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Autore: Francine    12/01/2021    2 recensioni
Ammesso che la passione umana abbia la virtù d'innalzarsi al di sopra di ogni assurdo, come si può sostenere che non abbia anche quella d'innalzarsi al disopra dei propri assurdi?
(Yukio Mishima, Confessioni di una Maschera, 1949)
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Aquarius Camus, Cancer DeathMask, Capricorn Shura, Pisces Aphrodite, Scorpion Milo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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3.



Quando lo trovano, Milo non è al proprio posto, ma due case più giù, alla Sesta, a meditare nel giardino che ospita i due alberi di Sala. Perché Shaka sarà anche un asceta, qualcuno che ama immergersi in raccoglimento e dialogare col Buddha dandogli del tu; tuttavia, il biondissimo custode delle vestigie di Virgo ha un debole per il barocco e per certe scelte così squisitamente ridondanti da fare un perfetto gemello per Yngve. Uno specchio che si riflette in un altro specchio e così via, all’infinito. Si dice che un segno dialoghi col proprio opposto in un muto riserbo, vedendo se stesso nel riflesso dell’altro. E a questo pensiero i polsi di Rodrigo tremano, ché se Yngve ha come contraltare Shaka e Aiolos quello svitato di Saga, a lui tocca una medicina amarissima. Marco. Ché con tutta la – poca – simpatia di questo mondo e dell’altro, definirlo sbiellato è essere gentili.


«Capisco.»


L’aria atarassica di Shaka non è andata in pezzi dopo che Rodrigo ha raccontato loro il perché ed il percome della loro visita – Aiolos si è ben guardato dal prendere l’iniziativa. Ma, quando hanno riportato la faccenda, la vena sulle tempie di Milo s’è ingrossata in modo preoccupante, e non perché lo Scorpione già sapesse in che modo l’avrebbe presa Étienne. Ché Aquarius sarà pure freddo come il ghiaccio ed impassibile come le nevi eterne della Siberia eccetera eccetera, ma anche lui è umano. Anche lui ha del sangue caldo che gli scorre nelle vene. E anche lui, quando si ficca in testa qualcosa, è più cocciuto di un mulo calabrese, a detta di Marco, che di asini e di calabresi pare se ne intenda.
E quando qualcuno si impiccia dei fatti suoi, Aquarius è più che pronto a mandare la sua proverbiale imperturbabilità alle ortiche senza battere ciglio. Anzi, di solito si lascia dietro una scia di cadaveri degna della rivoluzione di luglio.


«Io no.»


L’embolo di Milo è pronto ad esplodere.
Rodrigo lo intuisce dalla postura, dalle spalle rigide e dalle mascelle serrate. Guarda in terra, Scorpio, e non per pudore o reticenza, nossignore. Si sta trattenendo, pensa il Capricorno.
Meditare non è mai stato nelle sue corde, eppure ha seguito il consiglio di Camus e si è seduto sotto quegli alberi dalla fronda ampia a cercare di fare il vuoto dentro di sé. Buona fortuna, pensa Rodrigo. Che si aspettava un’uscita piccata e velenosa da parte di Milo, sempre pronto ad ergersi come l’ultimo bastione a difesa del suo migliore amico. Quello che Rodrigo non si aspettava è che lo Scorpione tacesse, dando spazio ad Étienne, che di solito lascia sfuriare le mattane di Marco come si fa con un vento particolarmente incazzato. Aspetti che passi. Ma non quando la buriana decide di scartabellare casa tua come se fosse l’elenco del telefono. Qualcosa la devi pur fare. Sprangare porte e finestre, ad esempio, per evitare guai peggiori. Ed è quello che farebbe lui – quello che farebbe qualsiasi persona con un briciolo di sale in zucca – ed è quello che sta per fare anche Étienne. Non prima, però, di aver lisciato per bene il pelo al Cancro e averlo trasformato in una confezione extra-large di surimi.
Che poi, ad essere onesti, a chi piace il surimi?


