Note
della traduttrice:
Eccoci
qui con il terzo capitolo di questa long di Eryiss che potete
trovare qui in lingua inglese: AO3
- Fanfiction.net
- Tumblr.
Ricordo
che titolo, immagine introduttiva,
storia e note d’autore sono sue, mentre io mi occupo solo di
tradurre.
Un
grazie speciale a Angie_Dreyar
che segue e recensisce attivamente questa storia <3
Note
dell’autore:
Ciao
a tutti, spero che la storia vi stia piacendo. Ricordate di dare
un’occhiata a Fuckyeahfraxus che ha ideato l’evento per il quale ho
scritto questa storia. Andate a visitare la pagina per scoprire quali
altri contenuti sono stati prodotti in occasione di questo evento.
Vi ringrazio per qualsiasi commento vogliate lasciarmi. Per me significa molto. Spero che la storia vi piaccia e grazie per la lettura.
Capitolo 3 –
L’ospite
“Non
sapevo cosa prenderti, quindi ho optato
per un caffè con lo zucchero. Spero non ti
dispiaccia”.
Freed
posò la tazza del caffè sul ripiano
scheggiato della cucina, per poi fare un passo indietro e abbassare lo
sguardo
su Laxus. Il biondo era steso per terra a pancia in su con la testa
sotto il
lavandino, una chiave inglese in una mano e una torcia
nell’altra; emise un
leggero grugnito d’assenso per fargli capire che lo aveva
sentito, ma non si
mosse minimamente. Freed fece un altro passo indietro guardando Laxus
con un
sopracciglio leggermente sollevato.
L’attimo
dopo, un rumore scricchiolante riempì
il silenzio della stanza seguito da un verso d’approvazione
da parte di Laxus. Il
biondo abbandonò la chiave inglese e, dopo ulteriori
grugniti e movimenti che
Freed non poté vedere, ci fu una sorta di scoppio. Freed
trasalì, ma Laxus ne
sembrò soddisfatto.
“Ha!”
esultò riemergendo da sotto il lavandino.
“Ti ho fregato, maledetto ammasso di ruggine!”
Allontanandosi
completamente dal ripiano della
cucina, Laxus mostrò un grosso tubo ricurvo fatto
probabilmente di stagno ma
talmente arrugginito da apparire irriconoscibile. Quando lo
gettò nell’ampio
cestino che stava usando come bidone della spazzatura, dal tubo caddero
frammenti
di ruggine rossastra. Laxus si tirò a sedere,
ruotò un po’ le spalle e guardò
Freed con un sorriso soddisfatto.
“Era
da stamattina che ci lavoravo” spiegò.
“Il
caffè va benissimo, grazie”.
“Se
ti serve un giorno intero per un solo tubo
devo presumere che stiamo procedendo bene?”
scherzò Freed ridacchiando con
rassegnazione. Laxus gli indirizzò un sorriso divertito
sollevandosi da terra e
sgranchendosi la schiena.
“Era
quello che teneva tutti i pezzi insieme”.
Il biondo spinse via il cestino contenente il tubo. “Il resto
sarà molto più
facile. Toglierò tutti i pezzi vecchi prima di pranzo e
metterò quelli nuovi
entro metà pomeriggio”.
Freed
annuì, tirando in cuor suo un sospiro di
sollievo per quella notizia. Si trovava a Magnolia da una settimana, e
lui e
Laxus avevano trascorso molto tempo insieme a cercare di rimettere in
sesto la
casa. All’inizio era stato difficile. Quando il biondo aveva
esaminato la casa
per la prima volta e aveva annotato un’intera lista di cose
da fare, a Freed era
sembrata un’impresa praticamente impossibile.
