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Autore: Joy2000    11/01/2021    1 recensioni
Thomas Shelby si avvicina verso di me, a passo lento. Sono di nuovo agitata. Non so cosa vuole da me, non so neppure come posso sdebitarmi. Non so se mi vuole far del male... È a una dozzina di piedi di distanza, si toglie il cappello, I capelli sono schiacciati e Thomas cerca di aggiustarseli alla meno peggio. Mi guarda. Ha degli occhi chiari, azzurri, perfetti, ma così freddi ed enigmatici che ne rimango quasi ipnotizzata...
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Shelby, Nuovo personaggio, Thomas Shelby
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Fuori fa freddo, il vento è gelido, anche se la città è illuminata dal sole. I raggi non sono abbastanza forti affinchè io possa riscaldarmi, ma forse neanche un solleone estivo sarebbe in grado di farlo in questo momento. Ho il cuore a pezzi. Mi sento stupida per aver dato fiducia ad uno sconosciuto che mi ha anche tradito. Thomas Shelby è cattivo, non so come ho fatto a vedere nei suoi occhi un barlume di bontà. La famiglia Shelby e fatta di mostri spietati e senza cuore e probabilmente ho sbagliato a credere che volessero aiutarmi. Nessuno fa niente per niente e io lo so. Per una volta ho voluto far finta che questa legge universale non esistesse, ed ecco la meritata punizione. Come ho fatto a cascarci? Devo andare via da Birmingham. Voglio tornare a Londra, voglio vivere la mia vita secondo le mie regole. Non si vive per accontentare gli altri e adesso ne sono fermamente convinta. Ho un gruzzolo da parte, con i soldi guadagnati da John. Mi sale un tale nervoso pensando che ho dovuto lavorare per lui. Mi sono mostrata presente, ho fatto del mio meglio per cercare di non fargli mancare l’affetto, ma evidentemente lui e quella sottospecie di famiglia che si ritrova hanno solo una cosa in mente: i soldi.

Torno a casa Shelby a passo svelto per riprendere le mie cose. Non sono molte dato il poco tempo trascorso qui, ma di certo non voglio lasciarle a loro. Appena entro in casa sento dei rumori. Mi dirigo subito nella mia stanza e trovo niente di meno che Thomas. Non so che fare, né che dire. Sono bloccata in un turbinio di emozioni: delusione, rancore, rabbia e sofferenza. Si sofferenza, perché mi sono illusa che Thomas fosse diverso, e che provasse qualcosa per me. Invece ancora una volta ho sognato troppo in grande.  Entro nella stanza stringendo i denti per evitargli la soddisfazione di vedermi piangere. Non parlo. Prendo solo le mie cose dall’armadio più in fretta che posso. Anche lui non parla e l’atmosfera è tesa come una corda di violino. Quando finalmente recupero tutto e sto per uscire dalla stanza Thomas mi prende per un braccio.
“Olivia, fermati” mi dice pacato. Lui è pacato, io invece sono infuriata con lui. Non ha il diritto di costringermi a parlare. Io non voglio sentirlo. Che cosa dovrei sentire poi? Un mucchio di bugie, di giustificazioni.
“Lasciami immediatamente andare” gli intimo fulminandolo con lo sguardo. Sembra intimorito, ma comunque non lascia la presa.
“Fammi spiegare la situazione” A quel punto mi scappa una risata isterica. Scuoto il braccio liberandomi dalla presa. Poi incrocio le braccia e lo fisso. Il minimo errore, il minimo movimento sospetto e giuro gli avrei dato uno schiaffo talmente forte da rovinare quel bel visino da angelo.
“Ah, adesso vuoi spiegare! Vigliacco, hai fatto parlare tua zia…mi fai schifo” gli dico in tono sprezzante. Non sembra minimamente ferito, anche se me lo aspetto, è fermo sul suo piedistallo e non sarò io a farlo scendere.
“è stata la scelta migliore, credimi. Non avevo altre idee. Non volevo la prendessi così”
“Thomas come diamine avrei dovuto prenderla?! Mi hai licenziato di punto in bianco dopo avermi scopato! E sai qual è la cosa peggiore?” Sbatte la testa negando. Certo che non può saperlo, Thomas Shelby non ha un cuore, non ha quella sensibilità tale da capire una cosa del genere. “è che pensavo che mi amassi. Pensavo che avessi sentito anche tu qualcosa stanotte, invece mi sbagliavo” Mi vengono gli occhi lucidi. Mi mordo la lingua concentrandomi sul dolore fisico piuttosto che su quello interiore. Non mi vedrà piangere. Thomas non proferisce parola. Ha lo sguardo basso. Mi giro dandogli le spalle per andarmene. Sono sull’uscio, sento già il profumo di una nuova vita.
