Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: LadyHeather83    13/01/2021    2 recensioni
Seguito di BEST FRIENDS. Ma non è necessario averla letta.
Marinette ed Adrien sono una coppia a tutti gli effetti, ma c'è qualcosa che turba la mente della ragazza, in particolare il ricordo di Chat Blanc, questo influirà nel loro rapporto visto che Papillon non è ancora stato sconfitto?
E Papillon riuscirà a scoprire chi si cela dietro le maschere di LadyBug e Chat Noir?
Genere: Angst, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ensemble contre le monde'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

LE ALI DELLA FARFALLA

*

Capitolo 9 – Cataclisma

*

Gabriel Agreste, stava aspettando il ritorno del figlio in cima le scale, davanti al dipinto che lo ritraeva insieme a lui, in uno dei giorni più brutti della sua vita, perché lo tenesse lì e soprattutto del perché si erano fatti ritrarre in una circostanza simile, rimarrà per sempre un mistero.

Sperava un giorno, di sostituire quel quadro un po’ tetro, con qualcosa di più allegro, magari con un nuovo ritratto di famiglia.

Non si era nemmeno preso la briga di poter inventare una storia per i media, quando Emilie sarebbe ritornata nel mondo dei vivi, ci avrebbe pensato a tempo debito, nel caso in cui, con il desiderio non sarebbe stato possibile cancellare nella mente di tutti, che la signora Agreste, era scomparsa prematuramente.

Alla berlina grigia, furono aperte le porte del cancello principale ed il gorilla aveva parcheggiato davanti la scalinata, come era solito fare.

Durante il tragitto da casa di Marinette alla sua, aveva parlato molto con Tikki, ma non di quello che stava per fare, le aveva chiesto che le parlasse di lei, di farsi ripetere quanto la sua ragazza era speciale e sapeva sempre qual era la cosa giusta da fare, al contrario di lui.

Quando varcarono il cancello, chiuse la scatolina, salutando la piccola kwami, ma non prima di avergli ricordato che per Marinette era il partner migliore che potesse chiedere.

Salì le scale velocemente, e raggiunse suo padre, a cui tremavano le mani, perché pregustava già la vittoria, finalmente dopo mesi e mesi di lotte continue, sarebbe riuscito a realizzare il suo desiderio e presto, Emilie sarebbe ritornata al suo fianco, non curandosi di cosa avrebbe sicuramente perso, o forse in quel momento era così preso da altro, che non gli era passato nemmeno per la testa.

“Te li ha dati?” Chiese con voce tremolante.

“Certo, non ha battuto ciglio. Come hai detto tu papà, lei mi ama, e farebbe di tutto per aiutarmi e rendermi felice” Lo disse in una maniera tale, che sembrava di averla raggirata, era un bravo attore, bisognava dargliene atto, una qualità ereditata dalla madre.

“Lo sapevo”.

“Ricordati la promessa: non le torcerai un capello”.

“Non ho mai voluto fare del male a nessuno, se è questo che intendi, per chi mi hai preso?”.

“Scusami, non volevo offenderti o mancarti di rispetto”. Volse lo sguardo altrove.

“Dammeli” Lo stilista allungò la mano per prendere la scatolina.

“Voglio esprimere io il desiderio di riportare indietro la mamma”.

“Va bene, come preferisci, non fa nessuna differenza”.

*

Arrivarono alla cripta dov’era nascosto il corpo di Emilie, e dove prontamente era stato allestito un leggio con il grimorio aperto alla pagina della formula magica.

Accanto l’anello della distruzione adagiato su un cuscino di velluto viola scuro.

Adrien deglutì rumorosamente, sperando che il suo piano potesse funzionare, anche se al momento, sembrava di si.

“Questa è la formula magica che dovrai pronunciare dopo che ti sarai trasformato e unito i due kwami” Gabriel indicò la frase, era già stata trascritta nel modo corretto e come doveva essere pronunciata.

“ESTOI CAV IRTU SEMPER AMITU” poi sarebbe seguito il desiderio.

Adrien indossò sia gli orecchini della coccinella, sia l’anello che era solito portare, davanti a lui si materializzarono Plagg e Tikki.

“Che cosa stai facendo, moccioso?” Per la prima volta il kwami nero era terrorizzato, ma ci pensò Tikki a calmarlo.

“Lui sa quello che è giusto fare”.

“Volete smetterla voi due?” Tuonò lo stilista incontro a quei due esserini, non aveva mai sopportato quei fastidiosi insetti, come era sua abitudine chiamarli, infatti, Nooro era solito a rilegarlo in una scatola, oltre al fatto che non voleva che scappasse mentre lui era distratto da impegni di lavoro.

