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Autore: Damaer    10/01/2021    0 recensioni
Cristina Franchi è una di quelle ragazze con mille idee in testa, alla continua ricerca della sua strada. Ha tanta voglia di fare, e le piace pensare che nulla della sua vita sia stato già deciso.
Un giorno decide d'iscriversi ad un corso di ceramica, e lì incontra Riccardo.
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“Come si chiama?”
“Cristina Franchi” rispose lei, scandendo bene le lettere. Non voleva trasmettere e far capire quanto disagio le procurassero tutti quegli occhi addosso.
“E come mai ha deciso di iscriversi?”
“Per il film Ghost”
Genere: Erotico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Cap. 11 "Ogni lasciata è persa." 
 

Le risate di Cristina riecheggiavano nelle scale per salire da Riccardo. Lui camminava di schiena, con le labbra incollate alle sue e la tirava, l’alzava a sé per farla camminare ancor più velocemente.
Ruotavano in modo che quasi a turno la schiena di ognuno venisse sbattuta contro il muro. Si iniziavano a spogliare, e Cristina temeva che in casa non ci sarebbero arrivati. Lui la prese in braccio proprio fuori al portone di casa, Cristina attorcigliò le gambe al busto di lui e si fece trasportare in camera da letto. Gli indumenti pian piano cadevano a terra. Cristina cercava, per quel che poteva, di captare degli elementi nella camera, dato che la prima volta che era entrata in casa sua non era riuscita a vedere la camera da letto.
Ma pensò che infondo poteva farlo sempre dopo. 

Guardava l’uomo che la sovrastava sbottonarsi anche l’ultimo bottone della camicia. Aveva il petto liscio, con i peli sui pettorali e la linea fino all’ombelico. Nudo sembrava ancor più imponente, e con i capelli sciolti un ribelle. Si era steso su di lei, con le mani che cercavano di sfilarle le calze. “Gli stivali...” e alle orecchie di Cristina quella parve una supplica. Glieli sfilò così velocemente e vennero lanciati ognuno in una direzione diversa, così come il vestito, le calze... il reggiseno e il perizoma. Nell’euforia e nel reciproco desiderio di aversi, Cristina non si stupì che non servissero preliminari. 

Riccardo con mani esperte prese un preservativo ed entrò in lei. Cristina aveva le sue braccia strette al collo di lui, le gambe attorcigliate a Riccardo. Si baciavano. Riccardo alternava la bocca di Cristina al collo, le orecchie.. le scapole. Qualsiasi punto in cui la baciasse per Cristina era puro piacere, amava sentire la barba di Riccardo sul collo e i suoi baci umidi sulla pelle. 

Cristina riusciva a vedere gocce di sudore che imperlavano il viso di Riccardo e i capelli, in particolare vicino le basette, farsi umidi. Cristina aveva il respiro corto e si lasciava andare a versi di piacere. Si ruotavano nel letto, cambiavano posizione senza trovare intoppi, nonostante quella fosse per loro la prima volta. Sembrava proprio che entrambi fossero a proprio agio, che ognuno sapesse cosa l’altro volesse e nessuno aveva altro da aggiungere. Quando finirono, erano entrambi silenziosi, a riprendere fiato.
Guardavano il soffitto, ridacchiando, senza saper bene cosa dire. 

“Beh...”  e ridevano. Cristina sentiva le gambe tremare, in preda a piccole scosse. Si era portata la mano sulla fronte, il petto s’alzava e s’abbassava;

“Doccia?” E senza neanche aspettare la risposta di lei, Riccardo la prese per portarla nel bagno. Sotto il getto d’acqua calda, si accarezzavano a vicenda, insaponandosi. 

“Sapone tre in uno, tipico...” osservò lei, prendendone un altro po’ per insaponare il petto di Riccardo. “Ma dai che ti piace il profumo che lascia...” e Cristina annuì, alla fine era vero. Le mani di Riccardo le accarezzavano il seno, la schiena. Sfioravano la sua intimità, e alla fine lui si inginocchiò ai piedi di lei, portando il viso fra le sue gambe. L’acqua scorreva e Cristina si sentiva le gambe tremendamente leggere. 

Aveva la testa all’indietro, gli occhi chiusi e la mano stretta alla tendina della doccia per non cadere.

