La Luna Rossa era
destinata ad illuminare il cielo quella
notte ed il villaggio era, inaspettatamente, in festa: non per adorare
l’astro
portatore di sventura, bensì per esorcizzarne i malefici
influssi. Era chiamata
la
Festa dei Fuochi: ne venivano accesi
a decine così che la luce delle
loro fiamme potesse spazzare via l’oscurità con i
suoi demoni, i suoi fantasmi
ed i suoi lupi.
Come ogni notte di luna piena, il capo villaggio non sarebbe stato
presente,
già partito da qualche giorno, con il solito manipolo di
uomini, per mandare
avanti le relazioni con le comunità vicine.
L’organizzazione era, quindi, tutta
nelle mani di suo figlio Hans ed era proprio con lui che Kristoff aveva
appena
finito di parlare, per comprendere di quali pire da preparare avrebbe
dovuto
farsi carico e dove posizionarle. Era, stranamente, agitato ma non per
il
compito che gli avevano assegnato – assolutamente di poco
conto per un
taglialegna esperto come lui – ma per l’obiettivo
che si era prefissato: al
diavolo la timidezza, avrebbe chiesto ad Anna di passare quella serata
con lui.
Tuttavia, la cosa era più facile a dirsi che a farsi
perché, nonostante la
festa, si trattava pur sempre di una notte di luna piena e il giovane
ben
sapeva quali terribili ricordi potessero rischiare di riaffiorare nella
mente
della ragazza, ai quali si aggiungeva la quasi totale simbiosi in cui
le
sorelle sembravano vivere durante quei momenti. Kristoff,
però, aveva il netto
sospetto che Anna, a differenza di Elsa, anelasse a partecipare a
quell’evento
ed era più che mai intenzionato a non lasciarsi sfuggire
quell’intuizione,
sperando con tutto il cuore nella sua correttezza. Ad onor del vero,
aveva già
avuto almeno due possibilità differenti di farsi avanti ma,
guarda caso,
nessuna di quelle sembrava abbastanza adatta: la terza, lo sentiva,
sarebbe
stata quella buona. Completamente preso dai suoi propositi, camminava
senza effettiva
cognizione di dove stesse andando e di ciò che lo
circondasse e, così, finì per
colpire inesorabilmente qualcuno che, altrettanto distratto, ebbe la
sfortuna
d’incrociare il suo cammino. Improvvisamente vigile, si
prodigò immediatamente
ad aiutare la minuta figura a rimettersi in piedi, salvo pietrificarsi
non
appena capì contro chi avesse sbattuto
«Anna!» pigolò con una voce,
improvvisamente, di un’ottava più alta
«Stai bene?»
«Più o meno» cercò di
rassicurarlo, accettando di buon grado l’aiuto che le
veniva offerto, senza riuscire ad evitare di arrossire non appena lo
toccò «Scusami,
ero – come al solito – con la testa fra le
nuvole»
«Oh no, sono io a dovermi scusare, anche io avevo altro a cui
pensare» le fece
presente, scompigliandosi i capelli della nuca, cercando di non morire
di
imbarazzo per avere ancora la mano della ragazza stretta nella sua.
«Anna»
esordì, ora o mai più «Ti piacerebbe
venire questa se…»
«Sì!» lo anticipò lei,
felice, quasi saltando sul posto.
«Che?» sbottarono assieme, prima di diventare
più rossi delle loro stesse
mantelle.
Anna si morse il labbro inferiore «Volevi chiedermi di
passare la serata con
te, no?» chiese conferma nervosa «O non volevi? Se
non volevi scusami, non imparo mai: parlo sempre
troppo…»
«No, no» cercò di fermarla lui.
«Allora non volevi sul serio» constatò
affranta, fraintendendo terribilmente le
intenzioni dell’altro.
«Sì, cioè, no»
andò completamente in crisi Kristoff: si impose di calmarsi,
prendendo un grosso respiro «Certo che volevo chiederti di
venire alla festa
con me»
Lei
s’illuminò nuovamente «Allora la mia
risposta
è sì, sì e
ancora…» il suo
sguardo scivolò impercettibilmente sulla figura della
sorella
che, in linea
d’aria, spuntava appena dalle spalle del taglialegna, intenta
a
cercare di
liberarsi, invano, da una conversazione in cui non avrebbe voluto
essere e il
suo entusiasmo inesorabilmente scemò «…
no»
«Perfetto…» annuì contento il
ragazzo per, poi, inarcare un sopracciglio
perplesso «No?» sussurrò deluso.
