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Autore: Kagome    13/01/2021    1 recensioni
"Provarsi" l'anello del cugino era stata davvero una cattiva idea. Félix si ritrova a indossare tuta di spandex nera, maschera e orecchie da gatto, a dover tenere a bada un Plagg furibondo e un cugino fuori di sé dal panico. L'unico modo per potersi liberare dagli impicci e togliersi l'anello è... baciare Ladybug! Sì, avete letto bene! Ce la farà il nostro eroe a togliersi dai guai, dovendo contare su un "aiutante" estremamente maldisposto? Ladrien, Ladynoir, Adrienette, Adrien!geloso e... magari un pizzico di Felibug? Romance, Humour, un po' di Angst... e un dolcissimo reveal!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Felix Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Félix Noir

Scritto da: JuliaFC (Kagome qui su EFP)

Beta: Genxha e Maria Lace. Grazie mille!

Rinunzia Legale: Questa storia è basata su personaggi e situazioni creati da Thomas Astruc. “Miraculous - Tales of Ladybug and Chat Noir” (c) TS1 Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e non è intesa alcuna violazione del diritto d’autore.

oOo

Capitolo 3 — Ma chi sei, tu?

Adrien rabbrividì mentre fissava le luci della città brillare nell’oscurità della notte. Avrebbe dovuto prendere una giacca prima di uscire, ma era talmente preoccupato per la questione dell'anello, e per decidere che cosa dire alla sua Lady per convincerla a baciare Félix (non poteva nemmeno elaborare nella sua testa una cosa così atroce), che aveva completamente dimenticato che non facesse ancora esattamente caldo, almeno non in un posto così alto e esposto come la cima della Torre Eiffel. Normalmente la tuta lo proteggeva da ogni tipo di intemperie, ma stavolta indossava solo il suo solito completo t-shirt nera e camicia bianca, e purtroppo quelle non impedivano al freddo della notte di penetrargli nelle ossa. Per fortuna il vento si era calmato, altrimenti avrebbe rischiato un malanno.

"Allora? Hai avuto qualche idea?" Félix aveva raccolto una rosa rossa mentre passava sopra un giardino pieno di fiori, e ora stava seduto a gambe incrociate di fronte a lui, le braccia serrate sul petto, in attesa che lui gli fornisse la cura miracolosa per il problema che lui stesso aveva creato. Ma Adrien non riusciva a superare il disgusto all’idea di dover aiutare suo cugino a baciare la ragazza che amava lui. Anche prima che lo facesse lui (o almeno se ne ricordasse!). Stava per dare una risposta sgarbata quando vide le orecchie di Félix Noir alzarsi e muoversi verso la sua sinistra.

“Ehi, penso che stia arrivando,” disse, chiudendo gli occhi mentre annusava l’aria. “Wow… è questo il suo odore? Ha un profumo meraviglioso!" 

Adrien si guardò intorno e, immancabilmente, vide Ladybug in lontananza, avvicinarsi alla torre con il suo yo-yo. Non si era mai alzato più velocemente in vita sua. Si guardò intorno e scomparve dietro uno dei muri metallici separatori della terrazza.

“Ehi, dove vai? Non puoi...” gli strillò dietro Félix, ma poi sentì una cosa dura colpirlo dritto in testa. "AHIA!" si voltò, imbronciato, e incontrò lo sguardo divertito di Ladybug.

"Ciao Micetto. Qual era il tuo problema ‘orribile’? E perché aspettarmi qui invece che al nostro solito posto?" Gli sorrise e si sedette sulla panchina accanto a dove era seduto lui, a gambe incrociate sul pavimento. "Non restare lì a fissarmi, su, non ho tutta la notte. Dimmi che è successo." Sbadigliò. "Domani aiuto i miei genitori."

Ladybug lo guardava con un'espressione preoccupata, ma lui era decisamente sbalordito e affascinato. L'aveva ovviamente già incontrata, e la sua mascella aveva conservato un ricordo indelebile di quell'incontro per almeno tre giorni.

Dannazione, riusciva ancora a ricordare esattamente dove il pugno della ragazza lo avesse colpito e quanto gli avesse fatto male. Soprattutto al suo orgoglio. Già allora l'aveva trovata attraente — i grandi occhi color delle campanule, il bel sorriso, il modo in cui il viso le si era imporporato leggermente quando lui si era avvicinato per baciarla...

Scosse la testa, rendendosi conto che la stava fissando con un'espressione idiota da chissà quanto tempo. 

"Stai bene, Micetto?" 

Si alzò, solo per perdere contatto con il suo sguardo. "Sì. Sì, certo. Sì." Dannazione. Vederla ora, con i sensi rafforzati da supereroe, usando la vista notturna per distinguerla contro l’oscurità del cielo, respirare il suo profumo... guardare il suo sorriso... lo stava... confondendo... sì, era così confuso...

