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Autore: NikaYume    04/01/2021    2 recensioni
"Li sentiva su di sé, avevano lasciato scie di fuoco sul suo corpo che neppure l'acqua che gli scorreva addosso riusciva a spegnere; non importava quanti giorni fossero passati, e se quei giorni fossero diventati settimane, quella sensazione non lo abbandonava, tornava a tormentarlo quando meno se lo aspettava, quando pensava di essere finalmente al sicuro."
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Sporco. Sudicio. Guasto.

 

Ecco cosa era, come era diventato. Avrebbe dato qualsiasi cosa per ritornare ad essere pulito come un tempo; strofinò con forza la spugna ruvida sulla pelle delicata delle sue braccia, arrossandola, graffiandola. Il bruciore lo avrebbe purificato in qualche modo, avrebbe cancellato il ricordo delle loro mani che lo afferravano, la sensazione del loro odore sulla sua pelle, ne era sicuro; ma non era abbastanza, non ancora. Li sentiva su di sé, avevano lasciato scie di fuoco sul suo corpo che neppure l'acqua che gli scorreva addosso riusciva a spegnere; non importava quanti giorni fossero passati, e se quei giorni fossero diventati settimane, quella sensazione non lo abbandonava, tornava a tormentarlo quando meno se lo aspettava, quando pensava di essere finalmente al sicuro.


Ricordava in modo fin troppo vivido quel pomeriggio, quando la delegazione guidata dall'arcangelo in persona aveva fatto irruzione nel suo negozio; lo avevano afferrato prima che potesse fare qualsiasi cosa, gettato sul pavimento e trattenuto con così tanta forza che non riusciva quasi a respirare. Gabriel l'aveva definita una 'punizione esemplare', un sorriso crudele impresso sulle labbra mentre i suoi servitori strappavano i suoi vestiti, abusavano di lui. 


Aveva tentato di divincolarsi,lo avevano preso a calci; aveva urlato fino a non avere più voce, li aveva implorati di smettere ed era stato colpito, più volte, con crescente violenza. Allora aveva semplicemente fatto ciò che gli sembrava essere l'unica via di scampo in quel momento, aveva smesso di lottare; aveva lasciato che utilizzassero il suo corpo come volevano, cercando di estraniarsi da ciò che gli stava accadendo come se stesse osservando la scena dall'esterno. Era lui l'unico colpevole di tutto questo, era sua responsabilità l'essere così disgustosamente sporco; avrebbe dovuto lottare con più forza, urlare con maggiore intensità, invece aveva semplicemente deciso di rimanere inerme nella speranza di minimizzare i danni.


 Non aveva idea di quanto tempo fosse rimasto arpionato a quel pavimento freddo, mentre cercava di estraniarsi da ciò che gli veniva fatto; l'unico pensiero coerente che ricordava di essere riuscito a formulare era che almeno Crowley non fosse lì o avrebbero potuto fare del male anche a lui.


Se ne erano andati senza dire una parola, lasciandolo lì con la sua vergogna mentre le lacrime scorrevano sul suo viso e il sangue sulle sue cosce; gli parve fossero trascorse ore prima che Crowley lo trovasse in quello stato.


Spostò la spugna a strofinarsi con maggiore energia il collo, proprio dove quelle mani lo avevano tenuto fermo mentre si dibatteva. Quello della pelle che si scorticava era un dolore benedetto, il suo sangue colpevole che veniva lavato via dal getto d'acqua sulla sua testa era il prezzo che doveva pagare; era stata colpa sua, solo colpa sua e di nessun altro. Il sangue, il dolore lo avrebbero purificato.

Si dondolò avanti e indietro, rannicchiato nella vasca da bagno, il respiro accelerato e spezzato senza che lui riuscisse a controllarlo mentre ogni nuova ondata di panico gli riportava alla mente immagini di quel giorno; indossava una t-shirt ormai fradicia, non sopportava più la vista del suo corpo nudo, dove ancora avrebbe potuto trovare i segni della sua vergogna. 

Si morse le labbra fino a spillarne sangue per soffocare il grido che sentiva crescere dentro di lui, nascondendo la testa fra le braccia.


Mani delicate, gentili avevano afferrato le sue, prendendo la spugna con decisione e sottraendola alla sua presa; sussultò, il panico che gli mozzava il respiro a quel tocco inaspettato.


