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Autore: Grace23_99    12/01/2021    4 recensioni
In una normale mattinata di sole, Draco Malfoy, l'algido principe di Serpeverde, si appresta a fare colazione insieme a quello strambo e mal assortito gruppo di amici che si ritrova a seguito, quando, come di consueto, si leva il solito chiacchiericcio che precede l'entrata in Sala Grande del famoso Trio Miracoli.
Lo sguardo sdegnato del giovane Malfoy si posa sull'esile figura della perfetta Caposcuola Granger...
Estratto:
« [...] È assodato che a giocare col fuoco prima o poi ci si brucia, e se la Granger era fuoco puro, a lui, un Malfoy, non era concesso bruciarsi, perché lui aveva degli obblighi, e questi non potevano assolutamente comprendere le grazie di una Sanguesporco, per quanto bella fosse.
Perché lei, bella lo era eccome. [...] »
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ecco uno di quei noiosi ed inutili giorni di sole, così tiepido da far venire la pelle d'oca a quella sua carnagione diafana.
Draco Malfoy odiava le giornate di sole.
Era appurato.
Si diresse verso la Sala Grande per la colazione col suo solito cipiglio scontroso, il volto contornato dalla sua costante smorfia schifata compresa di ghigno Made-in-Malfoy, avanzando verso il tavolo di quelli che erano i degni figli della Casata di Salazar Serpeverde - che, intravedendo la sua regale figura, si erano intanto affrettati ad assumere comportamenti degni dei commensali di un re - con grandi falcate e quella sua postura elegante che lo contraddistingueva dalla tenera età di un anno (ovvero quando aveva mosso i suoi primi passetti sotto gli occhi di una commossa Narcissa Black Malfoy), rischiando di urtare un gruppetto di primini di Tassorosso che, per non farsi schiacciare come insetti al suo passaggio, si erano spostati aprendo un varco, nemmeno fosse stato Mosè col Mar Rosso.

Al solito posto, intento a sorseggiare caffè rigorosamente italiano, con uno sguardo verso il quaderno di Artimanzia di Daphne Greengrass - che a sua volta era immersa completamente in una intensa sessione di copiatura di schemi di Pozioni dalle pergamene svolazzanti di Pansy Parkinson (che, per inciso, si limava le unghie) - e uno rivolto verso il biondo principe delle Serpi che faceva il suo plateale ingresso, provocando non pochi sospiri da parte della fauna femminile di Hogwarts, c'era un Blaise Zabini alquanto svogliato, che aveva già distribuito la sua buona dose di occhiate miste tra puro schifo e mera pietà a due esemplari di Vincent Tiger e Gregory Goyle, tutti assorti e concentrati nella loro quotidiana pulizia delle orecchie mattutina, accompagnata da una sostanziosa colazione compresa di cornetti, cerume e succo di zucca.

Di fronte a Zabini, sedeva un assonnato Theodore Nott, reduce da una delle sue notti brave in compagnia di due splendide Corvonero - una bionda ed una mora da togliere il fiato, la combo perfetta, a detta sua - intento a sorseggiare un liquido ambrato di discutibile provenienza nonché gradazione alcolica, in quanto al 101% non si trattava di succo di zucca.
Ma lo studente medio di Hogwarts sa che la fama di Theodore-bevotutto-sciupafemmine-Nott lo precede, perciò nessuno faceva caso a quella che era la sua consuetudine di riempirsi il bicchiere da una fiaschetta che conservava nella tasca interna della toga della divisa, il cui liquido - Whiskey Incendiario Biologico - si vociferava che fosse prodotto proprio dal sopracitato Serpeverde: dove?

Semplice. Theodore Nott portava avanti i suoi intrugli e traffici, che di legale non avevano nemmeno l'ombra, nella vasca del bagno privato del Caposcuola Malfoy, il quale chiudeva un occhio (o meglio, tutti e due) in cambio di una cospicua dose di alcol che, a detta sua, gli serviva per placare l'istinto suicida che lo coglieva ogni volta che, nel corso della sua già deplorevole e tediosa esistenza, vedeva, anche solo di sfuggita, nell'ordine: il Trio Miracoli, Megera McGranitt, quel Mezzogigante di Hagrid, i Grifondoro e tutti i mezzosangue.

Draco Malfoy, dopo aver squadrato ad uno ad uno tutti i membri di quello strambo gruppo di amici che si trovava a seguito, reprimendo a stento un conato di vomito in direzione di quei due scimmioni di Tiger e Goyle, fece un distratto cenno di saluto col capo e si sedette a gustare in pace, per quanto fosse possibile, la sua tanto agognata colazione.
 

« Draco, tesoro, ricordi che oggi abbiamo la verifica di Pozioni, vero? »

Ecco, appunto.

