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Autore: Rosmary    06/01/2021    3 recensioni
Raccolta disomogenea su diversi coppie e personaggi. Alcuni racconti sono missing moments di Paradiso perduto.
1. Incastrati nella testa (Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy)
2. Quando il buongiorno non si vede dal mattino (Scorpius Malfoy/Gwendolen Goldstein)
3. Scorci (Molly Weasley junior/Atlas Nott)
4. Sono tutti i colori (Luna Lovegood, Rolf Scamander, Lorcan e Lysander, Ron Weasley, Rose)
5. Emozioni (Albus/Moira, Albus/Teti, Albus/Scorpius)
6. Se non è per sempre (Moira Meadowes/Atlas Nott)
7. Di impiccioni, offese e chiacchiere (James Sirius, Rose, Un po’ tutti)
8. Legati (James Sirius, Rose, Un po’ tutti tra genitori, zii e cugini)
9. Un sabato tutto Grifondoro (James Sirius, Rose)
10. Il più bello del reame (più o meno) (Un po’ tutti)
11. Un modello per Louis (Louis, James Sirius, Fleur e Bill, Percy)
12. Tasselli (Un po’ tutti)
13. A lezione di Babbanologia (Albus, Scorpius)
14. Ritornare – e restare (Louis/Isabelle)
15. Promesso (Lysander, Gwenda)
16. Vita da Capitano (Louis, Amanda)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Molly Weasley, Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Vari personaggi | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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A Mari
 
