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Autore: Eryiss    10/01/2021    1 recensioni
Freed e Laxus conducono vite incredibilmente diverse. Freed è un avvocato d’ufficio che vive nella capitale, mentre Laxus lavora come tuttofare in un hotel di campagna. Nonostante le differenze che intercorrono tra i due, le loro vite si incroceranno nel momento in cui Freed erediterà una casa nel paese di Laxus e lo assumerà per rendere l’edificio nuovamente abitabile. Ma più si avvicineranno, più comprenderanno cosa possono offrirsi l’un l’altro.
[Modern!AU, Fraxus, capitoli pubblicati: 7/12] [Storia originale di Eryiss, traduzione di Soly_D]
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cana Alberona, Evergreen, Fried Justine, Lisanna, Luxus Dreher
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note della traduttrice:

Ciao ragazzi, sono sempre io, Soly Dea, e oggi vi traduco il secondo capitolo di questa long di Eryiss che potete trovare qui in lingua originale: AO3 - Fanfiction.net - TumblrRicordo che titolo, immagine introduttiva, storia e note d’autore sono sue, mentre io mi occupo solo di tradurre.

ATTENZIONE: in questo capitolo troverete molte parolacce. Ci troviamo infatti in un borgo di campagna dove vive gente umile abituata a parlare in modo molto schietto.

Note dell’autore:

Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto. Come ho detto, questa storia è stata scritta per il Fraxus Day 2020, gestito da Fuckyeahfraxus. Andate a visitare la pagina per scoprire quali altri contenuti sono stati prodotti per questo evento.

Vi ringrazio per qualsiasi commento vogliate lasciarmi. Per me significa molto. Spero che vi piaccia e grazie per la lettura.

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Capitolo 2 – Il tuttofare

“Ma porca puttana”.

“Non è questo il modo di parlare ad una donna, Laxus”.

“Ce l’ho con ‘sta merda”.

Sbuffando irritato, Laxus sbatté il cacciavite nella cassetta degli attrezzi. Sul tavolo c’era il tostapane professionale che stava cercando di riparare da quella mattina e sulla griglia giaceva pietosamente un’unica fetta di pane leggermente tiepida che non aveva nemmeno vagamente l’aspetto di un toast. Era la sesta volta in un anno che quella maledetta macchina si rompeva, tant’è che ormai Laxus la considerava sua nemica.

Ma non l’avrebbe lasciata vincere. Da quando lavorava come tuttofare presso il Fairy Tail, aveva aggiustato praticamente qualsiasi dispositivo elettrico e non poteva assolutamente permettere a quel dannato tostapane di mandarlo in rovina. Solo nell’ultimo anno era riuscito ad avere la meglio su caldaie difettose, collegamenti pessimi e perfino uno schifosissimo problema all’impianto fognario. Un tostapane non era nulla in confronto.

“Perché non dici a tuo nonno di comprarne uno nuovo?”. Cana entrò nella stanza del personale ridendo. “Quell’aggeggio avrà almeno vent’anni, probabilmente non è più nemmeno in grado di fare i toast. Magari c’è solo una perdita di olio che fa sembrare il pane abbrustolito”.

“Col cazzo che lo faccio sostituire” sbottò Laxus fissando i circuiti interni della macchina con un odio che probabilmente non meritava. “Se questo dannato coso viene sostituito, saprà che ha vinto”.

“Ti ricordo che è solo un tostapane” commentò Cana con tono atono.

“Non me ne frega un cazzo” borbottò Laxus poggiandosi allo schienale della sedia con le braccia dietro la testa. “Che fai oggi?”

“Il vecchio mi ha chiamata perché a pranzo abbiamo un bel po’ di ospiti e c’è bisogno di qualche cameriere in più. Dopo lavoro al bar”. Cana scrollò le spalle sedendosi a cavalcioni su una sedia. “Tu?”.

“Nella stanza 7 c’era una luce tremolante, ma l’ho già riparata”. Laxus sospirò. “Quindi ho pensato di mettermi ad aggiustare il tostapane”.

