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Autore: Viking86    13/01/2021    1 recensioni
Rachel è entrata nella vita di Chloe nel suo momento più buio. Chloe è entrata in quella di Rachel giusto in tempo per sostenerla quando il suo mondo è crollato. Il loro rapporto è forte, intenso, forgiato nel fuoco della sofferenza e potrebbe davvero salvare entrambe, o condannarle. Rachel è stato l'angelo di Chloe, ma anche il suo diavolo, così come Chloe è stata l'ancora di salvezza per Rachel e il suo più grande limite.
Life is Strange: Untold racconta la storia di Chloe e Rachel a partire dalla morte di William fino agli eventi di Life is Strange. Inizia subito dopo gli eventi di Before the Storm (con salti temporali indietro e avanti), ma ho fatto un lavoro di adattamento perché tutto corrispondesse il più possibile al canone originale.
Immersa nel contesto vitale di Arcadia Bay, la storia racconterà com'è nato il loro rapporto, come si è sviluppato e come la città e il mondo intorno a loro (sotto forma di coincidenze e altri personaggi, alcuni dei quali originali) abbia condotto a ciò che sappiamo (Dark Room).
Rachel e Chloe hanno avuto scelta o era destino?
Necessario aver giocato a BtS e LiS per poter cogliere i riferimenti (e i cambiamenti rispetto a BtS)
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Chloe Price, Mark Jefferson, Nathan Prescott, Rachel Amber
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Casualties

 
“Chi ha naufragato trema anche di fronte ad acque tranquille.”
Ovidio
 
RRRRrrrrrmmmmmmmmmmmmm
RRRRrrrrrmmmmmmmmmmmmm
RRRRrrrrrmmmmmmmmmmmmm
RRRRrrrrrmmmmmmmmmmmmm
 
Chloe sentiva il cellulare vibrarle nella tasca della giacca di jeans. Un'altra chiamata, ma la ignorò. Di nuovo. Sapeva chi era e stava iniziando a seccarsi. Molto!
 
"Non rispondi?" Chiese Drew dal suo letto d'ospedale.
"Nah! Non è importante..."
Il ragazzo fece spallucce.
 
La vibrazione si interruppe.
 
"Spero tu mi abbia portato una merendina degna di questo nome, perché altrimenti potrei davvero incazzarmi!" La bocca di Drew si inclinò in un ghigno provocatorio. Chloe lo restituì.
"Dovrei aver paura? Se scappo mi rincorri?"
Drew, steso nel suo letto d’ospedale con la gamba sinistra ingessata, socchiuse gli occhi e si fece improvvisamente serio.
Lo stomaco di Chloe sobbalzò.
Merda, forse ho esagerato...
"Sai... noi giocatori di Football ci alleniamo a lanciare il pallone molto, molto lontano e molto preciso... Non mi serve rincorrerti!" ghignò di nuovo scrocchiandosi le dita delle mani con fare minaccioso.
"Si... così dovrebbe essere... ma ricordo una certa partita con i Beavers in cui..."
"Oh Cristo Chloe!! Perché non ti arrendi mai?!" sbuffò Drew allargando le braccia platealmente.
"Uno dei miei molti pregi!" si impettì, sistemandosi il berretto e spostandosi il ciuffo blu come una diva.
Drew sghignazzò.
"Comunque non mi hai portato niente..."
"Temo di no, scusa..." Chloe si grattò la testa "...domani comunque ripasso di qua, farò un salto al Two Whales prima!"
 
RRRRrrrrrmmmmmmmmmmmmm
 
Altra cazzo di vibrazione??
Una sola... quindi un messaggio.
Merda!

 
"Ti conviene farlo o quando mi alzerò da questo letto ti verrò a cercare."
Chloe rise e si andò a sedere nei pressi della finestra, più vicina al letto. La gamba ingessata era sollevata, appoggiata su dei cuscini, la lettiga reclinata in modo che Drew potesse stare seduto. Vicino al letto, sparsi sul comodino, c'erano quaderni e libri di scuola abbandonati. Tra di essi spiccavano alcuni disegni. Chloe si allungò dalla sedia, li afferrò e iniziò a sfogliarli. Sì, lo stile era inconfondibilmente quello di Mikey. Uno di essi ritraeva Elamon che concentrava i propri poteri magici con atteggiamento cazzutissimo, mantello al vento stile Batman. In un altro si vedeva un guerriero alle prese con un'orda di scheletri non-morti. Un sorriso tenero comparve sul viso di Chloe quando si trovò tra le mani un disegno di Callamastia, la sua elfa barbara, defunta eroicamente nella quest contro Durgaroon! Grazie a lei, che aveva mozzato il braccio del minotauro privandolo del Bracciale di Protezione dal Fuoco, Elamon aveva potuto incenerire quello stronzo e salvare il reame! Quel tributo artistico al sacrificio del suo personaggio fece sentire Chloe... addolcita. Mikey le ispirava degli strani sentimenti materni, un po' per i suoi tredici anni e un po' perché sembrava così indifeso... ma non lo era.
Era coraggioso.
“Come sta Mikey?” chiese Chloe mentre scorreva i disegni.
“Sta bene! Passa di qua tutti i giorni, fa i compiti, disegna… mi tiene compagnia. A volte viene con papà, più spesso con Steph…”
Sfogliando l'ultimo disegno Chloe inarcò un sopracciglio. Ritraeva uno strano individuo basso e grasso, con barba fluente e armato di... un liuto? C’era scritto…
“Povel… lo gnomo bardo?!” Chloe inarcò un sopracciglio guardando Drew “…perché c’è scritto anche il tuo nome?”
“Eh…” Drew sospirò “Quei due mi hanno incastrato con quel cazzo di gioco!”
Chloe scoppiò a ridere.
“Che c’è? Steph ha detto che ci giochi anche tu!” replicò Drew.
“Beh… cazzo si! In questo gioco vinci se inventi cazzate assurde e fai la dura! L’ultima volta ho mozzato per sbaglio i piedi a Elamon!” sghignazzò…
“Sembra una cosa che faresti…” la sfotté Drew.
“Vogliamo parlare di te? Povel lo gnomo bardo… conosci qualche canzone dei Firewalk?”
“Non conosco quella musica di merda!”
“Ah si?! E perché proprio uno gnomo? Mi sarei aspettata… non so, qualcosa di molto più grosso!”
“Le dimensioni non contano!”
“Ssiiii… com’era? ‘Non è la dimensione della spada, ma come la usi’?” Chloe sputò un’altra risatina
“Perché oggi pomeriggio non passi di qui e rimani a giocare? Ti faccio vedere io come Povel sa fare il culo col potere della musica!”
“Non credo che potrò oggi, ma di sicuro avrò occasione di farti allo spiedo!”
I due sghignazzarono mentre Chloe rimetteva i disegni sul comodino.
Tra i due calò un momento di silenzio. Drew divenne improvvisamente cupo.
"Penso che si senta in colpa..." sbuffò.
“Chi?”
“Mikey… per… questo…” fece un cenno in direzione della sua gamba ingessata.
Chloe si rabbuiò.
"Se c'è qualcuno che si deve sentire in colpa sono io..."
"Uffh... Chloe, ne abbiamo già parlato. Non è stata colpa tua... hai tenuto Mikey al sicuro come ti ho chiesto, e non hai consegnato i soldi a Frank."
"E tu sei stato pestato a sangue da Damon Merrick e hai un ginocchio rotto... gran lavoro..."
"Se fossi intervenuta... papà sarebbe ancora in quel cazzo di ricovero per barboni. Non se lo merita... e Mikey... non so cosa gli avrebbe potuto fare Merrick..."
Chloe scrollò le spalle, appoggiata mollemente allo schienale della sedia, massaggiandosi la fronte con la mano sinistra. Le parole di Drew non la facevano sentire meglio su come aveva gestito quella situazione. Aveva avuto l'istinto di intervenire, uscire da quella cazzo di porta e dare i soldi a Merrick... ma non l’aveva fatto. Non sapeva come avrebbe reagito, ma forse Drew non avrebbe avuto il ginocchio fottuto... come forse la sua intera carriera nel Football. Aveva avuto paura...
Chiusa nella stanza di Drew, con le sue grida strozzate là fuori mentre veniva preso a calci e Mikey scalpitante per intervenire... si era bloccata... congelata. Aveva ripetuto a sé stessa che era per il bene di Mikey, per proteggerlo dalla furia di Damon, per obbedire alla richiesta di Drew di non uscire per nessun cazzo di motivo... ma aveva solo avuto paura.
Come alla discarica...
e Rachel era stata pugnalata...
 
"Saputo niente dai dottori?" chiese Chloe.
Drew sospirò.
"Niente di incoraggiante..."
"Vuoi... parlarne?" si offrì Chloe, non proprio convinta di volerlo sapere, ma le sembrava doveroso date le circostanze.
"Mmh..." Drew si massaggiò la fronte e si strofinò gli occhi, tentando di mettersi un po' più comodo. Sembrava impossibile trovare una posizione serena in quella cazzo di branda!
"Di sicuro per questa stagione ho chiuso e probabilmente anche la prossima... L'operazione ha rimesso in ordine il ginocchio, ma il danno è grave. Vogliono vedere come guarisce. Per fortuna mi imbottiscono di merda per il dolore..." fece una pausa. Guardò un punto imprecisato sulla parete di fronte, come se cercasse un suggerimento. Le sopracciglia si incurvarono in un'espressione triste "La borsa di studio che mi aveva proposto l'Oregon University era per il Football... ma visto che non posso giocare l’hanno ritirata... i miei voti non sono abbastanza alti per ottenerne un'altra quindi..." fece spallucce e tacque.
"Merda..." Chloe sospirò amaramente. Molto amaramente... "Mi dispiace così tanto Drew... questa è una vera merda. Non te lo meriti."
"Dici?" sbuffò amaramente il ragazzo.
"Cosa?" Chloe spalancò gli occhi.
"Non me lo merito? Chi è che spacciava per Frank e Damon? Chi si è indebitato con loro? Chi è che ha messo Mikey in pericolo? Volevo aiutare mio padre, ma.... merda i soldi che facevo non li ho dati mica tutti a lui. Una parte la tenevo per me, per divertirmi, uscire, farmi i cazzi miei. Sono stato un coglione a credere di poter fregare uno come Damon..."
"Non dire cazzate Drew. Hai fatto quello che potevi, Damon era uno stronzo del cazzo... non ti meritavi..."
" 'Era'?" Drew inarcò un sopracciglio, lo sguardo interrogativo puntato su Chloe, che si zittì.
Merda...
"Cosa intendi?" insistette Drew visto che la ragazza non rispondeva.
Chloe sbuffò.
"Giuri di tenerlo per te?"
"Certo..."
"Drew, questa è roba grossa... sono seria..."
"Lo giuro! Che cazzo è successo?"
"Uffh.... diciamo che Damon Merrick non sarà mai più un problema per nessuno... ti prego non chiedere dettagli."
"Uh... ehm..." Drew squadrò Chloe con occhi spalancati, colmi di curiosità. Riflessi nelle sue iridi si poteva vedere il carosello dei suoi pensieri, in un flusso di immaginazione alla ricerca di uno scenario, un senso da dare alla criptica rivelazione di Chloe.
" l'hai... insomma… Tu..." chiese Drew.
"No. Non io. Meglio se non sai altro, fidati. Comunque mi sembra giusto che tu sappia che non dovrai più preoccuparti di lui. E nemmeno Mikey."
Drew la squadrò, la fronte corrugata e lo sguardo colmo di attesa, ma capì che avrebbe dovuto farsi bastare quella scarna rivelazione. Era comunque sufficiente. Proruppe in un lungo, profondo, sospiro di sollievo, si rilassò così tanto che parve allargarsi sul materasso come miele che cade su una fetta di pane.
"Beh... cazzo Price!" gli scappò una risatina nervosa "Non so che dire..."
"Non dire un cazzo di niente, è meglio."
"Ti credo...”
Calò il silenzio fra i due, un silenzio strano. Il volto di Drew era di colpo molto più rilassato, come se un grosso peso gli fosse appena stato tolto di dosso. Certo… Damon Merrick era stato un enorme peso…
Drew aveva diciotto anni, Chloe sedici; lui era in ospedale perché un criminale l'aveva gambizzato per riscuotere un debito di droga e Chloe gli aveva appena fatto capire che quello stesso criminale era morto ammazzato... non perdetevi la prossima puntata di Arcadia Bay Crime Story!
"Quindi... come sta tuo padre?" Chloe tentò di cambiare argomento.
Drew allargò le braccia con una sorta di rassegnazione negli occhi.
"Meglio di una settimana fa, ma non è cambiato molto. I soldi che gli ho dato hanno pagato l'affitto arretrato, ma è ancora senza lavoro. Mikey è tornato a casa con lui per aiutarlo con il corso di informatica. Vedremo come va..."
Chloe sorrise dolcemente. Mikey sopportava il peso della situazione famigliare esattamente come il suo mago Elamon affrontava le avventure in D&D. Non avrebbe avuto problemi a uscire da quella porta per soccorrere il fratello… avrebbe voluto farlo.
"Ti avevo davvero giudicato male. Pensavo fossi solo un bullo stronzo..." sogghignò la ragazza, grattandosi nervosamente il cuoio capelluto sotto il berretto.
"E io pensavo che fossi solo una sfigata che gioca a fare la dura..."
"Io non gioco... lo sono..."
"Si come no..." sghignazzò Drew.
"Mi sbagliavo… in realtà sei stronzo!"
I due risero. Fu distensivo.
 
Chloe sospirò, diede uno sguardo al cellulare per vedere l'ora.
Rachel la stava aspettando.
10:23
(8 chiamate perse - Eliot)
(5 messaggi - Eliot)
 
Ma Cristo di Dio....
Chloe ringhiò affondando di nuovo il telefono in tasca.
 
"Che ti prende?" chiese Drew
"Nulla..." sbuffò Chloe. Non voleva parlare di Eliot e del fatto che era tutta la mattina che continuava  a scriverle e tentare di chiamarla. I suoi primi messaggi dicevano che era stato rilasciato dalla polizia, che James Amber non aveva sporto denuncia contro di lui e che voleva parlarle. Chloe lo aveva ignorato, erano seguiti altri messaggi e due tentativi di chiamate. Non capiva cosa cazzo volesse quel fottuto stramboide.
Chloe aveva voluto bene a Eliot, un po' gliene voleva ancora, forse in ricordo dei vecchi tempi.
I rapporti tendono a guastarsi quando stalkeri qualcuno, tenti di sequestrarlo, lo aggredisci e lo costringi a bersi tutta la tua merda di gelosia e rancore verso Rachel Amber! Fanculo Eliot, di che altro cazzo mi vorresti parlare? Non è stato chiaro il messaggio quando sono scappata e ti ho lasciato agli sbirri?
 
Drew non parve molto convinto della sua risposta, ma lasciò perdere.
Chloe si alzò dalla sedia, spolverandosi i jeans.
"Vado a trovare Rachel."
"Salutamela!"
"Claro!"
Chloe si diresse verso la porta.
"Ehm...Chloe..." la voce di Drew era tremolante, incerta.
"Yeees?" la ragazza si bloccò a metà strada e si voltò teatralmente verso Drew scivolando su un piede.
"...hai detto che Merrick... ci siamo capiti. Sai se Frank è ancora in affari?"
Chloe inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia, istintivamente sulla difensiva.
"Perché?"
Drew emise un nuovo sospiro, tra lo stanco e il rassegnato. Il suo volto era quello di un animale in gabbia, che continua ad accanirsi contro le sbarre, sempre nello stesso punto, non rassegnandosi, non capendo che non cederanno...
"Visto come stanno le cose, non penso che mio padre troverà lavoro tanto presto e avrà ancora bisogno di soldi. Non voglio che venga buttato di nuovo fuori di casa, Mikey non lo sopporterebbe." la prese larga, Chloe rimase immobile nella sua posizione arroccata, aspettando che arrivasse al punto.
"Se sei... puoi... chiederesti a Frank se posso lavorare ancora per lui? Pagherò il mio debito e..."
"Che cazzo Drew... non hai appena detto che sei stato un coglione a infilarti in quella merda?!" Chloe affondò la faccia nel palmo della mano.
"Lo so... lo so... ma non ho scelta! Senza la borsa di studio che dovrei fare? Non c'è lavoro normale che mi permetterà di pagarmi l'università e se anche potessi... dovrei lasciare che mio padre diventi un senzatetto? E poi c'è Mikey!"
“Quindi vuoi rinunciare all’Università per…” Chloe abbassò il tono in un sussurro sibilante “…per spacciare??”
“TU stai facendo a ME una predica sulla scuola??” ribatté incredulo Drew
“Vaffanculo!”
Piombò il silenzio. Drew lo subì. Era evidente che le obiezioni di Chloe erano sensate, anche se venivano dal pulpito sbagliato. Ma non vedeva alternativa. Come in campo, Drew non mollava mai. Aveva un obiettivo e lo perseguiva testardamente… seguiva lo schema, l’unico che conosceva. Fino all’autodistruzione se necessario.
Chloe sospirò tentando di calmarsi: "Anch'io ho avuto la mia dose di merda e ho lavorato solo mezza giornata per Frank... cosa ti fa pensare che sia una buona idea?"
"E' l'unica che mi viene in questo momento... mi aiuterai?"
Chloe sbuffò: "Non so neanche dove sia Frank in questo momento. Gli ho scritto ieri, ha risposto una volta e poi mi ha ignorata." allargò le braccia stringendosi nelle spalle.
"Non ti chiedo di... insomma... se ti capita di incontrarlo vorrei che glielo chiedessi. Se dice di no... beh troverò una soluzione. Ma... per favore..." gli occhi di Drew erano disperati. Chloe provò una scomoda sensazione nel vedere quel ragazzo grande e grosso implorarla. Era triste, scoraggiante. Non era una buona idea. Totalmente, definitivamente. Hella pessima cazzo di idea...
“Perché lo chiedi a me?” Chloe era ancora curva e passeggiava nervosamente sul posto.
“Perché… hai lavorato per lui, probabilmente si fida o lo conosci meglio di me. Non lo so… ti sto chiedendo un favore.” Drew si massaggiava le mani agitato.
I due si fissarono per un momento, lasciando cadere il silenzio.
Infine Chloe sbuffò: "Ok... non ti prometto niente però."
"Grazie Chloe..."
"Non ringraziarmi... questa è una stronzata! Non so perché ti do retta..."
"Ah... per favore non dire niente a Mikey... o Steph..."
"Altro? Vuoi anche una pedicure già che sono qui?" ringhiò Chloe.
Drew sorrise. Era un sorriso caldo, riconoscente e velato da una strana, distorta speranza.
"Ora vado. Ci si becca..."
"Ci si becca!"
 