 
Quando il buongiorno non si vede dal mattino
 
Maggio 2025
 
Seamus Finnigan è un idiota – e non un idiota qualsiasi, ma uno di quelli colossali e irreparabilmente messi a capo di qualcosa.
Scorpius non ha nessun dubbio in proposito, perché se così non fosse non avrebbe incaricato lui, un tirocinante, di procurarsi quella maledetta intervista. E dire che tecnicamente non spetterebbe neanche al Direttore editoriale – quello che disgraziatamente è Finnigan – affidare incarichi ai tirocinanti, a quello ci pensa Mirabella Trifling, che pur avendo il brutto vizio di rifilare agli ultimi arrivati gli orari più scomodi e le mansioni più insulse non ha mai preteso l’impossibile.
Sono giorni che non fa altro che sbuffare e masticare improperi, con la conseguenza che Albus lo ha ribattezzato teiera e Basile seguita a ridere impudente delle sue disgrazie – e grazie tante vorrebbe dirgli Scorpius, è facile ridere quando si passa da tirocinante ad articolista in meno di tre mesi, solo perché si è talmente spudorati da scovare notizie anche dove non ci sono.
Non riuscirà mai a intervistarla.
Quella ragazza è inarrivabile: non ha un ufficio stampa – e a cosa le servirebbe averlo, dopotutto –, non è ospite di alcuna locanda nota ai maghi britannici, non accetta gufi sconosciuti, non ha mai rilasciato interviste, nessuno l’ha mai vista mettere piede a Diagon Alley… È come se non esistesse. Tutto ciò che sanno, che sa, è che è arrivata in Inghilterra per chissà quale motivo e che Finnigan pretende che lui la scovi e intervisti.
“Ma perché io!”
“Perché sei un inutile tirocinante.”
Scorpius, che ha creduto di essere solo in archivio, si limita a sbuffare plateale e a far cenno a Basile di lasciarlo perdere.
“Sul serio,” incalza però l’amico. “L’ha detto Mirabella, pare che ai piani alti sappiano che a questa tipa i giornalisti non piacciono, così hanno incaricato un tirocinante per non far perdere tempo a chi segue roba più concreta,” snocciola. “Se però ci riesci, è tutto guadagnato.”
“Fantastico, ora sì che esulto.”
“Invece dovresti,” ghigna Basile. “Perché se ci riesci ti promuovono di sicuro.”
“Peccato che non abbia la più pallida idea di come contattarla.”
“Ma io sì.”
“Stai scherzando.”
Basile si apre in un sorriso sornione e, sbirciato in giro per assicurarsi che siano soli, bisbiglia tutto ciò che sa, inducendo Scorpius a oscillare tra eccitazione e avvilimento – da è la mia occasione a sarebbe stato meglio uno scherzo il passo è brevissimo.
Ciò nonostante, e spronato dall’amico, mette da parte le remore e segue il consiglio di far fruttare al più presto le informazioni reperite grazie ad amici di amici e voci impiccione di corridoio.
Così, uscito dall’edificio che ospita la redazione, si incammina controvoglia verso il Ministero, e in particolare verso il ritrovo che ospita gli impiegati in pausa pranzo.
Più macina passi, più non può fare a meno di trovare tragicomica la propria situazione: dopo averli cordialmente detestati per l’intero periodo scolastico, dovrà chiedere un favore a entrambi, assurdo, spera solo che non ci sia il gruppo al completo, sarebbe ancora più umiliante.
Con suo rammarico, arriva sin troppo presto nei pressi di quei tavolini tondi, circostanza che lo induce a ingoiare l’ennesimo sbuffo mentre rallenta sino a fermarsi – e non ha bisogno di osservare chissà quanto, individua subito la sagoma dell’ex Corvonero, per sua disgrazia impegnata a baciare un’altra sagoma familiare.
Fantastico.
Tuttavia, per nulla intenzionato a farsi sopraffare dall’imbarazzo o dall’orgoglio – anche perché rischia che Basile lo schianti –, accantona i pensieri funesti e si avvicina mascherando il disagio. Solo quando è dinanzi a loro si schiarisce la voce per richiamarne l’attenzione.
È lei la prima a destarsi, per Scorpius è istintivo ripensare al due di picche rifilatogli tempo addietro in favore del bellimbusto cui ora è costretto a chiedere un favore – perché non si può mai sprofondare quando serve?
“Scorpius?” esordisce stupita. “Ciao!”
E se Rose Weasley gli rivolge almeno uno sguardo curioso, Lorcan Scamander inarca le sopracciglia palesemente seccato e indirizza alla ragazza un’occhiata che sembra chiederle chi sia l’intruso – Scorpius ha la spiacevole sensazione di essere ripiombato a Hogwarts.
“È Malfoy, l’amico di Albus,” dice infatti lei. “Se cerchi Al è fuori città.”
“No, cioè sì, voglio dire...” farfuglia. “Non cerco lui e so che è fuori città,” chiarisce. “Ecco, sto cercando Lysander e mi chiedevo se tu,” dice rivolto a Lorcan, “potessi dirmi dove trovarlo.”
“E perché cerchi mio fratello?”
“Devo solo chiedergli una cosa.”
Trascorrono dei lenti secondi di silenzio e Scorpius nota sia lo sguardo indagatore di Scamander su di sé sia le sue labbra storcersi in una smorfia quando adocchia il tesserino della Gazzetta che gli pende dal collo.
È Rose a stemperare la tensione invitandolo a sedersi e informandolo che è fortunato, perché Lysander li avrebbe raggiunti di lì a poco per pranzare assieme.
E in effetti, e per fortuna, non devono trascorrere troppi minuti prima che l’altro ex Corvonero si avvicini a loro e rivolga a tutti un gran sorriso – Scorpius non può fare a meno di notare che gli appariscenti capelli blu sono scomparsi in favore del suo colore naturale, se l’avesse cercato in giro non l’avrebbe mai distinto dal gemello.
“C’è Malfoy, qui, che deve chiederti una cosa,” dice Lorcan al fratello. “Lavora per la Gazzetta, Lys.”
“Non sono a caccia di notizie,” interviene irritato Scorpius. “Ho solo bisogno di sapere se può mettermi in contatto con Gwendolen Goldstein, un amico mi ha detto che la conosce.”
A Lysander sfugge una risata e Scorpius non può fare a meno di chiedersi se sia divertita o di scherno.
“E così vuoi intervistare Gwenda,” dice bonario. “Ci hanno già provato, ma con poco successo.”
“So che non concede interviste.”
“Questa è solo una diceria,” ribatte Lysander. “Ma parla così tanto che intontisce i giornalisti.”
“Gwenda parla decisamente troppo,” concorda Rose. “Lorcan una volta l’ha pietrificata!”
“Sciocchezze, mi è solo scivolata la bacchetta,” ghigna il diretto interessato.
“Quindi, credi che accetterebbe?” incalza Scorpius, ansioso di andare dritto al punto. “Sai dirmi dove posso trovarla?”
Lysander sospira e Scorpius ha la sensazione che lo stia osservando per valutare se concedergli o meno la possibilità di incontrarla. Lo vede poi cercare lo sguardo del fratello, che si limita a scrollare le spalle.
“È ospite da me, ma a quest’ora la trovi in un centro commerciale.”
“Un cosa?”
“Un posto babbano,” spiega Rose. “Gwenda ama i posti babbani.”
Scorpius vorrebbe urlare che lui odia i posti babbani, capisce sempre la metà di quello che lo circonda, ma preferisce optare per un diplomatico grazie quando Lysander gli porge un foglio con su scritto l’indirizzo di questo luogo e gli spiega come arrivarci.
Non ha idea del perché abbia deciso di assecondare la sua richiesta, spera solo che non sia uno scherzo di cattivo gusto – Scamander strambo non gli è mai parso un cattivo ragazzo, ma è pur sempre il gemello di Lorcan Scamander. Tuttavia non ha scelta, deve fidarsi e augurarsi che la ragazza non abbia deciso proprio oggi di cambiare le sue abitudini.
 