Erano di nuovo vestiti, seduti al tavolo. Riccardo aveva preso due amari.
"Mi manderai in confusione, lo sai?”
"Io a te?!” Rispose Cristina, un po’ sconvolta. “Perché lo dici?”
“Non posso bere un caffè, poi si... ti voglio, non ti voglio...”
" dire che ero io quella confusa, per colpa tua.”
"Ah... giusto” e Riccardo le fece un sorriso. Guardò l’ora, segnava l’1:23.
“Forse è meglio che ti accompagni, domani hai lezione... e anche io.” 

Cristina annuì, e di controvoglia lasciò il bilocale di Riccardo;

In macchina la mano destra di Riccardo era fissa sulla gamba di Cristina, e lei aveva posato la mano su quella di lui. Ascoltavano la radio. Fuori al condomino, lui non scese dalla macchina.
“Ah questa volta non mi accompagni?”
Riccardo subito slacciò la cintura di sicurezza, manco come se lei gli avesse rinfacciato chissà quale mancanza. “Ma dai, scherzavo.” E sporgendosi di nuovo nella macchina, si allungò per farsi lasciare un ultimo bacio a fior di labbra. “Ci vediamo al corso, dopo domani.” 

“A giovedì, allora. Buonanotte Cristina.”
"Buonanotte Riccardo.” 

La mattina dopo Cristina si svegliò proprio come s’era addormentata: con le calze e il vestito che si era scocciata di levare. Non era struccata e le poche ore di sonno avevano accentuate le sue occhiaie. Dopo una bella sistemata entrò in cucina, dove trovò i genitori intenti a far colazione.
"Buongiorno ma’... Pa’” e prendendo una bella tazza la riempì di caffè-latte.
Maria Franca era di buonumore come sempre, inevitabilmente dall’orario. 

“Cara non ti ho chiesto più come sta andando il corso... bene?”
Cristina cercò di non ridere, e soprattutto di non far trapelare niente.
"Oh si è iniziato bene il corso... spero continui allo stesso modo. Perché l’ultima lezione è stata... avvincente.”;
 

Cristina e i suoi amici dell’uni erano in biblioteca, a far finta di ripassare per gli esami.
Alessia, invece, usava la scusa di voler sapere i dettagli della serata di Cristina e Riccardo per non studiare. “Scusa ma non capisco. A casa tua lo chiami e dopo che risponde un’altra tu non hai voluto sapere niente a riguardo?” Cristina chiuse il suo libro di letteratura del ‘900, tanto con la sua amica ficcanaso non sarebbe riuscita a fare niente. "No, niente. Mi ha detto che era una sua collega, perché?”
Alessia boccheggiò, incredula. “E se lui continua ad andarci a letto, con la collega?”
Cristina spalancò gli occhi. “Beh ma...”
Si sistemò per bene sulla sedia, pensava alla conversazione tenuta in Accademia. Ma terminò solo con l’immagine della mano di Riccardo fra le sue gambe.
“È che...”
“Vabbè, ci hai scopato. Adesso non capisci più un cazzo.” 
 

Quando ritornò di nuovo a casa, Cristina aveva sempre questa domanda in testa. Riccardo avrebbe continuato ad andar con quella? E se in effetti a lei doveva o non doveva interessare. Nessuno dei due voleva una relazione, e se lo erano detti. Ma questo non implicava, e non faceva per niente intendere che l’altro non dovesse uscire con qualcun’altra. Non c’era niente di serio fra loro, e Cristina lo sapeva.
“E adesso...” pensò Cristina. Non erano amanti, nemmeno scopamici. Avrebbero potuto diventarlo però.

