LE
ALI DELLA FARFALLA
*
Capitolo 8 – Il miraculous
della coccinella
*
Gabriel
raccontò a suo figlio di quel viaggio di lavoro in Tibet, fatto insieme alla
moglie, e del ritrovamento del miraculos del Pavone e
della Farfalla ed infine del libro.
“Che
intenzioni hai?” Chiese riluttante.
“Prendere
il miraculous della coccinella, mi manca solo quello,
e tu mi aiuterai”.
“Cosa
ti fa pensare che io conosca l’identità di Lady Bug?”
“La
tua espressione”.
Adrien spalancò gli
occhi “…dev’essere una ragazza che ami e che non vuoi
deludere, altrimenti saresti già andato da lei a prendere gli orecchini”.
“Anche
se fosse? Ti rendi conto di quello che stai facendo?”
“Si,
voglio salvare tua madre”.
“Vuoi
esprimere il desiderio di riportarla in vita?” Chiese avanzando verso il suo
feretro, osservando la sua espressione rilassata, sembrava una principessa che
attendeva il suo principe che la risvegliasse dal suo lungo sonno.
“Esatto”
Adrien appoggiò una
mano sul vetro, era freddo, gelido.
La
ritrasse subito, quando un brivido gli attraversò la schiena.
“Sai
che c’è un prezzo da pagare? Una vita per una vita”. Lo guardò negli occhi per
la prima volta da quando aveva scoperto il suo sporco segreto.
Gabriel
teneva un’espressione calma ed impostata, non poteva far trasparire nessun’altra
emozione, doveva far capire a suo figlio che le sue intenzioni erano buone, che
lo stava facendo per ridargli la famiglia che aveva perso, perché tutto tornasse
com’era prima, per ritrovare la loro amata felicità, e soprattutto per riavere
lei, Emilie.
“Si,
lo so” Lo aveva letto in una traduzione.
“E
se fossi tu a perdere la vita? Ci ritroveremo punto a capo, non rimetteremo
insieme la famiglia come volevi”.
“Ma
tu avrai lei”.
“E
cosa ti fa pensare che mamma sia più importante di te per me, papà?”
Lo
stilista strinse i pugni lungo i fianchi e volse lo sguardo altrove “Perché è
più brava di me a fare il genitore”.
“Questo
non è vero! Se forse non fosti stato così ottuso e ossessionato dai miraculous di Lady Bug e Chat Noir, avresti avuto più tempo
per passare degli attimi con me. Nessuno ci ridarà le occasioni che abbiamo
perso, però possiamo usare il tempo che ci rimane per rimediare ai nostri
sbagli” Cercò di farlo ragionare e di desistere dal suo obiettivo, era stato
uno shock scoprire che teneva il corpo della madre senza vita, rinchiuso una
capsula di criogenia, ma lo era stato ancora di più, sapere che lo aveva preso
a calci nel sedere per tutti quei mesi, e quel che era peggio era che non
traspariva nessun rimorso dalla sua espressione.
Sempre
così impostata, sempre così severa.
“Hai
ragione, figliolo. Ma fammi fare un tentativo” Gli si avvicinò e si abbassò al
suo livello, portando le mani sulle spalle “Vai da Lady Bug e dille che hai
bisogno del suo miraculous, se ti ama veramente, te
lo consegnerà spontaneamente e ti lascerà salvare tua madre”. Era disperato,
gli avrebbe detto qualsiasi cosa pur di farlo passare dalla parte sua.
Giocare
la carta dell’amore, era stata una cosa furba da parte sua.
Amava
sua madre, come amava Marinette, e lei era l’unica
persona che lo avrebbe potuto aiutare consegnandole i suoi orecchini, per
permettere a suo padre di cambiare.
Magari
con il ritorno di sua madre, si sarebbe addolcito e avrebbe smesso di essere
così rigido, avrebbero passo del tempo insieme come si confà ad una famiglia
unita.
Questo
era il suo sogno, e lo poteva ottenere.
Non
era più una chimera, ma qualcosa di realizzabile, e Marinette
possedeva il secondo pezzo del puzzle.
“Ti
aiuterò, ti porterò il miraculous della coccinella”.
“Grazie,
figliolo” Lo abbracciò tirando un sospiro di sollievo. “Presto ritorneremo ad
essere una famiglia, come prima”.
