Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: Yuphie_96    13/01/2021    2 recensioni
Tratto dal Primo Capitolo:
Okay… erano ufficialmente partiti… e questo gli fece montare non poca paura nel petto.
Come fermarli adesso?
Doveva inventarsi qualcosa, non poteva più rimandare, doveva farlo e doveva farlo alla svelta visto che sua madre era appena passata a parlare di ipotetici futuri nipotini (!), doveva… doveva… argh! Non riusciva a pensare a niente così sul momento, dannazione!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Genzo Wakabayashi/Benji, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolino della Robh: Buonasera a tutt*! ♥
Dunque, piccolo aggiornamento su come sta la vostra Robh... non sto ancora bene, ma sto cercando di tirarmi sù il più possibile, chiedendo anche aiuto a chi di dovere, quindi spero che questo periodo nero finisca presto perchè, francamente, non ce la faccio davvero più... ho scritto per un anno intero e in questi giorni non mi viene da fare neanche quello... ma voi state tranquilli perchè, come ho detto, sto cercando di fare di tutto per uscirne e spero presto di ritornare ad essere la solita Robh a cui siete, ed ero, abituata. ^^
Passiamo ora al capitolo... bene bene, a sorpresa vostra... questo è l'ultimo capitolo! xD 
Sì, non sto assolutamente scherzando, questo è l'ultimo capitolo effettivo di questa storia, il prossimo sarà solo un piccolo epilogo che chiuderà il cerchio, la storia vera e propria si chiude con questo, come vi immaginate il chiarimento tra Winnie-Gen e TsuTsu? Se avete imparato a conoscermi, allora sapete già come sarà il finale ma spero possiate apprezzarlo lo stesso. XD ♥
Buona lettura! ♥



Ps: Questo capitolo lo dedico a a Brown Fox. ♥
Tu, dolcissima e gentilissima ragazza, questo capitolo lo dedico a te che ti sei preoccupata per me nonostante quello che stai passando anche tu, ti dico solo grazie, davvero grazie mille, sia per questo, sia per avermi dedicato quella shot (l'ho letta tranquilla, presto la recensirò pure ;) ♥), sia per avermi mandato un messaggio per chiedermi come stavo, sei un vero amore. ♥



 

Genzo mugugnò di dolore, girandosi supino per mettersi a guardare il soffitto bianco sopra di lui.
Dormire sul divano si era rivelata davvero una pessima idea, ma non se l’era sentita di andare in camera da letto senza Tsubasa… perché sì, Tsubasa la sera prima era scappato da casa sua e non era tornato per la notte… tutto dopo essere stato più o meno costretto a rivelargli i suoi veri sentimenti nei suoi confronti…
Il solo ripensarci faceva partire un nuovo mal di testa al portiere, che si passò una mano sugli occhi verdi stanchi.

