regina di ricevere una punizione, qualora non fossero intervenuti.
 
Ma questa volta Salem era di un'altra idea.
 
"BASTA!"
 
Gridò, facendo tremare il castello.
 
Tutti si fermarono, impauriti. Solo il ragazzo osò sfidarla guardandola dritto negli occhi e senza lasciare la sua posa di battaglia.
 
"Questa è l'ultima volta che mi ripeto", disse Salem. Era un avvertimento a cui avrebbero fatto meglio ad obbedire, come testimoniavano le piccole ombre Grimm, striscianti sulle pareti. "Statevene buoni e non interferite".
 
Salem offrì una mano al ragazzo.
 
"Ora, piccolo mio, ricominciamo da capo. Va bene? Sei riuscito a recuperare le tue cose. Ammetto che mi hai sorpreso. Ne parleremo più tardi, quando ci saremo occupati dei tuoi amici. Spero che possiate parlarne in modo amichevole più tardi, quando avrete accettato la mia offerta".
 
Il ragazzo rafforzò la presa sul bastone.
 
"Se pensi che i miei amici ti ascolteranno, ti stai illudendo. E io non intendo rimanere qui un minuto di più".
 
Salem, quasi imperturbata, continuò.
 
"Perdonami, caro, ma ora devi andare in camera tua".
 
Il ragazzo non si mosse.
 
La mano che Salem aveva offerto si chiuse in un pugno.
 
"Se non lo fai di tua volontà, dovrò costringerti".
 
E ciò che sorprese Cinder in quell'istante, fu che il ragazzo sorrise.
 
"Sai una cosa? Sei una padrona di casa veramente tremenda."
 
E in quel momento, Salem non fermò nessuno dei suoi scagnozzi dall'assumere la loro posizione di battaglia.
 
"Non dovete ucciderlo", disse. "Ho solo bisogno che non si metta tra i piedi."
 
Per Cinder, tutto sommato, era abbastanza. Il suo braccio oscuro fremeva disperatamente per un po' di azione. Le sarebbe piaciuto cancellare quel sorriso dal volto del caro amico di Ruby.
 
Il ragazzo, per qualche motivo, si tolse la pergamena dalla tasca.
 
"Comunque, i miei amici arriveranno presto. È finita, per voi", disse, ancora sorridente.
 
La testa di Cinder si voltò brevemente verso Salem. La vide sorridere di rimando.
 
"Non vedo l'ora!"
 

 
Ruby aveva usato la sua Semblance per trasportare l'intero gruppo.
 
Era stata un'esperienza molto faticosa, la più dura ed estenuante che avesse mai vissuto. Nemmeno i giorni in cui l'aveva usata a intermittenza per seguire Salem a piedi erano stati così estenuanti.
 
Ma la Semblance di Jaune, con il suo supporto, aveva aiutato notevolmente.
 
E in ogni caso, a questo punto, non le importava di stancarsi.
 
Non proprio ora che Oscar aveva inviato a tutti loro un messaggio sulle pergamene dopo giorni di silenzio e dubbio.
 
"Ho recuperato la mia arma. Sono scappato dalla cella. A presto."
 
Questo era tutto quello che aveva scritto.
 
Così Ruby, e forse anche tutti gli altri - non poteva parlare a nome di Ironwood, ma immaginava che i suoi amici, Qrow e Ozpin, provassero i suoi stessi sentimenti – erano stati travolti da due emozioni diverse.
 
Una: la gioia che Oscar sembrasse stare bene, almeno per il momento, e che fosse riuscito a raggirare Salem.
 
Due: la paura che Oscar fosse da solo nel castello di Salem dopo che l'aveva appena raggirata, e, se c'era qualcosa che sapevano su Salem e che anche Ozpin aveva sottinteso su di lei, era che non sapeva perdere. Oltre al fatto che non aveva alcun riguardo per la vita umana.
 
Così Ruby era riuscita a trasportare tutti i suoi compagni usando la sua Semblance, accelerando attraverso l'ultima serie di scale, che li avrebbe altrimenti impegnati per un'altra mezzora e oltrepassando il posto dove era stata parcheggiata la nave usata dagli scagnozzi di Salem, e non le importava.
 
Non le importò nemmeno quando quando interruppe la Semblance proprio al varcare del castello, e portò maldestramente fuori Crescent Rose per l'imminente combattimento. Non le importò che il suo corpo le facesse male dappertutto. Si sarebbe ripresa a forza con la sua Aura, vertigini incluse. Non aveva tempo da perdere.
 
Yang fece saltare in aria i cancelli del castello.
 