*
“Mi
devi ridare l’anello, o Lady Bug si insospettirà”
“No,
quello resta qui, ma ti posso donare questo” Aprì un cassetto e ne estrasse un
gioiello identico a quello che porta di solito.
“Una
copia? Cos’è? Non ti fidi di me?” Chiese indispettito.
“Certo
che mi fido di te, ma è solo per precauzione, non vorrei che Marinette te lo sfilasse”.
“Non
ho mai detto che Marinette e Lady Bug fossero la stessa persona”.
“Avrò
frainteso”. Fece mellifluo.
*
Marinette ebbe un tuffo
al cuore, una strana sensazione di disagio attanagliava il suo cuore, a volte
le sembrava persino che il suo stomaco si contraesse per far fuoriuscire del
cibo, quando ricevette quel messaggio dal suo ragazzo “Devo dirti una cosa importante, passo da te”.
Camminò
su e giù per l’intera lunghezza della stanza, gesticolando nervosamente con le
mani, mentre la fedele Tikki, cercava di farla
ragionare “Vedrai che non ti lascerà” continuava a ripeterle.
“Non
è questo, Tikki, ho una terribile sensazione”
“E
quale, Marinette”.
“Stanotte
ho fatto ancora quel sogno, Chat Blanc mi voleva
privare dei miei orecchini, della possibilità di trasformarmi in Lady Bug, si
era alleato con Papillon e lo aiutava nel suo losco piano”.
Si
aspettava Chat Noir bussasse come al solito alla sua botola, era in ritardo,
così l’aprì e salì sul terrazzino, osservando sui tetti se riusciva a scorgere
quella figura nera che saltava su e giù, fino a che non l’avesse raggiunta.
Quell’attesa
la stava logorando dentro.
Sospirò
e guardò giù in strada, giusto in tempo per vedere la berlina grigia di Adrien, fare capolino sotto casa sua.
Uscì
con l’aria affranta e a Marinette non restò altro che
deglutire ed aspettarsi il peggio.
Raggiunse
la sala principale prima che lui suonasse il campanello.
Marinette era sola in
casa, i suoi genitori erano appena partiti per un viaggio di lavoro in Italia,
a Milano, dove si sarebbe tenuta la Fiera Mondiale dell’Alimentazione, ed avrebbero
presentato i loro nuovi prodotti.
“Ciao”
“Ciao,
posso entrare?” Chiese lui.
“Certo”
Si spostò dalla porta dandogli la possibilità di varcare la soglia di casa.
“Senti,
non c’è un modo semplice per dirtelo”
Marinette iniziò a
sentire un certo pizzicore ai lati dei suoi occhi.
“So
chi è Papillon” Tuonò sconvolgendola, ma questo non le fece tirare un sospiro
di sollievo, anzi, l’espressione dipinta sul volto di Adrien,
lasciava intendere che fosse una persona a cui teneva molto, non impiegò tanto
a fare due più due, in quanto già da tempo nutriva quel sospetto.
“E’
tuo padre, vero?”
Lui
annuì con il capo e si lasciò cadere sul divano, senza chiederle il permesso.
Poggiò
i gomiti sulle ginocchia ed affondò le mani dentro il casco biondo.
Marinette si sedette
accanto a lui ed iniziò a massaggiargli la schiena.
“Ne
sei sicuro? Anche un’altra volta pensavo fosse lui, ma…”
“Si,
Marinette, ne sono sicuro” L’interruppe sciogliendo
quella posa ed alzandosi.
Non
sapeva che dire o cosa fare “Te la senti di affrontarlo?”
“L’ho
già fatto” La sua espressione cambiò “…sono venuto
qui per prenderti gli orecchini”. La guardò negli occhi con aria fredda di
sfida e alla ragazza con i codini si gelò il sangue nelle vene.
Il
suo incubo stava diventando realtà, quello che aveva vissuto quando è andata
nel futuro stava diventando qualcosa di reale.
“Vuoi
i miei orecchini?” Gli chiese incredula.
“Si,
e combatterò per averli” Anche se non sapeva come avrebbe fatto, non poteva
trasformarsi in Chat Noir, mentre lei avrebbe potuto diventare Lady Bug in
qualsiasi momento ed avere la meglio su di lui.
“Non
serve. Te li darò…ma voglio solo sapere perché mi
stai voltando le spalle”.