Gwendolen Goldstein, ventidue anni, ciocche blu tra i lisci capelli castani, rossetto nero, orecchino al setto nasale, una voce talmente squillante da far voltare qualsiasi persona abbia la disgrazia di esserle intorno e rotelle fuori posto – ecco cosa scriverà per introdurre l’intervista.
Altro che magizoologa candidata alla fama internazionale.
È da circa dieci minuti che la fissa senza trovare il coraggio di avvicinarla. Seduta su una panchina dalla forma strana di questa specie di grosso contenitore che chiamano centro commerciale, è impegnata a bere qualcosa mentre parla da sola – per quanto abbia frugato con lo sguardo, non vede proprio nulla vicino all’orecchio che somigli a quegli aggeggi che Albus chiama telefoni.
Inizia a chiedersi se questa giornata possa peggiorare ulteriormente: ha già dovuto ingoiare l’orgoglio e chiedere un favore agli Scamander, ora deve avvicinare una matta, cos’altro deve succedergli?
Basta.
Insomma, è pur sempre Scorpius Malfoy, diplomato con ottimi voti a Hogwarts, tirocinante della Gazzetta e con ormai diciannove anni sulle spalle. Non è un ragazzino, s’incoraggia, e questa situazione non è al di là delle sue possibilità.
Sulla scorta di questi pensieri tenuti insieme da una traballante intraprendenza, si avvicina finalmente a Gwendolen e pensa bene di esordire mostrandole il tesserino che certifica il suo ruolo.
Inaspettatamente, la vede abbozzare una risatina impudente, fargli cenno di sedersi accanto a lei e aspettare – vorrebbe chiederle cosa debba aspettare visto che sono soli, ma si accorge svelto di aver fatto un errore di valutazione: l’ascolta infatti mentre saluta qualcuno e tira fuori uno di quei telefoni piatti per interrompere una telefonata.
“Ho le cuffie nelle orecchie, non guardarmi con quell’aria da tritone d’acqua dolce,” dice spiccia. “Parlavo con Lys, mi ha avvisata che saresti venuto, quindi tu devi essere tu, Scorpius Malfoy, giusto? Della Gazzetta del Profeta, così ha detto Lys e così dice quel cartoncino che hai al collo… Oh, finalmente qualcuno che non si preoccupa di essere smascherato dai no-mag! Come se loro potessero scoprirci leggendo Gazzetta del Profeta… Se te lo chiedono, tu di’ che è una rivista di cartomanti… Sai cosa sono, no? Una specie di divinazione finta, ai no-mag piace così tanto la magia, sono quasi teneri! Ma perché sei lì impalato? Siediti, Scor, ti piace Scor? Tu chiamami Gwenda, è il solo nome cui rispondo!”
Boccheggiare o farfugliare sillabe a caso non è la migliore delle azioni per fare una buona prima impressione, Scorpius lo sa, ma non riesce ad agire diversamente: non ha capito niente.
Crede di essersi perso quando ha iniziato a mettere in fila più di quattro parole senza mezza pausa, o forse è stato quando gli ha dato del tritone – tritone, a lui, ma chi dà del tritone alla gente?
“Scor, insomma, ti siedi o no? Non vorrai intervistarmi in piedi, spero, non è comodo. Però se vuoi possiamo camminare. Vuoi vedere qualche negozio? Sei mai stato tra i no-mag? Ti posso fare da guida! Altrimenti potremmo...”
“Ferma!”
“Cosa?”
“Ferma, pietrificati o… o silenziati per due minuti. Salazar, mi fa già male la testa.”
“Salazar? Che buffo modo di dire. È brutto, sai?”
Salazar non è un modo di dire, è il fondatore della mia Casa, Serpeverde.”
“Allora lo hai chiamato?”
“Chiamato?”
“Sì, hai detto Salazar! come se volessi esclamare, ma a quanto pare l’hai chiamato. È qui?”
“Ma se è morto da più di mille anni… Ma cosa studiate in America oltre a babbanologia?”
Babba-cosa? Noi non abbiamo parole così stupide, però in effetti non studiamo quello che succede oltreoceano, voi lo studiate? Non penso proprio! Siete così egocentrici voi europei!”
“Noi non siamo egocentrici, abbiamo solo standard migliori.”
“Egocentrici e presuntuosi, l’ho detto a Lys che lui è un’eccezione!”