Contro ogni regola del buon senso, corsero dentro.
 
"OSCAR!" gridò Nora. "Oscar, siamo qui!"
 
"Tieni duro, amico!" fece eco Jaune.
 
Ozpin correva al fianco di Ruby, in testa al gruppo. Lei decise di seguirlo. Sembrava sapere come orientarsi all'interno del covo nemico.
 
Presero un corridoio a destra della sala principale, seguendo i rumori. Sembrava che da qualche parte ci fosse già una battaglia in corso.
 
Ma il corridoio continuava in avanti, anche se il rumore sembrava provenire proprio dal centro di esso. Nora andò avanti in esplorazione, guardò a sinistra e a destra, e tornò indietro.
 
"Dove andiamo ora? Ci sono solo più corridoi, e il rumore diventa solo più confuso".
 
Ozpin si posò il pugno sulla fronte, proprio sopra gli occhi chiusi.
 
"Fammi pensare".
 
C'era già abbondante chiasso, e sembrava che Ozpin cercasse di mettere a tacere un altro tipo di rumore nella sua testa. Ruby lo aveva osservato, durante il loro viaggio, e sapeva che il Preside non era stato bene mentalmente, anche se era fatto di Aura. Era diventato più lucido dopo essersi riposato, proprio come lei, ma ora il tempo era tiranno, Oscar stava combattendo da qualche parte e l'intero gruppo aveva i nervi a fior di pelle.
 
"Dimmi dove devo disse, Ozpin", chiese Ironwood, con calma e quasi con severità, rispetto a tutti gli altri. Preparò le sue armi. "Dammi solo un ordine".
 
A Ruby non piacque il modo in cui gli occhi del Generale si erano adombrati, ma non ebbe molto tempo per preoccuparsene, perché Ozpin lo zittì a voce alta.
 
"Ho detto, fammi pensare!"
 
Seguirono altri rumori. Un forte schianto.
 
E poi.
 
Un urlo.
 
Era la voce di Oscar.
 
Yang esclamò, in preda all'agitazione.
 
"Ozpin, TI PREGO".
 
Gli occhi di Ozpin si spalancarono.
 
"Ci sono! Mi ricordo!"
 
Si voltò verso la parete sinistra del corridoio e vi appoggiò la mano destra.
 
"Oscar, ti prego, prestami la tua magia", sussurrò.
 
I rumori sembrarono cessare a quella richiesta.
 
Tutti osservarono con meraviglia mentre il muro cominciava a brillare sotto il palmo di Ozpin.
 
Poi, un passaggio apparve sotto i loro occhi, come se fosse sempre stato lì.
 
Era una scala che portava verso basso.
 
"Le sue segrete? Chiese Ruby.
 
"Qualcosa del genere", rispose Ozpin.
 
"Andiamo!" li chiamò allora. "Questa scalinata è breve, siamo quasi arrivati. Ma fate attenzione a non cadere".
 
Scesero in fretta, nella quiete, ora che il rumore che prima li aveva guidati si era fermato.
 
E quando finalmente raggiunsero l'enorme stanza al piano inferiore, trovarono quello che cercavano.
 
Ma non potevano essere esattamente sollevati.
 
Oscar era a terra, schiacciato sotto il peso delle gambe di metallo di Mercury.
 
Salem e il resto dei suoi erano vicini a loro, tutti rivolti a guardare Ruby e i suoi amici.
 
Li stavano aspettando.
 
Oscar, anche se chiaramente sofferente, riuscì ad alzare la testa abbastanza perché i suoi occhi incontrassero quelli di Ruby. Il cuore di Ruby le balzò in petto.
 
Avrebbero pagato per quello che gli avevano fatto, ma non questa volta. Adesso la priorità era riprendersi Oscar e fuggire dal territorio di Salem. Ogni momento che passavano lì era pericoloso: le piccole ombre a forma di mani che strisciavano, come fossero vive, su tutto il pavimento sotto e intorno ai piedi della strega non lasciavano alcun dubbio.
 
Weiss puntò il fioretto in direzione di Mercury.
 
"Togligli le tue sudicie scarpe di dosso. Nessuno calpesta così un mio compagno e vive per raccontarlo", ringhiò.
 
Il ghigno sulle labbra di Mercury si fece solo più grande.
 
"Oh, ma davvero, Regina dei Ghiacci? Ti dai fin troppe arie di grandiosità, per qualcuno nella tua posizione".
 
"Noi siamo quelli in vantaggio", gli fece eco Emerald. "Non pensate di poterci dare ordini così facilmente".
 
Salem alzò le mani.
 
"Basta, bambini. Lasciate parlare gli adulti."
 
