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Autore: evelyn80    05/01/2021    4 recensioni
Raccolta di piccole one-shot partecipanti alla Challenge "Just stop for a minute and smile" indetta da Soul_Shine sul forum di EFP.
Vari momenti divertenti con protagonisti Terry Kath e/o Danny Seraphine, la mia BROTP nel fandom dei Chicago.
Il capitolo n° 10, "Invasioni barbariche", partecipa anche alla Challenge "Real life challenge" indetta da ilminipony sul forum di EFP
Il capitolo n° 17, "Disastri enologici", partecipa anche alla sfida "Prompts, our Wires" indetta da Soul Dolmayan sul sito di EFP
Il capitolo n° 19, "Io ce l'ho più grosso", partecipa anche alla Challenge "Let's Hope this Challenge will make this Christmas right" indetta da Asmodeus EFP sul Forum di EFP
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Danny Seraphine, Nuovo personaggio, Terry Kath
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Make me smile'
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Il pennellino persecutore

 

 

 

 

 

Tokyo, 05 gennaio 2010

 


Danny era finalmente riuscito a prendere sonno, sistemato alla bell'e meglio su un divano di stoffa ruvida e polverosa, quando lo squillo acuto del suo cellulare lo ridestò di soprassalto. Lanciò un'imprecazione in siciliano e si allungò per prendere il telefonino, lasciandoselo sfuggire di mano un paio di volte prima di riuscire finalmente a portarselo all'orecchio.
«Pronto?», bofonchiò, con la voce cupa e cavernosa di chi è appena stato strappato al sonno.
«Ciao, tesoro, come va?». La voce squillante di sua moglie Linda gli ferì l'orecchio, facendolo gemere per il disappunto.
«Linda, ma lo sai che ore sono?», chiese seccato mentre si raddrizzava. Accese la luce e poi si rimise seduto, appoggiando la schiena alla seduta del sofà.
«Certo che lo so: sono le dieci di mattina e il sole splende!».
«A Los Angeles, forse. A Tokyo sono le tre di notte, è buio pesto e io stavo dormendo della grossa!», sbottò Danny. Già aveva faticato a prender sonno a causa di Terry, che non aveva fatto altro che frugare nei suoi bagagli alla ricerca di uno dei suoi numerosi berretti di lana, e che lo aveva risvegliato spennellandogli la pelata con un dannato pennello per il trucco di Linda, finito chissà come tra la sua roba. Poi ci si metteva pure lei a scartavetrargli i coglioni, telefonandogli nel bel mezzo della notte... per cosa, poi? «Si può sapere perché mi hai chiamato a quest'ora?».
La voce della donna, dall'altro capo della linea, si fece secca. «Scusami se ti ho rotto le palle, Daniel Peter Seraphine, ma sono due giorni che non ci sentiamo e dovresti come minimo essere contento di ricevere una mia chiamata, per quanto ti abbia svegliato!».
Danny, il cellulare scostato dall'orecchio per non venire assordato dalla moglie, alzò gli occhi al soffitto e trattenne un sospiro. Dall'altra parte della stanza gli giunse la risatina di Terry, soffocata dal bozzolo di coperte in cui si era avvolto prima di stendersi sul pavimento. Ancora una volta, i musi gialli avevano fatto confusione con le prenotazioni delle camere d'albergo, e loro due si erano ritrovati a dormire in una stanza a metà tra il locale caldaia e un ripostiglio.
«Scusami, tesoro. È che sono un po' nervosetto...», replicò il batterista, cercando di mantenere la calma.
A quelle parole anche Linda si placò. «Come mai? Cosa è successo?».
«Anche stavolta i giapponesi hanno fatto casino, e io e Terry siamo rimasti senza camera».
La donna scoppiò a ridere di gusto. Danny fece un'espressione imbronciata a solo beneficio dell'amico, che nel frattempo aveva tirato fuori la testa dal viluppo di coperte e lo fissava col suo enorme sorriso equino.
«Non c'è niente da ridere, sai?», bofonchiò il batterista, per poi ripetere la domanda di poco prima. «Come mai mi hai chiamato?».
Linda placò le risa e rispose. «Stamani ho appuntamento con Greta, vogliamo andare a fare un po' di shopping. Ma quando sono andata in bagno per truccarmi mi sono accorta che il mio pennello per il fard è sparito», spiegò. «Non è che per caso è andato a finire tra le tue cose mentre preparavamo i bagagli?».
«Ancora con quel dannato pennellino?!», esclamò Danny, lasciando basita la moglie e facendo scoppiare Terry in una roboante risata.
«Perché dici “ancora”?».
«Perché due ore fa, giusto quando stavo per addormentarmi per la prima volta, Terry mi ha svegliato proprio con quello!», raccontò il batterista. Stava seriamente iniziando a odiare quell'attrezzo.
«Ti prego, non scendere nei particolari», replicò Linda. «Non voglio sapere nulla dei vostri giochini erotici!».
«Se per te farmi spennellare la pelata con quelle quattro setole sintetiche è erotico...».
«Setole sintetiche un corno! Quel pennello è in setole di scoiattolo, e costa un occhio della testa!», sbottò la donna. «Spero solo che non me lo abbiate rovinato!».
A questo punto Terry, che aveva seguito tutta la conversazione grazie alla voce squillante di Linda che fuoriusciva dal microfono del telefonino, si intromise.
«Tranquilla, Linda! Il tuo pennello sta benissimo, l'ho usato con tutta la mia delicatezza!», gridò col suo vocione da basso.
Danny mise in vivavoce e posò il cellulare a terra. «Ecco, così potete parlare più comodamente», disse con uno sbadiglio.
«Era proprio quello che temevo», sospirò la donna, riferendosi alla frase del chitarrista. «Ma vuoi spiegarmi per quale motivo sei andato a frugare nella borsa di mio marito? Il mio non è un rimprovero, lo so benissimo che voi due siete culo e camicia; ma sono curiosa come una scimmia, lo sai, vero?».
Terry sorrise all'uscita dell'amica, e raccontò per filo e per segno ciò che era successo in quella stessa stanza due ore prima: del suo cappello di lana che si era rovinato e della sua ricerca frenetica tra i vestiti di Danny.
«Così gli ho detto: “Me lo presti, vero? Il mio si è rotto l’altro giorno e fuori fa un freddo cane”». Il chitarrista terminò il suo resoconto con una risata, per poi voltarsi a guardare l'amico con espressione interrogativa. «Me lo presti, giusto?».
Danny alzò di nuovo lo sguardo al soffitto, esasperato. «È la quinta volta che me lo chiedi. Ti ho già risposto di sì!».
Terry si strinse nelle spalle. «Era solo per essere sicuro».
Dopo le ultime raccomandazioni di Linda su come trattare il suo pennellino, la donna chiuse la comunicazione. Danny raccolse il suo cellulare da terra e lo spense.
«Così evito di farmi svegliare un'altra volta», borbottò, per poi ributtarsi sdraiato sul divano.
Terry sghignazzò, spense la luce e si avviluppò di nuovo nelle coperte. «Buonanotte, fratello», disse, prima di chiudere gli occhi.
«Buonanotte», biascicò il batterista, la voce di nuovo impastata dal sonno.