Gli occhi lucidi del biondo vagarono all’interno della piccola stanza fino a soffermarsi sull’orologio. Sospirò ancora. La sera prima aveva bevuto e, se non fosse stato per la chiamata di suo nonno alle 7 del mattino che minacciava di licenziarlo, probabilmente sarebbe rimasto a letto a smaltire la leggera sbornia. Anche se era riuscito ad ottenere la colazione gratis da Mirajane, al momento l’avrebbe scambiata volentieri con delle coperte. Sentirsi in colpa per quella sbornia gli aveva dato un modo per passare il tempo, ma ora non aveva più nulla da fare praticamente per tutto il giorno.

Il suo lavoro gli piaceva, ma era piuttosto incostante. Si occupava di tutte le riparazioni di cui aveva bisogno l’hotel di suo nonno, dall’impianto idraulico fino a quello elettrico, oppure dava una mano in assenza di personale. Tuttavia Makarov aveva sempre tutto sotto controllo e oltretutto vantava ottime relazioni con i suoi dipendenti, quindi le assenze erano piuttosto rare. Di conseguenza Laxus non era mai particolarmente indaffarato.

Naturalmente non si trattava di un grosso problema, ma c’era dell’altro.

Prima o poi avrebbe dovuto scegliere se rimanere in quel piccolo borgo per tutta la vita oppure andarsene una volta per tutte. Magnolia gli piaceva, il paesaggio era molto bello e gli riportava alla mente piacevoli ricordi della sua infanzia, ma Laxus sentiva che la sua vita lì era in qualche modo limitata. Un diploma in elettrotecnica non era poi così utile se l’unico lavoro disponibile era presso un’officina dove una volta aveva spaccato i denti al figlio del proprietario. Quel vecchio bastardo avrebbe già dovuto perdonarlo in effetti; erano passati sei anni!

Laxus era grato a suo nonno per avergli offerto quel lavoro perché in questo modo poteva sfruttare il suo diploma (seppur su schifosi tostapane) e guadagnarsi da vivere, ma allo stesso tempo sentiva di condurre un’esistenza noiosa ed era per questo che spulciava le offerte di lavoro online almeno due volte a settimana.

“Non lo mangi?” chiese Cana avvicinandosi alla fetta di pane riscaldata ma non tostata.

“No”. Laxus aggrottò la fronte. “Perché, vuoi mangiarlo tu?”

“Sono povera”. Cana rise prendendo la fetta di pane e mordendola.

“Ho visto la credenza dove tieni gli alcolici, non mi sembra proprio che tu sia povera” disse Laxus con fare impassibile e Cana rise continuando a mangiare la sua fetta di pane; non aveva neanche pensato a spalmarci qualcosa sopra. “Prendi il doppio delle mie mance quando lavoriamo insieme al bar. Dove vanno a finire tutti quei soldi?”

Cana sorrise. “Nella credenza degli alcolici”.  

“Finirai col fotterti i reni”.

“Mi farò fare un trapianto”. Cana rise ingoiando un boccone di pane. “A proposito di fottere, hai scopato con qualcuno di recente?”

“Vaffanculo!” esclamò Laxus spalancando gli occhi guizzanti, mentre la donna rideva apertamente.

Quello era un argomento che la sua amica tirava fuori spesso e con sempre meno vergogna. Loro due erano tra i pochi omosessuali dichiarati di Magnolia – o almeno, per quel che ne sapevano – e perciò condividevano una certa affinità per quanto riguardava le relazioni. Avevano iniziato ad avvicinarsi compatendosi l’un l’altro per il fatto di non avere nessuno da frequentare e in qualche modo avevano sviluppato un’amicizia grazie alla quale ora Cana si sentiva perfettamente a proprio agio nell’interrogare Laxus sulle sue questioni di letto.

Il problema era che Laxus non aveva le stesse opportunità di Cana per prenderla in giro. Cana era apertamente innamorata di Mirajane e aveva smesso di vergognarsene da parecchio tempo. Lei poteva stuzzicare Laxus ogni volta che quest’ultimo posava gli occhi su un uomo, ma Laxus non poteva fare lo stesso con lei perché entrambi sapevano che Mirajane era l’unica donna che Cana voleva al suo fianco.

Che stronza.

“Niente di niente? Eppure hai così tanto tempo a disposizione”. Cana rise e Laxus si sollevò in piedi con un grugnito. “Dai, non fare così, aspetta”.

“Vado a controllare se c’è qualche bagno che ha bisogno di essere sturato” borbottò Laxus dirigendosi verso la porta della stanza. “Sarà sicuramente meglio che parlare con te”.