«Nemmeno io», prova a rispondere Rodrigo. Ché tutti si aspettano una sua spiegazione, oltre a quelle raffazzonate che ha potuto fornire loro. Come si fa a spiegare l’agire di un matto? Come si può? Non c’è logica, nelle azioni di Marco quand’è sobrio, figuriamoci quando è sbronzo!
Lui prima fa e poi pensa. E poi, forse, si pente. Sempre ammesso che abbia capito di aver sbagliato.
Il guaio di Rodrigo è che più questa storia va avanti, meno ha senso. Come se fossero in un videoclip di Bonnie Tyler, quello in cui dei ninja in bianco irrompono di notte dentro una scuola privata già problematica di suo. No, tutto questo non ha alcun senso. Alcuna credibilità. Peccato che a Marin quella roba piace. Piace tanto. Troppo.


«Ambasciator non porta pene», aggiunge Aiolos quando vede che il compagno è in difficoltà.
«Ma trova chi glielo sostiene», ribatte Milo sbuffando. «Ma è mai possibile che non sappiate tenerlo lontano dalla bottiglia?»
Cosa sono, la sua balia?, pensa Rodrigo. Ed è quando Milo gli risponde: «No. L’accompagno, semmai», che capisce di averlo fatto di nuovo. Stai perdendo colpi, Ruy?, si chiede, sospirando.
«Peccato che io non veda il becco di un quattrino…», ribatte.
«E chi di noi ha mai visto un soldo?» Milo è un treno lanciato nella notte. Peccato che Rodrigo non abbia alcuna velleità di fargli da sparring partner. Non oggi, almeno. Ché Yngve ha ragione. C’è un non detto tra lui e Aiolia che è bene illuminare prima che sia troppo tardi. Prima che faccia più danni che altro, perché Aiolia è come la vampa d’agosto: ti avvolge e ti porta con sé, annientandoti nel suo abbraccio focoso.
Perché Aiolia è così, un fiore generoso che regala quanto ha di più prezioso per un sorriso, una simpatia. Non ha regalato a Leaphya il ciondolo di Aiolos, come fosse un braccialetto dell’amicizia da scambiarsi alla fine delle vacanze?
No, aspetta…
Ed è a questo punto che Rodrigo capisce cosa sia l’illuminazione, quella vera, quella che ti solleva dalle miserie della condizione umana e spezza le catene del samsàra e…


«Potrebbe essere il deliquio di un ubriaco», sentenzia Shaka, con il tono di chi è prontissimo ad aggiungere due tazze ed un paio di cuscini a terra, sul piazzale antistante l’Undicesima Casa. Perché si domanda sempre all’ospite improvviso se voglia favorire. È buona creanza. Educazione. Savoir fair et savoir vivre, per dirla con Étienne. E l’ospite inatteso non sarà – quasi – mai così screanzato da rispondere «Sì, grazie» e sedersi a tavola come se tutti stessero aspettando lui. Peccato che Shaka sembra non avere alcuna intenzione di interrompere la sessione odierna – lui odia gli imprevisti almeno tanto quanto Yngve detesta un foruncolo sul naso. E anzi, sarebbe felicissimo di avere altri quattro compagni da instradare nell’elegante e raffinata pratica della meditazione. Anche lontano dagli alberi di Sala.
Io passo, pensa Rodrigo, mentre la postura di Aiolos suggerisce che sì, il Sagittario potrebbe accettare con gioia quell’invito. Lui si muove spinto dalla curiosità – ché altrimenti mai si sarebbe affacciato nelle stanze di Athena quella sera disgraziata di tanti, troppi anni fa – e Rodrigo si troverebbe costretto ad accettare, foss’anche per non dover andare da solo a cercare Marco per farlo ragionare.


«Magari, passata la sbronza, si sarà dimenticato di quanto detto ieri sera», suggerisce Shaka, una ciocca di capelli che gli scivola lungo lo sprone della sua tunica.
«Io temo di no.»
«Dici?»
«Tu non lo conosci.» La voce di Rodrigo ha lo stesso suono netto che si porta dietro il passaggio della lama di una ghigliottina. «Sarebbe capace di scomodare il Sacerdote pur di avere il permesso di…»
«Sfrantumarmi i gioielli di famiglia?»
«Precisamente.»



