Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Stardust Revolution    05/01/2021    1 recensioni
Hiroshi e Mitsuru sono conosciuti per essere il fortissimo duo in campo della scuola media Hirado, l'uno famoso per la sua potenza, l'altro famoso per la sua agilità. Ma come si sono conosciuti questi due ragazzi così diversi, la cui poi improbabile amicizia è culminata sul campo da calcio?
(Nota. Kato e i suoi compagni sono personaggi originali)
Genere: Azione, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiroshi Jito/Clifford Yuma, Mitsuru Sano/Sandy Winter, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fu qualche giorno dopo. Mitsuru sbadigliava mentre tornava a casa. Teneva la cartella con una sola mano, poggiata sulla spalla e fischiettava. Un pallone da calcio gli volò davanti agli occhi all’improvviso.
«Scusi! E’ nostro!» gridarono dei bambini che stavano giocando lì vicino, tra l’erba del parco.
Mitsuru sorrise, rincorse la palla e iniziò a palleggiare e camminare verso i bambini che iniziarono ad acclamarlo e a battergli le mani.
«Vuoi giocare con noi?» gli propose uno di loro.
Così Mitsuru poggiò la cartella di scuola a terra e iniziò a calciare il pallone assieme ai sette bambini che ridevano e scherzavano. La palla volò via di nuovo, ma stavolta chi la fermò e la raccolse fu Kato.
Mitsuru si freddò quando lo vide, per poi sbuffare. Avanzò verso il ragazzo e allungò una mano.
«Dammela. E’ di questi bambini e ci stavamo giocando.» disse serio e senza alcun timore. Da sotto la frangia i suoi occhi brillarono.
Kato rise.
«Gliela ridarò solo se tu verrai con me.» disse.
«Dove?» fece Mitsuru.
«Non ti è dato saperlo. Devi solo seguirmi. Allora?».
Mitsuru guardò i bambini dietro di lui che lo fissavano con sguardi preoccupati e ansiosi. Annuì. Kato lanciò la palla ai bambini, uno di loro la prese al volo e guardò Mitsuru andare via.
Il sole iniziò a calare lentamente e le ombre delle cose si allungavano. Mitsuru guardava la sua ombra e quella di Kato farsi lunghe davanti a lui e proiettarsi sull’asfalto. Kato non disse più una parola, ma rideva soltanto. Ad un tratto Mitsuru provò a scappare, ma da un vicolo apparvero i due amici di Kato e di nuovo lo presero per le braccia.
«Lasciatemi! Che cosa diavolo volete da me, si può sapere?!» gridò e scalciò.
I suoi calci andarono dritti a segno e riuscì a liberarsi. Si era stancato di quei tre e così iniziò a correre come lui sapeva fare.
«Fermati, stronzetto!» gridò Kato.
«Prendetemi se siete capaci!» li derise Mitsuru facendogli la linguaccia.
Il ragazzo corse fino ad uscire dai vicoli e dalle strette strade e uscì sulla strada principale. Kato e i suoi compagni accelerarono cercando di acciuffarlo, ma ora che poteva correre liberamente Mitsuru sembrava come il vento, impossibile da acciuffare.
«Bastardo!» Kato prese una pietra dal ciglio della strada e la scagliò contro Mitsuru.
Per evitarla Mitsuru deviò verso un ponte che attraversava il fiume Nakashima e proseguì la sua fuga come se fosse la cosa più normale del mondo saltando sul muretto del ponte, sotto di lui il fiume che scorreva lentamente, ma lui correva come il vento.
«Non mi prenderete mai!» gridò il ragazzo.
Kato restò per un secondo stupefatto: come diamine faceva quel ragazzino ad avere quell’agilità e quell’equilibrio? Cieco dalla rabbia perché il suo piano era andato in fumo e perché Mitsuru era veloce, iniziò a scagliargli altre pietre assieme a brutte parole.
Mitsuru sentì le pietre lanciate come proiettili dietro di lui fischiargli accanto alla testa e, nel cercare di evitarle, scivolò con un piede. Cadde giù, nel fiume, con un tonfo.