Chloe uscì dalla stanza 785 e quando ebbe chiuso la porta alle sue spalle si appoggiò al muro, chiudendo gli occhi, sprofondando in un lungo sospiro.
Perché gli aveva detto di sì? Fanculo…
 
******************************
 
[Rachel]
  • Ciao Drew!
  • È la paziente della 781 che ti parla.
[Drew]
  • Rachel?
[Rachel]
  • In persona! Come ti senti?
  • Appena mi lasciano alzare dal letto vengo a trovarti.
[Drew]
  • Grazie!
  • Va piuttosto male, ma posso gestirla.
  • E il tuo braccio?
[Rachel]
  • Ne sono sicura.
  • Il braccio guarirà.
  • Sono troppo fatta per sentire dolore!
  • Senti… ho parlato con Chloe.
  • So della borsa di studio.
  • Mi dispiace tanto.
[Drew]
  • Sì è una merda.
  • Troverò una soluzione.
[Rachel]
  • La soluzione ha trovato te.
  • Ho saputo del tuo piano…
  • Ti propongo un’alternativa.
  • Posso aiutarti ad alzare i voti per
    chiedere una nuova borsa di studio.
  • Possiamo ancora farcela
  • Justin con il mio aiuto ha migliorato algebra lo scorso semestre.
[Drew]
  • Cazzo gliel’ho detto 5 minuti fa…
  • Dì a Chloe che è morta!
[Rachel]
  • Si preoccupa per te e Mikey
  • E anch’io.
[Drew]
  • Sì ma non credo di avere scelta.
  • A mio padre servono soldi!
  • E comunque per avere una borsa di
    studio mi ci vorrebbe un miracolo
  • A parte il football sono appena sufficiente
    in tutte le altre materie!
  • Non si può fare.
[Rachel]
  • Quindi ti vuoi arrendere?
[Drew]
  • Mai.
[Rachel]
  • Allora facciamo un tentativo.
[Drew]
  • Ok…
  • Ma non lascerò mio padre nella merda
  • I soldi ci servono.
  • Conosci la situazione.
[Rachel]
  • Fai quello che pensi sia giusto Drew.
  • Solo… non hai un’unica scelta.
 [Drew]
  • Tentare non costa.
  • Grazie Rachel.
  • Davvero.
  • E… mi dispiace di essere stato uno stronzo con te
[Rachel]
  • Non preoccuparti Drew
  • È acqua passata
[Drew]
  • No che non lo è
  • Ti ho detto un sacco di merda orribile
  • Ti ho allontanata mentre volevi solo aiutare
  • Mi hai chiamato sulla mia merda e ti ho mandata affanculo
  • Mi dispiace davvero
[Rachel]
  • Va bene
  • Ti perdono
  • Ma solo se ti impegnerai nello studio! 😉
[Drew]
  • Va bene…
  • Grazie
[Rachel]
  • Di niente.
  • Ora rilassati finché non sei sotto le mie grinfie!!
[Drew]
  • Sei inquietante!
  • XD
[Rachel]
  • ^.^
 
“Drew?” chiese Chloe.
Rachel annuì e appoggiò il cellulare sul comodino, vicino alle Metamorfosi. Era seduta gambe incrociate sul letto, sembrava stare meglio e le avevano dato una fascia in cui contenere il braccio sinistro, così da permetterle di muoversi un po’ più liberamente. Con gli antidolorifici riusciva a stare seduta senza sentire fastidio alla ferita, che sembrava soffrire molto la forza di gravità! Il dottore aveva raccomandato calma e prudenza nel muoversi ancora per qualche giorno, ma Rachel scalpitava.
“Dice che ti ucciderà!” sogghignò.
“Pfff… può provarci!” Chloe si scrocchiò le dita delle mani con un ghigno minaccioso. Le due ragazze erano sedute sul letto una di fronte all’altra.
“Sarebbe un incontro interessante! Non saprei su chi scommettere…” provocò Rachel.
“Ah no?” Chloe le diede una spinta giocosa sulla spalla destra.
“Eh sai… Drew è molto grosso…”
“Non mi hai ancora vista incazzata…” ammiccò Chloe “Tu gli daresti semplicemente fuoco!”
“Pfffh… me la menerai in eterno??” ridacchiò Rachel.
“Probabile! Sto ancora un po’ male per quello che abbiamo fatto…” disse Chloe.
“Cerco di non pensarci… comunque non è morto nessuno!” replicò Rachel.
“Solo ettari di piante secolari e qualche scoiattolo innocente…” pungolò Chloe
“Ecco… per questo non voglio pensarci! Ma magari è meglio così…”
“In che senso?”
“A volte per costruire qualcosa di nuovo bisogna distruggere il vecchio. Dopo la distruzione la natura si riprende sempre più forte…” disse Rachel, più a sé stessa che a Chloe. L’incendio non aveva distrutto soltanto il bosco, sperava davvero che dalle ceneri qualcosa potesse ricrescere. Metaforicamente e non.
“Questo è… profondo!” commentò Chloe.
Rachel allungò la mano destra e accarezzò il mento di Chloe, poi la guancia con l’esterno delle dita, e la ragazza si sciolse in un’espressione di ebete dolcezza.
“Sei molto gentile con lui comunque… Dopo come ti ha trattata.” sussurrò Chloe.
“Drew ha passato un bel po’ di merda. Gli amici fanno comodo in questi momenti” affermò con sicurezza Rachel con un’espressione delicatamente solenne.
“Già…” convenne Chloe. I suoi occhi erano puntati su di lei, l’incarnazione di quel concetto.
“Farai quello che ti ha chiesto?” chiese Rachel giocherellando con il ciuffo blu di Chloe.
“Beh… penso di sì. Prima dovrei incontrare Frank e al momento non è in programma. Soprattutto perché non risponde ai miei messaggi.”
Rachel fece spallucce: “Prima o poi risponderà. Penso che quando lo incontrerai dovrei esserci anch’io…”
“Perché?” si incuriosì Chloe.
“Ha salvato la vita a entrambe. Almeno un grazie faccia a faccia glielo devo.”
“Buon punto…”
Rachel sospirò, slittò un po’ più indietro per appoggiarsi al cuscino.
“I tuoi lividi stanno guarendo bene!” cambiò argomento.
“Già…” Chloe si toccò la guancia. Era decisamente meno gonfia, anche se il rossore era diventato un alone violaceo che avvolgeva il lato dell’occhio. Il labbro invece era tornato a dimensioni normali e il taglietto all’interno si era rimarginato. Le costole invece le facevano ancora male, doveva stare attenta a non muoversi in modo troppo brusco per non sentirle ululare.
“Un po’ mi dispiace per il labbro…” giocò Rachel.
“Ti piacciono i labbroni a gommone?”
“Era… simpatico!”
“Posso farmi dare un cazzotto da Drew!” propose Chloe.
“Nah…” Rachel “Le tue labbra vanno bene così…” il suo sguardo in quel momento… Chloe avrebbe potuto perdersi. Occhi nocciola che brillavano di una luce calda, come un focolare in mezzo alla neve. Invitavano ad avvicinarsi, a…
Rrrrmmmmmmmmmm….
 
Chloe sobbalzò!
L’espressione di Rachel si fece buia.
“Ancora?” chiese.
Chloe controllò. Era un messaggio… non lo lesse.
“Già…”
“Comincia a diventare inquietante…”
“Non lo era già?”
“Si, ma ora di più…”
“La smetterà.”
“Dici?”
“Boh! Prima o poi capirà che non voglio parlargli se continuo a ignorarlo no?”
“Da quello che mi hai raccontato non sembra molto incline a capire…” il tono di Rachel era sinceramente preoccupato. Le appoggiò una mano sul ginocchio coperto dai jeans.
“Eliot è…” Chloe scrollò le spalle “…di sicuro abbiamo chiuso” precisò “…però. Non ha fatto la spia su di me agli sbirri e dopo la morte di papà e il trasloco di Max… lui c’è stato. Non mi ha mai capita veramente e si è comportato da stalker psicopatico… ma non… non lo so…”
“Non gli devi nulla Chloe. Ti è stato vicino perché voleva farlo. Non sei in debito. E si sta ANCORA comportando come uno stalker psicopatico…”
“Lo so, solo… non voglio infierire.”
“Perché sei troppo buona…” Rachel le regalò il sorriso più dolce che avesse mai visto. Chloe si sentì avvolta da un fascio di luce rosa, sentì cinguettare gli uccellini e fu circondata di brillanti stelline! Il suo cuore si trasformò in zucchero filato.
Rachel osservò con soddisfazione quella sequenza di emozioni attraversare il viso di Chloe, le sue guance arrossarsi, gli occhi vagare altrove, mentre tentava impacciata di accomodarsi meglio sul letto. Era sempre così adorabile!
“Chloe… io…” il tono di Rachel si fece improvvisamente solenne, la sua espressione cupa.
“Che succede?” Chloe si fece più avanti e le posò un tocco delicato sulla gamba.
“…mia madre… Sera…”
Un macigno piombò sul petto di Chloe, fino a schiacciarle lo stomaco.
“…continuo a pensarci…”
Chloe aveva già capito…
“Rachel…”
“Lo so… me l’hai già detto…” sospirò con una vaga stizza “…io non… Ugh!” si passò nervosamente la mano fra i capelli spostando una ciocca dietro l’orecchio.
“Stavolta non saprei dove cercarla…” ammise Chloe.
“Non ti sto chiedendo di farlo. Non ti metterò più in pericolo…”
“Allora…”
“Frank… quando lo incontreremo voglio chiedergli se sa dov’è andata. Se ha un modo per contattarla…”
“Sei sicura? Intendo… io sono con te Rachel lo sai. Ma pensi che sia una buona idea insistere?”
“Chloe… se tuo padre fosse ancora vivo… da qualche parte… non faresti tutto quello che puoi per trovarlo?”
Chloe inspirò profondamente, il volto si indurì e le spalle si irrigidirono sulla difensiva. Rachel se ne accorse e abbassò lo sguardo.
“Scusa… non intendevo…”
“No hai ragione…” Interruppe Chloe “…lo cercherei. Ma è una cosa diversa… tu e lei non vi siete mai incontrate, non sai che tipo è… cazzo io ci ho parlato… ho letto le lettere che ti ha inviato… sembrava amarti molto ma… ha scelto di andarsene. Io… non voglio vederti soffrire ancora… non lo sopporto…”
Rachel le sorrise.
“Nemmeno io voglio soffrire… ma sento che mi manca quel pezzo di vita… non ho mai saputo che mi mancava, ma in qualche modo lo sentivo lo stesso. Se incontrarla può colmare quel vuoto… non so se lo farà… ma potrebbe. Giusto?” la voce di Rachel tremolava leggermente. Pensava a voce alta.
“Non lo so Rach... in ogni caso sarò al tuo fianco!”
Rachel allungò una mano, infilandola sotto il berretto di Chloe, facendolo cadere e affondando le dita fra i suoi capelli, passando le dita fra di essi. Chloe si abbandonò a quella sensazione, socchiuse gli occhi e si lasciò cullare da quel soffice tocco.
“Ultimo tentativo…” dichiarò la ragazza.
“Cosa?” chiese Chloe a occhi chiusi, mentre la mano di Rachel le coccolava ancora il cuoio capelluto.
“Se Frank non sarà d’aiuto… andrò avanti. Non la… cercherò più…” le parole le uscirono con fatica. Non ci credeva del tutto, era più una dichiarazione d’intenti. Era la cosa più logica da fare. Accettare che la sua famiglia era un casino e avrebbe dovuto conviverci. Forse non l’avrebbe mai superato. Come cazzo si superano cose del genere? Ma poteva andare avanti. La vita sarebbe andata avanti comunque. Rachel voleva credere nelle sue stesse parole. Non ci riusciva… ma voleva…
“Rachel… non intendevo… scoraggiarti. Insomma… cazzo…”
Rachel fece scivolare la mano dai capelli sulla guancia livida di Chloe.
“Lo so Chloe. Ti preoccupi per me. E io mi preoccupo per te. Ti ho trascinata in questa cosa e ora ci siamo dentro entrambe. Non voglio metterci di nuovo in pericolo. Voglio solo… fare un ultimo tentativo.”
“Va bene.” Chloe le avvolse la mano di lei nelle sue, accarezzandola con il pollice.
Rachel sorrise teneramente. In quel momento Chloe era la sua ancora.
Là fuori pioveva ancora. Quella mattina l’intensità della pioggia era aumentata, il cielo si era scurito e il vento aveva scosso la città. Tuoni e fulmini si erano abbattuti qui e là con frequenza preoccupante per qualche ora. Adesso, mentre le due ragazze sedute sul letto si fissavano amabilmente tenendosi per mano, la furia della pioggia iniziò a placarsi.
 
-
 
Quando Chloe lasciò la stanza nel primo pomeriggio, Rachel decise che era giunto il momento di affrontare il suo cellulare. Aveva rimandato quel momento, ma era inevitabile. Fuori da quell'ospedale aveva una vita, relazioni, una carriera scolastica... un paio di giorni di oblio le erano serviti ed erano comprensibili date le circostanze. La vicinanza di Chloe e le coccole di quella mattinata l’avevano aiutata a ritrovare finalmente la volontà di indossare le sue maschere e tornare in scena.
Il Preside Wells le aveva scritto i suoi migliori auguri di guarigione e la comprensione della situazione che suo padre gli aveva illustrato. Chissà cosa si era inventato... lo avrebbe chiesto a Rose. Rispose a lui per primo con un classico "Grazie per l'interesse, è molto apprezzato, blablabla...". Lo stesso messaggio con poche varianti più personalizzate fu copincollato e indirizzato agli altri professori come Mr Keaton, Mrs Grant, etc.
Già… tutti i suoi professori le avevano scritto messaggi di solidarietà. Un lato di Rachel si sentì molto orgoglioso di sé per aver saputo creare quel tipo di connessioni. Per fortuna stimava la maggior parte dei professori della Blackwell, soprattutto Keaton che era stato un vero mentore per lei. Erano pochi quelli con cui aveva davvero fatto buon viso a cattivo gioco.
Passò poi ai messaggi dei compagni di classe e infine del Drama Club. Il bello delle chat di gruppo è che non devi scrivere individualmente a tutti... il brutto è che ti ingolfano la memoria del telefono. Leggere il numero 124 di fianco al gruppo Drama Club le fece saltare un battito.
Rachel inspirò profondamente, si ricentrò ed espirando aprì la chat. Per fortuna non riguardava tutto lei. Erano conversazioni che partivano dalla serata post Tempesta e arrivavano al giorno precedente. Lesse superficialmente gli scambi di battute fino ad arrivare alla parte che le interessava.
 
[Hayden]
  • Rachel? Ho sentito che sei in ospedale.
  • Che ti è successo??
 
[Marisa]
  • WTF?!?!?
 
[Kelly]
  • Che è successo??
  • Rach, ti ho scritto in privato.
 
[Nathan]
  • ???
 
[Hayden]
  • Rachel?
 
[Marisa]
  • Hayden, è in ospedale!
  • Magari non può rispondere??
  • È inutile che continui a scriverle qui…
 
[Kelly]
  • Ho sentito che è stata aggredita
 
[Nathan]
  • Aggredita?? Da chi?
 
[Marisa]
  • Chi te l'ha detto?
 
[Hayden]
  • Merda...
 
[Kelly]
  • L'agente Berry.
  • Non ha detto altro, c'è un'indagine in corso.
 
[Nathan]
  • Merda...
 
[Dana]
  • Che cazzo ho appena letto?!??!
  • Rachel aggredita??
  • Ragazzi??
  • Informazioni per favore...
 
[Steph]
  • Sono stata in ospedale a trovare Drew.
  • Non sono ancora passata da lei, ma so che è sveglia
  • Ho incontrato Chloe che è andata a trovarla.
  • A parte lei la visita solo la famiglia.
 
[Marisa]
  • Ah, quindi Price lo sapeva...
 
[Hayden]
  • Beh almeno sappiamo che non è grave
  • Cioè... se uno è sveglio non è grave giusto?
 
Rachel sospirò.
Chiudi gli occhi, entra in modalità Drama Club...
Iniziò a digitare.
 
[Rachel]
  • Ciao ragazzi!
  • Scusate se non ho risposto prima
  • Sono stati giorni un po' intensi
  • Comunque sto bene, mi rimetterò presto.
  • Mi dispiace tanto non esserci stata al dopo-spettacolo.
 
Le risposte non si fecero attendere.
 
[Hayden]
  • Rachel!!
  • Fanculo la festa... siamo felici di sapere che stai bene!!
  • Che è successo??
 
[Dana]
  • Oh mio dio grazie al cielo...
 
[Marisa]
  • Ciao Rachel!
  • Mi sono così preoccupata.
 
[Nathan]
  • Rach! Ti ho scritto
 
[Kelly]
  • Meno male Rach!!
  • Alla Blackwell la macchina del gossip è già in moto e si è sentito di tutto...
 
[Hayden]
  • Certo che Chloe poteva dirci qualcosa però...
 
[Steph]
  • Una normale settimana alla Blackwell giusto? ^.^'
 
[Rachel]
  • Chloe mi è stata vicino in questi giorni
  • Come ha detto Kelly c'è un'indagine in corso
  • Mio padre se ne sta occupando, ma non posso dire niente.
  • Comunque sto bene, tempo un paio di settimane e tornerò a stressarvi! XD
  • Spero al prof Keaton non sia venuto un infarto!
 
[Hayden]
  • XD
  • Abbiamo dovuto rianimare Keaton quando ha saputo...
 
[Marisa]
  • Rimettiti presto!
 
[Nathan]
  • Merda Rachel... mi hai fatto prendere un colpo!
  • Riprenditi.
  • Ti ho scritto in privato.
 
...eccetera eccetera...
 
Rachel lasciò perdere la conversazione di gruppo. La sua parte era fatta, era ‘la ricoverata’ quindi aveva il diritto di eclissarsi! Passò quindi ai messaggi privati, tutti sul tenore "Oh mio Dio Rachel cos'è successo? Ti prego facci sapere!". Allo stesso modo Rachel rispose a tutti più o meno con un "Mi dispiace ti sia preoccupato/a così tanto, ho riposato e basta per un paio di giorni. Mi rimetterò presto... blablabla"
Volle dedicare più attenzione solo ad alcune persone selezionate...
 
[Nathan]
  • Hey Rach... cos'è successo??
  • Sono davvero preoccupato.
  • Se becco chi ti ha aggredito lo ammazzo...
  • Se stai bene fammi sapere appena puoi ok?
 
[Rachel]
  • Ciao Nate!
  • Puoi rilassarti! :-)
  • Sto bene, i dottori e Chloe si sono presi cura di me.
 
[Nathan]
  • Ok!
  • Merda Rach... mi stava per venire un colpo! ^.^'
 
[Rachel]
  • Sapessi a me!!
  • Comunque mi devo scusare!
  • Non ti ho fatto i complimenti per la tua performance!
  • Cazzo Nate... il tuo Calibano faceva paura! Sei stato grandioso!
 
[Nathan]
  • Grazie! Non lo so in realtà... ma almeno non ha riso nessuno
  • Pure mio padre non ha avuto niente da dire!
  • TU sei stata meravigliosa.
  • Prospera in versione donna era perfetta, meglio ancora con te a interpretarla.
  • È stato un bene che Marisa abbia rinunciato all'ultimo minuto...
 
Rachel scoppiò in una fragorosa risata mentre leggeva. Il ricordo di Chloe che sfoderava le sue abilità retoriche e convinceva Marisa a rinunciare alla parte era dolce ed esilarante!
Poco prima dello spettacolo era andata in camerino da lei, ufficialmente per riprendere alcune cose che aveva lasciato, ma l'obiettivo era proprio salire sul palco. Se Chloe non si fosse presentata avrebbe probabilmente tentato lei stessa di convincere Marisa... o l'avrebbe drogata coi suoi miorilassanti! Mentre Chloe parlava li aveva adocchiati vicino alla sua borsa. Un paio di gocce in più nel tè e si sarebbe fatta un bel sonnellino!
Rachel non aveva nulla contro Marisa. Almeno all'inizio.
Fin da quando la conosceva erano state in competizione. O meglio, Marisa si era messa in competizione con lei. Le frecciatine della ragazza, sempre alla ricerca di indizi sui suoi punti deboli... era snervante! Capiva il suo punto, era ambiziosa, ma non conosceva l'arte della guerra. Dice Sun Tzu "L'arte della guerra consiste nello sconfiggere il nemico senza doverlo affrontare".
Per questo Rachel surfava sugli eventi, generalmente senza forzarli, in cerca dell’opportunità giusta e preferiva mantenere buoni rapporti con le persone, anche con quelle che sapeva la invidiavano e sotto sotto la disprezzavano. Come Marisa. Ma se messa alle strette, Rachel non aveva nessun problema a combattere:
"Il leone usa tutta la sua forza anche per uccidere un coniglio."
Un ghigno di felina soddisfazione le apparve in volto.
Tornò ai messaggi.
 