“Olivia io ti amo” Mi fermo. Le gambe sono immobili, paralizzate, ancorate al pavimento. Non riesco a muovermi. Non riesco a girarmi per guardarlo. Allora viene lui di fronte a me. Siamo vicini. Le lacrime prendono a scendere incontrollate e sono un misto di rabbia, delusione, ma anche affetto e fiducia. Thomas mi posa le mani sul viso e me le asciuga con i pollici. I suoi occhi sono preoccupati, lo percepisco. Io invece sono combattuta, da un lato vorrei baciarlo, dirgli che lo amo, e che insieme possiamo superare tutto. Dall’altro ho paura di fidarmi ancora di lui.
“Tom cosa vuoi da me? Dimmelo. So che c’è qualcosa tra di noi dal primo giorno che ti ho conosciuto” gli sussurro avendo timore di una sua risposta. Thomas sembra colpito e chiude gli occhi pensando a qualcosa. Sento il rumore dei suoi neuroni, degli ingranaggi del suo misterioso cervello. Sospira affranto e si scosta da me. Non capisco.
“Olivia c’è una cosa che non ti ho detto” Lo guardo interrogativa. Lui prende a camminare in maniera meccanica avanti e dietro. Sembra nervoso, e mi rende inquieta tutta questa attesa. “..Prima che andassi in guerra avevo già un piccolo business di scommesse ippiche che avevo affidato a mia zia e che mi sarei ripreso se e quando fossi tornato. Avevo dei piani. Avevo pensato in grande. Ma un paio di mesi prima di partire, molti scommettitori, in seguito a una perdita, accumularono dei debiti con me, chi debiti facilmente saldabili, chi con cifre inimmaginabili. Noi Peaky blinders, inizialmente facemmo credito. Passarono i due mesi e quasi tutti avevano ripagato i debiti tranne due. Il signor Campbell e il signor Stone. Entrambi mi dovevano complessivamente un milione di sterline. Il problema è che nessuno dei due le aveva disponibili, quindi io John e Arthur, per evitare che la voce del “credito” si spargesse, facendoci finire in bancarotta, fummo costretti a… ucciderli.” Le parole di Thomas risuonavano nella mia testa facendomela girare. Non capisco. Papà non aveva mai avuto debiti, com’è possibile. Thomas mi sta mentendo.
“Sei un bugiardo!!” grido dandogli uno schiaffo in faccia. Thomas non risponde e non reagisce. “Non ti credo” aggiunsi devastata dalle lacrime. Non è possibile. Papà è morto per colpa di Thomas. Adesso il ricordo della sua morte mi torna più nitido. I signori che lo avevano sparato indossavano un berretto, proprio come quello degli Shelby.
“Olivia, mi piacerebbe poterti dire che sto mentendo, credimi. Ma ho documenti che lo confermano” mi confessa a sguardo basso.
“Thomas perché lo hai ucciso? Ti avrebbe ripagato! Lavorava come operaio, prima o poi…”
“Olivia non avrebbe potuto farcela, voleva fregarci ed ecco perché vi siete trasferiti da Birmingham e Leicester. Guardami, ti prego.” Prova a prendermi il viso tra le mani ma il solo pensiero del suo tocco mi fa accapponare la pelle. Mi scosto.
“Quindi ti sei preso cura di me per…per pietà! È stata tutta una bugia! Tu sapevi! Tutta la tua famiglia sapeva” continuo a gridare ferita e arrabbiata, cercando di sfogarmi, ma il dolore che sto provando è peggio del proiettile nel fianco, è peggio di una lama nel petto, è peggio della morte. Ho vissuto in una menzogna grande quanto il mondo, da mio padre indebitato a Thomas che lo ha ucciso. Una bugia lunga 15 anni, una bugia che non può più essere recuperata perchè mio padre è morto e non ho neppure la possibilità di parlargli, di capire il suo punto di vista e di perdonarlo. Perché in fondo non è stata colpa sua se uno stupido cavallo ha perso. Thomas non risponde perché sa che ho ragione. “Sai cosa Tom? Forse sarebbe stato meglio che mi avessi lasciato a morire quel giorno al bar, perché adesso mi stai uccidendo tu”
Esco in fretta da casa Shelby e Thomas non mi insegue. Meglio così. Sono così ferita, mi sento pugnalata alle spalle e ho il cuore trafitto da cento aghi. Odio tutta la famiglia Shelby, odio Thomas che mi ha rotto in mille pezzi, ma odio di più me stessa per essermi innamorata di lui. Quelle sue parole, dalla prima all’ultima sono un insieme di menzogne. E sono così arrabbiata. Non so che fare. Corro per le strade di Birmingham che ormai mi fa mancare l’aria. Prendo il primo treno per Londra. Ho bisogno di una vita nuova. Non voglio più stare qui, non ci tornerò mai più, lo giuro, il solo pensiero di rivedere Thomas mi uccide. Sono così amareggiata, non faccio che piangere e per chi? per un mostro senza cuore che mi ha solo usata? Il treno va veloce, e io spero di arrivare a Londra il prima possibile. Voglio indagare sulla questione e in una città così grande avrò diverse opportunità. Devo solo cercare le persone giuste. E poi voglio fargliela pagare. Thomas deve espiare tutti i suoi peccati e questo in particolare tra tutti. Ho pensato fosse un angelo, invece è la cattiveria fatta a persona e forse persino Lucifero avrebbe paura di mettersi contro di lui. Agisce facendo soffrire chi gli sta intorno, chiunque gli si avvicini  senza preoccuparsi di calpestare poveri innocenti, persone che non c’entrano niente con lui. E la cosa peggiore è che ogni sua azione non ha mai un minimo di conseguenze. Vivo in un mondo così impari. Spero di trovare qualcuno che sia dalla parte della giustizia, qualcuno che come me sia stato ferito e umiliato dal signor Shelby. C’è un nome che Thomas ha pronunciato quando stava parlando di mio padre…Cobell..no Campbell. Devo andare da lui, ho bisogno che mi dica se la storia di Thomas è vera o no.