Ma
stavano facendo progressi. Avevano deciso
di dedicarsi ad una stanza per volta cominciando dalla cucina, che era
sia una
delle più importanti, sia una di quelle che necessitava di
maggiori
riparazioni. Freed era piuttosto certo che, al momento di scegliere tra
la
cucina e il bagno, il fattore decisivo per Laxus era stato la mancanza
di
fiducia nei confronti delle assi del pavimento del piano di sopra,
dov’era appunto
collocato il bagno.
L’avvocato
si chiedeva se Laxus se ne fosse
pentito, dato che il bagno pubblico più vicino distava
quindici minuti a piedi
da lì.
Da
quando avevano iniziato, quel lavoro era
diventato una vera e propria routine. Laxus aveva messo in chiaro che
la sua
priorità era l’hotel, in quanto si trattava del
suo lavoro più duraturo, e
Freed si era detto d’accordo. In ogni caso, il Fairy Tail era
gestito molto
meglio di quanto credesse, poiché c’erano state
solo due occasioni in cui Laxus
era stato chiamato e aveva dovuto interrompere il suo lavoro in casa.
Di
conseguenza, potevano considerarsi a buon punto.
Non
che la casa avesse un aspetto migliore ora.
Solo la cucina non era più così malmessa come lo
era all’inizio, ma quello era
dovuto ad esigenze pratiche. Poiché Laxus non poteva fare
nulla per i mattoni e
le piastrelle frantumate, si era limitato a ripulire il pavimento dai
sacchi di
spazzatura maleodorante e poi aveva controllato l’impianto
elettrico e il gas
per assicurarsi che non ci fosse nulla che li folgorasse o li facesse
saltare
in aria all’improvviso, scherzando sul fatto che una persona
avvolta dalle
fiamme avrebbe ridotto leggermente il valore della
proprietà.
Freed
aveva riso. Laxus possedeva un ottimo senso
dell’umorismo.
Il
lavandino era la prima cosa su cui Laxus aveva
deciso di lavorare. Nel pomeriggio montò il rubinetto nuovo
assicurandosi che
funzionasse come doveva, ma sfortunatamente il tubo di scarico era
così corroso
da risultare completamente inutile. Questo non avrebbe causato alcun
problema
se la pressione dell’acqua non fosse stata talmente forte da
impedire la
chiusura del rubinetto allagando la cucina con tre centimetri di acqua
fredda e
sporca.
Non
era stata una bella giornata, ma almeno
Freed aveva avuto la conferma che Laxus era l’impiegato
perfetto per lui. Infatti,
quando Freed aveva calpestato i piedi sull’acqua riversando
la sua rabbia sia
su Laxus che sulla stanza, il biondo era scoppiato a ridere prendendolo
in giro
per essersi “incazzato per due gocce
d’acqua”.
Freed
non sarebbe riuscito a lavorare con
qualcuno che non era in grado di gestire il suo lato più
irascibile, seppur lo
mostrasse raramente.
“Non
pensavo che saresti rimasto fino a quest’ora”
disse Laxus afferrando la tazza del caffè e avvicinandola
alle labbra.
“Il
treno di Evergreen è in ritardo” spiegò
Freed bevendo a sua volta un caffè. Avrebbe preferito
qualcosa di diverso, ma
le grandi catene di caffetterie non sembravano essere ancora sbarcate a
Magnolia. “Le ho detto di prendere un taxi per venire qui,
visto che ci tiene
tanto a vedere questo posto”.
“Dovresti
essere più orgoglioso della tua
casa” disse Laxus con tono scherzoso. “Un ragazzo
della tua età già avviato nel
mercato immobiliare non è cosa da poco”.
“La
mia casa è ad un soffio così
dall’essere
demolita rendendomi responsabile di omicidio colposo nei confronti di
un intero
gregge di pecore” disse Freed con espressione impassibile.
“E l’unico motivo
per cui Evergreen vuole venire qui è per prendermi in
giro”.
“Tu
dici?”