[Rachel]
  • Perché avrebbero dovuto ridere?
  • Te l'avevo detto che recitare è perfetto per incanalare le emozioni.
 
[Nathan]
  • Comunque... so che c'è un'indagine e tutto ma mi puoi dire almeno quando ti hanno ricoverata?
 
[Rachel]
  • Sabato mattina.
 
[Nathan]
  • Mi prendi per il culo?
  • Ero anch'io in ospedale sabato mattina!
  • Ero con Samantha...
 
[Rachel]
  • Ma dai?!
  • Samantha Myers? Racconta un po'!
  • Non ci aggiorniamo da un sacco...
 
[Nathan]
  • Per ora non c'è molto da dire.
  • È da un po' che mi ronza intorno...
  • Prima dello spettacolo mio padre è venuto a... incoraggiarmi!
  • Samantha è stata con me in camerino.
  • Mi ha tranquillizzato, altrimenti col cazzo che recitavo!
  • Sembra che le piaccia... intendo IO non il mio cognome...
 
Conosceva Nathan da oltre un anno, sapeva della sua complicata situazione famigliare e gli era stata accanto in alcuni momenti bui. Aveva sempre guardato ai problemi di Nathan come qualcosa di molto lontano da lei. Ora invece… Certo erano due situazioni molto diverse. Il padre di Nathan non tentava minimamente di nascondere quanto fosse stronzo! Comandava l'impero finanziario Prescott e ostentava il senso di onnipotenza che la sua posizione gli dava. Esercitava il suo potere senza remore su chiunque, figlio compreso. Nathan era da sempre costretto a reprimere tutto di sé: emozioni, idee, aspirazioni... solo per compiacerlo. Era anche stato violento con lui, fin da bambino. Nathan ne era terrorizzato. A causa sua prendeva tranquillanti ed andava in terapia…
Rachel, per fortuna, non era stata cresciuta nel terrore, anche se con quello che aveva scoperto... forse le era solo toccato un Sean Prescott non violento... uno più bravo a mentire, che sa erigere un muro di belle apparenze per nascondere...
 
Si focalizzò di nuovo sui messaggi.
 
[Rachel]
  • Vedi che non sono tutti stronzi?
  • Ma... hai detto che eri in ospedale con Samantha?
 
[Nathan]
  • Fin'ora nel club dei non-stronzi siete in due!
  • Samantha è stata investita da un motociclista...
  • È stata colpa mia... sono un coglione
  • Le volevo scattare una foto ma non riuscivo a inquadrarla bene
  • Così l'ho fatta andare in mezzo alla strada... pensavo non passasse nessuno
 
[Rachel]
  • Non hai nessuna colpa.
  • Si è fatta molto male?
  • Vedo che ti stai dando da fare comunque!!
  • Ne sono davvero felice!
  • E comunque nel club dei non-stronzi siamo molti più di due!
  • Ti ricordi quando abbiamo provato la parte con Kelly a inizio anno?
  • E quando Chloe ti ha difeso da Drew?
  • Meritano di entrare nel club anche loro!! ^.^
 
[Nathan]
  • Gli ingressi al club dei non stronzi sono attualmente sospesi! XD
  • Samantha si è rotta un braccio e incrinata un paio di costole.
  • Ne avrà per due mesi almeno, ma uscirà molto prima dall'ospedale.
  • Dovevo stare più attento! Comunque le ho portato il gelato.
  • Sembrava contenta.
 
[Rachel]
  • Il gelato?!
  • Ok adesso sono gelosa!
Rachel ricordò immediatamente le ciambelle che Chloe le aveva portato il giorno prima. Un sorriso dolce si allargò sul suo viso.
  • Non darti addosso, se lei è tranquilla rilassati anche tu.
  • Adesso mi riposo un po'
  • Tienimi aggiornata!
 
[Nathan]
  • Certo!
  • A presto!
  • La prossima volta che passo in ospedale posso venire a trovarti?
 
[Rachel]
  • Naturale!
  • Porta il tuo portfolio se ti va!
  • Voglio vedere i tuoi ultimi capolavori! :-)
 
[Nathan]
  • :-D
  • Ok!
 
Rachel scorse i messaggi e ne trovò alcuni di Megan Weaver.
[Megan]
  • Ciao…
  • Non so davvero cosa dire.
  • Ho saputo cosa ti è successo.
  • Sapere che hai rischiato la vita ha messo tutto in prospettiva
  • Spero vorrai parlarmi ancora
  • Vorrei venirti a trovare in ospedale
Rachel fissò quella serie di messaggi e sorrise. Megan era una delle primissime persone con cui aveva legato appena arrivata alla Blackwell. Per tutto il primo anno era stato uno dei rapporti più stretti che aveva, ma durante il secondo anno si erano allontanate. Rachel aveva certamente avuto un ruolo in questo. Da quando Chloe era entrata nella sua vita, molti altri ne erano stati spinti ai margini. Megan era tra questi.
Non c’era nessun motivo particolare, solo che Rachel era un essere umano e non poteva fisicamente esserci per tutti. Megan non l’aveva presa bene…


[Rachel]
  • Non preoccuparti Meg
  • Certo che voglio parlarti e ci vedremo
  • Solo che adesso ho bisogno di un po’ di riposo
  • È stato un periodo… beh… puoi immaginare!
  • Ma sentiamoci
  • Mi sei mancata…
Era vero.
Ogni parola, per quanto adesso anche per Rachel tutto era stato messo in prospettiva.
Tutta la sua vita, tutte le relazioni. E il merito era di Chloe. Nessuno avrebbe rischiato per lei come aveva fatto Chloe. Nessuno.
[Megan]
  • Sono felice di sentirlo!
  • Anche tu mi sei mancata! ^.^
  • Come stai? Ho sentito solo voci confuse.
[Rachel]
  • Sono stata aggredita e mi hanno accoltellata ad un braccio…
  • Ma sto bene adesso. Mi hanno ricucita e mi riempiono di roba buona per il dolore!
  • Passerà
[Megan]
  • Sembra tutto irreale…
[Rachel]
  • Non dirlo a me!
  • Ora mi riposo un po’ Meg
  • Sono felice di averti sentita.
[Megan]
  • Anch’io!
  • A presto!
 
Rachel prese un respiro profondo e chiuse la chat con Megan.
Incappò subito in un’altra sequenza di messaggi…
[Ruth]
  • Ho saputo cos’è successo!
  • Sono a Medford altrimenti avrei già raggiunto l’ospedale.
  • Ti prego dimmi che stai bene!
Gli occhi di Rachel si inumidirono un po’.
Fu come se leggendo i messaggi potesse vedere il volto di quella ragazza, il suo sguardo sinceramente preoccupato. Le scaldò il cuore e le dispiacque di essersi eclissata per giorni… almeno da lei.
[Rachel]
  • Sto bene… relativamente
  • Mi dispiace non averti risposto subito, avevo davvero bisogno di sparire
  • Sono successe delle cose folli
  • Per fortuna Chloe era con me
  • Si è presa cura di me tutto il tempo
[Ruth]
  • Abbracciala da parte mia!
  • Mi sento in colpa
  • Ti ho portata io in un certo giro… questo è il risultato
[Rachel]
  • Davvero tu non c’entri niente.
  • Sono questioni di famiglia…
  • Ti racconterò
[Ruth]
  • Ok
  • Ti mando un abbraccio fortissimo
[Rachel]
Rachel sospirò malinconicamente e passò all’ultima chat, quella con Steph.
[Steph]
  • Ciao Rachel. Chloe ci ha detto di Damon Merrick...
  • Sono sconvolta. Quello stronzo sta incasinando tutti.
  • Io, Drew e Mikey facciamo il tifo per te! 😊
  • Quando ti senti meglio se ti va scrivimi!
 
Rachel sorrise. Considerava Steph una bravissima ragazza, dolce, intelligente, creativa... FEROCE! Come direttrice di scena de la Tempesta si era davvero fatta il culo, curando personalmente la progettazione e la realizzazione dell'allestimento, realizzando i concept di ogni scenografia, ogni costume, organizzando le luci. Aveva preso il comando dei ragazzi del reparto tecnico con grande leadership, impartendo disciplina ferrea con bastone e carota. Ti accorgevi quando usava il bastone perché la sentivi gridare! Era incredibile il livello di decibel che poteva raggiungere! I ragazzi e le ragazze del gruppo tecnico le obbedivano ciecamente! Gli attori, invece, si divertivano un sacco alle sue spalle. Hayden le fregava regolarmente le matite solo per farla incazzare!
Rachel l’aveva conosciuta il primo giorno al Drama Club e quasi immediatamente si era accorta dei suoi flirt! Dopo Megan, Steph era la seconda persona con cui aveva legato alla Blackwell. Un’amica, anche se il suo interesse romantico a volte la faceva sentire un po’ a disagio. Rachel non poteva darle ciò che desiderava.
 
[Rachel]
  • Hey Steph!
  • Ho ripreso il telefono solo oggi
  • Sono stati giorni complicati come sai.
  • Ora però va meglio, Chloe mi ha detto che vi siete parlati.
 
[Steph]
  • Affrontare gli psicopatici mette stanchezza! :D
  • Tu e Chloe siete diventate le mie eroine!
  • Per quanto dovrai stare ricoverata?
 
[Rachel]
  • Due settimane, giorno più giorno meno.
  • Dipenderà da quanto velocemente guarisco.
  • Lo stronzo mi ha ferita un braccio, ha colpito un’arteria
    ed è stato quello il grosso rischio.
  • Per fortuna Chloe mi ha portata in ospedale in tempo.
 
[Steph]
  • Gesù Cristo!
  • Chloe come sta? Sabato l’ho vista davvero giù.
  • Non sono più riuscita a vederla né sentirla.
  • Drew l’ha vista stamattina, dice che ha dei lividi…
 
 
[Rachel]
  • Mi è stata vicina in questi giorni.
  • Sai com’è fatta, fa la tenebrosa :-P
  • I lividi… beh… c’entra Merrick pure in quelli
 
[Steph]
  • Spero che tuo padre prenda quello stronzo e gliela faccia pagare….
 
Le labbra di Rachel si contrassero.
Esitò alcuni istanti…
Forse non era il momento di condividere con Steph ulteriori dettagli. Chloe aveva fatto capire a Drew che non doveva più preoccuparsi di Merrick, ma c’erano valide ragioni. Il ragazzo aveva un grosso debito con quell’uomo, togliergli la preoccupazione di doverlo saldare o che Damon si presentasse in ospedale per riscuotere… era stato giusto. Ma Steph…
 
[Steph]
  • Senti, sto venendo a trovare Drew.
  • Ti va se passo a trovarti?
 
La anticipò di poco. Meglio così… magari gliene avrebbe parlato, ma non senza Chloe… e di sicuro NON via sms!
 
[Rachel]
  • Oggi mi sento ancora un po’ stanca.
  • Gli antidolorifici mi rincoglioniscono.
  • Magari domani?
 
[Steph]
  • Nessun problema!
 
[Rachel]
  • Grazie! 😊
 
[Steph]
  • Buon pisolino!
  • Byez!
 
Rachel rimise il cellulare sul comodino e si lasciò andare sul letto. Si sfilò la maschera social, lasciò che il suono della pioggia le lavasse la mente. La solitudine non le dispiaceva affatto in quei giorni, l’unica compagnia di cui aveva bisogno era quella di Chloe. I pensieri su tutto ciò che aveva scoperto le pesavano addosso… lei era l’unica con cui voleva condividerli.
Eppure, forse, il modo migliore per superare il baratro era tornare a qualcosa di quotidiano? La Blackwell, con tutto il suo carico di ipocrisia e stronzate, gli studi, le lezioni… era un terreno che conosceva. Qualcosa di abituale, un gioco con regole note.
Aveva bisogno di qualcosa che la facesse di nuovo sentire… in controllo?
 
************************
 
Chloe ricevette un altro messaggio. Tre messaggi uno in fila all’altro. Una morsa di nervosismo le si aggrappò allo stomaco. Era spiaggiata sul suo letto, fumando una sigaretta mentre guardava il soffitto. Dal piano di sotto poteva sentire odore di spezzatino. Joyce stava ancora cucinando quella merda per David. Almeno Mustacchione era in giro a cercare lavoro. Chloe fu tentata di ignorare i messaggi, ma poteva non essere Eliot…
Guardò!
Infatti era Rachel. Non poté però fingere di non vedere 13 messaggi e 18 chiamate perse di Eliot.
Merda….
[Rachel]
  • Chloe Price
  • Domani pomeriggio viene a trovarmi Steph.
  • Mi fai compagnia?
 
Mmmmmh….
Iniziò a scriverle una risposta d’istinto: “Che c’è hai paura di Steph?!”
Cambiò idea e la cancellò. Era nervosa… ma non così tanto da non sapersi dominare con Rachel.
[Chloe]
  • Certo ma… tutto bene?
[Rachel]
  • Io si. E tu?
 
Chloe si stropicciò gli occhi e prese un tiro di sigaretta.
 
[Chloe]
  • Si tutto a posto.
 
Cerrrrto….
 
[Rachel]
  • Chloe.
  • Mandalo a fanculo!
 
La ragazza si sentì colta in castagna, poi sorrise. Era incredibile come Rachel la capisse al volo. Risparmiava un sacco di chiacchiere in cui avrebbe dovuto spiegare come si sentiva, cosa la preoccupava… al tempo stesso era un po’ inquietante non riuscire a nasconderle le sue emozioni, nemmeno via sms. O Chloe faceva veramente cagare a mentire, oppure Rachel aveva un cazzo di dono…
 
[Chloe]
  • Sei sicura di non avere poteri Jedi?
[Rachel]
  • Magari li avessi.
  • Andrei da Eliot, agiterei la mano e lo convincerei a non farsi più vivo.
  • E se non funzionasse lo strangolerei con la Forza!
[Chloe]
  • Questo è molto più da Sith!
  • Darth Amber… sexy!
[Rachel]
  •  Nerd!
 
Chloe sghignazzò fra sé e lasciò cadere il braccio sul letto, il cellulare ancora in mano. Prese un altro tiro di sigaretta, arrivando al filtro. La spense… ne accese subito un’altra. Scrivere a Rachel la ammorbidiva sempre, era come una boccata d’aria dopo essere stati immersi troppo a lungo sott’acqua. Ma dopo aver preso aria tornava inesorabilmente a sprofondare.
Notò che nel pacchetto rimanevano solo tre sigarette. Che palle! Beh almeno aveva una scusa per uscire! Mentre fumava sentiva la voce silenziosa del cellulare chiamarla… la curiosità di leggere la valanga di sms che Eliot le aveva inviato. Che cazzo voleva di preciso?? Non riusciva a capire perché continuasse a cercarla, cosa si aspettasse. Forse leggere i messaggi le avrebbe chiarito le idee. Ma aveva paura. Era curiosa e intimidita da quell’ossessività. Voleva che non la cercasse più… per colpa sua aveva rischiato di ignorare i messaggi di Rachel. Questo era un problema… andava risolto.
Prese il cellulare.
[Eliot]
  • Chloe mi hanno rilasciato stamattina.
  • Non ho detto di te alla polizia.
  • Dobbiamo parlare.
  • Perché non rispondi?
  • Chloe?
  • Mi stai ignorando?
  • Chloe???
  • Sei con Rachel?
  • Pensavo che ci fossimo chiariti a casa degli Amber
  • Pensavo avessi capito
  • Chloe non ignorarmi!!
  • Lo sapevo sei con Rachel…
  • Mi hai preso per il culo!
Man mano che leggeva Chloe sentì accendersi la rabbia nel suo stomaco. Ribolliva furiosamente, le salì fino alla gola. Voleva urlare. La deviò verso le dita.
[Chloe]
  • Abbiamo chiuso.
  • Non scrivermi e non chiamarmi più.
  • Non abbiamo più nulla da dirci.
Chloe chiuse il telefono e lo lanciò sul letto.
Sentì una certa soddisfazione, ma durò poco…
RRRrrrrrmmmmmmmmmmmm
RRRrrrrrmmmmmmmmmmmm

RRRrrrrrmmmmmmmmmmmm



RRRrrrrrmmmmmmmmmmmm


Quattro vibrazioni a ritmo irregolare… erano messaggi. Chloe sbuffò e prese di nuovo il telefono.
[Eliot]
  • Io invece ho ancora molto da dirti!
  • Non ci posso credere
  • Dopo tutto quello che ho fatto per te
    Dopo la nostra storia… la nostra amicizia….
    Ci conosciamo dall’asilo e mi vuoi sfanculare così??
  • Non abbiamo per niente finito!
Chloe ringhiò
[Chloe]
  • Sei uno psicopatico
  • Non farti più sentire o chiamo la polizia
  • Stalker!
Là fuori pioveva ancora, anche se molto meno rispetto al mattino. Si era fatto buio, non c’era altro suono se non quello della pioggia e delle stoviglie, lontane, al piano di sotto. Ah no… c’era anche il battito del cuore di Chloe. Non era rapido, ma era forte. Ogni battito echeggiava nelle orecchie, sbatteva contro lo sterno. La sua vista era incredibilmente acuta in quel momento, lo schermo illuminato del cellulare, ogni lettera dei messaggi perfettamente nitida. Nella penombra della stanza riusciva a distinguere perfettamente foto, poster e graffiti sulle pareti, la punta arancione incandescente della sigaretta appoggiata sul posacenere sembrava una lampada. Ogni senso era iperattivo, come se ci fosse una minaccia imminente.
Passarono solo pochi secondi.

RRRrrrrrmmmmmmmmmmmm
RRRrrrrrmmmmmmmmmmmm

Un’altra

RRRrrrrrmmmmmmmmmmmm

Fottuta

RRRrrrrrmmmmmmmmmmmm

CHIAMATA!

RRRrrrrrmmmmmmmmmmmm

Chloe la rifiutò.
Ma…

RRRrrrrrmmmmmmmmmmmm
RRRrrrrrmmmmmmmmmmmm
RRRrrrrrmmmmmmmmmmmm
RRRrrrrrmmmmmmmmmmmm

Chloe si alzò dal letto e scagliò il cellulare su di esso. Se ne pentì subito dopo averlo fatto, quando lo vide rimbalzare sul materasso pericolosamente in direzione del pavimento. Quel cellulare era vecchio, non poteva permettersene un altro, ma soprattutto quello era il cellulare che aveva decorato con Max… Per fortuna non cadde… ma continuò a vibrare. Chloe prese la sigaretta e aspirò selvaggiamente, guardando fuori dalla finestra come per sfuggire a quel suono che le faceva drizzare tutti i peli del corpo. Il telefono tornò silenzioso.
Era incazzata e spaventata. Non era più l’Eliot che conosceva. Beh, già a casa degli Amber non lo era più. Si era sentita in trappola quella volta e ci si sentiva ancora. Strano perché non era nemmeno lì. Di cosa aveva paura, del telefono? Non era difficile risolvere la situazione.
Tenendo la sigaretta in bocca recuperò il cellulare sul letto. Aprì la Rubrica, raggiunse il numero di Eliot. Lo selezionò, cliccò su “Blocca”. Un nuovo messaggio arrivò esattamente mentre cliccava.
Bene. Bloccato. Chiuso. Ora non può più rompere le palle.
Doveva solo ripetere l’operazione su Facebook e tutti i social… ah si… e l’e-mail…
Tirò un sospiro di sollievo. Fanculo Eliot. Aveva ragione Rachel. Aggirandosi per la stanza fumando, in cerca di distrazione, andò ad accendere la lampada a forma di orso. Un altro ricordo di Max. Ce l’aveva da quando erano bambine, forse papà gliel’aveva comprata a… 9 anni? La lampada aveva il classico design da orso tenerone, con un papillon al collo e nell’invitante gesto di un abbraccio. Ma quando lei e Max l’avevano acceso per la prima volta, una delle tante notti in cui avevano dormito insieme, nel buio della sua stanza aveva assunto tutto un altro aspetto. Il testone luminoso aveva un che di inquietante, le braccia aperte e alzate non sembravano un abbraccio, sembrava incitare una folla invisibile di seguaci.