«Mi dispiace» si scusò, piena di
vergogna: liberò la mano dalla sua e se la
portò lungo il fianco, impacciata «Mi sarebbe
davvero piaciuto venire con te
questa sera ma non posso lasciare sola mia sorella»
«Ho capito, dispiace molto anche a me»
tentò di sorriderle per rassicurarla ma
con scarso successo «Ci vediamo in giro allora» si
congedò mesto.
Anna lo guardò allontanarsi e sospirò affranta.
«Perché l’hai fatto?» le
chiese Elsa, affiancandola.
L’altra trasalì «Per te, l’ho
fatto per te: non posso lasciarti sola in una
notte come questa»
La maggiore sorrise «Non solo puoi ma devi» le prese
una mano «Sono
tutti troppo eccitati per questa festa, nessuno farà caso se
me ne andrò un po’
prima del previsto, non servirà che mi controlli, la strada la so»
cercò
di rassicurarla.
«Ma io…»
«Niente ma…»
bloccò la sua protesta sul nascere «Avvertivo la
tua voglia
di accettare da laggiù: pensa a te stessa, per una
volta»
Anna spostò il peso da un piede all’altro,
indecisa.
Elsa alzò gli occhi al cielo e sbuffò
«Allora, ti decidi ad andargli dietro o
no?»
Così la vide scattare sull’attenti per poi
lanciarsi all’inseguimento
dell’altro: un uragano di pura grazia che
rischiò di strapparle una
risata. Quando finalmente lo raggiunse, la felicità che vide
disegnarsi sul
volto di entrambi le scaldò il cuore. Il sorriso che le
salì spontaneo sulle
labbra, però, lo nascose sotto al cappuccio.
Al solo sentir cigolare la porta, gli occhi di Hans si posarono su di
lei
immediatamente, lo vide dare un ultimo sorso a quello che doveva essere
un
boccale di birra – non ci volevano chissà quali
capacità per capire che fosse l’ennesimo
– e pulirsi appena il labbro superiore con il dorso della
mano.
«Te ne stai andando?» le chiese, evidentemente
ancora abbastanza attento da
notare la sua tenuta «Non sei tu quella terrorizzata dai
lupi?» continuò,
allargando le braccia con fare teatrale «Senza contare che la
festa dei fuochi
è nata per te: l’ultima luna rossa non festeggiata
ha portato la tua malattia,
saresti davvero scortese
e sciocca
ad andartene»
La ragazza trasalì, che cosa sapeva? Lo sondò per
un attimo: nulla, decretò.
Hans era perfido, sì, ma non così folle da essere
lì altrimenti «Perché sei
qui?»
Lui alzò le spalle «Per la prima volta in vita
mia, ho visto tua sorella presenziare alla
festa, in compagnia di Kristoff. Ho pensato che, forse, volessi venire
anche tu
ma che fossi bloccata con qualche commissione, magari avevi bisogno di una
mano»
Il sottinteso in quelle parole la investì in pieno
«Sei ubriaco»
«E’ possibile che abbia bevuto qualcosa in
più del solito, sì, ma al diavolo…
è
una festa, no? Perché non vieni a divertirti un
po’ anche tu?»
L’altra s’irrigidì «Non mi
interessa»
Hans scosse
la testa
«Elsa, Elsa, Elsa…» sospirò
«Sempre
così rigida…» si avvicinò
di un passo «Sempre così
inarrivabile…» un
altro passo «Solo il lupo ti fa
paura, nessun altro, neanche mio padre»
Le stava facendo perdere fin troppo tempo «A te
sì…»
Lui sgranò gli occhi ma solo per un momento, poi un ghigno
laterale apparve
sulle sue labbra «Ma quanto siamo insolenti» le
disse, prendendole il mento con
una mano.