Panico.
Puro e semplice panico.
Gli era scoppiato nel petto come una bomba dopo che era rimasto a fissare la porta sconvolto per alcuni minuti buoni, ed in pochi secondi gli aveva offuscato completamente la mente facendolo correre dietro al centrocampista fuori dall’appartamento, in strada, ma una volta giunto lì si era reso conto che era troppo tardi.
Di Tsubasa non c’era più traccia… e lui non conosceva abbastanza Barcellona per poterlo andare a cercare da solo.
Allora era tornato in casa e si era messo a fare avanti ed indietro per essa, con la testa che si stava riempiendo sempre più di domande.
Dov’era andato? Stava bene? Domanda idiota, ovvio che non stava bene! Sarebbe tornato? Sperava di sì. Doveva andare a provare a cercarlo comunque? Era meglio aspettare che le acque si calmassero… ma si sarebbero calmate? Perché non si era portato dietro il cellulare?
Perché non gli aveva mai detto la verità?
Perché?
Aveva provato a chiamare Misaki, nella speranza che Ozora, dovunque fosse andato, fosse in qualche modo riuscito a mettersi in contatto con lui per sfogarsi della situazione, ma Taro non aveva saputo dirgli assolutamente nulla se non un ‘è da tutta la vita che se li stava tenendo dentro’ che, detto sinceramente, lo aveva fatto stare solamente peggio.
Dopo aver promesso all’artista di aggiornarlo non appena avesse saputo che fine avesse fatto il loro amico – ma poteva chiamarlo ancora così? -, aveva chiamato Karl.
Karl che gli aveva risposto urlandogli contro perché era appena andato a dormire, e che aveva ripreso subito la calma dopo avergli spiegato quanto successo, sfortunatamente, però, il Kaiser non riuscì a fargliela recuperare anche a lui, la calma, nonostante Genzo ci avesse sperato e, a fine chiamata, il portiere era esattamente nelle stesse condizioni di prima.
Panico in circolo come la peggiore delle droghe e battito a mille come se stesse per avere un infarto da un momento all’altro.
Sensazioni orribili.
Aveva pensato a dove sarebbe potuto andare – da un amico? Un compagno di squadra? Dai suoi genitori? -, a cosa stesse pensando, se sarebbe mai potuto ritornare tutto come prima e alla fine era crollato sul divano, dove iniziò ad assimilare per davvero cos’aveva gli aveva confessato il centrocampista.
Tsubasa provava dei sentimenti per lui.
Provava amore, lo amava?
Nonostante fosse sconvolto dal modo in cui ne era venuto a conoscenza e dalla fuga di Ozora, Wakabayashi si rese sorprendentemente conto di non esserlo da quello che Tsubasa provava per lui.
Piuttosto era… non riusciva neanche lui a spiegare cosa sentisse, perché era un misto tra sorpresa, imbarazzo, gratitudine, tenerezza e… e un’ultima cosa a cui non sapeva dare un nome, al momento.
Sapeva solo di voler vedere Tsubasa tornare a casa.

Ma così non fu.
E il SGGK dormì poco e male, risvegliandosi pure in modo peggiore.
Sospirò, poggiandosi un braccio sul volto.
“Tsubasa…”
Bisbigliò, chiedendosi per l’ennesima volta dove fosse.
Mentre si stava ponendo quella domanda, s’iniziarono a sentire dei rumori nella zona d’ingresso che attirarono all’istante la sua attenzione.
Quando la porta di casa si aprì, lui si scapicollò giù dal divano, sbattendo le ginocchia contro il pavimento.
“Tsubasa!”
Urlò, ignorando il dolore e correndo davanti alla porta… ma non trovò Ozora, arrivato lì.
Trovò Rivaul.
“Cos-?”
Mormorò Genzo, non capendo il motivo della sua comparsa lì.
“Sono venuto a prendergli la tuta e il borsone per gli allenamenti”
Gli rispose Rivaul e Wakabayashi sgranò gli occhi.
Doveva essere stato il centrocampista a chiedergli il favore di andare a prendergli lui l’occorrente per gli allenamenti, non poteva essere altrimenti.
“Sta bene”
Gli disse il brasiliano, anticipando la sua domanda, superandolo per dirigersi in camera.
“Davvero?! Dov’è adesso?!”
Chiese il portiere, seguendolo passo passo.
“Davvero, è a casa mia con mia moglie adesso, ieri sera era abbastanza sconvolto ma siamo riusciti a calmarlo, ha dormito da noi”
Da loro… era andato da Rivaul, era rimasto a dormire da loro… come aveva fatto a non pensarci? Proprio la sera prima avevano parlato del Falco, e Ozora gli aveva anche detto che qualche volta cenava da loro!
Che cretino!
Il SGGK si appoggiò ad una parete, improvvisamente privo di forze e svuotato di tutto, lasciandosi scivolare lentamente contro di essa fino ad arrivare seduto a terra, passandosi più volte le mani sul viso distrutto.
Aveva passato la peggiore notte della sua vita perché non aveva pensato.
Che cretino…
L’asso del Barcellona lo guardò, issandosi in spalla il borsone del compagno di squadra, e sospirò, andandogli a battere piano una mano sulla spalla.
Sapeva che sarebbe finita in quel modo, per questo aveva detto a Tsubasa che quella farsa di fingersi il fidanzato del portiere con i genitori era una pessima idea… ma lui non lo aveva ascoltato, e non aveva ascoltato neanche i suoi avvertimenti, aveva voluto fare di testa sua per l’ennesima volta e guarda un po’? Era finita coma aveva immaginato Rivaul, con Tsubasa che era corso a casa sua trattenendo a malapena le lacrime e con Genzo a pezzi dalla preoccupazione.
Perché in campo seguiva sempre quello che gli diceva mentre nella vita mai?
Magari, in quel modo, la prossima volta l’altra metà della golden combi del Barcellona l’avrebbe ascoltato… ci sperava, almeno…
“Io adesso devo andare… quando parlerete per chiarirvi, state attenti a non ferirvi, ok? Tsubasa lo fa già abbastanza da solo, e Santana con lui”
Si raccomandò, dandogli un’ultima pacca, poi si allontanò per uscire dalla stanza.
“Quindi tornerà? Ti ha detto quando lo farà?”
Gli chiese il SGGK, prima che lasciasse la stanza.
“No, non me l’ha detto, ma credo che lo farà presto, forse anche oggi stesso… tu dagli solo un po’ di tempo”