“Oh, mi ferisci. Potrei piangere” disse Cana con un tono di voce estremamente sarcastico.

“Va’ a farti fottere” mormorò Laxus.

“Ti alletta l’immagine, eh?”. Cana sorrise, per poi aggiungere con tono più serio “Lisanna ha detto che più tardi vuole parlarti, quindi va’ da lei quando finisci di strofinare il cesso”. Sul suo volto apparve un ghigno. “Magari vuole farti mettere con suo fratello. Sareste proprio una bella coppia, sai?”.

“Fanculo”.

“Immagina che strage. Potreste rompere più letti voi di un falegname particolarmente forzuto”.

Laxus non rispose, limitandosi a mostrare il dito medio mentre lasciava la stanza.

_________________________

Fortunatamente Laxus non aveva trovato alcun bagno da pulire, ma era comunque riuscito a tenersi impegnato per tutta la mattinata con una serie di lavoretti quali spazzare le grondaie prima che si formassero cumuli di foglie e controllare che le scorte di sapone non si stessero esaurendo. Infine era tornato nella stanza del personale per continuare a lavorare sul tostapane.

Non stava andando molto bene e i clienti avrebbero dovuto accontentarsi di un unico toast tiepido per almeno un altro giorno, ma almeno Cana era di turno al ristorante e non poteva infastidirlo. Laxus sperò che i tavoli fossero pieni di persone antipatiche che non sapessero nemmeno cosa prendere e che non volessero lasciarle alcuna mancia.

Ingoiò metà Red Bull e grugnì combattendo contro la voglia di controllare i prezzi dei tostapane online.

Dopo essersi sgranchito la schiena, Laxus si rimise in piedi passandosi una mano tra i capelli davanti allo specchio per assicurarsi di avere un aspetto presentabile prima di lasciare la stanza. Non faceva parte del personale di sala ma rappresentava comunque l’hotel. Normalmente non se ne sarebbe preoccupato – i suoi contatti con gli ospiti erano limitati – ma se doveva parlare con Lisanna come gli aveva detto Cana, sarebbe stato sotto gli occhi dei clienti per almeno qualche minuto. Fortunatamente non stava affatto male per essere uno che la sera prima aveva quasi vomitato su un piatto di patatine fritte.

Dietro il bancone della reception, Lisanna si stava occupando di questioni amministrative che a Laxus non interessavano granché. Quando si avvicinò a lei, Lisanna sollevò lo sguardo dal monitor e gli sorrise. Laxus si trattenne dall’assumere un’espressione accigliata. Non avevano chissà quale grande rapporto.

“Ciao” lo salutò Lisanna in modo fastidiosamente allegro. “Non so se Cana ti ha avvisato”.

“Be’, sono qui”. Laxus scrollò le spalle.

“Giusto” disse Lisanna con un sorriso, per poi indicare una delle altre sedie che popolavano la piccola stanza, e Laxus si sedette. “Ho qualcosa che potrebbe interessarti. Una proposta, diciamo”.

Laxus ebbe un attimo di esitazione. E se Lisanna volesse davvero provare a metterlo in coppia con Elfman? Quello sì che sarebbe stato imbarazzante. Elfman non era proprio il suo tipo.

“Abbiamo un ospite che è arrivato ieri” iniziò Lisanna per poi interrompersi. “In realtà questo non importa. Be’, forse sì, ma non ora”. Laxus rimase in silenzio. Lisanna era una persona piuttosto loquace e avrebbe potuto benissimo intrattenere una conversazione con se stessa. “Hai presente Villa Albion, quella vecchia casa in periferia completamente abbandonata?”

“Sì”. Laxus annuì confuso. “Da bambino credo di essermi inventato qualche cazzata a proposito del fatto che fosse infestata”.

“Be’, quella casa– ma allora eri tu! Mirajane me lo disse quando avevo otto anni e ho avuto gli incubi per settimane! Che stronzo!” lo rimproverò Lisanna e Laxus non nascose un ghigno. “Vabbè, ne parliamo dopo. Di recente quella casa è passata ad un nuovo proprietario, l’ospite di cui ti dicevo prima. Ho parlato con lui l’altra sera e un po’ stamattina a colazione. Non sa cosa fare perché non può demolire la casa e vendere il terreno. Oltretutto la casa è ridotta in condizioni schifose, quindi probabilmente non vorrà comprarla nessuno. Il proprietario è piuttosto turbato, penso che abbia bisogno di soldi per qualcosa, ma non ho voluto chiedere”.