Kato lanciò un grido di gioia, ma gli altri due si fermarono indietro, guardando quello che era appena successo con orrore. Ignorandoli, Kato oltrepassò il ponte per dirigersi verso il fiume, ma chi trovò appena sotto il ponte lo sconvolse.
 Si sentì afferrare per il collo da una mano più grande della sua faccia.
«Allora mettiamola in questo modo: non azzardarti più a rompere le scatole a Mitsuru Sano o la prossima volta le pietre che hai tirato sai dove finiranno?».
Con queste parole lo pestò con un pugno solo che bastò a lasciarlo sanguinante per terra, mentre i suoi due amici guardavano la scena da sopra ponte, facendosela sotto.
Hiroshi lasciò perdere quello che era rimasto di Kato e corse verso la riva del fiume. Arrivò giusto in tempo per tendere una mano a Mitsuru che era riuscito a raggiungere la riva.
«Stai bene?!» gli domandò, accigliato.
Mitsuru afferrò la sua mano e si lasciò trascinare fuori dall’acqua.
«Questi non sono teppisti … sono potenziali assassini! L’acqua è davvero bassa, ci ho quasi rimesso la testa!» esclamò Mitsuru tossendo, portandosi una mano sul petto.
I suoi capelli erano ora sgonfi e completamente appiattiti sulla sua testa. Si scostò dalla fronte l’onnipresente frangia, strofinandosi via l’acqua dagli occhi, riprendendo fiato, seduto sull’erba verde.
«Che è successo stavolta? Perché ti riconcorrevano?» gli domandò Hiroshi.
«E che è successo, niente! Come le altre volte! Stavo giocando a calcio con dei bambini, la palla è finita in mano di Kato e mi ha minacciato dicendo che non l’avrebbe ridata ai bambini se non l’avessi seguito. Poi sono spuntati fuori i suoi due amici e hanno provato a picchiarmi di nuovo, ma sono scappato via e si sono arrabbiati. E hanno iniziato a fare il tiro a segno!» disse tutto d’ un fiato, tossendo di nuovo, arrabbiato.
«Correvi sul muretto del ponte, come diamine hai fatto? Ti ho visto, passavo per caso e ti ho visto scappare via lungo la strada fino a qui.» gli domandò Hiroshi alzando il capo e guardando il ponte.
Mitsuru ridacchiò.
«E’ facile. Ma quello stronzo mi ha distratto e sono scivolato!» disse mordendosi un labbro.
«Facile? Non ci riuscirei mai! Sei proprio veloce e agile tu!» disse Hiroshi incrociando le braccia, pensieroso.
Mitsuru rise di nuovo, ma la sua risata fu fermata da una manciata di starnuti.
«Sei bagnato fradicio, meglio che vai a casa.» gli disse Hiroshi mentre l’altro si alzava in piedi, barcollando.
«La mia cartella… devo averla lasciata al parco!» disse Mitsuru rendendosi conto solo allora di non averla più con sé.
«Vado io a prendertela, tu non muoverti.» disse promettendo di fare in un attimo.
Passò accanto a Kato, i suoi due compagni erano scesi per sollevarlo e portarlo via.
«Provate ancora a torcergli un capello e vi butterò tutti e tre nel fiume…da cadaveri!» aggiunse guardandoli malissimo.
Mitsuru salutò buffamente con una mano Kato e gli altri due, con un sorriso stampato sulla bocca e i tre nemmeno lo guardarono. Pensò che forse, finalmente, se li era definitivamente tolto di torno.
 Risalì sulla strada, aspettando Hiroshi che arrivò dopo qualche minuto correndo con in mano la sua cartella. Mentre correva sembrava un camion. Era ovvio che tutti avessero paura di quell’armadio, i suoi colpi erano potenti come quelli di un carro armato pensò Mitsuru ridendo.
«Grazie!» gli disse riprendendo la sua cartella «Almeno i miei libri non si sono bagnati!» aggiunse contento e starnutendo ancora.
«Devi proprio cambiarti e asciugarti, casa tua è lontana?» gli chiese Hiroshi.
«Non molto. Ci arrivo con una corsa.» disse Mitsuru.
« Se vai veloce come prima ci arriverai in un attimo.» gli disse Hiroshi.
