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Autore: HearthShapedBoxx    11/01/2021    0 recensioni
Harry fece un sospiro più lungo degli altri, svuotando i polmoni e stringendosi le gambe al petto.
Il mese precedente Cedric era morto davanti ai suoi occhi.
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Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cedric Diggory, Harry Potter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Contesto generale/vago
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Note:
Ciao! Questa è la prima storia che pubblico qui su efp. Ci ho messo tanto tempo a decidere se pubblicarla o no, perchè sentivo di non poter aggiungere molto di più al mondo già pieno di ff su harry potter.

In ogni caso mi sono decisa (finalmente)! É stato terapeutico scrivere questa one-shot ;) e ne sono abbastanza soddisfatta. Be kind <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pioveva. Il che non era una novità, considerando che viveva in Inghilterra.
Quello che rendeva speciale quella pioggia però, era che Harry, nel silenzio assoluto della notte aveva sentito goccia per goccia cadere dal cielo, una dopo l'altra, fino a diventare un corpo unico, un unico suono alle sue orecchie.

Si era perso a contarle abbattersi sul tetto, steso sul letto con la faccia rivolta al soffitto. Non riusciva a dormire.

E nemmeno quella era una novità. Ormai erano settimane che ci metteva ore a cedere al sonno. Chiuse gli occhi e dalla sua bocca uscì uno sbuffo, si alzò di scatto, scostando le coperte in un gesto meccanico. A piedi nudi, con il passo leggero che aveva imparato ad usare, si avvicinò alla finestra e si mise a sedere sul davanzale interno.
La pioggia ormai cadeva fitta bagnando Privet Drive.

Un leggero vento faceva muovere le piante, ma per il resto la strada era buia ed immobile. Nonostante i quindici anni passati in quella casa la sentiva ancora estranea, eppure un rassegnato senso di sicurezza lo avvolgeva alla vista di quegli alberi mossi dal vento. La natura continuava a comportarsi seguendo il suo corso, come se Harry non fosse diviso tra due universi completamente diversi. Appoggiò la fronte al vetro freddo, le gocciole dall'altra parte della finestra gli facevano vedere il mondo in un nuovo, strano modo. Il respiro gli usciva dalla bocca, condensandosi in una macchia chiara sul vetro e scomparendo un secondo dopo, per poi ricomparire al respiro successivo. Tutto quello che sentiva era il suono della pioggia. Gli sembrava estremamente forte e lo avvolgeva, non lasciando che nessun' altro suono gli penetrasse la mente.

Negli ultimi tempi il mondo aveva girato velocemente intorno a lui, gli eventi lo colpivano in un susseguirsi insensato.
E nemmeno questa era una novità.

Le vacanze estive erano iniziate da più di una settimana e la consueta solitudine che provava a casa degli zii gli dava molto tempo per pensare.

Dal momento in cui era entrato a far parte di quel magico mondo era stato come una calamita per le sventure. Ormai a scuola lo sapevano tutti, i suoi amici lo avevano accettato da tempo.

Ma Harry si chiedeva se non fosse un pericolo, se il solo essere presente o avvicinarsi minacciasse le persone che lo circondavano. Si sentiva quasi come una bomba pronta ad esplodere, a cui non era stato fornito nessun tipo di segnale prima che questo accadesse. Se non fosse stato per lui probabilmente si sarebbero risparmiati molti spiacevoli accadimenti. Si chiedeva se più che il prescelto, lui non fosse altro che una maledizione.

Harry fece un sospiro più lungo degli altri, svuotando i polmoni e stringendosi le gambe al petto.

Il mese precedente Cedric era morto davanti ai suoi occhi.

Mezzo secondo, un lampo di luce verde e gli occhi di Cedric non sembravano nemmeno più umani. Erano piccole palline di vetro, uguali in ogni dettaglio a quelle del vero ragazzo. Lui stava bene. Non era possibile che il bel viso del Tassorosso non si sarebbe più mosso, illuminato, corrucciato. Ma Harry aveva sempre avuto i piedi per terra, la sua mente non concepiva la negazione. Cedric era morto. Giaceva a due metri da lui, gli occhi, che la vista di Harry sembrava identificare ancora come finti, puntavano al cielo nero. Il suo corpo pallido steso in una posizione innaturale, lo zigomo alto reso ancora più inumano dal brillio azzurrognolo dalla coppa incantata che stava vicino a lui.

Cedric era morto ed era stata colpa sua.

Hermione, dopo, quando tutto era finito, aveva continuato a ripetergli che non era vero, come poteva essere stata colpa sua? Harry allora annuiva, non sopportava lo sguardo di commiserazione che l'amica gli rivolgeva.

Ma era consapevole di come stavano le cose. Se lui non ci fosse stato, la coppa non sarebbe stata trasformata in una passa-porta, non li avrebbe portati al cimitero; Voldemort non sarebbe risorto e Cedric non sarebbe morto. Il ragazzo avrebbe potuto finire i suoi anni ad Hogwarts, realizzare i suoi sogni, avrebbe avuto la possibilità di vivere.

Ma non l'aveva, mentre Harry si. Si chiedeva se fosse giusto.

Aprì gli occhi che aveva serrato. Quando la vista si rimise a fuoco vide Privet Drive fuori dalla finestra, le case, gli alberi, la pioggia sul vetro.

Ma erano solo un sottofondo. Reale, come se non fosse nella sua mente, vedeva il Tassorosso. Stava dall'altra parte del vetro, il viso tranquillo, i capelli spettinati, gli occhi vivi. Harry si strinse di più le gambe al petto mentre un brivido lo faceva tremolare. Puntando gli occhi in quelli del ragazzo divenne di nuovo cosciente dello scrosciare d'acqua fuori dalla finestra, ma Cedric rimaneva lì, etereo e surreale come il fantasma che era. Una lacrima lenta e silenziosa, prima di altre centinai, sfuggì all'occhio sinistro di Harry mentre il Tassorosso sembrava rivolgergli un piccolo sorriso malinconico. Il corpo del Grifondoro si scosse con il primo singhiozzo e le lacrime scesero a bagnarli le guance. Guardò nuovamente la figura pacifica del Tassorosso e si chiuse ancora di più su se stesso. Le lacrime scorrevano veloci, i singhiozzi riempivano la camera silenziosa ed ogni volta gli toglievano il respiro.

“ Scusa...scusami...io...” Sussurrava tra un fremito e l'altro, la gola stretta in un nodo doloroso. Voleva chiedergli scusa, doveva. Per non essere riuscito a salvarlo, a difenderlo, a riportarlo vivo dai suoi genitori.

Ma non ci riusciva, la stretta all'altezza dello sterno mentre guardava quel fantasma gli toglieva la forza di fare nient'altro che piangere. “...Cedric...perdonami...”

 

Quando ormai aveva perso la cognizione del luogo e del tempo, smarrito nella visione acquosa della figura che lo tormentava, essa sembro chinarsi verso di lui. Cedric gli sorrise, un sorriso grande e luminoso, poi svanì, lasciando solo il buio della notte e il fragore della pioggia.

Harry serrò gli occhi colmi di lacrime, le stille salate gli facevano pizzicare le guance. Appoggiò la fronte alla finestra fredda ed umida. Si addormentò così, mentre ancora piangeva e il peso delle sue colpe nel petto era più grande che mai.

   
 
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