 

 

 

Prompt n° 22 - "Me lo presti? Il mio si è rotto l'altro giorno."
Prompt n° 40 - "È la quinta volta che me lo chiedi."

 

 

Spazio autrice:

Innanzi tutto Buon Anno a tutti!
Ok, non ho saputo resistere. La mia carissima sorella di scrittura (e anche sorella in spirito) Kim WinterNight mi ha fatto un assist pazzesco quando ha scritto, nella sua raccolta “Ventiquattro tasche colme di bizzarrie”, il capitolo n° 18 “Strani ritrovamenti”. E come potevo io non approfittare della situazione e scrivere il seguito ideale della sua piccola flash? Infatti, la frase tra virgolette
Me lo presti, vero? Il mio si è rotto l’altro giorno e fuori fa un freddo cane” è tratta proprio dalla sua flash. Kim, tesoro, questo è il mio regalo per l'Epifania. E questo regalo vale anche per sua sorella Soul, ovviamente, perché lei con questa sua straordinaria challenge mi ha ispirato tantissimo. L'ultimo capitolo che ho pubblicato nel 2020 fa parte della sua challenge, e così il primo che pubblico nel 2021.
Ovviamente, trattandosi di un AU in cui Terry è ancora vivo, la location e la data del concerto è totalmente inventata da me. Ho scelto il Giappone perché nel corso degli anni i Chicago hanno fatto tantissimi concerti nel paese del Sol Levante, e sono parecchio famosi, laggiù. Ho scritto che non è la prima volta che i giapponesi fanno confusione nel prenotare i loro alberghi perché avevo già raccontato di una situazione simile in un'altra one-shot, facente parte della raccolta “10 assi per una challenge” e intitolata “Un letto per tre”. Anche in quel caso c'era stato un errore con le prenotazioni delle camere.
Altre piccole precisazioni:
- Il fuso orario tra Los Angeles e Tokyo corrisponde appunto a 17 ore di differenza, quindi quando a Los Angeles sono le dieci di mattina, in Giappone sono le tre di notte del giorno dopo.
- Nel 2009 esistevano già i primi smartphone, soprattutto negli Stati Uniti.
- Daniel Peter Seraphine è il nome completo del batterista.
- Le setole più pregiate per i pennelli da trucco sono appunto quelle in pelo di scoiattolo. Io non sono un'esperta così mi sono documentata su internet. È sottinteso che disapprovo l'uso della pelliccia animale, visto che ci sono le setole sintetiche.
Spero di aver strappato un sorriso.

  
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