Laxus si domandò se Lisanna fosse solita parlare così tanto anche con i clienti. Quello era uno dei motivi per cui avrebbe voluto farsi assumere da uno di quei grandi hotel di lusso in cui ognuno lavora per conto proprio.

“Scusami, questo non c’entrava nulla”. Lisanna scosse la testa. “Il proprietario pensa che potrebbe riuscire a vendere la casa dandole un aspetto migliore. Non vuole ristrutturarla completamente, ma solo fare in modo che le luci funzionino e che le assi del pavimento non si frantumino. Non è di qua, quindi non conosce nessun muratore o idraulico della zona”. Si interruppe solo per rivolgergli un sorriso speranzoso.

“E…?”

“Rispecchi proprio lo stereotipo dell’uomo tutti muscoli e niente cervello, sai?” mormorò Lisanna, e Laxus si sentì particolarmente felice del fatto che la sua storia sui fantasmi l’avesse spaventata. “Gli ho detto che abbiamo un fantastico tuttofare che lavora qui part-time e che potrebbe aiutarlo. Gli ho parlato di tutto quello che fai e ha detto che è interessato ad incontrarti!”

“Mi hai organizzato un colloquio di lavoro?” disse Laxus preso un po’ alla sprovvista.

“Qualcosa del genere, ma meno formale”. Lisanna sorrise. “Gli ho fatto capire che stai cercando lavoro e lui mi ha detto che è disposto a pagarti come si deve se ti dimostri abbastanza bravo”.

Laxus si poggiò allo schienale della sedia socchiudendo gli occhi. Non era solito reagire particolarmente bene alle sorprese e quella era veramente una grossa sorpresa, perché una ragazza che conosceva appena aveva fatto per lui qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.

L’idea di lavorare su una proprietà lo aveva sempre incuriosito e gli sembrava anche piuttosto plausibile. Avrebbe dovuto fare praticamente ciò che faceva già nell’hotel, solo su più vasta scala e con qualche sforzo in più, il che lo intrigava parecchio. C’erano stati mesi in cui aveva seguito programmi televisivi sulla ristrutturazione delle case per comprendere meglio come funzionasse quel campo e aveva capito subito che, per comprare proprietà malmesse da ristrutturare, aveva bisogno di soldi. Soldi che lui non aveva, dato che lavorava part-time in un hotel come semplice tuttofare.

Non poteva lasciarsi sfuggire un’opportunità del genere.

Quel lavoro lo avrebbe decisamente aiutato. Era più che qualificato per modernizzare il funzionamento interno di una casa ed era disposto ad impegnarsi seriamente. Se fosse andata bene, avrebbe guadagnato esperienza, denaro extra e magari buone referenze da offrire ad altri gestori di proprietà immobiliari. Sarebbe stato ottimo.

Allo stesso tempo, però, Laxus non poteva che diffidare di quell’offerta praticamente caduta dal cielo.

“Quindi questo tizio è disposto a fidarsi di un estraneo qualunque?”

“È praticamente disperato”. Lisanna rise con un’espressione compassionevole sul viso. “Penso che voglia andarsene da qui il prima possibile, è abituato alla vita in città. Vabbè, questo non c’entra niente. Sembra un brav’uomo e tu sei adatto al lavoro di cui ha bisogno. Parla con lui, vedi cosa si può fare”. Lisanna scrollò le spalle. “Credo che al momento si trovi al ristorante. Gli ho detto che gli avrei fatto sapere nel caso in cui fossi stato interessato”.

“Mmh” mormorò Laxus. “Fanculo, perché no?”.

Trascorse la maggior parte del tragitto verso il ristorante a cercare di razionalizzare ciò che gli era appena successo e a guardare il proprio riflesso in ogni specchio: se si trattava di un’opportunità imperdibile come gli aveva fatto credere Lisanna, doveva assicurarsi di fare buona impressione.

Quando i due arrivarono al ristorante, Lisanna si fermò per ispezionare con lo sguardo l’intera sala. Nel momento in cui trovò la persona che stava cercando, riprese a camminare e Laxus la seguì fino a posare gli occhi sull’uomo seduto al tavolo vicino alla finestra.