«Anche tu sei veloce! Facciamo una gara?» propose Mitsuru.
«Eh? Vuoi fare a gara a chi arriva prima a casa tua?» fece Hiroshi, aggrottando le sopracciglia, sorpreso.
«Si, dai! Anche tu sei veloce, ma sono sicuro che non riesci a starmi dietro, grosso come sei!»esclamò Mitsuru cominciando a saltellare come per scaldare i muscoli.
Hiroshi guardò quello strano ragazzo, completamente bagnato e che aveva appena rischiato l’osso del collo, pieno di energia come se non fosse successo niente. Pensò che fosse davvero davvero divertente e per lui, che era un tipo che si annoiava facilmente, quella era una novità. Così acconsentì e assieme cominciarono questa folle gara di corsa. Durante il tragitto parlarono un po’ e scoprirono che ad entrambi interessava il calcio.
Il giorno dopo Hiroshi aspettò Mitsuru fuori il cancello della scuola, ma quello non arrivò nemmeno quando suonò la campanella. E nemmeno il giorno dopo.
Annoiato e senza niente di buono da fare (aveva già fatto tre risse solo quella mattinata), nel pomeriggio si avviò verso casa di Mitsuru, col pallone tra i piedi. Arrivò davanti al cancello che era aperto, entrò e si fermò davanti alla porta. Storse il naso, si grattò la nuca e fece qualche passo indietro, ispezionando le finestre. Quella dove si trovava certamente la camera di Mitsuru era aperta. Ghignò, fece qualche palleggio con il pallone e infine lo insaccò con forza direttamente nella finestra.
Si sentì un gridò improvviso arrivare dalla stanza. Hiroshi si piegò dal ridere quando dalla finestra spuntò la testa arruffata di Mitsuru.
«Sei tu! Che ci fai sotto la mia finestra, sei impazzito o vuoi distruggermi la stanza?» gli gridò agitando un pugno in aria.
«Che ci fai tappato in casa? Sono due giorni che non vieni a scuola, esci da lì!» gli disse Hiroshi, afferrando il pallone che il ragazzo gli tirò indietro.
«Non posso, ho preso il raffreddore.» disse Mitsuru tirando su col naso.
«Oh. Aahaha! Solo gli scemi prendono il raffreddore!» rise Hiroshi.
«O solo quelli che cadono nel fiume.» disse Mitsuru facendo per chiudere la finestra.
«Dai, aspetta! Domani verrai a scuola? Oggi ti sei perso Kato: mi ha visto da lontano e ha cambiato strada ancora prima di arrivare al cancello della scuola ahahahha! Credo che oramai non ti guarderà più nemmeno con la coda dell’occhio!».
Il ragazzone rise di cuore e la sua risata rumorosa riecheggiò per tutto il quartiere. Mitsuru ridacchiò con lui, poggiò il gomito sul davanzale della finestra e la mano sul mento.
«Meglio così. Mi sei stato proprio utile, è comodo avere un bestione come te vicino!» disse.
«Ehi, attento a come parli, sei così magrolino che potrei usarti come stuzzicadenti!» gli disse Hiroshi indicandolo.
«Non ho paura di te!» gli disse Mitsuru.
Hiroshi si grattò il naso con un dito, emettendo un verso strano.
«Sbrigati a guarire, allora. Dobbiamo giocare a calcio assieme, come abbiamo detto l’altro giorno!».
Mitsuru sorrise e annuì con forza col capo.
 
Passò il tempo. Entrambi avevano guardato dagli spalti le ultime partite della Nankatsu con grande attenzione. Un giorno Mitsuru era andato da Hiroshi, annoiato come non mai dalle solite risse, e gli aveva mostrato il volto di Tsubasa Ozora, il calciatore più forte e seguito in quel momento. Da allora i due con la loro squadra avevano settato il loro incredibile obbiettivo e avrebbero battuto Tsubasa e la sua squadra con la loro intesa in campo e la loro tenacia e adesso erano lì, nel campo, faccia a faccia.
Tsubasa li guardava con il suo sorriso di fiducia stampato sul viso.
Loro due ricambiarono lo sguardo di sfida.
Il resto è storia.

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Stardust Revolution