«No»
«Sì»
«Assolutamente no»
«Assolutamente sì»
Hermione e Draco si squadrarono ostilmente, da un capo all’altro dell’enorme tavolo da pranzo su cui giacevano i loro piatti colmi di cibo, ancora intatti.
«Il nome sarà Rose»
«Il nome sarà Narcissa»
«Non darò mai a mia figlia il nome di tua madre, Malfoy»
«La figlia è anche mia, Granger»
«Questo è ancora da dimostrare»
Draco assunse un’espressione oltraggiata e infilzò con la forchetta un’oliva, vittima innocente della sua ira. Hermione, divertita, bevve dal suo calice.
«Il nome lo decido io, punto e basta»
«E in base a quale criterio, di grazia?»
«Perché io sono l’erede della casata Malfoy, ovviamente»
Hermione lo guardò con un ghigno a dir poco diabolico, prima di aggiungere con indifferenza:
«E secondo te cosa penserebbero gli illustri purosangue se vedessero l’erede della casata Malfoy, vestito da donna, mentre fa lo spogliarello?»
Draco aprì e richiuse la bocca più volte, con la faccia cremisi e gli occhi spalancati, farfugliando parole sconnesse tra di loro.
«Ma…che…io…tu…»
«Sai» proseguì Hermione «quel giorno, per errore, potrei aver lasciato la telecamera accesa e, sempre per errore, potrei aver salvato il tuo video così esilarante su una pennetta il cui nascondiglio è inaccessibile»
«Mi chiedo sempre come mai tu non sia finita a Serpeverde» sospirò Draco afflitto, sapendo di aver perso la battaglia. Hermione rise candidamente.
«Quindi il nome della bambina sarà Rose, giusto?»