Se fosse stato per Genzo, adesso che sapeva che stesse bene, gli avrebbe dato tutto il tempo del mondo.
Se fosse stato solo per lui.

“Dov’è Tsubasa?”
Chiese Hanabi al figlio, sorridendogli mentre si sedeva davanti a lei e sbirciando dietro di lui per vedere la figura famigliare del calciatore.
Già, dov’era Tsubasa?
Sicuramente non con lui, e Genzo era altrettanto sicuro che non li avrebbe raggiunti, perché avrebbe dovuto farlo, d’altronde, dopo tutto quello che era successo? Per continuare a fingere e a stare male, sapendo appunto che era tutta finzione?
Impossibile che lo facesse, che fosse così masochista.
E il portiere aveva già deciso, prima di recarsi al ristorante, di mettere fine a tutto, di dire la verità e smetterla con quella sceneggiata, perché era giusto che lo facesse, perché glielo doveva dopo quanto gli aveva fatto la sera prima.
Avrebbe perso la sua libertà e anche la fiducia dei suoi, ma avrebbe ridato la sua al centrocampista com’era giusto che fosse.
Gli andava più che bene che finisse tutto in quel modo.
“A proposito di lui, vi devo dire una co-“
“Eccomi, scusate il ritardo!”
“Tsubasa!”
Trillò allegra Hanabi, alzandosi in piedi per andare a dargli un breve abbraccio.
“Scusate davvero, sono dovuto rimanere qualche minuto in più agli allenamenti”
Si scusò ancora Ozora, ricambiando la stretta della donna e facendo sorridere Shuzo, che annuì e si rivolse al figlio, che aveva dipinta sul viso un’espressione stupita.
“E’ questo che volevi dirci, figliolo?”
…No, doveva dirgli che, a quanto pareva, Tsubasa era masochista.
Un grande masochista, visto che gli diede pure un bacio sulla guancia per salutarlo, prima di sedersi a tavola accanto a lui.
“Ciao”
Gli bisbigliò a bassa voce il centrocampista, mostrandogli un piccolo sorriso.
Il portiere non ricambiò, lanciò una breve occhiata ai genitori e, vedendoli presi a decidere cosa ordinare quel giorno, ne approfittò per sporgersi verso di lui, così da poter bisbigliare senza essere sentiti.
“Perché sei qui? Non dovevi venire, non dopo ieri sera cavolo!”
“Non potevo lasciarti nei guai proprio adesso”
“Potevi e dovevi”
“Non sono quel tipo di persona che fa cose per ripicca”
“Beh, dovresti proprio iniziare a diventarlo”
“Non ci tengo, grazie”
“Testone”
“Ingrato”
Il SGGK si morse la lingua per non replicare con un una nuova nomea e lo guardò seriamente negli occhi ossidiana.
“Adesso, tu inventi una scusa e te ne vai, io invece resto qui e confesso tutto quanto, va bene?”
“No”
Il tono tanto deciso quanto infantile con cui Ozora rispose, portò Wakabayashi vicino ad imprecare.
“Di grazia, perché no?”
“Perché sono un grande egoista”
Mormorò Tsubasa con un sorriso tremulo.
Quel sorriso così tremante fu l’ennesimo colpo al cuore per Genzo, che si sporse di più, preoccupato che potesse avere un crollo da un momento all’altro.
“Tu non-“
“Tutto bene voi due?”
La domanda di Hanabi fece sussultare entrambi, ma fu Ozora a riprendersi per primo e a rispondere, indossando… o meglio, cercando, visto che gli continuava a tremare, un sorriso più largo.
“Sì certo, sono solo un po’ stanco, scusate”
I due coniugi non rimasero molto convinti, ed il portiere non si stupì di vedere suo padre gettargli un’occhiata per capire se le parole del centrocampista fossero davvero vere.
Lui guardò un attimo il volto di Tsubasa, e alla fine sospirò.
“Siamo quasi alla fine della stagione, gli allenamenti si fanno più duri in questo periodo”
A quelle parole, sia Shuzo che Hanabi si rilassarono e tornarono tranquilli ai loro menù, mentre Genzo sospirò per l’ennesima volta ed allungò un braccio per circondare le spalle di Ozora, stringendoselo poi forte contro.
“Non sei egoista, sei solo un grande idiota”
Gli mormorò all’orecchio, sentendolo ricambiare la stretta con forza.