“Merda Max! Sembra… cazzo è Saruman!!” Chloe aveva il tono gasato di chi ha appena avuto un’intuizione rivoluzionaria.
“Che???” chiese Max stupita.
“Saruman! Le Due Torri! Ti ricordi la scena degli Uruk-Hai? Quando c’è l’esercito schierato….” Spiegò Chloe con quel tono eccitato.
“Si si… è vero!!” scoppiò a ridere e continuò ancora di più quando Chloe balzò in piedi sul letto, si avvolse in una coperta come se fosse un mantello e spalancò le braccia, pronunciando strani versi con voce distorta cercando di imitare le formule magiche dello stregone.
“Ch.. Chl…. Chloe basta! Mi fai morire!!” Max si contorceva dal ridere.
“Non sono Chloe! Sono Saruman! E lui è …. È….”
“Il supremo orso luminoso!!”
“Il FOTTUTO Supremo Orso Luminoso!! Cui è dovuta ogni venerazione!!” declamò Chloe con tono solenne e artificioso “Presto! Un sacrificio umano per l’ORSO!!” si tuffò letteralmente su Max, agguantandole le costole. Si scatenò una lotta furibonda che disintegrò qualsiasi ordine avessero le coperte. Gridolini, risate e schiamazzi echeggiarono nella stanza. Finché qualcuno non bussò alla porta.
“Ehilà!” la voce di William. La porta si aprì e l’uomo emerse con un sorriso di circostanza e un sopracciglio inarcato. Le due ragazzine si bloccarono nella posizione in cui erano, Chloe in piedi sul letto impugnava Mr Sharky come se fosse una mazza, mentre Max usava un cuscino come scudo. I loro sguardi furbi incrociarono quello di William che le fissò attonito per qualche secondo. Poi non si trattenne più e scoppiò a ridere.
Scoppiarono tutti a ridere…
 
Chloe sentì gli occhi inumidirsi, fumava guardando fuori dalla finestra. La pioggia incessante era il perfetto accompagnamento per il suo umore. Andò a riprendere il telefono, nel tragitto spense il mozzicone di sigaretta. In quel momento sentì il motore dell’auto di David, con quel suo caratteristico rombo sordo e molto macho, che rientrava nel garage.
“Chloeeee! Stiamo per cenare!!” la voce distante di Joyce la raggiunse.
Chloe non rispose. Spinta da una malsana curiosità andò a vedere l’ultimo messaggio ricevuto.
[Eliot]
  • Non abbiamo ancora finito!
 
-
 
L’odore di carne stufata inondò le narici di Chloe appena scese le scale. Sua madre stava impiattando lo spezzatino con un grosso mestolo. Chloe aveva deciso che odiava a morte lo spezzatino da quando sapeva che David lo adorava… ma quel profumino… quei succulenti grossi pezzi di carne naviganti nel sugo. Mmmmmh… Il suo stomaco gorgogliò e la bocca si riempì di saliva.
“Chloe!” il tono di Joyce voleva essere accogliente, ma la ragazza non poté evitare di sentire la solita sfumatura del tipo ‘oh mio Dio quanto sono preoccupata per te ma per quieto vivere faccio finta che sia tutto ok’….
“Ti fermi a cena tesoro?”. Si incamminò verso il tavolo da pranzo. David era seduto al tavolo apparecchiato, vicino a sé il giornale aperto, una penna rossa in mano con cui appuntava qualcosa.
“No mamma… non ho fame adesso.” Menzogne… ma non avrebbe mangiato lo spezzatino!
“Chloe, ma almeno stai mangiando qualcosa in questo periodo? È da tanto che non ti fermi a cena…” Una volta servito David lasciò la pentola con lo spezzatino e il mestolo in tavola, tornando in cucina per prepararsi la sua cena a base di Ceasar Salad. Anche Joyce odiava lo spezzatino, in modo più onesto di Chloe dato che non le piaceva sul serio. Ma per amore di David lo cucinava lo stesso.
“Certo che mangio. Solo… non qui…” rispose Chloe appoggiata alla porta che dal corridoio dava sulla cucina.
“Mi piacerebbe molto se ti fermassi a cena. Posso fare anche a te un po’ di Ceasar… ti è sempre piaciuta.” Ancora quel tono superficialmente gentile dal retrogusto disperato. Chloe non sopportava sentire quell’atteggiamento da sua madre. Ogni giorno di meno! Capiva perfettamente che Joyce era preoccupata per lei, che desiderava che andasse d’accordo con David, riavere una famiglia normale. Ma cazzo! Non erano più una famiglia normale! Non da quando papà era morto! …e aveva sposato David. Avevano cominciato a uscire pochi mesi dopo la morte di suo padre. Chloe lo aveva odiato da subito e aveva odiato sua madre per aver sostituito William così presto. L’atteggiamento di Joyce, che si sforzava con ogni oncia di volontà di non essere apprensiva con sua figlia, la faceva solo incazzare di più. Comunque, Chloe riuscì a controllarsi.
“Davvero Mà… non ne ho voglia. Grazie comunque…”
Joyce sospirò un “Ok…” accese la tv e tornò al tavolo, accomodandosi.
David l’aveva aspettata per cominciare a mangiare. Quando lei si sedette chiuse il giornale, lo mise da parte, le sfiorò una mano con gentilezza, che Joyce restituì con un sorriso. Lo sguardo di David si addolciva così tanto quando guardava Joyce. Chloe ne era disgustata.

[…e stiamo ancora assistendo a questa bizzarra ondata di maltempo che ha colpito Arcadia Bay…]

la voce del meteorologo arrivò gracchiante dalla vecchia tv anni ’80 nell’angolo della cucina, tra fornelli e lavabo

[…siamo abituati ai temporali primaverili, ma è da domenica che non smette un attimo di piovere.]

Disse il conduttore Joe Edwards

[…dopo l’incendio sembra che la natura abbia deciso di dare una ripulita!]


“Agh…. Dovremmo comprare una tv nuova …” sentenziò David dal tavolo.
Certo! Se solo tu riuscissi a tenerti un cazzo di lavoro! 

[Sicuramente questa pioggia farà bene alla qualità dell’aria abbattendo le ceneri sollevate dal fuoco, ma ora che ettari di bosco sono andati persi è possibile che, se il maltempo non si placa, assisteremo a delle frane…]

rispose dalla tv l’ospite in studio, la meteorologa Matilda Gray.
Chloe rimase ancora un po’ sospesa tra corridoio e cucina, la tv come sottofondo. Aveva un grande, ingombrante bisogno di levarsi dalle palle. Sicuramente se avesse chiamato Trevor o Justin li avrebbe trovati disponibili, in più lei era quella con la macchina ora!
A proposito…
La macchina. Aveva ancora bisogno di riparazioni. Chloe ricordò l’offerta di David.
Fanculo! Non mi serve una mano… però…
Non aveva nessunissima voglia di umiliarsi così davanti a David, né di far credere a sua madre che le cose stessero andando meglio tra loro. Perché non era vero! Il fatto che Chloe avesse accettato la foto e comprendesse che anche David aveva avuto i suoi lutti non significava che… fossero amici o merda del genere! Quel tizio non sarebbe mai stato nemmeno lontanamente una figura paterna per lei. Mai! Anche se rendeva felice sua madre… anche se le aveva mostrato un lato umano e fragile… questo non cancellava l’atteggiamento supponente, maschilista, prepotente e invadente che le aveva sempre riservato. Chloe non poteva dimenticare che David le aveva ordinato di svuotare le tasche dopo la sospensione alla Blackwell (cosa che aveva categoricamente rifiutato di fare!!), né che aveva rovistato in camera sua in cerca di droghe e alcol… (che per fortuna stavolta non c’erano… quando si dice il culo!), né tante altre cose. Come lo schiaffo…
Chloe si massaggiò la fronte. La logica le indicava di accettare l’aiuto di David con il pick-up. Era sensato, lei lo sapeva, Rachel l’aveva incoraggiata a farlo… allora perché cazzo non riusciva a farselo andare giù! Senza aver veramente deciso, iniziò a camminare a passo di formica verso il tavolo da pranzo, mentre David e Joyce chiacchieravano amabilmente durante la cena. David le stava spiegando che aveva trovato tre offerte di lavoro che potevano funzionare, quella che preferiva era per un’agenzia di sicurezza privata.
Guarda un po’, il posto perfetto per un fascista cagacazzo paranoico vero? Merda… ok Chloe… respira… Rachel ha ragione, il suo aiuto non ti serve, ma può essere utile… ce la puoi fare…
Chloe si affacciò sulla sala da pranzo, notò l’uomo che giocherellava distrattamente con la fede. Merda… David la notò le lanciò uno sguardo. Dal sorriso che aveva si rabbuiò all’istante in un’espressione severa. Perché la rendi ancora più difficile cazzo?!?
“Ehm… uh…” esordì Chloe.
Joyce si voltò: “Tesoro?”
“Io…. Ah….” Chloe si schiarì la gola “volevo… fanculo!” si fece coraggio “David… riguardo la storia del pick-up…” esordì ma si bloccò di nuovo.
A quell’introduzione sia Joyce che David appoggiarono le posate e sembrò che si piegassero all’unisono verso di lei. Gli sguardi colmi di sorpresa, preoccupazione e attesa. Soprattutto quello di Joyce. Chloe sospirò, alzò gli occhi al cielo e continuò senza guardarli:
“Accetto il tuo… aiuto… per sistemare il pick-up… ma ad alcune condizioni obbligatorie!” guardò sua madre dritta negli occhi, sapendo del suo fortissimo ascendente su David “è il MIO pick-up, lo riparerò IO. David mi farà da assistente. Ascolterò i suoi consigli, ma non ci metterà dentro le sue manacce…” si voltò verso l’uomo, il cui sguardo era già piccato “Chiaro?”
Fra i due passò un lampo. Joyce sospirò e si voltò verso David che era in silenzio. Lui le restituì lo sguardo e sbuffò.
“Ok! Macchina tua… regole tue… però mi ascolterai.” Sottolineò.
“Certo… ti ascolterò…”
“Va bene…” David si alzò dal tavolo lentamente, con quel suo fare solenne che a Chloe innervosiva… del resto cosa non la innervosiva di David? L’uomo si impettì, aggirò il tavolo e le si avvicinò. Quando si fronteggiarono, tese la mano in avanti per stringere l’accordo. Rimase in attesa. Chloe fissò la mano. Fissò David. Fissò sua madre, il suo sguardo di disperata speranza negli occhi. Chloe si arrese e afferrò la mano. David strinse con decisione e Chloe si sentì in obbligo di stringere più del necessario, per rimarcare all’uomo che non doveva pensare cose strane. Era lei al comando, non si faceva mettere i cazzo di piedi in testa da nessuno! Specialmente da un Ramboide con baffi da John Holmes.
“Affare fatto!” affermò David. Il suo sguardo sembrò ammorbidirsi e cos’era quello? Una specie di sorriso a mezza bocca?
“Ricorda!” disse Chloe liberando la mano dalla stretta e pulendosela sui jeans “…macchina mia regole mie! L’hai detto tu!”
“L’ho detto…” ammise David, che fece un passo indietro e tornò al tavolo per fare il bis di spezzatino.
“Adesso esco…” disse Chloe preparandosi alla ritirata.
“Dove vai?” chiese Joyce.
“Non lo so… ho bisogno di prendere aria…”
“Torna entro mezzanotte!” tentò la madre senza molta convinzione.
“Farò il possibile…” tagliò corto Chloe fuggendo di corsa sulle scale.
Merda dopo questa esperienza mi serve una canna. Urgentemente! Ah cazzo… devo comprare le sigarette!
Prese il telefono e scrisse a Justin…
 
*****************************
 
“Non posso crederci…” Chloe sgranò gli occhi.
“Eh… mentre lo diceva ho pensato ‘sta succedendo davvero??’. Purtroppo si! …” ammise Steph con le sopracciglia piegate all’interno e un sorrisetto penoso.
“Ma quanto è stronza…” Chloe si appoggiò allo schienale della sedia incrociando le braccia e mettendo un broncio imbufalito.
“Lo dicevo io che hai una pessima influenza su di me!” ridacchiò Rachel dalla sua sedia, nei pressi del letto di Drew.
“Altro che sabotarle i compiti… dovevo… gaaah!” bofonchiò Chloe.
“Sei un’elfa barbara dopo tutto, Chloemastia!” sghignazzò Mikey.
“Sapevo che erano tutte balle quelle su Damon, sei tu l’accoltellatrice!” si aggiunse Drew dal letto. Steph aveva appena raccontato al gruppo delle voci che Marisa aveva diffuso alla Blackwell. Sembrava, secondo le sue fonti certe, che Chloe avesse accoltellato Rachel perché l’aveva fatta sospendere. Anzi, in realtà le versioni che circolavano erano due. La seconda era che Rachel voleva comprare della droga da Chloe, ma non voleva pagarla e così si era presa una coltellata.
GOOOOOODMORNING BLACKWEEEEELL!!!
“Tu zitto e concentrati! Non hai ancora finito Chimica!” Rachel, col braccio sinistro avvolto nella fascia, sbatté la penna sul braccio di Drew e la agitò come se fosse una bacchetta, con fare severo e faccia seriosa.
“Scusi tanto signorina Rotteramber….” Drew si piegò di nuovo sui libri “Questo lato di te non si vede tutti i giorni!”
“Più Severus Piton!” aggiunse Mikey
Chloe scoppiò a ridere “Ti abbiamo appena trovato il costume di Halloween per l’anno prossimo!”
“Andata!” sorrise Rachel “Comunque Drew, abbiamo TROPPO da recuperare, quindi agiterò la bacchetta da Severus Rotteramber finché i tuoi voti non saranno tutte A!” brandì di nuovo la penna con fare intimidatorio.
“Ci vorrebbe davvero un incantesimo!” ridacchiò Mikey.
“Non essere stronzo con tuo fratello!” Steph gli tirò un lieve scappellotto, da cui Mikey si protesse con gesti esagerati.  
Era passata una settimana dal ricovero di Rachel, da tre giorni aveva ottenuto il permesso di alzarsi dal letto e questo era stato per lei un vero sollievo! Uscire dalla stanza in cui era stata rinchiusa era stata una piacevole evoluzione. Quando aveva visto il graffito che Chloe aveva disegnato sulla macchinetta self-service del suo piano quasi cadde a terra dalle risate. Gli inservienti dell’ospedale avevano tentato di cancellarlo, ma l’alone dell’indelebile era ancora fin troppo visibile, ritraeva una donna incinta in prospettiva ginecologica, gambe aperte, con la scritta “Push” coincidente con la vagina. Aveva fatto pure i peli… Realismo prima di tutto! Ai ridenti insulti di Rachel, Chloe aveva risposto con orgoglio anarchico. Purtroppo, non poté mostrarle la barzelletta sporca che aveva scritto sul manifesto che incoraggiava all’igiene, con raffigurate due infermiere che si lavavano le mani. Era stato cautamente sostituito da giorni! Si sentì in obbligo di scriverne un’altra!

"La pulizia è vicina alla santità!" diceva un'infermiera
"In un dizionario davvero breve!" rispondeva l'altra