Rivolse a Ozpin uno sguardo minaccioso.
 
"Mi aspettavo che alla fine saresti venuto. Avevo immaginato che non fossi più dentro il tuo piccolo burattino", disse, dopodiché si inginocchiò vicino a Oscar gli serrò il mento con le sue brutte dita.
 
Ruby rafforzò la sua presa su Crescent Rose. Come osava? La furia che riusciva a percepire da Ozpin corrispondeva alla sua.
 
"Ridatecelo", disse Ozpin tra i denti stretti.
 
"Ma c'è una cosa che non riesco a capire", disse la strega, senza nemmeno tentare di togliere la mano dal mento di Oscar. "Perché quella faccia?"
 
"Ho detto. Ridatecelo."
 
"Seriamente, Ozpin", l'enfasi mise nel pronunciare il suo nome era una chiara presa in giro. "Stai diventando sempre più patetico, secolo dopo secolo. Quel burattino ormai è morto. Mostrami il tuo vero volto."
 
Tutti meno Ironwood si voltarono verso Ozpin con preoccupazione. Lo sguardo di Qrow era particolarmente ne era particolarmente colmo.
 
"Questo è il mio volto" ringhiò Ozpin. "Non sono un burattino e non lo è nemmeno Oscar."
 
Salem alzò gli occhi al cielo, cosa che fece infuriare l'intero gruppo.
 
"Certo, puoi giocare a far finta come hai sempre fatto. Rubi le vite di queste anime innocenti e ora le privi persino del loro volto".
 
Ozpin urlò a squarciagola.
 
"QUESTO È IL MIO VOLTO."
 
E poi si si fece avanti, seguito subito dopo da Ruby e Qrow, poi dal resto del gruppo.
 
Salem sembrava godere abbastanza di questa reazione. Ridacchiava tra sé e sé, mentre i suoi scagnozzi la guardavano divertiti. Oscar cercò di liberarsi dalla sua presa, tra lamenti di dolore che gli sfuggevano dalle labbra. Per tutta risposta, lei strinse più forte, affondando le unghie nella sua pelle.
 
"Ti ucciderò per questo", disse Ozpin, rubando le parole di bocca a Ruby.
 
"Che creatura patetica che sei", fu l'unica risposta della strega. Alla fine lasciò andare Oscar e si alzò di nuovo in piedi.
 
"Non vedete?", chiese. Ruby sentì un brivido lungo la schiena: Salem la guardava direttamente. Poi, lentamente, girò la testa, fissando lo sguardo su ogni persona dal suo lato della stanza.
 
"La lealtà che dimostrate a coloro che chiamate amici è lodevole, ma fatevi una domanda: la persona alla quale rimanete fedeli con insistenza farebbe lo stesso per voi?"
 
Fece un passo avanti. Ruby si dovette sforzare di non fare un passo indietro di riflesso. La tensione nell'aria si poteva tagliare con un coltello.
 
"Questo parassita che ruba i volti altrui", un altro passo avanti. "E si nutre delle vite non solo di coloro che sono abbastanza sfortunati da diventare suoi burattini, ma di ogni altra persona che entra nella sua vita...".
 
Un terzo passo avanti. Ora era pericolosamente vicina a loro. I suoi scagnozzi, alle spalle di Salem, osservavano con espressioni contrastanti sui loro volti. Forse si chiedevano cosa diavolo stesse cercando di fare.
 
Anche Ruby, le nocche bianche mentre teneva disperatamente Crescent Rose, ogni muscolo del suo corpo che la implorava di fuggire, si chiedeva la stessa cosa.
 
"... vi lascerebbe mai illesi mentre insiste nella sua opera? Continuerete a credere alle sue bugie?"
 
Si fermò, grazie agli Dèi. Ancora un paio di passi e si sarebbe fermata proprio davanti a Ruby.
 
Ruby udì lo schiamazzo di Blake.
 
"Che diavolo... stai dicendo?"
 
"Cara ragazza", disse Salem, un'espressione terribilmente gentile sul suo viso. "Tu, tra tutti, dovresti capire quanto male ha fatto questo disgraziato."
 
Allungò le mani come se li stesse invitando a saltare tra le sue braccia.
 
"Sto offrendo a tutti voi l'opportunità di riprendere in mano la vostra esistenza. Unitevi a me e sarete liberi. Non c'è alcun bisogno di continuare con questa farsa".
 
L'unico suono che si sentì in risposta era la voce furibonda di Cinder.
 
"Cosa?!"
 
