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Autore: LadyHeather83    10/01/2021    2 recensioni
Seguito di BEST FRIENDS. Ma non è necessario averla letta.
Marinette ed Adrien sono una coppia a tutti gli effetti, ma c'è qualcosa che turba la mente della ragazza, in particolare il ricordo di Chat Blanc, questo influirà nel loro rapporto visto che Papillon non è ancora stato sconfitto?
E Papillon riuscirà a scoprire chi si cela dietro le maschere di LadyBug e Chat Noir?
Genere: Angst, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ensemble contre le monde'
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LE ALI DELLA FARFALLA

*

Capitolo 8 – Il miraculous della coccinella

*

Gabriel raccontò a suo figlio di quel viaggio di lavoro in Tibet, fatto insieme alla moglie, e del ritrovamento del miraculos del Pavone e della Farfalla ed infine del libro.

“Che intenzioni hai?” Chiese riluttante.

“Prendere il miraculous della coccinella, mi manca solo quello, e tu mi aiuterai”.

“Cosa ti fa pensare che io conosca l’identità di Lady Bug?”

“La tua espressione”.

Adrien spalancò gli occhi “…dev’essere una ragazza che ami e che non vuoi deludere, altrimenti saresti già andato da lei a prendere gli orecchini”.

“Anche se fosse? Ti rendi conto di quello che stai facendo?”

“Si, voglio salvare tua madre”.

“Vuoi esprimere il desiderio di riportarla in vita?” Chiese avanzando verso il suo feretro, osservando la sua espressione rilassata, sembrava una principessa che attendeva il suo principe che la risvegliasse dal suo lungo sonno.

“Esatto”

Adrien appoggiò una mano sul vetro, era freddo, gelido.

La ritrasse subito, quando un brivido gli attraversò la schiena.

“Sai che c’è un prezzo da pagare? Una vita per una vita”. Lo guardò negli occhi per la prima volta da quando aveva scoperto il suo sporco segreto.

Gabriel teneva un’espressione calma ed impostata, non poteva far trasparire nessun’altra emozione, doveva far capire a suo figlio che le sue intenzioni erano buone, che lo stava facendo per ridargli la famiglia che aveva perso, perché tutto tornasse com’era prima, per ritrovare la loro amata felicità, e soprattutto per riavere lei, Emilie.

“Si, lo so” Lo aveva letto in una traduzione.

“E se fossi tu a perdere la vita? Ci ritroveremo punto a capo, non rimetteremo insieme la famiglia come volevi”.

“Ma tu avrai lei”.

“E cosa ti fa pensare che mamma sia più importante di te per me, papà?”

Lo stilista strinse i pugni lungo i fianchi e volse lo sguardo altrove “Perché è più brava di me a fare il genitore”.

“Questo non è vero! Se forse non fosti stato così ottuso e ossessionato dai miraculous di Lady Bug e Chat Noir, avresti avuto più tempo per passare degli attimi con me. Nessuno ci ridarà le occasioni che abbiamo perso, però possiamo usare il tempo che ci rimane per rimediare ai nostri sbagli” Cercò di farlo ragionare e di desistere dal suo obiettivo, era stato uno shock scoprire che teneva il corpo della madre senza vita, rinchiuso una capsula di criogenia, ma lo era stato ancora di più, sapere che lo aveva preso a calci nel sedere per tutti quei mesi, e quel che era peggio era che non traspariva nessun rimorso dalla sua espressione.

Sempre così impostata, sempre così severa.

“Hai ragione, figliolo. Ma fammi fare un tentativo” Gli si avvicinò e si abbassò al suo livello, portando le mani sulle spalle “Vai da Lady Bug e dille che hai bisogno del suo miraculous, se ti ama veramente, te lo consegnerà spontaneamente e ti lascerà salvare tua madre”. Era disperato, gli avrebbe detto qualsiasi cosa pur di farlo passare dalla parte sua.

Giocare la carta dell’amore, era stata una cosa furba da parte sua.

Amava sua madre, come amava Marinette, e lei era l’unica persona che lo avrebbe potuto aiutare consegnandole i suoi orecchini, per permettere a suo padre di cambiare.

Magari con il ritorno di sua madre, si sarebbe addolcito e avrebbe smesso di essere così rigido, avrebbero passo del tempo insieme come si confà ad una famiglia unita.

Questo era il suo sogno, e lo poteva ottenere.