E Adrien se n'era andato e non gli aveva detto cosa fare. Maledetto traditore! Ok, allora... dipendeva da lui trovare una soluzione. Cacchio, non gli veniva in mente niente. Che cosa fa un gentiluomo per corteggiare una bella ragazza? Pensa, Félix, pensa. Deve esserci qualcosa.

Ma certo! Tossì educatamente.

"Quante volte mentre tu, mia musica, suoni

quel fortunato legno il cui vibrar risponde

sotto le tue dolci dita, e moduli con grazia

armoniosi accordi che turbano il mio ascolto,..."

Vide gli occhi di Ladybug spalancarsi alle sue parole mentre lui si lasciava cadere in ginocchio. Le porse la rosa rossa che aveva in mano. Lei la prese, con un'espressione sbalordita sul viso. 

"Chat?"

"Io invidio quei tasti che agili sobbalzano

per baciare il tenero incavo della tua mano;

mentre queste mie labbra che mieterebbero tal messe,

accanto a te arrossiscono per l’ardire di quei legni."

Continuò a guardarla dritto negli occhi e prese una delle sue mani guantate nelle sue. Se la portò alle labbra e diede un leggero bacio sulle sue nocche.

"Chat ... Chat cosa stai facendo?" La vide arrossire e lo prese come un segnale che poteva andare avanti. Si alzò elegantemente dalla sua posizione inginocchiata e si sedette accanto a lei, la mano che le accarezzava dolcemente la guancia, lo sguardo fisso nel suo. 

"Per esser così eccitate, cambierebbero natura

e posto con quei saltellanti tasti,

sui quali le tue dita scorrono con dolce movimento

rendendo un morto legno più felice di vive labbra." 

“Chat… ti avverto! No… Ma che fai? No ... non v...” 

Una piccola parte del suo cervello aveva percepito il panico nella voce della supereroina e aveva notato come il suo viso avesse acquisito una sfumatura di rosso ferocemente in competizione con il colore della sua maschera. L’emozione? Se l’aveva fatta emozionare allora magari… Ora o mai più, si disse.

"Se quei tasti impertinenti gioiscono di questo,

lascia loro le tue dita, a me le labbra da baciare." (1)

Le accarezzò delicatamente la guancia e si avvicinò rapidamente a lei. Il cuore gli batteva forte in petto e stava mentalmente pregando tutti i santi del Paradiso, chiedendo, implorandoli di aiutarlo a raggiungere il suo scopo. Ma nel momento in cui cercò di chiudere ogni distanza e posare le labbra sulle sue, lei gli diede una gran spinta e lo fece vacillare.

“HO DETTO NO, CHAT! CHE CE LE HAI A FARE LE ORECCHIE DA GATTO SE NON LE USI?" Si alzò e gli mollò un altro pugno dritto sulla mascella. Di nuovo. Come l'ultima volta. Nello stesso identico punto.

Dannazione, ma come ha fatto? Cadde a terra per la forza dell’impatto e la mano gli corse verso la mascella, sicuro che avrebbe conservato il segno di quel pugno per diversi giorni.

"Che, per caso non ti piacciono i sonetti, Ladybug? Preferisci Romeo e Giulietta? Riccardo III?" Si alzò di nuovo e la fissò disperatamente, ma questa volta tenne le distanze. Le afferrò di nuovo la mano, sussurrando, “‘Non insegnare alle tue labbra questo disprezzo; esse furono fatte per i baci, signora, non per questo sdegno!’”(2) Le lanciò uno sguardo di pura disperazione. Ahi. Le lacrime le scorrevano dagli occhi lungo le guance. C’era cascato una seconda volta. Non l’aveva ascoltata. Aveva ignorato il suo rifiuto. E lei lo aveva preso a pugni in faccia per averci provato. Di nuovo!

AHIA CHE MALE, continuava a pensare. COME DIAVOLO FA AD ESSERE COSÌ FORTE!?

Ladybug tirò via la mano da quella di lui e con un gesto un po’ irato gli diede una sberla in testa. "Cosa pensavi di fare, Micetto? Non ti sei mai comportato così..." Si mosse verso di lui, e lui iniziò a indietreggiare, finendo per arrivare dritto sotto uno dei riflettori che illuminavano la terrazza. Quando lo vide bene, gli occhi di Ladybug si spalancarono, il rossore che le imporporava il viso scomparve all'istante, il suo sguardo scioccato si trasformò rapidamente in un’occhiata piena di rabbia. 

Félix deglutì. E ora che aveva fatto di male?

“CHI SEI?” gridò lei improvvisamente. “COSA HAI FATTO AL MIO GATTINO? GIURO SU DIO, SE GLI HAI TORTO UN SOLO CAPELLO TI PRENDO A CALCI!!"

