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Autore: Natsumi92    05/01/2021    2 recensioni
Dean Winchester adorava partecipare alle feste; un po' meno doverle organizzare.
E la cosa più assurda era che il destino beffardo aveva deciso, non solo di appioppargli la croce dell’organizzazione della festa di Natale, ma anche di affiancarlo al collega che detestava di più in assoluto là dentro.
DESTIEL AU
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Charlie Bradbury, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 6

 

Castiel non crede di aver mai visto un ragazzo così esteticamente piacevole come Dean Winchester. All’età di ventidue anni ha fatto il suo primissimo ingresso in ufficio con una giacca di pelle, una t-shirt nera, un paio di jeans che hanno visto giorni migliori ed un cipiglio marcato ad increspargli il bel viso. Mentre John lo presentava agli altri come il suo nuovo assistente, Castiel l’analizzava letteralmente in ogni dettaglio: i capelli biondi sparati verso l’alto, in maniera disordinata, come se il vento ci avesse messo le mani sopra. Le labbra piene, leggermente strette in una linea dura, e circondate da un accenno di barba tipico della sua età. Non stava guardando in nessuna direzione, come se fosse imbarazzato -- anche se cercava in tutti i modi di non darlo a vedere, con la sua postura dritta e il petto in fuori -- ma Castiel è riuscito comunque a scorgere, da quella distanza, gli occhi chiari tipici della famiglia Campbell. 

«Prendetevi cura di lui,» ha detto John, alla fine delle presentazioni, e Castiel ha visto come il ragazzo ha deglutito e annuito, come se quell’ordine fosse stato elargito direttamente a lui.

Nei sette anni in cui Dean è stato semplicemente il cagnolino di suo padre, il giovane Novak non ha avuto modo di avvicinarsi a lui per fare conversazione. Gabriel, invece, ci è riuscito spesso (come richiede il suo ruolo), compilando al posto suo il profilo valutativo che, ogni anno, i due responsabili delle Risorse Umane devono stilare sui dipendenti. Castiel lo ha letto, di nascosto, ogni anno: gli aggettivi “scontroso”, “impudente”, “poco collaborativo” si ripetono in ogni valutazione riguardante il rapporto con gli altri colleghi, dipingendo Dean come il solito figlio di papà fortunato.
La parte della valutazione riguardante il rapporto con i suoi diretti superiori - incluso suo padre - però, è completamente opposta. Castiel ha, quindi, compreso che il caratteraccio del giovane Winchester sia solo una maschera indossata quando il padre non è presente. Ha capito anche che lui e Dean non sarebbero mai potuti andare d’accordo ed è silenziosamente grato che John non gli abbia conferito un ruolo diverso da quello di suo personale assistente.

O, almeno, ne è stato grato finché John e Mary non sono andati in pensione, lasciando i loro posti ai due figli. Dean Winchester, l’arrogante e presuntuoso ragazzino che si trova lì solo perché la sua dinastia lo richiedeva, sarebbe diventato il Direttore Generale della sede di New York.

Con un sospiro profondo e la decisione di voler, comunque, provare ad avere buoni rapporti col suo capo, Castiel ha provato a fare le sue congratulazioni al nuovo direttore, il giorno della festa di pensionamento di John. Ma proprio quando si è avvicinato a Dean, intento a conversare con Sam nei pressi del tavolo delle tartine, Castiel ha sentito che il maggiore dei Winchester era tutt’altro che felice di quella promozione, letteralmente, cadutagli dal cielo.

Che arrogante moccioso viziato, ha pensato, prima di dirgli esplicitamente che avrebbe dovuto mostrare più rispetto per i suoi genitori e per la compagnia.

Si è rassegnato, così, a sopportare le frasi taglienti e le battutacce che Dean ha iniziato a rivolgergli, soddisfatto comunque del fatto che il lavoro viene portato a termine senza troppi problemi e che le vendite non hanno subito nessun calo drastico, dopo il passaggio di testimone.

Eppure qualcosa è cambiato, dentro di lui, quando ha iniziato a passare più tempo solo con Dean per preparare la festa di Natale della Campbell&Co.

