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Autore: kiku_san    09/01/2021    2 recensioni
Frammenti di vita, confusi nel tempo breve di incontri rubati, possibili o impossibili.
Perdersi, ritrovarsi e di nuovo perdersi, sapendo che a loro non sarà concesso di fermarsi insieme.
[WinterWidow]
-
#1.1 Mosca-
#1.2 Mosca-
#1.3Mosca-
#2.Odessa-
#3 Washington-
#4.Bucarest-
#5.Berlino-
#6.Wakanda-
#7.Birnin-Zana-
#8.New York.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: La location dell’incontro è quella che appare nella scena post-credit del film Black Panther, tutto il resto è solo immaginazione.


Winterwidow∞Incontri




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#6. WAKANDA - 2017 -


(POV Winter Soldier.)

Shuri se ne è andata da poco, dopo essere rimasta con me quasi tutto il giorno. Mi ha fatto parlare, soprattutto del passato: “E’un test” mi ha detto, “Per verificare se ho fatto un buon lavoro”, poi se n’è andata soddisfatta.
Mi è sempre piaciuto guardare il tramonto ma qui non è come a Brooklyn, qui in un attimo il cielo diventa rosso, poi blu, poi viola e poi è scuro, ma l’oscurità non è tenebra ma piuttosto una coperta che protegge.
Gli ultimi schiamazzi dei bambini si spengono, così come le voci delle madri che chiamano i più temerari, poi si accendono i fuochi e cala il silenzio, rotto solo dai rumori che escono dalla foresta che circonda il villaggio.
Rimango ancora un attimo accanto al lago a respirare piano, quando i miei sensi fiutano l’impressione di una presenza e il suo profumo.
“Natalia.”
“Non mi hai sentito arrivare? Stai invecchiando” mi scruta con aria divertita.
“Già.”
Ha la mano sul calcio della pistola, che sbuca da sotto la giacca.
Alzo il braccio in segno di resa: “Non sono armato, non lo sono più.”
Lei sorride come colta sul fatto, scosta la mano: “Scusa… Forza dell’abitudine. Quando ci incontriamo non so mai cosa devo aspettarmi da te.”
“Serve se dico che mi dispiace per tutte le volte che ti ho fatto del male?”
“Serve.”
“Come mai qui? Chi ti manda questa volta?”
“Non sono in Wakanda per te, non mi manda nessuno.”
Aspetto che continui e intanto la osservo, non è cambiata: i capelli rossi sciolti sulle spalle in onde morbide, il broncio cinico, i vestiti neri. Mi soprendo a pensare che non l’ho mai vista con un vestito leggero e colorato, penso che sarebbe incantevole e diversa. Forse potrebbe essere simile a quella ragazzina che non ha mai potuto essere.
“Sono in missione, qualcuno sta mettendo sul mercato del vibranio clandestinamente, ho seguito delle piste che ovviamente mi hanno portato in Wakanda, poi mentre ficcanasavo ho sentito parlare di un Lupo Bianco… Sai che sono curiosa di natura e non ho potuto resistere alla tentazione di scoprire chi fosse ed eccomi qui… Avrei dovuto sapere che eri tu.”
“I ragazzini mi chiamano così.”
“Non solo.”
“Vieni entriamo, non è prudente restare fuori quando cala la notte.”
Le faccio strada fino alla mia capanna, che è un po’ isolata dal resto del villaggio ed è vicino alla riva del lago.
Dentro accendo la lampada che spande una luce morbida.
“Ti è sempre piaciuto un arredamento minimal non è così?” scherza, gettando un’occhiata ad un tavolino basso, al giaciglio e a poco altro.
Ridacchio mio malgrado, poi l’occhiata tocca a me, mi scruta con attenzione.
“I capelli e la barba lunga t’invecchiano, lo sai?”
“In fondo ho più o meno cent’anni.”
“Li porti bene, ma potresti fare meglio.”
Lo sguardo le cade sul braccio sinistro o per meglio dire sulla sua mancanza.