“Marinette” Sussurrò Tikki.
Cercava
di fargli perdere tempo con l’intento di pensare ad una strategia
Adrien abbassò lo
sguardo, le doveva delle spiegazioni, ne aveva tutto il diritto.
“E’
per mia madre”. Il biondo si morse un labbro. “Papà la vuole riportare in
vita”.
“Cosa?”
La mora si rese conto che l’unico motivo per cui Gabriel Agreste aveva portato
scompiglio alla città di Pargi, era dettato da un
tentativo disperato di riportare indietro sua moglie.
“Mia
mamma si è ammalata a causa dell’utilizzo del miraculos
del Pavone danneggiato, e mio padre non se ne dà pace, pensa sia stata colpa
sua, e vuole rimediare”.
“Per
cosa li hanno utilizzati, a quale scopo?”
“Non
me lo ha detto” Adrien non riusciva a guardarla negli
occhi mentre le diceva quelle cose, era più facile darle le spalle e in pratica
è quello che aveva appena fatto anche con le parole.
Marinette gli mise una
mani sulla spalla “Adrien, le persone se ne vanno, e
lasciano dentro di noi un vuoto incolmabile, sta noi a trovare il modo per
sopperire questa mancanza. Capisco il desiderio di tuo padre, il tuo desiderio,
ma…” Ci fu silenzio per qualche secondo “…è sbagliato!” Sentenziò togliendogli la mano “Potresti
perdere molto di più, e non parlo di me”.
Adrien aveva messo in
conto anche questa possibilità.
“Potresti
perdere la vita tu. Occhio per occhio,
ricordi?”
“Non
m’importa” Strinse i pugni.
“Importa
a me, invece.” Alzò la voce “…come credi mi possa
sentire in questo momento?”
“Come
posso sentirmi io?” Domandò urlando.
“Uno
schifo, lo so” Lo disse in tono calmo.
“E
tu non mi faciliti il compito!”
“Ah,
sarei io, il problema?”
“Si!
Non mi aspettavo che mi avresti dato gli orecchini, pensavo…”
“Pensavi
che avrei deciso io per te?”
Adrien annuì.
“Mi
spiace, questa è la tua decisone”.
“Cosa
devo fare?” Le chiese guardandola per a prima volta negli occhi da quando aveva
varcato la soglia di casa sua.
A
Marinette si seccò improvvisamente la gola, quello
sguardo, lo aveva già visto.
“Salvami” Un grido disperato suonava
nella sua mente.
Gli
si avvicinò e gli prese le mani dentro le sue “L’unica cosa sensata da fare, chaton”.
“Qual
è?”
Gli
sorrise “Lo sai già, non serve che te ne dia conferma”.
“Questa
storia deve finire”.
“Fammi
solo dire due parole in privato a Tikki”.
Adrien acconsentì
senza obiettare.
*
Marinette si spostò nel
bagno adiacente e una preoccupata kwami rossa a pois
neri iniziò a svolazzare nervosamente davanti il suo volto.
“Sei
sicura che farà la cosa giusta? Stiamo pur sempre parlando di sua madre”.
“Mi
fido di lui, Tikki” Si appoggiò al lavandino e si
guardò allo specchio, dove vide il suo riflesso, e si chiese se era giusto
lasciarlo da solo in quel momento, se non avesse avuto bisogno del suo
supporto, di una parola per farlo desistere ad aiutare suo padre nel suo piano.
No,
Adrien doveva capire da solo cos’era giusto da fare,
lei più di tanto non avrebbe potuto aiutare.
“Allora
se ti fidi tu, mi fido anch’io”
*
“Tieni”
Marinette levò gli orecchini, li mise dentro la
scatolina rossa e glieli porse.
Esitò
qualche secondo prima di prenderla, la guardò negli occhi, la sua espressione
avvilita e affranta diceva tutto “Spero che questo non cambi le cose tra noi”.
Lo
baciò, sperando di potergli trasmettere tutto il suo amore e il suo sostegno.
“Ti
amo, Adrien” Gli disse, ma suonò come un grido
disperato, e lui questo lo capì.
“Ti
amo anch’io, Marinette”. Prese la scatola con le mani
che gli tremavano.
“Adrien!” Lo fermò, e lui senza indugiare un attimo si voltò
a guardarla “Fai la cosa giusta”.
*
Continua