Non era più una chimera, ma qualcosa di realizzabile, e Marinette possedeva il secondo pezzo del puzzle.

“Ti aiuterò, ti porterò il miraculous della coccinella”.

“Grazie, figliolo” Lo abbracciò tirando un sospiro di sollievo. “Presto ritorneremo ad essere una famiglia, come prima”.

*

“Mi devi ridare l’anello, o Lady Bug si insospettirà”

“No, quello resta qui, ma ti posso donare questo” Aprì un cassetto e ne estrasse un gioiello identico a quello che porta di solito.

“Una copia? Cos’è? Non ti fidi di me?” Chiese indispettito.

“Certo che mi fido di te, ma è solo per precauzione, non vorrei che Marinette te lo sfilasse”.

“Non ho mai detto che Marinette e Lady Bug fossero la stessa persona”.

“Avrò frainteso”. Fece mellifluo.

*

Marinette ebbe un tuffo al cuore, una strana sensazione di disagio attanagliava il suo cuore, a volte le sembrava persino che il suo stomaco si contraesse per far fuoriuscire del cibo, quando ricevette quel messaggio dal suo ragazzo “Devo dirti una cosa importante, passo da te”.

Camminò su e giù per l’intera lunghezza della stanza, gesticolando nervosamente con le mani, mentre la fedele Tikki, cercava di farla ragionare “Vedrai che non ti lascerà” continuava a ripeterle.

“Non è questo, Tikki, ho una terribile sensazione”

“E quale, Marinette”.

“Stanotte ho fatto ancora quel sogno, Chat Blanc mi voleva privare dei miei orecchini, della possibilità di trasformarmi in Lady Bug, si era alleato con Papillon e lo aiutava nel suo losco piano”.

Si aspettava Chat Noir bussasse come al solito alla sua botola, era in ritardo, così l’aprì e salì sul terrazzino, osservando sui tetti se riusciva a scorgere quella figura nera che saltava su e giù, fino a che non l’avesse raggiunta.

Quell’attesa la stava logorando dentro.

Sospirò e guardò giù in strada, giusto in tempo per vedere la berlina grigia di Adrien, fare capolino sotto casa sua.

Uscì con l’aria affranta e a Marinette non restò altro che deglutire ed aspettarsi il peggio.

Raggiunse la sala principale prima che lui suonasse il campanello.

Marinette era sola in casa, i suoi genitori erano appena partiti per un viaggio di lavoro in Italia, a Milano, dove si sarebbe tenuta la Fiera Mondiale dell’Alimentazione, ed avrebbero presentato i loro nuovi prodotti.

“Ciao”

“Ciao, posso entrare?” Chiese lui.

“Certo” Si spostò dalla porta dandogli la possibilità di varcare la soglia di casa.

“Senti, non c’è un modo semplice per dirtelo”

Marinette iniziò a sentire un certo pizzicore ai lati dei suoi occhi.

“So chi è Papillon” Tuonò sconvolgendola, ma questo non le fece tirare un sospiro di sollievo, anzi, l’espressione dipinta sul volto di Adrien, lasciava intendere che fosse una persona a cui teneva molto, non impiegò tanto a fare due più due, in quanto già da tempo nutriva quel sospetto.

“E’ tuo padre, vero?”

Lui annuì con il capo e si lasciò cadere sul divano, senza chiederle il permesso.

Poggiò i gomiti sulle ginocchia ed affondò le mani dentro il casco biondo.

Marinette si sedette accanto a lui ed iniziò a massaggiargli la schiena.

“Ne sei sicuro? Anche un’altra volta pensavo fosse lui, ma…

“Si, Marinette, ne sono sicuro” L’interruppe sciogliendo quella posa ed alzandosi.

Non sapeva che dire o cosa fare “Te la senti di affrontarlo?”

“L’ho già fatto” La sua espressione cambiò “…sono venuto qui per prenderti gli orecchini”. La guardò negli occhi con aria fredda di sfida e alla ragazza con i codini si gelò il sangue nelle vene.

Il suo incubo stava diventando realtà, quello che aveva vissuto quando è andata nel futuro stava diventando qualcosa di reale.

“Vuoi i miei orecchini?” Gli chiese incredula.

“Si, e combatterò per averli” Anche se non sapeva come avrebbe fatto, non poteva trasformarsi in Chat Noir, mentre lei avrebbe potuto diventare Lady Bug in qualsiasi momento ed avere la meglio su di lui.