“Tony?”
“Già… Non posso dargli torto, avrebbe dovuto uccidermi.”
“Lo avrebbe fatto se Steve non si fosse messo in mezzo.”
“Mi dispiace, non volevo che Steve dovesse scegliere tra me o lui… O voi.”
“Per questo hai deciso di farti mettere di nuovo in sospensione vitale criogenica? Non ne avevi abbastanza? Se ci fossi stata io al posto di Steve non te lo avrei permesso, non avrei potuto sopportarlo, non di nuovo” lo dice con un tono arrabbiato e addolorato.
“Questa volta è stato diverso, questa volta è stata una mia scelta ed era la cosa migliore da fare.”
“Ed ora?”
“Ed ora sto cercando di capire chi posso essere. Quello che so è che non voglio più combattere, voglio vivere in pace, voglio essere dimenticato. L’unico motivo per riprendere le armi è se a chiedermelo fosse Steve.”
Siamo ancora in piedi, quasi come due estranei, quasi che lei fosse passata solo per un saluto.
“Vuoi fermarti questa notte?” le chiedo.
Lei annuisce.
“Però non ho portato lo spazzolino e neanche il pigiama.”
Mi avvicino e le accarezzo i capelli, lei mi si appoggia addosso morbida come una gatta e io vorrei stringerla forte per non farla più andare via, ma invece chiudo gli occhi e cerco di non pensare a niente.
“Posso darmi una ripulita? Sono sudata e impolverata.”
“Sul retro c’è una specie di doccia, è un po’ rudimentale ma funziona.”
Sparisce, sento l’acqua scrosciare, sento i suoi respiri di piacere, per distrarmi recupero qualcosa che le donne del villaggio mi hanno portato per cena.
La vedo rientrare nuda, con i capelli bagnati e strizzati che le ricadono sul collo.
“Hai qualcosa per asciugarmi?”
Le passo un telo che si avvolge attorno al corpo lasciando le spalle scoperte, è verde come i suoi occhi e le dona incredibilmente, come fosse un abito da sera.
“Vieni, mangia qualcosa.”
Lei si accuccia su una stuoia e mangia come un ragazzino che ha giocato tutto il giorno e che ha bisogno di crescere. Quando ha finito, mi lancia un’occhiata eloquente.
“Ora manca solo una cosa per chiudere in bellezza” ha un tono sicuro e un po’ sbruffone e quel sorriso che le apre una fossetta all’angolo del labbro a cui non so resistere.
“Vieni qui” le sussurro e l’abbraccio con l’unico braccio che mi è rimasto.
Lei rimane in silenzio, appoggiata con la guancia morbida sul mio petto accarezzandomi la schiena, poi si abbassa e io e penso che è la prima volta che lo facciamo senza sentirci in pericolo, senza la paura che arrivi qualcuno a separarci.
E’ una sensazione strana: non c’è più la guerra, non c’è più il KGB, non c’è più l’Hydra, non c’è più nessun Karpov o Zemo che aprirà un libretto e pronunciando alcune parole mi trasformerà in un mostro.
La bocca calda di lei mi distoglie dai miei pensieri e mi strappa ansimi di godimento, poi alza il viso verso di me e io mi chino e le bacio le labbra, i seni pieni, i capezzoli eretti, il ventre piatto, le cosce toniche; lei mi circonda i fianchi con le gambe e spinge il bacino verso di me. Averla tra le braccia è come ritornare indietro di colpo a Mosca quando tutto era un incubo, tutto tranne lei, apro gli occhi e cerco il suo sguardo.
“Dimmi che è tutto finito, che siamo liberi” le sussurro.
“Siamo liberi James… Entrambi.”
Ribalta le posizioni, si mette cavalcioni sopra di me abbassandosi sulla mia bocca per baciarmi e solleticandomi il torace con i seni.
“Ed ora smettila di tormentarti, io sono qui adesso e ho voglia di te.” sbuffa maliziosa.
Dopo aver fatto l’amore la copro con una coperta e le prendo la mano.