“Il
suo ultimo messaggio diceva che non vedeva
l’ora di vedere la casa che il grosso lupo cattivo ha
ignorato, convinto che
facesse così schifo che nessun porcellino rispettabile
l’avrebbe usata1”
disse Freed non riuscendo a reprimere un sorriso.
“È solita andare
incredibilmente nello specifico quando vuole infastidirti o irritarti.
Penso
che sia una caratteristica comune a tutti gli avvocati
d’ufficio. Non rimarrà
qui a lungo, non preoccuparti. Sicuramente comincerà a
sentire la mancanza
delle comodità della città e mi
chiederà di accompagnarla nel negozio di prodotti
firmati più vicino. Sfortunatamente si tratta di un
McDonald’s, che lei odia”.
“I
tuoi amici ti stanno proprio simpatici,
eh?”. Laxus sorrise. “I complimenti non sembrano il
tuo forte”.
“Evergreen
è una persona meravigliosa, ma è
decisamente una ragazza di città”. Freed
ridacchiò. “Probabilmente ha imparato
a memoria la mappa della metropolitana prima ancora di visitare uno
zoo”.
“…disse
il ragazzo che veste Armani su un
cantiere”. Laxus ghignò poggiando la tazza vuota
sul ripiano della cucina. “Non
hai altri tipi di vestiti oltre ai completi eleganti?”.
“No”
disse semplicemente Freed, e Laxus lo
guardò sconcertato e allo stesso tempo divertito.
“È il mio abbigliamento da lavoro,
ed io lavoro praticamente ogni giorno e per molte ore.
Perché dovrei sprecare
denaro per qualcosa che indosserei solo nel mio appartamento?”
“Io
pagherei un sacco di soldi per vederti
indossare un paio di jeans logori e macchiati e un vecchio maglione
sfilacciato”. Laxus rise accovacciandosi e guardando
nuovamente i tubi. “Solo
per scoprire come sembreresti senza la tua armatura
e le tue scarpe
lucide da ragazzo di città”.
Freed
aggrottò un po’ la fronte.
Laxus
lo stava giudicando, era piuttosto
ovvio, ma i suoi modi spiritosi e la mancanza di malizia nel suo tono
di voce
gli lasciavano intendere che lo stesse facendo in buona fede. Non si
trattava
di ostilità derivante dal fatto che appartenevano a classi
sociali diverse2,
ma di una pura e semplice osservazione. Tuttavia, abituato alle
discussioni
chiare e aperte per via del suo lavoro, Freed doveva proprio ammettere
che
Laxus era stato uno–
“Vuoi
sapere come si svita un tubo?” disse
Laxus interrompendo i pensieri di Freed. “Così, se
dovessi avere problemi una
volta tornato a casa, eviteresti di chiamare un idraulico e
risparmieresti
qualcosa”.
“Certo”
acconsentì Freed dimenticando
l’insulto e abbassandosi accanto a Laxus.
Il
biondo gli diede una spiegazione veloce di
quello che doveva fare e di tutto ciò che c’era
sotto il lavandino. Freed non
percepì alcun senso di superiorità nelle sue
parole, né si sentì trattato come
un incompetente. In effetti Freed gli aveva già dato
dimostrazione della sua
capacità di apprendere velocemente i lavori pratici e
probabilmente ora Laxus
lo considerava suo pari quando si trattava di sporcarsi le mani. Tutto
ciò di
cui Freed aveva bisogno per fare qualcosa era sapere
come farlo.
In
effetti quei lavori pratici che Laxus gli
stava insegnando non erano poi così male. Naturalmente si
trattava di lavori
semplici – per svitare un tubo bisognava solo ruotare la
chiave inglese –
ma nel complesso Freed si sentiva piuttosto
soddisfatto.
Se
non altro, era una buona distrazione.
Seguendo
le istruzioni di Laxus, Freed riuscì
a rimuovere gli ultimi tubi arrugginiti da sotto il lavandino.