Scorpius, sul punto di ribattere ancora una volta, si concede pochi istanti per osservare meglio l’espressione di Gwendolen ed è solo allora che nota il sorriso impudente e lo sguardo divertito: si sta facendo beffe di lui. In altre circostanze avrebbe messo su un’espressione sprezzante e rinunciato a conversare, ma ha la sensazione che in questo caso non sia la mossa più astuta – anzi, il suo intuito gli suggerisce che quei sorrisi e quelle parole a vanvera altro non siano che uno stratagemma per scoraggiarlo e indurlo a rinunciare all’intervista.
“Molto furba,” dice infatti, concedendo a lei e a se stesso persino un sorriso sghembo.
La osserva inarcare un sopracciglio e mordere le labbra visibilmente divertita – ha idea che sia anche un po’ sorpresa, perché tentenna prima di parlare.
“Furba? E perché mai?”
Scorpius ghigna con ancora più evidenza dinanzi a domande tanto retoriche – il fatto che lei contraccambi l’espressione riesce persino a entusiasmarlo: ha imboccato la strada giusta.
“Non ti piacciono i giornalisti, e non è una diceria,” sentenzia. “Potresti negarti, ma preferisci stordirci di chiacchiere così da essere lasciata in pace.”
“E tu sei stordito?”
“Non abbastanza, Gwenda,” risponde trionfante, riuscendo persino a recuperare sprazzi di senso compiuto dalla valanga di parole con cui lo ha accolto. “E preferisco Scorpius, detesto i diminutivi.”
“E se io li adorassi?”
“Vorrà dire che Gwendolen sarà ripetuto a oltranza nell’articolo.”
“Posso sempre scegliere di non rilasciarti alcuna intervista.”
“E io posso sempre scegliere di scrivere un articolo dove sostengo che sei fuori di testa. Chiunque ti abbia incontrata mi crederà.”
“Un vicolo cieco.”
“O una collaborazione proficua: tu mi rilasci l’intervista, io terrorizzo i miei colleghi dicendo che sei più insopportabile dei Folletti della Gringott.”
“Mentiresti solo per avere un’intervista?”
“Si chiama saper fare carriera, Goldstein. Allora, ci stai o no?”
Quando Gwenda solleva le labbra in un sorriso che sa di assenso, Scorpius ha la sensazione di aver vinto il duello verbale più ostico della sua giovane vita. Ed è singolare la sensazione che lo assale: non è solo soddisfazione, è qualcosa di diverso, che ha un gusto terribilmente piacevole, stimolante, vivace, che scalpita per impossessarsi di lui e indurlo a cercarla ancora e ancora – di quelle sensazioni che fagocitano tutto il resto e lo annullano in un battito d’ali.
È con questo neonato subbuglio a fargli compagnia che affronta delle ore fitte di parole – e se la penna prendiappunti macina pagine e pagine, la sua attenzione vira lontana dall’intervista e approda su terre nuove.
Terre che hanno il sapore della scoperta e della curiosità, che lo inducono a ridere delle espressioni singolari di Gwenda e a osservare con sin troppo interesse il suo viso dai tratti marcati e gli incisivi che affondando nelle labbra evidenziano il piccolo vuoto che li separa.
L’attrazione è una cosa strana.
E lui non ha mai saputo controllarla né è mai riuscito a darle una forma coerente. È sempre stato in balia dell’attrazione, sin da ragazzino, rincorrendo di volta in volta forme diverse, attratto più dall’idea che dalla persona in carne e ossa. Non s’è mai dato tempo di conoscere, capire, innamorarsi, ha sempre corso troppo e s’è ritrovato invischiato in situazioni da cui s’è tirato via a forza – scomode.
Qualcosa gli suggerisce che è sul punto di commettere il solito errore, qualcos’altro lo induce invece a mettere tutto da parte e a non perdere di vista l’obiettivo, a restare concentrato sulle domande da porle per assicurarsi un pezzo firmato sulla Gazzetta.
“Quindi sei stata la prima a condurre questo studio,” interviene. “Non hai temuto fosse troppo pericoloso?”
La vede abbozzare un sorriso furbo e scrollare le spalle – senza averlo voluto, si ritrova a pensare che sia carina in un modo tutto suo, carina incasinata, un modo che non ha niente della bellezza delicata di Clarissa né del fascino altero di Rose, ma che lo attrae col suo disordine e che in qualche modo riesce a farlo sentire a proprio agio.
“Noi ricercatori raramente pensiamo alle conseguenze, la sete di conoscenza è più forte di qualsiasi altra cosa,” risponde. “Lo capisci dopo, sai, che forse stai correndo troppi rischi, che potresti aver oltrepassato dei limiti pericolosi, però fa parte del gioco, no? Non puoi pretendere di ampliare le tue conoscenze senza correre qualche rischio, soprattutto se dall’altra parte hai delle creature senzienti.”