"Va tutto bene, angelo. Sono qui, sei a casa, sei al sicuro." La voce di Crowley era un dolce sussurro al suo orecchio e non riuscì a reprimere l'improvvisa ondata di senso di colpa che minacciava di soffocarlo; non era degno di quella gentilezza, di quelle rassicurazioni. Il demone avrebbe dovuto essere in collera con lui, avrebbe dovuto ricordargli quanto fosse disgustoso, abbandonarlo al suo destino perché era questo ciò che sentiva di meritare; prese a tremare incontrollabilmente mentre la nausea gli serrava la gola, il respiro sempre più frenetico.


Senza che se ne fosse reso conto, Crowley era entrato nella vasca da bagno per sedersi dietro di lui; Aziraphale si lasciò spingere contro il suo petto mentre il compagno lo circondava con le braccia, tenendolo stretto a sé. 


“è tutto okay, respira con me angelo. Concentrati solo su questo.” la voce di Crowley era appena udibile sopra al fischio acuto nelle sue orecchie. La sua mente non riusciva più a formulare pensieri coerenti, intrappolata nella spirale di panico crescente, e tutto ciò che poteva fare era tentare di obbedire a quel semplice comando; sentiva il petto del demone alzarsi e abbassarsi con regolarità contro la sua schiena, chiuse gli occhi cercando di imitarlo, dapprima senza risultati poi con più facilità. Poteva percepire il suo respiro farsi gradualmente sempre più regolare, sebbene ancora scosso, i suoi pensieri farsi più lucidi fino a che non ci fu altro che quel movimento ritmico, il calore emanato da Crowley che lo avvolgeva come una coperta.


“Si aggiusterà tutto, te lo prometto. Ci vorrà del tempo ma starai bene e io sarò qui per aiutarti, sempre al tuo fianco.” disse il demone, posando un bacio tra i suoi capelli umidi.


"N-non ce la faccio… è tutto… io- sono sporco… dovresti odiarmi…" riuscì a mormorare lui, la voce ancora tremante più sottile di quanto non fosse mai stata.


Crowley lo strinse ancora di più, affondando il viso nella curva del suo collo:

"Ma come potrei mai odiarti, Aziraphale?! Non hai nessuna colpa, hai capito? Sono quelli che ti hanno fatto questo ad essere indegni… tu sei stato così coraggioso, angelo, hai sopportato così tanto.”


Aziraphale trovò di non avere la forza di riaprire gli occhi, si sentiva svuotato, sfinito. Desiderava che tutto finisse, che la vergogna e il dolore gli dessero una tregua: “C-continuo a … a riviverlo nella mia testa. Io ci provo… M-ma è sempre lì. Mi dispiace, Crowley, mi dispiace, perdonami…”


“Non hai nulla per cui scusarti, smettila. Non hai fatto nulla di sbagliato, assolutamente nulla, e sono disposto a ripetertelo ogni minuto di ogni giorno, per farti stare meglio. Passerà, non sei solo ad affrontare tutto questo: insieme possiamo farcela, vedrai.” lo interruppe il demone, in tono dolce ma deciso. “Ti amo, angelo, e non lascerò che nessuno ti ferisca di nuovo. Sei al sicuro.” aggiunse, delicato.


Lui non rispose, ma reclinò il capo appoggiandosi sulla spalla di Crowley, lasciandosi cullare nel suo abbraccio; non c’era spazio per pensieri tossici in quel momento di intimo conforto.


Aziraphale non aveva idea di quanto ci sarebbe voluto per tornare a stare bene; avrebbe dovuto prima riabituarsi gradualmente a sentirsi al sicuro, ad essere amato e forse, così facendo, avrebbe ritrovato anche se stesso. Ci sarebbero stati altri momenti difficili, si sarebbe sentito ancora così sopraffatto da esserne schiacciato, ma fintanto che avesse avuto Crowley al suo fianco sarebbe stato tutto più sopportabile ed eventualmente le sue ferite sarebbero guarite.




NOTE:
Grazie per avere letto, ho scritto questa storia per venire a patti con il mio stesso trauma e nel caso siate arrivati fino a qui vi ringrazio, spero che non fosse troppo pesante sebbene il tema sia estremamente delicato. Ho cercato di affrontarlo con tutto il tatto possibile e spero di non avere disturbato nessuno di voi.
Un abbraccio!
   
 
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