Seconda parte
We are the Eden's curse
For better and for worse
For you left for your ghost
And I am the reaper of souls
The pyres burning bright
Flames reaching for the sky
Now you are gone but
I'll write the eulogy for you
Cold is stream
Colder my blood and
Cold is the night colder your heart…
(“The Ghost and the Reaper” – The
Dark Element)
Davanti allo sguardo
sgomento di Bjorn, Ubbe, Lagertha e tutti gli altri si presentò uno spettacolo
atroce, al quale forse non erano preparati, nonostante conoscessero bene la
perversione di Ivar e la sua completa insensibilità nei confronti del prossimo.
Non che i vichinghi, generalmente, fossero dei santi, certo, ma una cosa del
genere superava anche le razzie e i massacri compiuti da loro.
Non era ancora l’aurora,
ma la scena era chiarissima per via delle torce infuocate che i soldati di Ivar
tenevano in mano. Le guardie avevano fatto uscire dalla cittadina intere
famiglie di Kattegat, anziani, donne, ragazzine, bambini, e li conducevano
verso una radura poco distante, spintonandoli e prendendoli a calci e pugni se
solo osavano fermarsi. Quando qualcuno di loro cadeva a terra, un soldato
immediatamente dava fuoco al poveretto e lo lasciava bruciare vivo senza batter
ciglio. Le persone si stringevano le une alle altre, urlavano, piangevano,
imploravano pietà, ma le guardie di Ivar non si lasciavano commuovere.
“Ma che sta facendo
quel disgraziato?” esclamò Ubbe. Nonostante le sue ferite, avrebbe voluto
slanciarsi giù dal pendio, colpire i soldati, insomma, qualsiasi cosa piuttosto
che stare lì ad assistere a quello spettacolo tremendo.
“Quella è la sua
gente, sono i suoi sudditi… come può fare una cosa del genere? Non è solo
pazzo, quell’Ivar è un mostro” mormorò Aethelred, impietrito.
Accanto a lui,
invece, Hvitserk era fin troppo agitato.
“Sono suoi sudditi,
ma in realtà sono suoi prigionieri!
Molti fra la gente di Kattegat non accettano Ivar come sovrano e tanto meno
come dio, ci sono stati dei tentativi di rovesciarlo e… quella è Thora, con la
sua famiglia, i suoi fratellini, i suoi genitori, e quegli altri ragazzi
avevano parlato con Thora e me quando ancora cercavamo di cospirare contro Ivar
dall’interno! Non possiamo lasciarli morire, dobbiamo andare subito…” gridò il
giovane vichingo, fuori di sé come Aethelred non lo aveva mai visto.
Fu la voce di Ivar a
interromperlo. Era sui bastioni e si rivolgeva ai fratelli con scherno,
ridendo.
“Ebbene, cosa farete
adesso?” esclamò. “Bjorn, manderai il tuo intero esercito ad attaccare Kattegat
lasciando morire i tuoi stessi concittadini? E tu, Hvitserk, guarderai la tua
amante Thora bruciare viva insieme alla sua famiglia? O magari sceglierete di
salvare la gente, ma allora dovrete dividere la vostra armata e i miei soldati
schiacceranno i vostri eserciti… Cosa scegliete, miei cari fratelli?”
“Non possiamo lasciar
morire tutte quelle persone” disse Torvi.
“Ma non possiamo
nemmeno dividere gli eserciti” commentò Lagertha, fissando Ivar con odio.
“Voi state pure qui a
discutere, ma io vado a salvare Thora e la sua famiglia!” esclamò Hvitserk.
Aethelred non disse e
non fece niente, tanto era rimasto orripilato dalla fredda malvagità di Ivar e
straziato dalla notizia che, a quanto pareva, Hvitserk aveva qualcuno di molto
caro a Kattegat, qualcuno di cui non gli aveva mai parlato, qualcuno per cui
era disposto a morire, qualcuno… che non era lui.
Per fortuna ci
pensarono Ubbe, Torvi e Lagertha a fermare Hvitserk che, altrimenti, si sarebbe
slanciato da solo contro decine di guardie armate, finendo ucciso prima ancora
di potersi avvicinare a Thora.