« Certo Daphne, e ricordo a te di essere il migliore in Pozioni. »

« Si, ma dopo una certa reginetta Grifondoro con gli occhi da cerbiatta, oserei dire » si sentì in dovere di puntualizzare quell'anima buona di Zabini.

«... e un lato B da sogno, oserei dire io » continuò quel marpione di Nott.

« Porco » soffiarono in coro la Parkinson e la Greengrass, entrambe ancora impegnate nelle loro attività mattutine.

« Quella non dovrebbe nemmeno essere considerata una studentessa di questa patetica imitazione di scuola » rispose Malfoy, risentito, col suo cipiglio disgustato.

« "Quella " è la strega più brillante degli ultimi cento anni e, se non fossi ancora fermo all'Età della Pietra e delle distinzioni di sangue, converresti con me che le sue doti da strega sono da ammirare, amico mio » rincarò la dose Blaise.

« E converresti con me che anche le sue doti amatorie potrebbero essere da ammirare, per quanto possa avere un pedigree discutibile, vecchio mio » continuò, imperterrito, Theo, ignorando bellamente il roteare degli occhi cobalto di Zabini, il grugnito di disappunto di quel cavernicolo di Malfoy e l'ennesimo «Porco» soffiato da Daphne e Pansy.

Oh, ma Draco Malfoy sapeva già tutto ciò.
Eccome se lo sapeva.
E non se ne capacitava, anzi, la odiava ancora di più. 

Lei. Hermione Jane Granger.

Un concentrato di coraggio e testardaggine, con un paio di occhioni color dell'oro, ricci indomabili, curve da urlo e un caratterino tutto pepe: Grifondoro nell'animo e fino al midollo.


Ed eccolo lì, quel chiacchiericcio tanto atteso, confuso e concitato che partiva ogni santa mattina, sintomo di un solo, unico, quotidiano, grande ed imperdibile evento: l'entrata in Sala Grande del Trio Miracoli.

Eccoli. 

Tre: il numero perfetto.

A destra stava lui, il grande Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto e irrimediabilmente sfregiato, Cavaliere degli sfigati e delle cause perse, sfortunato come pochi e attira guai per natura, camminava con un occhio chiuso e l'altro aperto di un quarto, inciampando nei lacci delle sue scarpe, coi capelli corvini perennemente arruffati e gli storici occhiali tondi sbilenchi, sorridendo a chiunque.

Come fosse stato possibile che un disagiato come lui fosse riuscito ad accoppare niente meno che l'Oscuro Signore, questo a Draco Malfoy non era dato saperlo.

A sinistra, invece, c'era quell'altro, il Re Ronald Straccione Donnola Weasley, idiota come pochi, con la sua inconfondibile zazzera color carota, spalle dritte, petto in fuori, muscoli in bella vista e stomaco senza fondo, quasi correva verso la tavolata dove si posizionava di solito lo Stato Maggiore di Grifondoro, che per la consueta occasione, capeggiato da quei dementi patentati di Dean Thomas e Seamus Finnegan, intonava già "perché Weasley è il nostro re"; ed il re in questione, in un millesimo di secondo, si era già fiondato sul vassoio di ciambelle alla crema sorridendo sornione e travolgendo nella foga un impacciato Neville Paciock che teneva in mano un grosso volume di Erbologia che aveva l'aria di essere tremendamente noioso.

E al centro, tra il Cavaliere Sfregiato ed il Re Lenticchia stava lei, Hermione Granger, la Regina di Grifondoro, Prefetto perfetto e Caposcuola, fiore all'occhiello di Hogwarts, pupilla di Minerva McGranitt, così ligia al dovere che qualora la scuola fosse carente di qualche regola, provvedeva lei stessa a stilarla e farla rispettare.

La Caposcuola Granger avanzava a passo spedito verso il suo posto d'onore, col naso all'insù, dispensando sorrisi a destra e a manca e premurandosi di spiegare argomenti vari delle più disparate materie in cui eccelleva, riscuotendo approvazioni non solo dalla fauna maschile di Hogwarts, ma anche oltreoceano, 

- per essere precisi - dalla delegazione di Durmstrang, patria di quel troglodita di Victor Krum, che continuava a spedirle lettere sgrammaticate tutte zucchero e miele.

Tutti pensavano dalle sue labbra, quelle labbra piene e rosee che più volte nel corso degli anni si erano piegate in un ghigno sprezzante in direzione di quel povero diavolo di Malfoy, che solo recentemente si era accorto di quanto invece avesse voluto baciarle...

Peccato però che il giovane Malfoy la odiasse e che non riuscisse proprio a capire come tutti fossero abbagliati dalla luce che emanava quella saccente Mezzosangue che sembrava ignorare solo lui, e a lui solo riservava al massimo sguardi glaciali e parole taglienti e velenose, quando era di pessimo umore.