Elsa titubò indecisa, reprimendo con fatica il primo impulso
che il cervello
le aveva inviato al resto del corpo: nonostante fosse ubriaco, era
decisamente
ancora troppo in sé per dimenticare quel che sarebbe
seguito, il che sarebbe
stato un enorme problema. Tuttavia, il passare del tempo poteva essere
un
ostacolo altrettanto grande «Lasciami stare» gli
intimò, liberando il viso.
Hans non si scompose «Altrimenti?»
La ragazza
allargò impercettibilmente le narici: no,
non lui, non adesso.
«Altrimenti te la vedrai con me» lo
avvertì una voce alla sue spalle. Il figlio
del capo villaggio non aveva bisogno di vederlo per sapere che dietro
di sé
aveva la persona più ovvia «Ma guarda un
po’ chi è venuto latrando di
corsa in soccorso della sua padrona»
«Meglio essere cane che stronzo» gli rispose a tono
Jackson «Che c’è, sei triste
perché il paparino non c’è a vedere la
bella festa che hai organizzato?»
L’altro alzò appena le sopracciglia
«Almeno io un padre ce l’ho»
colpì dritto
nel segno.
Il cacciatore strinse istintivamente i pugni «Vattene
via»
«Agli ordini» acconsentì quello,
canzonandolo con un finto inchino «Ti lascio
alla tua
ricompensa»
diede un'ultima occhiata alla giovane e si allontanò.
Jack non comprese a cosa si riferisse e non gli interessava saperlo,
c’era solo
una cosa importante in quel momento «Stai bene?»
In quella domanda, Elsa percepì tutta la sua preoccupazione
ma non aveva più
tempo, doveva liquidarlo in fretta «Sì, il tuo
intervento non era necessario»
«Non mi sembrava»
Doveva colpirlo e subito, puntò gli occhi taglienti nei suoi
«Nessuno ha
chiesto il tuo aiuto»
Non poteva averlo detto sul serio.
«Ma si può sapere che problema hai con
me?»
La vide prendere fiato per, probabilmente, investirlo nuovamente di
gelido
disprezzo ma, improvvisamente, i suoi occhi si sgranarono e, rapida, lo
spinse
via, facendolo finire a terra in un battito di ciglia. Stupito, si
accorse solo
in quel momento che il colpo di bastone, caricato da Hans alle sue
spalle,
aveva miseramente mancato il suo bersaglio. Indispettito da quel
comportamento
infame, scalciò con rabbia e disarmò quello che,
a tutto gli effetti, era appena
diventato il suo avversario e, rimessosi in piedi, caricò un
destro poderoso
che si schiantò, senza troppi complimenti, sulla faccia
dell’altro.
Elsa avvertì l’odore del sangue ancor prima che le
nocche dell’uno lacerassero
le labbra dell’altro, doveva allontanarsi il più
in
fretta possibile ma la mano di Jackson, determinato
più che mai a non lasciarla andare senza una
spiegazione, arpionò
la sua bloccandola ancora una volta «Rispondimi»
L’espressione di lei si fece improvvisamente terrificata: la
vide guardare il
cielo, poi le loro mani unite, infine, portarsi quella libera al petto
«Lasciami
andare, per favore» lo supplicò.
Il fantasma della sua amica d’infanzia gli folgorò
per un attimo la mente, lasciò
la presa e la guardò allontanarsi. L’impulso a
seguirla si spense non appena
sentì il suo nome pronunciato, ancora e ancora, da
un’angosciata ed
estremamente familiare voce femminile. Lasciò Hans a terra
dolorante e le andò
incontro.
«Madre…» la sorresse per le spalle non
appena la raggiunse «Che succede?»