“Non serve. Te li darò…ma voglio solo sapere perché mi stai voltando le spalle”.

Marinette” Sussurrò Tikki.

Cercava di fargli perdere tempo con l’intento di pensare ad una strategia

Adrien abbassò lo sguardo, le doveva delle spiegazioni, ne aveva tutto il diritto.

“E’ per mia madre”. Il biondo si morse un labbro. “Papà la vuole riportare in vita”.

“Cosa?” La mora si rese conto che l’unico motivo per cui Gabriel Agreste aveva portato scompiglio alla città di Pargi, era dettato da un tentativo disperato di riportare indietro sua moglie.

“Mia mamma si è ammalata a causa dell’utilizzo del miraculos del Pavone danneggiato, e mio padre non se ne dà pace, pensa sia stata colpa sua, e vuole rimediare”.

“Per cosa li hanno utilizzati, a quale scopo?”

“Non me lo ha detto” Adrien non riusciva a guardarla negli occhi mentre le diceva quelle cose, era più facile darle le spalle e in pratica è quello che aveva appena fatto anche con le parole.

Marinette gli mise una mani sulla spalla “Adrien, le persone se ne vanno, e lasciano dentro di noi un vuoto incolmabile, sta noi a trovare il modo per sopperire questa mancanza. Capisco il desiderio di tuo padre, il tuo desiderio, ma…” Ci fu silenzio per qualche secondo “…è sbagliato!” Sentenziò togliendogli la mano “Potresti perdere molto di più, e non parlo di me”.

Adrien aveva messo in conto anche questa possibilità.

“Potresti perdere la vita tu. Occhio per occhio, ricordi?”

“Non m’importa” Strinse i pugni.

“Importa a me, invece.” Alzò la voce “…come credi mi possa sentire in questo momento?”

“Come posso sentirmi io?” Domandò urlando.

“Uno schifo, lo so” Lo disse in tono calmo.

“E tu non mi faciliti il compito!”

“Ah, sarei io, il problema?”

“Si! Non mi aspettavo che mi avresti dato gli orecchini, pensavo…

“Pensavi che avrei deciso io per te?”

Adrien annuì.

“Mi spiace, questa è la tua decisone”.

“Cosa devo fare?” Le chiese guardandola per a prima volta negli occhi da quando aveva varcato la soglia di casa sua.

A Marinette si seccò improvvisamente la gola, quello sguardo, lo aveva già visto.

Salvami” Un grido disperato suonava nella sua mente.

Gli si avvicinò e gli prese le mani dentro le sue “L’unica cosa sensata da fare, chaton”.

“Qual è?”

Gli sorrise “Lo sai già, non serve che te ne dia conferma”.

“Questa storia deve finire”.

“Fammi solo dire due parole in privato a Tikki”.

Adrien acconsentì senza obiettare.

*

Marinette si spostò nel bagno adiacente e una preoccupata kwami rossa a pois neri iniziò a svolazzare nervosamente davanti il suo volto.

“Sei sicura che farà la cosa giusta? Stiamo pur sempre parlando di sua madre”.

“Mi fido di lui, Tikki” Si appoggiò al lavandino e si guardò allo specchio, dove vide il suo riflesso, e si chiese se era giusto lasciarlo da solo in quel momento, se non avesse avuto bisogno del suo supporto, di una parola per farlo desistere ad aiutare suo padre nel suo piano.

No, Adrien doveva capire da solo cos’era giusto da fare, lei più di tanto non avrebbe potuto aiutare.

“Allora se ti fidi tu, mi fido anch’io”

*

“Tieni” Marinette levò gli orecchini, li mise dentro la scatolina rossa e glieli porse.

Esitò qualche secondo prima di prenderla, la guardò negli occhi, la sua espressione avvilita e affranta diceva tutto “Spero che questo non cambi le cose tra noi”.

Lo baciò, sperando di potergli trasmettere tutto il suo amore e il suo sostegno.

“Ti amo, Adrien” Gli disse, ma suonò come un grido disperato, e lui questo lo capì.

“Ti amo anch’io, Marinette”. Prese la scatola con le mani che gli tremavano.

Adrien!” Lo fermò, e lui senza indugiare un attimo si voltò a guardarla “Fai la cosa giusta”.

*

Continua

 

  
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