Dean sa essere divertente, sa sorridere ed essere collaborativo, sa ascoltare ed accettare le sue idee -- seppur con qualche finta lamentela e qualche espressione schifata di troppo, ma almeno ci sta provando. Castiel ne è davvero grato. Perciò è stato semplice, nel mese di Dicembre, arrivare alla conclusione che Dean Winchester è bellissimo, sia fuori che dentro. Gli piace passare del tempo con lui e gli piace anche che abbia iniziato a chiamarlo Cas

Poi Dean l’ha provocato, dando voce a quello che nella mente di Castiel era stato solo un piccolo pensiero insignificante: Castiel è attratto da lui, sia fisicamente che mentalmente. E la situazione avrebbe potuto prendere una piega decisamente interessante, se Dean non l’avesse fatto solo con l’intento di metterlo a disagio. Di prenderlo in giro.

Nei giorni successivi ha provato a parlargli, di quella conversazione, a cercare una motivazione intrinseca dietro a quell’atteggiamento da sbruffone, vedendosi, tuttavia, continuamente rifiutato e respinto.

Fino al momento in cui si sono ritrovati avvinghiati e stretti, nel bagno del The Surrey, la sera della Vigilia di Natale, facendo sì che Castiel classificasse quel giorno come il più bello della sua vita.

Proprio come tutti i momenti belli della vita, però, la durata è stata estremamente breve, quasi fugace. Dean è di nuovo scappato via, senza avere alcuna intenzione di parlarne; ma Castiel, questa volta, non si sarebbe messo da parte, così lo ha seguito fuori e ha sentito tutto ciò che Dean realmente pensa di lui e della loro strana amicizia.

Ha sempre pensato che l’espressione “cuore spezzato” fosse un qualcosa di figurativo, di poetico, che non potesse avere in alcun modo sintomi fisici: eppure, sentendo quelle parole, Castiel ha provato dolore al petto, un nodo in gola e una fortissima sensazione negativa a cui non riesce a dare alcun nome.

Se solo Dean capisse quanto bellissimo, coraggioso e straordinario sia, per aver comunque scelto una strada che non gli piace realmente, per averlo fatto per non deludere i suoi genitori, per trovare ogni giorno la forza di alzarsi e andare al lavoro e per essere riuscito, nonostante tutto, a tenere alto il nome della Campbell&Co. In un anno di comando, Dean ha fatto ciò che John aveva fatto in cinque anni. Castiel lo sa benissimo, lavora lì da più tempo, conosce tutto ciò che John ha dovuto affrontare per essere visto di buon occhio dai Campbell e lo sa proprio grazie ai racconti di Jimmy Novak, suo padre.

«Spiegati meglio,» il tono incalzante di Dean impedisce alle sue gambe di fare un altro passo. Vorrebbe rientrare alla festa e provare a dimenticare tutto, magari assaggiando quel vino che ha l’aria di essere davvero squisito.

Ruota il busto verso Dean, ancora in piedi dietro di lui, con i pugni stretti lungo i fianchi: «Ero grato che ci fossimo avvicinati, io e te. Mi è piaciuto passare del tempo in tua compagnia, però adesso rispetterò il tuo desiderio iniziale: finita la festa ognuno proseguirà per la propria strada e torneremo ad essere dei semplici colleghi.»

Castiel legge consapevolezza nello sguardo turbato di Dean, un chiaro segnale che indica che il biondo ricorda perfettamente quando lui stesso ha pronunciato quelle parole. Sembrerebbe anche un po’ deluso, ma Castiel non vuole illudersi, perciò scaccia via quel piccolo barlume di speranza.

«Torno dentro,» annuncia il moro, alla fine, non aspettandosi nessun altra risposta.

 

§

 

Tavolo 3 - ore 11:57 pm

Il giovane stagista della Campbell&Co si sta per gustare le tre diverse crostate che sono state portate a tavola, sperando che siano tanto buone quanto belle, quando la piccola Gertie Fitzgerald -- la figlia del suo collega Garth --  richiama la sua attenzione, posando una mano sul suo braccio.

«Jack! Lo sai che la mamma aspetta due gemelli?»