Nei giorni precedenti, Rachel aveva ricevuto di nuovo visite da Rose che le aveva portato i compiti dalla Blackwell e una dichiarazione per la polizia riguardante la sua aggressione. Era la versione dei fatti da firmare e allegare al fascicolo dell’indagine. In realtà erano due, una per Rachel e una per Chloe. Entrambe le dichiarazioni erano speculari, raccontavano che Damon Merrick aveva aggredito Rachel sapendo che era figlia del Procuratore, come rappresaglia per le indagini a suo carico. Chloe era riuscita a trarla in salvo e portarla in ospedale. Una storia che filava in effetti. James Amber aveva un vero talento nell’inventare stronzate! Sia Rachel che Chloe firmarono. Almeno ora c’era una versione ufficiale sull’accaduto! Fu un po’ imbarazzante per Chloe incrociare Rose, ma la donna si comportò con gentilezza e non fece nessun accenno agli… eventi di domenica sera. Anche Chloe usò tutto il garbo di cui era capace. Rachel fu molto più fredda di quanto Rose sperasse.
Rachel ricevette la visita di Nathan, che come promesso le portò il suo portfolio. Il ragazzo aveva un certo stile, si concentrava sullo still life, gli piacevano i soggetti malinconici, dettagli di paesaggio urbano, vicoli, oggetti rovinati. Rachel guardando la foto in bianco e nero di un vecchio cartello stradale riverso in un vicolo, corroso dalla ruggine, in mezzo a sacchi neri e bidoni di spazzatura, pensò alla discarica e a Chloe. Nathan le aveva detto che per qualche ragione tutto ciò che era abbandonato e in rovina lo ispirava. Durante la seconda visita, Nathan le portò un po’ di gelato, che Rachel gradì enormemente. Insieme fecero visita a Samantha, che non poteva muoversi dal letto a causa dei forti dolori alle costole.
Anche Steph fece visita a Rachel, più o meno tutti i giorni visto che durante il pomeriggio aveva un appuntamento fisso con Drew e Mikey. Aiutava la famiglia North occupandosi di portare Mikey alle sue visite in clinica di tanto in tanto. Il ragazzo soffriva di Anemia Emolitica Autoimmune, cioè i suoi anticorpi attaccavano i globuli rossi e così aveva bisogno di cure specializzate (e costose) per evitare che diventasse qualcosa di peggio. La madre era morta di Lupus… un’evoluzione di quella stessa patologia. Mikey era fisicamente fragile, molto timido, ma sopportava stoicamente tutto quello che la sua breve e complicata vita gli offriva. La fuga nel mondo di D&D lo aiutava molto e Steph c’era anche per questo. Non senza una grande componente di gusto personale! Aveva finalmente convinto Rachel a provare Dungeons & Dragons!
Anche Kelly Davis del Drama Club (che Chloe aveva temporaneamente sostituito nel ruolo di Ariel durante la Tempesta) e Megan Weaver andarono a trovarla. Quest’ultima, quando entrò nella stanza di Rachel, aveva uno sguardo turbato. Vestiva un maglioncino verde, una camicetta bianca e teneva raccolti i suoi lunghi capelli castano scuro in una coda di cavallo. Guardava Rachel quasi incredula. Trovarsi in ospedale per incontrare un’amica ferita da un criminale era qualcosa che accadeva solo nei film o nelle serie… Invece era tutto vero e stava accadendo proprio a lei. Rachel interruppe la lettura delle Metamorfosi e cercò di metterla a suo agio. Rimasero un po’ a parlare, Rachel le raccontò la ‘versione ufficiale’ e la rassicurò che si sarebbe ripresa presto. Poi l’elefante nella stanza si palesò.
“Quando ho pensato che saresti potuta morire, mi sono sentita così stupida ad averti tenuto il broncio per mesi.” Esordì “Non sto dicendo di aver sbagliato, ma avrei potuto gestire diversamente la situazione…”
“Non preoccuparti Meg!” tentò di rassicurarla Rachel.
“Tu sei stata la prima ad essermi amica alla Blackwell. Io… non sono mai stata una che si fa molti amici, ma con te è stato facile parlare fin da subito. Vedere che ti stavi allontanando… ero gelosa. Mi sono sentita messa da parte e pensavo che sparendo anch’io avresti capito come mi sentivo… Avrei dovuto parlarti invece.”
Rachel ascoltò ogni parola e le sorrise dolcemente: “Il fatto è che hai ragione. Mi sono allontanata e non solo da te. La verità è che non sono stata una buona amica negli ultimi mesi.”
“Abbiamo le nostre vite, non dovremmo pretendere che gli altri cambino solo per farci un piacere giusto? Dovremmo apprezzarci per come siamo.” Disse Megan.
“Penso di sì! Ma è come dici tu, avremmo dovuto parlarne. Sono felice che ora l’abbiamo fatto.” rispose Rachel. Provò un po’ di sollievo nel chiarirsi finalmente con Megan, trascorsero il resto del tempo aggiornandosi sul tempo in cui erano state distanti. Meg le raccontò che stava finalmente lavorando all’articolo di prova per il Blackwell Totem, dello Sci-Fi Movie Club che aveva fondato e dell’inaspettato successo che aveva avuto. La invitò timidamente alle loro serate, rievocando le vecchie “Tardis Night” che avevano trascorso insieme. Rachel rimase aperta ad ogni possibilità, ma anche se era felice di parlare di nuovo con Megan, qualcosa era cambiato. Per una parte di lei, non avrebbe fatto molta differenza se anche non si fossero più parlate. Non sapeva come considerare questa sorta di apatia, era come se tutto il mondo fosse passato sullo sfondo, come se nulla e nessuno là fuori fosse più veramente importante o reale. Eccetto Chloe…
Visto che ora poteva girare liberamente, Rachel e Chloe andarono a trovare Drew, il quale iniziò la “cura Rachel” per i suoi voti. Da tre giorni Rachel andava a dargli ripetizioni, cogliendo l’occasione per studiare un po’ anche lei. Il ragazzo aveva un programma più avanzato, essendo studente Senior e quindi all’ultimo anno, ma Rachel aveva un metodo di studio più efficace. Era quello che voleva trasmettergli: un modo per memorizzare il programma in fretta e scalare la vetta delle A. Il trucco era fissare nella mente i concetti associandoli a qualcosa di familiare e piacevole. Come il Football, nel caso di Drew. Chloe aveva assistito ad un paio di lezioni di Rachel, compresa quella di quel giorno. Era molto divertente sentirla spiegare i legami intermolecolari come se fossero schemi dei BigFoots! Era anche piuttosto sexy in quella veste di maestrina severa! La sua fantasia viaggiava verso luoghi caldi e intimi… anche in quel momento in effetti, non riusciva a non pensarci. Rachel sembrava essersene accorta. O forse Chloe se lo stava immaginando… era solo arrapata!
 
Quel sabato mattina, per la prima volta durante la settimana, erano tutti e cinque nella stessa stanza. Mikey aveva fatto un po’ di compiti e scarabocchiato qualche personaggio dei suoi. Steph e Chloe avevano chiacchierato a tono moderato per non disturbare le lezioni private di Miss Rotteramber, finché non era emersa la faccenda Marisa…
“Beh, posso concederti una pausa, se prometti che dopo riprenderemo” accordò Rachel con un sorrisetto.
“Grazie prof…” Drew tirò un lungo sospiro di sollievo e si massaggiò la faccia “Certo che comunque sei brava!”
“Non avrei tutte A altrimenti!” si vantò Rachel scostandosi i lunghi capelli biondi dal visto con un gesto teatrale “Dovremo eliminare le distrazioni però…” disse scostando un po’ la sedia dal letto e lanciando uno sguardo furtivo a Chloe.
La ragazza arrossì e restituì un sorriso.
“Quindi qual è il verdetto? C’è speranza?” chiese Steph.
“Lo deve dire Drew! Io sono solo uno strumento, è lui che dovrà dare gli esami.” Disse Rachel. Lo sguardo di tutti si puntò su Drew, che si guardò intorno spaesato.
“Beh… l’idea è di farcela. Se puntavo sul Football un motivo c’era… però ci voglio provare.”
“Fare o non fare! Non c’è provare!” si intromise Mikey.
“Ti esprimi solo a citazioni tu?!” sbottò scherzosamente Drew al fratello che sghignazzava.
“Un po’ speravo che potessimo giocare tutti insieme ora che Rachel si può muovere” disse con lieve amarezza Mikey.
“Drew ha cominciato a giocare a D&D” spiegò Chloe a Rachel, che lo guardò incuriosita.
“Già… mi hanno costretto!”
“Se vuoi ti faccio morire alla prossima sessione… anzi anche subito!” Steph si schiarì la voce declamando in tono aulico “Povel vede una strana luce nel cielo mentre strimpella il suo liuto. Non capisce cos’è all’inizio e continua a farsi i fatti suoi. Improvvisamente sente un grande fischio. Pensa sia la teiera, che ha messo sul falò poco fa e si distrae. La luce si fa accecante, Povel si volta ma è troppo tardi. Un meteorite gli cade in testa e lo disintegra…. FINE!!” ridacchiò.
“No dai! Volevo avere io l’onore…” protestò Chloe.
“Callamastia è morta, ricordi?” Steph le puntò sadicamente l’indice contro.
“Vabbè, magari resuscita!”
“Penso che questo gioco mi piacerà!” commentò divertita Rachel.
“Sono felice che ti unirai a noi! Quattro giocatori è il numero perfetto per una campagna!” il tono di Steph tradiva la sua felicità. Anche se sapeva che tra Chloe e Rachel c’era qualcosa, definito o no che fosse, amava passare il suo tempo con Rachel. Dopo tutto il casino che era successo sembrava essersi aperta un po’ di più con lei. E poi fare il Master le piaceva da impazzire!
Drew fece un cenno a Mikey di avvicinarsi, Rachel si scambiò di posto con il ragazzo, continuando a chiacchierare con Steph e Chloe.


“Senti, come sta papà?” chiese Drew.
“Lo sto aiutando. Lunedì ha l’esame del corso di informatica. Spero ce la faccia, per lui sono argomenti difficili…” ammise tristemente Mikey.
“Che palle… fottuti Prescott di merda…” ringhiò Drew.
“Hey… non preoccuparti. Papà ce la farà. Si sta impegnando tanto…”
 
“Allora, come va il tuo progetto letterario?” chiese Rachel sedendosi accanto a Steph.
 
“Non ti devi preoccupare. Anche se non ce la farà ci penserò io.” Disse con sicurezza Drew.
 
“Sto ancora raccogliendo le idee. All’inizio di un progetto si hanno sempre valanghe di intuizioni, il problema è organizzarle. Vorrei fare una raccolta di racconti fantasy originali e illustrati. Ne ho già scritti diversi ma dovrò rivederli.” Spiegò Steph.
“Sembra davvero una figata!” commentò Chloe.
“Già! Mi piacerebbe leggerli in anteprima! C’entra con quegli schizzi che avevo visto sul tuo blocco tempo fa?” disse Rachel.
 
“Troverai un lavoro?” chiese Mikey.
“Mi inventerò qualcosa, non posso lasciare te e papà nella merda…”
“Come? La tua borsa di studio…” chiese Mikey
“Io… ho un piano…” Drew si morse un labbro. Non voleva parlarne subito. Non così. Non in quel momento. “…merda…”
Mikey strinse gli occhi. Fra i due fratelli ci fu uno scambio di sguardi. L’espressione di Mikey si fece preoccupata.
“No…” gli occhi di Mikey si spalancarono, il suo tono divenne agitato. Aveva capito.
“No cosa?” fece il finto tonto Drew.
“Guarda come ti ha ridotto quella merda… non puoi tornare a farlo….” Piagnucolò Mikey
 
“Più o meno! A volte da una cosa ne nasce un’altra! Avrò totalmente bisogno di un tuo parere! L’ambizione è riuscire a creare un mondo coerente e vasto come quello di Tolkien…” confessò timidamente Steph.
 “Adoro il Signore degli Anelli, anche le opere minori come Albero e Foglia. Tom Bombadil è uno dei miei personaggi preferiti!” disse Rachel.
“Vero? Quello che molti non sanno è che Tolkien era prima di tutto un grande letterato!” Steph sorrise.
“Tolkien era un fottuto genio! Ha creato consapevolmente un genere letterario. A parte i suoi ho tentato di leggere altri fantasy, ma non ho trovato granché. Per trovare qualcosa all’altezza bisogna andare nel romanzo gotico dell’800 o nella mitologia.” argomentò Rachel.
“Wow!” Chloe spalancò la bocca in preda all’ammirazione.
 
“Non ho altra scelta Mikey.” replicò Drew
“Pensavo che avresti smesso!” protestò Mikey
“Se papà non trova lavoro… devo occuparmi di voi!”
“Ci sono altri modi… non puoi…”


“Sono d’accordo! Però il Ciclo di Shannara è di alto livello. O meglio i Cicli. Tra gli anni ’80 e ‘2000 è uscita roba molto buona! Se vuoi ne ho un po’ da consigliarti…” Steph aveva già parlato altre volte con Rachel di letteratura fantasy, ma non avevano mai approfondito così. Era molto colpita dall’apprezzamento di Rachel. Parlava di libri come se fossero droga!
Rachel sorrise: “Sono tutta orecchi!”


“Non posso. Cerca di capire!” si difese Drew.
“NO!” Mikey sbottò balzando in piedi e le tre ragazze si voltarono di colpo, sorprese.
 
Calò un silenzio teso. Mikey rimase in piedi, pugni chiusi, fissando il fratello con volto pieno di rabbia e delusione.
“Non puoi tornare a… quello!” piagnucolò Mikey.
Rachel e Chloe si lanciarono uno sguardo.
“Cosa succede?” Steph allarmata si alzò e si avvicinò al letto.
“Drew vuole… tornare a …” Mikey era alle lacrime.
“Chiederò a Frank se mi permetterà di lavorare ancora per lui…” lo anticipò Drew, fermo e saldo.
“Drew….” Steph era delusa. Chloe e Rachel la affiancarono da entrambi i lati, circondando il letto. Drew si sentì assediato, ma non vacillò.
“Sei ancora in debito con Damon, ti ha già… mandato qui… non pensi a cosa ti farà se ti rifai vivo?” chiese amaramente Steph tentando di mantenere lucidità e controllo.
“Damon non è… lui è fuori dai giochi ormai. Se c’è ancora una baracca la gestisce Frank ora!”
“E tu come lo sai?” Steph era stupita.
“Lo so, non ti preoccupare. Ne volevo parlare in un altro momento in realtà…” si mise un palmo di trasverso sul viso, massaggiandosi “… ma comunque è giusto che sappiate. Non voglio che Mikey sia coinvolto. Neanche tu Steph…”
Rachel rimase in silenzio accanto a Steph, in ascolto attento. Chloe le lanciò degli sguardi che non furono restituiti. Avrebbe voluto intervenire, non sapeva nemmeno bene per dire cosa. Per dare man forte a Steph? O a Drew? Comprendeva i punti di vista di entrambi. Dal punto di vista del più grande dei fratelli North non c’erano molte altre possibilità. Rimase comunque zitta. Sapeva che Rachel in queste cose era più brava di lei. Se taceva c’erano buoni motivi, così Chloe seguì l’esempio. Spostò nervosamente il peso da una gamba all’altra.
Mikey nel frattempo era piombato di nuovo sulla sedia. Singhiozzava silenziosamente. Steph si avvicinò e gli appoggiò delicatamente una mano sulla spalla, che il ragazzo afferrò come un uomo che affoga afferra una cima. La ragazza sospirò profondamente.
Silenzio.
Silenzio imbarazzante.
Nessuno sembrava volerlo rompere.
“Ragazzi… Frank è una persona ragionevole…” tentò Drew.
“Davvero? Eppure è amico di Damon…” commentò Steph, che poi si voltò verso Chloe con sguardo penetrante “Tu lo sapevi?”
Chloe rimase paralizzata. Deglutì un boccone molto pesante e si massaggiò il collo ciondolando. Aveva promesso di non dire niente… ma ormai la merda era fuori.
“Mi ha detto di chiedere a Frank da parte sua…” indicò Drew con un cenno del capo.
Steph annuì. La sua espressione era delusa, ferita. Fece un po’ male.
“… Il numero di Frank risulta irraggiungibile comunque. Non ho idea di cosa sia successo, può anche darsi che se ne sia andato…” aggiunse Chloe “Te l’ho detto che è un’idea di merda Drew… che Frank sia ancora qui o no…”
“Sono perfettamente d’accordo.” Commentò Rachel.
“Non cambierò idea…” grugnì Drew.
“Quindi questa cosa del migliorare i tuoi voti cos’è? Una messinscena? Non capisco…” il tono stabile di Steph iniziava a incrinarsi, mentre teneva ancora la mano a Mikey, che ora fissava il fratello con occhi lacrimanti.
“Non è una cazzata. È un piano B… o forse il piano A… non lo so cazzo! Va bene? Mamma è morta da anni, lo stronzo di Prescott ha licenziato papà e se non fosse per la borsa di studio alla Blackwell io e Mikey gli faremmo compagnia per strada!” Drew ora era incazzato “Non posso permettere che succeda, né a papà né tanto meno a Mikey… chi gli pagherà la clinica quando raggiungeremo il tetto dell’assicurazione? Chi pagherà l’affitto di papà se non supera quella merda di esame e non trova lavoro? Devo fare qualcosa! Questa è una merda, ma è l’unica merda che mi viene in mente… se per un cazzo di miracolo dovessi ottenere un’altra borsa di studio alla fine dell’anno giuro su Dio che mollo. Non sentirete mai più parlare di Frank! Ma…. Cristo…” gli occhi di Drew si inumidirono, la sua voce tremolò. Si portò con urgenza una mano agli occhi come se volesse mettergli un tappo. Mikey scoppiò di nuovo a piangere e si gettò sul fratello, abbracciandolo. I due rimasero stretti.
Steph fu scossa da un singhiozzo, quasi sorpresa da sé stessa si coprì la bocca e si asciugò gli occhi prima che fosse troppo tardi. Rachel le si avvicinò e le appoggiò una mano sulla spalla, che Steph accettò con uno sguardo composto. Chloe incrociò le braccia. Era senza parole. Steph alzò lo sguardo su di lei.
“Chloe…” Gli occhi di Steph erano seri e intensi, la luce di una candela tremolava in essi “…cosa pensi di questa cosa? Di Frank?”
Chloe sospirò, lanciò uno sguardo a Rachel, che le sorrise. Quelle labbra incurvate furono per lei il più grande incoraggiamento.
“Io… penso che non sia uno stronzo. Damon… Frank non c’entra niente con lui. Avevo un debito anch’io con Frank, forse ce l’ho ancora… non lo so. Ma quando gli ho detto che non potevo pagarlo, che i soldi che avrei dovuto dargli li avevo dati a mia madre… è stato comprensivo. Fa il duro ma è ancora un essere umano…”
Steph annuì e si voltò verso Drew: “Stai attento…”
Lui restituì un cenno di assenso.
“… e soprattutto, porca troia…” Steph riprese decisamente aggressiva “…non ti azzardare a tenermi nascoste queste cose!” il suo tono si alzò di un paio di tacche “Voglio bene a tutti e due. Non…” si fermò e appoggiò una mano sulla schiena di Mikey, ancora avvinghiato al fratello. Drew aveva lo sguardo più serio che Chloe gli avesse mai visto.
Steph tirò un lungo sospiro e si lasciò cadere sulla sedia più vicina.
“State attente anche voi a queste cazzate…” si rivolse molto più dolcemente a Chloe e Rachel.
“Mi dispiace per tutto questo…” disse Rachel giocherellando con una ciocca di capelli.
“Anche a me…” si aggiunse Chloe affiancandosi a Rachel.
“Non tenere più nascoste queste cose!” Steph puntò un dito severo verso Chloe. Lei allargò le braccia in segno di resa.
“Le ho chiesto io di non dire niente…” ammise Drew, mentre Mikey si staccava dall’abbraccio, un po’ più calmo.
“Siamo amici! Mi fa molto più incazzare che volessi tenerlo nascosto che il fatto in sé…” rincarò Steph.
“Volevo dirlo… cioè… si… magari non così… non oggi…”
“Aspettavi il momento giusto?” completò Rachel.
“Qualcosa del genere…”
“Forse… non è mai il momento giusto per queste cose…” disse Chloe, scambiandosi uno sguardo con Rachel, la cui espressione ebbe uno scivolone verso territori cupi e oscuri, ma rimase a galla. L’umore di Rachel era migliorato negli ultimi giorni, ma Chloe si era accorta che quel velo di malinconia c’era ancora. Sembrava non sollevarsi mai del tutto. Era comprensibile del resto. Chloe poteva capirla e sostenerla, ma non combatteva con quei demoni. Fece un passo verso di lei e le sfiorò la mano. Rachel restituì quel gesto e le loro dita si intrecciarono.
“Voglio che stai attento…” disse Mikey con la voce che grattava ancora un po’.
“Lo sarò. Andrà tutto bene, vedrai che Pà troverà un nuovo lavoro. Tutto si sistemerà.”
“Soprattutto se studi… mi assicurerò che tu consideri il recupero materie come il piano A!” decise Rachel.
“Ok, ok…” Drew alzò le mani, lasciando emergere un sorriso. Rachel soffiò una risatina e anche Steph e Mikey si unirono timidamente con un sorriso rasserenante. Chloe li imitò, anche se era scossa da quella faccenda. Le dispiaceva così tanto vedere i fratelli North alle prese con tutta quella merda. Drew si sentiva addosso il peso della sua intera famiglia. Chloe non sapeva come si sarebbe comportata in una situazione simile, probabilmente in modo non troppo diverso. Dopotutto, al concerto dei Firewalk lei e Rachel avevano rubato quattrocento dollari e due magliette ad un tizio. Chloe aveva tenuto la maglietta e metà dei soldi, ma invece di spenderli li aveva infilati nella borsa di sua madre per aiutarla con le bollette. Non era così diverso da ciò che aveva fatto Drew. Da ciò che aveva ancora intenzione di fare.
Le acque infine si calmarono. Steph andò via una decina di minuti dopo con Mikey, per accompagnarlo in clinica.
Chloe si ritirò poco dopo Steph e Mikey per tornare a casa ad occuparsi delle riparazioni del pick-up con David. Aveva rimandato fino all’ultimo quello spiacevole impegno, ma alla fine si erano accordati per quel pomeriggio. Lasciò Drew nelle grinfie di Rachel.
La pioggia, là fuori, non era ancora cessata.
Un tuono distante scosse l’atmosfera.
 