Anche Étienne ha in repertorio un bel sorriso, aperto, franco e caldo. Uno che invoglia a sedertigli accanto e a condividere quattro chiacchiere ed un bicchiere di vino buono. E anche Étienne si tiene quel sorriso per i momenti buoni, che conosce solo lui e – forse – Milo. Rodrigo l’ha visto, quel sorriso, qualche tempo prima, sulle piane innevate di Asgard, prima che Athena rompesse la statua in cui gli dei li avevano rinchiusi e li tirasse fuori, uno per uno, chiamandoli per nome. Ed è questo che fa saltare la mosca al naso di Milo, ché Camus - ché Étienne - è roba sua, solo sua; e allo Scorpione ancora non è andato giù che la maschera di freddezza di Camus - di Étienne - sia andata in pezzi non quando Surtur lo ha arrostito di fronte ai suoi occhi, ma quando lui, Rodrigo, è finito al tappeto al castello di Loki. E Rodrigo ha percepito il livore gonfiare il fegato di Milo, l’ha percepito eccome. Più di quanto lo Scorpione sia disposto ad ammettere. L’ha percepito chiaramente anche se Milo in quel momento era in stasi, come un bulbo piantato nella dura terra di Gennaio.
Non sono faccende che ti riguardano, si dice Ruy, perché di fare da paciere tra quei due non è proprio il caso. Sono adulti e vaccinati. Che se la sbrighino da soli, una volta tanto.


«La prossima volta, vieni direttamente da me.» La voce di Étienne è una mannaia che cala sul tagliere. E se gli sguardi potessero uccidere, Rodrigo sarebbe morto e risorto e rimorto e risorto ancora una volta, sotto i colpi implacabili delle occhiatacce con cui Milo lo sta trapassando da parte a parte. «Intesi?»
«Ha ragione lui», s’intromette Doko, il Venerabile Libra, il quale - forse in seguito al tempo speso a meditare davanti ad una cascata, forse per indole - non nasconde di starsi divertendo un sacco. Se la sta scialando da morire, direbbe Marco, pietra dello scandalo, che, nonostante tutto, sembra essersi fatto uccel di bosco.
Magari è caduto strada facendo, in uno dei crepacci e c’è rimasto secco, pensa - spera - Rodrigo, ché così avrebbero risolto due problemi in un colpo solo. Sì, la Quarta Casa resterebbe senza guardiano, ma Ruy non crede che all’Armatura del Cancro questo dispiacerebbe. Anzi…
«Però, adesso che ci penso...» e il Venerabile Doko si gratta il mento con aria distratta, a raccogliere le idee e a tenerli col fiato sospeso per qualche tempo, ché se e quando Libra parla, lo fa con pause ad effetto, e quasi mai per rivelare indizi capitali. Come Mu. Coincidentia oppositorum, si chiama in letteratura, ché sia lui sia Mu sapevano che sul trono di Athena sedesse un impostore. Eppure si sono tenuti quel piccolissimo particolare ben stretto, dietro le labbra serrate. Sì, Saga ha avuto più culo che anima. E Rodrigo si ripromette di affrontare la questione con Libra, prima o poi - ché parlare con Mu richiede una dose di pazienza che, al momento, il Capricorno non è sicuro di possedere - magari quando non dovranno mettersi di traverso per smorzare le alzate d’ingegno di qualcuno. O magari al ritorno da una lunga vacanza, una di quelle dove abbandoni l’orologio sul comodino per rimettertelo al polso dopo tre settimane. Anche quattro, se le cose girano nel verso giusto. E forse forse Rodrigo è ancora in tempo per fare richiesta al Sacerdote di un meritato - meritatissimo - periodo di riposo. Un po’ di freddo che gli snebbi il cervello, di questo ha bisogno il Capricorno. Neve alta più di un metro, silenzio e montagne innevate che aspettano, riposano, meditano. Sì, se lo merita, un po’ di tempo per sé. Un regalo di compleanno fuori tempo massimo. Perché no? E di sicuro Aiolia non verrà a cercarlo per fare alcun discorso con lui. Non adesso, almeno.


«Io non l’ho visto passare», dice infine Libra.
E quel piccolo sassolino si porta appresso altri detriti e altre rocce, fino a formare una valanga di pietre.
«Neppure io», gli fa eco Milo, e così Camus e così Aiolos e così Shaka. E un brivido lunghissimo corre sottopelle e lungo la spina dorsale di Rodrigo. Vuoi vedere che quell’imbecille ha davvero messo un piede in fallo ed è finito a fracassarsi le corna contro qualche roccia?


   
 
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