Scendo dal treno e l’aria di Londra mi riempie le narici. È così fresca, e l’odore dei narcisi e dei gigli, la impreziosisce, regalandole un aroma di libertà. Ci sono gli autobus e i tram che hanno eliminato quasi definitivamente le carrozze, ci sono alberghi di lusso e bar con la musica. Si chiamano piano bar, ma che cosa ne sanno i rozzi cittadini di Birmingham?! Mi dirigo proprio verso uno di questi, non molto lontano dalla stazione. Fuori è buio, ma il cielo e limpido e pieno di stelle. Non so ancora dove passerò la notte, ma mi sento tranquilla perché distante dagli Shelby.
Entrando nel bar la musica mi colpisce subito, è veloce, allegra, proprio come la città. La gente balla sulle note di un charleston e sembrano tutti così spensierati. Sorrido, cercando di entrare nel loro stato d’animo per alleggerirmi i pensieri. Mi siedo al bancone e sono colpita da un quadro, appeso proprio alle spalle del barista. Sono rappresentati due personaggi, un uomo e una donna, ma hanno entrambi il volto coperto da un lenzuolo bianco e sembra si stiano baciando, senza vedersi, toccandosi e basta.  Il barista mi vede affascinata e mi dice:” Si intitola gli amanti, è di un pittore ( belgese?) di nome Magritte. Ovviamente questa è solo una copia” mi spiega mentre ha tra le mani un bicchiere per il whiskey. Gli sorrido e ne approfitto. “Può riempirmelo?” gli chiedo cortese. Annuisce e me lo porge sul bancone. Poi lo riempie a metà. Sorseggio l’alcolico continuando a guardare il dipinto che ormai mi ha stregata. Mi sforzo per capirlo e non  conoscendo l’arte l’unica interpretazione che mi viene in mente è che i due non riescano a capirsi con le parole ma solo con i baci, con la passione. E perché non riescono a capirsi? Forse perché non si fidano l’una dell’altro, forse quel lenzuolo nasconde le loro insicurezze e le loro paure, o forse è proprio quel bacio a celare i loro punti deboli.
“è di qui signorina?” mi domanda improvvisamente il barista, catapultandomi fuori dai miei pensieri.
“No, sono originaria di Birmingham” A quel punto il barista fa una faccia sdegnata. Gli mostro il mio sguardo interrogativa.
“Chiedo scusa se mi permetto, ma Birmingham ha così tanto marciume…troppa illegalità, troppi imbrogli, troppe truffe”
“Ha ragione, ecco il motivo per cui sono andata via. Mi perdoni, ma lei come fa a saperlo?” gli chiedo poi curiosa. Il piccolo uomo dietro al bancone, vestito con un papillon nero in pandans con il pantalone, si guarda a destra e a sinistra per accertarsi che nessuno possa sentirlo. Poi mi risponde a voce bassa: “Signorina, molti scappano via da lì per non avere problemi con la famiglia Shelby!”
Non sono molto stupita che quel nome fosse conosciuto anche dal barista di un locale così elegante. Ho avuto modo solo di approfondire una finta facciata degli Shelby, quella reale l’ho solo vista fugacemente, e ho capito che sono coinvolti in affari poco puliti.
“Capisco. Chissà se prima o poi la polizia farà qualcosa” rispondo al barista, cercando di indagare con indifferenza.
“Signorina, ci sono buone speranze! Da qualche giorno ho saputo che qui a Londra è arrivato un nuovo ispettore direttamente da Belfast. Si chiama Campbell e so che ha un affare in sospeso con gli Shelby”.
Ecco ciò che volevo sentire, adesso devo solo pensare a un piano, ma nel frattempo ho voglia di godermi trionfante il mio whiskey.
  
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