************************
 
[Steph]
  • Hey Chloe.
[Chloe]
  • Hey Steph…
[Steph]
  • Ci sono rimasta molto male nello scoprire quello che Drew ti ha chiesto e il fatto che lo stessi nascondendo.
  • Ma capisco i tuoi motivi.
  • Sono incazzata ma passerà.
[Chloe]
  • Mi dispiace
  • Non so come gestire questa merda….
  • le relazioni sociali intendo…
[Steph]
  • Non si devono ‘gestire’.
  • Non è un lavoro…
[Chloe]
  • Lo so.
  • Mi dispiace.
[Steph]
  • Prima della Tempesta ti ho detto che se hai bisogno di parlare ci sono.
  • L’invito è sempre valido.
  • Mi piacerebbe che tu potessi considerarmi un’amica.
[Chloe]
  • Lo so…
  • Grazie…
[Steph]
  • In genere mi tengo fuori dai drammi
  • Ma non quando ci sono di mezzo persone cui tengo.
[Chloe]
  • Sei hella cool Steph!
[Steph]
  • Hella? XD
[Chloe]
  • È l’influenza nefasta di Rachel!
  • NO EMOJI!!
[Steph]
  • Vi vedo benissimo insieme tra l’altro.
  • Cos’hai contro le emoji??
[Chloe]
  • Lo spero!
  • Non vogliono dire un cazzo!!
[Steph]
  • 😊
  • Ci vediamo presto!
[Chloe]
  • AAAAAA EMOJI!?!?!?!?!
  • A presto!
 
-
 
[Steph]
  • Hey Rach
[Rachel]
  • Hey Gingrich!
[Steph]
  • Dimmi la verità
  • Sapevi anche tu quella faccenda di Drew?
[Rachel]
  • Si, Chloe me ne aveva parlato
  • Scusa se l’ho nascosto…
[Steph]
  • So perché l’hai fatto…
  • Come ho detto a Chloe, vorrei che mi considerassi un’amica
  • Che non sentissi di dovermi nascondere cose come questa
[Rachel]
  • Tu sei mia amica Steph
  • Queste situazioni sono un casino
  • Non credo esistano cose giuste o sbagliate da dire o fare in questi casi
  • Abbiamo tutti buone intenzioni
  • Ci vogliamo bene e cerchiamo di proteggerci
  • Ora che tutti sappiamo tutto sarà più facile comunque
[Steph]
  • Vero!
  • Ci sentiamo presto allora!
  • E non nascondermi più le cose!! >.<
[Rachel]
  • Certo! Passa a trovarmi quando vuoi
  • Magari mi spieghi meglio le regole di D&D
[Steph]
  • Ne sarò felice! 😉
  • Xoxo
[Rachel]
  • Xoxoxoxoxoxo
  • ❤❤
********************************
 
Chloe parcheggiò nel vialetto davanti al garage, di ritorno dal giro di prova. David era sul lato passeggero e per tutto il tempo aveva avuto un'espressione disgustata sul viso. I baffi neri non facevano che accentuarla. Chloe aveva lottato con sé stessa, tenendo faticosamente il freno tirato sul sarcasmo. Quando si fermarono, prese un profondo respiro e si voltò verso David. L'uomo, vestito con un k-wey verde su una camicia grigia a righe bianche e azzurre, si massaggiava il mento meditabondo.
"Quindi? Diagnosi?" chiese Chloe.
"Di sicuro quello" indicò il cacciavite conficcato al posto della chiave "... va sostituito. Il problema del motore che saltella può derivare dall'interruttore d'accensione che si sta rompendo, o peggio riguarda il circuito. In ogni caso va cambiato. Hai davvero preso questo coso in discarica?"
"Si..."
David sospirò rassegnato.
"Senti, hai detto che mi avresti aiutato, i giudizi non erano compresi nell'accordo!" sputò Chloe.
"Ok, ok... è solo un po' difficile valutare cosa può esserci che non va se non so niente del veicolo. Questo affare avrà almeno 20 anni, ma doveva essere in discarica da meno di un anno, altrimenti non si sarebbe mosso..."
"CSI Junkyard Edition?" commentò sprezzante Chloe.
"Ok bimba, visto che sai tutto tu... dimmi tu cosa c'è che non va!" sbottò David
"Bimba..." Chloe ringhiò... contò fino a 10 e poi... "Di sicuro il circuito d'avviamento può essere un problema. Però potrebbe essere anche la pompa del carburante. E poi c'è il tubo d'aspirazione che è letteralmente riparato con lo scotch..."
David aggrottò la fronte e annuì: "Penso tu abbia ragione, dovremo controllare tutto. Intanto..." prese dalla tasca penna e blocchetto "segno quello che bisogna cambiare."
Chloe annuì, tirò su il cappuccio della sua felpa e uscì dall'auto.
Pioveva leggermente, non tanto da aver bisogno di un ombrello, ma abbastanza perché fosse meglio tenere al riparo il motore in qualche modo mentre lavoravano. Chloe aprì la porta del garage per usarla come una tettoia, così rientrò in macchina e la avvicinò quanto bastava per coprire il cofano. David e Chloe si misero al lavoro.
L’uomo si stava sforzando con tutto sé stesso di non prendere il comando della situazione, i patti erano chiari. Lui era l'assistente. Chloe si stava parzialmente godendo la situazione.
"Passami del nastro!" ordinò Chloe perentoria.
David fece un sospiro ringhiante "Chiedilo con educazione almeno..."
"Please!" Chloe si voltò guardandolo con un sorriso esagerato e sbattendo le ciglia.
David alzò gli occhi al cielo e le portò il nastro dalla sua cassetta degli attrezzi.
Chloe si avvicinò al tubo d'aspirazione e, là dove già c'era già lo scotch ne sovrappose altri tre giri, strappandolo con i denti. Lo riconsegnò a David.
"Così terrà per un altro po’, adesso diamo un'occhiata alla pompa del carburante..."
"Il filtro l'hai già guardato?" si informò David.
"Si, ci ho soffiato dentro. Era pieno di merda, ma adesso è abbastanza pulito."
"Ok..." sorvolò sul linguaggio, totalmente inadatto ad una ragazza!
"Io vado a dare gas, tu scollega il tubo del carburante dal filtro. Se esce benzina allora non è quello il problema..."
David annuì e mentre Chloe si posizionava alla guida, andò a recuperare una tanica vuota in garage ed eseguì.
"Ci sei?"
"Quando vuoi!"
Chloe accese l'auto e diede gas una volta... due volte.
"Stop! Stop!! Funziona. Spegni!"
Chloe eseguì e tornò da David, che stava già ricollegando il tubicino al filtro. Ai suoi piedi la tanica conteneva due dita di benzina.
"Ok... il problema non è la pompa!" decise Chloe.
"Ma può essere il fusibile della pompa..." disse David.
Chloe corrugò la fronte.
"Se non è un problema meccanico può essere elettrico. Questo coso è rimasto fermo un sacco di tempo... se le candele erano andate è possibile che anche i fusibili abbiano qualche problema."
"Mi sembra giusto..." concesse Chloe, grattandosi la testa. In effetti non ci aveva pensato. "Dobbiamo cercarli perché non so dove siano..."
"O c'è una scatoletta da qualche parte intorno al motore, oppure sono sotto il volante. Io cerco nel motore, tu cerchi nell'abitacolo."
"No, tu cerchi nell'abitacolo e io nel motore."
"Ma che differenza c'è?!" sbottò David.
"Avevo detto che non avresti toccato..." Chloe si fermò "Va bene, come vuoi tu. Ma trattalo bene!" Senza aspettare risposte si diresse alla cassetta degli attrezzi di David, prese un cacciavite e glielo lanciò. L'uomo lo prese al volo e senza commentare oltre si mise alla ricerca dei fusibili. Chloe invece andò a prendere la cassetta degli attrezzi di suo padre. Poteva accettare l'aiuto di David e addirittura di fargli mettere le mani nel motore, ma col cazzo che avrebbe usato la sua robaccia. Papà le aveva lasciato tutto quello che le serviva! Prese la cassetta, la appoggiò sul lato passeggero e, cacciavite alla mano, iniziò ad esplorare la zona sotto il volante. Sembrava non ci fosse nulla.
"Trovata!" chiamò David.
Chloe sbuffò e lo raggiunse. I fusibili si trovavano in una scatola nera un po’ nascosta. David la stava già aprendo. Chloe provò un fortissimo fastidio, quasi fisico, nel vederlo mettere le mani nel cofano del suo pick-up. Una gran parte di lei la percepiva come una violazione personale, più o meno come quando aveva scoperto che aveva rovistato nella sua stanza. Un brivido le corse lungo la spina dorsale. Dopo tutto, però, l'uomo sembrava sapere quello che faceva. Svitò il coperchio della scatola in pochi momenti, prese una pinza, individuò rapidamente il fusibile della pompa di benzina e lo ispezionò. Chloe ammise a sé stessa che non avrebbe avuto la minima idea di quale fosse quello giusto!
"Diciamo che non è nuovo, ma non sembra danneggiato..." concluse David tenendo il fusibile nella pinza e osservandolo con attenzione. Lo porse a Chloe lasciandoglielo cadere in mano perché lo vedesse anche lei.
"Posso dare un'occhiata a tutti i fusibili se vuoi." propose David.
Chloe lo fissò con diffidenza, poi annuì, restituendo il fusibile "Va bene, ma non adesso. Prima dobbiamo capire quale può essere il problema. Magari gli iniettori? Però la macchina non fa fumo..." si grattò la testa.
"Non è detto che lo faccia. Diamogli un'occhiata."
"Ok!"
David si mise al lavoro per smontare il primo, mentre Chloe recuperava gli attrezzi dal sedile.
"Senti... lavori sempre in silenzio o ti va un po' di musica?" chiese David.
"La musica va bene, ma non la TUA musica..."
"Intendi la country?"
"Già! Come le tue cazzo di Dixie Chicks. Non le sopporto..."
“Mmmh… almeno l’autoradio si può accendere?”
Chloe non disse nulla, ma si diresse verso i sedili. Accese la radio sintonizzandola sulla frequenza 87.9, Radio STYR!, e tornò al cofano. Una canzone dei PissHead iniziò a suonare, la stessa che Skip le aveva fatto ascoltare davanti alla Blackwell, ormai due settimane fa.
“Ugh…” David si lamentò “che cazzo è questo?”
“Musica!” disse Chloe avvicinandosi con la borsa degli attrezzi.
“Sembrano scorregge…” bofonchiò David.
“Perché le Dixie invece? Sembrano gatte in calore…”
“Bah… tua madre mi ha detto che una volta la country ti piaceva…”
“Si… una volta…” disse cupamente Chloe.
No… che cazzo. Le chiacchiere non erano comprese nel contratto!
“Mi ha detto che in soffitta ci dovrebbero essere un sacco di dischi country…”
“Quelli sono di papà. Non ti azzardare a toccarli!” ringhiò Chloe, la borsa degli attrezzi le cadde di mano con un tonfo metallico.
David si alzò dal motore, mani spalancate in segno di pace.
“Non lo farò… era solo… una considerazione…”
Chloe lo fissava con rabbia, per impedirsi di dire qualcosa di cui si sarebbe pentita, si tuffò in ginocchio per recuperare gli attrezzi che, nella caduta, si erano sparpagliati. Ci fu un lungo, imbarazzante, silenzio.
Calma Chloe.. calma cazzo... lo stai facendo per mamma, lo stai facendo perché... è una cazzo di idea sensata... sopporta cazzo!
Chloe raccolse gli attrezzi più lentamente del necessario.
Perché ha tirato in ballo papà? Che cazzo vuole? Ancora che cerca un legame... Cristo col cazzo che avremo mai un legame. Non parlerò mai di papà con questo stronzo di merda...
Chloe sentì delle lacrime in arrivo.
Merda! Non adesso!
“Di chi è questa canzone?” David spezzò il silenzio.
Eh??
Chloe si asciugò furtivamente gli occhi e alzò lo sguardo incuriosita, si avvicinò all’uomo per cominciare a smontare un iniettore.
“PissHead, un mio amico è il loro leader. Si chiama Skip.” Disse con tono neutro Chloe.
“Skip Mattheus?”
Chloe inarcò un sopracciglio: “Lo conosci?”
“E’ il responsabile della sicurezza alla Blackwell.”
“Ma come….”
“Credo sia il minimo che sappia chi si occupa della sicurezza nella scuola in cui va la mia figl… in cui vai tu…”
Cosa stavi dicendo? Figlia? Figlia adottiva? Perché devi rimarcarlo cazzo?? Uuugh….
Chloe mugugnò qualcosa, estraendo il primo iniettore e posizionandolo accanto a sé in modo che non cadesse. Si dedicò al secondo, mentre David stava per rimuovere l’ultimo. Era una situazione completamente aliena, Chloe si sentiva strana e profondamente a disagio. Non era mai stata così vicina a David e tanto meno per così tanto tempo. Sentiva distintamente l’odore fastidiosamente balsamico del suo dopobarba, gli lanciò uno sguardo e si accorse che era sbarbato di fresco. Era sempre sbarbato di fresco. Doveva essere un’altra cazzata da militari. Per associazione ricordò il profumo del dopobarba di William, all’aroma di pino. Dopo due anni ricordava ancora l’odore di suo padre, quando pensava a lui le sue narici reagivano ancora come se fosse li. Ricordava nitidamente la sensazione dei suoi abbracci, sembrava grandissimo e lei si sentiva avvolta, protetta. Affondava la faccia nella sua maglietta, contro il suo collo e sentiva profumo di bosco e di casa…
Scosse la testa per scacciare quei pensieri, ma sapeva che era impossibile. Le serviva del supporto chimico… tipo una birra. Ma con David nei paraggi e soprattutto mentre stavano lavorando non era possibile.
“Sono un po’ rovinati…” David rigirava tra le mani gli iniettori, uno per uno.
“Ch…. Cosa?” biascicò Chloe.
“Gli iniettori, sono un po’ usurati. Bisognerà cambiarli. Poi vedremo se il motore continua a dare problemi.”
“Uh… si ok…”
“Tutto bene?” David inarcò un sopracciglio.
“Si… tutto bene… rimettiamoli a posto. Per il momento funzionano e non mi serve andare veloce, mi basta andare e tornare dall’ospedale…”
“Come sta la tua amica?” si informò David mentre rimetteva gli iniettori al loro posto.
“Quella che ha una pessima influenza su di me?? Meglio…” Chloe non riusciva a tenersi tutto dentro… un po’ di sarcasmo sfuggiva.
“Beh visto quello che è successo forse…” cominciò David ma si bloccò simulando un colpo di tosse. Respirò profondamente, poi parlò di nuovo “Si è saputo niente dello stronzo che vi ha aggredite?” una punta di disprezzo attraversò la voce di David. Chloe non capì se era rivolta a Rachel o all’aggressore.
“E’ uno su cui il padre di Rachel sta indagando, voleva colpire lei per vendicarsi…” la versione ufficiale finalmente tornava utile.
“Avete avuto fortuna…” commentò David. Chloe non poté che convenire.
“Molta, soprattutto che questo coso funzionasse…” ammise con un brivido.
“Dovreste stare molto attente a dove andate. C’è molta brutta gente in giro…”
“Mh-mh….” Annuì Chloe.
Quando ebbero rimontato gli iniettori, chiusero il cofano.
“Per oggi direi che può andare!” Decise Chloe.
“Bene…” David le porse il pugno. Chloe lo fissò ed esitò. David rimase in attesa, anche se sul suo volto si poteva leggere l’assottigliarsi della sua pazienza. Chloe sospirò e batté pugno.
David si mise a riordinare gli attrezzi nella sua cassetta, così come Chloe. Era stata una strana esperienza. Ok, davvero bizzarra. Era sopravvissuta ad un pomeriggio di lavoro fianco a fianco con David, non avevano litigato e lui le era addirittura stato utile! A malincuore, Chloe doveva ammettere che l’uomo ne sapeva davvero di motori, decisamente più di lei. Questo la disturbava. Non voleva aver bisogno di lui, aveva desiderato che la riparazione del pick-up fosse una cosa tra lei e suo padre. Usando i suoi attrezzi era un po’ come se lui fosse li. Ok, non lo vedeva davvero come quel giorno, mentre andava al Vecchio Mulino per salvare Sera… però era un po’ come se ci fosse. Percepiva David come un terzo incomodo, un fastidioso intruso… che tuttavia l’aveva aiutata. Sembrava davvero troppo un’esperienza padre e figlia, nel modo più sbagliato possibile.
“Come facciamo per i pezzi di ricambio?” chiese David.
Chloe lo fissò diffidente: “Cosa intendi?”
“Ovviamente tu non hai dei soldi per comprarli. Dovremo pensarci io e Joyce…”
“Solo Joyce visto che TU non hai un lavoro…” Chloe strinse gli occhi e tirò fuori gli artigli.
“Per ora…” grugnì David “… comunque. Conosco un tale che può fornirmeli ad un prezzo basso…”
“Ah si?” si incuriosì Chloe.
“Come pensi che mi procuri i pezzi per la mia macchina?”
“Beh, hai risolto il problema direi…” fece spallucce Chloe mentre si voltava.
“Aspetta!”
Chloe si fermò e si voltò stancamente.
“… visto che il mezzo è tuo e non hai soldi per i ricambi, facciamo un altro accordo.”
Chloe piantò le gambe saldamente a terra, incrociò le braccia e drizzò la schiena. Avanti! Fatti sotto!
“Per ogni pezzo concorderai con tua madre un lavoro da fare in casa. Anche cose semplici come buttare la spazzatura nei bidoni… non lasciare le bottiglie di birra vuote nell’erba del cortile…”
La frecciatina arrivò. Chloe tentò di rispondere ma fu anticipata.
“Lascerò perdere il fatto che hai bevuto. Tua madre ha bisogno del tuo aiuto in casa e tu hai bisogno di pezzi di ricambio. È uno scambio equo…”
“Ho scelta?” disse Chloe.
“No, se vuoi riparare questo catorcio. Puoi anche rifiutarti ma non durerà ancora a lungo senza ricambi.”
Chloe emise un sospiro ringhiante. Cos’era un cazzo di ricatto?? Ok, aveva tutto senso. Era stata una cretina a lasciare quella bottiglia nel prato. Era evidente che l’avrebbero notata. Magari era proprio quello che voleva… Comunque, se non avesse avuto in mente il viaggio con Rachel se ne sarebbe fottuta. O avrebbe semplicemente svaligiato il motore di David e preso quello che le serviva! Era una possibilità in effetti!
“Allora?” David aveva incrociato le braccia con impazienza.
Chloe alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
“Va bene cazzo! Farò quello che chiede mamma in cambio dei pezzi di ricambio…. Contento? Gesù….”
“Bene… parcheggia il pick-up, così chiudiamo il garage.”
Chloe borbottò come una vecchia teiera e si diresse al posto di guida. Mentre parcheggiava, la pioggia continuava a cadere leggera. Ormai il prato davanti casa era ridotto ad una fanghiglia erbosa. Tutti i prati lo erano. La pioggia incessante di quella settimana stava affogando la città. In tv aveva sentito di uno smottamento nell’area di Culmination Park. O quel che ne restava. I detriti avevano quasi raggiunto i binari della ferrovia! Erano sette giorni che Arcadia Bay non vedeva il sole, se non filtrato da pesanti nuvole. Un tuono rimbombò in lontananza, confondendosi col rumore metallico della porta del garage che veniva abbassata. La ragazza sostò ancora un po’ al posto di guida, a motore spento, ascoltando il ritmico tamburellare delle gocce sull’esterno della macchina.
Rachel… cosa mi hai convinto a fare…
 