La palpebra di Salem si contrasse mentre Cinder veniva, improvvisamente e violentemente, afferrata da quelle braccia di ombra e spinta a terra, gli altri sgherri che si agitarono in un moto di sorpresa e orrore.
 
Salem girò la testa leggermente; ora era concentrata completamente su Ruby.
 
"Questa offerta vale soprattutto per te, ragazza dagli Occhi d'Argento, ma è aperta anche ai tuoi amici".
 
Fece un piccolo cenno in direzione di Oscar, prima di tornare a fissare Ruby.
 
"E al tuo piccolo amico. Ora che è libero da quel parassita, non ho alcun male da augurargli. Unisciti a me e realizzerai il tuo vero potenziale. Potrai vivere in pace nel mio regno. Non dovrai più crucciarti di guerra, o di Dèi… Mai più".
 
Nessuno parlò per un po'. Ruby e i suoi amici erano praticamente congelati per il terrore, tanto quanto i cattivi. Cinder lottava contro le appendici oscure che la tenevano a terra. Ozpin era particolarmente ansioso.
 
"No."
 
Quella parola fu pronunciata per la prima volta da James Ironwood.
 
Salem sembrò trattenere una risata. Il Generale le puntò lentamente le armi contro.
 
"Sono qui per ottenere vendetta per Atlas e per me stesso."
 
"Che buffo che sei, Generale", disse Salem. "Non lo capisci? È lui la ragione per cui Atlas è caduta. Non io."
 
"Io sono il causa della caduta di Atlas", rispose Ironwood, sua voce tremante. "Ma anche tu hai avuto una parte. Non posso ucciderti permanentemente, ma sono disposto a uccidere me stesso, se questo significa ostacolare i tuoi piani!"
 
Qrow mise una mano sulla spalla di James. Egli la spinse via.
 
"Nessuno morirà, oggi", disse Qrow. "Farò in modo che la mia sfortuna si abbatta solo su di loro."
 
L'espressione divertita di Salem stava gradualmente scemando.
 
"Ma davvero, uccellino? Dopo che questo disgraziato ti ha tradito?"
 
Harbinger fu impostata in modalità falce.
 
"Rimarrò al suo fianco."
 
"Davvero", la risata di Salem era priva di allegria. "Com'è commovente."
 
"E rimarremo al suo fianco anche noi," disse Yang.
 
"Oscar è nostro amico e compagno." intervenne Jaune. "Ma lo è anche Ozpin."
 
Ozpin abbassò la guardia solo a guardarli tutti, un doloroso sguardo di incredulità negli occhi.
 
"Voi..."
 
E Ruby, in quel momento, guardò Oscar, e Oscar la guardò a sua volta. I loro sguardi si incrociarono e lei capì che lui stava pensando la stessa cosa a cui stava pensando lei.
 
"Siete tutti patetici, proprio come lui," sospirò Salem. "E io che speravo che avremmo raggiunto un accordo." Ha liberato Cinder dalle braccia oscure. Ruby la guardò inciampare sui suoi piedi, con gli occhi inghiottiti dalle fiamme.
 
"Non vi azzardate a uccidere la ragazza dagli Occhi d'Argento", disse Salem. "Posso ancora usarla."
 
Ruby strinse i denti.
 
"Salem", disse, la furia che iniziava a bollire dentro di lei. "Non sono un pezzo degli scacchi che puoi usare o mangiare a tuo piacimento".
 
"Cara ragazza", disse Salem. "Puoi ancora unirti a me di tua volontà. O, se preferisci, posso costringerti a farlo, come tua madre".
 
Ma prima ancora che quella frase finisse, Ruby usò la sua Semblance, balzando in avanti, nella direzione di Oscar.
 
Nello stesso istante, Oscar balzò in avanti a sua volta, con qualcosa che la mente di Ruby, nella foga del momento riusciva a malapena a registrare come magia, Mercury gettato via dalla potenza che scaturiva da lui.
 
Le loro due forze si incontrarono al centro.
 
Prima che si scatenasse l'inferno, prima che i due schierament cominciassero a combattere, il cuore di Ruby si colmò di affetto, mentre teneva fra le braccia il ragazzo esausto, e cadevano entrambi a terra.
 
Sussurrò una promessa a lui, e a sé stessa.
 
"Ti riporteremo a casa".

 

 

Autrice: Salve, gente! Buon anno!
Ci ho messo parecchio a far uscire questo capitolo, non è vero? Beh, è stato lungo da scrivere in inglese, e poi tra tutti i festeggiamenti di Dicembre, c'è voluto un po' anche per tradurlo.

Mi impegnerò a far uscire il prossimo in tempi più brevi! Alla prossima!
  
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