Ladybug gli saltò addosso, facendogli perdere l'equilibrio, ed entrambi caddero a terra. Si sedette sopra di lui, montandolo come un cavallo, i pugni che le tremavano di rabbia aggrappati con forza al colletto e alla campanella del suo costume. Dio Onnipotente, Ladybug era furibonda.

Félix pensò di non aver mai visto in vita sua una persona più arrabbiata di lei. Iniziò a scuoterlo con quella che gli sembrò una forza immensa. Ma era impazzita? Félix temette che, se non fosse stato trasformato, gli avrebbe fracassato il cranio contro il pavimento metallico della Torre. 

"Aspetta! Ma che dici?" Il suo misero tentativo di fingere ignoranza fu accolto con un'occhiataccia ancora più rabbiosa. 

"Non mettermi alla prova! Chi sei? Un’akuma? Almeno Copycat l'ultima volta era identico. DOVE HAI MESSO IL MIO GATTINO? CHE GLI HAI FATTO? DOV'È!?"

Riuscì a mettersi a sedere, anche se Ladybug gli stava ancora a cavalcioni addosso. Si mise una mano dietro la testa e si grattò la nuca. Questa ragazza era pericolosa; la testa gli faceva ancora più male della mascella. Lanciò una breve occhiata a dove si nascondeva suo cugino. 

Non aveva detto che Ladybug amava qualcun altro? Ora, non è che lui avesse un’enorme esperienza in relazioni sentimentali, ma questa non gli sembrava davvero una ragazza che amava qualcun altro. Stava piangendo, e piangeva perché pensava che lui avesse fatto del male al suo Chat Noir.

"Per favore lasciami spiegare," le disse velocemente: "Non sono un’akuma, lo giuro!" Sospirò. Riuscì a trovare il coraggio di guardare di nuovo in quei profondi occhi blu oceano e si sentì quasi male.

La ragazza non era solo triste, o preoccupata. Era letteralmente devastata. Per quanto avesse capito che Adrien volesse mantenere la propria identità un segreto, non se la sentiva di lasciarla in quello stato. Specialmente perché in ogni momento avrebbe potuto farsi riprendere dall’irritazione e fargli male di nuovo.

"S-sono suo cugino,” disse infine. “Io... ho messo l’anello al dito per sbaglio e ora non riesco a toglierlo..."  

“CHE HAI FATTO?” Ladybug non era più arrabbiata, o almeno non sembrava arrabbiata. Sembrava inorridita. "Toglilo subito!" disse.

“Non posso!” disse lui disperatamente, ma lei non sembrava convinta. Gli prese la mano sinistra, con un cipiglio determinato in viso, e iniziò a tirare l'anello. Doveva fare qualcosa per fermarla, gli stava strappando un dito. "NON SI TOGLIE, COME DEVO DIRTELO, IN CINESE?" 

Oh no. Non avrebbe dovuto gridare. No, non avrebbe veramente dovuto gridare. Gli occhi di lei erano di nuovo spalancati e le lacrime le scorrevano lungo le guance. Per favore, Ladybug, pensò, per favore non colpirmi di nuovo!

"MA È UN DISASTRO!! UN DISASTRO TOTALE! CHE SIGNIFICA CHE NON SI TOGLIE?" La ragazza iniziò a correre dappertutto, le mani alzate alle tempie, il viso tutto arrossato. 

Adrien, dietro la struttura metallica, stava osservando la scena con stupore. Non si era mai sentito più a disagio in vita sua. In primo luogo, quando Félix aveva iniziato a recitare Shakespeare per corteggiare Ladybug, si era spalmato una mano sulla fronte. Era probabilmente il modo più out of character che il cugino potesse trovare per rappresentare Chat Noir che corteggiava la sua Ladybug. Ma dopotutto il cugino era molto diverso da lui, e Adrien si sentiva un po’ in colpa per averlo lasciato senza aiuto, a risolvere il problema da solo. Non che avesse avuto molta scelta, ma si sentiva sempre in colpa.

Quando aveva sentito Ladybug dire di no e Félix non darle ascolto, però, aveva smesso di dispiacersi. Che bastardo. Cosa stava cercando di fare, prendere Ladybug con la forza? Era stato così vicino a uscire dal suo nascondiglio, solo per poterlo prendere a pugni in faccia. Ma Ladybug era stata più veloce e il sospiro di sollievo iniziale di Adrien si era trasformato in puro shock quando lei aveva riconosciuto che Félix non fosse il vero Chat Noir.