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Era finalmente il gran giorno!
Era stata dimessa dall’ospedale!
L’unica nota negativa era che Chloe non era con lei.
Rachel era sul sedile posteriore della Volvo blu scuro di suo padre, che guidava affiancato dalla moglie Rose. Accanto a lei c’era lo zaino con le poche cose che si era fatta portare in ospedale. Oggi la pioggia cadeva con intensità e i tuoni rimbombavano a intervalli regolari. Le gocce sul tettuccio della macchina sembravano sassolini, tanto che istintivamente controllò un paio di volte che non fosse grandine. Un’altra settimana senza sole ad Arcadia Bay.
In ospedale aveva trascorso il tempo combattendo la monotonia. La noia era interrotta solo dalle visite quotidiane di Chloe tranne un giorno, in cui la ragazza le aveva scritto che qualche stronzo le aveva bucato tutte e quattro le gomme del pick-up. Le ci era voluta mezza giornata per comprarle e cambiarle. Molto strano, ma Arcadia Bay è piena di stronzi del resto. Chloe aveva dovuto ‘pagare’ le ruote nuove pulendo il soggiorno e facendo il bucato. Davanti ai messaggi imbufaliti che le aveva mandato, Rachel era scoppiata a ridere! Chloe si stava facendo il culo per sistemare il pick-up, accettando di rapportarsi con David e assecondando il loro ‘patto’ sui pezzi di ricambio. Sapeva che lo faceva solo con la prospettiva della loro fuga. Era dolce.
In ospedale, Rachel aveva spremuto da Drew tutto l’impegno di cui era capace durante le ripetizioni. Aveva deciso di usarle sia per lui che per sé stessa, un modo per concentrarsi su qualcosa, far passare il tempo e insieme prepararsi al ritorno a scuola. Già, perché avrebbe dovuto tornarci. Anche Drew, per quanto la sua degenza in ospedale si sarebbe protratta più a lungo. Avevano programmato di recarsi insieme da Wells e spiegare il piano per la borsa di studio, sperando di avere il suo supporto e nel caso anche una lettera di raccomandazione. Tutto pur di ottenere qualche spicciolo per l’Università! Dopotutto Drew era un ottimo elemento della Blackwell e un astro nascente del Football prima... dell’incidente come lo chiamava Wells.
“Senza difficoltà non c’è nulla che abbia valore.” Diceva Ovidio.
Non era esattamente la citazione che Rachel preferiva. Perché cazzo doveva essere così? Le cose potevano essere bellissime e apprezzate anche senza dover soffrire l’inferno per ottenerle. A volte si passava un sacco di merda senza nemmeno sapere se ne valesse la pena. Se ci fosse una fine e nel caso, se ci fosse qualcosa di buono in fondo. Non so, una specie di ricompensa? Un premio? Una cazzo di pacca sulla spalla?
No, Rachel non stava pensando alla situazione di Drew…


Dopo le dimissioni le spettava ancora una settimana di convalescenza che avrebbe potuto trascorrere a casa, ma non era quello il piano. Non aveva intenzione di rimanere a casa Amber.
In macchina regnava il più assoluto silenzio, nemmeno la radio era accesa. Solo l’aritmico rullante della pioggia. James Amber era assorto dalla guida, Rose guardava malinconicamente fuori dal finestrino, Rachel giocherellava con le dita delle mani. Aveva ancora il braccio sinistro sorretto dalla fascia, ma ormai le serviva solo per i momenti di riposo. Poteva muovere cautamente il braccio, pur dovendo stare attenta ad evitare gesti bruschi e non fare sforzi intensi. Aveva interrotto gli antidolorifici, faceva ancora un po’ male, ma sopportabile.
Arrivarono a casa, James percorse il viale che conduceva all’ampio garage. Premette il pulsante sul portachiavi e la porta automatica si spalancò con un ronzio tecnologico che la faceva sembrare un’astronave. Rachel smontò per prima, di fretta. Tutto si svolse nel totale silenzio. Là fuori l’acquazzone scrosciava. Per James e Rose era snervante, ma Rachel lo trovava perfettamente appropriato. Non aveva nulla da dire a nessuno dei due. Non in quel momento.
Appena James ebbe aperto la porta che dal garage portava dentro casa, Rachel schizzò dentro e puntò dritta alle scale. Nessuno la fermò. Giunta nella sua stanza lasciò cadere lo zaino, tirò fuori le Metamorfosi Volume III-IV e le appoggiò sul tavolo. Nei pressi dell’armadio c’era ancora la sacca verde militare, pronta per la fuga con Chloe. Non erano fuggite alla fine. Ma c’era tempo. Tutto il tempo del mondo!
Quella sacca, inoltre, sarebbe risultata utile nell’immediato! Conteneva vestiti per diversi giorni, le sarebbe servita per rimanere a casa Price per un po’. Prima che tutto andasse a puttane lei e Chloe avevano deciso di evitare le rispettive case, per… varie ragioni. Ma ora…
Dentro la sacca c’era una busta in cui aveva messo il suo gruzzolo di risparmi per il viaggio. Erano poco più di mille dollari. Rachel decise che non le sarebbero serviti, non tutti almeno. Dalla busta prese cento dollari per le evenienze, che mise nel portafogli, poi la ripose nel suo nascondiglio nella quarta di copertina di ‘Umano troppo Umano’ di Nietzsche.
Rachel andò quindi a adagiarsi sul letto. Aveva bisogno di un po’ di tempo per rilassarsi. Chiuse gli occhi, appoggiando il viso nella piega del gomito. Forme geometriche colorate balenarono nel buio mentre si stropicciava gli occhi. Prese il cellulare e scrisse a Chloe.
[Rachel]
  • Sono nella Fossa della Disperazione…
  • Mi vieni a salvare?
[Chloe]
  • Sello il mio destriero e accorro!
  • È andata così male?
[Rachel]
  • No in realtà.
  • Sono stati zitti.
  • La scelta migliore.
[Chloe]
  • Sto entrando in macchina.
[Rachel]
  • Questa damigella ti aspetta trepidante!
 
Rachel appoggiò il cellulare sul comodino e si voltò verso la mappa degli Stati Uniti, sul muro alla sua destra. Sorrise leggendo la scritta che aveva fatto Chloe: “Fammi sapere se hai bisogno di una complice…”
Ne aveva bisogno. Tantissimo! Per fortuna l’aveva trovata!
Sospirò fra sé e rimase immobile per un po’ a raccogliere le energie psicofisiche sul letto, regolarizzando il respiro con le tecniche apprese a lezione di teatro. I trucchi di Mr. Keaton erano molto utili non solo per recitare, ma anche per districarsi nella vita di tutti i giorni. Per trovare lo stato d’animo ottimale. In quel momento Rachel aveva bisogno di tutte le sue risorse. Quando si fosse alzata ed avesse varcato la soglia di camera sua, tutto avrebbe avuto inizio… doveva prepararsi.
Dopo una decina di minuti si sentì abbastanza centrata, si alzò e si cambiò. Indossò una maglietta nera dei Pink Floyd, al collo il suo ciondolo con la zanna d’orso che portava anche al concerto dei Firewalk, una camicia azzurro scuro con motivo tartan, jeans scuri strappati e stivaletti bassi di pelle con un paio di teschi cuciti sui lati. Faceva piuttosto freddo per essere quasi estate, quindi recuperò senza indossarlo un cappottino invernale blu scuro. Infine, prese la borsa con la mano destra e si avviò giù dalle scale. Non fece nulla per nascondersi, James e Rose la notarono immediatamente mentre depositava sacca e cappotto vicino alla porta d’ingresso.
“Cosa fai?” si lasciò sfuggire James uscendo dal soggiorno.
Rachel gli lanciò uno sguardo truce e lo ignorò. Rose era seduta in poltrona con la testa appoggiata sulla mano destra.
Si va in scena…
Rachel si diresse in salotto, aggirò suo padre per dargli le spalle e si rivolse a Rose: “Questa sera vado a cena da Chloe. Rimarrò là a dormire.”
La donna alzò la testa e le lanciò uno sguardo perplesso, che poi spostò verso suo marito. Rachel l’aveva previsto. Rose non era capace di prendere decisioni da sola.
“Non mi sembra proprio il caso…” disse James.
Rachel prese un profondo respiro e si girò, fronteggiando suo padre. Era alto e torreggiante, ma lei era determinata e il suo petto era acceso.
Era nel flusso.
“Non lo stavo chiedendo. Non ho intenzione di rimanere qui. Dopo tutto quello che è successo non mi sento più a casa…” la voce di Rachel era tagliente come una lama, terribilmente calma.
La fronte di James si corrugò e gli occhi di Rose si fecero ancora più tristi e sorpresi.
“Non è qualcosa di cui discuterò. Questa è casa tua, sei appena uscita dall’ospedale e devi riposare.” Continuò fermamente James.
“Nemmeno io intendo discuterne. Tra non molto uscirò. Se vuoi sapere qualcosa su di me chiedi a Rose…” fece un cenno con il capo verso di lei.
James prese un profondo respiro, si stava arrabbiando.
“Rachel. Io sono tuo padre, non sono mai stato autoritario con te, ma ora mi costringi. Ti proibisco di uscire di casa questa sera e di vedere Chloe. Da quando è nella tua vita non ha provocato che guai!”
Tizzone.
Gettato nel fuoco.
Scintille che si alzano nell’impatto.
Una fiammata lo avvolge.
Il fuoco divampa.
Il ventre si incendia…
Lo stomaco si incendia….
Il cuore si infiamma. Il petto si riempie di fuoco.
La gola brucia di rancori funesti…
Le parole le uscirono come il soffio di un drago. Così infuocato da essere gelido.
“Mi hai nascosto la verità su mia madre per tutta la vita, mi hai proibito di incontrarla e hai mandato un criminale per ucciderla. Chloe per scoprire la verità è quasi morta e anche io… sei tu che hai rovinato tutto. Mi hai rovinato la fottutissima vita. Puoi provare a trattenermi con la forza, ma dovrai legarmi per impedirmi di uscire da quella porta. Se potessi scegliere ti farei sparire dalla faccia della terra…”
La gola le faceva male, goccioline si formarono ai lati degli occhi. La voce le uscì ruvida e soffrì pronunciando ogni parola. Soffrì, e provò piacere.
Un’altra crepa…
Il cuore pulsò in modo convulso per un istante.
Le mancò il respiro.
James fu trafitto.
“Rachel! Io non ho cercato di uccidere Sera! Volevo solo che stesse lontana da te. Non voleva ascoltarmi. Se fosse stata ragionevole… Chloe ha frainteso e ti ha messa contro di me, ma nonostante tutto ho sorvolato sul modo in cui ha ottenuto le informazioni errate che ti ha dato. Non ho sporto denuncia, ho depistato le indagini su Merrick. Questa storia rimarrà tra noi e nessuno pagherà alcuna conseguenza. L’ho fatto per te. L’ho fatto per chiudere questa storia e andare avanti…”
“No…” rispose Rachel senza esitare “…mi sembrano gli atti di un Procuratore che si sta parando il culo, che insabbia verità scomode, che tenta disperatamente di mantenere la sua posizione. Se ti importa qualcosa di me e di quello che provo sai cosa fare.”
James vacillò. Non aveva mai visto Rachel così. Era determinata, imperiosa. Era impreparato di fronte a quella che fino a due settimane prima aveva considerato la sua bambina, il suo tesoro. Ora davanti a lui c’era una giovane donna dallo sguardo feroce che lo fronteggiava. Non lo stava sfidando, nemmeno lo considerava un avversario. Stava semplicemente rivendicando ciò che voleva, che lui fosse d’accordo o meno.
“Rachel… non posso farti incontrare Sera.” Disse James con uno sfumato tremolio nella voce.
“Lo immaginavo.” Rachel fece spallucce “Da oggi in poi voglio passare il mio tempo con l’unica persona che mi ha detto la verità e che mi ha veramente a cuore.” Si voltò verso Rose, che piangeva silenziosamente in poltrona, il viso sepolto nelle mani. Le fece male, ma proseguì “Ti chiamo appena arrivo.” Tentò di ammorbidire il tono quanto bastava.
Rose alzò la testa, le lanciò uno sguardo tra lo stupito e il sollevato, si schiarì la voce e rispose: “Va bene. Se ti serve qualcosa chiamami pure a qualsiasi ora…”
Rachel annuì.
Le lacrime che avrebbe voluto versare in quel momento evaporarono…
“Rose!” gridò James.
“Falla finita James… hai fatto abbastanza non credi?!” sbottò la donna.
Rachel ne fu sorpresa. Piacevolmente.
Suo padre indietreggiò di un paio di passi.
“Lasciala andare. Lasciale fare come vuole…” continuò Rose.
“Dannazione… tenterà di incontrare di nuovo Sera non capisci?” si voltò verso Rachel “Sono tuo padre, ti conosco. Sei impulsiva e testarda come lei…” James aveva ormai perso la calma.
“Bene! Potrebbe essere un modo per conoscerla! Se hai così paura che io mi metta di nuovo nei guai prendi quel cazzo di telefono e chiamala! ORA!!” il volto di Rachel era paonazzo, gli occhi umidi. La sua risolutezza ai massimi storici.
James vacillò di nuovo, si voltò verso il camino passandosi nervosamente le mani fra i capelli.
“Eri mio padre… cazzo eri il mio papà. Ti amavo così tanto. Perché mi hai fatto questo… perché cazzo mi hai mentito così…” la voce rotta.
Rose tacque, passando con lo sguardo dal marito alla figlia. Rachel rimase immobile mentre James si voltava con gli occhi lucidi. Una lacrima cadde dall’occhio sinistro dell’uomo. Il volto contratto.
“Rachel… sono ancora il tuo papà… io…”
“No… come puoi esserlo…”
“La risolveremo. Siamo una famiglia Rachel… ci amiamo…”
Lei scosse la testa.
“Famiglia? Un padre bugiardo, una madre tossica e una…” guardò Rose il cui cuore era pronto a ricevere la stilettata. Rachel rimase in silenzio e abbassò lo sguardo, esausta. Niente lacrime. Sospirò.
Silenzio.
L’orologio a pendolo nella sala da pranzo ticchettava rumorosamente.
TIC
TAC
TIC
TAC
TIC
TAC
 
Scroscio lontano della pioggia.
 
Rrrrrrrrrrrmmmmmmmmmmmmmm
 
[Chloe]
  • Ci sono!
 
Rachel mise via il telefono.
“Se non hai altro da aggiungere abbiamo finito…” sibilò.
James non rispose.
“Bene…” Rachel si voltò e percorse con la massima rapidità il tragitto dal salotto fino alla sacca, infilò la giacca e aprì la porta. Percorse il viale a passi spediti. Nella fretta di uscire aveva dimenticato l’ombrello e le secchiate di pioggia la investirono in pieno.
Non le importava.
Raggiunse il pick-up di Chloe, che nel frattempo l’aveva avvistata e aveva fatto il giro per aprirle la porta. Le disse qualcosa, ma Rachel non la sentì. Entrò e gettò il borsone tra i piedi.
La porta si chiuse e Chloe tornò al suo posto.
Rachel guardava fissa davanti a sé.
Pioggia contro la lamiera.
“Merda Rach! Non hai visto che diluvia??” la voce di Chloe tremolava per il freddo. Aveva un cappotto invernale con il cappuccio in pelliccia.
Sono… sola?
“Rachel?”
Papà? Mamma?

Guardava il cruscotto davanti a sé.
Vedeva gli occhi grigi di suo padre, stravolti dalle lacrime e dalla colpa.
Se l’era immaginato?
Voleva immaginare che fosse così?
No… non si era pentito.
Una volta lo amava.
Forse ancora?
Però lo odiava.
Lo odiava così tanto…
Non voleva odiarlo…
Non voleva doverlo odiare…
Frammenti.
Briciole.
Raccogli le briciole.
Nella spazzatura…
Gettale via…
Gettata via…


“Rachel?!” la voce di Chloe tremava per l’apprensione.
 
Spazzatura…
 
Non capiva. Non capiva! Era così la vita? Così totalmente priva di senso?
Rivoleva il papà che l’aveva portata al Louvre a Parigi, le aveva fatto assaggiare i croissant e le omelette originali… il suo papà… che mai l’avrebbe tradita…
Rachel scoppiò in lacrime.
Singhiozzi come convulsioni.
Scroscio di pioggia sulla lamiera…
“Hey… hey…” sussurrò Chloe abbracciando Rachel dal lato.
Piangeva a dirotto, disperata. Fiumi in piena le sgorgavano dagli occhi. Tutto quello che aveva trattenuto fino a quel momento, che aveva cercato di contenere, di gestire… semplicemente traboccò. Il suo cuore aveva raggiunto la capienza massima. Per non esplodere, si doveva svuotare. Il braccio le faceva male, lo afferrò. Si strinse nelle proprie braccia, piegandosi in avanti. Gemiti disperati.
“Shhhh….” Chloe la cingeva con un braccio e con l’altro le teneva la testa, dolcemente contro il suo petto. Rachel si lasciò andare su di lei e fu sorretta “… sono qui… shhhhh”
“E’… è finito… è finito tutto…” Rachel sembrava sotto shock.
Chloe non capiva. Voleva chiederle di cosa stesse parlando, ma non era il momento. Rachel non era in grado di articolare nulla di coerente. Poteva solo… essere lì. E Chloe rimase lì.
Rumore di ghiaia sul tettuccio.
Solo acqua, miliardi di gocce pesanti.
Il vento le scuoteva.
I tuoni rimbombavano.
Rachel era in una sorta di limbo. Ma si sentiva sorretta. Sentiva dei baci sulla testa, una guancia che si strusciava dolcemente sui suoi capelli. Da sola non stava più in piedi. In nessun modo. Passò un tempo indefinito. Mezz’ora? Di più? Di meno?
Chloe non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare. L’unica cosa che poteva fare era essere lì. Si mise a piangere anche lei ad un certo punto. Vedere Rachel in quello stato e non sapere come aiutarla… la distruggeva. Rachel finalmente si placò. Le lacrime si fermarono. La faccia le faceva male, era lì lì per avere un crampo alla mandibola. Aveva lasciato macchie di lacrime e moccio sulla giacca di Chloe. Prese un fazzoletto dalla tasca e tentò di sistemarsi. Soffiò il naso. Chloe le diede spazio, ma non interruppe il contatto fisico. La tenne avvolta lateralmente con il braccio destro.
Rachel rimase in silenzio, si asciugò le guance, si strofinò gli occhi. Si accorse di essere bagnata di pioggia. Ricambiò finalmente l’abbraccio di Chloe, anche se la ferita le pizzicava.
Le loro teste scivolarono dolcemente l’una contro l’altra finché le fronti si incontrarono. Si sorressero a vicenda per qualche momento, mentre Rachel riprendeva fiato. Chloe le accarezzava le guance paonazze e bollenti. Rachel finalmente le sorrise, un sorriso stanco ma grato. Chloe si commosse.
“Chloe?” Rachel si schiarì la voce, passando una mano fra i capelli della ragazza, giocherellando con il suo ciuffo blu.
“Dimmi…” rispose Chloe senza staccare gli occhi dalle iridi nocciola che aveva di fronte.
“Andiamo a mangiare qualcosa… sto morendo di fame!”
Chloe spalancò gli occhi. Rachel la guardò disperatamente. Entrambe soffiarono una risatina che alleggerì di poco i loro cuori. Chloe avrebbe voluto chiedere spiegazioni, voleva capire che cosa l’avesse sconvolta così. La sua immaginazione correva ovunque. Avrebbe voluto sapere cosa dire, fare una cazzo di magia che risolvesse ogni fottuto problema di quella ragazza meravigliosa che stringeva tra le braccia. Ma sapeva di non potere. E che Rachel non si aspettava niente del genere. Quando fosse stata pronta le avrebbe parlato, in quel momento voleva solo andarsene da lì. Chloe poteva gestirlo.
Le stampò un bacio sulla fronte, annusando i suoi biondi capelli al gelsomino con desiderio. Quindi si staccò e mise in moto la macchina… usando una chiave! Il cacciavite era scomparso e Rachel se ne accorse solo in quel momento. Non disse nulla ma rivolse un sorriso a Chloe, che lo restituì mettendo in moto, sgasando orgogliosamente come se fosse alla guida di una Ferrari e ammiccò.
“Preparati dolcezza! Stasera cena al Price Fast Food!”
 