“Ma cosa voglio? E lui?” Pensò ancora. E sfinita si gettò sul divano, la cena non era ancora pronta e ne approfittò per restare ancora un po’ sdraiata.
"Questo andare avanti e indietro si sta iniziando a far sentire...” notò la madre, vedendo la figlia stanca sul divano. "Oh si, in effetti è un po’ pesante. Ma sai come dici tu, no?”
"Quando si è in ballo bisogna ballare.” Terminò la madre.
“Io ne so un altro, che pure andrebbe bene...” rispose il padre, da lontano. Sia moglie che figlia guizzarono le orecchie sugli attenti.
“Faccia chi può, prima che il tempo mute: che tutte le lasciate sono perdute.”
Maria Franca e Cristina scoppiarono a ridere. “E questa da dove ti è uscita?” Chiese la figlia.
“Guarda che questo è compito mio...” iniziò la madre. “Vuoi rubarmi il mestiere?”
Renato si avvicinò la moglie, posandole una mano sulla spalla.
“Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, mia cara.” E le depositò un bacio sulla guancia prima di sparire in cucina. "E quindi, che voleva dire?” Chiese Cristina.
"“Che anche se sei stanca, adesso che sei giovane puoi far tutto. Poi il tempo avanzerà, non sarai in grado di far tutto quello che vorresti... quello che non fai adesso, non lo farai più. Ogni cosa che lasci, beh è persa.”
“Quindi dovrei far tutto quello che vorrei?”
“Beh, da un lato si. Se è un occasione non dovresti lasciartela scappare...” 

Cristina si sistemò per ben seduta sul divano, la testa iniziò a vagare alla sua situazione con Riccardo e ad analizzare, nei proverbi, se ci potesse essere un qualche collegamento, o consiglio sotto inteso.
“Ma non esaminare le parole di tuo padre, ora che fa tanto l’esperto dopo averne azzeccato giusto uno... andiamo a mangiare va’” 
 

Il giorno dopo, nonostante volesse sentire Riccardo, causa università di lei, e lavoro di lui, finirono col parlare davvero poco. Giusto un paio di messaggi la mattina, uno ad ora di pranzo, e uno la sera. Non sapeva bene se fosse una cosa giusta o sbagliata questo non sentirsi per messaggio così tanto, ma di certo notò che lei ci faceva caso, che stava attenta a vedere se lui visualizzava e non rispondeva... se appariva online, guardava l’ultimo accesso. 

“No ti prego...” pensò, quando si ritrovò di nuovo sulla sua chat. “Non posso azzeccarmi già così.” E quindi, decise che la miglior cosa era posare il cellulare e aprire un libro, ma la cosa non portò a nulla di buono. Così guardò l’ora, erano le 18:37, orario perfetto per chiedere alle amiche di fare un aperitivo. 

Poco dopo insieme a Flavia, Alessia e stranamente anche con Marco al seguito, tutti si erano trovati al solito pub, quello in cui avevano iniziato ad andare dopo che a Flavia non interessava più di andare nel bar del suo ex Corrado. E ci avevano preso anche gusto. Nel momento in cui Marco si allontanò per salutare degli amici, Cristina si avvicinò ad Alessia per delle spiegazioni.
“Quindi che succede?”
"Niente... ci stiamo conoscendo. E a te invece?” Chiese Alessia per cambiare argomento.
"Ttu chiedi sempre di me, poi quando io chiedo, invece, tu non spieghi un cazzo? Non cambiare argomento.”
Alessia alzò le braccia. “Ah ok! Ma non ti alterare mi raccomando.”
Lei si soffermò un attimo a guardare il ragazzo da lontano.
“Beh, lo abbiamo fatto... mi piace, stiamo uscendo...” e notando quanto gli occhi di Cristina si stavano spalancando, continuò ancora.
"E va tutto bene! L’integrità del nostro gruppo non è a rischio!”
Cristina sbuffò. “Ok ok... allora sono felice per te...” e sorridendo all’amica, iniziarono tutta una serie di domande su se Marco fosse bravo, se fosse dotato... più una serie di risolini che cessarono quando lui ritornò al tavolo.
“Di che parlate?”
"Niente niente...” 

Poi qualcosa attirò l’attenzione di Flavia, che subito fece cambiare la sua espressione.
"Che succede?” Domandò Cristina, notando come l’amica si stesse concentrando per capire chissà quale particolare. E poi, guardando nella sua stessa direzione, capì cosa la stava turbando. 

Ad un tavolino distante Edoardo e Riccardo erano seduti insieme a due ragazze che davano le spalle a Cristina e Alessia. Le due riuscivano soltanto a vedere i due ragazzi intenti a sorseggiare uno spritz, dato l’orario, e a  ridere e a dialogare con quelle. 

“Che... che facciamo?” Cristina non sapeva che risponderle.
"No.. non lo so Ale.”

Però una cosa la sapeva, due ragazze che vedono il “proprio tipo” insieme ad un altra... non prometteva nulla di buono.

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Rieccomi con il seguito! 
Un bacio. 

   
 
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