“Dobbiamo parlare”
Disse serio Wakabayashi, afferrando il polso di Ozora prima che si mettesse a correre.
Grazie alla bugia che fosse stanco, marito e moglie non avevano prolungato di troppo il pranzo e li avevano lasciati andare intanto che loro finivano ancora il dolce.
Tsubasa ne avrebbe voluto approfittare per defilarsi velocemente, ma una volta fuori dal ristorante, il SGGK lo aveva anticipato.
“Dobbiamo proprio adesso? Gli alle-“
“Se li salti per una volta non cade il mondo”
No, ma erano un’ottima scusa per rimandare il momento dei chiarimenti, pensò il centrocampista, abbassando lo sguardo sulla mano stretta al suo polso.
“Le cose potrebbero rovinarsi del tutto, lo sai, vero?”
“Sì… ma sono pronto a correre il rischio, se questo vuol dire non vederti più scappare via”
“… Fammi avvisare Rivaul”
Dopo la breve chiamata dove Tsubasa informò il compagno di squadra che non avrebbe partecipato agli allenamenti pomeridiani e sospettava, il portiere, che il brasiliano si fosse raccomandato anche quella volta, il centrocampista lo portò in un luogo tranquillo, lo stesso dove tempo prima si era recato per sfogarsi dell’esser stato inserito nella seconda squadra.
Si sedette a cavalcioni sul parapetto in pietra, osservando il bellissimo panorama che quel punto offriva su Barcellona, mentre Genzo preferì dare le spalle a questo per potergli rivolgere tutta la sua attenzione.
“Metti anche questo”
Gli disse Wakabayashi, togliendosi il fidato cappellino per metterlo a lui, che si era tolto la felpa della tuta per non essere riconosciuto dai passanti.
Il centrocampista sorrise, calandoselo bene in testa anche per non far vedere il leggero rossore che prese a colorargli le gote di una prima sfumatura di rosso.
Il SGGK riuscì a notarlo comunque, perché lo stava osservando attentamente, con scrupolosità, come se lo avesse davanti per la prima volta, come se volesse analizzarlo prima di iniziare a parlare per capire quali risposte gli avrebbe dato.
A giudicare dall’ennesimo sospiro che rilasciò, non riuscì nel suo intento.
“Perché hai accettato di fingere con i miei?”
“Perché ti amo e volevo sfruttare l’occasione a mio vantaggio facendoti stare vicino a me, te l’ho detto che sono egoista, no?”
Genzo fece finta di non sentire la seconda parte della risposta, e continuò a fargli altre domande.
“Da quanto?”
Tsubasa alzò le spalle, girandosi a guardare nuovamente la città sotto di loro.
“Dalla partita Nankatsu contro Shutetsu? Non lo so, me ne sono reso conto solo alle medie”
“E perché non me lo hai mai detto?”
“Perché tempo fa ho capito di non voler giocare questa partita persa in partenza”
Wakabayashi gli rivolse un’occhiata interrogativa, ed Ozora sorrise amaramente, tornando a guardarlo.
“Non ho mai avuto possibilità fin dall’inizio, sia perché tu non mi hai mai voluto prendere in considerazione, sia perché io ti ho impedito di farlo per mia scelta… ti sentivo parlare delle tue conquiste e stavo male, ma allo stesso tempo mi dicevo ‘è felice, perché devo rovinargli tutto confessandogli i miei sentimenti? E’ un problema mio, non suo’, così stavo zitto e andavo avanti, continuando ad essere solo lo Tsubasa calciatore, il tuo rivale, il tuo amico e basta”
“E… Santana…”
Genzo lo vide abbassare lo sguardo, intristito.