Non era così che Laxus se l’era immaginato.

Essendosi aspettato un noioso cinquantenne vicino alla calvizie, Laxus si sentì preso in contropiede. L’uomo in questione era certamente qualche anno più giovane di lui. Aveva lunghi capelli verdi legati in una coda alta. Indossava un completo elegante di cui Laxus non riconobbe la marca. I suoi lineamenti erano spigolosi e ben proporzionati, e il resto del corpo al di sotto dei vestiti non doveva essere da meno. Quando Laxus gli si fece più vicino, avvertì il profumo fresco dell’acqua di colonia misto alla fragranza floreale lasciata dai vaporizzatori per vestiti1 presenti in ogni stanza. Quando lo guardò in volto, Laxus notò un paio di occhi azzurri e accattivanti dalla forma affilata e un’espressione in qualche modo enigmatica.

A parte lo sguardo fin troppo acceso, Laxus avrebbe potuto definirlo un bel ragazzo.

Era praticamente il suo tipo, almeno esteticamente.

“Signor Justine” disse Lisanna in segno di saluto. “Il pranzo è di suo gradimento?”

“Molto” rispose l’uomo rivolgendo un’occhiata all’insalata di pollo che stava mangiando, per poi guardare Laxus.

“Questo è l’uomo di cui le ho parlato, il nostro tuttofare” spiegò Lisanna dando una piccola gomitata a Laxus. Quest’ultimo si fece avanti e allungò una mano verso l’ospite, il quale gliela strinse con una presa decisa.

“Laxus Dreyar” disse il biondo. “Piacere di conoscerla”.

“Anche per me” rispose l’uomo e Laxus non poté fare a meno di notare quanto fosse vellutata la sua voce. Ma non era il momento di pensare a cose del genere, quindi ritirò la mano e ascoltò: “Mi chiamo Freed Justine, come forse le è stato già detto. Immagino che la sua collega le abbia già spiegato perché desidero parlare con lei”.

“Villa Albion, giusto?” chiese Laxus. “Ha bisogno di aiuto con l’impianto elettrico”.

“Praticamente sì”. Freed annuì. “L’unica cosa rimasta davvero intatta è la struttura dell’edificio. I collegamenti, i tubi, il sistema di riscaldamento e penso molto altro ancora di cui non sono a conoscenza sono andati distrutti. Vorrei che l’edificio venisse riparato in modo da poterlo vendere. Non deve recuperare un bell’aspetto, deve solo tornare funzionante. Pensa di potercela fare?”.

“Certo. Sono sicuro che sarà una cazz– passeggiata”. Laxus fece una smorfia abbassando lo sguardo sul tavolo e perdendosi l’espressione divertita sul volto di Freed. “Ho risolto molti problemi qui e anche in altre case dove ce n’era bisogno. A meno che la sua non sia proprio irrecuperabile, penso di potercela fare”.

“Si sieda, signor Dreyar”.

Laxus si ritrovò ad obbedire a quella richiesta così improvvisa: si sedette di fronte a Freed e attese un po’ a disagio mentre lui chiedeva a Lisanna un altro tè. Pensò di dirgli che Lisanna non faceva parte del personale di sala, ma lei sorrise e promise di portarglielo. Quando la ragazza si allontanò con un sorriso e i pollici sollevati in segno di vittoria, Laxus aggrottò la fronte e roteò gli occhi per quel gesto tanto stupido, poi rivolse la sua attenzione all’uomo che presto avrebbe potuto assumerlo.

“Penso che sia meglio essere onesti l’uno con l’altro” continuò Freed e Laxus annuì brevemente. “Non ho né interesse né abilità manuali nel campo della gestione e ristrutturazione di proprietà. Posso imparare e in generale non mi manca il senso pratico, ma gran parte del lavoro dovrà svolgerlo lei”.

“Posso farcela” disse Laxus con un cenno d’assenso. “Come facciamo con il… ehm, compenso, se posso permettermi?”

“Non si peoccupi” disse Freed tirando fuori il suo cellulare dal taschino della giacca. “Non ho avuto modo di rifletterci a lungo, in realtà. Non so quanto tempo ci vorrà, quindi mi sembra più sensato pagarla a ore piuttosto che stabilire un compenso unico. Le dirò la tariffa oraria quando saprò con esattezza quanto viene pagato in media un operaio qualificato. Naturalmente, se non è d’accordo, possiamo tranquillamente discuterne, ma le prometto che rimarrà soddisfatto”.