“Allora, cosa
facciamo, Bjorn, attacchiamo Kattegat?” domandò Re Harald. “Forse, se l’intera
armata si scatenerà contro la cittadina, Ivar sarà costretto a richiamare anche
i soldati che stanno portando la gente al massacro.”
“Sì, credo che questa
sia la soluzione giusta” concordò Bjorn. “Avete già preparato l’ariete per
sfondare il portone? I soldati sono pronti?”
“Sei impazzito anche
tu, Bjorn? Non lascerai davvero morire tutta quella gente?” reagì Hvitserk,
infuriato. “Dobbiamo andare a salvare i cittadini di Kattegat!”
“Tu vuoi salvare Thora, Hvitserk, e le tue questioni
personali non mi impediranno di fare quello che devo” lo rimbeccò Bjorn senza
tanti complimenti. “Se vuoi correre in soccorso della tua bella fai pure, nessuno
ti fermerà se hai deciso di morire, ma io non
dividerò gli eserciti.”
“Sei diventato così
insensibile, dunque? Allora che differenza c’è tra te e Ivar? Perché mai
dovremmo mettere te sul trono di Kattegat, se sei come lui?” lo sfidò Hvitserk.
Ivar lo conosceva bene e lo aveva colpito proprio nel suo punto debole, adesso
i due fratelli erano di nuovo divisi.
“Se divideremo gli
eserciti faremo proprio quello che vuole Ivar, lo capisci oppure sei troppo
coinvolto?” gli urlò contro Bjorn. “Perché, in questo caso, non ci servi a
niente! Cambia pure schieramento un’altra volta, tanto ormai ci sei abituato,
no?”
Aethelred era rimasto
immobile come una scultura di ghiaccio, travolto da mille sentimenti
contrastanti, ma in quel momento si riscosse e si mise in mezzo ai due
fratelli, con uno sguardo duro e severo e parlando loro con il tono autorevole
di un vero Re.
“State già facendo
quello che vuole Ivar e non ve ne rendete nemmeno conto” li rimproverò. “Lui
non vuole tanto dividere i vostri eserciti, quanto spezzare le vostre alleanze,
e ci sta riuscendo in pieno.”
“E tu cosa
proporresti di fare, cristiano? Anche
tu vuoi salvare gli innocenti, tra cui anche l’amante del tuo… beh, ex-compagno, a questo punto, potrei
dire?” lo schernì Bjorn, sprezzante.
“Invece tu cosa vuoi
fare, Bjorn La Corazza? Vuoi lasciare che buona parte della popolazione di
Kattegat venga uccisa in modo atroce solo per toglierti la soddisfazione di
sconfiggere Ivar? E poi cosa farai, regnerai su un cumulo di morti?” replicò a
tono Aethelred. Era lacerato dentro, si sentiva come se le fiamme che
minacciavano la gente di Kattegat fossero state accese anche dentro di lui e lo
consumassero dall’interno, ma in quel momento era l’unico che sapesse quello
che andava veramente fatto, senza lasciarsi distrarre da sentimenti personali.
“E quale sarebbe la
tua proposta, allora?” chiese Bjorn, incuriosito. Quel Principe sassone aveva
il coraggio di tenergli testa, di opporsi a lui proprio nella sua terra e nella
sua città? La cosa lo faceva infuriare ma, al tempo stesso, non poteva fare a
meno di ammirare l’audacia e la temerarietà del giovane.
“Io, Hvitserk e Torvi
con una parte del contingente dei Sassoni ci occuperemo degli abitanti di
Kattegat” rispose Aethelred, deciso. “Il resto dei soldati attaccherà come
avevi progettato tu, Bjorn. Non appena avremo messo in salvo le persone, anche
noi ci uniremo all’assalto.”
La soluzione sembrava
più semplice e logica del previsto e Bjorn si stupì per non averci pensato
prima… ma Bjorn era quel tipo che prima ti taglia la testa e poi ti chiede chi
sei.