“Vieni ti voglio mostrare una cosa.”
Apro la porta e in piedi le indico il cielo. Lei rimane in silenzio, con il viso all’insù e gli occhi pieni di meraviglia.
“Non avevo mai visto così tante stelle, è bellissimo.”
il silenzio cala su di noi che restiamo abbracciati ad assaporarlo.
“Hai mai pensato a noi due?” mi chiede poi con voce incerta, “Se fossimo state persone normali? Se fossimo stati solo James e Natalia?”
“No, avrebbe fatto troppo male.”
“Io sì, a Mosca a volte fantasticavo della nostra possibile vita, della nostra casa e dei bambini che avremmo avuto.”
“Io non sapevo più fantasticare.”
“-Fino alla fine del mondo- ricordi?….Era questo che ci dicevamo per illuderci che io e te saremmo rimasti sempre insieme nonostante tutto e alla fine avremmo vinto” poi dopo qualche istante di silenzio scuote la testa e sbuffa: “Perché tutte le volte che sto con te divento così?”
“Così come?”
“Patetica.”
“Non patetica, quello mai, solo sentimentale.”
“La Vedova Nera sentimentale? Se si venisse a sapere sarebbe un vero disastro per la mia carriera” fa una smorfia di riprovazione, “Mi fai un brutto effetto James, odio sentirmi così, l’alba è ancora lontana, che ne dici se rientriamo… Ho voglia di scoparti… Di nuovo.”
Tossisco imbarazzato.
Lei mi guarda e mette quel broncio sarcastico che usa quando pensa di stare diventando troppo tenera: “Ed ora che c’è?”
“Quello che faccio con te non è scopare.”
“Scusa, dimenticavo che sto parlando ad un gentiluomo degli anni 40.”
“Già, proprio così, non scordartelo.”
Ci addormentiamo uno accanto all’altro sulla brandina troppo stretta per due, il mio braccio sul suo fianco, la sua testa appoggiata nell’incavo della mia clavicola.
Apro gli occhi bruscamente svegliato dall’orribile sensazione di un vuoto improvviso, una sensazione che mi catapulta a Mosca, l’ultima notte che abbiamo trascorso insieme; per un attimo mi faccio prendere dal panico, poi la scorgo mentre scivola via dal letto silenziosamente.
“Ehi… Dove stai andando?” nella mia voce la disperazione di allora, la notte in cui siamo stati scoperti.
“Ti ho svegliato, non volevo.”
“Pensavi di andartene senza salutare?”
“Quella era l’idea, odio i saluti.”
Allungo il braccio e le allaccio la vita attirandola vicino, lei non oppone resistenza, accovacciata in ginocchio, con le braccia intorno alla mia nuca, mi bacia leggera sulle labbra.
“Che c’è James?”
“Niente, solo un brutto ricordo, adesso passa… Hai dormito bene?” le chiedo poi, per cancellare Mosca dalla mente e ritardare anche solo di poco il momento in cui si alzerà di nuovo.
“Non ho chiuso occhio, tu russi.”
“Mai russato.”
“Che ne sai?”
“Beh…” scuoto la testa arrendendomi alla sua logica, “In effetti non mi capita spesso di dormire abbracciato a qualcuno che me lo può rinfacciare.”
Si curva verso di me togliendomi i capelli dagli occhi.
“Dormivi profondamente, sono rimasta sveglia ad ascoltare il tuo respiro e non sono mai stata così bene come questa notte, ma ora sta per albeggiare.”
“Devi proprio andare? Non puoi fermarti?”
“Sarebbe troppo pericoloso, non voglio che qualcuno per colpa mia ti localizzi, avrei dovuto andarmene già stanotte.”
“Hai ragione, naturalmente… Ci sarà mai un giorno in cui potremo stare insieme senza guardarci alle spalle?”
“Forse no, forse non ce lo meritiamo, forse è la nostra punizione per tutto quello che abbiamo commesso, abbi cura di te James.”
“Anche tu.”
  
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