Naturalmente
Laxus ci avrebbe impiegato meno tempo, ma sembrava comunque ben
disposto a
fargli da mentore quando lo riteneva opportuno. Per un attimo Freed
ascoltò la
voce nella sua testa che gli diceva che forse Laxus voleva solo
scrollarsi un
po’ di lavoro di dosso, ma accantonò quel pensiero
subito dopo. Senza di lui,
Freed non sarebbe arrivato fino a quel punto. Inoltre, se una volta
tornato
alla sua vita in città si fosse ritrovato con un problema
all’impianto idraulico,
avrebbe avuto tutte le capacità per risolverlo da solo.
Dopo
aver rimosso tutti i tubi, i due riemersero
da sotto il lavandino tornando in piedi. Laxus andò a
gettare i tubi dicendo
che avrebbe chiamato il suo fornitore per sapere quando sarebbero
arrivati
quelli nuovi. Freed annuì e raggiunse il giardino antistante
per lavarsi le
mani con il tubo per l’irrigazione, probabilmente
l’unica parte della casa che
somigliava ad un impianto idraulico.
Quando
le sue mani tornarono pulite, Freed sentì
il rombo di un’auto che si avvicinava. Aveva scoperto che la
strada non portava
molto più lontano di Villa Albion e perciò
c’erano poche auto che passavano di
lì. Quando si rese conto che era un taxi, sorrise. Evergreen
scese dalla
macchina un attimo dopo.
“Freed!”
urlò con un sorriso. “Merda, questo
non me lo aspettavo”.
“Meglio
o peggio di come te l’eri immaginata?”
Freed sorrise di rimando rivolgendo un’occhiata alla casa.
“Veramente
parlavo dei tuoi vestiti”.
Evergreen rise trascinandosi dietro la valigia, poi guardò
la casa. “È orrenda
esattamente come pensavo”.
Freed
si guardò i vestiti chiedendosi cosa intendesse
Evergreen. Nonostante avesse lasciato la giacca su una sedia in cucina
e si
fosse arrotolato le maniche della camicia per poter lavorare, non stava
indossando nulla di diverso dal solit– perché
i suoi pantaloni erano
macchiati? Cos’era quello? Olio? E come ci era
finito lì?
“Temo
che l’esterno sia la parte più
presentabile” disse Freed cercando di ignorare la macchia sui
propri pantaloni.
Il
giardino era un po’ più ordinato di quando
Freed l’aveva visto per la prima volta. Proprio come per la
cucina, era stato
necessario dargli una ripulita per esigenze pratiche. Camminare su una
pavimentazione sconnessa, in mezzo a spine ed erbacce, non era proprio
il
massimo, ma attraversare il giardino in quelle condizioni trascinandosi
dietro
gli attrezzi da portare in casa sarebbe stato decisamente pericoloso.
Ora,
perlomeno, il giardino somigliava più a
una serie di piccole macchie di prato falciato malamente. Pulirlo era
stato per
Freed una delle cose più soddisfacenti della sua vita, e gli
aveva anche
permesso di dare prova delle sue abilità pratiche. In
effetti, si era
dimostrato sorprendentemente efficiente con quella motosega tra le mani
(nonostante
l’immagine di Laxus che reggeva un’accetta da
giardino lo avesse… distratto
un paio di volte).
“Vuoi
fare un tour della casa in modo da
rendere le tue prese in giro più accurate?”
suggerì Freed ad Evergreen sforzandosi
di ignorare la sporcizia sui propri vestiti. “Laxus sta
lavorando oggi, cerchiamo
di non disturbarlo”.
“Certo”.
Evergreen sorrise. “Qualsiasi cosa
pur di tenermi lontana dalla puzza del letame. Ma tu come
fai?”
“Mi
sto abituando, credo” rispose Freed scrollando
le spalle.