“E di Lysander Scamander cosa mi dici? Com’è nata la vostra collaborazione?”
“Come tutte le collaborazioni, è nata e basta.”
“State insieme?”
State insieme – Scorpius vorrebbe darsi dell’imbecille per aver posto una domanda simile, ma preferisce distogliere lo sguardo quando la vede abbandonarsi a una risata impudente.
“Ti occupi anche di pettegolezzi?”
“Sono solo curioso,” si difende svelto. “Niente di più.”
“Potevi chiederlo a lui, dopotutto ti ha mandato qui!”
D’istinto storce le labbra e lo coglie al volo, il lampo di interesse che attraversa gli occhi scuri di Gwenda. Immagina che dirle ciò che pensa di Scamander non sia proprio una grande idea – a dirla tutta, inspiegabilmente avverte persino una punta di fastidio all’idea che quell’imbecille abbia delle amicizie illustri.
“Io e lui non siamo quelli che definiresti amici, siamo a malapena conoscenti.”
“Vuoi dire che io e te siamo più di conoscenti dopo una sola chiacchierata?” ribatte curiosa. “Insomma, a me l’hai chiesto!”
“Anche di più,” tenta con ironia. “Sei il mio lasciapassare per la promozione, questo ti rende la mia migliore amica.”
Che abbia imboccato ancora una volta la strada giusta lo intuisce dal sorriso che si fa largo sul viso di Gwenda – è un sorriso che non riesce a decifrare bene, non è solo divertito, è anche altro, come se serbasse in sé una piacevole aspettativa.
Trascorrono così brevi istanti di inatteso silenzio e Scorpius ne approfitta per mettere via la piuma e il taccuino, percependo su di sé lo sguardo interessato della ragazza. Lo incrocia per la prima volta quando solleva di nuovo gli occhi su di lei, trovandola così come l’ha immaginata: impegnata a osservarlo.
Non si sorridono né si rivolgono espressione alcuna, è uno scrutarsi muto e immobile, cristallizzato in un tempo effimero che s’infrange quando Gwenda muove le labbra in un sorriso e gli ticchetta scherzosa la spalla.
“Ti va una birra?”
“E cosa sarebbe?”
“Certo che voi maghi europei avete proprio la puzza sotto al naso! I no-mag non sono un branco di sfigati, sai, ogni tanto frequentarli fa bene!”
Scorpius scoppia a ridere e si alza in piedi sia per sgranchirsi le gambe che per comunicarle il suo implicito assenso.
“Guarda che ti sbagli,” dice. “Sono stato tante volte tra i babbani… Perché da noi si chiamano babbani,” precisa. “Adeguati, strega americana!”
“Allora la prendiamo o no, questa birra?”
“Certo che la prendiamo, mi sono persino alzato.”
“Bello sforzo, biondino.”
“E se invece cenassimo?” domanda a bruciapelo Scorpius. “Ciocche blu.”
La vede alzarsi a sua volta e mordersi le labbra divertita – decide che quella vitalità maliziosa non gli dispiace per niente.
“È per caso un invito?”
“Dipende,” celia lui. “Il tuo lo era?”
Gwenda replica il sorriso che sa di assenso e i pensieri di Scorpius si affollano con ancora più forza attorno alle terre che non hanno niente di professionale.
Senza aver capito bene come, si ritrova a camminare accanto a lei e ad abbandonare il centro commerciale in favore di un altro luogo babbano dove, a detta di lei, avrebbero potuto cenare senza impegno.
Capisce in fretta che tra la ragazza e Scamander strambo non c’è nulla che vada oltre l’amicizia – e rimprovera se stesso per aver esultato in silenzio a questa scoperta, perché la cosa non dovrebbe interessargli: non la conosce, il loro è un incontro di lavoro, questo interesse è fuori luogo.
Eppure più le parla – più l’ascolta – e più ride assieme a lei, più germoglia in lui la nostalgia per una leggerezza riacciuffata a distanza di anni, a sorpresa.
C’è qualcosa di tremendamente leggero in Gwenda, qualcosa capace di fargli dimenticare ogni preoccupazione e insicurezza, di farlo sentire per la prima volta solo Scorpius, senza alcun cognome scomodo né relazioni finite e mai iniziate alle spalle a rendergli complesso avvicinarsi a persone, incontri, affetti.
Si salutano quando è ormai calata la notte – lui le stringe la mano, lei ruba un bacio alla sua guancia.
 