«Jack» lo chiamò nuovamente lei, come ad
assicurarsi che il figlio fosse
effettivamente lì, gli occhi colmi di lacrime «Tua
sorella è sparita»
Fra Emma e Jack passavano ben dieci anni di differenza. Il primo parto di Ellen era stato incredibilmente duro e aveva rischiato di portarsi via madre e figlio in un solo colpo ma, incredibilmente, le preghiere di Jørgen erano state ascoltate ed il miracolo era avvenuto senza, però, risparmiare il pagamento di un duro prezzo: la donna non avrebbe potuto mai più avere figli. Nonostante questo, gli anni erano passati felici, anni in cui il piccolo Jackson cresceva, giorno dopo giorno, con una curiosità esasperata per quel mondo che aveva rischiato di non vedere. Anche Jørgen era un grande cacciatore ed era, appunto, da lui che Jackson aveva perfettamente ereditato questa dote. La caccia, però, era un’attività altamente pericolosa e, durante una battuta sfortunata, l’uomo si ritrovò privato di una gamba e di tutta la sua voglia di vivere. Erano stati mesi terribili, in cui l’aria grave di sogni infranti e rimpianti saturava, come melma, le mura della loro casa. Fu Jack a trovare il padre a giocare con un pugnale pericolosamente rivolto verso i polsi e, forse, furono proprio i suoi occhi di bambino ad evitargli di trovare il coraggio a far scendere quella lama senza possibilità di ritorno. Poi, un nuovo miracolo era accaduto ed Ellen era rimasta incinta della piccola Emma. La gioia era tornata a risplendere in quella casa ma, nonostante tutto, il corpo di Jørgen era ormai corroso da quel tempo passato a struggersi nel dispiacere e un male misterioso se l’era portato via improvvisamente. Non c’era da stupirsi che Ellen considerasse i propri figli come i suoi tesori più preziosi e fosse, spesso, un po’ troppo apprensiva nei loro confronti ma, indubbiamente, i due non facevano niente per sedare i suoi timori, anzi.
Così, la
giovane Emma – dodici anni di spirito d’avventura e
ribellione pura –
si era legata i capelli in una coda di cavallo, aveva rubato un pugnale
del
fratello, issato in spalla il piccolo arco che lui le aveva regalato in
segreto, caricato qualche freccia ed era partita per emulare le gesta
del suo
eroe, incurante degli avvertimenti della madre e, soprattutto, della
luna piena
- rossa di sangue - ormai alta nel cielo. I conigli, come ben sapeva,
erano
animali notturni e non c’era niente di meglio che cacciarli a
quell’ora, Jack
glielo diceva sempre. Infatti, da un piccolo cespuglio, fece capolino
proprio
una di quelle tenere creature dal pelo morbido, le orecchie lunghe e la
coda a
batuffolo. La ragazzina perse un secondo di troppo a contemplarne la
tenerezza:
quello alzò di scatto le orecchie e terrorizzato
scappò via. Lei imprecò, era
sicuramente contro vento e il piccolo doveva aver avvertito il suo
odore, un
errore da vera novellina. Tuttavia, la raffica gelida che la
investì in pieno
viso le dimostrò di non essersi sbagliata, non aveva
commesso sbaglio alcuno.
Rabbrividì ma non per il freddo, si voltò verso
il refolo caldo che le aveva
appena soffiato sul collo, non
riuscì nemmeno ad aprire bocca: di fronte
a lei aveva il lupo bianco più grosso e minaccioso che
avesse mai visto, i suoi
occhi di brace la puntavano bramosi e le sue fauci bavose schioccavano
nell’aria, pregustandosi il sapore della preda che avrebbero
assaporato di lì a
poco. Un cupo ringhio rombò nel petto dell’animale
e quando alzò il muso per
ululare alla luna, lei – finalmente –
urlò.
Nuovo anno, nuovo
aggiornamento.
Non so nemmeno se farvi gli auguri o no, visto come sono andate le cose
l'anno scorso... diciamo altro giro, altra corsa? Cerchiamo di correre
nel miglior modo possibile.
Al solito grazie per aver letto questo nuovo capitolo e scusate la
lunga attesa, purtroppo il tempo da dedicare alla scrittura si
è
notevolmente ridotto ma ciò non implica che voglia smettere,
solo avrò bisogno di più tempo fra un capitolo e
l'altro.
Che dire, il grande lupo cattivo ha fatto la sua comparsa... gli indizi
sulla sua identità cominciano ad essere ormai chiari (anche
se,
in realtà, c'è chi ha già compreso
pure con quelli
più torbidi ^^) ma siamo appena all'inizio...
Chi mi conosce già sa che, per quanto ami Elsa e Jack, ho
una
profonda adorazione per la pucciosità dei Kristanna...
perciò un po' di dolcezza per cominciare questo nuovo anno,
prima di un sacco di guai XD
Sperando che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto - se vorrete farmi
sapere le vostre impressioni, ovviamente, mi farete felice - vi lascio.
Alla prossima
Cida