Non l'aveva mai vista così arrabbiata, e la mera visione della scena lo spaventò a morte. Ladybug aveva inchiodato Félix a terra così rapidamente e con tanta abilità nella sua rabbia, che Félix non aveva mai avuto alcuna possibilità. Gli era di nuovo dispiaciuto un po’ per il cugino a quel punto, ma per un istante molto breve, perché quando aveva sentito la sua Lady chiamarlo "il mio gattino" per ben due volte, il cuore gli si era sciolto in un brodo di giuggiole. E ora... ora Ladybug si stava comportando in maniera davvero strana. Strana... ma familiare. Sì, aveva il forte sospetto che questo comportamento gli fosse molto familiare, ma non si ricordava perché.

La ragazza correva in giro, in preda al panico più totale, le braccia alzate, le mani ai lati del viso. Stava mormorando a se stessa cose che lui non riusciva a capire, anche se aveva sentito qualcosa su Papillon e le akuma, e ancora, il disastro. Dove aveva visto quel comportamento, si chiese.  

Poi all’improvviso vide Ladybug riprendersi, il viso corrucciato, e marciare verso Félix, che era appena riuscito a rialzarsi. Lo afferrò ancora una volta per il colletto e iniziò a gridargli in faccia: "NON TI CREDO, STAI MENTENDO. DEVI STAR MENTENDO! O ESSERE UN’AKUMA! UN COSPLAYER! QUALSIASI COSA!"

Gli dispiacque di nuovo per Félix, finché non lo sentì ringhiare per la frustrazione e in quel momento il piede gli si mosse automaticamente, pronto per uscire allo scoperto. Come osava quel gradasso ringhiare alla sua Lady! Poi, Félix fece qualcosa che Adrien non avrebbe mai e poi mai pensato che avrebbe potuto fare.

"AAAARGHHHH! Ho detto che non sto mentendo! PLAGG, RITRASFORMAMI!" 

Sia Adrien dal suo nascondiglio che Ladybug di fronte a lui osservarono attoniti mentre, in un lampo di luce verde, la trasformazione si dissolveva e Félix appariva al posto di Chat Noir. Il cuore di Adrien cadde letteralmente a terra, mentre osservava la scena con le mani nei capelli, quasi imitando la precedente espressione impanicata di Ladybug. 

Félix, cos’hai fatto?

"O-oddio..." Adrien udì la voce tremante di Ladybug e il suo sguardo si spostò da Félix alla sua partner sbalordita. Almeno si era fermata.

"Sei... sei..." La vide deglutire. Una, due volte. I suoi occhi erano ancora spalancati. "Sei Ad... no," si corresse, "Félix." Adrien vide la sorpresa nel volto di Félix, che probabilmente era scioccato quanto lui dal fatto che lei se ne ricordasse. L’aveva incontrata solo una volta, e diverso tempo prima. 

"Già." sorrise lui. "Sembro aver preso l’abitudine di farmi prendere a pugni in faccia da te."

"Magari dovresti prendere una nuova abitudine, tipo ascoltare le ragazze quando ti dicono di NO!" ribatté lei, le braccia saldamente incrociate sul petto, un broncio infastidito sul viso. Ma il fastidio non durò a lungo sul suo volto, perché gli occhi le si spalancarono quasi immediatamente. 

"Aspetta un attimo." Si avvicinò di nuovo a Félix e lo afferrò per il bavero. Félix si spostò leggermente dalla struttura metallica dietro di lui, osservandola quasi con preoccupazione. "H-hai detto che sei suo c-cugino?" Félix annuì nervosamente.

Oh cavolo. Ecco, ci siamo. Adrien pensò che il battito del suo cuore si potesse sentire anche in Cina. Plagg pensò che questo fosse il momento migliore per chiedere del formaggio, ma fu palesemente ignorato sia da Félix che da Ladybug.

Ladybug lasciò andare il colletto di Félix, facendo sì che il cugino tirasse un gran respiro di sollievo. Poi, si mise le mani sulle guance e gemette per lo shock.

"Adrien..." La ragazza si lasciò cadere sul pavimento, fissando il nulla, le braccia e le mani afflosciate sulle gambe e sulle ginocchia. "è... Chat Noir..."


Glossario:

  1. William Shakespeare, Sonetto 128

  2. William Shakespeare, Riccardo III


Nota dell’Autrice:

Ciao a tutti! Mi dispiace di avervi tenuti in sospeso così a lungo, ma ecco quì il capitolo 3, e visto che ho tradotto anche il finale, lo pubblicherò la settimana prossima, contenti? :) 

Lo so, vi sto lasciando con un bel cliffhanger, ma spero vi stia piacendo la storia fino a questo momento e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Un commento non costa niente, suvvia! Ho diverse altre storie scritte in Inglese e portate a termine, e altre che sto scrivendo al momento, ma prima di tradurre mi piacerebbe avere più opinioni! Fate ‘sta buona azione, dai! ;)

Intanto ci sentiamo la settimana prossima per l’ultimo capitolo. Grazie infinite ai miei beta, Genxha e Maria Lace!

   
 
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