L’indomani arriva prima che Scorpius possa aver accumulato abbastanza ore di sonno – aver dovuto consegnare il testo dell’intervista in nottata lo ha costretto ad abbandonarsi alle gioie del letto solo alle quattro del mattino.
A svegliarlo non c’è però la solita e petulante sveglia, ma ben quattro gufi che lo lasciano a dir poco esterrefatto: Mirabella Trifling che gli annuncia la promozione, la Gazzetta su cui a pagina dieci spicca l’intervista, Basile e il suo stringato Ho sempre ragione, corri in redazione e… Gwenda.
Scorpius srotola l’ultima pergamena con un nodo alla gola, ingoiando una risata alla vista della grafia disordinata e pasticciata della ragazza. I ricordi della sera precedente gli rovistano istantanei i pensieri e un’insensata aspettativa gli morde lo stomaco.
 
«Non ho letto l’intervista, mi fido di te, chissà se faccio bene a fidarmi di te, in fondo non ti conosco! Insomma, ma chi sei? Sì, sei uno che gioca a fare il giornalista, e sei pure carino, ma, voglio dire, a parte questo, chi ti conosce?! Però questo non ha importanza, no? No che non ce l’ha. Volevo solo dirti che ho deciso di trattenermi un altro po’ in Inghilterra e che ho ancora tanti posti da visitare, e tu dovresti proprio farmi compagnia. Prometto di non chiamarti più tritone, ma penso ti chiamerò Scor, Scor.
Ti aspetto a quel Paiolo per pranzo, a dopo!
 
(non fare tardi)
(se fai tardi ti raggiungo in redazione)
 
Ps: se non l’hai capito, mi piaci»
 
Sorridere non è mai stato così naturale.
 





 
Note dell’autrice: anche questo breve e folle racconto partecipa all’iniziativa Una storia tutta per te ed è dedicato a Mari Lace che mi ha (inspiegabilmente) chiesto una Scorpius/Gwenda – seriamente, Mari, non so come ti sia venuta in mente questa coppia, ma spero tanto che il racconto ti sia piaciuto!
Per chi non segue Paradiso perduto specifico che Gwendolen Goldstein (Gwenda) è un personaggio di mia invenzione. Lo sono anche Basile e Mirabella Trifling (inventata in occasione di questa storia). Nella lettera di Gwenda, in alcuni punti la punteggiatura è volutamente assente.
Grazie a chiunque sia giunto sin qui!
   
 
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