“Si, si, un gran casino, ecco quello che stava facendo” Plagg non poteva essere a conoscenza del suo piano, ed era meglio trasformarsi subito, prima che mandasse tutto a monte “Plagg, trasformami”. Lo disse non con la solita esultanza, ma in maniera smorta, quasi forzata.

Gabriel venne colpito da una luce verde e sorrise con un ghigno soddisfatto.

“Ora unisci i due miraculous” Gli ordinò.

Plagg, Tikki: unitevi” Un potere immenso sentiva crescere dentro di se, diede uno sguardo al libro davanti e in un batter d’occhio riuscì a leggere e tradurre quegli ideogrammi.

“Ci siamo, ci siamo. Ora leggi la formula”

Adrien si sentì mancare.

L’aria attorno a se si era fatta rarefatta e pesante, rendendo difficile il respirare.

Ansimò e si trattenne il petto, gli sembrava che il cuore gli scoppiasse e che volesse uscire dal suo sterno.

Gabriel accorse a soccorrerlo “Ti avevo detto che lo avrei fatto io” gli disse adagiandolo per terra per tenerlo tra le braccia, se avesse perso anche lui per colpa dell’utilizzo dei Miraculous, non se lo sarebbe mai perdonato.

Era morto già una volta, quando Emilie lo aveva lasciato, non poteva permettersi di restare senza il suo unico figlio, che amava così tanto.

Papà…” Sussurrò con voce flebile e ansimante “…posso farcela” Cercò di alzarsi a fatica e suo padre lo aiutò a farlo sorreggendolo sulle spalle.

“Per la mamma”.

“Per la mamma” Ripetè suo padre guardandolo negli occhi sorridendogli.

*

Gabriel lo lasciò andare, e lo vide barcollare fino al leggio, dal quale si trattenne.

Sentì il potere accrescere dentro di se, non appena le sue dita sfiorarono quel libro.

Ansimò di nuovo e volse lo sguardo al corpo di sua madre.

Tutti i ricordi che aveva di lei, scorrevano veloci nella sua mente, come le due lacrime che gli erano appena uscite dagli occhi.

Quando gli faceva il bagno, si metteva a giocare con lui su quel tappeto di gomma colorato, l’ultimo Natale trascorso e quel regalo che custodisce ancora gelosamente sul fondo l’armadio, odiava quel maglione con la renna, ma ora aveva capito che era prezioso e lo avrebbe conservato con gran cura.

Il suo sorriso, così simile al suo, Marinette glielo faceva sempre notare.

Le lezioni di piano e la sua espressione affranta quando non riusciva a mettere insieme più accordi, ma la sua mano c’era sempre per guidarlo e fargli fare la cosa giusta.

Ed infine il giorno più triste, il suo addio.

Si stava ripetendo e questa volta per sempre, pensava che averlo già vissuto una volta, gli avrebbe dato la forza per compiere quel gesto senza esitazione.

Fa la cosa giusta” Non era la voce di Marinette quella che sentiva, ma quella di sua madre.

Adrien, ti amerò per sempre, lasciami andare” Suonava come una supplica, un grido disperato di una persona che non ce la fa più a vivere così, con quel peso sulle spalle.

Perché di questo si trattava.

Se Emilie non fosse morta, Gabriel non avrebbe mai e poi mai scatenato il caos a Parigi, era soltanto colpa sua se suo marito si comportava così, trascurando il loro unico figlio, che adesso più che mai, aveva bisogno di lui al suo fianco.

Sta vicino a tuo padre, e perdonalo, come ho già fatto io”.

“Mamma” Adrien chiuse gli occhi e pianse di nuovo.

“Fallo, figliolo. Leggi la formula” Gli ordinò imperativo.

“Perdonami, papà” Sospirò affranto, era la decisone giusta, l’unica cosa che rimaneva da fare.

Invocò poi il potere del cataclisma e appoggiò la sua mano destra sulla capsula “Ciao, mamma”.

Il feretro iniziò a sgretolarsi in tanti piccoli pezzettini neri, fino a raggiungere il corpo senza vita di Emilie.

Adrien non ebbe il coraggio di guardare, mentre compiva quel gesto, copiose lacrime gli stavano rigando il volto.

Nooo” Urlava disperato Gabriel e cercava di rimettere insieme le macerie provocate dal suo attacco.

“Perché lo hai fatto? Perché? Avremo potuto essere una famiglia”.