“E va bene, andate
allora e sbrigatevi, avremo bisogno di tutte le nostre forze per superare
quelle maledette fortificazioni! Harald, tu e il tuo esercito, insieme a quello
che resta del contingente dei Sassoni, attaccherete da dietro, dove Ivar non si
aspetta di essere assalito” ordinò. “Io con i miei uomini e i soldati Danesi
sfonderemo il portone principale e invaderemo Kattegat!”
Gli eserciti erano
pronti ai comandi di Bjorn. Il vichingo, prima di partire all’assalto con i
suoi, si voltò verso Aethelred e questa volta il suo sguardo era ammirato.
“Hai avuto il fegato
di sfidarmi davanti ai miei uomini e hai trovato una strategia giusta, ragazzo”
gli disse. “Sei veramente degno di combattere al fianco dei figli di Ragnar
Lothbrok.”
Aethelred annuì, senza
altre parole, poi iniziò a scendere di corsa il pendio che lo avrebbe portato
in soccorso degli innocenti cittadini di Kattegat. Hvitserk, Torvi e un gruppo
di soldati sassoni lo seguirono, sfoderando le spade per attaccare le guardie
di Ivar e liberare i prigionieri.
Ivar, sui bastioni,
rimase parecchio male quando si vide assalire dall’esercito di Bjorn unito a
quello dei Danesi!
Un gruppo di soldati,
tra cui lo stesso Bjorn, spingeva un enorme ariete per abbattere il portone
principale della fortificazione che proteggeva Kattegat, un portone molto
solido e robusto che sembrava non avere alcuna intenzione di lasciarsi
penetrare.
“Il diversivo non ha
funzionato” mormorò tra sé Ivar, livido di rabbia. “Dovevo aspettarmelo, Bjorn
è gelido e senza cuore e non si sarebbe mai lasciato impietosire dalla morte di
donne, bambini e anziani. Non importa, le nostre difese sono comunque più forti
e resisteranno a qualsiasi offensiva. Arcieri, mirate agli uomini che spingono
l’ariete! Bjorn, sei pronto a morire? Vergognati, finirai dritto in Hel per
aver lasciato uccidere quegli innocenti…”
“Allora ci
ritroveremo laggiù, visto che sei stato tu a ordinare la loro esecuzione”
ribatté il vichingo, seccamente. “Muro di scudi! Ripariamoci e continuiamo a
spingere, uno, due, tre, colpite! Ancora, colpite!”
Tuttavia il portone
resisteva, nonostante gli sforzi di Bjorn e dei suoi. Anzi, la loro posizione
era particolarmente svantaggiata, infatti gli arcieri di Ivar colpivano e
uccidevano molti uomini tra le fila dei vichinghi. Alcuni soldati sistemarono
delle scale per tentare di superare le fortificazioni, ma le frecce
continuavano a colpire sistematicamente chiunque osasse cimentarsi nella
scalata.
“Ora ci divertiremo
ancora di più, sei contento, fratello?” lo provocò di nuovo Ivar. “Rovesciate
la pece e lanciate le frecce infuocate!”
Altri guerrieri
morirono in mezzo alle fiamme, mentre Bjorn e alcuni dei suoi continuavano
strenuamente a colpire il portone con l’ariete, ma senza risultati.
“Ma… dove sono Ubbe e
Hvitserk?” si domandò ad un certo punto Ivar, mentre contemplava soddisfatto la
sua vittoria. Non riusciva a scorgerli tra coloro che erano morti sul campo e
nemmeno tra gli uomini che, insieme a Bjorn, tentavano ancora e ancora di
forzare il portone. “Non vedo nemmeno Harald e i suoi. Comandante, manda subito
altri soldati a presidiare le porte posteriori, saranno di sicuro là!”
Nel frattempo,
Aethelred, Hvitserk e Torvi, insieme ai soldati sassoni, erano riusciti a
raggiungere le guardie di Ivar in tempo per salvare più persone possibili. Le
guardie erano poche decine e per i guerrieri e la shieldmaiden non fu troppo impegnativo sbarazzarsi di loro e
soccorrere gli infelici che Ivar aveva condannato senza pietà. Purtroppo, due
uomini anziani, un ragazzino e una delle sorelle di Thora erano già morti
quando Aethelred e gli altri giunsero nella radura, ma tutte le altre persone furono
portate in salvo, scosse e sotto shock, ma vive.