Per un attimo Laxus si sentì un po’ stupido. Si aspettava una risposta vaga oppure un semplice “La pagherò un tot e mi aspetto che il lavoro venga terminato entro la fine del mese”, non quel mucchio di stronzate giuridiche.

“Va bene” disse Laxus annuendo. “In che condizioni si trova la casa? L’esterno non sembra il massimo, ma vorrei capire cosa ci troverò all’interno”.

“Temo che l’esterno sia la parte migliore”. Freed sorrise un po’ amaramente e Laxus si soffermò di nuovo sul suo volto. I suoi lineamenti – da vicino erano ancora più belli – lasciavano trasparire una vena di preoccupazione. “Non ho scattato molte foto perché in quel momento non mi sentivo dell’umore giusto, ma questa è piuttosto fedele”.

Freed fece scorrere il dito sul cellulare un paio di volte e poi mostrò lo schermo a Laxus. Gli ci volle qualche secondo per capire cosa fosse, e quando ci arrivò non poté fare a meno di sospirare e poggiare la schiena alla sedia.

“È il quadro elettrico?” disse ridendo e Freed annuì. “Sembra quasi che…”

“…se la sia spassata con un martello pneumatico, un bastone e una scatola di esplosivi?” completò Freed, e Laxus scoppiò in una sonora risata che stupì perfino se stesso.

“Cazzo, scusami2. Non dovrei ridere” disse Laxus con un sorriso imbarazzato. Quando riportò lo sguardo sul volto di Freed, notò che anche lui stava sorridendo. Se non altro, il suo capo gli aveva appena dimostrato di avere un po’ di senso dell’umorismo. “Non me lo aspettavo, in effetti è messa piuttosto male. Se il resto della casa è ridotto uguale, probabilmente ci metteremo un bel po’ per renderla nuovamente abitabile”.

“Immaginavo” disse Freed con un sospiro. “Rimarrò qui solo una settimana, comunque. Il mio ufficio potrebbe concedermi solo un’altra settimana, ma spero che fino ad allora tu abbia già iniziato a lavorare e possa farcela senza di me”.

“Certo”. Laxus annuì, gli piaceva lavorare da solo. “Che lavoro fai, se posso sapere?”

“Sono un avvocato” disse Freed rimettendo il cellulare nel taschino della giacca.

“Un avvocato, cazzo”. Eccitante. “Complimenti”.

“Grazie” rispose Freed annuendo. “Non vorrei essere scortese, ma ora devo risolvere alcune questioni d’ufficio, quindi sono costretto a lasciarti”. Tirò fuori un piccolo pezzo di carta dalla tasca. “Questo è il mio biglietto da visita, chiamami stasera. Discuteremo la cosa più nel dettaglio. Buona giornata, Laxus”.

“Mmh”. Laxus annuì. “A dopo”.

Freed lasciò il ristorante e Laxus si concesse di squadrare la sua figura che si allontanava, dalle spalle ampie fino alla vita stretta. Per un attimo si soffermò anche sul fondoschiena, ma poi spostò velocemente lo sguardo incontrando il sorriso critico e compiaciuto di Cana poco distante da lui.

“Vado a riparare quel maledetto tostapane” mormorò Laxus scattando improvvisamente in piedi. Cana continuava a sogghignare. “Fanculo”.

 

 

 

 

 

Chiarimenti della traduttrice:

1 Vaporizzatori per vestiti = personalmente non sapevo cosa fossero quindi ho fatto una piccola ricerca. Si tratta di una specie di piccolo ferro da stiro da usare in verticale sui vestiti.

2 In inglese non esiste il “lei”, quindi si da sempre del “tu”, ma nella storia originale i due si rivolgono l’uno all’altro in maniera molto formale (basti leggere di come Freed chiama Laxus “signor Dreyar”) e questo in italiano non può che essere tradotto con il “lei”. Tuttavia, a partire dalla battuta di Freed sul quadro elettrico, la conversazione diventa più informale e quindi ho pensato di farli passare inconsciamente al “tu” (infatti alla fine Freed chiama Laxus semplicemente con il suo nome).

   
 
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