Guidò
l’amica in casa accompagnandola al piano
superiore. Non gli ci volle molto per mostrarle tutte le stanze
spiegando cosa
avesse pianificato per ciascuna di esse e indicando tutto
ciò che avrebbe
potuto rompersi o ferirla in qualche modo. Era una lista
fastidiosamente lunga
e Freed si era quasi dimenticato quanto lavoro fosse necessario al
piano di
sopra. Almeno, però, non sarebbe stato intricato come il
lavoro del piatto di
sotto.
Per
ogni stanza che visitarono, Evergreen tirò
fuori un diverso commento appositamente formulato per punzecchiarlo. In
realtà,
Freed li trovò tutti fastidiosamente divertenti. Tra un
commento e l’altro, la
donna lo informò delle cose che si era perso a livello
lavorativo e personale negli ultimi tempi. Era bello averla lì, anche solo per un
giorno.
“Come
ti avevo accennato, lui è Laxus” disse
Freed con un cenno della mano quando entrarono in cucina.
“Laxus, lei è– oh,
sei di nuovo sotto il lavandino”.
“Un
attimo” mormorò Laxus da sotto il
lavandino. Scivolò fuori, si mise in piedi e
guardò Evergreen con un sorriso.
“Piacere di conoscerti. Vorrei stringerti la mano, ma ce
l’ho piena di ruggine
e merda, e non voglio farti prendere il tetano o cose del
genere”.
“Piacere
mio”. Evergreen sorrise. “Spero che
tu non intenda vera merda”.
Laxus
rise. “Sono abbastanza sicuro che a un
certo punto un uccello abbia fatto il nido nel lavandino, quindi
sì, potrebbe
essere merda”.
Evergreen
rise, e Freed stesso si ritrovò a
sorridere leggermente. Raggiunse il vecchio tavolo consunto che a
malapena si reggeva
in piedi e prese la giacca dalla sedia per poi indossarla. Mentre
visitavano le
stanze, Freed aveva capito che Evergreen si era già stancata
del fascino
della casa vecchia e fatiscente – parole sue
– e voleva già tornarsene in
città, quindi aveva pensato di portarla con sé
all’hotel in una sala da tè
molto carina, adatta a persone del ceto medio, che sicuramente
Evergreen avrebbe
adorato. Freed ci era stato di domenica, approfittando del fatto che il
bar fosse
chiuso. Era stato Laxus a consigliargli quella sala e Freed doveva
ammettere
che non era affatto male.
Probabilmente,
però, non gli avrebbero permesso
di entrare in quelle condizioni. In effetti non riusciva proprio a
capire in
che modo si fosse sporcato di olio (se di olio si trattava).
Normalmente era
molto attento alla propria immagine, come ogni avvocato che si
rispetti.
“Ti
lasciamo al tuo lavoro” annunciò Freed a
Laxus lisciandosi la giacca sulle spalle. “Se hai bisogno di
qualcosa, sai come
contattarmi”.
“Certo”.
Laxus annuì afferrando un asciugamano
per pulirsi le mani. “Divertitevi. È stato un
piacere averti conosciuta,
Evergreen”.
La
donna sorrise. “Anche per me”.
Dopo
essersi salutati, Freed accompagnò
Evergreen fuori e la guidò fino all’auto che aveva
noleggiato per muoversi tra
le strade di Magnolia; chiamare ogni volta un taxi sarebbe stato poco
pratico. Quando
salirono in auto, Freed si guardò nello specchietto
retrovisore rendendosi
conto di essere sporco di olio anche in faccia.
“Devo
passare un attimo dalla mia stanza per
rendermi più presentabile” disse mentre lasciavano
il vialetto.
“Va
benissimo” rispose Evergreen con voce
molto più compiaciuta di quanto Freed avrebbe voluto.
“Ti fai bello, ordiniamo
tè e biscotti, ci sediamo in un angolo della sala e poi
parliamo di quel bel
fusto che ti sei assunto”.
Freed
serrò le mani sul volante ed emise un
sospiro infastidito. Lo sapeva che sarebbe stato inevitabile.