La bambina, con due lunghe codine bionde ad incorniciarle il viso, ha avuto modo di trovare quella noiosa festa molto più divertente non appena ha iniziato a parlare con Jack. E a pochi minuti dalla mezzanotte, che gli piaccia o no, si è ritrovato a farle da babysitter mentre i genitori stanno ballando un lento in mezzo alla pista.

Lui le sorride, posando la forchetta e rimandando l’assaggio a più tardi. «E questo come ti fa sentire?»

Gertie ci pensa un po’ su, portandosi l’indice sul mento. Poi, annuisce come se fosse arrivata alla giusta conclusione: «Non vedo l’ora di conoscerli! Anche se so che la mamma sarà molto stanca e passerà poco tempo con me. Papà ha detto che è un piccolo sacrificio che devo fare. Jack, cos’è un sacrificio?»

«Oh, una volta ho letto un libro sui sacrifici pagani! Lo sai che in molte culture, in passato, venivano offerti agli dèi degli animali come atto propiziatorio?» spiega, ma l’espressione della bambina si fa ancora più confusa. «Però, sono sicuro che tuo padre non intendesse sacrificare il vostro cane, o qualcosa del genere...»

Balthazar, che era stato tutto il tempo in silenzio accanto a Jack a godersi la scena, decide di intervenire: «Kline, farò finta di non averti sentito dire ad una bambina di sette anni che il suo cane verrà sacrificato perché arriveranno due gemelli in famiglia.» 

«Non è quello che ho detto, però!»

«Ah, accidenti, Garth non sarà contento. Dovrei dire a Dean di licenziarti per aver soggiogato la sua piccolina,» dice, portandosi il calice di champagne alle labbra e sistemandosi delle pieghe invisibili sulla sua gonna nera.

Il cambio repentino di colore del volto di Jack è quasi comico. Il ragazzo scatta in piedi e corre verso il tavolo numero 1, cercando il suo capo. Tuttavia, le uniche persone presenti al tavolo, al momento, sono Gabriel e Kalì -- impegnati in un lungo bacio appassionato --  e Castiel, che sta fissando il bicchiere di vino rosso che ha tra le mani come se stesse per rivelargli i segreti del mondo. Sceglie, comunque, di sedersi accanto a lui.

«Ehi, Cas. Hai visto Dean? Vorrei parlargli prima che lo faccia Balthazar...» I due, istintivamente, si voltano a guardare il biondo mezzo francese seduto al tavolo numero 3 che, di rimando, manda loro un bacio volante. «...è questione di vita o di morte.»

Castiel ha l’espressione assente, ma decide comunque di rispondergli. «Credo sia rimasto fuori. O, almeno, è lì che l’ho lasciato mezz’ora fa,» mormora, monocorde. «Comunque, non dovresti ascoltare Balthazar. Il più delle volte tende ad enfatizzare le cose per il semplice gusto di farlo. Oppure per mettere sottosopra l’ufficio. Qualsiasi cosa ti abbia detto, non la farà sul serio.»

Sollevato, Jack tira un grosso respiro e, solo allora, si rende conto che le occhiaie di Castiel sembrano più marcate del solito. «Va tutto bene, Cas?»

«Potrebbe andare meglio. Ti stai divertendo? Mi dispiace se ultimamente non ti sto aiutando molto con la tua formazione, ma sono state due settimane pienissime per via di questa festa. Anche se sei davvero un ragazzo capace, e non avrai difficoltà a prendere il posto di Bobby.»

«Grazie mille!» il ragazzo sorride, sinceramente colpito dalle parole del responsabile delle Risorse Umane. «E comunque, la festa è riuscita. Guarda come si stanno divertendo tutti!»

La ragazza che era arrivata insieme a Dean, con cui Jack aveva stretto amicizia sulla pista da ballo, si avvicina al loro tavolo, con l’espressione furiosa e le décolleté nere in mano.

«Quello stronzo mi ha lasciata a piedi!» sbraita, le guance arrossate e i capelli fuori posto.

«Chi? Dean?» chiede Castiel, riprendendosi improvvisamente dal torpore.

«Già! Sam mi ha detto che ha chiamato un taxi, lasciando qui la sua auto. Come diavolo tornerò a casa sua?! Sono troppo ubriaca per prendere la metro o il taxi e, in più, non conosco un accidenti di New York!»