“Non lo saremo mai stati. Sicuramente avrei perso io la mia vita, e questo mamma non lo avrebbe mai permesso” Il suo anello iniziò a suonare, tra pochi minuti sarebbe ritornato ad essere Adrien.

Plagg, Tikki: dividetevi” Pronunciò.

“Hai fatto la cosa giusta, Adrien” Sospirò la kwami rossa che andò a posarsi sulla sua mano..

Si avvicinò a suo padre e gli intimò di consegnarli i due miraculous, il posto giusto sarebbe stato nella Miracle Box insieme agli altri.

Non obiettò, ormai il suo sogno si era sgretolato insieme a quel feretro.

Chat Noir gli diede le spalle ed iniziò a camminare “Ora potrà riposare in pace, dalle una degna sepoltura, questa volta”.

“Quando torni, lo faremo insieme”.

Si voltò di scatto “L’ho già seppellita una volta mia madre e mi è bastata. Questa sarà la tua punizione. E non è detto che torni, ti odio papà, per quello che hai fatto a lei, e per quello che hai fatto a me”.

Un suono prolungato e un bagliore verde lo avvolse, era ritornato Adrien e Plagg svolazzò accanto al suo padrone.

Eh…eh…formaggio” Sospirò mezzo addormentato, fu Tikki ad andargli in soccorso e porgergli una fetta di camembert.

“Mi dispiace, figliolo. Io, io non volevo andasse a finire così”

“Però eri disposto a tutto per il tuo scopo” Il sangue gli ribolliva nelle vene e sebbene fosse suo padre, lo avrebbe preso volentieri a pugni in faccia.

“Anche a sacrificarmi!” Ruggì ingrossando la voce, avvicinando una mano chiusa a pugno, proprio vicino al suo volto.

Era vero, ma in quel momento non se n’era reso conto, avrebbe potuto perdere lui, la persona più preziosa al mondo.

Gabriel abbassò lo sguardo ed iniziò a piangere.

Adrien rilassò la mano e gli diede le spalle, per quanto in quel momento lo avrebbe voluto vedere marcire in galera, non riusciva a vedere la sua disperazione, non quella finta che aveva esternato durante i funerali di Emilie, quella vera ed autentica che stava manifestando in quel momento.

La consapevolezza di aver perduto sua moglie per sempre, suo figlio, e che per le sue azioni, per la prima volta il mondo che aveva costruito attorno a lui, era crollato come un fragile castello di sabbia, lasciandolo solo a raccogliere i pezzi.

“Mi costituirò” Era ancora in ginocchio davanti i resti della moglie.

“Come se questo servisse ad aggiustare le cose”.

“E allora che dovrei fare? Sentiamo!”

“La tua punizione sarà più brutta, papà”

Lo stilista spalancò gli occhi.

“Dovrai vivere con la consapevolezza che io non ti amerò più come prima, che per me non sarai più un esempio da seguire, che per me, sei morto oggi”. Tuonò.

Aveva ragione, era una condanna peggiore della galera, avrebbe dovuto vivere ogni giorno con quello sguardo che lo continuava a fissare come se lo volesse trafiggere con mille lame.

“Torna, ti prego!”

“Non puoi sperare che le cose si aggiustino da un giorno per l’altro.”

“E’-e’ vero” Balbettò “Ma tu sei la persona più importante, e non posso perderti”.

“Cinque minuti fa, te ne sbattevi altamente le palle, di me, volevi solo lei. Come hai fatto in questi ultimi anni. Da quando mamma è morta, non mi hai più considerato, mi hai rilegato in una prigione e messo sotto una campana di vetro, e per proteggermi da cosa? Eh papà? Mi proteggevi da te stesso, e non dai pericoli che ci son fuori da quella porta”.

“Ti ho tenuto al sicuro, non volevo farti correre alcun pericolo quando agivo”.

“E questa la chiami giustificazione? Dovevi solo parlarmi del tuo sporco piano, prima di metterlo in atto, e non dopo.” Seguì qualche secondo di silenzio “Mi dispiace, papà, ma non me la sento di restare”.

“Dimmi almeno dove vai!” Gli Agreste non avevano parenti a Parigi, erano tutti sparsi tra Londra e New York, non poteva permettersi di lasciare vagare per quelle strade suo figlio, da solo e disperato, avrebbe sicuramente compiuto un insano gesto.

“Non lo so” Scosse la testa.

“Andrai da lei?”

Adrien non rispose, si limitò a guardarlo per l’ultima volta e ad incamminarsi verso l’uscita.

*

Continua

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: LadyHeather83