___________________________
Le
sale da tè erano terribilmente raffinate,
di quelle che appaiono nelle serie poliziesche della domenica
pomeriggio adatte
ad un pubblico di ceto medio. Le tovaglie coprivano ordinatamente i
tavoli offrendo
un set di porcellana decorata ad ogni cliente. L’odore dei
dolci appena sfornati
e il piacevole calore della teiera erano un toccasana per i sensi di
Freed,
specialmente dopo aver percepito odore di muffa e sporcizia per tutta
la
mattinata.
Tranne
che per la compagnia, sarebbe stata la sua
pausa ideale.
Durante
il tragitto verso l’hotel, Evergreen
non si era affatto risparmiata di esprimere il proprio compiacimento
per la
situazione. Freed la considerava… una buona amica, ma spesso
Evergreen approfittava
di quel grado di intimità per immischiarsi nelle sue
faccende private. Anche
Bickslow lo faceva e sicuramente, se fosse stato lì con
loro, si sarebbe
comportato proprio come Evergreen.
Freed
non capiva perché Evergreen si fosse
fissata così tanto con Laxus. Sì,
era oggettivamente bello. Sì,
avevano instaurato una sorta di rapporto. E sì,
Freed una volta aveva
ammesso di essere inspiegabilmente attratto dagli uomini dediti ai
lavori
pratici, ma…
Dio,
sarebbe stata
insopportabile. Freed ne era certo.
Quando
il cameriere portò gli ordini – due tazze
di tè, una fetta di torta al cioccolato e una focaccina
dolce – Freed notò che Evergreen
aveva cominciato a sorridergli sfacciatamente. Le restituì
uno sguardo
indifferente per poi concentrarsi sul suo spuntino. Sperò
che manifestare
disinteresse e sdegno fosse sufficiente per impedire ad Evergreen di
tirare
fuori l’argomento Laxus, ma ovviamente
quel giorno la fortuna non era dalla
sua parte.
“Il
tuo operaio sembra simpatico”. Evergreen sorrise
sporgendosi verso di lui con la tazzina in mano. “Come vi
siete incontrati?”.
“Lavora
nell’hotel” disse semplicemente Freed.
“Lui voleva riempire il suo curriculum, io avevo bisogno di
aiuto con la casa”.
“Be’,
il suo curriculum non è l’unica cosa che potrebbe riempire”.
Evergreen sorrise. Santo cielo, stava
già
facendo battute a sfondo sessuale. Davvero insopportabile.
“Hai notato il modo
in cui la maglia gli aderiva al petto? Gli si vedevano
i–”
“Penso
che sia meglio impostare alcune regole per
quando parliamo del signor Dreyar” cominciò Freed
ignorando il “voce da
avvocato” sussurrato da Evergreen. “Non
devi oggettificarlo, che sia in sua
presenza o meno. Non devi fare o dire niente che possa metterlo a
disagio oppure
indurlo a licenziarsi. Non devi fare allusioni sul mio rapporto con
lui, che –
ci tengo a precisare – è interamente platonico.
Lavoriamo insieme e andiamo d’accordo,
tutto qui”. A quel punto Freed le lanciò
un’occhiataccia. “E smettila di dire
che ho la voce da avvocato”.
“Rispetterò
le prime due regole solo se ritirerai
la terza” disse Evergreen con vera voce
da avvocato, al contrario di
Freed che era fermamente convinto di parlare con tono del tutto
naturale. “Perché
è sia una violazione della mia libertà di
parola–”.
“Per
l’amor del cielo, Evergreen”.
“–sia una
violazione del diritto concessomi da Dio–”.
“Sei
atea”.
“–di
infastidire il mio migliore amico in ogni
modo possibile” concluse Evergreen e Freed cercò
di fulminarla con lo sguardo.
“È
Bickslow il mio migliore amico” chiarì Freed
seccamente. “Tu non mi lasci mai in pace”.