Certo, era stato lui a cominciare quella faida che andava avanti ormai da sette anni, ma la Granger aveva ben presto capito che il modo migliore per ferire quel vanesio ed egocentrico biondo Serpeverde era ignorarlo, e così faceva; incurante delle parole sprezzanti che lui le rivolgeva, Hermione non gli concedeva neppure il minimo sguardo, anche solo per dare prova di aver sentito la voce di quel petulante furetto platinato, di aver appurato che anche lui esistesse. Niente.

E lui, Draco Lucius Malfoy, ultimo erede di due ricche e nobili famiglie Purosangue, veniva bellamente snobbato da quella lurida feccia che si atteggiava come una dea.

Il biondo non si dava pace, perché ormai l'aveva presa sul personale: voleva a tutti i costi trovare un modo per ferirla, ma ultimamente era venuto a patti con se stesso e si era reso conto che, insieme al desiderio di baciarla, voleva in realtà solo far parte anche lui di quella cerchia di eletti, che comprendeva praticamente tutta la scuola tranne il suddetto Malfoy, a cui lei dispensava attenzioni.

Si era ormai accorto di non trovarla affatto ripugnante, alla stregua di un elfo domestico, ma anzi, l'aveva definita - solo ed esclusivamente nella sua testa, sia ben chiaro - parecchio appetibile, nonostante il suo sangue sporco, e aveva deciso di continuare a punzecchiarla peggio di prima, con lo scopo di attirare finalmente la sua attenzione, ma fallendo miseramente.

La Mezzosangue sembrava l'unica ragazza capace di resistergli, e questo lo mandava in bestia.

Perché? Semplice. 

Perché lui per lei era invisibile - quando mai poi si era sentito di un Malfoy trattato in questo modo?! - e lei per lui era inarrivabile.

Troppo in alto nel suo piedistallo dorato, attorniata dai suoi fedeli cani da guardia, ma forse era meglio così: è assodato che a giocare col fuoco prima o poi rimani scottato e, se la Granger era fuoco puro, a lui, un Malfoy, non era concesso di bruciarsi, perché aveva degli obblighi e questi non potevano assolutamente comprendere le grazie di una Sanguesporco, per quanto bella fosse. 

Perché lei, bella lo era eccome.

Con quel modo tutto suo che aveva di arricciare le labbra quando era concentrata, per poi distenderle in una pigra curva di soddisfazione quando veniva a capo di qualche problema particolarmente complesso, o quando era soprappensiero e prendeva ad attorcigliarsi un ricciolo ribelle tra le dita sottili, o ancora quando scambiava quegli sguardi profondi con Potter o Weasley, che sapevano di lunghi discorsi e intese perfette e si concludevano con quei sorrisi dolci che arrivavano agli occhi, che riservava a loro due soltanto e che mai avrebbe rivolto ad uno come lui...

Merlino! Ma a cosa diavolo pensava?!

A sentire quei pensieri, a sua madre sarebbe venuta una sincope ed il buon vecchio Lucius lo avrebbe diseredato e poi, giusto per premurarsi di aver agito nel modo che si conviene, lo avrebbe ucciso a colpi di Cruciatus.

 

Così, da brava Serpe e consumato attore qual era, indossava la sua maschera e faceva la parte del cattivo, sperando in cuor suo di lasciarle comunque un segno...

 

«... ci stai, Draco? » stava dicendo intanto Zabini.

Ecco, si era di nuovo perso nelle sue elucubrazioni mentali per colpa di quell'odiosa e petulante so-tutto-io.

« No, Blaise. Mi ero distratto... »

« Ho notato. Ho detto: pomeriggio facciamo una partita di Quidditch con Michael Corner ed Anthony Goldstein di Corvonero, tu ci stai? » ripeté l'amico, che da Serpeverde astuto qual era, non si era perso una sola delle espressioni di Malfoy, che continuava a tenere quegli occhi di ghiaccio puntati sul tavolo dei Grifondoro, e, più precisamente, su una brunetta riccioluta intenta a parlottare fitta fitta con la sua amica Ginny Weasley: Hermione Granger, un nome e una garanzia.

« Si, ci sto. Gioco volentieri... » rispose Draco, tornando finalmente con lo sguardo rivolto verso il piatto, ancora ricolmo di quelle leccornie che solo ad Hogwarts potevi trovare.

 

E Draco Malfoy non si accorse minimamente che, come ogni mattina, due occhioni da cerbiatta color dell'oro, incuranti delle occhiate ansiose ed impazienti che le lanciava l'amica seduta accanto, si erano appena puntati nella sua direzione. 

 

"Ah, l'amore è cieco - pensò Blaise Zabini, finendo l'ultimo sorso del suo caffè italiano e spostando lo sguardo con nonchalance da quel povero derelitto di Draco Malfoy a quell'orgoglioso peperino di Hermione Granger - e forse, per questi due sciagurati è anche ottuso e duro di comprendonio... che Merlino ce la mandi buona!"

 

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