“Con Carlos è iniziata per caso qui in Spagna, io mi sentivo solo perché tu avevi appena trovato qualcuno, lui si sentiva solo perché Leo si trova in Giappone… ed è iniziata… sappiamo entrambi che è uno sbaglio, e Rivaul ci ha ripreso parecchie volte, ma a volte fa tutto semplicemente troppo male e quindi non vogliamo stare da soli…”
“Rivaul lo sapeva?”
Tsubasa annuì.
“Ha fatto due più due dopo averlo visto più volte qua a Barcellona senza che il Valencia fosse in trasferta”
“E sapeva anche di me”
“Lo ha capito dopo la nostra prima partita da avversari, Taro me lo aveva detto che mi si leggeva in faccia quando giochiamo insieme, ma non avevo voluto credergli”
Il centrocampista accennò una risata per smorzare la tensione, ma quella rimase, pesante, come il silenzio che calò come una spessa cortina di nebbia tra loro.
Fu Tsubasa a romperlo, dopo alcuni minuti, non riuscendo più a sopportarlo.
“Non devi sentirti in colpa, né pensare di aver sbagliato qualcosa o altro… ho fatto tutto io, ho sbagliato io ad accettare di aiutarti sapendo che ci sarebbero potute essere delle conseguenze, io ti ho stuzzicato per poterti avere almeno una volta… tu non c’entri niente, è tutta colpa mia, quindi puoi far finta che non sia successo nulla, puoi andare avanti e-“
“E se io non volessi farlo?”
Lo interruppe il SGGK, facendogli rialzare lo sguardo, ora sorpreso e sgranato.
“Se io volessi smettere di pensare a te come ‘Tsubasa il calciatore’ e cominciare a guardarti come ‘Tsubasa il ragazzo che prova dei sentimenti per me’?”
“Perché dovresti farlo?”
“Perché non dovrei, piuttosto”
Ozora scosse la testa, corrucciandosi.
“Sei solo influenzato da questi giorni e da quello che ti ho appena detto”
“Anche se fosse? Perché non approfittare della situazione, perché non provarci per davvero?”
Ci aveva pensato in quei minuti di silenzio, Genzo, ci aveva pensato per davvero a come sarebbe potuto essere avere Tsubasa accanto per qualcosa diverso dal calcio, a come sarebbe stato conoscere ogni suo lato giorno dopo giorno in una probabile relazione, e se questa sarebbe potuta essere simile a quella che avevano finto davanti ai suoi genitori.
A questi pensieri, aveva aggiunto anche i pensieri fatti quella notte ed era arrivato alla conclusione di volerci provare, era arrivato alla conclusione di non trovare Tsubasa poi così indifferente.
Era arrivato alla conclusione che una loro vera relazione sarebbe potuta anche essere migliore di quella finta.
“Perché dopo tutto quello che è successo-“
“Tutto quello che è successo potrebbe portarci alla cosa più bella della nostra vita”
“O alla peggiore”
“Finché non ci proveremo, non lo sapremo, perché sei così restio se sei tu quello ad amarmi?”
“Perché… mi sembra di costringerti o raggirarti in qualche modo…”
“Ma fammi il favore!”
Scoppiò a ridere il portiere, facendo imbronciare il centrocampista.
“Ehi, guarda che mi sto preoccupando per te!”
“E’ questo il tuo problema, se vuoi fare l’egoista, allora fallo per bene e fino in fondo”
“Ma-“
“Niente più ma”
Wakabayashi si staccò dal parapetto e si avvicinò ad Ozora fino ad arrivargli a pochi millimetri dal volto, gli tolse il cappellino con un movimento veloce e, prima che potesse aggiungere altro, gli diede un bacio leggero e a schiocco sulle labbra, nascondendolo agli occhi di tutti con il suo fidato cappello.
“Tsubasa”
Gli sorrise teneramente, mentre lo vedeva prendere sempre più colore in viso.
“Proviamoci per davvero”

   
 
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