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“Oh… mio… Dio…” Rachel scandì ogni sillaba dopo aver dato il primo morso al suo burrito. Joyce aveva saputo quella stessa mattina che Rachel sarebbe venuta a cena e rimasta per la notte. Aveva provato a chiedere come mai a Chloe, ma non aveva ottenuto molto. Come al solito del resto. Ma comunque era felice che quella ragazza frequentasse sua figlia. Una parte di lei condivideva i dubbi di David sull’influenza che Rachel avrebbe potuto avere su Chloe, soprattutto dopo la storia del selfie e di quel concerto. Ma Rachel era anche una studentessa modello e non vedeva Chloe così felice da… troppo tempo. Questo fatto, da solo, metteva a tacere qualsiasi perplessità.
Joyce aveva ricevuto da Chloe informazioni più dettagliate sui gusti di Rachel e sulle sue origini californiane. Così la donna aveva fatto ricerche e aveva trovato una ricetta di burrito abbastanza diffusa a Los Angeles, e l’aveva modificata. Ovviamente dimensione XL, riempito di verdure miste, spezie, carne di pollo, agnello, tonno, manzo e qualche patata fritta, tutto in una salsa speciale che mescolava senape, maionese, ketchup, erbette e qualcosa di segreto che Joyce non voleva rivelare. Tutti gli artisti hanno i loro segreti! David non era convinto di nulla! Né di invitare Rachel a cena, né che si fermasse a dormire, né di quel cibo messicano che faceva salire il vigilantes texano nascosto in lui… ma almeno su questo, al primo morso, si era ricreduto e ora lo stava letteralmente divorando. Come Rachel. Chloe somigliava a un cucciolo che si strafoga nella sua ciotola!
“Sono felice che ti piaccia!” sorrise Joyce.
“È una delle cose più gustose che abbia mai mangiato.” Continuò Rachel, facendo seguire alle parole i fatti.
“ ‘e j‘afefo feffo…” masticò Chloe con la bocca ricolma di cibo.
“Chloe, almeno vuota la bocca prima…” Joyce si batté un palmo in faccia con rassegnazione.
Rachel sorrise guardando Chloe. Era un adorabile disastro sporca di salse e sughi della carne. Così carina!
“Come sta il tuo braccio tesoro?” chiese Joyce a Rachel.
“Molto meglio. Ho ancora i punti, ma posso muovermi. La fascia la tengo solo quando sto ferma per rilassare meglio i muscoli.” Spiegò la ragazza, che in qualche modo riusciva a mangiare in modo educato quell’enorme involtino unto.
“Mi fa molto piacere. Siamo felici che la situazione si sia risolta per il meglio.” la donna appoggiò una mano sulla spalla di David, coinvolgendolo, anche se non sembrava particolarmente intenzionato a partecipare alle chiacchiere. Chloe rabbrividì al pensiero che iniziasse a fare il terzo grado o esternasse le sue opinioni su Rachel. Solo il ricordo delle cose che aveva detto di lei la faceva incazzare. Non la conosceva nemmeno! Rachel invece, pur conoscendo perfettamente la situazione, ci sguazzava allegramente. Guardandola in quel momento era impossibile immaginare lo stato in cui si trovava quando Chloe era andata a prenderla.
“Anche io. Grazie a Chloe!” Rachel imitò sulla ragazza il gesto di Joyce, cogliendola di sorpresa nel bel mezzo di un ricco morso.
“Da quanto vi conoscete tu e Chloe?” grugnì David. I peli del collo di Chloe si alzarono.
“Dallo scorso autunno, anche se ci eravamo già viste varie volte nei corridoi o in classe!”
“Sono davvero felice che Chloe abbia trovato un’amica come te.” Joyce si rivolse a sua figlia “L’anno prossimo magari potresti prendere un po’ di ispirazione dai voti di Rachel, quando tornerai alla Blackwell!”
“Mamma… ti prego… sto mangiando…” si lamentò pateticamente.
Rachel sghignazzò.
“Non preoccuparti Joyce, avrò buona cura di lei!” una delle prime cose che la donna aveva messo in chiaro con Rachel appena dopo essersi presentate, era di darle del ‘tu’.
Chloe le lanciò un’occhiataccia e Rachel sbatté le ciglia di rimando. Qualche farfallina si mosse nello stomaco di Chloe, che provò ad affogarle con un sorso della sua Coca. Ovviamente non erano permessi alcolici, non per i minorenni comunque. Chloe non vedeva l’ora di uscire con Rachel dopo cena, sfoderare il suo documento falso da Tony e comprare una fottuta bottiglia di JD! Magari tra i fumi dell’alcol Rachel si sarebbe aperta su quello che era successo a casa sua. In macchina non ne aveva parlato.
“Vi ringrazio davvero tanto per l’ospitalità. Questo è un periodo un po’ complicato per me e sono felice che mi permettiate di rimanere qui per stanotte…” disse Rachel in modo molto più solenne. Chloe le lanciò uno sguardo incuriosito.
Joyce e David si guardarono, poi la donna rispose: “In effetti mi è parso un po’ strano che non volessi passare a casa tua il primo giorno fuori dall’ospedale. Chloe ha detto che andava tutto bene, ma sono una mamma. Ho un istinto…” lanciò uno sguardo alla figlia, che tornò a concentrarsi sul burrito.
“Chloe ha rispettato la mia privacy, ma mi sembra giusto essere aperta.” Joyce e soprattutto David erano tutt’orecchi. Chloe iniziava a sudare freddo “Con la mia famiglia negli ultimi tempi ci sono stati alcuni contrasti. Preferisco non scendere in particolari. Sicuramente li risolveremo, ma non me la sentivo di stare da sola stanotte. Vi ringrazio di cuore per la vostra disponibilità.” Rachel aveva davvero un talento.
“Oh tesoro. Tutte le famiglie hanno i loro momenti no. Per noi non ci sono problemi se rimani a dormire qui, purché i tuoi genitori lo sappiano e siano d’accordo…” disse Joyce.
“Lo sanno e penso comprendano. Dopo ti lascerò il numero di mia madre Rose per ogni eventualità.” Aggiunse Rachel. Chloe era ammirata e inquietata al tempo stesso. 
Joyce annuì, mentre il volto di David era perennemente corrucciato da ogni sorta di sospetto. Voleva tanto sapere quali fossero questi problemi famigliari di Rachel. Chloe glielo leggeva in faccia.
“David!” esordì Rachel “Ho saputo che adori le Dixie Chicks!”
Chloe rischiò di strozzarsi con un pezzo di pollo. Tossì e bevve un bicchiere di Coca per mandare giù il boccone. David le lanciò un’occhiataccia sospettosa, poi si rivolse a Rachel: “Si è così.”
“Anch’io le adoro. Su questo io e Chloe non siamo sulla stessa pagina dato che per qualche assurda ragione le fanno schifo!”
No dai… Rachel… ti prego…
David inarcò un sopracciglio. Joyce li osservava piuttosto contenta e incuriosita.
“Qual è la tua canzone preferita?” chiese Rachel.
“Ce ne sono diverse in effetti…” tentò di smorzare David. Una parte di lui non riusciva a togliersi dalla testa l’idea che fosse una specie di scherzo architettato da Chloe e Rachel ai suoi danni e non voleva dargli corda. Non si fidava proprio.
“Mmmh….” Rachel si massaggiò il mento guardando a sinistra, riflettendo, poi spalancò gli occhi come se le fosse venuto in mente qualcosa. Iniziò a canticchiare…
“Who doesn't know what I'm talking about
Who's never left home, who's never struck out
To find a dream and a life of their own
A place in the clouds, a foundation of stone…”
David aggrottò la fronte, Joyce sorrise, Chloe guardò Rachel come se un alieno si fosse impossessato di lei.
“La riconosci?” chiese Rachel giocosa a David.
Lui la guardò per un momento, poi il sospetto fu vinto e sul viso gli comparve un mezzo sorriso compiaciuto.
Wide Open Spaces. È un album del ’98 quello!”
“Già! Le ascolto fin da piccola. Questa canzone mi fa pensare a tutti i viaggi che vorrei fare.”
“Posso capire. Sei giovane e ti piace pensare all’avventura! Una delle mie preferite è ‘A Home’. In Afghanistan la ascoltavo sempre. Mi teneva… in contatto.” La voce di David era decisamente ammorbidita.
Rachel cantò di nuovo:
“I mistook the warnings for wisdom
From so called friends quick to advise
Though your touch was telling me otherwise
Somehow I saw you as a weakness
I thought I had to be strong
Oh but I was just young, I was scared, I was wrong
Not a night goes by
I don't dream of wandering
Through the home that might have been
And I listened to my pride
When my heart cried out for you
Now every day I wake again
In a house that might have been
A home…”
Quando ebbe terminato Joyce applaudì e David annuì con un sorriso. Chloe lanciò uno sguardo stupefatto a Rachel, che le restituì un’espressione furba. Non sapeva quale fosse il suo piano, ma stava funzionando.
“Canti bene!” si complimentò Joyce.
“Non è vero, ma grazie lo stesso!” sorrise Rachel.
“Mi complimento con te per la tua conoscenza delle Dixie Chicks!” sorrise David. Era troppo, troppo strano vederlo sorridere!
“Non conoscevo questo tuo lato Rachel… forse non dovremmo più essere amiche!” Chloe la guardò con un’espressione severa, cui Rachel rispose con un debole pugno sulla spalla, facendola sorridere.
“Conosco anche le canzoni che piacciono a te! Se fai la brava te le canto!” scherzò.
“Vediamo quanto mi conosci…” sfidò Chloe.
Rachel le restituì lo sguardo, irrigidì le labbra e iniziò a picchiettare sul tavolo a ritmo. Un ritmo rapido e frenetico. Iniziò a canticchiare una breve introduzione, poi iniziò:
“Breakin' rocks in the hot sun
I fought the law and the law won
I fought the law and the law won
I needed money 'cause I had none
I fought the law and the law won
I fought the law and the law won”
“Ci hai preso, ma questa era troppo facile…” disse Chloe.
“Ti piacciono i The Clash?” chiese stupefatto David.
“Ssssiii??” rispose titubante Chloe.
“Alla tua età li ascoltavo anch’io!” si limitò a dire David.
“Attenzione! Abbiamo appena trovato qualcosa in comune fra Chloe e David??” azzardò Joyce con gli occhi illuminati.
“Col cazzo!!” negò tenacemente Chloe, mentre rosicchiava gli ultimi resti del burrito.
“Linguaggio Chloe…” ringhiò David “Comunque forse la prossima volta che lavoriamo al pick-up potremmo mettere questi invece dei PissHead!” azzardò David.
“Lascia stare Skip!” Chloe gli puntò contro un dito unto.
“Skip è il capo della sicurezza alla Blackwell. Ha un gruppo che si chiama PissHead e stanno lanciando il loro primo album. Su Radio STYR trasmettono le loro canzoni.” Spiegò Rachel a Joyce.
“Che cosa singolare! Ma come procedono i lavori?” replicò la donna.
Chloe e David iniziarono a parlare insieme. Si fermarono. Si guardarono in cagnesco per alcuni momenti. Chloe riprese.
“Abbiamo sostituito un po’ di pezzi. Prima faceva un po’ fatica a superare i 70, ora non più. Ci abbiamo messo una settimana a capire qual era il problema…” spiegò.
“E qual era?” chiese Rachel.
“La cazzo di bobina! C’era un buchetto invisibile…”
“Dovremo davvero reintrodurre il barattolo delle parolacce!” disse in tono severo Joyce.
“Mà!” protestò Chloe
Rachel ridacchiò.
“Comunque… dicevo…” Chloe lanciò uno sguardo a David. Era stato lui ad avere l’idea che il problema fosse la bobina. Lei non ne era convinta, avevano controllato e i rivestimenti di gomma sembravano perfetti. David aveva insistito e Chloe si era incazzata, così era andata a fumarsi una sigaretta, mentre lui controllava. Alla fine aveva trovato un buchetto microscopico del cazzo in una pipetta di gomma. Quello stronzetto faceva scaricare la corrente sulla testa del motore, provocando i cali di potenza durante la guida. Avevano cambiato tutte le pipette per sicurezza e Chloe aveva pulito il cesso in cambio. Decise però di omettere tutta questa parte. Non voleva dare troppa gloria a Mustacchione.
“Alla fine abbiamo cambiato le pipette di gomma e ora accelera e non perde più colpi. Un po’ per volta lo… STIAMO mettendo a nuovo…” concluse Chloe.
Rachel le lanciò uno sguardo fiero, di cui si nutrì.
VRRRRRRRrrrrrrrrrrrrrrrrrriiiiiiiiiiiiiiiinnnnnnnnnnnnnnnnnnn!!!
 
Tutti si zittirono.
Il campanello aveva suonato??
Chloe guardò Rachel, poi Joyce e David.
“Aspettate qualcuno?” chiese.
“Io no…” disse Joyce, e anche David scosse il capo.
Chloe si guardò intorno per un momento, incrociando lo sguardo perplesso di Rachel.
“Vado io…” Chloe decise che era una buona scusa per sottrarsi a quella cena che stava diventando decisamente imbarazzante. Si alzò e si diresse verso la porta.
Sbirciò fuori dalla finestra. Il cuore le balzò in gola.
Eliot?!
Con fretta aprì la porta ed uscì.
“Ciao Chloe…” il ragazzo aveva un k-wey blu scuro con cappuccio che sembrava nero nella notte. Un ciuffo di capelli rossi spuntava come una fiammella sopra la fronte.
“Ma che caz…” Chloe lo allontanò e chiuse la porta dietro di sé. “Che cazzo ci fai qui… cosa c’è che non capisci in ‘ABBIAMO CHIUSO PSICOPATICO’??” Chloe sibilava aggressivamente, non voleva farsi sentire dall’interno. Sperava di liquidarlo al più presto. Anche perché moriva di freddo e la sua felpa nera non tratteneva molto calore.
“Non abbiamo finito di parlare.” Disse Eliot.
Chloe era incazzata e spaventata. Lo sguardo di Eliot era alterato. Sembrava lo stesso che aveva quel giorno nell’ufficio di James Amber. Almeno stavolta Chloe non era sola, poteva urlare se le cose si fossero messe male.
“Non ho veramente un cazzo di niente da dirti… merda che cosa ti passa per il cervello…”
“Chloe dannazione! Non vedi cosa ti è successo? Perché ti comporti così con me. Siamo cresciuti insieme cazzo! Ti sono stato vicino nei momenti peggiori. Anche di recente! Sai… avrei semplicemente potuto firmare una dichiarazione in cui facevo il tuo nome e la polizia sarebbe venuta ad arrestarti. Invece non l’ho fatto. Grazie Eliot! Gentile Eliot!”
“E questo che cazzo c’entra?”
“Ti ho protetta. Rachel ti ha messo nei guai e io te ne ho tenuta fuori.”
“Rachel non mi ha messo proprio in nessun guaio. Merda Eliot… fatti curare… stiamo cenando. Ora levati dal cazzo prima che ti spacchi la faccia…”
Chloe si voltò per andarsene, ma la mano di Eliot le strinse il polso destro costringendola a voltarsi. Chloe reagì d’impulso, mentre veniva strattonata si voltò di scatto e piantò un pugno alla cieca. Le nocche della mano sinistra impattarono di striscio tagliuzzandogli un labbro. Eliot fece un passo indietro più per la sorpresa che per il dolore. Finì sotto la pioggia.
“Adesso mi colpisci anche? Rachel ti ha fatto il lavaggio del cervello! È di questo che stavo parlando!” spalancò le braccia minaccioso.
La porta di casa si aprì alle spalle di Chloe. Lo sguardo di Eliot mutò in modo inquietante. Le sopracciglia si aggrottarono, il volto assunse un’espressione feroce, le pupille si contrassero in modo asimmetrico. Chloe si voltò. Rachel era sulla soglia di casa con lo sguardo preoccupato. Eliot guardò lei, poi guardò Chloe. Il tradimento e la delusione calarono come un’ombra terrificante sul suo viso.
“Lei… qui?! Merda Chloe… sei irrecuperabile.” Si rivolse poi a Rachel “Tu brutta stronza! Me l’hai messa contro!!” si gettò in avanti verso di lei brandendo l’indice come fosse un pugnale. Rachel fece un passo indietro spaventata.
“Sta lontano da lei!” gridò Chloe sbarrandogli la strada e spintonandolo.  Lui reagì mollandole un ceffone con la mano destra. La colpì solo di striscio, ma la sorprese e sbilanciò abbastanza da farla vacillare. La afferrò per la gola, stringendo. Chloe sentì l’aria mancarle e le vene del collo pulsare in modo fastidioso.
“Io ti amavo Chloe! Tu mi hai tradito!! Hai tradito…”
Chloe tentò di divincolarsi, ma la stretta era salda. Il sangue iniziò ad arrivare con fatica al cervello, la vista iniziò a oscurarsi, mentre l’aria non riusciva a entrare. Tentò di scalciare, mirando come poteva ai testicoli, ma non riusciva prendere la mira. La sua testa era piegata all’indietro a causa della stretta di Eliot.
“Hai mandato tutto a putt…”

STUD!

La presa di Eliot si allentò, la lasciò andare e Chloe vacillò all’indietro tossendo. Il sangue riaffluì al cervello e l’aria le riempì avidamente i polmoni. Eliot era in ginocchio davanti a lei. Rachel impugnava un ciottolo nella mano destra. Lo sguardo inferocito fisso sul ragazzo che aveva un graffio arrosato sul lato destro della fronte. Alzò le braccia per proteggersi, ma gli arrivò un’altra sassata in testa.
“Non toccarla lurido pezzo di merda!” ruggì Rachel.
“Vaffanc…” Eliot stava per reagire quando due enormi mani lo afferrarono. Una si serrò intorno al suo polso destro, l’altra strisciò intorno alla sua gola strozzandolo. David lo prese alle spalle e con una leva articolare e uno strangolamento tentò di immobilizzarlo. Eliot si divincolò disperatamente. Con un movimento secco David lo scaraventò sul prato faccia in giù, gli schiacciò la testa sul terreno con la mano e gli mise di nuovo in leva il braccio. La pioggia li bagnò fradici.
“Chloe chiama la polizia!” ordinò David perentorio.
“Vaffanculo Chloe!!” gridò Eliot
“Stai zitto stronzetto fuori di testa!” David gli torse ancora di più il braccio facendolo strillare.
Chloe era in piedi, si teneva ancora la mano sulla gola, massaggiandosi la carotide. Rachel era vicino a lei, le prese la mano. Diluviava. Sulla porta sopraggiunse Joyce che assistette alla scena con sguardo attonito e le mani davanti alla bocca.
“CHLOE! POLIZIA! ORA!”
 
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"Se non cambi direzione, potresti finire dove sei diretto."
Destiny Smasher (All Wounds)
   
 
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