Cas scatta in piedi, avvicinandosi alla ragazza: «Ti accompagnerò io. So dove abita Dean, è a circa venti minuti di strada da qui,» poi si volta verso Gabriel, ancora avvinghiato alla sua ragazza, «Gabe, prendo la macchina. Domattina passo a prendervi: sono più che sicuro che hai prenotato una camera qui.»

Gabriel smette di baciare Kalì e solleva un pollice nella sua direzione, in un cenno di assenso.

«Scusami, Jack, continueremo la conversazione un’altra volta.»

Così, senza ulteriori indugi, Jack guarda Castiel andare via con Jo, ad una velocità sovrumana.

 

§

 

«Wow! E io che prendo sempre in giro Dean per la sua Impala del ‘67!» dice Jo, mentre i due si infilano in fretta sui sedili del Ford Pick-up di proprietà dei Novak.

Castiel avvia il motore, corrucciato: «Non me ne intendo molto di auto, ma questa mi sembrava la più funzionale e il tizio che me l’ha venduta mi ha fatto anche un buon prezzo.»

«Certo, Castiel, ma non è un’auto da guidare in una metropoli, te ne rendi conto?»

«Lo ripete sempre anche Gabriel e io rispondo che l’importante è che riesca a portarci al lavoro ogni mattina.»

Il moro accende la radio, giusto per riempire un po’ l’abitacolo ed evitare lunghi silenzi imbarazzanti. La decisione di accompagnare l’amica di Dean a casa sua è stata tanto improvvisa quanto inaspettata, perfino per lui; non sa se sia stata una scelta dettata dall’altruismo o da un bisogno quasi fisiologico di rivedere Dean, ma non ci dà comunque molto peso. Oltretutto, è davvero curioso di conoscere i retroscena del rapporto tra i due amici d’infanzia, anche se capisce che una domanda diretta in questo momento sarebbe decisamente fuori luogo.

«E quindi tu sei il famoso Castiel Novak,» senza che lui dica niente, ci pensa Jo a tirare fuori l’argomento.

«Famoso?»

«Beh, Dean non ha fatto altro che lamentarsi di te nell’ultimo mese. Ci sentiamo molto più spesso, ultimamente, perciò mi racconta quasi tutto ciò che gli capita nella vita,» sbadiglia, portandosi una mano alla bocca. «Mi diceva che odiava rimanere oltre l’orario di lavoro con te e che avrebbe preferito infilarsi una cannuccia su per il naso, piuttosto.»

«Alquanto pittoresco,» commenta lui, contrito.

«Credo che tu gli piaccia.»

Jo si contraddice da sola e Castiel dà mentalmente la colpa al troppo alcol. Sbuffa una risata: «Sono piuttosto sicuro di essere l’ultima persona sulla sua lista di gradimento.»

«Dean non è mai riuscito a legarsi sentimentalmente a qualcuno, sai? La colpa, ovviamente, è di quello stronzo di John,» la ragazza ha gli occhi chiusi adesso e si è sistemata comoda sul sedile, come se volesse provare a scivolare nel sonno.

«Perdonami, ma faccio fatica a pensare a Dean come qualcuno con difficoltà relazionali.»

«Oh, fidati di me. Ogni volta che sta per innamorarsi, scappa. Letteralmente,» Castiel ascolta con attenzione e, forse, inizia a capire dove Jo voglia andare a parare. «C’è stata Lisa, qualche anno fa. L’ha lasciata perché lei voleva andare a convivere. Poi c’è stato Benny, un ragazzo simpaticissimo e dal cuore d’oro. Io lo adoravo, Sam un po’ meno: diceva che avrebbe portato Dean sulla cattiva strada. Ma, con lui, Dean riusciva ad essere se stesso.»

«Cos’è successo, poi?» le chiede, mentre le note di una canzone piuttosto famosa -- ma di cui lui ignora il titolo -- si fanno spazio tra loro.

«Benny è tornato a New Orleans e Dean non ha potuto seguirlo-- Oh, ma io adoro questa canzone! I still miss you babe and I don’t wanna miss a thing!» 

Il racconto, chiaramente, si interrompe quando Jo inizia a sbracciarsi e a cantare le parole della canzone, lasciando Castiel da solo con mille pensieri.