“Se
vuoi, puoi chiamare Bickslow e vedere come
reagisce scoprendo che hai assunto un Adone sceso in terra e che lo fai
lavorare sul tuo impianto idraulico difettoso sperando che si ritrovi
con i
jeans talmente fradici da poter vedere la riga del suo culo”.
“Lo
stai oggettificando di nuovo” disse Freed,
stavolta con meno convinzione. “L’hai squadrato da capo a piedi, eh?”
“Ritiro
il mio precedente commento”. Evergreen
sorrise senza malizia e poi rise apertamente. “Pensi che ci
sia qualcuno che
possa reputare divertenti le nostre discussioni da avvocati
tanto quanto
noi?”
“Ne
dubito” disse Freed sorridendo.
A
quel punto entrambi si rilassarono e Freed
si portò un piccolo pezzo di torta alla bocca. Era stato in
molte pasticcerie
di lusso della città, ma ciò che stava
assaggiando in quel momento non aveva
nulla da invidiare ai dolci più costosi. Non era un esperto
in campo culinario
e sicuramente i pasticceri della città avrebbero avuto molto
da ridire su quel
dolce, ma non gli importava. La città distava chilometri e
chilometri da lì.
Evergreen
cominciò a sgranocchiare lentamente il
suo spuntino, e per un po’ rimasero in silenzio. Freed
apprezzava il fatto che
con i suoi amici potesse concedersi momenti del genere senza sentirsi a
disagio. Poiché svolgevano un lavoro stressante, era bello
potersi rilassare l’uno
in compagnia dell’altro.
Nonostante
ciò, Freed sapeva che Evergreen non
si sarebbe arresa.
Per
un po’ parlarono di ciò che Freed si era
perso in città durante il suo soggiorno a Magnolia. Non
molto, in realtà. La
cosa più interessante era il fatto che Bickslow si stesse
occupando di un caso sul
maltrattamento dei bambini nelle case-famiglia finanziate dallo Stato.
Tuttavia,
Evergreen non sapeva dirgli molto altro perché Bickslow non
lavorava più come avvocato
d’ufficio, ma come consulente legale presso
un’istituzione di beneficenza per
bambini. Ne era felice, anche se doveva accontentarsi di uno stipendio
inferiore. Era molto ammirevole da parte sua.
Sfortunatamente
le novità non bastarono a
tenere Evergreen distratta, e alla fine la conversazione ricadde
nuovamente sul
nuovo operaio di Freed.
“Parliamo
di Laxus ora” cominciò Evergreen con
un sorriso.
“Se
proprio insisti”. Freed posò la forchetta
sul tavolo con un sospiro.
“Sembra
un bravo ragazzo” disse Evergreen con
una particolare inflessione della voce, ma Freed preferì non
indagare cosa stesse
insinuando. “Ha un ottimo senso dell’umorismo, sa
gestire tranquillamente i
problemi, è bravo a manovrare ogni attrezzo”.
Freed sollevò un
sopracciglio. “Intendo cacciaviti, martelli e cose del
genere, non metterti
sulla difensiva!”
“Non
mi sto mettendo sulla difensiva. Voglio
solo assicurarmi che tu mantenga la tua promessa di non oggettificare
Laxus”
rispose Freed con calma. “Mi chiedo dove vuoi andare a
parare”.
“Be’,
è il tuo tipo”. Evergreen scrollò le
spalle. “Stavo solo scherzando sul fatto che potresti averlo
assunto
principalmente per il suo aspetto. Insomma… se tu volessi
provarci con lui, lo
capirei”.
“Hai
parlato con Laxus per meno di cinque
minuti. Non sai praticamente niente di lui”.
“Se
sei ancora qui deve piacerti almeno un po’,
anche se il vostro rapporto è puramente
platonico”. Evergreen sorrise. “Sei
sempre stato fissato con il lavoro, Freed. Già il fatto che
tu ti prenda un giorno
libero è sorprendente. Ma sono passate quasi due settimane!