“Torvi, prendi con te
un gruppetto di uomini e scortate questa gente al nostro accampamento” disse
Aethelred, guardandosi attorno e notando soddisfatto che tutte le guardie di
Ivar erano state uccise. Poi si rivolse a Hvitserk che stava rincuorando Thora
e la sua famiglia. La ragazza si stringeva al giovane vichingo piangendo
disperatamente e i suoi genitori si abbracciavano e tenevano stretti i
figlioletti sopravvissuti. “Tu cosa vuoi fare, Hvitserk? A quanto pare conosci
molto bene questa famiglia, forse dovresti accompagnarla all’accampamento
insieme a Torvi. Io e i miei uomini andremo a riunirci all’esercito di Re
Harald per attaccare le porte posteriori della città.”
Ora che tutto era
finito bene per gli abitanti di Kattegat, Hvitserk iniziava a rendersi conto di
trovarsi in una posizione tutt’altro che facile. Thora non voleva risolversi a
lasciarlo, traumatizzata da ciò che era accaduto e dalla perdita della sorella…
però Aethelred lo aveva guardato con tanta malinconia, camuffata da sangue
freddo e determinazione e lui si rendeva conto di aver sbagliato su tutta la
linea a non parlargli mai della ragazza e della storia che aveva avuto con lei
prima di fuggire da Kattegat.
Certo, non l’aveva
fatto perché non la riteneva così importante. Thora gli era stata vicina quando
Ivar aveva dato il peggio di sé e lo aveva umiliato e ferito, quando aveva
fatto uccidere Margrethe, e aveva appoggiato la sua decisione di scappare. Erano
stati insieme per un breve periodo e lui le voleva molto bene, le era legato e
provava molta gratitudine per lei. Chissà, forse sarebbero stati ancora insieme
se lui non avesse preso la decisione di andarsene da Kattegat… ma lui era
scappato, poi aveva conosciuto Aethelred e il pensiero di Thora era svanito
dalla sua mente.
Chiaramente, però,
Aethelred vedeva le cose in un altro modo.
“Vengo anch’io a
combattere, naturalmente, e voglio tagliare la gola a Ivar con le mie mani!”
rispose, un lampo negli occhi. “Thora, non devi più temere niente, Torvi ti
accompagnerà al nostro accampamento e sarete tutti al sicuro. E Ivar pagherà
per ciò che ha fatto, te lo giuro!”
Il giuramento di
Hvitserk parve avere effetto su Thora, che si staccò da lui e si avvicinò ai
genitori e ai fratellini. La famiglia si strinse per cercare un po’ di calore e
di conforto e poi, insieme agli altri cittadini di Kattegat, seguì Torvi e il
gruppetto di Sassoni che li scortarono fino all’accampamento vichingo.
“Senti, Aethelred, io…
credo che dovremo parlare di questa cosa e…” cominciò Hvitserk, ma uno sguardo
imperioso del Principe gli soffocò le parole in gola.
“Non mi sembra
proprio che questo sia il momento di mettersi a chiacchierare” replicò seccamente.
“C’è una battaglia in corso e Bjorn, Harald e gli altri hanno bisogno del
nostro aiuto.”
Tuttavia la presenza
dei due guerrieri e del gruppo di soldati sassoni non mutò le sorti del
combattimento. Kattegat era molto ben difesa e, nonostante il valore e anche
una certa dose di incoscienza, né Bjorn né Harald erano riusciti a penetrare
nella cittadina. Dopo molte perdite, Bjorn si vide costretto a dare l’ordine di
ritirarsi e i sopravvissuti rientrarono mestamente all’accampamento.
Non erano caduti
nella trappola di Ivar, ma la prima battaglia era stata vinta da lui e si
prospettava un assedio molto difficile.
Fine seconda parte