Quando accostano di fronte al complesso di appartamenti dove abita Dean, Jo non è più sul punto di addormentarsi, ma sembra essere molto su di giri, dopo aver cantato a squarciagola un paio di canzoni che era riuscita a riconoscere.

«Sappi che farò il tifo per voi,» conclude Jo, sganciando una bomba che esplode direttamente nel petto di Castiel.

 

§

 

Quando Dean si slaccia l’orribile papillon nero che è stato costretto ad indossare per tutta la sera, lo lancia con forza in un punto imprecisato della sua stanza e fissa il suo riflesso allo specchio dell’armadio. 

È quasi l’una del mattino, è stanco morto, la sbronza sembra essere sul punto di passare per, lentamente, lasciare spazio ad un opprimente mal di testa.

«Buon Natale a me.»

Sente bussare continuamente da un angolino della sua memoria, come se avesse dimenticato qualcosa, anche se è piuttosto sicuro di aver preso tutto tranne la sua amata Impala, che recupererà da sobrio il mattino successivo.

Per il mal di testa decide di utilizzare un metodo che ha sempre funzionato, contrariamente a quanto pensa Sam: aspirina e birra ghiacciata. Butta giù la pillola e, subito dopo, un sorso di liquido ambrato che è un toccasana per la sua gola secca. 

Il suono del campanello della porta d’ingresso sembra ridestarlo parzialmente dall’idilliaco momento: raggiunge la maniglia e la abbassa, aprendo la porta.

Cas, nel suo orrendo impermeabile, qualche fiocco di neve tra i folti capelli scuri e la sua maledetta faccia, è davanti a lui, in silenzio. Dean prova ancora quella strana cosa alla pancia e il cuore fa quel salto all’indietro che proprio non sopporta e non capisce perché diavolo si trovi a casa sua la notte di Natale e, forse, Dean sta per fare la cosa più stupida che abbia mai fatto in trent’anni della sua vita. E di cose stupide, stasera, se sta facendo anche troppe.

«Devo dirti una cosa, Cas--» inizia, finché una nanetta bionda non si affianca al suo collega, con un’espressione talmente incazzata da far paura e, per un attimo, Dean ricorda tutti gli scappellotti che Ellen Harvelle gli tirava quando si comportava male alla Roadhouse.

«Maledetto stronzo figlio di buona donna!»

Ecco, aveva dimenticato Jo, alla festa.

Il suo cervello martoriato non riesce a registrare l’ottanta percento delle imprecazioni e degli insulti che Jo gli sta lanciando davanti alla porta, a malapena riesce a percepire il dolore del pugno che gli tira al braccio. Perché Dean sta fissando Castiel, che a sua volta lo sta fissando e, cazzo, perché fanno sempre questa cosa del fissarsi in silenzio per un periodo imprecisato di tempo, Dean proprio non lo capisce.

Comunque, Jo ha smesso di parlare ed è entrata in casa, fiondandosi letteralmente nella stanza degli ospiti e sbattendo con forza la porta.

Il silenzio cala di nuovo, per la gioia di Dean e finalmente può dire a Castiel ciò che voleva dirgli prima--

«Volevo solo augurarti buon Natale,» dice invece Cas, andando via.

E Dean sente dentro di sé -- per l’ennesima volta in vita sua -- di essersi lasciato sfuggire per sempre qualcosa di davvero, davvero, molto speciale.





 


Nota dell'autrice: Vi prego, non odiatemi. Lo so che sto rimandando e rimandando l'inevitabile, ma è importantissimo per me esplorare la psicologia di Dean e Castiel, prima di farli crescere e maturare. Ma, vi prometto, che a breve avrete ciò che tanto agognate :D Comunque questo capitolo l'ho scritto con una facilità inaudita: forse è perché amo Castiel con tutta me stessa o, forse, perché è effettivamente un personaggio dieci volte meno problematico di Dean. In ogni caso, spero che sia all'altezza delle vostre aspettative lol
Piccolo spam prima di salutarci: la mia cara beta Julss è tornata a scrivere (APPLAUSI) e ha appena pubblicato un prologo ad una futura long Destiel AU. Dateci un'occhiata <3
Un bacio, alla prossima!

 

   
 
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