E lo so che è principalmente
per la casa, ma se tu non sopportassi Laxus o non lo trovassi
interessante, a
quest’ora saresti già tornato in
città”.
“Quindi
secondo te dovrei iniziare una
relazione con un uomo che non mi infastidisce a tal punto da indurmi ad
abbandonarlo nella mia proprietà solo per allontanarmi da
lui?”. Freed rise un
po’. “Le tue idee sulle relazioni sono piuttosto
singolari”.
“Va
bene, va bene”. Evergreen agitò una mano.
“Per
ora lasciamo stare, ma sono sicura di non sbagliarmi”.
Sollevato
dal fatto di poter cambiare
argomento, Freed afferrò la teiera per riempirsi nuovamente
la tazza. Per il
resto del pomeriggio, i due si limitarono a parlare del più
e del meno. Anche
Freed decise di indagare nella sfera sentimentale di Evergreen, il che
divenne
incredibilmente facile quando vide i suoi occhi posarsi su un
cameriere. Dopo
di che, la donna bevve il suo tè tutto d’un fiato
e disse di volersene andare. A
Freed non sfuggì il rossore sul suo viso.
Presto
il treno di Evergreen sarebbe arrivato in
stazione, perciò Freed decise di accompagnarla con la
propria auto piuttosto
che farle prendere un altro taxi. C’era poco traffico, quindi
non ci fu bisogno
di affrettarsi. Mentre camminavano verso la stazione, Evergreen strinse
il
braccio di Freed.
“So
che non ti piace parlarne ma… come stai?”
Freed
attese un secondo. “Sto bene”.
“Sicuro?”
chiese Evergreen con tono
insistente. “Perché è normale sentirsi
in difficoltà o non sapere–”.
“Sto
bene” ripeté.
“Era
tua madre, Freed” disse Evergreen con un
tono di voce così gentile che Freed avrebbe preferito essere
preso in giro su Laxus.
“Lo so che non sei particolarmente… aperto dal
punto di vista emotivo, ma sono
sicura che ci soffri”.
“Non
eravamo particolarmente vicini”. Freed
scrollò le spalle. “E non avrò un
esaurimento nervoso solo per questo. Andrò a
trovare la sua tomba e sarò triste, tutto qui”.
“Chiamami
se hai bisogno” disse Evergreen.
Freed
le sorrise. “Il tuo treno sta arrivando”.
Evergreen
sospirò accettando il fatto che
Freed non avrebbe smesso di mettersi sulla difensiva, poi lo
baciò su una
guancia per salutarlo e Freed fece lo stesso. Evergreen raggiunse
velocemente
il treno e salì a bordo guardando Freed mentre si
allontanava. Freed sorrise e
continuò a seguire il treno con lo sguardo, ma non
sollevò la mano in segno di
saluto. Sarebbe stato inutile perché lei non lo avrebbe
visto (non era mica perché
la mano gli stava tremando).
Deglutendo un po’, Freed cominciò a camminare in direzione della sua auto pensando a cosa fare il giorno dopo per quanto riguardava la casa. Presto sarebbe dovuto tornare in città, quindi doveva sbrigarsi. Mentre camminava, si rese conto che con le dita stava disegnando linee invisibili sul palmo della mano. Un’abitudine che aveva sviluppato dopo la morte di suo padre, ma che pensava di aver cancellato.
1
Si riferisce
alla storia dei tre porcellini e del lupo cattivo.
2
Nei paesi anglosassoni
il divario tra le classi sociali (non tanto dal punto di vista
economico ma più
che altro dal punto di vista culturale, ovvero comportamenti, abitudini
ecc) è
avvertito in modo più forte rispetto all’Italia.
Qui Laxus appartiene alla
cosiddetta working class (la classe degli operai),
mentre Freed è middle
class (il ceto medio).